DISCLAIMERS: Oda mi vuole linciare per come gli tratto Zoro, ma tanto non ci guadagno nulla a maltrattarlo.



Il prezzo della sconfitta

parte III

di Lara


Ho pianto tra le sue braccia.
A quel pensiero la rabbia mi invade e mi dimeno con tute le mie forze cercando inutilmente di liberarmi dalle catene che mi legano al letto.

Il mio respiro è affannoso e spezzato, ma lentamente mi calmo. Sono in una stanza della torre, una grande finestra  fa entrare la luce del sole, mi ci butterei, ma oltre ad essere legato a quest'enorme letto ci sono delle solide sbarre che mi separano dal vuoto.

Ieri mi ha portato qui, nella sua casa.

Mi ha usato e io ho pianto, ma non mi sono limitato a quello, mi sono umiliato ancora di più, piangendo tra le sue braccia.

La rabbia di nuovo sale come un'onda di marea, sommergendomi, ma non è solo rabbia, è anche disperazione e odio per me stesso, per la rassegnazione che sta entrando in me.
Mi accorgo che mi sto arrendendo, che il mio spirito è percorso da una profonda crepa.

Mi metto su un fianco e mi raggomitolo il più possibile. Le catene che mi stringono i polsi e le caviglie mi bloccano al letto. E anche se non ci fossero dove potrei andare?

Ieri Mihok mi ha detto perché mi ha fatto passare davanti a tutti, perché sono una sua proprietà e la sua gente lo doveva sapere.

Anche uscendo da questa enorme villa fortezza sanno chi sono, e nessuno mi aiuterebbe ad andarmene da quest'isola.

Sono semplicemente condannato, ha ragione lui.
Guardo i miei polsi feriti e segnati, do ascolto al dolore sordo delle ferite alla caviglia che si stanno riaprendo, la costola incrinata che mi sembra voglia uscire da me.
E poi il dolore dell'umiliazione.
Non sono neppure in grado si sedermi o di muovere più di qualche passo.

La strada dal porto alla villa mi è costata tutto il mio coraggio, volevo solo gettarmi in ginocchio, incapace di muovere un'ulteriore passo.
Sono coperto solo da un leggero lenzuolo e sento scorrere sulla mia schiena un brivido di freddo, impreco e mi agito ancora un po', ma ben presto smetto.
Tanto è tutto inutile.

Mi addormento e non sento più nulla almeno per un po' ringraziando per questo oblio che mi culla e conforta.


***

Lo guardo dormire coperto solo dal lenzuolo leggero, il petto che si alza lento e delicato, il respiro profondo.
E' bello, bellissimo. Ed è mio.

Scosto il lenzuolo a scoprire il suo corpo, mi piace guardarlo, la sua pelle bianca, i suoi occhi di fiamma verde, quei capelli dal colore così strano ma morbidi come la seta più fine.
So che ha una costola incrinata, ma è praticamente già guarito da solo.
Ha una fibra invidiabile, mi sta resistendo fino all'ultimo.
Sorrido e ripenso a lui che stava piangendo tra le mie braccia, alle sue mani lunghe affusolate e forti che si stringevano a me.
Mi avvicino a lui e gli do un lungo bacio, sento che si sveglia all'improvviso, e nei suoi occhi leggo paura, orgoglio ma anche rassegnazione.

-Ti piacerebbe tornare a camminare e ad avere almeno un po' di libertà di movimento Zoro?-
Il suo sguardo su di me è diffidente, come è bello in questo momento, così simile ad un animale selvatico che ti annusa la mano affamato quando gli porgi del cibo, indeciso se morire di fame o fidarsi..

****

La sua domanda mi rende diffidente, cosa può volere in cambio?
Lo guardo studiandolo, ma il sguardo è freddo ed impenetrabile come al solito.
-E cosa dovrei fare in cambio?-

Ride, e io mi sento gelare al suono di quella risata bassa, roca, ricca.
Fredda come gli inverni polari.

-Nulla che tu già non faccia, solo con un po' più di collaborazione.-

Sto per sputargli in faccia tutto il mio odio verso la sua collaborazione, io non gli renderò le cose più facili!

Ma lui soffoca le mie parole sul nascere baciandomi a fondo.
La sua lingua gioca con le mie labbra, accarezzando e stuzzicando.
Poi mi ritrovo a dargli libero accesso alla mia bocca, senza mordere o sfuggire. Chiudo gli occhi e lo lascio fare, mentre sento gli occhi bruciare, ma questa volta non piangerò.
Vorrei vomitare e scappare, ma in fondo ormai cosa posso fare?

La sua bocca scende lungo il mio corpo, baciando mordendo e leccando. 
E io resto immobile ad occhi chiusi, penso alle bambole che non hanno coscienza di sé e mi immedesimo quanto più possibile.

La mia virilità riposa mollemente appoggiata ai peli dello stesso colore dei miei capelli, sento la sua mano accarezzarmi li e il mio sesso che risponde.
Virilità traditrice..
Il piacere, se tale lo si può chiamare, è amaro, spero solo di venire in fretta, così che smetta. Prima non si è mai curato del mio piacere... perché ora si?
Finalmente mi svuoto nelle sue mani, con un grido basso e roco.
Mi sento svuotato nell'anima.
Eppure mi sembra di vedere tutto da una distanza enorme, osservo me e lui in un grande specchio che è di lato al letto e mi viene da ridere.
Si, chi lo avrebbe mai detto che Zoro lo spadaccino finisse a fare da puttana a un pirata?

Avvicina la mano sporca della mia essenza alle mie labbra, dicendomi di leccare e succhiare, di pulire.

Sempre da questa distanza enorme lo faccio, con la coscienza spenta sento sulla lingua il sapore acre e salato del frutto del mio sesso.

Lui sorride, mi accarezza, contento di questa resa.

Io rimango sconcertato dalla mia freddezza.

Mi spinge due dita in bocca e io le succhio con impegno come mi ha detto di fare, e quando è soddisfatto del mio lavoro mi allarga a forza le gambe in un gesto che mi fa sfuggire un flebile no.

Lui lo sente ma mi ignora ovviamente, per lui sono solo un giocattolo, e da quando in qua si da retta ai giocattoli? Ai loro desideri?

Mi penetra con le dita, e io gemo di dolore mentre il sangue riprende a scorrere.

Alla vista del sangue ride e mi fa assaggiare il sapore del mio sangue sulle sue dita, mentre trattengo un conato di vomito.

Sento che entra lentamente da principio mentre io stringo i denti per non urlare, ma poi le spinte si fanno più veloci, profonde e violente.
Non grido, ma non riesco a frenare alcune lacrime.

Alla fine come al solito si lascia cadere su di me, lasciando il suo sesso dentro di me. Odio questi momenti di dolore sordo e bruciante.


****

Mi sollevo sui polsi e lo studio, passo una mano sulla lunga cicatrice e strofino la pelle del viso dove ci sono i segni bianchi delle lacrime.
Mi piace fargli male, è divertente.

E soprattutto mi è piaciuto come si è arreso a me.

Penso al suo sangue scarlatto che ha bagnato il mio sesso e sento che sono di nuovo duro, lui apre gli occhi e mi guarda avvertendo l'aumento di dimensioni dentro di lui e allora gli afferro con violenza la testa, tenendo tra le dita le corte ciocche verdi, e portandogliela all'indietro.
Bacio e mordo con violenza il collo tempestandolo assieme al torace di piccoli segni viola e rossi.
Prendo tra le labbra un capezzolo, e lo succhio, per poi morderlo con violenza strappandogli un gemito di dolore, sto impazzendo di nuovo dal desiderio.

Zoro non si rende conto di quanto sia sensuale, sottomesso e morbido come creta tra le mie mani, vengo di nuovo dentro di lui, in fretta, e lo vedo stringere i denti per non urlare, adoro vedere quel viso stupendo stravolto dal dolore.

Esco da lui e lo accarezzo come farei con uno dei miei cani, con mosse lente, rassicuranti, poi mi alzo mi rivesto ed esco, manterrò la mia promessa.

********************************************************************************




Sono passate due settimane da quel giorno.
Dal giorno in cui mi ha fatto la promessa di un po' più di libertà in cambio di collaborazione da parte mia.
Dal giorno in cui mi ha corrotto e mi ha piegato, o meglio, in cui gli ho permesso di farlo.
Ora sono solo la sua puttana, il suo svago..

Mi guardo allo specchio della stanza che è la mia cella, non ho più catene addosso, ma il collare è ancora li, e l'unica cosa che vuole vedermi addosso è questo perizoma talmente limitato che è inesistente.

Mi guardo le mani e le stingo a pugno con rabbia, devo solo trovare un modo per andarmene, solo uno.
Mi dico che è per questo che adesso faccio tutto quello che vuole, solo per potermi muovere sempre di più e cercare una via di fuga, ma sto' forse mentendo a me stesso?

Non voglio rispondermi, ho paura.

Sento la porta che si apre, la chiave che gira nella toppa, ed entra lui.
Mihok mi fissa con quello sguardo gelido a cui ora mi sono abituato, anche se riesce sempre a farmi abbassare lo sguardo.

Mi si avvicina e mi abbraccia, baciandomi con foga e mordendomi le labbra.
Io semplicemente chiudo gli occhi e lo lascio fare.

Le sue mani scendono sulle mie natiche e le afferrano stringendole, impastandole come pane.
Poi si allontana leggermente e prende una catena che attacca al collare che non mi ha mai tolto. Che intenzioni avrà?
Esce dalla porta e io non posso fare altro che seguirlo, proprio come un cane al guinzaglio.
Questo pensiero mi fa montare dentro la rabbia che fino ad ora sono riuscito a controllare e stringo e rilascio i pugni mentre lo seguo.
Solo ora camminare è meno doloroso, ma comunque i miei passi sono strani, come se zoppicassi.

Vorrei proprio sapere dove mi sta portando, ma so che se avesse voluto che io lo sapessi me lo avrebbe detto.
Vedo i suoi uomini che non mi degnano neppure dell'attenzione riservata ai cani, ma è meglio così.
Non voglio sentirmi i loro occhi addosso come prima, prima che Mihok uccidesse uno di loro che mi aveva toccato.
Sono solo suo, con quelle parole ha stroncato la vita di un suo uomo.

Mi porta dentro questo enorme salone dove si sta chiaramente preparando un banchetto, e vedo una cosa che mi raggela, sento il sangue defluirmi dal volto e non credo ai miei occhi.
Sanji e Rufy sono in fondo alla sala e stanno mangiando, non mi hanno ancora visto.

Mihok mi guarda e mi afferra il mento costringendomi a guardarlo in quegli occhi che mi spaventano.
-Ricordati che la vita dei tuoi amici dipende da quello che dirai e farai.-
Annuisco incapace di parlare, e lo seguo quando si va a sedere a capotavola, sedendomi ai suoi piedi.

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Mi hanno visto, appena hanno finito di abbuffarsi si sono accorti di Mihok, e di me.
Rufy mi saluta con allegria come se andasse tutto bene e Sanji. Lui semplicemente mi guarda e mi sorride. Con calore. Un calore che mi scalda il cuore.

Non riesco a credere alle mie orecchie quando sento quello che dice Rufy, se non fosse una situazione tanto orrenda riderei.
Ha preteso da Mihok di riavermi nel suo equipaggio.
Ora capisco cosa intendeva.

-Non sono io a potertelo ridare, chiedi a Zoro se vuole venire con voi!-
Il suo sorriso gelido mi fa correre un brivido di paura, ma non per la mia sorte, per la loro.
Ho capito benissimo che devo essere io a dire di voler rimanere, l'estremo insulto nei miei  confronti.
L'ennesima umiliazione.
Ma se non lo farò loro moriranno, e non lo voglio.
Non devono morire, io sono già abbastanza morto per tutti. La mia anima è già morta.

Sanji e Rufy mi guardano aspettando una mia risposta, sono pronti a lottare per liberarmi, lo so, lo vedo nei loro occhi.

-Io resto qui.-
Non so come ho fatto a dire quelle tre parole, ma le ho dette e ho anche cercato di essere convincente.

Rufy e Sanji urlano all'indirizzo di  Mihok, ma avevano promesso di rispettare la mia decisione.
Io non ho il coraggio di guardarli negli occhi, alla fine se ne vanno, e io rimango qui ai piedi di Mihok.



****

La sua mano mi percorre la linea della schiena, mentre mi bacia il collo.
Questo grande letto dalle lenzuola di seta candida è l'unico spettatore di quest'ennesima notte di sottomissione a lui.

Sono passati mesi da quando Rufy e Sanji sono venuti, ma la loro vista mi ha ridato forse un po' di speranza.

Le sue dita si insinuano in me e io gemo, ma di piacere.
Vergognandomene a morte.
Si muove rapido su di me, e il piacere diventa intossicante, mi sento come ubriaco.
Vengo con un grido poco prima del momento in cui Mihok si svuota in me, e sento le sue braccia circondarmi e attirarmi nell'incavo della sua spalla, ora tutte le notti dormo tra le sue braccia, nel suo letto.
Quando si stancherà di me?

Il sonno si impossessa di me, e mi rendo conto che il pensiero della fuga non mi sfiora  più da lungo tempo.


FINE. ^___________________________^




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