DISCLAIMERS : Anche se al mo mento
è mio prigioniero Zoro non è mio.ç_ç Ma forse ricattando Oda di mettere in
giro le mie fic me lo cede, che dite???
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Il prezzo
della sconfitta
parte II
di Lara
Sono giorni che non vedo la luce del sole.
Mi manca.
Mi rigiro nel letto che è la mia prigione e la mia sala di tortura, le
lenzuola sono macchiate del mio sangue e del suo sperma.
Ma non ci voglio pensare, voglio solo dormire, li trovo un attimo di pace,
anche se effimera.
Stiamo andando all'isola di Mihok, la sua casa.
Me lo ha detto eri, o almeno l'ultima volta che è venuto da me credo sia
ieri.
Credo sia passata più di una settimana, quasi due, ma non ho modo di
saperlo per certo, soprattutto ultimamente. Cerco di dormire più che
posso, li lui non c'è, li posso stare in pace.
Nei primi giorni tenevo conto di ogni minuto, di ogni ora.
Ma qui al buio è impossibile tenere un calcolo, e io ci ho rinunciato.
Ho cercato di trovare un modo per scappare, a costo di buttarmi in mare e
morire annegato, ma ho solo ottenuto che la caviglia incatenata si
tingesse del rosso del mio sangue fuoriuscito dalle ferite profonde che mi
sono inferto cercando di forzare la catena.
Quando Mihok ha visto la caviglia sanguinante e lacerata ha riso, dicendo
che sembravo un lupo.
Un lupo che, preso nella tagliola, si mutila della zampa per liberasi.
Ora invece di una catena alla caviglia mi ritrovo con una al collo.
*Se ti comporti come un lupo, meglio metterti al guinzaglio...*
Lo odio. Lo odio con tutto me stesso.
Vorrei riuscire ad ucciderlo con tutte le mia forze, ma non ci sono
riuscito.
Ho tentato di strangolarlo con la catena che mi lega al letto, e ho
ottenuto una costola incrinata.
Sento i suoi passi fuori dalla porta, sta' arrivando.
Comincio a tremare e mi accorgo che brividi di gelido terrore mi
percorrono la schiena, non lo sopporto.
Non sopporto la mia codardia.
Vorrei accoglierlo sprezzante, e orgoglioso, ma riesco solo a rintanarmi
tremante in un angolo del grande letto. La porta si apre lentamente, e mi
faccio forza.
Non voglio dargli anche la soddisfazione di vedere fino a che punto mi ha
piegato.
Alzo lo sguardo e vi lascio aleggiare l'odio che provo per lui, sperando
che nasconda la mia paura.
Entra; alto, massiccio, forte.
Mi fissa con un lieve sorriso all'angolo della bocca mentre i suoi occhi
gialli sfavillano.
****
Zoro mi fissa e vedo l'odio profondo che nutre per me, e me ne compiaccio.
Così è più divertente piegarlo, è una sfida più avvincente.
Lo voglio spezzare, fare mio in tutto e per tutto. Ma voglio che sia
sempre una sfida.
Credo di volere troppe cose, ma voglio che Zoro sia il mio divertente
svago.
Lo guardo mentre rintanato nell'angolo del letto mi guarda con odio e
sfida.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma molto divertente, almeno per
me.
****
-Tra poco arriveremo alla mia isola, non che questo cambi le cose per te
in maniera significativa.-
Zoro guardava Mihok che si avvicinava lentamente e sentiva brividi di
paura e disgusto che gli percorrevano la schiena, sentiva di voler solo
scappare, ma si fece forza, guardandolo in quegli occhi gelidi, da
predatore, lanciando la sua inutile sfida.
Una mano scese al afferrare il collare di cuoio e metallo strattonandolo
fino a portare il viso di Zoro all'altezza del viso del pirata.
Un ghigno di rabbia e paura, come quello di un animale messo alle strette,
si disegnò sul viso di Zoro che afferrò le mani dell'uomo cercando di
staccarle da quell'orrido collare.
Mi sento una rabbia enorme montarmi dentro e con tutte le mie forze riesco
a staccare le mani di Mihok dal collare, la catena tintinna sommessamente
nel silenzio spezzato di miei respiri affannandosi. Poi lui ride, una
risata bassa, ricca, fredda.
Mi colpisce e io non vedo neppure il colpo arrivare, mi ritrovo con il
viso bruciante steso sul letto, mentre lui mi sovrasta e mi fissa, è
arrabbiato, e mi accorgo di aver paura.
Sorrido sprezzante, come se non mi facesse paura.
Ma il mio cuore batte talmente forte e veloce che rischia di balzarmi
fuori dal petto.
Cerco di puntellarmi sui gomiti, ma lui mi getta di nuovo sul materasso e
mi intima di non muovermi., mentre la porta si apre ed entrano due dei
suoi pirati, portano delle lampade e la luce a cui non sono più abituato
mi acceca e non vedo quello che hanno in mano, ma sento un'inconfondibile
tintinnio.
Catene.
Ferro freddo, nero, solido.
Sento lacrime lungo il mio volto ma riesco a fermarle.
-Cosa vuoi farmi ancora? Lasciami in pace.- La parola ti prego aveva
cercato di prendere vita dalle mie labbra, ma sono riuscito a soffocarla.
Io Rolonoa Zoro non prego nessuno.
La luce mi ferisce gli occhi, sono come cieco, solo vaghe ombre nel mio
campo visivo.
Poi la sua voce gelida e distaccata.
-Tu sei mio Zoro, posso fare di te quello che voglio ricordatelo. E un
giorno riuscirò a farti capire che sei mio.-
L'ultima parte della frase è sussurrata al mio orecchio, e il fiato
bollente ha il potere di innervosirmi e spaventarmi più delle catene che
sento mi stanno mettendo, deve proprio aver paura che io scappi....
Mi costringe a camminare nell'alba gravato da una quantità tale di catene
che ogni passo mi costa sofferenza ed uno sforzo enorme, la gente mi
guarda, nudo e incatenato, senza nessun particolare sentimento.
Vorrei sprofondare.
Nessuno mi ha mai umiliato tanto Mihok, mi pagherai anche questa
umiliazione, e con gli interessi.
****
Guardo Zoro che cammina per le vie polverose della mia città, le catene
che tintinnano ad ogni suo stanco movimento. La sua pelle bianca riluce di
sudore, e il suo sguardo è fiero e altero.
Voglio averlo, e credo che non appena avrò fatto un passo nella mia casa,
mi divertirò un po'.
Credo che oggi lo farò sentire veramente umiliato, voglio che capisca che
ha una sola possibilità, essere mio, compiacente, mio.
Mi accorgo che il mio desiderio di quelle labbra rosse segnate dai morsi
è più grande che mai.
Lo voglio.
****
Mi ritrovo davanti ad una enorme villa, e trascino i miei passi stanchi
fino all'entrata, dove i corti ceppi alle caviglie mi impediscono di fare
i gradini.
La caviglia ferita brucia incredibilmente, ma non ho modo di darle
sollievo, quindi cerco di non pensarci.
La casa è enorme, immensa.
Stupenda, anche se mi costa ammetterlo anche solo con me stesso.
Sento la sua mano sulla mia spalla e mi volto, capisco ciò che vuole dal
suo sguardo e inizio a tremare, non riesco a frenarmi, a controllarmi.
Lui ride, maledetto.
Con la punta delle dita accarezza il mio viso, mentre io chiudi gli occhi
per non vedere il viso freddo di quell'uomo.
All'improvviso afferra la lunga catena del collare e mi trascina, ma non
posso farcela a salire i gradini.
Anche volendo non potrei, e quindi cado, sbilanciato, e non riesco neanche
ad attutire il colpo visto che ho le mani incatenate dietro la schiena.
Finisco con il viso tra la polvere e vedo solo le punte delle scarpe di
Mihok che mi vengono incontro, mi solleva e mi carica sulle spalle come
fossi un sacco, portandomi dentro la villa.
Attraversiamo dedali di corridoi e alla fine apre con un calcio una porta,
entrando nella stanza e buttandomi sul letto che si staglia nel mezzo
della stanza.
Senza perdere tempo spranga la porta e si spoglia, afferrandomi i fianchi
e penetrandomi con un unico colpo, facendomi urlare.
Urlo offese miste al mio dolore, mentre lo sento torturarmi in profondità,
poi piango.
Non lo ho mai fatto davanti a lui, ma mi accorgo delle lacrime e dei
singhiozzi come se appartenessero ad un'altra persona.
Sono messo a gattoni, e lui sembra avere resistenza da vendere mentre io
piango silenzioso e mi mordo a sangue le labbra per non fargli sentire la
mia disperazione ed il mio dolore.
Finalmente si svuota con un profondo sospiro rauco, e si lascia cadere su
di me, facendomi così ritrovare sdraiato schiacciato dal suo peso. E con
l'ingombro del suo sesso ancora dentro di me.
Fastidioso e anche doloroso dopo un po'.
I polsi incatenati e schiacciati tra la mia schiena e il suo petto stanno
diventando insensibili, formicolano leggermente, vorrei che si spostasse,
ma non da nessun segno di volerlo fare.
Passa molto tempo, quasi un'ora credo, prima che si decida a spostarsi, lo
sento armeggiare e mi libera i polsi bluastri e insensibili, non riesco a
muovere le mani, come se non mi appartenessero, giacciono immobili stese
ai miei fianchi mentre Mihok mi volta sulla schiena e mi fissa negli
occhi.
Nota i segni lasciati dalle lacrime e sorride baciandoli, mentre io volto
la testa per sfuggire per quanto possibile alle sue labbra.
-E pensare che tutto questo potrebbe essere molto piacevole anche per te
Zoro, se solo tu accettassi la situazione. Solo un po' più di
collaborazione piccolo, e di certo ti divertiresti!-
Lo guardo allibito.
-Non mi piacerà mai Mihok, lasciami libero.- Stavolta non riesco a tenere
prigioniera la mia voce. -ti prego.-
-No, tu sei mio!- Le sue parole sono dure, ma sento la sua mano che mi
accarezza la testa, mentre piango di nuovo, stavolta i singhiozzi scuotono
le mie spalle, e le lacrime scorrono copiose.
Lui mi guarda e sorride, ma mi sembra che il suo non sia il solito sorriso
freddo e distante.
Mi abbraccia, e io non mi muovo, solo piango più forte, mi sembra di
essere uno stupido e piagnucolante moccioso.
Perché piango tra le sue braccia?
Perché?
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