Il patto V
di Naika
“E’ un sì?”
Il sussurro del demone gli sfiorò la guancia in
una carezza lieve, impalpabile.
Un mormorio vellutato e dolce, un suono leggero e
fragile che si librò tra loro, per un attimo eterno.
Hanamichi sfuggì quegli occhi blu che avevano la
capacità di fargli perdere la ragione mentre sulle sue guance si stendeva un
velo sottile di porporina.
E’ un sì?
Le sue dita erano ancora lì, tra quei capelli di
seta scura, così morbidi e lisci.
Sentiva il peso del corpo del demone sopra il
suo.
Ma non gli dava fastidio.
Era calda e morbida la sua pelle.
Il respiro lieve della volpe gli accarezzava la
guancia destra, dolcemente, con ritmo lento e profondo.
Le sue braccia lo stringevano possessivamente ma
senza costrizione, gli sarebbe bastata una scrollata di spalle per allontanarlo.
E’ un sì?
La mente corse veloce a quello che stava per
accadere al villaggio.
Se Kaede non fosse giunto in tempo...
Quell’uomo l’avrebbe probabilmente violentato.
In quel momento... in quel momento in cui il suo
cuore aveva preso a battere impazzito per la paura e la consapevolezza di non
poter fermare gli eventi... aveva pensato alla malignità del destino.
Ma poi... la volpe era arrivata al villaggio.
Anche se il loro patto era sciolto li aveva
liberati da Krag.
Anche se non era tenuto a farlo.
Anche se lui non aveva rispettato le regole.
E’ un sì?
E poi...
La febbre aveva avuto la meglio su di lui.
Kaede avrebbe potuto lasciarlo lì.
E invece l’aveva preso tra le braccia, riportato
nella sua casa.
Avrebbe potuto approfittare della sua debolezza
per averlo e invece l’aveva curato, cullato, nutrito.
Con cura, pazienza, dedizione.
E’ un sì?
E ora...
Ora che avrebbe potuto sfruttare i suoi sensi di
colpa o il suo onore...
Ora che lui stesso l’aveva inconsciamente
invitato a se, affondando le mani tra i suoi capelli....
...La volpe si era fermata.
E’ un sì...?
Tre parole per porre una semplice domanda.
Per chiedere un permesso.
Tre semplice parole che racchiudevano però
infiniti significati.
Rispetto, per la sua volontà.
Attenzione, per i suoi sentimenti.
Gentilezza, nei suoi confronti.
Perchè?
Volse lentamente il capo fissando nuovamente
quegli occhi blu, immobili, in attesa.
In quelle iridi cobalto luci e ombre disegnavano
linee instabili e ipnotiche.
Kaede avrebbe potuto usare il suo potere in
qualsiasi momento.... ma non lo stava facendo.
E’ un sì?
Hanamichi sollevò il capo annullando la piccola
distanza che separava le sue labbra da quelle del volpino.
Le sfiorò piano, timidamente, assaporando la loro
morbida, umida, dolcezza prima di lasciarsi andare all’indietro, riappoggiando
il capo tra i cuscini.
“Sì...” sussurrò appena, le labbra ancora
bagnate del suo sapore.
Kaede lo fissò immobile per un lungo momento, per
la prima volta in tutta la sua vita, meravigliato.
Aveva detto...
Sì.
E il cuore gli era letteralmente schizzato in
gola.
Sì!
Era suo!
Suo finalmente.
Quel fuoco... quella luce... suoi!
Lentamente coprì la distanza che Hanamichi aveva
nuovamente posto tra loro sfiorandogli le labbra con le proprie.
Ne tracciò il morbido contorno con la punta della
lingua prima di premere piano, tra loro, chiedendo un accesso che gli venne
concesso con un flebile sospiro.
Le loro lingue si accarezzarono, sfiorandosi,
cercandosi, ritraendosi nel trovarsi per poi intrecciarsi nuovamente mentre la
volpe affondava una mano tra i suoi capelli rossi e con l’altra gli accarezzava
dolcemente un fianco.
Si staccarono di poco fissandosi a lungo prima
che il demone si scostasse da lui.
Hanamichi lo guardò alzarsi e liberarsi della
veste leggera che ancora copriva il suo corpo pallido, ma, a differenza di ciò
che si sarebbe atteso, il volpino non si stese su di lui ma al suo fianco.
“Vieni..” mormorò dolcemente Kaede, posandogli
una mano sull’anca, accarezzandola lievemente con il pollice, mentre Hanamichi
si poneva sul fianco sinistro, trovandosi così dinanzi a lui.
“Io...” mormorò ma la volpe gli pose l’indice
sulle labbra scuotendo piano il capo.
Il tempo delle parole era
finito.
Lentamente il demone tracciò il contorno di
quella bocca gonfia come una fragola matura prima di scivolare sul mento e poi
giù, lungo la linea della gola.
Hanamichi socchiuse le labbra liberando un ansimo
leggero lasciando che le palpebre calassero a velargli lo sguardo mentre ogni
centimetro del suo corpo si tendeva a ricevere quella carezza lieve.
Con delicatezza il demone fece scorrere le dita
sulla sua gola per poi sfiorare la pelle calda del petto.
Sotto quel velluto dorato poteva avvertire
chiaramente il veloce tamburellio del cuore del rossino.
Correva così forte....
Per un momento il demone arrestò la carezza della
sua mano, incerto.
Quando aveva portato Hanamichi nella caverna, in
preda alla febbre alta, lo aveva spogliato, lavato e messo a letto.
Era certo che il sicario, che aveva fatto a pezzi
con tanta soddisfazione, non l’aveva violentato, non c’erano tracce di sperma o
sangue sul suo corpo.
Ma non poteva sapere fino a che punto si era
spinto.
Quanto gli aveva fatto male.
Allargò le dita della mano sfiorando con il palmo
sensibile il capezzolo destro facendolo gemere piano per lui.
Nessun tremito o brivido di ribrezzo.
Il demone si avvicinò ad Hanamichi prendendo a
depositare una lieve serie di piccoli baci sulla sua guancia, sulle sue labbra,
catturandole dolcemente tra le sue quando il rossino, ad occhi chiusi, allungò
il viso cercando il suo.
Così dolcemente innocente.
Così sensualmente goloso.
Le mani della volpe continuarono la loro
silenziosa, riverente, esplorazione, scivolando su quella pelle morbida e sempre
più calda, lambendo i muscoli con lenta attenzione quasi ad imprimere nella
propria memoria il loro tracciato mentre Hanamichi faceva scivolare la lingua
sulle labbra a catturare le ultime tracce del suo sapore, interrompendosi solo
di tanto in tanto per gemere sommessamente.
Kaede fece scivolare la mano libera sul braccio
dell’amante, liberando dolcemente le lenzuola dalla sua presa ferrea prima di
accompagnare quelle dita lunghe e dorate sul suo petto.
Titubante ma curioso, il rossino allungò anche
l’altra mano cominciando dapprima a ripetere gli stessi gesti che la volpe
faceva su di lui per poi spingersi ad esplorare quella seta chiara con
meraviglia seguendo linee immaginarie e senza fine.
Rukawa lo sentì rilassarsi tra le sue braccia
mentre le sue mani dapprima goffamente poi con maggior coraggio lo
accarezzavano.
Delicatamente spinse le dita lungo la linea del
bacino prima di lasciarle scivolare giù, sfiorando con la punta dell’indice il
membro teso del mortale.
Hanamichi sussultò spalancando gli occhi,
specchiandosi in quelli blu del demone che lo osservava, immobile.
Quella domanda nuovamente tra loro.
E’ un sì?
Hanamichi arrossì abbassando il volto allungando
il viso per posare le labbra sul collo della volpe saggiando per la prima volta
la dolcezza di quella pelle nivea.
“Continua..” gli sussurrò all’orecchio, felice
che l’incavo della sua spalla nascondesse il proprio volto arrossato al demone.
Un lieve sorriso incurvò le labbra della volpe
che, dolcemente, cinse la vita dell’amante con l’altro braccio prima di posare
nuovamente la mano tra le sue gambe.
Hanamichi mugolò contro il suo collo,
mordicchiandolo, per soffocare un gemito e Kaede venne scosso da un imprevisto
brivido elettrico nel sentire la sua lingua lambire la gola in piccoli guizzi
incerti.
Quel mortale lo stava facendo impazzire.
Possibile?
Possibile che avesse un potere simile su di lui?
E anche se fosse stato?
Perchè non si limitava a sbatterlo a terra e
prenderlo?
Ormai non gli avrebbe opposto nemmeno troppa
resistenza, era così cedevole tra le sue mani.
Hanamichi gemette piano inarcando il bacino,
allargando un po’ le gambe per lui, riportandolo al presente.
Un piacevole presente.
Lo spinse dolcemente contro le lenzuola
scivolando sopra il suo corpo mentre con estrema naturalezza le mani dorate
scivolavano ad accarezzargli la schiena.
Delicatamente il demone infilò un ginocchio tra
le gambe del compagno facendogliele divaricare di più mentre si abbassava a
deporre una serie di piccoli baci sulla sua gola, sul torace, sugli addominali,
scendendo, lentamente, in una spirale lunga e sinuosa che si arrestò laddove si
erano interrotti la prima volta.
Kaede sollevò il volto osservando le palpebre
socchiuse, quegli occhi liquidi e il volto in fiamme del rossino prima che un
lieve sorriso gli tendesse le labbra.
Con estenuante lentezza portò la bocca sopra il
suo sesso, fermandosi però a pochi centimetri dal suo corpo.
Una minuscola, infinita, distanza separava le sue
labbra socchiuse dal membro teso.
Un piccolo spazio, dolorosamente vuoto, che
veniva solcato a ritmo breve e veloce, dal suo respiro, l’unico che riusciva a
toccare quella pelle tesa e arrossata.
“Kaede...” ansimò Hanamichi agitandosi sulle
lenzuola.
Ma ancora il demone non si mosse.
Aspettava.
Aspettava di nuovo.
Ancora una volta lasciava che fosse lui a
decidere.
Sakuragi respirò a fondo e poi facendo forza
sugli addominali sollevò un poco il bacino.
Quel poco che bastava perchè la punta turgida del
suo pene sfiorasse le labbra del volpino.
Quel poco che bastava perchè la distanza tra loro
venisse annullata.
E allora il demone allungò la lingua fuori delle
labbra lappando delicatamente le piccole goccioline perlacee che si stavano
formando sulla sommità del suo membro.
Hanamichi ansimò forte, tendendosi, lasciando
scivolare una supplica spezzata tra le labbra martoriate.
Ma Rukawa aveva avuto la risposta che voleva e
non lo fece attendere oltre.
Scese famelico sul suo membro prendendolo in
bocca a fondo, strappando un lungo lamento roco alla gola del suo amante.
Un ansito di piacere violento, un suono così
sensuale e primitivo che fece rabbrividire il demone di piacere, spingendolo ad
allargare le labbra per accoglierlo, ad allungare la lingua per avvolgerlo,
desideroso di sentire nuovamente quel gemito di piacere puro.
E Hanamichi gridò.
Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni,
aggrappandosi con le mani a quella seta nera e lucente che scivolava sui suoi
fianchi ogni volta che la volpe abbassava il capo per accoglierlo dentro di se.
La strinse con forza ancorandosi ad essa mentre
il suo corpo prendeva a pulsare e le mani del demone sui suoi fianchi lo
aiutavano a scendere e salire per incontrare quella voragine calda e bagnata che
sembrava volerlo inghiottire.
Con un gemito più forte e un tremito Hanamichi
gettò indietro la testa, sui cuscini, sciogliendosi nella bocca del demone.
Rukawa lo lasciò andare delicatamente, solo per
leccarlo con cura, ripulendolo di quel caldo sapore che tanto l’aveva stregato.
Ne raccolse un po’ sulle dita prima di portarsele
alla bocca succhiandole lentamente mentre Hanamichi sollevava debolmente le
palpebre, recuperando il respiro.
Tuttavia quel poco fiato che aveva faticosamente
raggiunto i suoi polmoni venne bruscamente espulso con un sussulto quando quelle
dita bagnate sfiorarono lievi il suo sesso per poi scivolare più giù.
Hanamichi le sentì premere contro il proprio
corpo e inconsciamente chiuse gli occhi, voltando il capo sui cuscini.
Passarono solo pochi secondi che una bocca calda
e gonfia salì a lambire la sua gola prima di scivolare a raggiungere il lobo
dell’orecchio.
I denti mordicchiarono piano la pelle morbida
prima che la lingua serpeggiasse, calda, insieme al respiro della volpe, dentro
il suo padiglione auricolare, spedendogli una serie di piccoli brividi lungo la
schiena.
Il rossino si tese con un ansimo debole,
sollevando i glutei dalle lenzuola e il demone accolse quell’inconsapevole
invito facendo scivolare il primo dito, piano, dentro di lui.
Hanamichi ansimò sbarrando gli occhi ma le labbra
del volpino ripresero a distrarlo sapientemente mentre un leggero “Rilassati..”
scivolava nel suo orecchio insieme al respiro caldo del suo amante.
Il rossino voltò il capo, lentamente per
incontrare le labbra del demone che accontentò quella sua innocente ricerca di
una distrazione prendendo a duellare dolcemente con la sua lingua.
Lo sentì sussultare e tendersi quando al primo
dito ne aggiunse un secondo ma lo costrinse dolcemente a reclinare il capo
mentre la sua mano sinistra scivolava tra i loro corpi prendendo ad accarezzarlo
e la sua bocca approfondiva il loro bacio strappandogli l’aria e la ragione.
Gli liberò le labbra solo quando lo sentì
mugolare, il respiro ormai così affrettato che se non lo avesse lasciato lo
avrebbe soffocato.
Solo allora riprese a spingere le dita dentro di
lui massaggiando quella pelle irresistibilmente stretta e calda, al punto da
bruciare, mentre il rossino si aggrappava alle sue spalle sollevando i fianchi
per permettergli di scivolare meglio dentro di lui.
Non gli bastava più il tocco di quelle dita.
Voleva sentirlo più a fondo.
Voleva sentirlo dentro di se.
“Ai tuoi ordini...” fu la bruciante risposta del
demone e Hanamichi si accorse con imbarazzo che non si era limitato a pensarlo
ma che l’aveva supplicato a voce alta.
D’altronde ormai il piacere era tale da
soverchiare qualsiasi altra sensazione.
Pudore, imbarazzo, paura.
Si erano sciolti nel bruciante bisogno che
squassava il suo corpo in lunghe scariche elettriche ad un ritmo ormai
insostenibile.
Il volpino gli fece sollevare le gambe e poi lo
penetrò con un’unica spinta, ansimando incredulo quando sentì quel calore
intossicante avvolgerlo.
Non era preparato ad una sensazione simile.
Incandescente.
Quel corpo era lava fusa.
Quel fuoco vivo saliva dal suo membro per i
lombi, arrampicandosi sul suo petto scaldandogli la pelle e l’anima.
Mise le mani sui suoi fianchi accarezzando con i
pollici la pelle dorata, tesa, socchiudendo a fatica le palpebre per fissare il
corpo arcuato sotto il suo, la mascella serrata e le palpebre chiuse che non
erano riuscite tuttavia a bloccare un’unica, piccola, lacrima scintillante.
Ondeggiò piano il bacino assestando la prima
spinta costringendo quei due pozzi di cioccolato ad aprirsi, affondando nel loro
sguardo smarrito.
Come potevano contenere tanta innocenza quegli
occhi scuri?
Come poteva quel ragazzo inarcato sotto di lui,
aperto per lui, conservare il candore di un angelo anche in quel momento?
Anche ora che i suoi muscoli si tendevano per
sopportare l’intrusione del suo sesso?
Come poteva quell’anima fiammeggiare, lucente, e
più indomita che mai, ora che avrebbe dovuto essere completamente in sua balia?
“Splendido...” gli uscì dalle labbra in un
sussurro troppo lieve perchè Hanamichi lo potesse udire mentre si chinava in
avanti su di lui sfiorandogli la bocca con la propria.
Non si sarebbe accontentato di una volta sola.
Di un giorno solo.
Di una vita soltanto.
Lo voleva per se.
Per sempre.
Si era davvero innamorato di lui.
Quella consapevolezza rubò un battito al suo
cuore mentre sollevava un poco il viso per fissarlo negli occhi.
“Vuoi che esca...” mormorò leggendo dolore in
quei laghi chi scintillavano d’oro.
“No...” ansimò Hanamichi allungando le braccia
per stringergli le spalle “ma... fa piano..” sussurrò, serrando le palpebre
quando la volpe si mosse dentro di lui, “Fa male...” ansimò a mezza voce.
“Solo all’inizio...” lo rassicurò dolcemente il
demone accarezzandogli le labbra con le sue.
“Rilassati...” mormorò piano assestando una
piccola spinta e Hanamichi boccheggiò piantandogli le unghie nella schiena,
gemendo forte.
Una nuova sensazione aveva attraversato il suo
corpo.
Rukawa sfiorò con la lingua le labbra socchiuse
prima di assestare una nuova spinta con maggior forza.
Il rossino tra le sue braccia gridò aggrappandosi
a lui quasi con disperazione e il demone sorrise soddisfatto cominciando a
muoversi dentro quel corpo bollente che ora lo abbracciava con la sua stessa
frenesia, cercandolo quando si allontanava, accogliendolo quando affondava con
forza, strofinando le loro carni.
Le spinte divennero sempre più forti e profonde
finchè la volpe non si liberò con un ansimo roco dentro di lui.
Ormai perduto nei meandri di quel piacere
devastante Hanamichi era convinto che niente sarebbe più stato in grado di
sconvolgerlo finchè non sentì il seme caldo del compagno esplodere dentro di se
nello stesso momento in cui la mano del demone stringeva con più forza il suo
sesso.
Spalancò la bocca senza riuscire tuttavia a
gridare, riversandosi nuovamente nella mano del suo amante, prima che la luce
diventasse buio e tutt’attorno a lui il mondo sfumasse in un ovattato silenzio.
...
“Buongiorno..:” la voce divertita del demone fu
la prima cosa che il suo udito colse mentre tentava di mettere a fuoco.
Lenzuola e cuscini gettati un po’ ovunque, e la
calda sensazione di un corpo sdraiato accanto al suo, lo riportarono bruscamente
al presente.
“Co..cosa...?” mormorò arrossendo violentemente
mentre i ricordi del giorno prima tornavano ad affacciarsi alla mente.
“Sei svenuto..” sussurrò dolcemente la volpe
scostandogli una ciocca rossa dal volto.
“Eri ancora un po’ debole a causa della
malattia...” lo giustificò il volpino, chinandosi a sfiorargli le labbra.
Hanamichi lo fissò ad occhi sgranati prima di
avvertire il tocco di quella bocca fresca sulla sua.
Ricambiò il bacio lievemente, confuso.
Aveva fatto l’amore con lui.
Aveva davvero... fatto l’amore con lui.
Non sesso.
Era stato fare l’amore.
L’amava?
Amava la volpe!!
Arrossì furiosamente cercando lo sguardo azzurro
del compagno che lo stava fissando con una nuova, calda, dolcezza.
“Che cosa frulla in quella tua testa da
do’aho..?” chiese Kaede, inclinando il capo in quella maniera curiosa, che lo
faceva sembrare un bambino.
“Teme kitsune!” sbottò il rossino infervorandosi
mentre il suo volto arrossiva ancora di più.
Perchè la voce del demone era così bassa, così
gentile.
Quel ‘do’aho’ sulle sue labbra sembrava quasi
un...
“Ti amo..”
“Eh?” ansimò sbarrando gli occhi.
Il volpino scosse le spalle. “Non so perchè...”
“Hey!” protestò il rossino offeso.
“... ma mi sono innamorato di te...” continuò il
volpino tranquillamente, regalandogli un sorriso.
Un sorriso lieve e dolce.
“Anch’io ti amo...” sussurrò Hanamichi.
Le sue labbra si erano mosse, stregate da quel
sorriso, senza dargli la possibilità di arrestarle.
“...anche se in effetti...” disse, rinsavendo e
incrociando le braccia sul petto con aria falsamente imbronciata, “.. non ne
capisco davvero la ragione!!” sbottò.
“Sei solo una stupida volpe mentecamphhh...”
Solo diversi minuti più tardi il demone staccò le
sue labbra da quelle del compagno.
“Facciamo così mortale...” mormorò “...resterai a
vivere qui... con me...” sussurrò fissandolo negli occhi, un sorriso che
scintillava nelle iridi blu, “...finchè non avremo capito perchè ci siamo
innamorati...” stabilì.
“E va bene, volpaccia!” disse, fingendo di
accondiscendere alla sua richiesta per nobiltà, inconsapevole che lo scintillio
nei suoi occhi stava tradendo tutta la sua gioia.
“Accetto il patto!” sussurrò facendogli il
verso, tendendogli una mano.
“Do’aho...” sbuffò Kaede afferrando l’arto dorato
per poi tirarselo contro e chiudere nuovamente quelle labbra impertinenti con le
sue.
fine....
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