DISCLAIMER: Mamma Rowling è troppo occupata per la gravidanza, quindi ha delegato me per scrivere il sesto libro!^^
DEDICHE: A Cla, vera Potter-maniaca, a Nia’, anche se non le piace questo pair ed a TUTTI coloro che hanno scritto Draco_harry prima di me: se non avessi leto le vostre non mi ci sarei mai messa!
*Ogni commento/critica/quel che volete è sempre graditissimo!*
 

 



Il marchio del mangiamorte

epilogo

di Nuel

 

Il fuoco scoppiettava, sembrava felice di bruciare ancora una volta nel vecchio camino di marmo, desideroso di scaldare in fretta la stanza fredda.
Ravvivò la fiamma smuovendo un tizzone con l’attizzatoio di metallo cesellato. Presto sarebbero arrivati. Aveva investito il maniero con ogni genere di incantesimo protettivo, ma gli Auror non ci avrebbero impiegato molto a scioglierli tutti.
Appoggiò la bacchetta sul piano del caminetto ed attese.
Aveva ancora, davanti agli occhi, il volto altero di sua madre, i suoi occhi che si scurivano e si appannavano mentre stringeva tra le mani il suo collo sottile, fino a spezzarlo. Aveva voluto bene a sua madre, tanto da fare del suo meglio perché lei gli rivolgesse un sorriso, una carezza, ma lei era troppo impegnata a divertirsi, a tramare con suo padre... l’aveva amata al punto di ucciderla per evitarle l’umiliazione della sconfitta, del processo, della reclusione ad Azkaban, perché quella sarebbe stata la fine di Narcissa. Aveva cercato di essere un buon figlio, per sua madre e per suo padre: quell’uomo che era sempre stato un esempio per lui, anche se sbagliava.... voleva che fosse fiero del suo unico figlio, che lo guardasse come un suo pari. Per tutta la vita si era sacrificato per essere degno di essere figlio di Lucius e lui era morto due anni prima, combattendo da solo contro cinque Auror. Prima di essere sconfitto ne aveva eliminati tre ed aveva lasciato a lui il comando di tutto: era la guida dei Mangiamorte, il braccio destro del loro Signore.... ma anche Voldemort, che per anni era fuggito, si era nascosto ed era risorto, sei mesi prima era, infine, capitolato.
Draco aveva continuato, non si era arreso, non era scappato: aveva riorganizzato le fila dei Mangiamorte, aveva sacrificato troppo per essere sconfitto, aveva rinunciato alla felicità quasi dieci anni prima ed ora faceva troppo male ammettere di aver sbagliato.
Avrebbe vinto, oppure sarebbe morto.
Un’esplosione, al piano inferiore, lo ricondusse alla realtà. Erano già entrati... poco male: la sua attesa sarebbe stata più breve. Aveva pensato a tutto: sua madre stessa nel suo letto, gli elfi domestici al riparo, con l’ordine di non intervenire fino alla fine e poi di rimettere a posto il castello, una volta che lui non ci fosse stato più... Aveva solo un desiderio, che faticava ad ammettere anche con se stesso: avrebbe voluto essere sconfitto da un Auror in particolare.
Sorrise dolcemente rivedendo quei begl’occhi verdi, un po’ tonti, a volte... del resto, se ti chiami Harry Potter e decidi di diventare Auror non puoi avere tutte le rotelle a posto!
I guai ti cercano già da soli senza che tu te li vada a cercare!
Sentì dei passi lungo il corridoio. Chissà in quanti erano? Forse pensavano che i pochi Mangiamorte rimasti si fossero nascosti nel vecchio maniero dei Malfoy... sarebbero rimasti delusi: c’era solo lui.
Mentre la porta della stanza veniva aperta con circospezione, prese in mano la bacchetta e si girò lentamente. Ormai doveva averlo visto, allora perché l’Auror non aveva detto nulla? Non gli aveva intimato di mettere a terra la bacchetta o non lo aveva attaccato?
L’Auror si era fermato sulla porta e fissava, incapace di qualunque cosa che fosse più complicato di respirare, una testa di un biondo così assoluto da sembrare la luce del sole. Fissava una figura esile, ammantata di nero, implorando che non si girasse, come stava facendo, per non vedere due occhi azzurri ed un volto pallido.
Draco Malfoy alzò lo sguardo sul suo avversario e sorrise. Il desiderio che non aveva avuto il coraggio di esprimere si era avverato: Harry Potter era fermo davanti a lui.
Abbassò la bacchetta: non si sarebbe difeso se Harry l’avesse attaccato: sarebbe morto felice come se avesse conseguito la vittoria più grande.
Harry lo vide sorridere ed abbassare la bacchetta. Si chiuse la porta alle spalle, prima che arrivassero Ron e gli altri ed abbassò la propria a sua volta, facendo un passo avanti.
-Draco- Lo chiamò con un filo di voce.
-Harry- Gli rispose l’uomo, il volto che gli si colorava appena.
Harry gli andò vicino e, sorprendendolo, lo abbracciò, stringendolo a sè come se non fosse stato il suo mortale nemico.
Draco lo abbracciò a sua volta, vincendo le proprie resistenze. Riconobbe quel calore che credeva di aver dimenticato da tanto ed affondò il viso in una foresta di spettinati capelli corvini, inspirando il suo profumo.
-Se mi uccidi tu non avrò rimpianti- Gli sussurrò, felice come non era stato neppure il giorno del suo matrimonio.
Harry scattò come una molla, fissandolo con occhi sbarrati.
-Ucciderti?-
Draco ammirò il suo viso regolare, gli occhi verdi dietro gli occhiali sottili, la cicatrice che aveva fatto la sua fama, le guance ben rasate dove non aveva fatto in tempo a veder sorgere la prima barba.
Si era sempre tenuto alla larga dalle azioni che coinvolgevano direttamente Potter, si diceva: “La prossima volta riuscirò ad affrontarlo”, ma poi rimandava sempre, delegando altri. Ed ora Harry era di fronte a lui, di più: tra le sue braccia. Era alto, ancora qualche centimetro meno di lui, era robusto, era un uomo sano e forte, come lo aveva immaginato, come lo aveva visto nelle foto sui giornali.
Alzò una mano, sfiorandogli, quasi con timore, una guancia.
-Il mio primo amore- Sussurrò, rapito dal suo sguardo verde.
-Il mio unico amore- Gli rispose Harry, sorridendo, in un sussurro appena più forte.
Draco parve disorientato, si allontanò di un passo dalla pericolosa consistenza del suo corpo, guardandolo come se cercasse di vedere meglio.
-Harry... come puoi? Io sono...-
-Lascia stare, Draco! Ho impiegato dieci anni a ritrovarti! Cosa vuoi che mi importi se eri il braccio destro di Voldemort? Se sei il capo dei Mangiamorte? Amore mio, te ne sei andato senza che riuscissi a dirti che ti amavo!-
-Harry, non rendere tutto più difficile: fa il tuo dovere-
-Dammi la bacchetta- Gli tese la mano aperta. -Consegnamela: testimonierò che ti sei arreso, vedrai, andrà tutto bene-
-Come no? Per passare tutta la vita ad Azkaban? Non potrei mai, Harry: impazzirei-
-Non andrai ad Azkaban. Ci ho pensato tanto, Draco. Chiederò la tua custodia. Starai con me. Anche Silente pensa...-
-Silente?-
-Dal giorno in cui tuo padre ti ha portato via, Silente ha giurato che ti avrebbe portato in dietro, testimonierà a tuo favore, se verrai con me, ora. Non tutti possono avere come testimoni a proprio favore due Auror, un Ministro ed il presidente del Wizengamot!-
-Cosa?-
-Ron, Hermione e Silente non ti abbandoneranno! Dammi la bacchetta, Draco!-
Draco Malfoy fissò pensieroso il palmo aperto di fronte a lui e la sua bacchetta. Avrebbe potuto sopportare un processo umiliante, in cui gli sarebbero stati rinfacciati omicidi, crimini di ogni genere, errori commessi in nome di un ideale che non era suo, in nome dell’amore per suo padre, avrebbe resistito a veder spezzare la sua bacchetta, rischiare Azkaban.... tutto per Harry?
Guardò gli occhi verdi e luminosi che lo guardavano con un fondo di timore ed attesa. Quegli occhi non potevano mentire.
-Ti amo, Harry- Gli consegnò la bacchetta che lo aveva accompagnato da quel lontano giorno a Dyagon Alley, il loro primo incontro, quando avevano solo undici anni.
Harry fece un sospiro di sollievo, stringendo le dita intorno alla bacchetta di Malfoy e gli sorrise di nuovo.
-Andiamo, adesso-
Fecero appena in tempo a fare pochi passi che la porta si aprì con un tonfo.
-Harr...- Ron Weasley ed altri due Auror erano piombati nella stanza con le bacchette alle mani ed i lunghi mantelli neri con il loro stemma ancora svolazzanti.
-Va tutto bene. Si è consegnato a me- Li avvisò Harry, prendendolo per un braccio e mostrando le due bacchette nella mano, prima che potessero scagliargli contro qualche incantesimo.
I tre Auror si fecero da parte.
-Il castello è completamente vuoto- Lo informò uno di loro, con una folta barba nera ed una cicatrice sulla mano che reggeva la bacchetta.
-Bene, allora possiamo andarcene- Rispose Harry con voce ferma.
Weasley e Malfoy si fissarono. Non c’era stato tempo, prima che lui lasciasse Hogwarts per diventare amici, ma l’intenzione c’era stata.
Adesso che erano entrambi uomini forse si chiedevano come sarebbe stato se avessero avuto più tempo.
-Un momento- Scandì Malfoy, facendo girare gli uomini che già lasciavano la stanza.
-Il mio bastone!- Sorrise ironico all’indirizzo dei tre Auror che lo fissavano ostili.
Raccolse dal divano un corto bastone nero dal pomo in argento, raffigurante lo stemma del suo casato e si drappeggiò meglio sulle spalle il mantello.
-Possiamo andare- Concesse.
Uno dei due Auror grugnì e la cosa parve divertirlo.
-Non tirare troppo la corda, Malfoy- Lo avvisò Ron, con tono quasi paziente.
-Lascialo stare, Ron- Intervenne Harry.
Ron notò lo sguardo veramente felice del suo migliore amico, dopo tanto tempo e ne fu preoccupato: aveva promesso che l’avrebbe aiutato testimoniando a favore di Malfoy, in qualche modo, ma non era detto che il tribunale li avrebbe accontentati. Non era detto che Malfoy fosse ancora innamorato di lui, in fin dei conti, le foto del suo matrimonio con la Parkinson avevano fatto il giro del mondo magico. (Che poi l’avesse ripudiata subito dopo la morte di Lucius, che aveva voluto fortemente quel matrimonio, non contava molto, dato che lei si faceva chiamare ancora “Lady Malfoy”)
All’uscita del castello, un tremante e cencioso elfo domestico li attendeva con le lunghe orecchie basse.
-Cosa vuoi Tabs?- Lo interrogò Draco, fermandosi di fronte a lui.
-I suoi guanti ed il suo cappello, padrone- Gli porse i guanti ed un cilindro nero.
Draco lo fissò per un momento, poi si piegò appena a raccogliere gli oggetti che l’elfo domestico gli porgeva. -Grazie Tabs, puoi andare- Lo ringraziò con voce meno dura, mettendo il cilindro in testa ed infilando i guanti.
L’elfo s’inchinò fino a far toccare il lungo naso per terra e si allontanò gemendo e strillando disperatamente.
-Muoviti, Malfoy! Non stai andando ad una festa!- Lo riprese l’Auror barbuto, afferrandolo per un braccio.
Draco strappò il braccio alla stretta con faccia disgustata. -Giù quelle mani, zotico!- Lo aggredì verbalmente con tutta l’arroganza di cui era capace.
Harry intervenne prima che il grosso Auror colpisse Malfoy, mettendosi tra i due.
-Finitela! Dobbiamo tornare al ministero, adesso!-
Harry usò un incantesimo per legare a sè Draco ed, insieme, i quattro Auror ed il loro prigioniero si smaterializzarono per comparire, subito dopo, in una cella di sicurezza, nei sotterranei del Ministero della Magia.
-Noi andiamo ad avvisare il Ministro.... ci pensi tu, qui, Harry?- chiese Ron, conoscendo già la risposta, trascinando via gli altri due e lasciando Harry e Draco, finalmente, soli.
Quando la porta si chiuse, il silenzio carico di tensione divenne quasi insopportabile.
Con un po’ di esitazione, Harry sorrise al suo prigioniero, avvicinandosi a lui e tendendo la mano ad accarezzargli il viso.
Malfoy aveva la pelle fredda, lo guardava con gli occhi pieni di amarezza, ma anche di sfiducia, adesso che erano arrivati in quella minuscola stanza dalle pareti grigie.
-Draco? Cosa c’è?-
-Come puoi trattarmi così dopo tutto quello che ho fatto? Sei consapevole di chi sono?-
Harry lo abbracciò con un sorriso un po’ triste. -E’ per questo che ti terrò in stretta, strettissima sorveglianza, d’ora in poi!- Lo strinse più forte.
Draco sorrise a quell’allusione. Poteva permettersi di sognare una vita finalmente serena, magari anonima, col suo Harry? E se poi non si fosse avverata? Avrebbe sopportato un colpo così duro?
Draco scostò delicatamente Harry, si tolse il cappello ed i guanti e li appoggiò, con il bastone, su una sedia grezza di fronte ad un tavolo che aveva conosciuto tempi migliori.
Tolse la giacca e sbottonò il polsino d’argento e madreperla alla manica sinistra.
-Draco... cosa?- Harry era avvampato, strappandogli un sorriso bieco.
-Non temere, Harry: non intendo saltarti addosso, voglio solo che tu veda una cosa-
Mentre Malfoy si arrotolava fino al gomito la manica, Harry comprese e distolse lo sguardo.
-Guardami, Harry!-
-No...- Biascicò confuso, addolorato.
-Guardami, Harry. Guarda questo marchio. Se non accetti di guardarlo, è come se non mi guardassi più negli occhi. Come puoi dire che vuoi stare con me se non lo accetti? Pensi forse che sparirebbe se facessimo l’amore? Che potresti ignorarlo? O dovrei nasconderlo per tutta la vita? Io sono un Mangiamorte: ho ucciso degli innocenti, ho servito il Signore Oscuro, ho pianificato stragi.... se non accetti tutto questo, come puoi chiedermi di toccarti con le mie mani sporche di sangue? Harry?-
Harry alzò lentamente lo sguardo, gli occhiali erano un po’ appannati. Fissò l’avambraccio di Malfoy, dove campeggiava il marchio nero. Notò la muscolatura sottile e più sviluppata di come la ricordava, le vene appena in rilievo che disegnavano sentieri azzurrini sulla sua pelle bianca e desiderò solo toccarlo. Allungò le dita e scivolò sulla sua pelle con una lenta carezza, seguendo il verso dei sottilissimi peli biondi, nascondendo per un attimo il marchio per prendergli subito dopo la mano.
-Provavi piacere nel fare quello che hai fatto?-
Draco inghiottì a vuoto un paio di volte. -Non provavo proprio nulla: facevo quello che dovevo, senza chiedermi se fosse giusto o sbagliato, perché altrimenti....-Un sospiro tremulo gli impedì di continuare.
-Vedi? Non mi importa quello che sei stato costretto a fare. Io ti amo.... forse non sarà molto, ma non permetterò più a nessuno di portarti via da me!-
Draco lo abbracciò irruentemente, baciandolo con tutto il desiderio represso delle notti passate a sognarlo e dei giorni trascorsi a negare di amarlo ancora.
Le mani di Harry presero a vagare sul tessuto sottile della camicia e dei pantaloni, mentre Draco lo stringeva tanto che sembrava volerlo inglobare. I loro corpi aderivano perfettamente, come tessere di un puzzle perfettamente combacianti.
Si staccarono un istante, per riprendere fiato, gli occhi incatenati, finalmente colmi di speranza, gioia, desiderio, pronti a chiedere ed a dare di più l’uno all’altro e la porta si aprì.
-Hm Hm- Tossicchiò Hermione, con gli occhi bassi per dare loro il tempo di ricomporsi. Entrò seguita da Ron e da Ninfadora Tonks, che stentava a trattenere un risolino, immaginando la scena che Hermione si era trovata davanti, aprendo la porta.
In fondo, lei era una dei pochi a sapere della breve tresca che i due avevano avuto, durante il sesto anno di scuola ed aveva un’idea molto romantica del loro incontro, su uno scenario molto drammatico, quando l’amore avrebbe trionfato su tutto, come si conviene ad una telenovela babbana.
-Lord Malfoy, immagino lei conosca già i capi d’accusa che le sono imputati-
-Li posso facilmente immaginare, Granger!- Rispose Draco, con un sorrisetto.
Hermione lo ignorò. -Bene, sarà processato domattina, per direttissima. L’Auror Potter, che l’ha in consegna, la condurrà al processo. Fino ad allora non potrà uscire da questa stanza. La informo che qui la magia non funziona. Ha qualche domanda?-
-Nessuna-
-Allora la saluto- Disse con voce distaccata e professionale. Ron e Tonks la precedettero fuori, lei, prima di uscire si girò e, con voce bassa e più dolce, aggiunse: -Non te lo meriteresti per tutto quello che hai fatto, Draco, ma per Harry, ti auguro buona fortuna-
Draco le rivolse un sorriso ed andò a sedersi su una piccola branda in un angolo della stanza.
-Chi ha sposato Hermione?-
-Che domande! Ron!- Harry gli si sedette accanto.
Draco sbuffò. -Il mondo non poteva proprio resistere senza un altro Weasly! Spero solo che si limitino a fare i figli che possono mantenere!-
Harry lo guardava stranito. -Perché, scusa?-
Draco alzò un sopracciglio, divertito. -Come, non sarai tu il padrino?-
-Ma di chi?-
-Hermione è incinta, no?-
Harry boccheggiò ed arrossì di colpo. Gli era sembrata un po’ più tondetta, ultimamente, ma Ron non gli aveva detto nulla!
Draco approfittò della sua distrazione per raggiungergli il collo e cominciare a baciarlo, spingendolo giù, sulla branda.
Harry smise di pensare, tutto il suo mondo era lì e lo stava circondando in un caldo abbraccio.
-Non hai paura che ti stia ingannando?-
Harry passò le dita tra i suoi capelli biondi, riscoprendo la piacevole sensazione del passato e glieli scompigliò. -No- Semplicemente. Poi prese ad incitarlo strusciandosi contro di lui. Non poteva più resistere: era troppo che desiderava fare l’amore con lui. Troppe volte aveva dovuto accontentarsi del ricordo.
Quella notte Draco dormì come non gli capitava da tanto, tanto tempo. Senza incubi, senza ansie, anche se il giaciglio era stretto e scomodo, proprio perché erano così stretti e stipati contro il muro freddo che il corpo di Harry, premuto contro il suo, sembrava bruciare ed incenerire tutte le sue colpe, le sue paure, i suoi rimpianti.
Nella stanza non c’erano finestre, Harry si svegliò e vide il sole ed il cielo terso. Draco era già sveglio e gli sorrise come se fosse stato il giorno più felice della sua vita.
-Buon giorno, Harry!-
-Buon giorno! Dormito bene?-
-Mmmm a parte il letto scomodo.... non ho mai dormito meglio!- Lo baciò spingendolo di nuovo sotto di sè. -Certo che, se sorvegli così i tuoi prigionieri...- Ridacchiò.
-Ci credi se ti dico che sei l’unico sorvegliato speciale della mia vita?- Arrossì leggermente.
Malfoy non gli rispose. Lo fissò intensamente ed Harry seppe che gli credeva.
-Adesso dobbiamo prepararci- Guardò l’orologio e sbuffò. -Devo portarti al processo-
-Starai sempre con me, Harry?-
-Per tutta la vita- Gli sorrise rassicurante.
Si alzarono e si rivestirono con calma.
-Hai fame? Vuoi che prenda qualcosa alla mensa del ministero?-
-Meglio di no: ho fame, ma non credo che digerirei nulla, adesso...-
-Hai paura?-
-Harry- Gli baciò la mano. -Avrei dovuto averne prima.... ma se tu sei con me, non mi arrenderò a loro-
Harry gli sorrise. -Andiamo-
Harry conosceva la vecchia e fredda segreta dalle pareti di pietra scura, scarsamente illuminate dalle torce, c’era stato tanto tempo prima, quando i Dissennatori l’avevano attaccato e lui si era dovuto difendere.
Lungo il corridoio incontrò Ron, lo aspettava. Nella sala del processo dovevano già essere tutti pronti. Bastava che entrassero loro.
Al centro della stanza c’era una sedia con i braccioli coperti di catene. Sospirò: non avrebbe voluto far sedere lì Draco, ma non c’era scelta.
Lo condusse alla sedia e lo fece sedere. Le catene si serrarono subito in torno alle sue braccia, spiegazzando la stoffa della giacca.
Draco guardava di fronte a sè, con un’espressione imperturbabile. Harry si collocò accanto a lui ed il suo atteggiamento bastò a far capire che non si sarebbe spostato di lì.
C’erano molte persone, non tutte del Winzegamot. Oltre ai maghi dalla veste color prugna con la W argentata sul lato sinistro del petto, c’erano molti spettatori.
Harry riconobbe alcuni Auror, membri della famiglia Malfoy, impettiti ed alteri, alcuni insegnanti di Hogwarts, membri del ministero.... fino a quel momento non si era reso conto dell’importanza di quel processo. Gli tremò il cuore in petto e cercò lo sguardo di Draco, ma lui guardava imperterrito davanti a sè.
Il segretario del ministro della magia si alzò in piedi e si schiarì la voce.
-Processo per direttissima contro Lord Draco Malfoy, accusato di essere un Mangiamorte e quindi un traditore ed un assassino.
Inquisitori:...-Cominciò una lunga lista di nomi a cui seguirono quelli dei testimoni della difesa: Harry Potter e Ronald Weasley, Auror; Hermione Granger, Sottosegretario del Ministro della Magia; Albus Percival Wulfric Brian Silente, Presidente del Wizengamot (al suo nome si sollevò un mormorio); Severus Piton, Insegnante di Hogwarts.
Il Ministro della Magia si alzò in piedi e srotolò una lunga pergamena, cominciando a leggere.
-Lord Malfoy, lei è accusato di essere un Mangiamorte, di aver fatto ripetutamente uso di incantesimi proibiti, di aver guidato l’esercito di voi_sapete_chi, di aver organizzato l’assalto del 27 maggio di due anni fa alla Gringott, nel quale morirono diciannove impiegati e vennero trafugati ingenti tesori, magici e monetari, di aver partecipato all’assalto al Ministero della Magia e di aver istigato l’incendio all’ospedale San Mungo, di aver ucciso Teodor Rast, ex ministro della magia, Ellabeth Harper, veggente che collaborava con gli Auror nella ricerca di voi_sapete_chi, Brus Crock, .......(la lista fu lunga) ... e Narcissa Black Malfoy, vostra madre-
Un forte brusio si alzò dagli astanti. Harry si girò di scatto verso Draco, sconvolto. Aveva ucciso sua madre?
-Lord Malfoy, come vi dichiarate riguardo queste accuse?-
-Colpevole- Scandì Draco, quasi sfrontatamente.
Altro mormorio.
Il ministro chiamò allora i testimoni della difesa, anche se pareva non ce ne fosse più bisogno.
La prima fu Hermione. Dato il suo ruolo al ministero, la cosa suscitò molto scalpore.
Hermione testimoniò di come, anni addietro, Malfoy fosse stato costretto con la forza, dal padre, a diventare un Mangiamorte, menzionò il suo tentativo di fuga, fallito quando Lucius Malfoy uscì da Azkaban.
Venne poi il turno di Ron. Confermò la storia della fuga di dieci anni prima, spiegò che Draco si era arreso senza opporre resistenza e, specificò, lui, a scuola, l’aveva sempre trovato antipatico, tanto più che era un Serpeverde, per cui non lo aiutava in nome di una vecchia amicizia.
Il Professor Piton raccontò della sua esperienza come Mangiamorte, ricordò come, ormai da anni, fosse reinserito nella società magica, parlò a lungo di Lucius, di quale uomo terribile e padre oppressivo fosse stato per il suo giovane protetto.
Draco pareva infastidito dalla sua testimonianza.
Poi fu la volta di Harry. Raccontò di che ragazzo meraviglioso fosse stato (e forse esagerò un pochettino), descrisse la sua resa e, poi, fu il suo turno di sollevare il chiacchiericcio: -Vi chiedo ufficialmente di non condannare Malfoy alla detenzione in nessun carcere, ma di dare a me la sua custodia. Ho motivo di ritenere che sia la scelta più sicura e per lui e per me: ci sono ancora dei servi di Voldemort in libertà: potrebbero cercare di liberare il loro capo, in tal caso credo che nessuna prigione sarebbe abbastanza sicura. Sul luogo della sua consegna lascerò parlare Silente, che concorda con me su questo punto-
Silente, infatti, perorò la richiesta di Harry. Ricordò a tutti che Malfoy era stato un allievo quasi modello e riportò alla memoria, ad uso di tutti, il giorno in cui dovette firmare il suo trasferimento. -Inoltre, miei cari signori, credo che Hogwarts sia ben più sicura di qualsivoglia carcere. Come tutti sapete risulta un po’ difficile trovare un valido insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Avendone, il signor Malfoy, una conoscenza, diciamo, di prima mano, credo che potrebbe essere un ottimo insegnante per i miei ragazzi-
Malfoy strabuzzò gli occhi, convinto che il vecchio preside, ormai, si fosse del tutto rincitrullito e, dalla folla, si alzarono molte proteste.
I membri del Wizengamot si ritirarono per qualche minuto a discutere: lo svolgimento del processo aveva preso una piega per loro del tutto inaspettata.
-Preside Silente!- Lo chiamò Draco, mentre l’anziano mago si ritirava dal centro della stanza.
-Figliolo, io ho un grosso debito con te: non ho salvaguardato a dovere il tuo futuro, quindi, questo è il minimo che posso fare per te. E poi, sono sicuro che saresti davvero un buon insegnante, Draco- Gli strizzò l’occhio e si allontanò, dietro la sedia dell’imputato.
Il Wizengamot impiegò quasi un’ora per trovare una linea comune per affrontare la questione.
-Lord Malfoy- Iniziò il Ministro. -Alla luce delle inaspettate e non trascurabili testimonianze, questo consiglio ha deciso di sospendere la sua condanna alla pena capitale, quale sicuramente sarebbe stato altrimenti condannato e di condannarla alla reclusione ad Hogwarts. Impiegherà il resto della sua vita a formare giovani maghi affinché non cadano vittime delle Arti Oscure. Le viene, inoltre vietato di fare uso della magia, se non sotto la supervisione di altri insegnanti di Hogwarts o del suo custode: l’Auror Harry Potter, che da questo momento sarà destinato a tempo indeterminato alla sua sorveglianza. Le viene, inoltre, ordinato, di denunciare i suoi ex complici a questo tribunale....- Detto questo, il ministro della Magia, a cui un segretario aveva consegnato la bacchetta di Draco, sequestrata il giorno precedente dagli Auror, la prese in mano e la spezzò. La bacchetta produsse alcune scintille e poi perse vita.
-...Infine, le vengono sequestrati tutti i suoi beni mobili ed immobili, il maniero e gli altri castelli a lei appartenenti verranno battuti all’asta o destinati agli usi che il Ministero riterrà opportuni. L’udienza è tolta!-
Le catene ai polsi di Draco si sciolsero ed Harry si trattenne dall’abbracciarlo subito.
Tutto intorno si sentivano voci e sedie che strisciavano sul pavimento.
Draco rimase seduto, ancora incredulo.
-Draco? Vieni, andiamo- Harry gli porse la mano.
-Sono libero? Dimmi che non è un sogno!-
-He he, libero non è la parola giusta: non potrai lasciare il castello di Hogwarts-
-Harry! Harry!- Draco era saltato in piedi, abbracciandolo di slancio.
-Volete uscire?- Li interruppe la vocina un po’ isterica di Ron.
-Arriviamo!- Gli rispose Harry, ansioso di lasciare quella stanza.
Nel corridoio li attendevano i difensori di Malfoy, pronti a sorridergli ed abbracciarlo.
-Grazie... io... scusate, ma non so cosa dire!-
-Dì che ti impegnerai con i tuoi allievi e che non ho rinunciato a quella cattedra per niente!- Gli rispose Piton, abbracciandolo come se non volesse più lasciarlo.
-Professore, così mi soffoca!-
-Non devi più chiamarmi professore, Draco!- Lo riprese Piton, mentre tutti ridevano.
Silente aveva le lenti un po’ appannate, era felice di aver riportato a casa uno dei suoi ragazzi.
-Ehm, Ron?- Iniziò Harry. -C’è niente che mi devi dire?-
-Come? No, non credo-
-Ma.. Hermione sta bene?-
-Certo! No, Herm?-
-OH, Harry! Sai quanto Ron si agiti facilmente! Non volevo dirgli che aspetto un bambino ancora per un mese o due!-
-Co.... cos...- >Pum< Ron era svenuto per lo shok.
-Cosa avevo detto?- Sbuffò Hermione, estraendo la bacchetta ed operando un incantesimo di levitazione sul marito.
-Adesso andiamo, è meglio tornare ad Hogwarts- Intervenne Silente.
Mentre tutti li precedevano, Harry prese per un braccio Draco e lo fece rallentare.
-Avanti, Harry, chiedi pure- Lo incoraggiò Draco.
-Perché tua madre?-
Draco sospirò. -Io le volevo bene, Harry. Ma lei non ne ha mai voluto a me. Avevo ottenuto il rispetto di mio padre, ma mai il suo affetto. Forse avevo iniziato ad odiarla, ma le volevo davvero tanto bene: non volevo che lei affrontasse tutto questo- Si girò verso la stanza che avevano appena lasciato. -Non volevo vederla umiliata. Quando ha capito che la stavo uccidendo.... lei mi ha visto per la prima volta, Harry. In quel momento ha saputo di avere un figlio e di non essere stata una brava madre. Riesci a capirlo?-
-Non credo, io non ho avuto genitori con cui confrontarmi. Ma non credo sia importante, adesso-
Uscirono. Il cielo era terso, l’aria era calda: stava per cominciare luglio: Draco avrebbe avuto tempo per calarsi nel suo ruolo di insegnante.
-Sai, pensavo, adesso sei povero davvero-
-Vuoi scherzare, Harry? Ho tanti di quei conti in giro, sotto falsi nomi, che non riusciranno mai a farmi diventare povero! E la mia famiglia ricomprerà il maniero, alla prima occasione...-
-Quello pensavo di comprarlo io- Lo sorprese Harry.
-Cosa?-
-Voglio fare l’amore con te a casa tua almeno una volta! Poi, pensavo che il San Mungo ha bisogno di una nuova sede. Una donazione da parte tua non sarebbe affatto male!-
-Tu scherzi! Ne ho abbastanza di donazioni! Non immagini quanto m’è costato liberarmi di quella gatta morta di Pancy!-
Harry sorrise.
Appena iniziarono a scendere le scale del ministero (so che non ci sono, ma mi servivano per la scena. ndN), furono aggrediti da una folla di giornalisti e fotografi che li riempirono di domande e di flash.
Tra di loro Draco riconobbe una sua vecchia conoscenza: Rita Skiter e la chiamò a gran voce. -Rita! Lo vuoi uno scoop? Fa preparare il tuo fotografo!-
Draco si girò di tre quarti e prese per il fianco Harry, che era un paio di gradini sopra di lui e lo baciò.
La foto che fu stampata sui giornali, il giorno seguente, somigliava molto alle foto babbane, tanto poco i due soggetti si muovevano.
In compenso il loro bacio si classificò quarto nel guinnes dei baci più lunghi.

Fine
 


O_O: Amore, vuoi che mi tolgano la tua custodia?
-_-: Ma dai Harry, per un bacetto!
>°-°<: Bacetto? Tu non hai il senso della misura, ragazzo! Siete quarti nell’albo dei record! Non so se mi spiego!
-_-: appunto: siamo solo quarti!
O_O: Abbiamo tutto il tempo per migliorare, tesoro, vieni qui!!
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Besos, Nuel