DISCLAIMER: Mamma Rowling è troppo occupata per la gravidanza, quindi ha delegato me per scrivere il sesto libro!^^
DEDICHE: A Cla, vera Potter-maniaca, a Nia’, anche se non le piace questo pair ed a TUTTI coloro che hanno scritto Draco_harry prima di me: se non avessi leto le vostre non mi ci sarei mai messa!
*Ogni commento/critica/quel che volete è sempre graditissimo!*
 

 



Il marchio del mangiamorte

parte II

di Nuel

 

Il treno era appena partito. Draco aveva caricato il suo baule e poi era sceso alla chetichella. L’idea era quella di “sparire”. Avrebbe trascorso le feste di Natale nella Stanza delle Necessità, a fare l’amore con Harry ed a dimenticare la sua famiglia. Era decisamente nervoso e, se non avesse avuto il suo ragazzo a tenergli la mano, mentre il treno partiva, probabilmente non avrebbe avuto la forza per stare lì nascosto.
Harry lo teneva saldamente per mano, lo accarezzava e gli dava qualche casto bacio rincuorante. I suoi occhi verdi erano risoluti come mai prima di allora e Draco ci si aggrappava nel tentativo di trovare la forza ed il coraggio che a lui mancavano.
Da quando, una decina di giorni prima, si erano messi insieme, quasi non era passata notte che non avessero usato la stanza per incontrarsi e pianificare il loro piano, dopo aver abbondantemente usufruito dell’ampio letto che era comparso dal loro terzo incontro. Rimanevano abbracciati tra le lenzuola scomposte e parlavano finché il sonno non li coglieva.
A Draco, quello, era sembrato il paradiso ed ora si ritrovava catapultato all’inferno dall’angoscia che gli serrava lo stomaco. Aveva fatto una scelta senza scampo, senza perdono: non avrebbe più rivisto i suoi genitori, il vecchio maniero.... improvvisamente si trovava povero e senza un posto dove andare. Harry aveva detto che gli avrebbe pagato la retta di Hogwarts, se fosse stato necessario, poteva permetterselo. Scherzando aveva anche detto che avrebbe convinto i gemelli Weasley ad assumerlo come commesso nel loro negozio.... era inorridito all’idea.
Draco abbracciò forte Harry, il fischio del treno era ormai lontano; anche volendo, non avrebbe potuto tornare indietro.
Harry Potter correva lungo il corridoio del settimo piano con le braccia piene di viveri. La scuola era più frequentata del solito, quell’anno. Dal ritorno di Voldemort, Hogwarts era considerato uno dei pochi luoghi sicuri e molti genitori avevano preferito che i figli rimanessero a scuola per Natale, riservandosi di andarli a trovare, in quel giorno. Silente, per venire incontro ai tanti che si erano espressi in tal maniera, aveva disposto di organizzare una grande festa, il 25 dicembre con studenti e genitori.
Dentro l’accogliente nascondiglio, Malfoy attendeva il suo ritorno con un discreto appetito. Non poteva recarsi a mangiare nella Sala Grande con gli altri, dal momento che era ufficialmente tornato a casa, così, ai suoi pasti, doveva pensare Harry.
-Scusa, ci ho messo un po’ per evitare tutta la gente nei corridoi degli altri piani-
-Fa niente- Malfoy addentò voracemente una fetta di torta al cioccolato. Dopo avrebbero avuto tutto il tempo per tornare alla loro occupazione preferita. All’idea Malfoy sorrise ed Harry dovette capire le sue intenzioni perché arrossì leggermente prima di sorridere a sua volta.
Draco non perse tempo e, ingoiato in un sol boccone l’ultimo pezzo di torta si lanciò su Harry, facendolo cadere sul divano ed assaltandogli le labbra.
Harry apprezzò il sapore di cioccolato e si rilassò immediatamente, ormai perfettamente a suo agio tra le braccia del suo ex rivale.
Le loro effusioni vennero interrotte bruscamente. Su una parete della Stanza compare una specie di finestra, anzi, una cornice. La voce di Narcissa, la madre di Draco, echeggiò particolarmente dura e Draco scattò in piedi con gli occhi sgranati.
Harry gli fu subito accanto. Nella cornice, videro Narcissa salire i gradini del castello con passo rapido e battagliero, Piton le si fece subito incontro, con sguardo preoccupato.
-Narcissa!- La salutò. Dalla sua voce si sentiva tutta la sua angoscia.
-Dov’è, Severus? Draco è affidato a te finché è a scuola!-
-Non so cosa dirti... è salito sul treno...-
-Ma non vi è sceso!-
Piton sembrava incredulo, era impallidito e guardava disorientato la donna.
Silente giunse subito dopo.
-Lady Malfoy, a cosa dobbiamo il piacere di una sua visita?-
-Esigo una spiegazione, Silente! Dov’è mio figlio?-
Silente alzò un sopracciglio.
-Non capisco.... il giovane Draco ha preso il diretto come sempre-
Narcissa ebbe un tremito d’ira. La professoressa McGranitt, accanto a Silente, trattenne il fiato.
-Dov’è Potter?- Chiese la donna come sapesse qualcosa che loro ignoravano.
-Cosa c’entra Potter?- Chiese sorpreso il preside.
-Potter non fa che infastidire mio figlio! Sicuramente deve avergli fatto qualcosa!-
Harry fissò Draco con espressione interrogativa e questi si spostò nervosamente da un piede all’altro, mormorando “Scusa”, ma tutta la sua attenzione era rivolta alla madre.
-Narcissa, ragiona: Potter non può aver fatto nulla per far sparire Draco- Intervenne Piton, con familiarità.
Silente sospirò e disse alla McGranitt di andare a chiamare Harry, in modo da convincere la donna che lui non era il responsabile della sparizione di suo figlio.
-Devo correre giù, Draco! Se non mi trovano saranno guai!- Diede un bacio al volo a Malfoy, che sembrava terrorizzato e si precipitò nel corridoio.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!- Mormorò rapidamente, toccando una vecchia pergamena con la punta della sua bacchetta. La Mappa del Malandrino, dono di qualche anno prima dei gemelli Weasley, ma, originariamente, opera di suo padre e dei suoi amici, si era sempre rivelata utile: Harry controllò sulla mappa la posizione della McGranitt e la intercettò in modo da sembrare che fosse appena uscito dalla Casa di Grifondoro.
-Oh! Potter, la stavo proprio venendo a chiamare. Mi segua, per favore, abbiamo bisogno di lei-
-E’ successo qualcosa, professoressa?- Chiese Harry con falsa innocenza.
Scendendo le scale la McGranitt gli spiegò cosa fosse accaduto con un tono che faceva benissino capire cosa pensasse di tutta la situazione.
-.... e se Malfoy avesse deciso di scappare da quella famiglia, avrebbe tutta la mia comprensione!- Concluse l’insegnante.
-Si, ma... lady Malfoy non crederà sul serio che c’entri io!- Rispose Harry, sperando di essere convincente.
Giunti all’ingresso, Harry si trovò, per la prima volta, faccia a faccia con la madre di Draco e riuscì a capire la sua tensione: Narcissa aveva una sguardo di ghiaccio, che pareva riuscire a trapassarti parte a parte, dal suo volto non trasparivano emozioni.
-Signora- Iniziò Harry, prima che la donna potesse attaccarlo. -La professoressa McGranitt mi ha spiegato la situazione, ma le assicuro che io non ne so nulla!- Harry sapeva che Draco stava assistendo a tutta la scena e non voleva essere sgarbato con sua madre.
-Lo vedremo, Potter! Esigo che il castello sia ispezionato palmo a palmo, Silente! Se mio figlio è qui dovete trovarlo!-
-Ma Narcissa...-Tentò di interromperla Piton.
-Io rimarrò al castello fino a quando non salterà fuori! Chiaro, Silente?!-
-Se vuole tenerci compagnia per il Natale, cara Lady Malfoy, ne saremo davvero felici, ma... in quanto a ritrovare qui Draco.... le abbiamo già detto di averlo visto salire sul treno-
Narcissa sembrò ignorare le parole di Silente e dette il braccio a Piton, che la accompagnò verso la Casa di Serpeverde.
Harry aveva trattenuto il fiato: avere Narcissa al castello poteva essere pericoloso. Sperava che Draco mantenesse il sangue freddo.
-Grazie Potter, torni pure ai suoi impegni- Gli sorrise Silente.
Harry non se lo fece ripetere e corse subito al settimo piano, face aprire la porta e vi si catapultò dentro.
-E adesso come facciamo, Harry?!- Draco sembrava sull’orlo di una crisi di pianto: aveva il viso arrossato, le sopracciglia contratte ed i suoi splendidi occhi azzurri erano lucidi. Harry trovò che, pur somigliando molto agli occhi di sua madre, erano completamente diversi: negli occhi di Draco si potevano leggere i suoi pensieri.
Lo trovò irresistibile, così fragile e spaventato e lo baciò d’impulso.
Draco si rilassò un po’ contro di lui. -Harry- Mormorò contro la sua spalla.
-Non temere! Troveremo una soluzione.... Devi scrivere a Silente e dirgli tutto! Lui saprà cosa fare!-
-No! Harry lui è il preside! Non può mettersi nei guai per coprire uno studente!-
-Se gli dici che questo Natale devi diventare un Mangiamorte ti troverà un nascondiglio ancora più sicuro di questo! Vedrai! Fidati di Silente!-
Dopo qualche tentennamento, Draco decise di ascoltare il consiglio di Harry e scrisse una lettera al preside.
“Professor Silente,
so che mia madre è al castello e mi sta cercando. Sono nascosto qui e, con lei così vicino, non mi sento al sicuro. Vuole che diventi un Mangiamorte, dovrei incontrare l’Oscuro Signore la notte di Natale, ma io non voglio. La prego, mi aiuti.
Draco Malfoy”
Harry si diresse alla guferia e chiamò Edvige. Sapeva che Silente avrebbe riconosciuto la sua civetta e che avrebbe capito che Harry conosceva il nascondiglio di Malfoy. Gli sembrava la soluzione migliore. Legò alla zampa della sua candida civetta la lettera indirizzata al Professor Silente, Ufficio del Preside.
La mattina di Natale, vale a dire due giorni dopo, Narcissa ripartì. Avrebbe dovuto spiegare a Voldemort perché suo figlio non era con lei ed Harry non la invidiava affatto.
-Bene Harry, puoi dire al tuo amico che può festeggiare il Natale con tutti noi- Gli strizzò l’occhio, dietro le lenti a mezza luna, il professor Silente.
Harry fece un gran sorriso e corse a chiamare Draco.
Quella notte non aveva dormito nel suo dormitorio, quindi non aveva ancora scartato i suoi regali, ma non gli importava molto: la cosa più importante era stata augurare “buon
Natale” al suo amore subito dopo la mezzanotte e mettergli tra le mani la sua collezione completa di figurine delle cioccorane.
Draco gli aveva regalato un medaglione d’argento con effigiato una chimera dalla testa di leone ed il corpo di serpente. Mentre Harry lo guardava ancora sorpreso, Draco aveva premuto il medaglione su un lato, facendo scattare una piccola molla. Il medaglione si era aperto lasciando vedere un piccolo Draco che gli mandava un bacio con la mano.
Ad Harry era piaciuto tantissimo. L’aveva subito messo al collo ed era riuscito a strappare un sorriso a Draco che, con Narcissa al castello, non era riuscito a rilassarsi nemmeno per un momento.
All’ora di pranzo scesero assieme nella Sala Comune per mangiare assieme a tutti gli altri. La sala era affollata di studenti e genitori. Piton guardò Draco come si trattasse di un fantasma e quando Malfoy si sedette accanto ad Harry, al tavolo di Grifondoro, furono in molti a guardarlo con sorpresa, ma la festa continuò e tutte le spiegazioni vennero rimandate a dopo.
Silente non mandò a chiamare i due ragazzi fino al giorno seguente. Voleva che trascorressero serenamente il Natale.
Il giorno dopo, Draco ed Harry furono accompagnati dalla professoressa McGranitt e dal professor Piton nello studio del preside. Tutti i ritratti alle pareti erano molto attenti, in particolare Nigellus Phineas, che vantava una lontana parentela con i Malfoy.
Piton aveva la consueta aria severa e scrutava Draco che spesso cercava la mano di Harry per il confortante tocco di un istante.
-Allora, signor Malfoy, vuole dirci cosa è successo?- Chiese Silente, particolarmente gentile.
-Ecco...- Draco si fece coraggio e raccontò di come, la notte prima di cominciare il nuovo anno scolastico, fosse stato deciso il suo ingresso nelle fila di Voldemort. I tre insegnanti ascoltavano molto attentamente. In particolar modo Piton, che si stringeva il braccio. Lui doveva capire particolarmente bene il senso delle parole del suo protetto, essendo stato lui stesso un Mangiamorte.
-Molto bene, Draco. Ammiro il tuo coraggio ed apprezzo la tua scelta: d’ora in poi considera Hogwarts la tua casa e non temere nulla: qui sarai al sicuro- Aveva commentato Silente al termine del racconto, con una familiarità del tutto nuova nei confronti del ragazzo.

La settimana seguente, la scuola riaprì i battenti e tutti gli studenti tornarono per riprendere le lezioni.
Hermione e Ron sommersero Harry di abbracci e chiacchiere. I loro genitori si erano conosciuti. I signori Granger erano stati ospiti per un paio di giorni della Tana ed avevano scoperto, finalmente, alcune delle cose che Hermione studiava, ma che, essendo ancora minorenne, non aveva potuto mostrare loro. Erano rimasti incantati dalla magia! In compenso, il signor Weasley aveva familiarizzato con alcuno oggetti babbani, come il cellulare, la stilografica e la macchina fotografica e sarebbe stato ospite, con Molly, Ron e Jinny dei futuri consuoceri, durante le vacanze di Pasqua.
Le lezioni ripresero normalmente ed Harry e Draco ebbero meno tempo da passare assieme. Il ritorno di Tiger e Goyle, poi, che non facevano che assillare Draco di domande sulla sua sparizione, non faceva affatto bene al loro rapporto. Ogni notte attendevano che i corridoi fossero deserti per andare nella loro stanza segreta, per poter passare almeno la notte assieme, senza scocciatori. La maggior parte delle volte si addormentavano come sassi appena toccato il cuscino.
Un po’ prima della metà di febbraio, mentre Ron cercava disperatamente qualcosa da regalare ad Hermione per San Valentino ed assillava Harry con “Questo le piacera?”, “Che ne diresti di questo?” e frasi simili, Harry vide, s’immaginò la scena e comprò un cane di peluches che scodinzolava e faceva le feste al suo padrone.
-Me lo può incartare, per favore?- Chiese alla commessa.
-Hei, Harry, per chi è quel cane?-
-Bhe, tra poco è San Valentino, Ron- Gli sorrise enigmatico, lasciandolo con un palmo di naso. Harry già immaginava quel cane di pezza tenere compagnia al suo Draco quando non potevano stare assieme. Per lui doveva essere dura sapere di non avere più una famiglia a cui fare ritorno.
Il giorno di San Valentino, Harry e Draco si scambiarono due pacchetti rettangolari con la carta bianca a cuoricini rossi, li scartarono e... trovarono due identici cani di pezza a scodinzolare rivolgendo loro gli occhi di bottone.
Risero forte e presero i loro cani di pezza che cominciarono ad annusarsi a vicenda come dei cani veri.
Qualche giorno più tardi, Ron chiamò da parte Harry.
-Harry, mi sono accorto che da alcune notti non dormi più al dormitorio... cosa fai ogni notte?- Ron sembrava preoccupato per lui ed Harry si trovò in imbarazzo.
Come faceva a dire al suo migliore amico che, da più di un mese, gli nascondeva di avere un ragazzo? Bhe, si disse Harry, non era proprio una cosa facile da dire... e poi Ron l’aveva trascurato parecchio da quando stava con Hermione, quindi non c’era nulla di strano se non aveva avuto modo di dirgli alcune cose.
-Harry?- Lo incitò Ron. Aveva un’espressione ridicola da quanto era preoccupato.
-Ron... io non ti chiedo come passi il tempo quando tu ed Hermione siete soli...-
Ron sgranò gli occhi. -Vuoi dire che passi ogni notte con una ragazza?!-
-Più o meno...-
-Ti sei messo con qualcuno e non mi hai detto nulla!?-
-Tu eri sempre occupato con Hermione...-
-Chi è? La conosco? Di che Casa è? Cavoli deve averne di fegato per uscire ogni notte! Ma dove andate?-
-Usiamo la Stanza delle Necessità- Disse Harry con un filo di voce.
-Oh... ecco perché non siete mai stati scoperti... Ma, vuoi dirmi chi è?-
Harry sospirò e guardò il suo amico chiedendosi se dovesse dirglielo.
-E’ di Serpeverde-
-COSA?!-
-E si, lo conosci-
Ron sbatté le palpebre un paio di volte, forse aveva capito male. -Chi?-
-Malfoy-
Ron rimase in silenzio per qualche secondo, forse cercando di identificare una ragazza che avesse quel cognome, ma, per quanto ci pensasse, l’unico Malfoy che gli veniva in mente era Draco.
-Non c’è nessuna Malfoy ad Hogw...”LO” conosco?!-
Harry sospirò. Ormai era fatta.
-LO CONOSCO?- Sbraitava Ron, rosso in faccia più dei suoi capelli.
-TU E DRACO MALFOY? MA TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? COSA VUOL DIRE CHE STAI CON LUI? SIETE DUE RAGAZZI, HARRY.....- La luce della consapevolezza illuminò il suo sguardo. -Oh... cioè, tu e lui...-
Harry annuì un po’ più rilassato.
-Ma... tu sei stato con Cho e Malfoy aveva una storia con la Parkinson...-
Harry fece spallucce e gli sorrise. -Stiamo insieme, Ron-
Ron lo fissava allibito ed Harry si sentì in dovere di raccontargli come fosse iniziata la loro storia.
-Oh, adesso capisco- Ron teneva le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia corrugate.
-Non capisco come tu possa andarci d’accordo, comunque... vorrà dire che mi tratterrò dal fare battutacce su di lui-
-Grazie, Ron. Sai, ora Draco ha bisogno di farsi qualche amico...-
Ron spalancò di nuovo gli occhi, preso dal panico. Lui diventare amico di Draco Malfoy? Ma era fantascienza!
Tuttavia, il giorno dopo, messa a parte della cosa pure Hermione, i due acconsentirono a fare una tregua per dare una possibilità a Draco di fare amicizia con loro.
Draco non era molto convinto che potesse funzionare, ma Harry aveva insistiti tanto che non aveva potuto rifiutare.
Per quella notte, la Stanza delle Necessità assunse l’aspetto di un comodo ed elegante salotto. Harry fu costretto a fare due volte il percorso col mantello dell’invisibilità per portare tutti e tre alla meta: erano finiti i tempi in cui Hermione, Ron e lui potevano stare comodamente nascosti assieme: sia lui che Ron si erano alzati di parecchi centimetri ed Hermione era diventata molto più florida... Harry immaginò che, a Ron, la cosa non dispiacesse affatto.
Draco li attendeva con ben dissimulato nervosismo. Stare solo con Harry era una cosa, sopportare la Granger e il pezzente babbanofilo era un’altra! Almeno la Granger aveva cervello, quel Weasley, invece, era una testa calda!
La porta si aprì e Draco vide entrare per primo Harry. Gli occhi gli si illuminarono ed ogni timore svanì.
Harry li invitò a sedere sul divano e si affrettò a prendere posto accanto a Draco. La conversazione stentava a partire. Harry era raggiante e sembrava che a Malfoy non importasse che di lui: gli aveva preso una mano e gliela aveva baciata galantemente. Harry era sempre colpito da quei gesti che Malfoy compiva con tanta disinvoltura. Evidentemente facevano parte del retaggio della sua famiglia, immaginava che Lucius dovesse avere un atteggiamento simile con Narcissa e se ne sentiva lusingato.
Hermione li fissava con un sorriso nervoso ed eccitato: Malfoy aveva un atteggiamento tenero con Harry e la cosa la colpiva molto positivamente. Ron, dal canto suo, sembrava trovare l’arredo assolutamente irresistibile: continuava a girare lo sguardo intorno senza riuscire a fissare il suo migliore amico e... e quell’altro.
-Bene! Così... voi due... da quant’è che state insieme?- Hermione tentò di rompere il ghiaccio.
-Da subito dopo te e Ron- Le sorrise Harry.
La ragazza sembrò sorpresa un momento, poi arrossì di colpo. Aveva appenna realizzato che Harry passava ogni notte in quella stanza con Malfoy a fare.... mentre lei e Ron, che si conoscevano molto meglio erano fermi a qualche tampa prima.....forse sarebbe stato il caso di dare una spintarella al suo ragazzo, la prossima volta che avessero avuto modo di essere soli-...................
-Harry mi ha raccontato una tua iniziativa per gli elfi domestici, Granger... Hermione- Draco decise di prendere in mano la situazione, per non deludere Harry e per dare una possibilità ai due che, evidentemente, non erano stati educati nell’intrattenere un ospite.
-Il C.R.E.P.A.!- S’illuminò Hermione, battendo le mani. Per lei il ghiaccio era rotto: cominciò a parlare a ruota libera dei diritti dei poveri elfi domestici sfruttati.
Draco, pur non essendo d’accordo con lei, l’ascoltò fino in fondo per poi ribattere in modo squisitamente garbato adducendo spiegazioni razionali al “perché” non fosse d’accordo. Hermione ne fu molto colpita: non solo Malfoy parlava con lei senza insultarla, per una volta, ma si dimostrava per quello che era: il rampollo di una famiglia nobile ed antica ed uno studente diligente e riflessivo.... non le rispondeva con i “E’ sempre stato così e basta” di Ron. La conversazione dilagò in Storia della Magia e Cure delle Creature Magiche. Harry li ascoltava rapito. Draco continuava a tenergli la mano e gliene accarezzava il dorso col pollice. Ad Hermione il particolare non sfuggì e, a fine serata, era entusiasta di Malfoy.
Ron aveva sbadigliato parecchie volte, trovava l’atteggiamento di Malfoy superbo e falso, tuttavia, anche a lui non poterono sfuggire l’espressione felice di Harry e le attenzioni che il loro rivale di sempre aveva per lui.
-E’ stato un vero piacere conoscere questa tua faccia Malfoy!- Lo salutò, con un sorriso radioso, Hermione, prima di andare via.
-Anche per me lo è stato e- Fece un piccolo elegante inchino. -per favore, chiamami Draco-
-Va bene, Draco- Rispose lei, tutta contenta, saltellando un po’ sulla punta dei piedi.
-Weasley- Salutò poi l’altro Grifondoro che era rimasto in silenzio quasi tutta la sera.
-Malfoy- Rispose Ron, accettando, però, di stringergli la mano, quando l’altro gliela porse.
Harry, felice come non mai, si strinse al braccio del suo ragazzo, che gli soffiò un dolce “Buona notte, Harry” sulle labbra.
Harry allungò il collo per colmare i pochi centimetri di distanza, dati dalla maggiore altezza di Malfoy e lo baciò delicatamente.
Hermione arrossì un po’ e sorrise, abbassando lo sguardo, Ron si girò, imbarazzato e forse anche un po’ infastidito, dall’altra parte, poi si avviarono ai rispettivi dormitori. Data l’ora tarda le possibilità di essere scoperti erano poche, ma, per sicurezza, Harry fece stipare i suoi due amici sotto il mantello dell’invisibilità ed affidò la mappa del malandrino al suo ragazzo.
Malfoy era felice: aveva accontentato Harry ed era andato tutto bene. Aveva dimostrato di essere una persona diversa da quella che loro pensavano ed aveva scoperto che la Granger non era poi tanto male, nonostante le sue strambe idee che potevano venire solo da una figlia di Babbani. Weasley, come aveva supposto, non si era rivelato migliore di quanto si aspettava, ma dato che Harry gli era affezionato, avrebbe portato pazienza e, prima o poi, anche lui si sarebbe rassegnato alla loro relazione.
Sorridendo a questo pensiero, Draco si addormentò pensando che, forse, la vita non era male, anche senza essere un Malfoy.
Nei giorni seguenti, furono letteralmente sommersi di compiti. Hermione, ancora decisa a salvare la media dei voti di Ron ed Harry, nonostante nei cinque anni precedenti avesse solo potuto aiutarli nei compiti, più o meno volentieri, ebbe un’idea che riuscì a coinvolgere almeno Harry.
-Perché non organizziamo un gruppo di studio includendo anche Malfoy?!-
Le due coppie presero, così, a frequentare un tavolo un po’ isolato, nella sezione dei libri proibiti, in biblioteca.
Nei primi giorni di aprile, l’aria frizzante che annunciava l’arrivo imminente della primavera, portò anche un certo movimento al Ministero della Magia, che si concretizzò verso la metà del mese, quando, ricevendo la Gazzetta del Profeta, come ogni mattina, Hermione fece un piccolo strillo, coprendosi subito la bocca con la mano e lanciando uno sguardo spaventato al tavolo di Serpeverde.
Draco Malfoy, più o meno contemporaneamente, pallido e nervoso, si alzò dal tavolo della prima colazione ed uscì rapidamente dalla Sala Grande.
Hermione passò il quotidiano ad Harry che si soffermò su un grande titolo in prima pagina, sotto cui spiccava la foto sorridente di Lucius Malfoy. “Lucius Malfoy lascia Azkaban”, recitava il titolo. Harry non lesse le righe seguenti: quelle quattro parole erano sufficientemente preoccupanti. Si alzò e lasciò di corsa la Sala, cercando di raggiungere Draco.
Draco era decisamente spaventato: opporsi a sua madre era fattibile, ma con suo padre non avrebbe mai potuto spuntarla. Nascondersi non sarebbe servito a nulla.
Quel giorno lui ed Harry saltarono le lezioni. Rimasero in silenzio, seduti uno accanto all’altro per diverse ore, in un’aula vuota. Non avevano nulla da dirsi. Draco fissava con sguardo cieco il pavimento, qualche metro davanti a sè ed Harry cercava inutilmente il modo per rincuorarlo.
Verso l’ora di cena Hermione e Ron entrarono lentamente nell’aula ormai in penombra.
-Harry? Draco?- Li chiamò la ragazza.
I due alzarono la testa e le porsero due pallidi sorrisi. Incoraggiata, Hermione si avvicinò, sedendosi sui talloni, davanti a loro e prendendo le loro mani.
-Avete saltato il pranzo, non avete fame?-
-Dai, Malfoy, vedrai che non succederà niente!- Intervenne Ron, cercando di risollevare quella situazione.
-Grazie Weasley- Gli sorrise Draco. Aveva gli occhi stanchi e non c’era nessuna allegria nel suo sguardo.
-Andiamo a cena, Harry- Gli chiese porgendogli la mano. Quando sentì le dita di Harry appoggiarsi sul suo palmo, Draco lo attirò a sè, abbracciandolo in una stretta possessiva e spaventata.
-Ci sono io con te- Gli sussurrò Harry, rispondendo al suo abbraccio.
Nonostante le pietanze squisite, però, i ragazzi non riuscirono che a sbocconcellare qua e la, prima di decidere di passare il resto della sera assieme.
Hermione avrebbe voluto fare di più, ma capì che l’unica cosa che poteva fare era prendere Ron per mano e portarlo via, lasciando Harry e Draco da soli.
Non dormirono, quella notte: uno sgradevole senso d’attesa si era impadronito di loro.

Qualche ora prima dell’alba, alla finestra dello studio del preside, un grosso falco recapitò una pergamena al professor Silente.
L’anziano preside inforcò le lenti a mezza luna con lo sguardo ceruleo che si snebbiava rapidamente dal sonno.
Srotolò la pergamena e sospirò. Riconobbe subito la grafia elegante e forte di Lucius. La scorse rapidamente e si sedette alla sua scrivania, sentendosi improvvisamente vecchio.
Aveva temuto qualcosa del genere. Era stato studente ed insegnante ad Hogwarts, poi era diventato preside e il suo più grande orgoglio era sempre stato di aver messo i suoi studenti al di sopra di tutto: crescerli non solo come maghi, ma anche come uomini giusti e buoni... parecchi erano morti, altri erano diventati famosi, nel bene e nel male: c’era stato Tom.... un ragazzo così promettente, se solo lui avesse avuto più esperienza.... avrebbe voluto essere un padre per lui, ma Tom non accettava l’aiuto di nessuno... e guarda cos’era diventato! Aveva dovuto rinnegare il suo stesso nome per una parvenza di felicità, eppure non poteva essere felice: Tom era solo come quando era un bambino e, come un bambino, cercava di attirare l’attenzione in modo sconsiderato. Era diventato potente e tutto il suo potere non lo faceva stare meglio, anzi... c’erano stati i Malandrini, Silente sorrise. James era sicuramente il più appariscente, il più brillante, di certo, era Sirius, ma la sua attenzione andava a Remus.... anche lui si era sentito solo, emarginato, ma avava accettato di farsi aiutare ed aveva trovato dei buoni amici. C’era anche Severus... quanti grattacapi gli aveva dato, per poi pentirsi subito e correre da lui a chiedergli aiuto... e Lucius.... avrebbe voluto fare di più, per lui, per suo figlio, ma, di nuovo, gli veniva impedito. Avrebbe potuto rifiutare, certo, ma prima sarebbe stato meglio parlare col giovane Draco. L’alba cominciava a rischiarare i tetti del castello. Avrebbe fatto chiamare Malfoy da Piton.
Appoggiò la richiesta di nulla hosta per il trasferimento straordinario del ragazzo a Durmstrang, tamburellando lievemente le dita sulla scrivania..

La colazione non fu un bel momento per Draco ed Harry, che dovettero separarsi per dirigersi alle rispettive tavole.
Erano seduti solo da qualche minuto, quando Hermione attirò l’attenzione di Harry.
-Guarda, Harry: Piton si è avvicinato a Draco-
Harry si girò e guardò la scena. Piton parlava velocemente all’orecchio di Draco che annuiva, poi il professore si allontanò e Draco gettò uno sguardo nella sua direzione.
Al temine della colazione Harry cercò di raggiungere Draco, ma il Serpeverde era già stato affiancato da Piton e si dirigevano verso l’ufficio di Silente.
Harry si morse il labbro... avrebbe voluto andare con loro, ma che scusa inventava?
Hermione lo afferrò per un braccio.
-Vieni Harry, andiamo a lezione. Vedrai Draco dopo-

L’ufficio di Silente era ingombro di ogni genere di artefatto magico. I muri, alti ed imponenti, erano tappezzati dei ritratti dei vecchi presidi.
Draco non provò neppure a contare quanti occhi si posarono su di lui al suo ingresso. Erano tutti occhi preoccupati, comunque. Una morsa gli chiudeva lo stomaco, avrebbe voluto avere Harry accanto.
Silente lo guardava da dietro la scrivania. Non sorrideva come era solito fare e sembrava abbattuto. Gli porse una pergamena, senza dire una parola.
Draco la lesse. Non c’era una parola rivolta a lui, solo il perentorio ordine di suo padre di firmare il trasferimento del figlio a Durmstrang.
-Malfoy- Lo chiamò Silente, distraendolo dai suoi tetri pensieri. -Malfoy, non firmerò il nulla hosta se non vuoi andare. Non c’è solo Hogwarts, l’Ordine della Fenice sarebbe felice di avere cura di te, se volessi sfuggire a tuo padre-
Draco lo guardò pensieroso, riflettendo.
-Draco, il preside ha ragione- Intervenne Piton, appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Io vi ringrazio molto...- La voce gli tremava. -Vi sono davvero grato, credetemi, ma non posso...-
-Draco!- Insistette Piton.
-No- Una lacrima sfuggì al suo controllo, mentre cominciava a tremare. -E’ mio padre, professore!- Draco cominciò a singhiozzare e si rifugiò tra le braccia del suo insegnante di pozioni che lo abbracciò con affetto paterno.
Silente avrebbe voluto abbassare lo sguardo, ma sapeva che doveva imprimersi quella scena nella mente: stava di nuovo lasciando che un suo allievo si perdesse.... si ripromise che avrebbe fatto qualunque cosa per aiutare Draco Malfoy.

Harry attese pazientemente. Le lezioni mattutine erano terminate, e pure il pranzo, ma di Draco non c’era traccia. Al tavolo degli insegnanti aleggiava un’aria lugubre e mancava Piton. Harry aveva notato che Silente evitava di guardare nella sua direzione, aveva marinato la prima ora del pomeriggio e si era diretto verso i sotterranei. Avrebbe voluto sapere la parola d’ordine per entrare nella Casa di Serpeverde, invece che restare davanti all’ingresso, imbambolato, senza sapere cosa fare.
Aspettava già da un po’ quando l’ingresso si aprì. Ne uscì Piton, che sembrava assai stupito dal ritrovarselo davanti.
-Cosa ci fai qui, Potter? Dovresti essere a lezione!-
-Cercavo Malfoy- Rispose Harry, senza mentire, la voce ridotta ad un suono basso e lamentoso.
-Sono qui, Harry- Draco spuntò dietro all’insegnante, tirandosi dietro il proprio baule.
Harry guardò la sua aria avvilita ed il baule con crescente timore.
-Vai da qualche parte?- Gli chiese desiderando che gli rispondesse di no.
-Harry....- Draco aveva un groppo in gola che gli impediva di parlare. Lasciò la maniglia del baule e prese per mano Harry, trascinandolo nel parco.
-Cosa sta succedendo, Draco?- Gli chiese Harry quando ormai erano abbastanza lontani dal castello.
-Mio padre... Harry, mi trasferisce a Durmstrang-
-Cosa?... Ma... Non può farlo! Mancano meno di due mesi al termine della scuola!-
-Harry, mio padre è Lucius Malfoy: ottiene sempre quello che vuole-
-E Silente? Devi parlare con lui: sicuramente...-
-Harry! L’ho già fatto: Silente mi ha offerto la protezione dell’Ordine della Fenice...-
-Ma allora non c’è problema!- Esultò Harry.
-Io ho rifiutato-
-Cos’hai fatto?- La voce gli si era ridotta ad un sussurro.
-Ho rifiutato Harry. Obbedisco a mio padre-
-Ma... ma noi?- Harry stava per scoppiare a piangere. -Dicevi di non voler diventare come lui... dicevi di voler stare con me.... dicevi...- Un singhiozzo lo interruppe.
-Ho solo sedici anni, Harry e non me la sono mai cavata da solo in vita mia... ho bisogno di mio padre....-
-Vigliacco!- Gli urlò in faccia Harry, pieno di rabbia.
Ormai piangevano tutti e due.
-Mio padre arriverà a prendermi tra poco, Harry...-
-E allora va da lui! Sei solo un vigliacco e un bugiardo! Ti odio!-
Draco si sporse un po’ in avanti: avrebbe voluto salutarlo con un ultimo bacio, ma si ritrasse subito, sapendo che avrebbe, al massimo, ottenuto un pugno.
-Addio Harry- Attese ancora un momento, ma Harry non lo guardava neppure più in faccia. Draco si asciugò gli occhi con la manica e si sfilò la sciarpa di Serpeverde, lasciandola cadere ai piedi di Harry, gli diede le spalle e cominciò ad allontanarsi.
Harry alzò lo sguardo su di lui, raccolse la sciarpa e la strinse forte. Sentiva il profumo di Draco. Aveva passato le ultime due settimane a pensare a come dirgli una cosa senza trovare il coraggio di farlo perché, ogni volta, il cuore gli impazziva nel petto e perdeva il respiro.
-Ti amo- mormorò appoggiando le labbra sulla lunga striscia di lana morbida e sentì di non poterlo lasciare partire senza averglielo detto.
Grosse lacrime salate gli avevano bagnato gli occhiali, lasciando aloni nebbiosi davanti ai suoi occhi.
Draco era già rientrato al castello.
Si mise a correre, corse più veloce che potè.
Quando Harry, ansante, arrivò al castello, Lucius Malfoy stringeva un braccio del figlio come per impedirgli di scappare. Due elfi domestici avevano preso in consegna il baule e Lucius si dirigeva con passo spedito e marziale verso la porta.
Vide il nobiluomo fermarsi un istante e socchiudere gli occhi, trovandoselo davanti, ma poi, con uno sbuffo lo oltrepassò, tirandosi dietro il ragazzo.
-Draco...- Lo chiamò piano, non potendo impedirselo.
Il ragazzo si girò verso di lui, sorridendogli tristemente e modulando delle parole con le labbra, perché il padre non lo udisse.
“Ti amo, Harry”
“Ti amo...” Lo imitò Potter, stringendo la sua sciarpa, con, di nuovo, le lacrime agli occhi, mentre le due figure di spalle e quelle degli elfi e del baule già venivano assorbite dalla luce del pomeriggio.

Fine
 


O_O: Ma come “fine”? Mi separi dal mio amore?
-_-: Che pretendi da una sadica del genere, Harry? Comunque ti prometto che troverò il modo per tornare da te, amore mio!
O_O Me lo giuri, Draco?
-_-: Certo Harry! Non potrei vivere senza di te!
>°-°<: Ehm.... scusate... piccioncini, e lasciare fare tutto a me, dato che manca ancora l’epilogo?
-_-: Di te non mi fido! Sei Babbana e mi sa che sbavi pure dietro a mio padre!
>°-°< : *_Luuuciuuus!_* >SBAV!!<