Parte 1/?

I personaggi sono miei, anche se ho preso un po' ispirazione qua e là. I commenti sono ben accetti come sempre!!!!

Sei-chan

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Il mago Astaris

parte I

di Sei-chan



 

- Non dirmelo… è stato Astaris, non è vero?- disse l’uomo bruno alla sua compagna dai lunghi capelli, osservando le scene di panico per le strade del villaggio. C’erano spiriti che uscivano ululando da tutte le case, facendo fuggire le persone terrorizzate, e a terra erano rimasti dei feriti. Nessun morto, no, ma tanti feriti. Troppi, per una volta sola.

- Questa volta ha esagerato- riprese l’uomo, stringendo i pugni. Aveva giurato sulla sua vita di fermare Astaris il più presto possibile.

 

Un bellissimo ragazzo vestito di una lunga tunica azzurra cavalcava a dorso di mulo sulla strada che portava fuori dalla città. Non guardava né a destra né a sinistra, e d’altronde la gente che incrociava fingeva di non vederlo. Il suo abito lo identificava perfettamente. Attraversò la porta ad est della città e poco dopo abbandonò la strada battuta, ed il mulo si inoltrò in un sentierino di erba schiacciata che conduceva ad alcune delle case isolate dei contadini. Il giovane oltrepassò anche quelle e giunse al limitare di una macchia d’alberi, attraversò un fiumicello su un ponte di assi e finalmente si arrestò davanti ad una piccola casa immersa nel silenzio del bosco. Legò la sua cavalcatura ad un palo della tettoia, lasciandolo a brucare l’erba tranquillo e bussò alla porta. Immediatamente una voce gli rispose.

- Entra!-

Il giovane spinse la porta ed entrò nell’unico locale in penombra.

- Ben trovato, fratello!- salutò il giovane. Il padrone di casa si affrettò ad aprire le imposte per far entrare un po’ di luce e sorrise al suo ospite.

- Salute a te, fratellino!- rispose al saluto. Era anch’egli un uomo giovanissimo, con i capelli biondissimi e una lunga tunica nera. Si avvicinò all’altro e si scambiarono un bacio piuttosto profondo, poi il padrone di casa lo fece sedere e gli offrì da bere. Il ragazzo sorseggiava la tisana calda guardando di sottecchi il suo ospite.

- Che cos’hai, Eli?- gli chiese questi.

- Tu sei l’uomo più strano che mi sia capitato finora-.

- Perché ti costringo a venire a casa mia, così fuori città?-

- In effetti anche per questo. Mastro Darmian pretende che tu mi paghi da quando esco dalla casa, e poi quando vengo qui mi trattieni ulteriormente con tutte queste gentilezze…-

L’altro rise. - Hai paura che mi manchi il denaro?-

- No, no… anche se verrei frustato se non portassi il denaro… no, è che persone così gentili con uno come me non capitano spesso!-

- Hai ragione! Ma entrambi quando ci facciamo vedere in città non attiriamo sguardi propriamente benevoli… questo ci accomuna-.

- Sembra che tu conosca bene quello che capita a noi-.

- Meglio di quanto tu non creda…-

- Come?-

- No, niente… vuoi dell’altra tisana?-

- Vorrei cominciare a fare il mio lavoro, se permetti…- sorrise il ragazzo, avvicinandosi all’altro e sedendoglisi in grembo.

L’altro non si fece pregare. Eli era l’unica compagnia umana che si concedeva, eccettuate le persone che si servivano delle sue magie, ma quelli non erano né di compagnia né suoi amici.

- Qualcosa mi diceva che avresti abbondato anche questa volta!- disse Eli quando l’altro gli consegnò il denaro: come al solito, più di quello che gli spettava.

- Be’, tienili: ti serviranno per pagarti il riscatto-.

Eli sospirò. Non sarebbe comunque servito a niente: anche se fosse riuscito a mettere insieme la cifra che gli serviva, il suo padrone l’avrebbe venduto a qualcun altro prima di farselo scappare… altre persone gli avevano raccontato che era così che andava. Comunque era ora di andare: doveva vedere un’altra persona quella sera, anche se sarebbe restato volentieri.

- Buona serata, Eli!-

- Non scherzare! Ci vediamo la prossima volta, Astaris!-

Astaris guardò Eli allontanarsi piano nel crepuscolo, finché non fu del tutto scomparso. Lo aspettava un’altra sera e un’altra notte da solo. Da quando aveva conosciuto Eli, quella solitudine gli pesava, molto di più di come gli era pesata fino a quel momento. Aveva sempre pensato che bisognasse essere soli per esercitare un potere immenso come quello che aveva lui, ma adesso non ne era più tanto sicuro. Aveva perso chi amava per quel potere maledetto, e non ne aveva ricavato se non odio. Odio in cambio di amore: un’equazione sbagliata in partenza.

 

Syrius era chiuso nella sua cabina da mezza giornata, a inghiottire la rabbia per quel nuovo disastro provocato da Astaris. Quel mago rinnegato combinava guai quasi in ogni parte del paese, sia personalmente che tramite le pozioni e gli incantesimi che vendeva a chi aveva abbastanza denaro per comprarseli e pochi scrupoli per usarli. Ma Syrius se la prendeva troppo, sembrava una cosa personale, qualcosa che non le aveva mai rivelato e che aveva a che fare con il mago in modo molto molto stretto.

- Ti va di mangiare qualcosa?- chiese Maira, la maga della nave, bussando alla sua porta.

Syrius fece un verso che significava “no”.

- Syrius, è da quando abbiamo lasciato quel villaggio che sei strano-.

- Ho giurato che Astaris avrebbe smesso di fare queste cose, e invece non sono riuscito a fare niente… neanche a scoprire dove diavolo si nasconde! Ma ogni giorno che passa c’è qualche altro guaio!- sbottò Syrius, alzandosi in piedi di scatto.

- Purtroppo lui è più potente di me, non sono in grado di scoprire…-

- Non devi fare niente! Non hai niente da rimproverarti. Devo trovarlo io… e fermarlo io!-

Maira tornò turbata nella sua cabina. Non l’aveva mai visto così e temeva che facesse qualcosa di irreparabile. Syrius giurò ancora sulla sua vita che, per Dio, l’avrebbe fermato. Non l’avrebbe mai ammesso, neppure con se stesso, ma la verità era che si sentiva in colpa, terribilmente in colpa per ciò che Astaris era diventato.

Incrociarono una nave che probabilmente era partita da Jarifa solo da un paio di giorni. Bene, ancora poco tempo e poi, per fortuna, in città, conosceva qualcuno che era in grado di fargli passare i pensieri, anche se solo per qualche ora.

 

- Ben trovato, fratello!- salutò Eli entrando in casa di Astaris. Erano passati solo tre giorni dal loro ultimo incontro ma per entrambi il tempo non era passato mai.

- Accomodati pure, Eli- disse Astaris, assorto. Aveva qualcosa in mano e sembrava che avesse difficoltà a staccarne gli occhi, o meglio, riluttanza. Eli lo osservò, incuriosito, ma troppo discreto per fare delle domande.

- Ho una bottiglia di ottimo sidro, ti va di assaggiarla con me? Da solo non mi va di berla-.

Eli acconsentì di buon grado, e mentre l’altro prendeva la bevanda ed i bicchieri, ebbe modo di osservare l’oggetto che impensieriva Astaris. Era una spilla piuttosto grande, di quelle che servivano per chiudere l’abito o per ornare le cinture nelle occasioni più solenni; era un cerchio formato da due serpenti attorcigliati fra di loro, che parevano baciarsi nel completare il cerchio. Uno dei due aveva due minuscoli topazi come occhi, mentre l’altro due granati. La spilla sembrava vecchia e poco curata; il tempo aveva posato una patina opaca sui due corpi di metallo, ma non sugli occhi, che splendevano come se fossero stati lucidati ogni giorno da mani amorevoli. Se quell’oggetto faceva sospirare in quel modo Astaris, chissà che storia c’era dietro. Il simbolo che raffigurava era quello dell’amore eterno…

Astaris fu di ritorno e si accorse dell’interesse di Eli per l’oggetto.

- Ti piace?- gli chiese sorridendo.

In genere Eli non si sarebbe permesso, ma si disse che Astaris non si sarebbe arrabbiato.

- Sì… è un oggetto… curioso… potrei sapere che cosa…-

- L’oggetto è curioso e lo sei anche tu!- rise l’altro. - Non indovini da te?-

Eli arrossì.

- Visto che hai capito? Sì, è un pegno d’amore… di un amore lontano, ormai… non credevo di averlo conservato, e non so neanche perché l’ho tirato fuori, poco fa…-

- Forse volevi ricordarlo…-

- E’ una cosa finita da troppo tempo, ormai… e questo pegno è solo un brutto ricordo…-

- Doveva amarti molto se ti ha fatto questo regalo-.

- Voleva solo farsi perdonare e rientrare nel mio letto… mi riempiva di cose del genere, ma… le ho gettate tutte… quasi-.

Eli tacque. Non gli piaceva quando uno dei suoi clienti arrivava a ricordare una storia passata… poi non sapeva mai come comportarsi. Forse adesso sarebbe stato meglio togliere il disturbo…

- Era da tanto che non ci pensavo più, Eli… chissà perché proprio oggi…-

- Una volta ho sentito che i maghi possono vedere le persone a cui appartengono certi oggetti…- disse piano il ragazzo.

Astaris rise.

- Ci avevo pensato anche io, ma… mi fa già molto male ripensarci, se dovessi cercare di… ma perché non vieni qui a consolarmi un po’?-

Meno male che gliel’aveva chiesto lui. Non voleva contrariarlo sembrando inopportuno.

- Abbracciami, piccolo…-

Eli comprese che per quel pomeriggio Astaris non aveva intenzione di andare avanti. Lo circondò con le braccia accarezzandolo, cullandolo dolcemente.

Si staccarono controvoglia quando la luce nella casa cominciò a farsi più fievole. Eli doveva tornare; anche quella sera, di sicuro, ci sarebbe stata molta gente; tre o quattro navi erano attese nel porto.

- Arrivederci, Astaris, e… ehm…-

- Ah, senti, Eli… vuoi questa spilla? A me non serve più, anzi, non voglio più…-

- Ma è un tuo ricordo! I pegni d’amore…-

- Se non la vuoi tu la butto nel fiume, giuro!-

- D’accordo, allora… comunque, non la venderò…- aggiunse piano il ragazzo, come ad intendere che gliel’avrebbe restituita se l’avesse rivoluta.

- Basta che la fai sparire… buona serata-.

- Come sempre-.

Astaris si appoggiò alla porta godendosi la frescura e lo stormire degli alberi. Sì, meglio liberarsi anche di quel ricordo: era il simbolo di una promessa, come tutte le altre, non mantenuta.

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La nave di Syrius attraccò che il sole era ancora alto. Il marinaio scese non appena la nave fu ferma, e, senza aspettare nessuno, andò al bagno pubblico per togliersi di dosso la stanchezza e la rabbia che ancora gli era rimasta, e poi andò al bordello.

- Buongiorno, signore- lo accolse sulla porta una splendida ragazza, poco più che una bambina, invitandolo ad entrare. Quando si fu accomodato su una delle poltrone, batté le mani e da alcune porte abilmente dissimulate dai drappeggi uscirono fanciulle flessuose e sorridenti che si apprestarono a servirlo di dolci e bevande.

- Preferisci una donna o un uomo?- si informò la ragazza.

- Mandami Eli, per favore, e fa’ presto-.

- Mio signore, Eli in questo momento non c’è, mi dispiace. Se vuoi posso…-

- No, lo attenderò- concluse Syrius, sperando di non dover attendere molto. Eli era in grado di calmarlo e di farlo sentire meglio di chiunque altro.

Eli rientrò dalla porta secondaria e si diresse alla sua stanza, per darsi una rinfrescata prima di riprendere il lavoro. Si era appena tolto la tunica quando la domestica venne a chiamarlo.

- Eli, fa’ presto, Syrius ti sta aspettando da un’ora, e non vuole altri che te-.

Eli sospirò. Non aveva neanche il tempo di rimettersi in sesto! E non si aspettava l’arrivo di Syrius, a dire la verità. Si sciacquò il viso rapidamente, scelse un unguento alla mirra per profumarsi -Syrius adorava la mirra- e indossò una tunica verde, quella che piaceva di più a Syrius. Mentre drappeggiava la cintura attorno alla vita, si ricordò della spilla di Astaris e l’appuntò alle pieghe della stoffa. Quando giudicò di aver fatto un buon lavoro, scese le scale e andò a presentarsi al marinaio. Quando questi lo vide, si alzò in piedi, ed Eli gli prese le mani inchinandosi, e rialzandosi lentamente in modo che il profumo arrivasse a Syrius.

- Mi hai fatto attendere, questa volta-.

- Tu non mi hai avvertito del tuo arrivo- ribatté Eli sedendosi su un cuscino ai suoi piedi e riempiendogli il bicchiere. Chiacchierarono amabilmente per qualche minuto, poi Eli si alzò e lo condusse in una saletta privata, su un divano. Qui si sedette sulle ginocchia di Syrius e accettò i tuoi baci ricambiandoli sapientemente.

- Vieni qui…- disse Syrius accarezzandolo con prepotenza e ghermendogli la spilla che sosteneva la cintura. La staccò e, prima di gettarla da una parte, la osservò distrattamente per un attimo, ma fu troppo: immediatamente il cuore gli si fermò.

- Mio signore, che…-

- Chi te l’ha data?- chiese con durezza il marinaio.

- Ma, io, signore…- boccheggiò Eli, senza capire, cercando di riprendersela.

- Chi te l’ha data, dimmelo!- urlò Syrius, allontanandolo con il dorso della mano, mandandolo a cadere sul divano. Eli ebbe paura, e si lasciò sfuggire una lacrima senza volerlo.

- Mi… mi dispiace, mio signore, io…-

- No, no, ti prego, scusami tu- disse dolcemente Syrius, calmandosi. - Non intendevo spaventarti. E’ solo che… credo di conoscere questa spilla. Chi te l’ha data?-

- Non ti dirò il suo nome…-

- Era un pegno d’amore, ma probabilmente è solo un caso… se ne sarà liberato anni fa…-

- Sei certo che sia tua?- Eli era stupito e meravigliato: se la spilla fosse stata davvero il pegno che Syrius aveva dato al suo amato, voleva dire che si trattava di Astaris… era una coincidenza strana e meravigliosa.

- Scrissi io stesso queste parole, qui dietro: Tuo Per Sempre, vedi?-

Eli non aveva nemmeno notato la scritta, ma non sarebbe stato capace comunque di leggerla.

- Il tuo desiderio non si è avverato…-

- Eli, dimmi dove l’hai presa. Se l’hai acquistata da qualcuno, dimmelo, perché sto cercando da troppo tempo la persona a cui appartiene!-

- Io… non posso… davvero-.

- Astaris… dimmi solo se il suo nome è questo- Era assurdo: l’aveva cercato per mari e monti e ora, che era ad un passo dal ritrovarlo, quel ragazzo glielo impediva per uno stupido scrupolo!

Eli annuì.

- Dove vive? Tu sai dove vive, vero?- Aveva preso a scuoterlo per le spalle, ma Eli aveva chiuso gli occhi, spaventato.

- Ti prego, Eli, devi dirmelo… lui è un mago! È una persona pericolosa! Terribile!-

- Non è vero! È gentile, e…-

- Portami da lui, te ne prego. Ti pagherò bene, ti do tutto quello che vuoi…-

- Mi… mi frusterebbero se lo facessi, no, non voglio, io…-

- Allora… allora va’ da lui e portagli un mio messaggio. Digli che lo voglio incontrare, te ne prego-

- Sì, questo posso farlo… ma non oggi… domani…-

- Domattina?-

- Solo nel pomeriggio… ti prego, non ti arrabbiare con me…-

- La nave resterà nel porto solo per quattro giorni, Eli… domani sera voglio avere una risposta-.

Eli rimise a posto la cintura mentre Syrius se ne andava turbato. Il padrone si accorse che il marinaio si era trattenuto con Eli solo per pochi minuti e raggiunse infuriato il ragazzo.

- Hai contrariato il tuo cliente?- gli ruggì contro, alzando una mano per colpirlo, poi si fermò: se sul suo viso fosse rimasto il segno, non avrebbe potuto lavorare se non quando gli fosse sparito. E fra un paio di giorni sarebbe arrivato un mercante di schiavi a cui voleva venderlo; gli avevano fatto sapere che il ragazzo stava mettendo insieme il denaro per il proprio riscatto. Invece prese la frusta che teneva alla cintura per casi del genere e lo colpì, sulla schiena e sulle gambe, finché ne ebbe voglia: una bella lezione ogni tanto era quello che serviva.

Eli non riuscì ad addormentarsi quella notte, per il dolore delle botte ma anche per l’agitazione: temeva molto anche la reazione di Astaris.

L’indomani verso sera Syrius fu trattenuto dagli affari della nave più di quanto sperava; quando andò a cercare Eli, questi era già uscito; il suo progetto era quello di seguirlo per scoprire dove vivesse Astaris, ma a quel punto doveva aspettare il ritorno del ragazzo.

 

Eli bussò alla porta di Astaris. Sperò che non ci fosse, ma l’altro da dentro rispose, sorpreso.

- Chi è? Eli? Ma che cosa ci fai qui?-

Avrebbe dovuto dirgli subito il messaggio di Syrius e andarsene; fra l’altro era uscito senza permesso e non voleva che se ne accorgessero; ma non riuscì a spiccicare parola.

- Oggi non ti aspettavo… entra, entra pure-.

Quando fu dentro la casa, fu ben chiaro ad Eli il perché era restio a parlargli di Syrius: se l’avesse fatto, avrebbe potuto perderlo… lui e il marinaio avrebbero potuto tornare insieme, e lui l’avrebbe perso… no, voleva che continuasse ad essere suo… soltanto suo.

- Ehm, io… avevo voglia di vederti, sai…-

- Scommetto che ne vuoi sapere di più sulla mia spilla, non è vero?- rise Astaris. Era affaccendato intorno a qualcosa che stava cuocendo sopra il fuoco, i cui colori evanescenti si mescolavano con un effetto ipnotico.

Eli scosse la testa. - Volevo solo… stare con te… un po’-

Astaris rise di nuovo. - Anche io ci ho pensato tanto, questa notte… a volta mi piacerebbe ritornare indietro e vedere se…-

Astaris si fermò, vedendo Eli turbato fino alle lacrime.

- Ma Eli, che cosa c’è?-

- Niente, niente…- disse il ragazzo cercando di scappare via. Astaris lo afferrò per la tunica, che gli scivolò giù dalle spalle, scoprendo la schiena segnata.

- Eli… Eli, che cosa è successo?-

Eli continuò a piangere, ma più per la confessione di Astaris che per le frustate.

- Se ti fanno un’altra volta una cosa del genere, dimmelo, la pagheranno!- esclamò Astaris, ed Eli si sentì ancora più sconvolto: se gli avesse detto di Syrius, non ci sarebbe stato più nessuno a preoccuparsi per lui…

Senza più una parola Eli andò via, terrorizzato per la reazione di Syrius e per quella del suo padrone se si fosse accorto della sua fuga.

- Dove diavolo sei stato fino ad ora?- non aveva avuto nemmeno il tempo di rientrare che Mastro Darmian l’aveva afferrato e trascinato nel retro. Questa volta le frustate furono molto di più, direttamente sulla pelle nuda, nonostante le sue suppliche e le sue lacrime. Gli parve un tempo infinito prima che il padrone si decidesse a lasciarlo in pace. Non fece in tempo a rivestirsi che gli dissero che Syrius lo stava aspettando. Provò a ricomporsi per non fargli vedere che aveva pianto, ma non ci riuscì.

- Che cosa ti è successo?- si preoccupò il marinaio.

- Nie… nte- cercò di fingere Eli, ma ruppe in un singhiozzo. Syrius cercò di abbracciarlo, ma Eli gridò: le ferite erano ancora brucianti.

- Ti hanno picchiato? Fammi vedere…- Syrius vide le ferite fresche e anche quelle del giorno prima.

- Perché ti hanno picchiato? Dimmelo!-

- Pe… perché sono uscito… senza permesso… scusami, io… non sono riuscito a parlargli, e…-

Dannazione! Sapeva che avrebbe dovuto seguirlo!

- Senti, domani devi assolutamente parlargli, hai capito? Devi dargli il mio messaggio! Parlerò io col padrone e ti aspetterò qui! Giura!-

Syrius insistette tanto che Eli dovette giurare. L’indomani era tesissimo: aveva giurato,e non avrebbe potuto fare finta di niente… Syrius aveva preteso che andasse subito, quella mattina presto, e naturalmente Eli non si era accorto che il marinaio lo stava seguendo. Bussò alla porta di Astaris, poi si azzardò ad entrare: non c’era nessuno, e ne fu sollevato. Tornò indietro sempre senza vedere Syrius, il quale, non appena Eli si fu allontanato, si avvicinò alla casa. Improvvisamente inciampò, cadde violentemente a terra, poi qualcosa lo costrinse a rialzarsi, e si accorse di non riuscire più a muoversi.

Continua...


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