Ho scritto questo racconto prima dell’uscita dell’ultimo libro, quando ancora non si sapeva come J.K. Rowling avesse deciso di terminare la sua saga.

Chi vorrà leggere questo racconto si scordi l’ultimo capitolo e pensi solo a come è finito il 6°.

È la prima volta che mi cimento in un simile genere e spero di non aver troppo esagerato.

Tipo : Harry x Draco

I personaggi, come per tutti, o di proprietà dell’autrice… ma anche di tutti noi.


 


 

 

Il guinzaglio di Draco

 

Parte III - Il racconto di Ron

 

di Lady Radcliffe

 


 

Draco si stava annoiando…

La scuola era cominciata da poco più di due settimane e a parte lo studio non aveva nulla con cui occupare il tempo…

Non gli era più consentito spadroneggiare sui primini… gli avevano tolto il titolo di prefetto ( lo aveva ereditato Blaise ) e allontanato dai suoi amici che, per paura delle proprie famiglie, lo avevano isolato.

Alcuni serpeverde, le cui famiglie erano al servizio di Lord Voldemort, non perdevano mai l’occasione d’insultarlo o attaccarlo. Anche Tiger r Goyle gli avevano voltato le spalle. Era sicuro che l’Oscuro Signore fosse in questo momento molto adirato per esserselo fatto scappare…

Aveva deciso, allora, di studiare il suo guardiano: poteva rivelarsi un’attività utile… senza considerare che il Ministro della Magia si aspettava da lui un rapporto regolare sulle attività del ragazzo.

Riusciva a seguirlo ovunque tranne che ai bagni e nell’infermeria dove Madama Chips sigillava la porta al suo ingresso con l’incanto Colloportus…

Ciò nonostante non era riuscito a scoprire cosa Harry, Madama Chips e la McGranit nascondessero a tutti. Era evidente che lo stessero curando con una qualche pozione che aveva come effetto collaterale l’eccessiva crescita dei capelli e lo stato di euforia matutina.

Aveva altresì notato che anche il professor Lupin, quando poteva, lo fermava nei corridoi per chiedergli della sua salute.

Quelle schiappe dei suoi amici non sapevano niente… era palese. Non sospettavano nulla!

Chi lo avrebbe mai detto, pensò il biondo, che Potter sapesse essere un così grande attore al punto da ingannare tutti?Da mascherare così bene il suo segreto?

 

 

 

 

Draco aveva avuto modo di notare che Harry riceveva dalle 2 alle 3 lettere al giorno.

Ron e Hermione erano incuriositi da questa novità. Nessuno scriveva più a Harry da quando era morto Sirius Black.

Harry, forte della loro curiosa invadenza, si divertiva a fare il misterioso.

Generalmente a scrivergli erano i membri dell’Ordine… soprattutto coloro che volevano tenersi aggiornati sul suo stato di salute… asfissianti!

 - Ma quanto rompete…!- sbuffò Draco esasperato dal chiacchiericcio fastidioso di quei due. – E se avesse la ragazza? – buttò la.

 - Davvero? – chiese la Granger rivolta a Harry.

Harry non rispose.

Ron, che sapeva tutto di lui, era al corrente del fatto che aveva troncato con sua sorella Ginny e perché. La domanda della ragazza era del tutto fuori luogo.

Entrambi sapevano che si era impegnato a non coinvolgere nessuno sentimentalmente fino a quando non avesse chiuso i conti col Signore Oscuro.

 - No che non è vero… non essere stupida! – rispose Ron al posto di Harry.

 - Peccato, pensavo che ci avessi ripensato… -

 - No, non ci ho ripensato. – rispose Potter con aria serissima e risoluta.

Draco lo fissò. Che cosa stava succedendo?

Oh, si ma certo! Ora ricordava… l’anno scorso Harry e la piccola rossa facevano coppia e ora non era più così.

Cos’era cambiato? Che fosse stata la morte di Silente a far prendere una decisione simile allo “sfregiato”?

Draco osservò lo sguardo chiuso del ragazzo di cui ogni giorno scopriva nuove sfumature caratteriali… e pensare che sembrava una persona tanto banale! Lo stomaco gli sfarfallò e i pensieri partirono per lidi proibiti…

 - Chi ti scrive? -  la voce di Ron strappò l’ex-serpeverde dalle sue riflessioni.

 - Mmm … vediamo: Tonks, Moody… e tua madre. – rispose Harry.

 - Mamma!? – si stupì il rosso.

 - Oh, si, tutti i giorni. –

 - Com’è possibile? Scrive più lettere a te che a me che sono suo figlio! –

Harry scrollò le spalle.

 - Ho capito! – esclamò Ron – Siccome sei diventato bello e affascinante si è presa una cotta per te! –

Draco ebbe un cenno di disgusto.

 - Non fare lo scemo, Ron. - rispose Harry e poi si volse verso Malfoy con un sopracciglio alzato.

 

 

 

 

Gli allenamenti del quiddich cominciarono verso la metà di Ottobre.

Harry, che era all’ultimo anno, aveva ceduto il ruolo di capitano a Ginny.

Si era infilato la divisa e, Firebolt in spalla, era sceso al campo per l’allenamento.

Aveva quasi varcato l’entrata del campo di gioco quando una strana forza lo aveva bloccato, inchiodandolo a terra.

Ron lo aveva guardato strano, lui aveva scosso le spalle e si era imposto di avanzare un passo alla volta.

- Amico, che ti succede?- chiese Ron non capendo il problema.

- Non lo so… mi sembra di trainare la locomotiva di Hogwarts! – sbuffò affaticato Harry cercando di salire sulla scopa e riuscendo a staccarsi dal suolo solo di qualche centimetro.

- Allora? – lo incitò Angelina.

- Non capisco… - borbottò cercando di alzarsi in volo con uno colpo di reni….

 

Draco era rilassato sotto il getto caldo della doccia. Il suo programma per quel sabato mattina prevedeva: colazione e compiti in biblioteca mentre Potter svolazzava per il campo di Quiddich assieme a quegli scoppiati dei suoi compari.

Ad un tratto una sensazione di sottovuoto s’impadronì di lui, togliendogli il fiato.

Una forza invisibile e irrefrenabile lo catapultò fuori dalla doccia… come tirandolo per l’ombelico…il suo tentativo di appigliarsi a qualcosa per contrastare la spinta all’indietro diede come unico risultato il fargli acchiappare al volo un asciugamano che si affrettò ad avvolgersi attorno ai fianchi quando la forza misteriosa lo buttò fuori dalla stanza e giù per le scale della Torre… i piedi bagnati che scivolavano sulla pietra….

- Signor Malfoy, cosa crede di fare conciato così? - urlò scandalizzata la preside quando lo vide. Attorno a lei le ragazzine strillavano imbarazzate ( eccitate e maliziose) mentre i maschi ridevano di gusto.

- Professoressa! Non lo so… è come se qualcuno mi stesse trascinando! – le disse disperato, rosso in viso, non riuscendo in alcun modo a frenare il suo percorso, tenendo stretto l’asciugamano che a malapena copriva il suo corpo completamente nudo...

- Potter! -  esclamò la donna portando la mano al volto, illuminata da un’intuizione. – Mi aspetti, signor Malfoy, vengo con lei! –

- Ah, si?... e dove stiamo andando? – le urlò. Irritato al solo pensiero che c’entrasse quello sfregiato in quella situazione imbarazzante.

- Ovunque si trovi il signor Potter, è chiaro! –

- Al campo di quiddich, allora… - sbuffò il biondo.

 

Un suono di voci acute giunse dal castello fino al campo dove si allenava la squadra di quiddich del Grifondoro mentre Harry lottava contro la forza misteriosa che lo tirava a terra.

Una delle ragazze che in quel momento stava volando alto, emise un piccolo urlo e poi scoppiò a ridere attirando l’attenzione dei membri della squadra che la raggiunsero.

- Ma che cosa succede? – chiese Harry infastidito.

- Oh, devi vedere! Miseriaccia! Malfoy che corre mezzo nudo per il prato mentre la Preside e mezza scuola lo inseguono! -  rise a crepapelle Ron facendogli la cronaca.

- Come? –

Neanche a dirlo, più il biondo si avvicinava, più il grifondoro riusciva a prendere quota.

- Harry, vengono qua! – lo informò Ginny ridacchiando.

A metà tra bagnato e sudato Malfoy entrò sbuffando, nell’arena.

- Signor Potter può scendere per favore? – gli urlò la preside.

Harry tornò coi piedi per terra e una gran voglia di ridere s’impadronì di lui… il perfetto, nobile, aristocratico, curatissimo Draco Malfoy era innanzi a lui, col solo asciugamano legato ai fianchi, i piedi nudi affondati nel terriccio e macchiati di erba… i capelli bagnati e appiccicati disordinatamente attorno al volto… la cui espressione era decisamente… FURIOSA!... e imbarazzata….

Troppo comico…e intrigante…

La squadra del grifondoro rideva di gusto, Harry in testa..

- Signor Potter, sembra che abbiate un problema. – costatò la preside. –L’incanto Guardian non le permette di allontanarsi più di una certa distanza dal signor Malfoy… -

- Harry come facciamo per il quiddich? – esclamò Ron.

- Beh, proviamo a vedere quanto mi posso allontanare da lui. – ribatté Potter montando in sella alla scopa con uno strano scintillio negli occhi.

- No! Aspetta, cosa vuoi fare? – urlò il biondo

Harry ascese in verticale…. Ad un tratto il biondo fu risucchiato dalla stessa invisibile forza e, correndo e inciampando, salì in cima alla tribuna più vicina.

- Fermo! – gli urlò – Più di così dove vuoi che vada? – sbraitò.

- Bene… ora sappiamo quanto è lungo il tuo guinzaglio…! – lo sbeffeggiò ilare Harry mentre Draco batteva i pugni sulla ringhiera della tribuna per sfogare la sua rabbia….

 

Malfoy apprese in questo modo che era legato a Potter da un “guinzaglio magico” lungo più o meno 200 metri quadrati e che consentiva a Harry di allenarsi indisturbato solo se lui sedeva, obbligatoriamente, sulle tribune più alte.

Il secondo sabato di Ottobre scesero in campo per la partita inaugurale Grifondoro contro Serpeverde. A causa del suo “guinzaglio” Draco si ritrovò seduto accanto alla Preside.

La partita fu avvincente e le squadre ribattevano punti su punti…

Ci vollero circa due ore a Harry per riuscire ad avere la meglio sul boccino d’oro, ma alla fine lo sottrasse al cercatore avversario per un soffio.

Madama Bumb aveva appena fischiato la fine della partita e la vittoria del Grifondoro quando, in un impeto di rabbia e frustrazione, Nott colpì con violenza un bolide vacante e lo indirizzo verso Potter, colpendolo in pieno petto.

Un dolore bruciante investì il ragazzo che precipitò a terra.

Preso dal panico e dalla sorpresa per quel gesto così vile il pubblico impiegò qualche momento a reagire mentre i membri delle due squadre avevano iniziato una vera e propria rissa.

Draco scese di corsa dalle tribune, un po’ trascinato dal guinzaglio, preoccupatissimo s’inginocchiò accanto a Harry insieme a Hermione.

Pallidissimo Potter respirava a rantoli, per niente lucido a causa del dolore.

Hermione gli sfilò a viva forza la divisa di gioco e la maglia che portava sotto, anche se Harry, convulsamente, protestava e gemeva, cercando di bloccarla. Rimase allibita nel vedere la spessa fasciatura che lo vestiva da sotto la cintola in su.

Harry si chiuse a riccio su se stesso in un istintivo moto d’autoprotezione.

 - Per Merlino! – esclamò la ragazza. – Che cos’è questa? –

Draco fissava muto lo spettacolo ma non ebbe modo di dire nulla perché su di loro piombò Madama Chips.

 - Dove lo ha colpito? - chiese solerte.

 - Non so… stomaco, torace… - disse Hermione.

 - Merlino benedetto! – esclamò la donna stringendosi nello scialle e portandosi una mano alla bocca.

 - Non muovetelo. Lo porto via con me: Locomotor.-  disse puntando la bacchetta verso Harry.

Il corpo del ragazzo, che gemette dolorosamente, lievitò da terra e seguì la strega.

Draco fu lesto a seguirla. Riuscì a varcare la porta dell’infermeria in un nano-secondo prima che enunciasse l’incantesimo Colloportus.

Raggiunse il letto dove aveva deposto Harry e vide la donna che con un tocco di bacchetta aveva fatto “evanescere” le bende.

La pelle di Harry verteva dai colori verde malato, viola, blu… nero.

Per non parlare delle miriadi di tagli dal bordo infiammato e dall’aspetto sanguinolento…

 - Che cosa ha? – chiese con un filo di voce.

La donna si volse, non si era accorta che fosse entrato prima che bloccasse l’ingresso, e si stupì di vederlo lì.

 - Come ha fatto ad entrare? – lo attaccò.

Malfoy non rispose.

 - Non puoi restare…. – gli disse vedendo che a malapena la stava ascoltando, lo sguardo sconvolto fisso su quegli ematomi. - … mi spiace. Devi aspettare fuori. –

 - Che cosa gli è successo?! – il ragazzo quasi urlò.

Vedere il suo rivale amatissimo in quello stato lo aveva sconvolto più di quanto avrebbe mai ammesso…

Ora comprendeva tante cose… lo sguardo allucinato che aveva al mattino e l’improvvisa crescita dei capelli erano certamente effetti collaterali del pozione che Madama Chips stava usando per curarlo… come aveva supposto.

Eppure si comportava con tutti come se non avesse niente… come se fosse una persona sana, che ride e gioca, si allena e studia ma che … dietro alla maschera cela a tutti la sua sofferenza… Si chinò sul corpo sudato e dolorante e ne sfiorò la pelle bollente e ferita….

 - Sono ferite magiche. Il colpo che ha ricevuto non è uno scherzo nel suo caso. – si decise a rivelargli giacché sembrava inchiodato al pavimento. – Non posso dire di più. – lo congedò.

Malfoy annuì e se ne andò. Chiuse la porta e vi si appoggiò con le spalle. Chiuse gli occhi… non sapeva perché ma gli veniva d piangere….

Nel corridoio Ron e Hermione gli furono subito addosso.

 - Come hai fatto a entrare? – lo aggredì il rosso. – Noi non ci siamo riusciti! –

Il biondo non si prese neppure la briga di rispondere, volse lo sguardo altrove.

 - Che cosa è successo a Harry? – la ragazza era in lacrime. – tutte quelle fasciature! –

 - Quali fasciature? – la investì Ron. – di cosa stai parlando? –

 - Oh, Ron, è tutto fasciato dalla vita in su. –

 - Com’è possibile?- si bloccò un attimo perso dietro ad un pensiero…. Poi come una furia si voltò verso l’odiato Malfoy. – Cosa gli hai fatto, eh? Dimmelo! – urlò afferrandolo per la cravatta e sbattendolo contro il muro.

 - Niente! Non gli ho fatto niente! – si difese Draco.

 - Weasley, smettila immediatamente o tolgo punti a Grifondoro! – lo fermò la voce autoritaria della Preside che giunse in quel momento.

 - Cosa succede qui? Malfoy stai bene? Esigo una spiegazione! –

 - Questo bastardo… - cominciò Ron.

 - Moderi i termini signor Weasley! - lo interruppe la McGranit.

 - Questo qui ha fatto qualcosa a Harry e non vuole dire niente! – ringhiò il ragazzo.

 - In che senso, spiegati. – lo interrogò la professoressa.

 - Harry ha delle spesse fasciature, professoressa! Le ho viste! – s’intromise Hermione.

 - Ho capito. – sospirò la donna.

 

Nel frattempo in infermeria, Madama Chips, guardava con aria preoccupata la sofferenza del ragazzo.

Quella era la prima volta che mostrava dolore ed era tremendamente afflitta dal pensiero che la botta avesse smosso qualche cosa che era meglio che rimanesse assopito…

Andò nel suo ufficio e prese mezza dose di Crystal Dolor. Avrebbe anestetizzato il dolore  e lo avrebbe immobilizzato per qualche ora… il tempo di riposare un po’… e di spostarlo nella sua camera senza farlo soffrire troppo.

Gliela fece inghiottire con un sorso di succo di zucca poi attese che il pozione facesse effetto e che lo calmasse un po’.

Poi, con delicatezza, finì di svestirlo, gli pulì il viso e il corpo dal sudore e dalle lacrime, lo rimedicò con l’unguento e rifece le fasciature.

Potter era sempre stato vigile durante tutte quelle operazioni, e la donna gli spiegò con calma che pozione gli aveva dato e perché si sentisse così immobile. Madama Chips diede voce alla sua preoccupazione sul problema di tutto quel dolore che si era risvegliato.

 

La mancanza di reazione della Preside a quella notizia congelò per un attimo l’animosità Ron.

 - Non ha capito? Lui ha fatto…! Non gli dice niente? – Ron era talmente arrabbiato da non riuscire a terminare una frase.

 - Il signor Malfoy non ha fatto nulla al signor Potter. – gli rivelò calma la donna. – Devo pensare che il signor Potter non vi abbia detto nulla in merito a ciò?-

Ron scosse la testa. Neanche una parola era uscita dalla bocca di Harry.

 - Non si senta escluso, Weasley, anche noi dell’Ordine lo abbiamo scoperto solo per caso...- cercò di consolarlo.

 - Scoperto cosa? – chiese Hermione.

 - Sono ferite magiche quelle che affliggono il nostro Harry – li informò la preside.

 - Come…? Cosa?!- cercò di ribattere e avere più informazioni ma fu interrotto.

In quel momento la porta dell’infermeria si aprì e Madama Chips uscì chiudendosi la porta alle spalle.

 - Come sta? – le chiese la preside.

 - Ora meglio, gli ho dato un sedativo per il dolore e si è calmato. –

 - Meno male. –

 - Sono preoccupata… il ragazzo ha un fisico forte… eppure non reagisce come vorrei. –  confidò la donna.

 - Come mai? –

 - Ecco…. È solo un mio pensiero ma…. È come se non gli importasse di guarire. –

 - Oh, no! – esclamò la Granger.

 - Oh, no! – le fece eco la Preside.

 - Cosa c’è Minerva? –

 - Harry attende lo scontro con Lord Voldemort e la sua fine con lui…  è possibile che non riesca a vedere oltre a quest’evento. Come se la vita che verrà dopo per lui non  contasse, non gli importasse…. Penso che Harry non riesca ad immaginarsi un futuro. -

 - Per Merlino! – Ron si coprì gli occhi con le mani, disperato.

 - Cosa possiamo fare? – chiese l’infermiera.

 - Non lo so…. Davvero, non lo so. Ci vorrebbe che Harry si attaccasse a qualcosa, o qualcuno, a cui possa pensare che valga la pena di lottare e vivere, sopravvivere, a Voldemort e alla profezia. Credo che noi non possiamo fare niente, per lui… – Sconsolata la preside scosse la testa.

Malfoy, silenzioso, si allontanò dal gruppo.

Non se lo figurava Potter che moriva… non voleva che lo lasciasse lì da solo… doveva pensare a qualcosa… e sorrise ai suoi stessi pensieri che finivano sempre nella stessa direzione….

La preside aveva ragione…. Gli avrebbe dato lui qualcosa a cui attaccarsi!

 

 

 

 

                   Più tardi nello studio della Preside Ron e Hermione fissarono allibiti la donna.

- Quella mattina, - disse la McGranit – Harry stava scendendo le scale infilandosi una maglietta. È stato in quel momento che lo abbiamo visto. –

- Visto cosa? – chiese Hermione.

-Tutto il torace… e l’addome… erano un unico livido, una grande macchia che verteva dal nero al viola, ed era solcata da moltissime ferite. –

- Ma non è possibile! Me ne sarei accorto! – protestò Ron.

- E quando? –

- Miseriaccia! Abbiamo condiviso per tutta l’estate la stessa camera, l’ho visto un mucchio di volte in mutande, me ne sarei accorto! –

- Ha detto bene… tutta l’estate. Ma dopo l’ultima cerca? –

- Vediamo… - pensò Ron. – quella sera eravamo così stanchi che non abbiamo neanche acceso una candela…  siamo semplicemente crollati sul letto al buio. –

- Ma Ron, e tutto il tempo che avete dormito assieme alla Torre prima che lo trasferissimo nella stanza nel sottotetto? Possibile che ne tu, Neville o che ne so… Seamus si sia accorto di niente?- chiese allibita Hermione.

- Ora che mi ci fai pensare… Harry ha sempre dormito con addosso una maglietta e si cambiava in bagno. –

- logico, non voleva sentirsi fare delle domande. – sospirò la ragazza.

La preside la guardò con aria interrogativa.

- A Harry non piace sentirsi rimproverare, soprattutto se è convito di aver agito bene, come ora. Per evitare ciò se ne sta zitto. – le spiegò.

- Signor Weasley, può raccontarci cosa è successo quella sera? –

- Vediamo, - rifletté il ragazzo – Herm aveva individuato il luogo in cui era stato celato il medaglione, una grotta.

Quando siamo arrivati era pomeriggio inoltrato…

Quando abbiamo raggiunto l’apertura si avvertiva il potere magico che la proteggeva già a 20 metri di distanza… mi si rizzavano i capelli in testa…

Harry è andato avanti, bacchetta in pugno, e io lo seguivo.

Una barriera occultava l’accesso e ci ha letteralmente respinto, ma Harry si è rialzato e gli si è letteralmente buttato contro… c’è stato un rumore tremendo, come un fulmine…

Ho provato a seguirlo ma la barriera continuava a respingermi…

Ho urlato a Harry di uscire, non mi piaceva per niente quella situazione, ma penso che non mi abbia sentito… era già passata la mezzanotte quando è riemerso dalla grotta, sudato e col fiato corto. – raccontò Ron.

- Quando poi siamo tornati a casa ha raccontato a me e alla mamma che ha dovuto superare una porta che per aprirsi chiedeva un pregno di sangue e di aver passato una schifosissima tenda di ragnatela… poi, ah sì, c’era una pianta Tranello del Diavolo e infine la segreta che conteneva il gioiello. –

- Signor Weasley ha la minima idea di quello che mi ha raccontato? – lo interrogò gelida la donna.

- Io… io… -

- Forse lei non lo sa ma Harry ha inconsciamente affrontato tranelli cui non era minimamente all’altezza!-

- Ma no! Voglio dire… la porta e la pianta… già li conoscevamo.. – cercò di difendere se stesso e l’amico.

- Oh sì… la porta e la pianta, ma che mi dice della barriera e della tela di ragno? –

Ron la fissò confuso.

- La barriera era un incantesimo potente: il Proteusdoor e ha generato tutti quegli ematomi perché danneggia gli organi interni... come fegato, polmoni… intestino… ecco perché solo il busto di Potter è lesionato. – spiegò. – e la schifosa tela di ragno era un altro grande incantesimo: la Morte Bianca. In poche parole i fili della ragnatela si attaccano là dove un individuo è ferito o malato… e nel caso del nostro amico hanno colpito le zone lesionate dalla barriera… - sospirò. – Ferite incurabili… -

Ron e Hermione rimasero in silenzio, muti davanti all’orrore della realtà in cui viveva Harry.

- Voglio che sappiate. – disse. – Che le ferite magiche possono anche uccidere. Madama Chips sta facendo molta fatica a curare quelle di Harry.

Forse Potter non lo gradirà, ma cercate di stargli vicino… aiutatelo fin dove potete ma…  non asfissiatelo o sarà peggio. Il suo umore è già abbastanza sottotono così com’è.-

- Va bene Professoressa. –

- Molto bene, potete andare… è quasi ora di cena. –

I due ragazzi tornarono nella sala Comune senza scambiarsi una parola, ognuno immerso nei suoi pensieri… preoccupati per la sorte del loro migliore amico.

 

 

 

                                                                                              Continua…