Ho scritto questo racconto prima dell’uscita dell’ultimo libro, quando ancora non si sapeva come J.K. Rowling avesse deciso di terminare la sua saga. Chi vorrà leggere questo racconto si scordi l’ultimo capitolo e pensi solo a come è finito il 6°. È la prima volta che mi cimento in un simile genere e spero di non aver troppo esagerato. Tipo : Harry x Draco I personaggi, come per tutti, o di proprietà dell’autrice… ma anche di tutti noi.
Il guinzaglio di Draco
Parte II - Storia di una convivenza
di Lady Radcliffe
- Harry svegli….aaaahh! – urlò Ron scostando i tendaggi. - Cosa ci fa lui qui?- indicò Malfoy che per l’urlo improvviso era scattato a sedere come una molla… - Dormiva… - rispose Potter con voce impastata. - Ma… ma… - cercò le parole Ron per esprimere la sua sorpresa. Harry inforcò gli occhiali e scese dal letto dirigendosi fuori dalla camera. - Lascia perdere Ron… - gli disse varcando la soglia del bagno. - Io sono un Prefetto, non me lo ha detto nessuno! – protestò il ragazzo dai capelli rossi. - Non ricordi che ieri sera la McGranit ha detto che adesso è assegnato a Grifondoro? – disse Neville intervenendo nella discussione. - Sì, che lo ricordo… ma... – - E secondo te, Weasley, dove dovevo andare a dormire? Cos’è: avresti preferito avermi tu nel letto? – parlò sarcastico l’ex-serpeverde. - No, certo che no! – - E allora? – - Non mi piace questa storia, non mi piace affatto! – protestò. - Figurati a me. – rispose Draco andando a cambiarsi in bagno. – Questo posto è un porcile…!- Harry riemerse dal bagno già vestito. Con Ron, senza aspettare Malfoy, scese nella Sala Grande per la colazione. Poco dopo, come era già successo la sera prima, Draco prese posto al suo fianco, allontanando un piccolo del primo anno….
La giornata passò per Harry nell’apatia più assoluta. Nel cervello un solo pensiero: Draco era tornato per tormentarlo… e non sapeva se essere contento o no.
La sera Ron gli impose di non chiudere i tendaggi del baldacchino (non si sa mai…). Voleva vegliarlo tutta la notte.
Passò una settimana. Harry non riusciva a trovare un momento in cui potesse stare da solo senza che ci fosse al suo fianco Draco, o Ron… o tutti i compagni di camerata a tenerli più o meno d’occhio la situazione. Ancora un po’ e lo seguivano anche al bagno…. Così una mattina prese una decisione.
Si svegliò molto presto e vide che gli altri erano tutti addormentati… anche la sua guardia notturna russava saporitamente… sorrise. Vestitosi in silenzio, uscì dalla Torre del Grifondoro e si diresse all’aula di Trasfigurazione. Attese che la Preside, che ancora teneva i corsi, arrivasse per la prima ora. Nell’attesa si addormentò. - Signor Potter. – lo svegliò una voce sorpresa. – Posso domandarle che cosa ci fa lei qui?- - Oh, professoressa… mi sono addormentato! – si scusò svegliandosi. - Mattiniero, vedo… non credo di averla vista a colazione.- - Volevo parlarle. – - In merito a cosa? – - Vorrei farle una richiesta. – - Mi dica, se è possibile… - - Vorrei dormire. – - Come? Il suo letto non è comodo?- si sorprese la donna. - Il mio letto è affollato.- rispose. - Ma.. – - Ascolti, lei ha assegnato Draco alla mia custodia (decisione discutibile ma oramai irreversibile) e alla casa dei Grifondoro. Dorme nel mio letto perché non c’è spazio per un altro posto e Ron e gli altri hanno deciso di montare la guardia per tutta la notte. Io non riesco a dormire! Apro gli occhi e vedo Ron o Neville o Finnegan che mi fanno cenno che è tutto ok, la luce delle candele sempre accesa… -. - Capisco… cosa vorrebbe che facessi? – - Beh, non saprei… è lei la Preside. Mi assegni un’altra stanza, dia un letto a Malfoy… faccia in modo che… non lo so! So che si comportano così perché sono miei amici e si preoccupano per me ma…. Sono asfissianti! – si sfogò Potter. - Non pensavo di crearle questa situazione. – si rammaricò lei. Aveva capito che il lato tutela non era in discussione ma avrebbe dovuto immaginarsi che tutto il Grifondoro avrebbe mal digerito la situazione. Aveva sottovalutato la rivalità che da sempre esisteva tra le Case di Hogwarts e il rancore verso il signor Malfoy, che fare? - Mi lasci oggi per organizzarmi, Potter. Mi è venuta un’idea! – s’illuminò in un sorriso ispirato la preside. - Grazie professoressa. – - Molto bene. Tra qualche minuto i suoi compagni la raggiungeranno per iniziare la lezione, resti pure al suo posto. –
Nella sala grande intanto tutti avevano notato l’assenza di Harry e il solito silenzio di Malfoy. - Dov’è Harry? – chiese Hermione a Ron. - Non lo so. Quando mi sono alzato non c’era già più. – rispose a bocca piena. - Tu lo sai dov’è? – chiese la ragazza a Malfoy. Draco si limitò a lanciarle uno sguardo infastidito prima di tornare a cincischiare le uova che aveva nel piatto. - Dobby! – chiamò fissando il piatto. Alle sue spalle, con un “pop”, comparve l’elfo domestico. - Mi ha chiamato, Signorino Malfoy? – chiese titubante. Il ragazzo non si voltò neanche. - Sì Dobby. Porta a Potter un paio di tramezzini e del succo di zucca. – ordinò! - Subito signore! Dobby è felice di portare al Signor Potter Signore la colazione nell’aula di Trasfigurazione! – acconsentì allegra la creatura, svanendo con uno schiocco di dita. - Soddisfatta? – disse volgendosi verso Hermione. - Ma cosa…?- la ragazza era senza parole. - Se non sai dove cercarlo: chiedi a Dobby. – sbuffò il biondo con tono annoiato. – Se è dentro il Castello, lui lo sa. – - Come lo sai? – - Dobby è stato l’elfo domestico della mia famiglia … lo conosco bene.- si sentì di giustificarsi prima di tornare al suo silenzio.
Quando poi i ragazzi entrarono nell’aula di Trasfigurazione, videro che Harry era effettivamente lì, già seduto al suo posto e con la McGranit già in classe. - Tutto bene, amico? – chiese in un sussurro Ron sedendo al suo fianco. - Tutto a posto, non ti preoccupare. – rispose Harry sorridendo leggero e facendo evanescere i resti della colazione.
La giornata trascorse tra lezioni e chiacchiere. La sera, terminato la cena, i ragazzi cominciarono a lasciare la Sala Grande per recarsi ognuno nella propria sala comune. - Signor Potter, signor Malfoy! Attendete un momento, prego! – li chiamò dal tavolo dei professori la Preside. Camminando controcorrente i due la raggiunsero. - In merito alla richiesta che mi ha fatto questa mattina, Potter, ho trovato una soluzione soddisfacente. – gli comunicò la Preside. - Cosa ha deciso? – - Venite con me e lo scoprirete. Da questa parte prego.- disse indicandogli la via dei dormitori. - Cosa gli hai chiesto? – domandò Draco. - Di poter dormire in pace. – rispose. - Quale era il problema? Occupo poco spazio, io. – disse Draco Harry lo fissò un momento. - Non sei tu il problema… anche se mi piacerebbe tornare ad essere padrone del mio spazio, ma è per Ron e gli altri. Non sono capace di dormire con la gente che mi fissa! – - Perché…. Ti fissano? – - Sai, sinceramente non so come fai tu a dormire senza problemi. – - Ci sono abituato… e quando ho sonno dormo. - - Bèh, io no. E non ce la faccio più. – chiuse il discorso Harry. Seguendo la Preside i due ragazzi raggiunsero e superarono l’entrata della Torre del Grifondoro e continuarono a salire. - Eccoci arrivati. – annunciò la donna quando giunsero innanzi ad un quadro raffigurante una visione della scuola stessa. - Dove siamo? – chiese Harry. - Questo è il sottotetto della Torre del Grifondoro. - In solaio? – protestò con faccia schifata Malfoy. - Esattamente. Ho incaricato gli elfi domestici di metterlo in ordine e devo dire che hanno eseguito un eccellente lavoro. – sorrise soddisfatta. – dovete sentirvi molto onorati. In questa stanza abitava il primo Preside che la scuola ricordi. – I due avanzarono oltre la soglia aperta dalla donna, che consegnò loro una pergamena sui cui aveva vergato la parola d’ordine. Crema e Limone. Una piccola sala comune si presentò innanzi a loro, con camino, divani,poltrone e due porte. - Di la c’è la vostra camera. Là c’è il bagno. Penso che adesso possa dirsi soddisfatto, Potter, no?-. - Moltissimo! Che meraviglia! – esclamò Harry entrando e affondando nella moquette pulita della sala comune. – E’ stata grande professoressa! – La donna arrossì. Nella stanza da letto erano sistemati due letti a baldacchino con i rispettivi armadi e i relativi bauli. Al centro della stanza regnava una stufa panciuta per quando sarebbe iniziato a fare più freddo. Harry si lanciò sul letto, completamente vestito, affondando nel materasso e abbracciando il morbido guanciale. - Potter, dimmi una cosa. Madama Chips ti ha già visitato? – - No, me ne sono dimenticato. – - Male. Come prima cosa, domani dopo colazione, andrai in infermeria. - - Va bene. – rispose Harry, gli occhi già chiusi. - Non te ne dimenticare. – - No…. – Harry a quel punto già dormiva e la donna non se la sentì d’insistere oltre. - Qual è il problema di Potter? – la apostrofò Malfoy. - Non è cosa che la riguardi; le suggerisco di prepararsi per la notte. - disse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. Draco diede un pugno al cuscino sedendosi sul suo letto. La situazione in cui si trovava era esattamente come se l’era immaginata… Guardò per l’ennesima volta il disegno del marchio Nero sul suo polso…. non era più così esaltante come quando da bambino lo ammirava al polso dei suoi genitori. Il suo ego, la sua sicurezza; tutto era crollato di fronte alla inconfutabile verità di non essere neanche lontanamente crudele, cinico e superiore a tutti gli altri. Ora era li! Legato al ragazzo che era da sempre il suo migliore antagonista, costretto in una Casa da sempre rivale alla sua… Esiliato da tutti… invisibile a tutti…! Non che qualcuno gli mancasse di rispetto ma… i suoi ex-compagni lo ignoravano alla grande mentre i grifondoro ne avevano timore… soprattutto i più giovani. E Potter? Ora erano sempre assieme, legati da uno stupido incantesimo, ma per lo più lui aveva nei suoi confronti un atteggiamento rassegnato. In quella prima settimana di convivenza forzata non aveva avuto niente di rilevante da riferire al primo Ministro e niente gli faceva pensare a un qualche motivo per il quale la Preside avesse insistito tanto sul fatto che lui andasse per forza in infermeria. Sollevò il volto fissando il ragazzo che dormiva alla grande, ignaro dei suoi pensieri… sembrava un angelo con quell’espressione così serena… bellissimo! A spalle basse si svestì e si preparò per la notte. Prima di spegnere le luci, per puro spirito di compassione, sfilò a Harry le scarpe e gli occhiali e lo coprì con un plaid. Si fermò a fissarlo ancora e lo trovò affascinante! La sua divisa sarebbe stata un disastro il giorno dopo…! Fatti suoi.
Dopo colazione Harry spari e si presentò per l’inizio delle lezioni della prima ora. Aveva uno sguardo un po’ allucinato ma sembrava più in forma del solito. - Harry dove sei sparito ieri sera? – chiese Ron. - La Preside mi ha assegnato una stanza dove andare a dormire. Non sono più nel dormitorio del Grifondoro. – spiegò. - Ron ma sei sempre distratto! – lo sgridò Hermione – E sei pure un prefetto! – - Che cosa vorresti dire? – ribatté piccato. Non si ricordava affatto che qualcuno gli avesse detto qualcosa in proposito…- - C’è stata una riunione ieri tra i prefetti, la caposcuola, cioè io, e la preside in cui è stato stabilito che, per buona pace tra tutte le Case, Harry e Malfoy abbiano un alloggio separato dagli altri. – gli spiegò la ragazza spazientita. - E io dov’ero? – poi ricordò… c’era il profumo dolcissimo di Hermione nell’aria e lui si era perso in fantasticherie molto… personali… - Non so. Sono certissima che il tuo corpo era lì con noi. – - Su, non discutete… non è successo niente…. – li blandì Harry prima che il professore tacitasse ogni conversazione col suo arrivo. Perso nella monotonia della lezione di “Storia della Magia” Harry ripensò alla sua visita da Madama Chips quella mattina. La donna era rimasta sconvolta dalla vista di tutti quei lividi e squarci ancora aperti e infiammati, dal bordo nerastro e sanguinolenti, che costellavano il suo torace e, senza che lui le fornisse alcuna spiegazione, lei era immediatamente giunta alla conclusione che dovevano essere per forza di natura magica. La sua reazione era stata immediata. Innanzitutto lo aveva sgridato per benino per la sua incoscienza e per aver tardato così tanto ad andare da lei. Gli chiese quale tipo d’incantesimi lo aveva colpito, ma Harry non seppe dirglielo. Allora lo aveva costretto a spogliarsi e aveva cominciato a cospargerlo con un unguento che doveva essere poi protetto da una spessa fasciatura che lo avvolgeva dalle spalle alle anche…. L’unguento, gli disse, ha proprietà magiche che avrebbero dovuto assorbire gli ematomi e far rimarginare le ferite, ma avrebbe avuto anche qualche effetto collaterale.. un po’ di euforia e crescita dei capelli…. Fece una faccia ancor più preoccupata quando Harry, che finalmente era riuscito a scavalcare il suo fiume di parole, le disse di non avvertire alcun dolore…. Harry sospirò e tornò a puntare la sua attenzione sulla spiegazione del professore…. Per quello che valeva….!
Un’ altra settimana si stava concludendo nella sua lentezza tra compiti e lezioni… Harry era sempre tenuto d’occhio da Draco, ma in fondo, si diceva, era perché erano costretti a quella convivenza opaca e assurda… - Harry, davvero, devi fare qualcosa per quei capelli! – lo riportò sulla terra Hermione quella mattina. – Ok che sono indomabili ma sembri sempre più medusa! – - Cosa dovrei farci? – Hermione aveva ragione, la sua testa era una selva sempre più indomabile… - Tagliarli? – suggerì caustica. - Devi fare qualcosa. – - Va bene… proverò.-
Il mattino successivo, in infermeria per l’ormai abituale medicazione, espose il suo problema a Madama Chips. - Te lo avevo detto, Potter… è un effetto collaterale dell’unguento. – disse - Si può fare qualcosa? Mi guardi, sono diventati una selva! – si lamentò il ragazzo. - Vediamo… - meditò la donna. Dal suo grembiule estrasse la bacchetta e la poggiò sul capo del giovane enunciando una formula. – Magical Press… e ricordatelo.- I capelli, che erano arrivati a fare concorrenza con la chioma di Hagrid, si lisciarono sulle sue spalle. Si erano talmente allungati da superare le clavicole. - Ecco fatto. Non è il massimo ma ci si deve accontentare… devi avere pazienza, ragazzo… guarire delle ferite magiche è una procedura molto lenta… -
A lezione di pozioni si presentò un Potter rivisto e corretto. Al limite dell’utopico. I capelli, quelli che tutti guardavano con curiosità (e grande critica da parte della Granger), non sparavano più in ogni direzione ma erano stati domati in una coda fermata alla nuca da un elastico rosso. Era stata Ginny a darglielo quando l’aveva incontrato in corridoio. Strappandogli un bacio a sorpresa, prima di scappare via per non sentirsi ancora respinta. Basiti Draco, Ron e Hermione presero posto al suo fianco. - Meglio? – chiese sorridendo vedendo lo stupore sulle loro facce. - Notevolmente. – rispose lei con un sorriso.
Continua…
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