Ho scritto questo racconto prima dell’uscita dell’ultimo libro, quando ancora non si sapeva come J.K. Rowling avesse deciso di terminare la sua saga. Chi vorrà leggere questo racconto si scordi l’ultimo capitolo e pensi solo a come è finito il 6°. È la prima volta che mi cimento in un simile genere e spero di non aver troppo esagerato. Tipo : Harry x Draco I personaggi, come per tutti, o di proprietà dell’autrice… ma anche di tutti noi.
Il guinzaglio di Draco
Parte I - Ritorno a scuola
di Lady Radcliffe
Due mesi dopo….
Occhi verdi brillavano quasi fosforescenti alla luce dell’unica candela presente nell’angusto locale. Occhi verdi che scintillavano di rabbia malcelata. Tra le mani brillava sinistro un medaglione dall’aspetto antico trafitto da una spada dall’elsa dorata. Dopo due mesi di ricerche e notti insonni Harry aveva raggiunto il suo obiettivo: aveva vendicato l’uomo più ammirevole che il popolo del mondo magico avesse mai avuto. Silente. Per le ricerche, il supporto morale e l’aiuto i suoi amici erano stati fondamentali. Hermione con i suoi libri e Ron con il suo sostegno e coraggio gli avevano permesso di recuperare tutti gli Horcrux che garantivano la sopravvivenza del Signore Oscuro. Silente aveva distrutto l’anello dalla nera pietra appartenente al vecchio nonno di Voldemort e lui stesso aveva distrutto il Diario di Tom Riddle durante il suo secondo anno scolastico. Dal pensatoio del Preside Harry aveva appreso che altri due oggetti erano la Coppa di Tassorosso e il Medaglione di Serpeverde. Avevano escluso la Spada di Grifondoro (che lo aveva salvato dal Basilisco nella Camera dei Segreti) e si erano messi alla ricerca d’altri tre possibili oggetti appartenuti alla scuola. Avevano scoperto che di Corvonero il Signore Oscuro aveva rinvenuto, nel suo periodo di dipendente del negozio di Nocturn Alley, il velo dell’antica Dama, e di sir Grifondoro una fibbia in smeraldo. L’ultimo horcrux era inutile cercarlo perché era quello che Voldemort aveva usato per risorgere, il serpente Najimi che era sempre al suo fianco. Le ricerche li avevano portati nei posti più disparati dei sette continenti, e molto li aveva bloccati il decifrare il messaggio lasciato nel falso medaglione che era costato la vita al vecchio Preside. Hermione aveva rivelato tutta la sua arguzia e perseveranza in biblioteca per risolvere il mistero e aveva scoperto che l misterioso R.A.B. era in realtà Regulus il fratello minore si Sirius. Ora era lì, in quella grotta sotterranea, la rabbia che faceva fremere l’aria. Ora poteva affrontare il suo nemico con la certezza che non avrebbe più nuociuto a nessuno dopo la sua sconfitta. Mise l’oggetto al sicuro nella sacca, che aveva farcito di protezioni magiche, dove aveva riposto tutti gli altri e si apprestò ad uscire. Quando finalmente emerse dalle rovine della grotta, la fresca aria notturna gli sfiorò il viso sudato, come a voler cancellare la fatica della prova appena superata. Ron gli corse incontro. - Tutto bene, Harry? – - Ce l’abbiamo fatta! Ron ancora non ci credo… - aveva il fiato corto come dopo una lunga corsa… - Sei stato grande, peccato che non sia riuscito a superare la barriera magica assieme a te. Cosa è successo la dentro?- - Niente di diverso dalle altre volte, incantesimi di difesa e trabocchetti. Dentro una vecchia scatola: il nostro medaglione.- ed è stato un elettrochoc allucinante… - Hai usato la spada anche questa volta? – - Sì. Lo sai la spada rappresenta la nostra indole di coraggio e giustizia, e non ho mai dimenticato che fu Fanny a portarmela nel momento del bisogno, quando proclamai la mia fedeltà a Silente….-. - Sì lo so. – sospirò il ragazzo dai capelli rossi. Gli era molto dispiaciuto di esser stato tagliato fuori da quell’ultima impresa e ancora non aveva ben capito cosa lo avesse respinto, a differenza di Harry. - Ron non ti abbattere. – gli disse Harry come intuendo i suoi pensieri. - Ci tenevo a starti accanto…. – - Credo che la barriera mi abbia fatto passare perché io ho parte del potere del Signore Oscuro e la barriera lo ha riconosciuto. – spiegò il ragazzo. E’ stato un bene che Ron non mi abbia seguito…. La barriera magica è stata devastante…. Mi manca ancora il fiato…. Non aveva nulla a che fare con Voldemort … è stata la mia pura forza di volontà a farmi entrare…. - Hai ragione… l’importante e che è tutto finito. – sorrise Ron. - Non è tutto finito…. – disse Harry – ora manca solo Lui. – - E’ vero. Pensi che si sia accorto che abbiamo distrutto tutta l’anima che lui aveva così ben nascosto?- - Secondo Silente: no. Il Preside pensava che probabilmente se ne renderà conto quando si troverà nella situazione di doverli cercare e usare; non prima. – - Torniamo a casa, che ne dici, Harry? Hermione sarà preoccupata… - - Va bene, andiamo. – Ron prese Harry per mano e si smaterializzò. Harry non aveva ancora fatto l’esame per la smaterializzazione e non poteva eseguirla da solo… benché ne fosse ampiamente capace.
Harry si ritrovò nella confortevole cucina della signora Weasley che, come lo vide, corse ad abbracciarlo. Il suo forte istinto materno gli aveva fatto immediatamente capire quanto quel ragazzo, che per lei restava sempre troppo magro, avesse bisogno di calore umano e riposo. Porse ad entrambi i ragazzi un abbondante porzione di zuppa fumante prima di farsi raccontare come era andata quella sera. Harry e Ron non si fecero pregare e misero sul tavolo la sacca contenente gli oggetti recuperati e distrutti. Molly Weasley era molto fiera di loro e lacrime di commozione sfuggirono al suo controllo. Poi, come una buona madre abituata a combattere con sette figli, spedì i due ragazzi a letto. Questi non si fecero pregare più di tanto, stanchi com’erano.
Il mattino seguente un gran vociare proveniente dalla cucina svegliò Harry che, curioso, indossò un paio di jeans e scese le scale agguantando una maglietta. Un urlo di spavento lo bloccò sugli scalini proprio mentre stava facendo passare la testa dalla scollatura della t-shirt. - Harry caro, ma cosa ti è successo? – singhiozzò Molly andandogli incontro. Il ragazzo la guardò non capendo a cosa alludeva. Lui stava benissimo. Tutti i presenti, notò, lo stavano fissando. Si guardò addosso ma non vide nulla di strano sulla maglietta. Era pulita. Molly gli sollevò a forza la t-shirt esponendo il suo addome e il torace alla vista di tutti. Ematomi e tagli di varie profondità costellavano la sua pelle, dalle spalle ampie al ventre scolpito grazie agli allenamenti per il quiddich. - Non è nulla. - disse riabbassando l’indumento sottraendosi alla vista degli altri, imbarazzato… la grotta non era stata così facile da superare come aveva detto a Ron… e si vedeva! Nella sala era calato il silenzio. Harry notò che, tranne Ron e Ginny, tutta la famiglia Weasley era presente, compresa Fleur, c’erano Lupin e Tonks, Malocchio Moody e la professoressa McGranit. L’Ordine della Fenice si era radunato dopo che Molly li aveva avvisati del ritorno dei ragazzi e tutti erano alquanto stupiti da quello che erano riusciti a fare da soli. Nessuno di loro immaginava a quale scopo doveva servire il buon esito della missione. Quando Silente era morto e la McGranit gli aveva ordinato di rivelargli i piani del vecchio preside, si era rifiutato di obbedirgli… poi, però, aveva cambiato idea e aveva deciso di informare parzialmente i membri dell’ordine. Raccontò loro che stavano cercando e distruggendo manufatti magici che avrebbero costituito un’arma nelle mani dell’Oscuro Signore. Menzionare gli Horcrux e la loro funzione non gli passò neanche per l’anticamera del cervello… era già più che sufficiente che lo sapessero Ron e Hermione…. - Harry, avete compiuto una grande impresa, tu e Ron, mi congratulo con voi. – disse il signor Weasley rompendo quel momento di silenzio imbarazzato. Sorvolando su quei lividi di cui evidentemente non voleva parlare. - Grazie, non ce l’avremmo mai fatta senza l’aiuto di Hermione e di tutti. – - Il nostro aiuto è stato limitato… - mitigò il signor Weasley. - Cosa farai, ora, Harry? – ecco la grande domanda. La signora Weasley lo fissava in attesa. - Se posso permettermi, signor Potter...– prese la parola la professoressa McGranit – dal momento che la scuola comincia tra due giorni, io le consiglierei di terminare gli studi e conseguire quanti più M.A.G.O. possibile e acquisire così una maggiore padronanza del suo potere magico al fine di poter affrontare la sfida con Lord Voldemort con una migliore preparazione.-. - Harry. Ha ragione lei. – intervenne Hermione scendendo le scale alle sue spalle senza aspettare di dargli il tempo di ribattere. – E lo sai BENISSIMO. – - Non sarebbe poi così male, ancora noi tre, insieme, a scuola… - disse Ron scendendo affiancando Hermione. – pensa che spasso senza Piton e Malfoy tra i piedi. - Harry si volse, non li aveva sentiti scendere. Al solo sentir nominare quei due nomi il suo sguardo sprizzò scintille di rabbia. - Dovrei andare a cercare quei due, non andare a scuola. – ribatté il ragazzo - Non servirebbe a niente. Il Ministero è tutto mobilitato ma non si riescono a trovare da nessuna parte… - parlò Tonks per la prima volta. – Tutti gli Auror sono in allerta. – la donna ripensò a ciò che era successo una notte di luglio… ‘’ Il Primo Ministro ha in mente qualcosa...’’ Kinsley le aveva raccontato tutto dell’arresto di Malfoy ma le aveva imposto il silenzio, con tutti… era una faccenda top secret… - Torna a scuola, è la cosa più sensata che puoi fare ora. – Lupin era da sempre colui che il ragazzo identificava come un padre putativo, dopo la morte di Sirius, riflessivo e saggio. - Allora, Harry? Cosa decidi? – lo forzò Ron. - Va bene. Torno a scuola a prendere i M.A.G.O. anche perché avevo deciso di tornarci comunque, anche se, magari, con un anno di ritardo. – - Sono lieta di sentirglielo dire, Potter. – sorrise Minerva McGranit. – Mi prometta che non partirà alla ricerca di Lord Voldemort se non dopo aver conseguito i M.A.G.O. – - Va bene, prometto. – si arrese.
Il mattino seguente Harry si recò a Diagon Alley per acquistare il materiale che gli sarebbe servito per il suo ultimo anno di scuola. Ad un palo della luce vide uno dei tanti manifesti che il ministero aveva affisso con le foto di Severus Piton e Draco Malfoy: ricercati. Anni prima da quegli stessi cartelli si agitava l’immagine del suo amato padrino, Sirius Black. Eppure, anche se non lo avrebbe ammesso con nessuno, avrebbe scommesso qualunque cosa che Draco, pur con tutta la sua aria strafottente, non avrebbe mai avuto il coraggio di intraprendere la strada dei mangiamorte. Lo aveva ampiamente dimostrato in quella tragica notte, alla Torre di Astronomia, quando non era riuscito a scagliare un solo incantesimo contro il vecchio Preside. Probabilmente avrebbe ceduto al suo lato “buono” se non fosse intervenuto Piton, quel MALEDETTO! Harry non sapeva più che cosa pensare, ma in un angolo della sua coscienza, sapeva che non era errata la valutazione sul suo eterno rivale.
Sospirò scuotendo il capo e si diresse al negozio di abiti per vedere se trovava una nuova divisa che si adattasse al suo fisico in crescita.
Alla stazione ferroviaria di King’s Cross regnava la confusione di sempre. Il binario 9 e ¾ era incredibilmente affollato di ragazzini. A fatica Harry, Ron, Hermione e Ginny riuscirono ad accaparrarsi uno scompartimento libero dell’espresso di Hogwarts. Ron e Hermione li lasciarono quasi subito per adempiere il loro compito di Prefetti e Capo Scuola.
Harry continuava a domandarsi come sarebbe stato quell’ultimo anno scolastico, senza Silente. Senza Malfoy… Sapeva già che gli sarebbero mancati gli scontri nei corridoi… gli scherzi…. gli insulti… e quel ghigno crudele e affascinante.. quegli occhi gelidi e penetranti… il suo cuore mancò un colpo… Ma cosa andava a pensare? Sospirò tornando a fissare il paesaggio che scorreva veloce dietro al vetro del finestrino. Ginny gli sedeva di fronte, intenta alla lettura della Gazzetta del Profeta. Tornò con la mente al funerale di Silente, a quel momento in cui le aveva detto che non potevano più stare insieme. Ci stava ancora male, ma era fermo nella sua decisione: aveva fatto la cosa giusta. Durante tutta l’estate, passata alla Tana, aveva cercato di riportare il loro rapporto a com’era in principio. Affetto e amicizia per la sorellina di Ron. E nulla più. In apparenza sembrava che lei si fosse conformata alla sua decisione, con difficoltà, ma con buona pace dei sentimenti. Aveva perfettamente capito cosa aveva spinto il ragazzo a rompere la loro breve, ma intensa, storia… in realtà spesso Harry aveva scorto su di se il suo bruciante sguardo ambrato… non poteva farci nulla, tranne portare altrove la sua attenzione. La scuola non era stata chiusa… alla fine il Primo Ministro aveva deciso che Hogwarts avrebbe dovuto continuare a fornire la migliore istruzione a tutti i giovani maghi del Paese. Il paesaggio di là dal vetro del finestrino correva rapido… foreste avevano preso il posto alla pianura. Sapeva che Lupin aveva ottenuto nuovamente la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, occupata l’anno precedente da Piton, e che la Professoressa McGranit aveva accettato di occupare il ruolo di Preside. Non si era stupito più di tanto che lei aveva deciso d’accettatare di avere un ruolo più attivo all’interno della scuola, e dell’Ordine della Fenice. Era forse la persona più vicina a Silente, nel cuore e nei segreti. La sua tempra morale, più dura dell’acciaio, aveva colpito favorevolmente il nuovo Primo Ministro.
All’arrivo nella piccola stazione di Hogsmeade Harry seguì Ron e gli altri alle carrozze. La tristezza che non riusciva a scrollarsi di dosso, si accentuò al pensiero di quello che avrebbe detto il Cappello Parlante prima dello smistamento dei nuovi alunni. Nella sua saggezza millenaria il magico Cappello aveva sempre messo l’accento su ciò che era importante e non c’era dubbio che in quel periodo due lo erano su tutte: la morte di Silente e la guerra di Voldemort.
E così fu. Finita la cerimonia dello smistamento, la Preside McGranit chiese l’attenzione di tutti e si spostò davanti al tavolo dei professori. - Prima di dare il via al consueto banchetto c’è un’ultima cosa che devo fare. – annunciò alla folla di studenti. – E’ appena arrivato il Ministro della Magia e vuole parlarvi. – Detto ciò la donna invitò l’uomo a presentarsi di fronte all’assemblea. - Grazie, Minerva. Dunque. Sono qui questa sera per dirvi che il Ministero ha rintracciato e catturato il signor Draco Malfoy.- La folla rumoreggiò e l’uomo ottenne la più vivida attenzione di tutti. - Bene, da una verifica e stato rilevato che il signor Malfoy, pur recando il Marchio Nero, non ha ancora compiuto nessuno dei crimini di cui si macchiano i Mangiamorte e che la sua bacchetta non ha mai lanciato maledizioni senza perdono contro altri maghi. Per questo motivo il Ministero ha deciso di dargli un’opportunità consentendogli di finire gli studi. Egli frequenterà la scuola sotto stretta sorveglianza e la sua bacchetta è stata posta sotto condizionamento, percui non gli sarà possibile eseguire magie d’alto livello. A tal scopo il Ministero ha deciso di assegnarlo ad un tutore che lo controllerà ogni momento. Questo tutore sarà integerrimo e incorruttibile. - La folla era in silenziosa attesa. - Il signor Malfoy ha accettato questa condizione e ora è qui. – disse l’uomo facendo cenno al ragazzo di entrare. Malfoy entrò, testa alta e portamento rigido, tipico della sua educazione di Lord. - Signor Potter potrebbe avvicinarsi, prego? – lo invitò la Preside. Harry si alzò, non sapendo cosa aspettarsi da tutta quella storia, il cuore era sobbalzato vedendolo lì così altèro. Quando giunse innanzi al Ministro questi gli prese la mano per salutarlo e poi la trattenne. Prese una mano di Draco che recalcitrante cercò di riprendersela indietro. Scintille scaturirono dalla bacchetta della Preside quando il Ministro riuscì a unire le mani dei due ragazzi. - Ma cosa…!? – protestò Harry - Che diamine! – cercò di protestare Malfoy. - Bene Minerva ce l’abbiamo fatta!- - Fatto cosa? – domandò stizzito Potter. - Harry, da questo momento tu sarai il tutore di Malfoy. Dormirete, mangerete e studierete assieme. – gli spiegò la Preside. - Ma perché io! – protestò il ragazzo. Non ne aveva già abbastanza di problemi? - Perché no? Il Ministro e io concordiamo che tu sei, Potter, la persona più adatta, quella coi requisiti più idonei a questa mansione. – - Se non lo volessi? – sfidò. - Oramai è tardi. Siete stati legati con un incantesimo particolare: il GUARDIAN. Non è possibile tornare indietro. – gli spiegò la Preside come se parlasse degli ingredienti della torta al cioccolato. - Signor Malfoy, da questa sera siete stato assegnato alla casa di Grifondoro. – Malfoy era stato silenzioso e sottomesso per tutto il tempo, a parte quel tentativo iniziale di ribellione e ora non accennava a nessuna reazione. - Molto bene. – si congratulò con se stessa la Preside. – Ora che è tutto a posto, che si dia inizio al banchetto! Signor Potter, Signor Malfoy, potete accomodarvi. – A testa bassa Harry tornò accanto a Ron. Tutti fissavano il suo viso pallido e l’espressione vuota, sconvolta… - Oh, Harry… - piagnucolò Hermione quando si sedette di fronte a lei. - Questa non dovevano fartela! – esclamò Finnegan indignato. - Cosa vuoi, Malfoy? – Ron apostrofò malamente il ragazzo biondo che stava prendendo posto accanto a Harry facendo spostare un ragazzino più piccolo. - Che t’impicci, Weasley? – sputò astioso Draco. - Vattene Malfoy. – giunse una voce più lontana dalla tavolata del Grifondoro. - Lasciate perdere… - disse Harry. - Ma Harry! Non può stare con noi! E’ un serpeverde! – protestò Ron. Harry sospirò sconfitto. - Hai sentito la McGranit, no? Ora è un Grifondoro. L’incantesimo ci lega. – mormorò il moro. - Cosa vuoi dire? – si preoccupò Ron. - Sei sordo? Vuol dire L.e.g.a.t.i. Vuoi che te lo scriva, Weasley? Forse così capisci meglio.- intervenne Malfoy sottolineando la parola. - Smettetela tutti e tre! – intervenne Hermione. Solo lei e Ron potevano forse capire meglio come doveva sentirsi Harry in quel momento. Legato al suo eterno rivale, a colui che stava per uccidere Silente, che aveva aperto il passaggio a Hogwarts per i Mangiamorte, che aveva causato un sacco di dolore a molte persone col suo comportamento, e che era tornato a scuola. Anche Hermione si rendeva conto che, forse in fondo, il comportamento di Draco era molto condizionato dalla grande ammirazione che provava per suo padre, e che unirsi alle schiere del Signore Oscuro era stata una logica conseguenza. Il settimo anno Grifondoro cenò in silenzio, solidale col loro leader la cui depressione era quasi palpabile….
Più tardi, chiuso fra i tendaggi del baldacchino del suo letto, Harry ritrovò il conforto che quell’ambiente gli aveva trasmesso nei sei anni passati. Il mattino dopo le lezioni sarebbero cominciate…. All’improvviso le tende furono scostate e Draco, pronto per la notte, si fece spazio al suo fianco. - Ma anche qui devi venire? – sbuffò. - Zitto, Potter. Secondo te dove dovrei dormire, sul pavimento? – - …. – - Senti non l’ho chiesto io! La McGranit, tutta contenta della sua soluzione, non ha pensato a procurarmi un letto! – - Non è un problema mio! – ribatté Harry la cui rabbia cominciava a manifestarsi. Si scansò comunque per fargli posto e gli voltò la schiena. Quando Ron e gli altri giunsero nella camera per dormire, notando i tendaggi del letto di Harry chiusi, non lo disturbarono.
Nel buio del baldacchino Draco sospirò. Il Ministero lo aveva sistemato per le feste, ma un po’ doveva aspettarselo. Era stata una sfida sfuggire a Voldemort dopo la tremenda notte alla torre di Astronomia e il trucco di sua madre…. Ma… cazzo! Ce l’aveva fatta! Ora era lì, dopo essersi reso conto di non esser tagliato per la vita del Mangiamorte, con un tatuaggio come ricordo… monito del suo errore più grande… e la persona per cui aveva preso la decisione di cambiare prospettiva di vita che gli voltava le spalle… sospirò. Il Ministro aveva fatto trapelare la notizia della sua ‘ cattura ’, e non aveva informato la preside del loro accordo…. Draco si girò su un fianco, dando a sua volta le spalle al compagno di letto… riflettendo sugli avvenimenti della serata… e sorrise soddisfatto… aveva rivisto quegli splendidi occhi verdi e d’ora in poi li avrebbe avuti sempre in primo piano…. Non doveva più spiarli da lontano… Tirò un pugno pieno di soddisfazione al cuscino poi, finalmente, si addormentò.
Continua…
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