Ecco il terzo capitolo
della mia ff, mi spiace ma neanche qui ci sono lemon (nel prossimo andrò a
tutta lemon) anche se vedremo un Sanzo poco Sanzo, perché qualcuno si
divertirà a giocare con i suoi ricordi ed i suoi sentimenti, spingendolo
ancora di più fra le braccia della tenera scimmietta…
Il
giocattolo
parte III
di Victor
“Dammi la mia ciambella, stupida Scimmia!”
“È mia, l’ho ordinata io! Pervertito di un
kappa!”.
“Possibile che abbiano tutte queste energie
anche di primo mattino!” pensò Sanzo sorseggiando il suo caffè nero e
cercando di leggere il giornale. Hakkai li osservava divertito continuando a
spalmare il pane con il burro.
“Ti ho detto di darmi la ciambella,
scimmia!!!”
“NO! NO! E NO! È mia!”
“Ora ti uccido!”
“Io ti disintegro!” gridò Goku, ma quando
Sanzo abbandonò la tazza del caffè sul tavolo con un gesto scioccato e
deciso, la scimmia deglutì pensando: “Aiuto, si è arrabbiato, adesso ci
spara addosso come l’altra volta!”. Un pensiero molto simile attraversò la
mente del kappa che deglutì a sua volta, ma il monaco continuando ad
ignorare le loro liti adoperò la mano libera per aggiustarsi gli occhiali
sul naso continuando tranquillamente a leggere il giornale. La sua mancata
reazione non sfuggì inosservata ai compagni che prontamente lo guardarono
stupiti.
“Occhi suadenti, cosa ti succede stamattina?
Non ci hai ancora preso a sventagliate, ti senti male?” gli chiese Gojo
azzardandosi a posargli la mano sulla fronte, ma gli occhi di ghiaccio del
monaco lo raggelarono all’istante.
“Se vuoi posso rimediare immediatamente!”
disse e Gojo cominciò a gesticolare con le mani.
“No, non è necessario, siamo felici anche
così!” ma non appena voltò lo sguardo verso il piatto delle ciambelle si
accorse che queste erano finite e che un po’ di zucchero a velo era rimasto
impiastricciato sul simpatico musetto di Goku, che aveva dipinta sul viso
un’espressione di beatitudine. La scimmia si accarezzò la pancia,
soddisfatta dalla prelibata colazione e si alzò in piedi. “Vado a fare due
passi per sgranchirmi un po’!”affermò con aria indifferente mentre Gojo
ribolliva dalla rabbia per l’ultima ciambella rubata. “Maledetta scimmia
vieni che ti ammazzo!” lo inseguì fuori dalla locanda dando in
escandescenza.
Hakkai rivolse il suo sguardo a Sanzo che
continuava ostinatamente a leggere il giornale.
“Sai era tanto tempo che non ti vedevo così
rilassato! Quei due hanno messo alla prova anche i miei nervi stamani, ma tu
non hai battuto ciglio!” disse Hakkai cercando di sondare l’animo del bonzo,
che sollevò appena lo sguardo dal giornale, ma non gli diede alcuna
risposta, anche perché non gli piaceva ammettere neanche con se stesso che
quella mattina era proprio di buon umore, merito della dolce compagnia della
scimmia che dopo averlo svegliato, si era talmente accoccolato nel suo
abbraccio da intenerirlo fino a quel punto.
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Abbandonarono il villaggio quasi un’ora dopo
continuando il loro errare verso ovest, felici, per una volta tanto, di non
attraversare il solito noioso deserto, bensì una fitta e ombrosa boscaglia
che rese più piacevole la traversata.
“Guarda Sanzo, non ti sembra il bosco che si
trova tra il tempio di Cho’ An e il villaggio?” esclamò Goku in un impeto di
entusiasmo
“Povera scimmia non dirmi che senti già
nostalgia di casa?” lo prese in giro Gojo tirandogli un buffetto sul naso.
“Io non sento nostalgia di niente!” ribatté
furioso
“Goku ha ragione, questo bosco è in tutto e
per tutto identico a quello vicino al tempio!” affermò Sanzo con uno strano
cipiglio mentre tutti i suoi sensi si allertavano. Quella strana atmosfera
non gli piaceva affatto.
“Credi che sia opera di un demone?” gli
bisbigliò Hakkai
“Probabile!” rispose il monaco, che restava
con le braccia incrociate sul petto, ma che nella mano, nascosta in una
delle maniche del suo Kimono, stringeva già la sua arma.
Non appena la fitta boscaglia si aprì
dinnanzi, nessuno riuscì a credere ai propri occhi, poiché quello che si
trovarono davanti fu proprio il famoso tempio. Hakkai accostò la Jeep
davanti all’ingresso e i quattro scesero. I primi a varcare la soglia del
tempio furono proprio Sanzo e Goku che entrarono senza problemi.
Invece Hakkai e Gojo vennero bloccati da una
potente barriera energetica che gli impedì di oltrepassare il cancello
d’ingresso e li respinse con una violenta scarica elettrica.
“Cosa diavolo succede? Perché noi non possiamo
entrare?” chiese Gojo furibondo dopo essere stato respinto violentemente
dalla barriera energetica.
Hakkai che si trovava per terra accanto a lui
si sollevò e con mano esitante provò di nuovo a violare il velo che
proteggeva il tempio, ma senza riuscirci.
“Non mi piace, qualunque cosa si trovi oltre
questa barriera è sicuramente una trappola studiata apposta per Goku e Sanzo!”
affermò pensieroso il demone.
“Vediamo un po’ di girare intorno a questo
posto per scoprire se c’è un altro ingresso!” suggerì il kappa e il compagno
lo seguì, ma non appena voltarono l’angolo del muro di cinta che proteggeva
il tempio si accorsero di essere praticamente sull’orlo di un dirupo e che
il tempio stesso era stato costruito (o forse era meglio dire l’illusione
del tempio) era stata costruita al limitare di questo, praticamente sul
vuoto.
“Accidenti, adesso sì che si mette male!”
esclamò Gojo notando che il dirupo cadeva a picco in un fiume. Se
l’illusione si fosse dispersa, né Goku, né Sanzo sarebbero sopravvissuti a
quel volo.
“Come facciamo a metterli in guardia adesso?”
continuò il rosso
“Non lo so, credo che ci convenga aspettare
che si accorgano da soli della trappola, tentare di distruggere l’illusione
dall’esterno potrebbe essere pericoloso per le loro vite!” affermò Hakkai
cercando la mano del compagno.
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“Venerabile Sanzo! Siete tornato finalmente!”
disse uno dei monaci del tempio inchinandosi in segno di rispetto ai suoi
piedi.
“Tsk! Persino nelle trappole questi stupidi si
prostrano!” mormorò a bassa voce.
“Sanzo, ma cosa sta succedendo qui?” chiese
Goku a metà fra l’incomprensione e il sospetto, ma non appena sollevò lo
sguardo verso il monaco si accorse che non c’era più. Anche il paesaggio
intorno a lui stava cambiando. Non si trovava più nei giardini del tempio ma
in una delle stanze interne, una di quelle dove i monaci non volevano che
entrasse.
“Tu sei Son Goku, vero?” disse una voce pacata
e morbida alle sue spalle, a Goku parve la voce del mare. Il ragazzino si
voltò di scatto e i suoi occhi incontrarono quelli nocciola di un uomo che
non aveva mai visto lì al tempio. Indossava la stessa veste sacra di Sanzo e
sulle sue spalle era adagiato il sacro sutra.
“Ma tu chi sei e perché sei vestito come Sanzo?”
chiese ingenuamente il ragazzino
“Perché anch’io sono Sanzo, come il tuo Genjo!”
rispose con un sorriso candido e dolce così caldo che Goku dimenticò
immediatamente la sensazione di pericolo che aveva avvertito quando erano
giunti in prossimità del tempio.
“Conosci Sanzo?” chiese entusiasta
“Sì, lo conosco molto bene! Tu sei suo amico?”
gli chiese invitandolo a sedersi sul cuscino accanto al suo.
“Umh! Anche se Sanzo non vuole che qualcuno
usi quella parola, lui ama fare il tipo che non è amico di nessuno!”
disse ingenuamente spalancando le sue labbra in un largo sorriso.
“Il mio Kouryo non è cambiato affatto! Ma non
c’è da stupirsi, lui è sempre stato così ritroso in tutto! Ops! Scusa mi
sono dimenticato di chiederti se hai fame, ma credo che sia normale dopo un
viaggio tanto lungo!” batté le mani e un bonzo socchiuse leggermente la
porta di carta di riso.
“Porta da mangiare al piccolo Goku!” gli disse
semplicemente e questi abbassò il capo in segno di sottomissione. Quel
monaco gli piaceva davvero tanto pensò Goku era gentile e affettuoso e aveva
ben interpretato gli immancabili messaggi del suo stomaco perennemente
affamato.
Quando finalmente il pasto venne servito Goku
si abbuffò come al suo solito mentre il venerabile si divertiva ad
osservarlo. Quando finalmente il suo stomaco fu sazio la scimmia si sollevò
in piedi. “Adesso devo andare, devo cercare Sanzo e gli altri!” ma la mano
gentile del monaco lo trattenne ancora.
“Kouryo è impegnato adesso, mi ha chiesto di
occuparmi di te fino a che non sarebbe tornato, e devo essere onesto ho
accettato molto volentieri perché ero ansioso di fare la tua conoscenza! Lui
mi ha parlato talmente tanto di te che mi ha davvero incuriosito!”. Goku
ricadde incredulo sul cuscino e guardò sorpreso il bonzo.
“Sa… Sanzo ha parlato molto di me? – poi fece
un espressione pensierosa – Sono scuro che ti ha detto che sono una scimmia
che lo inopportuna sempre!” disse con lo sguardo basso, ma le delicate dite
del sacerdote gli sollevarono il mento e lo costrinsero a guardarlo dritto
negli occhi, quegli occhi tanto caldi quanto freddi sapevano essere quelli
di Sanzo.
“Ti sbagli, lui mi parla di te come un
ragazzino… non so se sia adatto dare del ragazzino a chi ha più di
cinquecento anni, ma visto che per te il tempo si è fermato durante la
prigionia nella grotta forse non è del tutto sbagliato… Stavo dicendo che
per lui tu sei molto importante. Sanzo ha molta fiducia in te, ma
soprattutto ti vuole molto bene, non credo che sia sbagliato dire che ti
ama!” disse con un pizzico di invidia nella voce, ma prontamente il volto di
Goku si fece rosso e i suoi occhi bassi e sfuggenti. “Cosa c’è ti ho
imbarazzato? Eppure credevo che anche tu amassi il tuo Sanzo!” continuò il
bonzo con la sua voce dolce e pacata, tranquilla e leggera, ben immaginando
la tempesta di emozioni violente e contrastanti che aveva scatenato nel
cuore del piccolo demone.
“Io… beh io… come dire…” ma il suo imbarazzo
fece sciogliere il monaco in una argentina risata cosi fresca che Goku si
chiese perché Sanzo non potesse essere gioviale come quell’uomo.
“Non dirmi nulla allora, ho capito tutto
piccolo Goku! Però vorrei chiederti un piccolo favore!” e Goku si fece tutto
interessato, era felice di avere la possibilità di sdebitarsi con quel bonzo
per la sua gentilezza. Nessun bonzo oltre Sanzo era mai stato gentile con
lui e Sanzo aveva un concetto molto personale della gentilezza.
“Quale?”
“Mi piacerebbe che mi parlassi di Kouryo, di
tutto quello che sai di lui! – ed afferrò di nuovo fra le mani il suo mento
e con intensità incollò i suoi occhi a quelli della scimmia – Voglio vederlo
attraverso i tuoi magnifici occhi dorati!” il tono della sua voce aveva una
cadenza ritmica che ricordava il battito del cuore, era forse per questo che
era così ipnotica?
“Non so da dove iniziare…”
“Parlami del giorno in cui vi siete
conosciuti, comincia da lì…”.
“Venerabile Sanzo, avete un ospite!” disse il
monaco che poco prima si era inchinato davanti a Sanzo per rendergli
omaggio.
“Di chi si tratta?” chiese il bonzo
accendendosi una sigaretta, era nervoso quella maledetta situazione gli
piaceva poco e non riusciva a comprendere come mai all’improvviso si fosse
trovato da solo.
“Mi ha chiesto di non riferirvi il suo nome,
vi prego seguitemi!” e cominciò ad incamminarsi. Sanzo lo seguì nonostante
si sentisse strano ad essere accompagnato in quella che ormai da anni era la
sua casa. Addentrandosi nei giardini il suo sguardo si fermò su un olmo, era
fra i rami di quell’albero che Goku si nascondeva tutte le volte che era
triste e tutte le volte che lui lo sgridava. Maledizione, quel posto era
pieno di ricordi, non si era mai accorto prima di quanto sentisse la
mancanza di quei giorni tranquilli trascorsi spensieratamente a Cho’ An e
una parte di lui si trovò a domandarsi se quel maledetto viaggio sarebbe mai
terminato. Voleva avere il tempo di esplorare i suoi sentimenti, di capire
quello che gli stava accadendo… di scoprire il suo nuovo affetto per Goku.
Ma come poteva concentrarsi su se stesso e sulla sua scimmia se non faceva
altro che combattere demoni dalla mattina alla sera? Quel viaggio aveva
alterato la sua vita così come il suo giudizio, doveva tornare alla
normalità per capire i segreti nascosti nella sua stessa anima.
Il monaco si inginocchiò davanti al pannello
di carta e lo aprì facendo entrare il giovane bonzo, richiudendolo al suo
passaggio. Lo sguardo di Sanzo cadde all’improvviso sulle due figure sedute
sui cuscini nella stanza quasi vuota.
Una di queste sollevò lo sguardo verso di lui
e il biondo per poco non si sentì mancare. Gli occhi che lo guardavano… le
labbra che gli sorridevano… Komyo Sanzo Hoshi… il suo maestro… il suo
adorato maestro… il tempo scomparve, tutto scomparve e i suoi occhi e il suo
cuore divennero prigionieri di quelle due meravigliose figure.
“Sei arrivato finalmente! – gli disse con
quella voce che Sanzo non avrebbe mai potuto dimenticare – Io e il tuo amico
Goku stavamo parlando un po’, ma poi è crollato dalla stanchezza e l’ho
lasciato dormire qui sulle mie ginocchia, non ti dispiace vero?” disse
accarezzando la testolina posata sulle sue gambe pesantemente addormentata,
ma per questo più dolce che mai. Sanzo li guardò ipnotizzato, non avrebbe
mai creduto che una cosa del genere fosse possibile, le due persone che
amava di più al mondo proprio lì, sotto i suoi occhi… insieme. Che fosse una
trappola o altro non gliene importava nulla, adesso non gliene importava
proprio nulla.
“Non restare in piedi Kouryo o mi verrà il
torcicollo per guardarti in viso! Vieni, siediti qui vicino a me, avevo così
tanta voglia di rivederti!” gli disse indicandogli il cuscino libero accanto
al proprio. Sanzo si sedette preda di quella magnifica visione. Si sentì
ancora una volta Kouryo della corrente del fiume, seduto accanto al suo
amato maestro. Il tempo era tornato sui suoi passi e il suo cuore si sentiva
di nuovo leggero.
“Sei cresciuto davvero molto e devo dire che
sei anche più carino di quanto non lo fossi già da bambino! Ho sentito
grandi cose su di te e ne sono felice perché le mie aspettative non sono
state tradite!”
“Voi avevate aspettative su di me, maestro?”
chiese, quante volte aveva sognato di sentirgli dire quelle parole, quante
volte aveva desiderato averlo di nuovo così vicino. Il calore della sua voce
era un balsamo raro e prezioso che lentamente guariva le ferite di un animo
per troppo tempo tormentato dalla solitudine e dai sensi di colpa.
“Ho sempre avuto fiducia in te! Non potevo non
averne, anche se…” e il suo volto si rattristò, i suoi occhi si riempirono
di una tristezza sconfinata. Quel semplice gesto sconvolse a tal punto
l’anima di Sanzo da far vacillare il suo autocontrollo “anche se… cosa,
maestro?” chiese ansioso di sapere cosa avesse addolorato tanto il suo
maestro
“Ti ricordi il mio
insegnamento, Kouryo? Ti ricordi quello che ti dissi quel giorno? – e le sue
labbra si mossero a recitare l’unico grande insegnamento che aveva voluto
lasciare al suo allievo –
NON AVERE NULLA: SE INCONTRI UN BUDDHA, UCCIDILO. SE INCONTRI
UN TUO ANTENATO, UCCIDILO. NON AVERE LEGAMI. NON ESSERE SCHIAVO DI NESSUNO.
VIVI SEMPLICEMENTE PER LA TUA VITA!”
“…Non avere legami!” ripeté Sanzo in tralice e
a quelle parole il suo sguardo ricadde sul piccolo Goku teneramente
addormentato sulle ginocchia del suo maestro. Le mani che accarezzavano la
chioma castana erano gentili e tenere eppure c’era qualcosa che non andava.
“Già, non avere legami; allora perché lui è
ancora con te? So che hai provato l’impulso irrefrenabile di liberarlo, lo
hai fatto, hai fatto bene, ma adesso basta. Non devi più accostarti a lui, è
un demone e tu sei un bonzo, capisci quello che voglio dirti ragazzo mio?
Non contaminare la tua santità con il tuo amore per lui! Devi tornare a
vivere per te stesso e per nessun altro!” la sua voce si mantenne dolce e
morbida eppure a Sanzo sembrò più ruvida di un panno grezzo. Ecco la resa
dei conti era infine arrivata e a mettergli violentemente al verità sotto il
muso era proprio l’unica persona alla quale non avrebbe mai potuto ordinare
di fare silenzio e lasciarlo in pace. Quello era il suo maestro, non era uno
dei soliti monaci lagnosi del tempio che lo rimbottava “rispettosamente” di
aver concesso la sua simpatia ad un demone con gli occhi dorati.
“Cosa volete che faccia maestro!” non riusciva
a credere di aver pronunciato quelle parole.
“Uccidilo! Salva te stesso! Sai ho sempre
creduto che se ci fosse qualcuno nel tempio in grado di attenersi al mio
insegnamento quel qualcuno fossi proprio tu! Ha i sempre posseduto la giusta
freddezza e il giusto distacco, ma questo ragazzino… questo ragazzino sarà
la tua rovina se non agisci in tempo! Ci sono cose molto più grandi che ti
aspettano, e traguardi molto più importanti da raggiungere! Liberati di lui
adesso!” gli disse posandogli la sua pistola e Sanzo lo guardò sconvolto,
quando gliela aveva sottratta? Afferrò fra le mani il gelido metallo
dell’arma che in quello strano universo di sogni sembrava l’unica cosa
reale.
“Uccidilo Kouryo e vivi per te stesso!” ripeté
il maestro continuando ad accarezzare la chioma castana. Sanzo stringeva fra
le mani la pistola e tremava. Perché, si chiedeva, perché doveva uccidere
Goku per rendere orgoglioso di lui il maestro? Non aveva fatto cose che
avrebbero già dovuto renderlo tale?
Goku era il suo errore, pensò, il suo
maledetto errore… eppure come si poteva definire un errore quello che
provava nei suoi confronti? Era solo un sentimento dolce e innocente, un
affetto che non avrebbe mai trovato sfogo, qualcosa di prezioso rinchiuso
nei profondi abissi della sua anima e del suo cuore, non gli avrebbe mai
permesso di interferire con i suoi compiti. Poteva continuare ad amare Goku
in silenzio (si lui lo amava, ma solo adesso aveva il coraggio di
ammetterlo), così come aveva fatto fino ad ora e nessuno avrebbe saputo…
nessuno… neanche Goku.
Che schifo di vita era quella?
Che razza di menzogna?
Era proprio sicuro di voler vivere continuando
a tacere i suoi sentimenti persino a se stesso?
Era stanco di nascondersi dietro all’inferno
di ghiaccio e indifferenza che si era costruito intorno. Il muro che lo
proteggeva dal dolore aveva finito con il proteggerlo anche da tutto il
resto e adesso…
“La mia scimmia – pensò – la mia
dolce scimmia rompiscatole, o come lo chiama Gojo il mio giocattolo. È
questo che ho fatto in realtà? Ho fatto di Goku il mio giocattolo? Se questo
è vero allora sono io il padrone del giocattolo, sono io che decido quando
giocarvi e quando no, ma soprattutto… sono io che decido quando romperlo! Un
colpo… un colpo e il mio giocattolo si romperà in mille frantumi ed io
resterò senza, la mia anima sarà salva e il mio maestro sarà contento! Un
colpo… il mio giocattolo in pezzi… la mia anima in frantumi… e poi? Poi cosa
ne sarà di me? Mi metterò a frignare come un moccioso solo perché ho rotto
il giocattolo chiedendo di averne un altro?” i suoi occhi viola
tremavano, il suo intero animo tremava.
“Cosa c’è Kouryo, preferisci il demone a me
per caso? Credevo di essere importante per te! Credevo che avresti fatto
qualunque cosa per me, soprattutto visto che non sei riuscito a salvarmi
l’unica volta che ho veramente avuto bisogno del tuo aiuto!” la voce si
manteneva volutamente morbida e calda.
“Lo sapevo, lo sapevo che me lo avrebbe
rinfacciato, eppure ha ragione, è vero! Io non l’ho aiutato io l’ho lasciato
morire!” ripeté confuso nella sua mente.
“Allora se non vuoi consegnarmi la vita del
tuo demone, donami la tua! Una vita per una vita, in fondo tu non hai mai
desiderato esistere, mentre io volevo continuare a vivere!”.
Sanzo lo guardò con gli occhi sgranati. Lui non aveva mai
desiderato esistere… era vero, la prima cosa che aveva pensato quando aveva
scelto la sua pistola da bambino era stata proprio
“Questa! Così potrò facilmente puntarmela alla tempia!”.
Ma poi aveva sentito una voce rumorosa e esigente, una voce che gli era
entrata prepotentemente in testa e reclamava la sua presenza. Una voce muta,
ma chiassosa come un temporale estivo e quella voce era di Goku, il suo
giocattolo, la sua scimmia tanto stupida da essersi addormentata sulle
ginocchia dell’uomo che reclamava la sua vita.
Sanzo deglutì e sulle sue labbra si dipinse un
sorriso amaro e freddo contemporaneamente. Non avrebbe fatto a pezzi il suo
giocattolo, perché Goku era come il suo maestro, ardeva dal profondo
desiderio di vivere, mentre lui un tempo aveva desiderato non esistere…
Sollevò la canna della pistola all’altezza
della tempia, deciso e risoluto come solo lui sapeva essere, bello così come
belli sono gli angeli della morte nel momento stesso in cui stanno per
sferrare il colpo fatidico, un solo colpo e tutto sarebbe andato in
frantumi… aveva scelto la pistola proprio per questo…
Goku si destò spalancando i suoi dolci occhi
dorati e non appena vide Sanzo con la pistola puntata contro la tempia e
quello sguardo così deciso, tremò.
“Sanzo ma cosa fai?” ma le forti mani del
maestro lo trattennero fermo, impedendogli di fermare il bonzo.
“Guardalo Goku, preferisce darsi la morte
piuttosto che ucciderti! Non lo trovi penoso?” disse sollevandosi in piedi e
tenendolo premuto contro la sua veste, mentre le dita della sua mano si
muovevano pericolose come coltelli affilati sul collo del ragazzino.
“Sanzo, non fare sciocchezze, Sanzo! Non
voglio che tu muoia per me, cosa ne sarebbe di me dopo? Non voglio restare
solo, non voglio più restare solo!” urlò dimenandosi dalla stretta del
maestro, ma quell’uomo era davvero molto forte.
“Sanzo, non lasciarmi solo… Sanzo! Io voglio
vivere solo perché tu vivi, se tu mi lasci io vengo con te! Vengo con te
dovunque andrai, anche fra le braccia della morte!” gridò con il volto
rigato dalle lacrime.
La sua scimmia stava piangendo, lo aveva
sempre saputo che gli voleva bene, e anche lui l’adorava, ma non conosceva
il modo esatto per esprimere i suoi sentimenti e quindi li esternava con la
superbia, la rabbia e a volte la follia.
Goku materializzò fra le sue mani il bastone rosso e con un colpo si
allontanò dal maestro e corse verso Sanzo, afferrando l’arma che stringeva
fra le mani e colpendolo con un violento ceffone sul volto che divenne
improvvisamente rosso.
Sanzo sobbalzò e agitò le palpebre per un
istante, poi furibondo colpì la scimmia con un sonoro pugno sulla zucca.
“Stupida scimmia, come ti permetti di colpirmi
in quel modo!” disse con la sua solita voce furibonda. Goku sorrise e le
lacrime scomparvero dai suoi occhi.
“Ti sei svegliato finalmente, stavi per
spararti, per questo ti ho colpito! Ahia, però mi hai fatto male!” disse
massaggiandosi il capo dolorante lì dove il pugno di Sanzo gli aveva fatto
nascere un bernoccolo.
“Perché tu pensi di esserci andato leggero,
stupida scimmia? Da qui…” disse afferrando l’arma che il ragazzino gli aveva
sottratto e puntandola contro il demone che aveva assunto le fattezze del
suo maestro.
“Come hai fatto a riprenderti con un semplice
schiaffo? – chiese il demone sbigottito – Il mio condizionamento mentale era
molto potente!”
“Tsk! Ti saresti svegliato anche tu con uno
schiaffo come quello! E ora finiamola, mi sono stancato di questa stupida
commedia!” disse sparandogli un colpo che distrusse lui e la sua illusione,
non tollerava più la presenza del demone che aveva evocato il dolore per la
perdita del suo maestro. Ma non appena il corpo del demone si infranse in
mille frammenti anche le pareti del tempio svanirono, così come i suoi
pavimenti e la forza che li aveva tenuti per aria. Senza niente sotto i
piedi i due cominciarono la loro lunga fatidica caduta verso il vuoto e
verso la morte certa…
Mi piace questa ff, e avrei voluto tirarla un po’ più per le
lunghe, ma il mio diavoletto custode (che guarda caso somiglia a Sanzo ^___^
), mi ha riempito di sventagliate(/////////
==>*_*’ ==> //// °_° (colpi di harisen))
minacciandomi di farmi reincarnare in una lucertola se non finivo questa
storia e non tornavo a dedicarmi al mio nuovo libro (che molto deve a tutte
le ff yaoi, ma soprattutto al personaggio di Sanzo(I love You) che ha
ispirato il mio Sean(I love also you)) e quindi se
non voglio passare il resto dei miei giorni a fare quella cosa schifosa con
la lingua (shhhhhhh) mi conviene obbedirgli e scrivere( dolorosamente) la
parola fine a questa ff. Quindi il prossimo sarà l’ultimo capitolo, anche
perché, non appena mi sarò rimessa in pari con il nuovo libro (il mio
diavoletto è più noioso di un editore) voglio provare a cimentarmi in
un’altra avventura di Sayuki questa volta non yaoi, ma comunque sempre molto
piccante ^_^’…..
Quindi gustatevi il penultimo capitolo de “Il
giocattolo” e commentate!!!! Commentate sempre o il mio diavoletto personale
verrà a sventagliare anche voi e credetemi anche se è bello da impazzire ci
va davvero pesante!!!!!
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