Il
giocattolo
parte II
di Victor
Cos’era quell’insolito
calore che lo avvolgeva? Chi era la presenza che lo stringeva forte, come
per sottolineare il fatto che lui gli appartenesse?
Che buon odore permeava in
quella stanza. Era l’odore del sandalo mescolato all’incenso e al tabacco.
Anche se le sue palpebre non si sollevarono nella sua mente un bionda
cascata dorata si fece prepotentemente largo. Sanzo?
Quello era l’odore di
Sanzo… il buon odore di Sanzo… il monaco… il suo monaco… il suo Sanzo.
Goku si destò
violentemente, mai nessun sogno era stato tanto reale… tanto profumato.
Sentiva le lunghe braccia
sottili e forti del monaco cingergli la vita. Aprì gli occhi, lentamente,
perché non voleva vedere subito gli occhi viola di Sanzo che arrabbiati si
posavano su di lui e lo rimproveravano per essersi addormentato sul suo
letto, costringendolo a dormirgli accanto. Sanzo non si sarebbe mai
abbassato a dormire sul futon.
Ma il monaco non lo
guardava, dormiva beato e tranquillo e i raggi di una pallida luna
illuminavano la sua figura elegante e stranamente dolce. Perché doveva avere
un aspetto tanto inoffensivo solo quando dormiva e quando era sveglio, a
dispetto della sua santità, era peggio di un demone?
Goku sorrise, adorava il
volto di Sanzo quand’era così dolce, gli ricordava il giorno in cui l’aveva
preso e strappato alle fredde tenebre della sua prigionia.
Il corpo di Sanzo era
caldo e morbido. Tutto il contrario della roccia che lo aveva generato,
fredda e dura. Non era la prima volta che il monaco lo stringeva forte in
quel modo. Era accaduto già un’altra volta, molti anni fa, la notte stessa
in cui lo aveva liberato.
Ricordò con un sorriso che
il tempio di Cho 'An gli era sembrato freddo ed inospitale, i monaci che vi
vivevano subdoli e crudeli. Tutti lo guardavano con sospetto e rabbia,
chiedendosi cosa ci facesse un essere come lui in un luogo sacro come
quello. Ricordò che durante la sua prima cena al tempio un paio di volte
Sanzo aveva sorriso del suo vorace appetito (il sorriso di Sanzo era sempre
un lieve incresparsi delle labbra, ma era molto raro), mentre gli altri
monaci si erano arrabbiati per le enormi quantità di cibo sprecate per un
essere inutile come lui. Poi la notte, da solo in quella stanza, in un letto
che non era abituato ad avere… guidato dall’olfatto aveva raggiunto la
stanza del bonzo e si era infilato silenziosamente sotto le sue coperte.
Sanzo non si era arrabbiato, lo aveva accolto e gli aveva mormorato: “Solo
per questa notte però!”, ed era stato solo per quella notte, ma lo aveva
stretto a sé con quella forza possessiva e dolce con la quale lo avvolgeva
adesso.
Com’era stato diverso
Sanzo prima, a volte si concedeva attimi di tregua, rilassandosi e
mostrandosi realmente, ma solo con lui, ma adesso… negli ultimi tempi era
sempre teso e nervoso.
Goku accarezzò con mano
lieve la nuca del monaco, posando la propria fronte sulla sua, mentre i suoi
occhi si incollarono alle palpebre chiuse dell’amico.
“Che cosa ti sta
succedendo Sanzo? Vorrei poterti aiutare, vorrei poterti donare la stessa
luce che tu mi doni ogni volta, persino quando mi colpisci con quel dannato
ventaglio… Ti voglio bene Sanzo, non mi piace vederti così… non piace
saperti teso. Perché non mi dici mai cosa ti angoscia? Perché ti tieni tutto
dentro? Forse è colpa mia, forse non sono capace di capirti? È vero che oggi
mi sono comportato come un ragazzino ingenuo fidandomi di quel demone e
permettendo che mi controllasse, ma ti prometto non succederà mai più, mai
più! – continuò con un sussurro, non avrebbe mai avuto il coraggio di essere
così esplicito se il monaco fosse stato sveglio – Però tu non picchiarmi più
con quella rabbia, mi fa più male dei tuoi colpi! Non mi piace quando ti
arrabbi con me, anche se molte volte me lo merito! So che non riceverò altro
da te se non i tuoi colpi di ventaglio, ma dammeli con il tuo volto
dolcemente imbronciato, non con quella rabbia!”. Chiuse gli occhi e si
godette quel raro momento di tenerezza che Sanzo gli aveva concesso e si era
concesso, chissà quanti anni sarebbero stati necessari perché accadesse di
nuovo…
quel pensiero ne fece
vorticare altri mille nella sua testa… perché Sanzo lo aveva lasciato
dormire nel suo letto? Ricordava di averlo preferito al futon perché la
notte prima il monaco vi aveva dormito e le lenzuola conservavano il suo
odore. Goku, scioccato dalla violenza di Sanzo aveva desiderato trovare
conforto e il buon odore del monaco era stato un ottimo balsamo per il suo
animo ferito. Si era addormentato con la certezza che presto il monaco lo
avrebbe buttato giù dal letto in malo modo. Non si sarebbe mai aspettato di
trovarsi cinto dalle sue braccia. Forse era il suo modo di chiedergli scusa
per il suo comportamento? O forse era una reazione alla paura per quello che
era successo quel pomeriggio? Sanzo lo stringeva così come un bambino
stringeva il suo giocattolo, facendosi coraggio dalla paura del buio.
Ma un ragazzo come lui
poteva aver paura del buio? Che sciocchezza, Sanzo non aveva mai avuto paura
di niente e di nessuno. Il suo sguardo fiero e arrogante aveva soggiogato
uomini più grandi di lui, mentre le sue maniere, poco sante (molto, molto,
molto poco) avevano terrorizzato demoni crudeli e feroci. Uno come lui non
poteva aver paura del buio.
Scrutò attentamente
l’espressione sul viso di Sanzo, cercò nell’archivio che aveva creato nella
sua mente quell’espressione e il suo significato. Goku conosceva a menadito
tutte le sfumature che passavano sul volto del monaco e con gli anni aveva
imparato cosa significavano e cosa nascondevano. C’era, per esempio, quell’aria
indignata ed oltraggiata con la quale lo rimproverava tutte le volte che gli
portava animali strani nel tempio… arricciava il naso e accendeva disgustato
un sigaretta subito dopo averlo colpito con l’arisen almeno una decina di
volte, ma non appena gli altri monaci scomparivano dalla sua vista gli
lanciava un occhiata, sempre severa, ma con quella luce calda e deliziosa
che solo Sanzo sapeva ben mescolare con la fredda arroganza dei suoi occhi
viola.
L’espressione che invece
vedeva adesso era nuova, diversa o talmente tanto rara che Goku non aveva
avuto modo di catalogarla. Sarebbe stato tutto più facile se il monaco non
fosse stato una persona tanto ritrosa e orgogliosa. Lui aveva una paura
folle di esprimere i propri sentimenti e il piccolo, spontaneo Goku non
riusciva proprio a capirne la ragione, ma aveva imparato ad accettarlo e a
distinguere le parole non tanto per il loro significato, quanto per il tono
con le quali venivano pronunciate. Così Stupida scimmia diventava “non
scocciarmi”, “ti voglio bene”, “ora stai esagerando”, “ti odio” anche se
quest’ultimo significato lo aveva udito solo un paio di volte di cui una
proprio quel pomeriggio.
Quello che lo assillava in
quel momento era una semplice domanda, che in realtà non gli dava pace, se
Sanzo nascondeva il suo affetto nell’arroganza e nell’indifferenza, cosa
nascondeva adesso in quell’abbraccio forte e possessivo? Un dubbio tremendo
lo fece scattare come una corda di violino, facendolo sollevare di scatto e
svegliando il monaco.
“Ma che ti prende? Ti
sembra il modo di muoverti, stupida scimmia?” lo rimproverò Sanzo, ma era il
tono tipico del “non scocciarmi”.
Il piccoletto lo guardò
turbato in quegli occhi rosa, pieni di domande insolute. “Sanzo sei ferito?”
gli chiese all’improvviso di punto in bianco.
“Perché questa domanda?”
chiese confuso
“Tu… sei così strano… mi
abbracciavi…” non sapeva neanche lui come esternare il motivo della sua
ansia.
“TSK! Stupida scimmia, sta
zitto e dormi, tanto dici solo stupidaggini!”. Chiuse gli occhi e Goku
rimase pochi istanti in attesa che quelle mani che lo avevano tenuto stretto
fino a quel momento lo gettassero fuori dal letto, ma sorprendendolo ancora
una volta Sanzo lo riabbracciò di nuovo, con lo stesso desiderio di possesso
di prima. Goku si rannicchiò felice in quel dolce abbraccio. Non importava
quanto sarebbe durata quella fase di Sanzo, era troppo bella per essere
sprecata.
“Mi piace quando siamo
così vicini!” sussurrò il piccoletto in un impeto di coraggio.
“Anche a me! – confessò in
un dolce sussurro il bonzo, ma poi si riprese subito – adesso dormi prima
che mi venga voglia di scacciarti via!”.
Voleva davvero bene a
Sanzo, incondizionatamente, pienamente, totalmente… ma perché, perché
doveva sprecare i suoi sentimenti con uno come lui, si chiese per la prima
volta. Stava pensando troppo quella notte, l’indomani si sarebbe svegliato
con un gran mal di testa se avesse continuato in quel modo…
Si accorse di non saperlo,
di non sapere perché il suo destino era tanto legato a quello del monaco.
Era grave?
Ci rifletté un po’, mentre
il sonno cominciava ad abbassargli le palpebre. No, non era grave, in fondo
la vita era piena di cose senza senso, accadevano e basta:
-
Sanzo che
aveva sentito la voce del suo cuore e lo aveva liberato pur non
conoscendolo…
-
Sanzo che si
nascondeva dietro la sua boria, nascondendo a tutti la sua vera anima…
-
Sanzo…
proprio lo stesso Sanzo, che adesso lo abbracciava come lui fosse sempre
appartenuto a quelle braccia…
E sì, la vita era proprio
piena di cose senza senso, come lui, nato dalle rocce e stretto fra le
braccia di un bonzo.
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