Il genio e la maga
Parte VII
di Releuse
'Perché mi hai baciato ieri sera?'
Le parole di Kaede si gettarono violente sul corpo del rossino che nell'udirle si sentì soffocare, come se delle rigide mani invisibili facessero pressione sulla sua gola, stringendola sempre di più. Impedendogli di parlare.
Ancora non aveva capito se erano quelle di Rukawa o se lui si stesse mettendo a tacere con le sue stesse mani, costringendosi all'omertà.
Delle piccole folate di vento avevano cominciato a saettare nell'aria, fendendola in più parti, come se fosse solida, generando dei lamenti angoscianti e fastidiosi, frutto del loro sibilare fra i ferri del cancello dell'istituto. I corpi dei due ragazzi tremarono in quegli istanti, non si sa se per l'aria fredda che si era insinuata nella stoffa dei loro vestiti, aggredendo la loro carne, o per il sussulto provato nell'udire quei sibili, più simili alle grida che entrambi stavano soffocando.
Ma Hanamichi non voleva tirarsi indietro, non voleva più dimostrarsi debole di fronte a Rukawa. Lo guardò negli occhi, non riuscendo a capire il significato di quello sguardo fermo e deciso su di lui che lo metteva consapevolmente in difficoltà e che per questo lo irritava tantissimo. Cosa voleva sapere Rukawa? Cosa voleva che ammettesse?
Nel ricordarsi la rabbia provata nello scoprirsi preso in giro dal volpino, che aveva preferito denigrarlo di fronte alla squadra piuttosto che chiarirgli subito l'equivoco, lesse scherno in quello sguardo. Derisione sarcastica. O forse fu quello che volle leggere.
“Che cosa vuoi che ti dica, Rukawa...” Cominciò con lo stesso tono che credeva di leggere negli occhi del numero undici, mostrandosi così più sicuro di quello che era. Rukawa attendeva, impaziente, pregando perché i battiti del suo cuore non fossero percepiti durante quegli attimi di silenzio. Gli sembrava di avere nel petto un tamburo impazzito.
Hanamichi continuò “C'era un'atmosfera serena, quasi magica...”
Il tono quasi di derisione non sfuggì a Rukawa, che sentì il formicolare di un brutto presentimento.
“E c'era buio...malapena ti vedevo. Così ho avuto un pensiero. Avendo baciato Kaoru, volevo sapere cosa si sarebbe provato a fare altrettanto con un ragazzo...” Il rossino sentì le mani invisibili affondare sempre di più nel suo collo, stringerlo con violenza, come per impedirgli di parlare. Fu un'impercettibile lotta che terminò con uno sforzo immane da parte del numero dieci, un getto d'aria dalle sue labbra col quale si liberò di quella presa ferrea sulla sua gola. Decretando la vittoria sui suoi veri sentimenti.
“...e devo dire che è stato parecchio deludente, non ne valeva di certo la pena! Da cancellare!” Terminò sarcastico, non capendo perché avesse dovuto sforzarsi tanto per elaborare quelle parole e per quale motivo si maledì subito dopo, per averle pronunciate. Alzò così gli occhi per cercare quelli di Rukawa, ansioso di conoscere la sua reazione, timoroso di comprenderla.
Ed eccola lì la rabbia di Kaede, mentre stringeva la mano destra in un pugno, mentre il suo corpo tremava e i suoi occhi sfuggivano a quelli del rossino. Ed ecco arrivare quel pugno che Hanamichi attese stringendo gli occhi e rimanendo immobile, come per espiare una colpa. Un colpo e poi avrebbe reagito.
In quel modo sarebbe stato tutto più facile. Se Rukawa avesse reagito.
Ma il pugno carico di rabbia di Rukawa non arrivò mai a colpirlo; partì, tagliò l'aria in due, si fece udire, ma passò solamente a pochi millimetri dalla testa di Sakuragi, sfiorandone i capelli rossi, perdendosi nel vuoto sopra la sua spalla sinistra.
Hanamichi non capì e, aprendo gli occhi, si trovò a pochi centimetri da ciò in cui aveva temuto di specchiarsi: le iridi azzurre di Rukawa che lo fissavano. Con rabbia? Con delusione? Forse... tristezza? Il braccio di Kaede era ancora sospeso nel vuoto, quando il moro sciolse il suo pugno, afferrando una fredda e morta sbarra del cancello sul quale era appoggiata la schiena del rossino. I loro respiri si mescolarono in quell’elettrica vicinanza insieme ai battiti udibili dei loro cuori impazziti.
“Sei un grandissimo idiota...” Furono le ultime parole di Rukawa. Le ultime con un'espressione umana. Hanamichi tratteneva il respiro. “Sparisci dalla mia vista...” E poi ci fu solo freddezza, cieca ed imperturbabile indifferenza. L'inanimato metallo dei suoi occhi. “Credo proprio che sarò io a cancellarti, Sakuragi...” Furono le ultime parole di Kaede, prima di mollare la presa su quella sbarra, mentre continuava a reggere prepotente lo sguardo al rossino, che a quelle parole sentì una voragine aprirsi sotto i suoi piedi.
Poi solo il rumore dei passi di Rukawa che si allontanava silenzioso e lo sguardo perso di Hanamichi che si sentiva come sviscerato, completamente svuotato.
Poi solo le grida del vento.
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“Adesso basta, Hana! È il quinto boccale di birra che bevi, non esagerare!” “Wah, wah, wah! Rilassati Yo! Dobbiamo divertirci!” Rideva sguaiato Sakuragi ormai quasi completamente ubriaco. “Hana...”Mito cercava di fare ragionare il migliore amico che sembrava proprio non avere intenzione di darsi una calmata con tutto quell'alcool.
Yohei era in casa quella sera e stava per cominciare a cenare, quando ricevette la telefonata del rossino che gli chiedeva di raggiungerlo subito. La voce di Hanamichi, al telefono, gli era parsa smarrita, come disperata, per questo era uscito velocemente da casa, senza neppure avvisare i suoi familiari. Era preoccupato per Hana. Non appena si erano incontrati, però, il rossino aveva sfoggiato un allegro sorriso. “Forza, Yo! Andiamo a bere insieme e a divertirci! È da tanto che non lo facciamo!” Aveva esultato Sakuragi cingendo le spalle di Mito con il braccio e cominciando subito un vortice di parole e racconti confusi sugli allenamenti, sul prossimo campionato, sulla debolezza del Kainan dopo l'uscita di scena del capitano Maki.
Ma Yohei conosceva bene il suo migliore amico ed aveva capito subito che qualcosa non andava, ipotesi rafforzata dal fatto che non appena avevano varcato la soglia del locale Sakuragi aveva iniziato a bere come una spugna e ad attaccare briga con chiunque gli capitasse a tiro. Già sette teppisti erano stati stesi dalle sue poderose testate. E, intuendo i motivi di quello stato d'animo, Yohei aveva chiamato i rinforzi.
“Adesso basta, Hanamichi! Dicci cosa è successo!” Esclamò arrabbiata Kaoru mandando giù di colpo una 0, 40 di birra e sbattendo il boccale vuoto sul tavolino nel quale erano seduti. “Kaoru, per favore, non mettertici anche tu ora! Ne basta uno di sbronzo!” La ammonì Mito preoccupato. Dovevano aiutare Hana, non ridursi come lui! “Lo so Yohei, tranquillo! Lo reggo benissimo l'alcool, lo sai! Cameriere! Due vodka alla mela!”Gridò la ragazza che sentiva di doversi scaricare dal nervoso che l'alimentava. Stava andando tutto storto! Si rendeva conto che i suoi sforzi stavano per essere gettati nella spazzatura. “Andiamo bene...due vodka...” Disse sconsolato Yohei udendo quella richiesta. “Una non è per me, è per Hana!” Chiarì la ragazza incrociando le braccia. “Eh? Ma lo vuoi ammazzare?” Mito scattò scioccato. “A mali estremi, estremi rimedi!” Kaoru era inamovibile. Afferrò Mito per la camicia e lo tirò a sé per parlargli all'orecchio. “Questo metodo funziona con mio fratello, magari anche con lui...” “Ma che dici? Così lo mandiamo all'altro mon...”
“Quello è solo uno stupido Baka! Ma chi si crede di essere?!” Borbottò Hanamichi, mentre sorseggiava la vodka portata dalla cameriera. Mito e Kaoru aguzzarono le orecchie. “Che ti avevo detto?” Sorrise la ragazza soddisfatta, mentre Yohei osservava scettico il rossino. Hanamichi aveva le guance rosse e, con gli occhi abbassati, dondolava fra le mani il bicchierino di vodka facendo oscillare la bevanda al suo interno. Sembrava essersi calmato da quell'euforia forzata di pochi attimi prima, lasciando spazio ad un'atmosfera un poco malinconica.
“Questa è la fase 'sconsolamento' a cui seguono le confessioni...” Spiegò a bassa voce Kaoru filtrandola attraverso le mani poggiate ai lati della bocca. “Haha!” Annuì curioso Mito.
“Quel baka...cosa voleva che gli dicessi? Sembrava si aspettasse qualcosa...era deluso dalle mie parole.” Continuava a farfugliare Sakuragi, non rendendosi conto di riuscire a capire la situazione più da sbronzo che da sobrio.
“Dicessi cosa?” Insisteva Mito, subito zittito da un cenno del capo di Kaoru che, sorridendo, gli faceva capire di lasciare proseguire da solo Sakuragi, senza forzarlo. Mito annuì seguendo le indicazioni della ragazza che sembrava proprio essere esperta di simili situazioni. Pochi secondi di silenzio e Hanamichi cominciò a parlare in maniera sconnessa, ma senza rivelare particolari sull'evoluzione del suo rapporto con Rukawa, limitandosi a frasi come “Quella maledetta kitsune! Chi si crede di essere! Parlare in quel modo al tensai...” Rivelando così solo la sua evidente inquietudine e frustrazione. Alla fine disse solo di aver creduto che lui dovesse sposarsi con Sendo, particolare che Kaoru, in ogni caso, già conosceva e dell'invito al matrimonio che il volpino aveva fatto alla squadra senza prima dirgli la verità.
“Dannato Kaede...certo che se ogni tanto mettesse da parte il suo orgoglio non sarebbe la fine del mondo!” Si lamentava a voce bassa Kaoru.
“Mi ha preso in giro!” Grugnì fra i denti Sakuragi, stringendo fra le mani il fragile bicchiere di vetro.
Yohei e la ragazza sospirarono, guardandosi incerti sul da farsi. Capivano bene che c'era dell'altro, ma probabilmente la tecnica di Kaoru non funzionava con tutti.
“Era la sorella...è lei che si sposa con Sendo. Ed io mi sono allarmato per nulla.” Hanamichi non si rese conto cosa aveva appena confessato e continuò con le sue parole. “Era sua sorella, vi rendete conto?” Il rosso alzò lo sguardo cercando quello dei suoi amici. Voleva comprensione, perché si sentiva divorato dalle fauci della colpa. E ancora non ne capiva totalmente il motivo.
Yohei gli sorrise, comprensivo, non aggiungendo altro. E sorrise anche fra sè, ricordandosi divertito quando aveva scoperto che Kaede Rukawa avesse una sorella.
Si ricordava bene della prima sera in Kaoru uscì con loro, il Guntai al completo. Non poteva dimenticarsi quanto l'aveva osservata, nei gesti, negli occhi, nella fisionomia. Hanamichi era convinto di assomigliarla a Rukawa perché ossessionato dalla presenza del volpino nella sua vita; aveva pure creduto che i suoi occhi fossero blu come quelli di Rukawa.
Lui no. L'assomigliava e basta.
Per questo quella sera dopo aver accompagnato Hanamichi a casa in motorino, gli aveva detto che il giorno dopo non sarebbe andato a scuola.
'Devo controllare alcune cose...' Gli aveva accennato, vago. Non poteva certo rivelargli che aveva intenzione di recarsi al Ryonan. E così aveva fatto. All'ora di pranzo aveva già varcato i cancelli dell'istituto alla ricerca di qualcuno che potesse dare fondo ai suoi sospetti, trovando infine un Akira Sendo sorpreso di trovarlo lì.
“Voglio vedere Kaoru Rukawa! Subito!” Aveva detto Mito, o meglio ordinato, senza mezzi termini, atteggiandosi da teppista. “Come? Kaoru?” Chiese sempre più stupito Sendo. “Sì, dille che l'aspetto davanti al cancello. Le devo parlare.” Insistette in tono ironico il moretto. Akira Sendo rilassò le spalle a quel modo di parlare. “Quindi hai...capito?” Sospirò come rassegnato. Mito annuì soddisfatto.
Attese pochi minuti all'entrata del Ryonan, durante i quali si fumò una sigaretta pensieroso. Aveva detto Kaoru Rukawa e Sendo non lo aveva smentito. Kaoru era davvero la sorella di Rukawa. Benissimo. Ora doveva capire il senso di tutta quella farsa, perché capiva bene che c'era qualcosa sotto.
Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi a lui e una voce forse un poco più marcata, ma la sua.
“Allora mi hai scoperto, Mito. Dovevo aspettarmelo per come mi guardavi ieri sera...” Kaoru era alle sue spalle.
Yohei rise fiero di sè, sicuro di tutte le sue certezze! Ma ricordò il suo stupore quando, voltandosi...
“Kaoru!”I suoi ricordi furono spezzati da un vociare improvviso e trillante. Una ragazza si era appena fiondata su Kaoru afferrandola per le spalle con foga. La riconobbe subito. “Ma cosa ci fai...” Kaoru non ebbe neppure il tempo di parlare, che la ragazza la travolse con le parole. “Kaoru!! Ti ho cercato dappertutto! Cosa diavolo è successo? Kaede è tornato a casa e si è chiuso subito nella sua stanza! Non ha neppure voluto cenare...aveva una faccia...ed era più acido del solito!” “Ssst, zitta!” Kaoru le mise una mano in bocca per zittirla, indicandole con la testa il rossino seduto di fronte a loro.
Kaede...
Nel sentire quel nome lo sguardo abbassato ed indifferente di Sakuragi si alzò di colpo. *Kaede?* Cercò il significato di quella parola familiare nei suoi caotici e sconnessi pensieri, vedendola materializzata di fronte ai suoi occhi.
“Kaede...” Ripeté balbettando con voce impastata. E il suo cuore aveva cominciato a battere, quasi con speranza. Ma si rese quasi subito conto di aver sbagliato di nuovo. Ancora una volta c'era Kaoru di fronte a lui, non Kaede. E questo per un istante lo amareggiò profondamente. Messa a fuoco la sua amica, il rossino notò l'origine di tutto quel fracasso: al fianco di Kaoru c'era una ragazza abbastanza alta, con i capelli castano chiaro, tendenti a sfumature color ocra e raccolti in due alti codini che lasciavano cadere le morbide ciocche ondulate dietro le spalle. Indossava dei pantaloni sportivi e una magliettina aderente che metteva in mostra il suo seno prosperoso. La ragazza in questione aveva cominciato a fissarlo, passando da lui a Kaoru, da Kaoru a lui e a Mito.
“Ah!” Esclamò indicando i suoi capelli rossi. “Quindi è lui Sakuragi!” “Proprio così!” Disse una voce alle sue spalle, che il rossino riconobbe subito. “Sendo!” Bofonchiò infastidito. In quel momento non era certo una persona che aveva il piacere di vedere. In parte dava anche a lui la colpa di quanto successo con Rukawa. “Ciao Sakuragi!” Salutò l'asso del Ryonan un po' meno sorridente del solito, intuendo che c'era qualcosa che non andava. “Non è aria, Sendo. Vedi di andare via!”Hanamichi era molto irritato e non si contenne, ma prima che Mito cercasse benevolmente di farlo tornare alla ragione, la ragazza con i codini sbattè le mani sul tavolo sporgendosi verso di lui minacciosa. “Hey tu! Anche se sei il fidanzato di mio fratello non ti permetto di rivolgerti così al mio futuro marito, chiaro? Modera i toni o ti attacco al muro!” “Oh, no!” Kaoru si portò disperata le mani in fronte. “Questa è peggio di me...” “Ma non sono fidanzati!” Corresse Mito sgranando gli occhi come per impedire alla ragazza di esporsi oltre con le parole.
“Come? Che diavolo dici? Fidanzato di chi?” Sakuragi era balzato in piedi a quella frase, più confuso che mai, ma poi la sua attenzione si rivolse sulle ultime parole. “Eh? Futuro marito?” Guardò lei, poi guardò Akira che le poggiava le mani sulle spalle. “Calmati tesoro” Le aveva detto il porcospino con un sorriso più dolce del solito. “Sì...” Disse la ragazza con soddisfazione e orgoglio. “Io sono Kaori Rukawa, asso della squadra femminile del Ryonan, migliore giocatrice della Prefettura, nonché futura moglie di Akira Sendo! Ah, ah, ah!” Intanto faceva un segno 'V', vittoria, con le dita. Sendo rideva imbarazzato, mentre Kaoru e Mito scuotevano rassegnati la testa. “È un po' egocentrica o è la mia impressione?” Fece notare Yohei, rivolto a Sendo. “Bè ora è anche tranquilla rispetto al solito.” Pose l’accento Akira, ricevendo in cambio un occhiata truce della fidanzata che sedò all'istante con il suo dolce sorriso. Kaori non sapeva resistergli.
“Ma, ma...”Sakuragi era rimasto senza parole: eccoli lì davanti ai suoi occhi l'origine di quello stupido equivoco. Nel vederli insieme si sentì talmente sciocco da abbandonare tutte le difese assunte fino a quel momento.
Ormai non provava più rabbia, si sentiva solo un vero e proprio do'hao.
Il rossino osservava meglio la ragazza di fronte a lui, guardandola in quei profondi occhi blu, cercando inconsciamente nel suo viso, nei suoi gesti, nel timbro della voce, qualcosa di lui. Di Kaede. “Ma...non vi somigliate molto...” Dovette infine constatare dopo quello studio accurato. “Davvero?” Gli occhi di Kaori brillarono. “Che felicità, ogni volta che mi dicono così sono fierissima. Non posso assomigliare a quell'orso in letargo di mio fratello. Mi sono anche tinta i capelli per somigliargli il meno possibile! Non sopporto ci mettano a paragone! Io sono di gran lunga più bella, brillante, solare, intelligente di lui! Oh, oh, oh! Non so come faccia ad avere tutta quella schiera di fans...un poster interagirebbe più di lui!”Continuava felice la ragazza, lasciando che il rossino si stupisse alquanto. “Anche Akira aveva delle fans...” Borbottò Kaoru, come se ricordasse qualcosa di vago e lontano. “Finchè lei non le minacciò tutte di morte, dopo averne anche menato qualcuna. Ormai il Sendo fan club è estinto da tempo...” “Eh già...” Rise imbarazzato Akira.
“Sono...decisamente diversi...” Si rese conto il rossino.
Mito sorrise al suo migliore amico. “Non tutti i fratelli si assomigliano!” Gli strizzò un occhio complice. Anche lui aveva un fratello maggiore molto diverso da lui, quando stavano insieme nessuno credeva fossero parenti.
“E per fortuna...”Aggiunse come d'eco Kaoru, mordendosi subito la lingua. Kaori le aveva lanciato un'occhiata fulminante. “Che cosa intendi, Kaoru?” “Nulla, nulla...che tu e Kaede siete moooolto diversi...” Ridacchiò la moretta. “Che mi prendi in giro?” Kaori si stava irritando. “Guarda che tu non sei nella posizione di parlare perchè...”
Improvvisamente si bloccò, fermandosi ad osservare attentamente Kaoru che ricambiava lo sguardo dubbiosa ed incerta.
“Waaah! Non posso arrabbiarmi con te!” La giovane Rukawa saltò al collo di Kaoru strofinando la propria guancia con quella della ragazza. “Sei adorabile!”
Sakuragi era scioccato, Mito e Sendo nascosero una risata divertita.
“Argh, lasciami Kaori, mi strozzi! Sei impazzita?!” Kaoru cercava di liberarsi. Più che campionessa di Basket paragonava Kaori ad una lottatrice di judo, per quelle prese dalle quali era impossibile divincolarsi. “Ah, come sei carina! Rimani sempre così, ti preferisco!”Continuava la biondina in estasi.
Hanamichi non ci stava capendo nulla, quel gruppetto gli sembrava più matto del Guntai. “Dai Kaori, non è il momento!” Insistette Kaoru indicandole Sakuragi. Finalmente la ragazza mollò la presa allontanandosi, mentre tossiva per riacquistare il proprio contegno. “Ah!” Esclamò come ricordandosi di qualcosa di importante. “Anche se sono di gran lunga più in gamba, brava e sveglia di Kaede, questo non vuol dire che non mi preoccupi per lui. Cosa diavolo hai fatto a mio fratello?!”Indicò così Sakuragi che non sapeva cosa rispondere a quella furia. La birra ingerita mista alla sua voce urlante, gli avevano aumentato il mal di testa. “Mah...” “Hn, sì, lui! Era più apatico e rintontito del solito! Cosa gli hai detto?” “Kaori, smettila!” Kaoru le afferrò il polso con forza, facendole capire che doveva proseguire. Era molto seria. “Ma Kaoru, noi...”
Sakuragi non sapeva che dire. Non aveva neppure la forza per chiedersi come mai Kaori desse la colpa a lui per quelle cose. Riusciva solo a ricordare le parole dette poco prima dalla ragazza, focalizzando Rukawa chiuso nella sua stanza in silenzio. Rukawa stava male per lui? Era quella la verità?
Erano appena diventati amici, è vero...o forse, c'era altro? Si sforzò di non capirne il motivo o forse non ce la faceva davvero. Non aveva più un briciolo di forza per pensare o dire qualcosa di sensato, l'alcool aveva cominciato a circolare troppo velocemente nel suo sangue, annebbiando i suoi sensi e percezioni.
“Vado a casa...”Disse soltanto, voltando le spalle barcollando, mentre la vista si sfuocava. “Hana vengo con te...” Disse Mito avvicinandosi, ma il rosso lo allontanò. “Sono vicino a casa Yohei, per favore, ce la faccio benissimo.” Mito lo riconobbe. Non era il tono di una persona ubriaca, era il tono di una persona confusa. E che voleva stare da sola.
Quello che non sfuggì a Yohei fu però lo sguardo preoccupato di Kaoru, che seguì il rossino fino all'uscita dal locale, senza distoglierlo fino alla sua scomparsa aldilà della porta scorrevole; era uno sguardo che non gli piaceva e che forse lo caricava di un crescente timore.
I quattro ragazzi rimasero in silenzio alcuni istanti dopo l'uscita di Sakuragi, poi Kaoru strinse i pugni nervosamente. “Forse...forse ho commesso una sciocchezza. È colpa mia...” “Kaoru non dire assurdità!”Scattò Mito. “Già ci siamo dentro tutti!” Aggiunse Sendo convinto. “...è vero, Kaoru...” Kaori le poggiò una mano sulla spalla. “Sì ma è stata una mia idea...e poi...devo dirglielo...”
Mito sentì un groppo alla gola.
*****
Durante la notte Hanamichi non chiuse occhio. Nonostante fossero ormai le tre passate, il rossino non accennava ad alcun segno di stanchezza. Anzi, era come se ogni minuto che passasse lo rendesse più lucido, come se avesse bevuto decine di caffé per tenersi sveglio. Aveva troppa adrenalina in corpo per potersi addormentare, troppi pensieri ai quali dare risposta. Continuava a pensare allo sguardo indecifrabile di Rukawa quella sera, a quel barlume di delusione che aveva scorto nelle sue iridi cobalto, fiamma fioca che si era spenta nell'istante successivo.
'Credo proprio che sarò io a cancellarti, Sakuragi', gli aveva detto il volpino, non sapendo di aver causato uno strappo nel petto di Sakuragi, una lacerazione simile a quella inflitta su foglio bianco da disegno, dove le parti sottili vengono via facilmente, sfilacciandosi, perché troppo fragili per resistere a quella torsione. Facendo un profondo respiro, Hanamichi si pose una domanda.
Cosa cercava in Rukawa? Cosa aveva cercato fino a quel momento?
Si rendeva conto di avergli dato molta importanza nell'ultimo periodo, di averlo cercato spesso, anche fra i suoi pensieri. Cercava in lui un amico? Oppure...
“Ah!” Il rossino sentì una fitta violare la sua testa e premette i palmi delle mani contro le tempie, mentre il dolore si faceva più pulsante. Qualsiasi cosa stava per pensare, ormai non aveva più senso. Aveva preso la sua decisione e non poteva più tornare indietro.
Reso inerme dal suo stesso pensiero, il ragazzo non si rese conto di perdere lentamente lucidità, addormentandosi ancora vestito sul letto intatto.
Il giorno dopo chiese alla madre di poter rimanere a casa scusandosi con lei per aver fatto tardi e ammettendo di aver bevuto troppo la sera prima, cosa che gli causava quel mal di testa che gli impediva di reggersi in piedi. La donna, stupita dalla sincerità del figlio, che di solito cercava di coprire le bravate con i suoi amici, gli diede il permesso di non andare a scuola, preoccupandosi di preparargli il pranzo prima di uscire da casa per andare al lavoro.
A fine mattinata il rossino aveva anche ricevuto una telefonata da Yohei, preoccupato per la sua assenza. Dopo aver rassicurato il suo amico Sakuragi emise pochi suoni. “Yo...Rukawa?” “Non è venuto...” Respirò Mito dall'altra parte del filo. “Ah, va bene...grazie.”La voce di Sakuragi vacillò, prima di riattaccare. Quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si preoccupava per Kaede Rukawa.
Passarono pochi minuti in cui il rossino fissò attentamente la cornetta fra le sue mani, come se il telefono fosse una calamita che lo chiamava con il suo magnetismo, o che lo respingeva. Poi si fece coraggio e compose il numero. Quello di Kaoru. Doveva incontrarla. Con sua grande sorpresa anche la ragazza voleva vederlo e questo gli avrebbe facilitato la cosa.
Perché quel pomeriggio stesso avrebbe chiesto a Kaoru di diventare davvero la sua ragazza. E con quello avrebbe posto la parola fine, a tutto.
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Nel tardo pomeriggio Sakuragi uscì silenziosamente da casa, sua madre non era ancora tornata eppure si era comportato come se avesse paura di svegliare qualcuno fra quelle mura; timore di sentire dei rumori, forse la sua stessa presenza. Nel tragitto che lo avrebbe portato al parco, luogo dove aveva dato appuntamento a Kaoru, cercò di distrarsi pensando alla squadra, al fatto che il nanerottolo gli avrebbe fatto una bella lavata di capo per aver saltato gli allenamenti quella sera e Ayako si sarebbe unita a lui colpendolo con il suo ventaglio per riportarlo alla disciplina. Ma il rossino non se la sentiva proprio di andare in palestra, anche perché probabilmente qualcuno non era del suo stesso parere e, nonostante avesse saltato le ore di lezione, non si sarebbe perso l'allenamento, almeno per scaricarsi.
Ecco, era successo di nuovo: aveva pensato a Rukawa.
Anche se cercava di distrarsi non poteva fare a meno di pensare a lui; volente o nolente il volpino era sempre nella sua testa. Nel camminare sulla strada, lasciandosi alle spalle le auto che sfrecciavano alla sua destra, i bambini sulla bicicletta e andando incontro a quelle nubi grigie che si avvicinavano nel cielo, Hanamichi cominciò a chiedersi se quello che stava facendo fosse la cosa giusta. Per la prima volta, nonostante i continui dolori alla testa che la sbornia della sera prima gli stava causando, iniziava a riflettere davvero su quegli ultimi tempi, sulle sue azioni e su quelle del volpino.
Stava male, se ne rendeva conto, ma nella sua mente cominciò ad affacciarsi la sensazione che il dolore più forte non venisse dalla sua testa pesante come un macigno di puro piombo, ma dal suo cuore, appesantito da un lancinante senso di vuoto. Intanto aveva cominciato a piovigginare, una pioggia leggera e silenziosa di cui il rossino non si era accorto, poiché fagocitato nell'oblio dei suoi pensieri tormentati. Il ragazzo varcò l'entrata del parco sovrappensiero, affondando ad ogni passo nel fango sciolto sul viale. Si domandava se stesse facendo la cosa giusta.
Perché sapeva benissimo di non essere innamorato di Kaoru.
'Ci si può innamorare con il tempo...', aveva pensato durante la notte quasi convincendosene.
Eppure perché se fino alla sera prima gli era sembrata la soluzione più ovvia, ora man mano che si avvicinava al luogo dell'appuntamento non ne era più così sicuro? Forse iniziava a capire qualcosa, a rendersi conto che fino a che tutto era vago, tutto era affidato al caso, allora andava tutto bene. Avvicinarsi a Rukawa, uscire con lui, pranzare insieme, scoprire le reciproche passioni...se realizzati casualmente gli andava bene. Ne era felice.
'Perché mi hai baciato ieri sera?'. Se si trattava invece di decidere, di assumere una vera posizione, non andava più bene.
Eppure c'era qualcosa che gli sfuggiva. Anche per Sakuragi c'era un tassello che mancava a quel puzzle costruito durante quel gioco fra lui e Rukawa. Resosi finalmente conto di aver raggiunto la sua meta il ragazzo si fermò, alzando gli occhi da terra per dirigerli intorno alla ricerca di Kaoru, che notò subito, di fronte e a pochi passi da lui.
La ragazza stava in piedi, di profilo rispetto alla sua prospettiva, intenta ad osservare il cielo grigio sopra la sua testa, con gli occhi concentrati in un punto lassù in alto, la bocca leggermente aperta, quasi volesse accogliere la pioggia per dissetare la sua gola. Sovrappensiero, non si rese conto della presenza di Hanamichi che non appena la vide non fu capace di fare il minimo movimento. Ogni suo muscolo, ogni sua terminazione nervosa sembrava aver subito una scossa, una paralisi di tutte le cellule del suo corpo.
Questa volta non vide Kaede nella figura di Kaoru, questa volta lo ricordò.
Ricordò l'ultima volta che aveva piovuto in città, durante la fiera. Stesse nubi grigie, stessa pioggia, stessa immagine. Ma era Kaede che perdeva il suo sguardo nel cielo quel pomeriggio. Sakuragi si ricordò di come il suo cuore avesse cominciato a battere intensamente di fronte a quella immagine, che per pochi istanti gli era sembrata una presenza onirica; si ricordò dei brividi che lo avevano percorso nell'osservare quel corpo disegnato dagli indumenti bagnati, nel soffermarsi su quel torace pulsante di respiri; gli stessi brividi che sentiva riemergere ora al ripercorrere di quella scena.
Si ricordò solo in quell'istante di aver pensato che fosse la scena più bella che avesse mai visto.
Deglutì nervoso, rendendosi a poco a poco conto che quella sensazione che sentiva divorare il suo stomaco in quel momento, era la stessa che lo aveva inquietato spesso negli ultimi tempi. Capì che si accendeva quando pensava a Rukawa. Capì che si acquietava, quando c'era Kaoru.
“Kaoru...” Si sforzò di parlare, costringendo le sue corde vocali ad emettere suoni. “Potevi ripararti...ti stai inzuppando d'acqua...”
La ragazza solo in quel momento abbassò lo sguardo, per voltarsi da Hanamichi. Gli sorrise quasi imbarazzata. “Mi hai detto di aspettarti qui...e io ho aspettato...”.
Sakuragi rimase senza parole.
“Mi hai detto di aspettarti qui...e io ho aspettato...”
Era la stessa frase che Kaede aveva pronunciato quel giorno, sotto la pioggia, quando lui gli aveva rivolto la stessa osservazione. Il rossino rimase in silenzio e poi, finalmente, sorrise. E la sua mente ebbe tutto più chiaro.
Quella sensazione si accendeva quando mancava Rukawa.
E si assopiva quando c'era Kaoru, perché era lui stesso che se lo imponeva.
In Kaoru vedeva Rukawa perché dentro di sé era lui che il rossino desiderava avere accanto. Ed ogni volta che tentava di rifuggire da quella verità il suo cuore e il suo cervello, come se si fossero messi d'accordo, gli giocavano quello scherzo. Perché l'evidenza era lì, in quella visione. Eppure lui continuava ad essere cieco e a cercare un surrogato del volpino nel suo rapporto con Kaoru.
Si sentì in colpa per tutto quello. Non era stato sincero né con la ragazza, né con Kaede. E neppure con se stesso. Rise fra sé nell'evidenza di quella consapevolezza che aveva appena afferrato.
“Credo proprio che sarò io a cancellarti, Sakuragi...”, aveva detto Kaede. Ed era quello che voleva? Voleva essere cancellato da Rukawa e cancellarlo definitivamente dalla sua vita?
In quella manciata di secondi si chiese se sarebbe potuto tornare indietro, se poteva cambiare qualcosa. Oppure se doveva perseguire nella sua ultima decisione.
Kaoru era di fronte a lui e lo guardava titubante, inquieta, come se volesse dirgli qualcosa di importante. “Hana, io...”Si fece coraggio e cercò lo sguardo del rossino, ma non finì di parlare. Si sentì afferrare per le spalle, una stretta delicata, ma decisa, che la fece sussultare. Vide gli occhi nocciola di Hanamichi cercare i suoi, sicuri, mentre la pioggia ticchettava sul selciato ai loro piedi, scandendo i secondi che passavano.
“Kaoru io...”
La ragazza non ricordava di avergli mai visto uno sguardo così determinato.
“Sono innamorato di Rukawa.”
Finalmente lo aveva ammesso. A se stesso, e al mondo che lo circondava.
E il cuore del rossino si sentì finalmente liberato, come se avessero spalancato di colpo quella finestra che lo teneva chiuso in una stanza buia priva di spiragli per la luce e per l'aria. Liberato dal suo sigillo ora poteva battere all'impazzata, dando sfogo alla verità che fino ad allora aveva segretamente custodito.
Kaoru spalancò gli occhi visibilmente stupita e la sua espressione fu fraintesa dal rossino che subito distolse lo sguardo, quasi mortificato. Temette di averla ferita con quella rivelazione. Cosa avrebbe pensato di lui? “Hana...FINALMENTE!” Esclamò la ragazza prendendogli le mani raggiante. I suoi occhi erano colmi di felicità. Il ragazzo rimase perplesso vedendola saltellare sul posto con allegria. “Ma, Ma...come, finalmente?” “Finalmente l'hai capito! Sono così felice!” Continuava Kaoru noncurante dello stupore del rossino.
Il viso di Sakuragi avvampò... “Ah...ma, non ti dispiace?” Si lasciò sfuggire e solo a quelle parole la ragazza notò il suo disorientamento. Allora si rilassò, assumendo un tono pacato, ma gentile e comprensivo. “Hana...è vero, noi abbiamo iniziato ad uscire insieme perchè...bè, sì, più o meno io avevo un interesse per te.” Rise nervosamente. “Io mi diverto un mondo con te, condividiamo tante cose e abbiamo la stessa testa matta, ma poi con il tempo mi sono resa conto che siamo davvero troppo simili. Quello che si è creato fra noi è sì qualcosa di grande, ma una grande e bellissima amicizia!” La sincerità di Kaoru acquietò la tensione e il senso di colpa del rossino: questo era esattamente quello che provava anche lui.
“Bè, ma quindi si capiva che io...” Arrossendo ancora Hanamichi cercò conferma nel suo sguardo. “Certo, Hana! Ti si leggeva in faccia che ti piaceva Kaede Rukawa!”Sghignazzò Kaoru. “Per questo tentavo di darti consigli per andare d'accordo con lui e farvi avvicinare! Ma sia tu sia lui avete proprio la testa dura!” Sakuragi l'ascoltava sorpreso, poi liberò un profondo sospiro. “Già, e io ho rovinato tutto.” Si leggeva lo sconforto nel timbro della sua voce.
Kaoru scosse la testa. “Vai da lui. Parlagli. Non è tardi, ne sono certa! Sei o non sei il tensai?” Il sorriso rassicurante di Kaoru sembrava rendere vere le sue parole. E Hanamichi raccolse quell'incoraggiamento, ritrovando in esso il coraggio che aveva sempre cercato.
Mentre i raggi del sole aprivano le nubi e allontanavano le ultime gocce di pioggia, il rossino strinse i pugni e annuì, sicuro di sè. “Il tensai non si arrende mai!” “Bravo! Ora devi dirglielo!”Kaoru era colma di speranza. “Ma...” “Che c'è ora, Hana?” “Non credo vorrà vedermi...” Il rossino cominciava a mordersi nervosamente il labbro inferiore. “Ma...si può sapere cosa gli hai detto?” Chiese preoccupata la ragazza, chiedendosi fino a che punto si fosse esposto l'orgoglio del suo amico. Hanamichi distolse lo sguardo, grattandosi la fronte. “Bè ecco, da dove cominciare...”
“CHECCOSA?” Kaoru si scioccò per quella rivelazione. “Cioè...tu lo hai...voi vi site...un bacio...e tu gli hai dato una risposta simile?!” La ragazza non credeva alle sue orecchie. Era peggio di quanto si aspettasse! Sakuragi era mortificato. “Lo so...ho detto una sciocchezza...non sono stato corretto neppure con te, dicendo quella bugia...” “Ma, no! Non mi importa quello che hai detto su noi, ma Kaede...”Cominciava a capire in che situazione si era gettato il rosso. Era proprio bravo a rovinarsi con le sue mani, pensò la ragazza. Fra lui e Kaede non sapeva chi era peggio.
Si erano trovati...
“Accidenti a me!”Sakuragi si scosse i capelli con le mani, in preda a un improvviso scatto nervoso e confuso. “Sono, sono un vero...” “Un vero do'aho...” Gli sorrise dolcemente Kaoru. “Non importa quello che gli hai detto, ora importa quello che gli dirai...”
Hanamichi guardò l'amica negli occhi e vi lesse ancora una volta un'incitazione a non arrendersi.
“Non buttare tutto all'aria, Hana!” Sakuragi si calmò, rilassando le spalle. Cominciò a pensare al volpino, ai momenti trascorsi insieme, al fatto che lui non lo aveva mai respinto apertamente. Certo, in quei momenti non aveva dimostrato il massimo entusiasmo e lo aveva insultato come al suo solito, ma non si era mai veramente lamentato. In fondo, conoscendo Rukawa, se non voleva fare una cosa non ci metteva molto a mandare tutto all'aria. E poi...c'era la sua domanda. Probabilmente lo aveva capito, o intuito quel volpastro che lui provava qualcosa. O lo aveva sperato.
Forse non era davvero troppo tardi...
“Hai ragione, Kaoru!” Sakuragi sembrò avere trovato una nuova energia vitale. “Devo parlargli! Il tensai non si tirerà indietro!” “Bravo!” Batté le mani felice la ragazza.
“Ma...” “Cosa c'è ancora?!”Kaoru si stava spazientendo.
“Non saprei neanche dove cercarlo! Non so dove abita...”Sakuragi si stava nuovamente demoralizzando a quel pensiero . “Mmm, non credo sia a casa a quest'ora!” Sbuffò Kaoru. “Ma comunque credo di poterti dare una mano...”Gli strizzò l'occhio con complicità. “Eh?”
“Hana, credo di sapere dove tu possa trovare Rukawa...” “Davvero?” “Certo! Abbi fede in me! Sono o non sono una maga?”
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