Il genio e la maga

 

Parte VI

 

di Releuse

 




 

La pioggia si era ormai esaurita sulla città.

L'asfalto, intriso d'acqua, lottava invano per cercare di assorbire quelle copiose gocce che lo solleticavano e che scivolavano dai tetti e dalle grondaie colmando quelle fiumane ai lati delle strade.

Il cielo ancora gremito di fiocchi di nubi cupe, cominciava a rischiararsi grazie ai tiepidi raggi di sole che cercavano uno spiraglio fra esse, spazzandole vie, insieme ai sentimenti più confusi che invadevano il suo animo.

 

Insieme ai raggi di sole, anche i pensieri di Hanamichi cominciavano a compattarsi e a riordinarsi.

 

“Hana? Allora vuoi dirmi cos'è successo?” La voce di Kaoru tintinnava insieme alle gocce di pioggia che, venendo giù dall'albero alle loro spalle, picchiettavano sulla panchina sulla quale lei e il rossino erano seduti.

 

Dopo averla abbracciata Hanamichi l'aveva stretta a sé per diversi istanti, a tratti quasi con forza, come se volesse cercare un appiglio sicuro, come se volesse convincersi della concretezza di quell'abbraccio, della sua realtà.

 

Ma chi stringeva fra le braccia? Chi avrebbe voluto stringere?

 

I primi brividi di freddo, dati probabilmente dai vestiti ormai fradici che aderivano alla pelle, scossero il rossino da quella situazione.

 

O da quell’illusione.

 

“Oh, Kami, Kaoru, scusami!” Aveva esclamato, allontanandosi dalla ragazza terribilmente imbarazzato. Anche Kaoru lo era, anche se lei più che altro era stupita, sorpresa da quel gesto così improvviso. Poi Sakuragi si era seduto sulla panchina poco distante, noncurante che fosse bagnata.

E non aveva più parlato, rimanendo prigioniero di un sincero turbamento e della paura di riordinare i propri pensieri e capire cosa lo avesse fatto reagire in quel modo.

 

“Io? Nulla...non è successo nulla...” Balbettò finalmente Hanamichi dopo una pausa di silenzio, seguita alla domanda di Kaoru. La ragazza lo osservava di certo non molto convinta, perciò decise di esporsi di più per risvegliare Sakuragi dal suo torpore. Cercò il suo sguardo, che il ragazzo evitava consapevole, ed azzardò.

 

“Cos'è successo...con Rukawa?”

 

Hanamichi sussultò. Kaoru aveva centrato in pieno.

L'aveva abbracciata, stretta a sè...si aspettava un altro genere di domanda: il perché di quel gesto, forse il suo significato. Invece lei l'aveva capito subito che c'entrava Rukawa e di questo il rossino si stupì non poco, finché dovette ammettere a se stesso che probabilmente quell'abbraccio era troppo disperato per essere frainteso. Non voleva parlare, non voleva raccontare né mettersi a nudo, ma aveva bisogno di capire.

 

“Abbiamo litigato...” Fu l'unica frase che serpeggiò fra le sue labbra.

“Questo l'avevo capito, Hana...” Kaoru sorrise, notando la difficoltà del ragazzo nel parlare. “Ma...gli hai detto qualcosa in particolare?”

 

L'ultima frase della ragazza echeggiò nella testa del rossino, provocando in lui un'implosione di sensazioni e pensieri, richiamandogli alla mente il discorso con Rukawa, le proprie domande...e le sue risposte.

 

 'Gli hai detto?' Era la domanda di Kaoru.

 

Ed un improvviso moto d'orgoglio si accese nel suo animo.

 

“Detto? Io non ho detto nulla a quella Kitsune isterica! Non sa neppure lui cosa diavolo vuole. E mi dice che in fondo gli dispiace, che non sa se è felice della scelta. Poi mi dice di farmi gli affari miei, che io e la squadra non siamo nessuno! E se ne stia da solo!” Il rossino aveva cominciato a sbraitare con foga, come se avesse davvero bisogno di scaricare tutta la tensione accumulata e di vomitare il veleno che aveva dentro. “Diamine, non dirci una cosa così importante! Ma per chi ci ha preso?”

 

Kaoru lo guardava perplessa e prima di parlare esitò per pochi secondi. “ Dire che cosa...?”

Questa volta, preso dall'impeto della rabbia, la risposta di Sakuragi arrivò spedita. “Ma del matrimonio con Sendo!”

Kaoru si trattenne dal rischiare di cadere dallo schienale della panchina, sul quale era seduta, scioccata per quella inaspettata rivelazione. “Che cosa? Che stai dicendo, Hana?” Non credeva alle sue orecchie o, più che altro, non era certa di aver capito bene le parole del suo amico.

 

“Massì, quel cretino si sposa con il porcospino! E ci ha tenuto all'oscuro di tutto!” Gridava esasperato il rosso, mentre Kaoru era sempre più allibita ed incredula.

“Hana...ma sei sicuro di quello che dici?” Era dubbiosa e sembrò riflettere su qualcosa, ma a distrarla dalle sue riflessioni arrivò il racconto di Hanamichi che spiegò alla ragazza i dettagli di quella scoperta. Dalle parole di Koshino e Fukuda, all'ammissione e reazione del volpino.

 

“Quei due, quando me li trovo sottomano li disintegro!” Grugnì Kaoru stringendo i pugni, senza farsi notare dal rossino. Cominciò poi a riflettere sul da farsi, visibilmente in difficoltà, ma poi sembrò avere un'illuminazione e cominciò a sghignazzare fra sè.

Sfoggiò così un innocente sorriso. “Hana caro...” La sua voce si fece dolce e comprensiva. “I matrimoni fra gay non sono legali...”

“Come?” Le parole di Kaoru richiamarono l'attenzione di Sakuragi, che aveva cominciato  a rilassarsi dopo lo scatto di nervi di poco prima. Che due gay non potessero sposarsi lo sapeva bene anche lui.

“Bè, l'hai detto anche tu, riferendoti alle parole di Koshino. È una formalità. Magari lo fanno per creare un legame fra le famiglie, o per sentirsi legati fra loro anche se non c'è nulla d’ufficiale. Sta di fatto che essere gay non è una cosa facile...figuriamoci dover dire di sposarsi fra ragazzi...”

 

Hanamichi cominciava a capire dove volesse arrivare Kaoru e quello che più gli faceva male era che si rendeva conto che aveva ragione.

 

“Che cosa doveva fare? Venire a dirvi 'hn, ragazzi sapete che mi sposo con Sendo? Venite al matrimonio, ne sarei felice!' Già così magari vi portava pure i confetti...seee. Non mi sembra una cosa così facile...credi che gli avrebbero tutti sorriso e fatto gli auguri? Non hai pensato a questo, Hana?”Kaoru lo guardava corrucciata.

 

*No, non ci avevo pensato, dannazione!*

 

Non aveva pensato a cosa provasse Rukawa, alla difficoltà nel dover ammettere la sua relazione con Sendo davanti a tutti. Ed ora aveva iniziato a capire, capire la risposta del numero undici e si diede mille volte dell'idiota per aver reagito in quel modo impulsivo, soffocato da quella cieca rabbia, che non era ancora riuscito a spiegarsi.

 

Eppure, nonostante tutto, continuava a provare fastidio nel pensare al volpino con Akira Sendo. Continuava a provare dolore nel sentirsi 'chiunque' agli occhi di Rukawa.

“Sono un do'hao...” Sospirò Hanamichi, pronunciando quella parola come per confortarsi. Il suono di quella parola gli sembrava particolarmente dolce.

 

“No, Hana, sei semplicemente...” Si bloccò, Kaoru, mentre pronunciava con comprensione quelle parole. Si rese conto che era meglio non alimentare troppo la discussione, ma si sentì felice per quello che aveva pensato. “...sei solo molto impulsivo!” Concluse infine.

 

“Già, ma ho combinato un bel casino!” Si disperò il rosso, tenendosi la testa fra le mani; gli sembrava impossibile tornare indietro.

“Dai nulla è irrecuperabile!” Esclamò la ragazza fiduciosa.

“Ma...è una parola! Come faccio?”

“Basta scusarsi...”

“Cosa?!” Hanamichi non la fece neppure finire di parlare. “Scusarmi con il volpino? No, come potrei, giammai!”

“Hana...ammettere un errore non vuol certo dire umiliarsi! È prendere coscienza, assumersi le proprie responsabilità. Da persona matura. Trovare le parole giuste al momento giusto. Kaede...em, Kaede Rukawa non è uno stupido, capirà. Almeno così potrete chiarirvi. Chiarire per bene, eh?” Gli strizzò l'occhio, ma, come si aspettava, il rosso non afferrò quel richiamo.

 

Kaoru continuava ad avere ragione, troppa. E questo feriva il suo orgoglio.

 

“E...come lo trovo questo momento giusto?” Domandò il ragazzo, poco convinto della soluzione.

“Ma bisogna proprio dirti tutto!” Rise Kaoru. “Vediamo...ci vorrebbe l'atmosfera adeguata, qualcosa che ammortizzi le parole, che vi aiuti a fare pace...ci sono! L'osservatorio astronomico!”

“Eh? C'è un osservatorio?”

“Sì, fuori la città, ci sono dei pullman diretti apposta, basta prenotare. Ho sentito che è bellissimo, c'è un enorme telescopio e un vero e proprio planetario!”

 

Il rossino si chiuse per pochi istanti in un sorpreso silenzio; l'idea di Kaoru gli riportò alla mente la simulazione alla quale aveva assistito con Rukawa e che, doveva ammettere, ricordava con piacere. Era stato molto bene, gli era piaciuto condividere quel momento col volpino, condividere con lui una passione diversa dal basket. Non c'era stato bisogno di dimostrare alcuna superiorità in quel momento fra loro, non c'era stata alcuna rivalità e proprio per questo erano riusciti a viverlo così intensamente.

 

“Ma quindi, dovrei invitare la kitsune...”Sakuragi sembrava spaesato.

“Sì, sì! È la soluzione migliore! Ah, ah, ah! Sono la maga delle soluzioni!” Inneggiò Kaoru.

“Ma...”

“Sono certa che Rukawa ne sarà entusiasta, non c'è mai stato, nonostante lo desiderasse tanto!” Si lasciò sfuggire la ragazza, ma, prima che il rossino le facesse qualche domanda impropria, si morse la lingua e si corresse. “Bè, credo non ci sia mai stato...in fondo l'hanno aperto solo da un anno, oh, oh, oh!”

 

Hanamichi ci pensò un poco. Forse quella era l'unica soluzione possibile, quella con il minor numero di rischi. Si fece dare tutte le spiegazioni da Kaoru, stupendosi di come la ragazza ne fosse al corrente.

 

Era tutto pronto, a parte la prova più difficile: parlare con Rukawa.

 

Solo una cosa non era ben chiara al rossino: come faceva Kaoru a sapere della passione di Rukawa per il planetario? Ci pensò un attimo.

 

*Mah, sicuramente nella foga iniziale contro il volpino l'ho inserito in qualche frase...*

 

****************************************************************

 

Il giorno successivo gli allenamenti si svolsero con la massima tranquillità, in un clima di pace che il capitano Miyagi non si ricordava neppure di aver mai provato. Era commosso da tanta quiete: finalmente Sakuragi e Rukawa non avevano litigato neanche per un istante, non si erano azzuffati né insultati, non avevano creato il solito scompiglio che distraeva tutta la squadra. Una volta tanto, pensò soddisfatto, le sue preghiere erano state esaudite.

 

Peccato che per il rosso e il volpino quella non era una tregua, non era un armistizio di pace. Era indifferenza, lo sapevano entrambi.

 

Il tutto era partito da Rukawa che aveva egregiamente evitato Hanamichi fin dall'entrata in palestra, non degnandolo di uno sguardo, né di superiorità, né di sfida, com'era solito fare. Non gli aveva neppure una volta dato dell'idiota! E Sakuragi aveva reagito di conseguenza, evitandolo a sua volta, per il troppo orgoglio e, forse, per il timore della reazione del moro. Timore d’essere palesemente ignorato in quel modo.

 

 Si soffermò a pensare: timore di Rukawa? Forse cominciava davvero a farneticare...

 

Sta di fatto che il numero dieci non si diede per vinto: doveva parlare con Rukawa e chiarirsi con lui e, in fondo, doveva anche scusarsi. Durante la notte aveva pensato molto alle parole di Kaoru, al fatto che il matrimonio non era una cosa facile da rivelare agli altri o da ammettere. Ed aveva capito che il volpino non aveva nessun motivo per parlarne proprio con lui. Anzi, probabilmente lo considerava uno di quelli che non avrebbe mai dovuto saperlo.

 

Non l'avrebbe mai considerato 'qualcuno'.

 

In fondo loro non erano mai stati amici, aveva constatato, senza dar troppo peso alla sensazione di dolore che lo aveva scosso a quel pensiero. Una scaltra sensazione che cercava di farsi riconoscere, ancora senza risultato.

 

L'unico risultato di quella sera fu la voce della madre di Hanamichi che, nuovamente disturbata dai monologhi del figlio, lo aveva minacciato di privarlo del pranzo per tutto il mese successivo. Quello che seguì alle sue parole, fu un profondo e piacevole silenzio.

 

Finiti gli allenamenti Hanamichi decise che in un modo o nell'altro doveva parlare con il volpino. 

 

“Hey, Kitsune spelacchiata!” Gridò all'improvviso verso Rukawa, dopo aver fatto un respiro profondo e contato fino a dieci per liberarsi da quell'asfissiante tensione che lo tormentava. “Smetti quell'atteggiamento da sbruffone e vedi di ascoltare il tensai!”

 

Rukawa, che stava per salire sulla bicicletta, si bloccò, voltandosi finalmente verso il rossino.

 

Era notte, ma la pallida luce artificiale del lampione sopra di loro, permise al moretto di vedere i profondi occhi castani di Sakuragi e di notare quel color porpora che infuocava le sue guance. Sapeva bene che non era stato facile per il numero dieci decidersi a parlare, in fondo era testardo come e quanto lui, perciò decise di dargli una possibilità. Anche perchè, doveva ammetterlo, quella situazione non piaceva neppure a lui. Voleva avvicinarsi a quella dannata scimmia rossa, non certo tagliare ogni rapporto con lui e, per ottenere il suo scopo, sapeva bene che murarsi dietro il suo orgoglio non lo avrebbe portato da nessuna parte.

Certo non era stato facile buttarsi alle spalle quello che era successo il giorno prima. Non si era mai sentito così confuso e spiazzato. Mai, neppure durante una partita, quando qualche giocatore gli aveva abilmente rubato la palla, ferendo il suo orgoglio. Ma questa volta era diverso. Non si trattava d'orgoglio.

Fortunatamente Akira era in casa e la notte l'aveva passata da lui; non sarebbe potuto tornare a casa sua in quello stato...sicuramente qualcuno avrebbe avuto di che dire, con le sue sentenze e allusioni. Non voleva né parlare né discutere con nessuno. Solo stare da solo, a pensare. Sendo l'aveva fatto entrare, senza chiedergli niente, limitandosi solamente ad offrirgli qualcosa da bere. Perché conosceva bene Kaede, da troppo tempo e sapeva bene come comportarsi con lui. Era davvero una brava persona, Akira. Ma nemmeno con lui poteva parlarne. Con lui non poteva parlare di Sakuragi.

 

“Hn, cosa vuoi, do'hao?” Disse Kaede fingendosi scostante, ma in realtà la sua era un'apertura verso di lui. La sua risposta. E questo entrambi lo sapevano bene, poiché era il loro modo di comunicare.

 

Il dado era stato lanciato ed ora il rossino doveva giocarsi il tutto per tutto.

 

Con l'animo in fermento, l'agitazione per riuscire a dire le cose nel modo giusto e il battito del cuore alterato, Hanamichi afferrò la bicicletta di Kaede al manubrio, togliendogliela dalle mani, come se volesse fermarlo. Ed infine non fermò più la sua valanga di parole. “Senti, non volevo dire quelle cose, capisco la tua difficoltà, ho sbagliato è vero, ma anche tu mi hai dato contro. Perciò, ti va di andare all'osservatorio astronomico Shimizu? Pensavo che magari non c'eri mai stato...”

“Do'hao...”

“...dato che ho visto che ti piace...come si chiama? L'astronomia! E dato che non è molto lontano...”

“Do'hao...”

“Potevamo andare insieme e...”

“Do'hao, calmati!”

 

Finalmente Hanamichi si bloccò da quel vortice di parole. Erano troppe per Rukawa. Non era certo abituato ad ascoltare discorsi tanto lunghi...in un'altra occasione si sarebbe addormentato. Questa volta però colse qualcosa che richiamò la sua attenzione.

 

'Ho sbagliato' e 'Osservatorio'. Quelle parole solleticarono la sua curiosità.

 

“Che stai dicendo, do'hao? Ti stai... scusando?” Domandò in tono ironico, ma una nota della sua voce assunse un che di divertito.

“Scusando? Chi? No, cioè, volevo solo dire che forse ho esagerato ad attaccarti in quel modo, avevi le tue ragioni probabilmente a non voler dire del matrimonio, ma io ho pensato che...e allora ho reagito...”

“Va bene, va bene...”Sospirò Rukawa, capiva che i discorsi complessi non facevano per il rossino. “E cos'è questa storia dell'osservatorio?”

“Bè ecco...” Sakuragi si acquietò un poco. “Ho saputo che da poco hanno aperto un osservatorio astronomico fuori città e ho pensato che magari potevamo andarci...dato che ti piacciono queste cose e poi anche a me non dispiacciono...” All'improvviso però un pensiero balzò nella testa del ragazzo.

 

*Che stupido che sono...ci sarà stato con Sendo...*

 

“No non ci sono ancora stato...!” Affermò Rukawa alquanto sorpreso da quella proposta e dolcemente turbato da quella premura che Hanamichi aveva avuto nei suoi confronti. “In verità cercavo proprio qualcuno con cui andarci...” Azzardò, mettendosi in gioco. Ma l'unica cosa che ottenne fu uno sguardo stupito del rossino.

“Ma...Sendo non ti ha mai portato?”

“Hn? No...” Rispose incerto il volpino, non capendo il perché Akira 'doveva portarlo' da qualche parte, ma non fece molto caso a quell'osservazione. Era... felice? Probabilmente sì, pensava fra sè. Nonostante nascondesse le proprie emozioni dentro quell'involucro volutamente inespressivo che era il suo corpo, si sentiva felice. E permise al suo cuore di danzare al ritmo di quella piacevole sensazione.

 

A quella risposta Hanamichi sentì un moto d'orgoglio vorticare nelle sue vene. “Eh, eh, eh! Il Tensai pensa sempre a tutto!” Si sentì di sottolineare.

 

“Allora quando andiamo, do'hao?”

 

La domanda fece sobbalzare Hanamichi, che in verità non si sarebbe mai aspettato che Rukawa accettasse la sua proposta senza remore. La sua passione per l'astronomia era più forte di qualsiasi cosa, pensò.

“Ma...pensavo questo fine settimana...”

“Così tanto? Non mi va di aspettare così!”

“Ma...”

“Andiamo domani che non ci sono gli allenamenti!” Rukawa sembrava proprio impaziente.

“Eh? Domani? Ma...” Sakuragi era sconvolto da tutta quell'intraprendenza del volpino.

“Prima andiamo meglio è, do'hao!” Kaede sembrava proprio inamovibile; lanciò un'occhiata d'intesa al rossino attendendo una sua risposta.

 

Hanamichi a quel punto perse gli ultimi indugi. “D'accordo kitsune, ci sto!”

 

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La sera dopo, i due ragazzi si erano ritrovati alla fermata dell'autobus che li avrebbe portati direttamente all'osservatorio; era l'imbrunire e le rubine lingue di fuoco che dipingevano il cielo facevano presagire una notte limpida e rischiarata. Durante il tragitto i due ragazzi non parlarono molto, solo qualche scambio di battute su quello che li attendeva: avrebbero visto realmente la volta celeste, non un'imitazione come alla fiera; il tutto grazie ad un potentissimo Telescopio e al Proiettore di cui era dotato il planetario.

Parole formali, a tratti un po' fredde, poiché entrambi i ragazzi erano un poco nervosi. Sembrava barcollassero su un filo d'alta tensione, dove il minimo movimento sbagliato avrebbe potuto fulminarli all'istante. In verità erano ambedue emozionati e a momento agitati, ma era la consapevolezza di tali emozioni che li distingueva.

 

Il rossino, mentre guardava fuori dal finestrino, stordito dalla vista della sfera di fuoco che svaniva all'orizzonte, pensava alla stranezza di quella situazione. Fino a poco tempo prima se solo avesse immaginato di andare da qualche parte con Rukawa gli sarebbe venuta l'orticaria, avrebbe fatto scoppiare la Terza Guerra Mondiale piuttosto che fare qualcosa con lui. Ogni qualvolta si era spostato con la squadra, aveva sempre sbraitato che voleva avere il volpino a distanza di almeno tre sedili, sul pullman o sul treno. Ora invece gli era seduto di fianco ed erano anche da soli. Com'era strano il destino! Si ricordò delle parole di Kaoru su Rukawa, una delle prime volte che uscì con lei.

 

'Forse è uno che ha bisogno di un approccio diverso...'

 

Mai fino a quel momento quelle parole gli erano sembrate più vere. Aveva cambiato il suo approccio con Rukawa e di conseguenza il loro stesso approccio era cambiato. Si chiese però come era cambiato, dov'era l'inizio di tutto ciò. Non riuscì a darsi una risposta precisa, ma capì solo che da quando conosceva Kaoru aveva iniziato ad avvicinarsi al volpino. In un modo o nell'altro le loro strade si erano incrociate. Grazie a Kaoru aveva trovato...un amico?

Quella domanda sorse spontanea nella sua mente. Se aveva trovato un nuovo amico, forse le cose non andavano poi così male in quel periodo. Usciva con una ragazza e aveva un nuovo amico. Anche se parlare di amicizia...bè forse era troppo!

 

Invece Kaoru...non sapeva se considerarla la sua ragazza. In fondo fra loro non c'era mai stato nulla, più che altro si divertivano molto insieme. Era un po' come stare con Yohei e gli altri del Guntai.

 

Eppure c'erano dei momenti in cui sentiva un forte bisogno di vederla, di stare in sua compagnia, di sentire i suoi occhi poggiati su di lui.

 

Ed erano i momenti in cui lui non c'era.

 

Eppure c'erano dei momenti in cui non sentiva un forte bisogno di vederla, di stare in sua compagnia, di sentire i suoi occhi poggiati su di lui.

 

Ed erano i momenti in cui c'era lui.

 

“Do'hao, siamo arrivati!” La voce di Rukawa distrasse Hanamichi dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà e cancellando i suoi ragionamenti confusi.

“Occavolo!” Esclamò il rossino scendendo dall'autobus. Erano su una collinetta a sud della città.

 

Di fronte a loro stava un'enorme costruzione dotata al centro di un'immensa cupola emisferica, lucida e metallica che sembrava regnare su tutta la collina. I due giocatori dello Shohoku erano entrambi senza parole.

“Certo che non ha nulla a che vedere con la simulazione...” Constatò a bocca aperta Rukawa.

“Già...” Annuì Hanamichi nello stesso stato del compagno di squadra.

 

Ormai era calata la sera e il cielo, privo di nubi, regalava alle prime occhiate un manto stellato chiaro e splendente, ottimale per l'osservazione dell'universo.

 

Sakuragi e Rukawa seguirono la fila di persone che era scesa con loro dall'autobus e si avvicinarono all'entrata dell'osservatorio dove li attese una guida, un uomo anziano dall'aria gentile e sapiente.

 

Kaede all'improvviso e quasi d'istinto, si aggrappò al braccio di Hanamichi che colse un lieve tremore in quel tocco. “Sei emozionato, kitsune?” Domandò a voce bassa il rossino, immaginando lo stato d'animo del volpino di fronte a quell'esperienza.

“Hn...do'hao!” Bofonchiò Rukawa, senza negare, strappando un sorrisino al numero dieci.

 

La prima tappa di quel percorso fu la visita al museo astronomico che la struttura ospitava fra le sue mura. Un caleidoscopio di mappe stellari, antichi strumenti d'osservazione del cielo, modelli della Terra, della Luna e dei Pianeti, descrizioni della storia dell'osservazione del cielo, dei tentativi dell'uomo di viaggiare nello spazio e dei primi vettori spaziali. Il museo presentava anche delle proiezioni tridimensionali delle fasi lunari, dei meccanismi delle eclissi e delle variazioni stagionali, nonché una riproduzione dell'universo conosciuto.

 

Kaede era estasiato, ogni volta che notava qualcosa che conosceva non poteva fare a meno di rendere partecipe il rossino, spiegandogli le cose, ottenendo sempre la sua più completa attenzione. E questo lo riempiva d'orgoglio.

Entrambi si entusiasmarono e appassionarono tanto nel fare delle reali osservazioni con un vero telescopio.

 

Ma l'emozione più grande la provarono all'interno del planetario: seduti su delle poltrone disposte in cerchi concentrici, poterono osservare l'indimenticabile spettacolo dell'universo che la cupola donava ai loro visi innalzati verso di essa. Il suggestivo susseguirsi di immagini di pianeti, stelle, nebulose e galassie e il movimento della volta celeste tenne i due ragazzi con il fiato sospeso, facendo trepidare i loro cuori, coinvolgendoli talmente tanto da dar loro la sensazione di trovarsi realmente sotto un cielo incantato.

 

“È meraviglioso, Kaede...” Sussurrò Hanamichi, ancora rapito da quello spettacolo. Non si rese conto di averlo chiamato per nome.

“È vero...Hana...” Rispose il moro, costringendo i suoi occhi a sottrarsi a quello spettacolo, per poggiarsi sul viso del rossino. Era buio, ma la flebile e velata luce delle stelle gli permetteva di riconoscere i lineamenti di quel viso, la seducente forma di quel mento, la consistenza di quelle labbra.

Era lì con il suo rossino, finalmente. Anche se non nel modo in cui sperava.

 

In realtà per un istante avrebbe voluto chiedergli cosa ci fosse fra lui e Kaoru. Se era davvero la sua ragazza. E se lei non fosse stata gelosa di quell'uscita fra loro. Ma poi si rese conto di essere lui il ragazzo geloso e si diede dello stupido per quella presa di coscienza. Kaoru era una ragazza, non poteva essere gelosa di lui. Sicuramente l'aveva presa per un'uscita fra amici, e forse anche il do'hao...ma non volle più pensarci.

Non in quel momento, non in quella magica atmosfera.

Decise che l'avrebbe vissuta e assaporata fino all'ultimo, senza sprecare una sola scintilla di quell'esperienza appagante.

 

“Ah...” Hanamichi sussultò, avvolto da quel calore. “Ki...kitsune che fai?” La sua voce tremò.

 

Sentì i capelli di Rukawa sfiorargli la guancia, scivolare lenti fino a solleticargli il collo, finché avvertì la sua testa poggiarsi sulla propria spalla e il peso del suo corpo offrirsi totalmente a lui.

 

Brividi scossero il fianco del rossino che aderiva a quel corpo totalmente abbandonato. “Ruka...”

“....zzzz...”

“Ma...ti sei addormentato?” Sakuragi si trattenne dal mettersi a ridere. “Lo porto al planetario e lui che fa? Si addormenta...” Sussurrò fra sè.

Ma non era infastidito, anzi. Probabilmente tutte quelle emozioni avevano esaurito le energie del volpino ed inoltre gli piacque pensare che il moro era stato così bene, che il sonno non poteva che essere  la logica conseguenza di quella esperienza.

 

Spontaneamente il rossino cinse le spalle di Kaede con il proprio braccio, rendendo più comoda la posizione per entrambi. Durante quel movimento tuffò il viso fra quei morbidi capelli, stupendosi di come fossero profumati e di come quel contatto avesse scatenato un impulso febbricitante per tutto il suo corpo. Si scoprì desideroso di accarezzare quella testa, di affondare le proprie mani fra quella seta corvina e, lentamente, con la titubanza di chi sta per compiere un atto proibito, soddisfò quel desiderio. Portò le sue dita alla scoperta di quella folta chioma, cominciando a giocare con i piccoli ciuffi, inebriandosi del piacere che quel contatto gli donava.

 

Si chiese se Kaede non si trovasse a disagio.

Ma Kaede dormiva.

 

Si chiese quante volte Sendo avesse toccato quei capelli.

Ma Kaede dormiva.

 

Hanamichi non si chiese più nulla e, sotto lo sguardo di Orione, signore dei cieli invernali, delle sue polveri violacee, sotto quel vortice dorato che disegnava la possente testa di cavallo, le sue labbra si posarono su quelle di Rukawa, delicatamente, sfiorandole.

 

Sakuragi chiuse gli occhi, perdendosi dentro quell'universo parallelo che era dato dalle emozioni del suo cuore e rimase così, per infiniti istanti, cullandosi nella burrosa atmosfera che scivolava sulla sua pelle, simile ad uno sciame di stelle che si riversava sopra la Terra.

 

Tremò il rossino, nel sentire un sussulto provenire dal corpo caldo sotto di lui, che lo fece allontanare d'improvviso, ma  Kaede non si mosse. E lui ringraziò il cielo per quello.

 

Era ancora stupito, scosso da quanto successo, da quel suo gesto e si chiese il motivo. Perché aveva sentito quel forte bisogno di baciarlo.

 

Forse si era lasciato solo trascinare dalla dolcezza di quel momento, diventato molto intimo.

Forse era inconsciamente incuriosito dall'idea di baciare un uomo e, complice l'atmosfera l'aveva fatto.

Forse era solo stato un gesto irrazionale, dato da un'improvvisa follia.

 

Infinite spiegazioni, ma, in tutte queste, Kaede dov'era?

 

“Hmmm...” Erano appena passati pochissimi minuti dal gesto irrazionale di Hanamichi, quando Rukawa si scostò un poco da quella consistenza morbida che sentiva sulla sua guancia. “Hn? Che ci fai così appiccicato a me, do'hao?” Il ragazzo si stropicciò un poco gli occhi. Lo spettacolo di quell'universo stellato era terminato e le luci elettriche imperversavano nel planetario.

 

“Baka kitsune! Sei tu che ti sei addormentato accasciandoti sulla mia spalla! Semmai ringrazia il tensai che ha avuto pietà di te e non ti ha svegliato!” Sbuffò Hanamichi mostrandosi il più irritato possibile; in realtà stava cercando di nascondere il suo imbarazzo; non poteva di certo ammettere che aveva continuato a godersi il cielo beandosi del calore del moretto sul suo corpo e neppure rivelargli di averlo baciato!

 

Kaede lo guardò non molto convinto. “Bè, comunque è stato un bello spettacolo...” Disse infine, alzando gli occhi, cercando ancora la volta celeste della quale rimaneva solo il vetro opaco della cupola.

“Ma se ti sei addormentato, Baka!” Si sentì di sottolineare il rosso, nonostante sapeva bene che il moretto si era assopito solo negli ultimi minuti.

“Ma...si vede che stavo bene...” Rispose Rukawa, distratto, come se lo stesse ammettendo a se stesso.

 

Usciti dal planetario i ragazzi, insieme al resto delle persone, aspettarono all'aria aperta che il pullman partisse. Intanto si erano poggiati al muro, con gli occhi ancora rivolti al cielo. Sopra di loro, il vero e infinito mare stellato governato da uno spicchio di luna nuova.

 

“Bè, allora? Tutto pronto per il matrimonio?” Domandò all'improvviso Sakuragi, come per spezzare il sogno dentro il quale si era cullato fino a quel momento. Purtroppo doveva tornare alla realtà.

“Hn, sì... quasi...dobbiamo ancora ritirare l'abito...” Rispose Kaede non molto contento di quel discorso.

“L'abito? E com'è?” Sakuragi si fece prendere dalla curiosità, ma il pensiero che ad indossare il vestito sarebbe stato Kaede...bè, quello azzerò tutti i suoi buoni pensieri.

“Hn, bo? Non ricordo bene...forse ha lo strascico...”

 

Hanamichi strabuzzò gli occhi. “Ah...”

*Ma che diavolo di vestito si è preso? Lo strascico?* Sperò che Kaede non si dovesse vestire da donna, ma cercò di convincersi che era un accessorio probabilmente utilizzato anche nei vestiti maschili. Con quello strascico avrebbe tanto voluto strozzarci Akira Sendo...

 

Kaede intanto fissava la luna, la contemplava pensieroso, chiedendole una risposta.

 

“Sakuragi...” Cominciò come se avesse trovato la forza adatta. “Come va con la tua ragazza?”

Quella domanda inaspettata spiazzò il rossino. “Come? Chi? Ah, Kaoru, ma non è la mia ragazza!” Rispose in preda ad un confuso discorso. “No cioè ecco...”

“Eh? Come non è la tua ragazza...” Rukawa non capiva; uscivano insieme, lei gli preparava il pranzo, erano pure andati insieme alla fiera! Come non era la sua ragazza?

 

Sakuragi  si morse la lingua, ma perché diavolo gli era uscita una frase del genere? Lui voleva far credere al volpino che stava con Kaoru, doveva farglielo credere! Non era sempre stato così?

 

“Bè usciamo insieme, ma non c'è nulla di ufficiale...” Il suo umore cominciava a cambiare, a diventare inquieto.

 

Lui doveva dimostrare a Rukawa che c'era qualcuno che lo voleva, doveva dimostrargli di non essere un fallito.

 

'Sei troppo idiota, figurati se le ragazze hanno tempo da perdere con un tale fallito', Aveva detto quella volta il volpino.

 

“Comunque anche io esco con una ragazza...non sono poi così fallito...” Sakuragi accennò un sorriso ironico.

“Come?”Kaede non capì.

 

'Ci sarà pure un motivo perché ben cinquanta ragazze ti hanno scaricato...no?'

 

“Anche se mi hanno rifiutato cinquanta ragazze, questo non vuol dire che c'è un motivo preciso...” Rincarò il rosso, mentre il sangue ribolliva a quel ricordo e la rabbia si sostituiva alla quiete.

“Hn...” Kaede forse...cominciava a capire.

 

'Nessuna potrà mai volere uno come te.'

 

“Come vedi c'è qualcuno che mi vuole, non sono così disperato...” Disse infine Hanamichi mascherando la rabbia con un sorriso innaturale.

 

Kaede era rimasto senza parole. Possibile che quell'idiota avesse cominciato ad uscire con Kaoru per...quelle parole? Si diede mille volte del cretino, per aver parlato in quel modo quella volta in palestra. E diede milioni di volte del cretino a Hanamichi per aver reagito in quel modo.

O forse stava solo equivocando tutto?

 

“Hn, che idiota. Non mi dirai che sei uscito con quella solo per dimostrarmi che puoi avere una ragazza pure tu. Non ti facevo così permaloso do'hao!” Lo stuzzicò volutamente Rukawa. Voleva capire.

“Cosa?” Hanamichi si sentì vergognosamente messo allo scoperto: aveva davvero parlato troppo. “Che diavolo dici? Non è assolutamente così...”Non sapeva più cosa dire, come giustificarsi. Doveva trovare una soluzione al più presto, poiché in realtà non sapeva neppure lui perché aveva reagito in quel modo a quelle parole.

 

Inoltre non voleva solo dimostrare...voleva anche cancellare... cancellare Rukawa dalla sua testa...

 

“No? Allora dimmi, perché non state ancora insieme con Kaoru?” Insisté Rukawa, cominciando a spazientirsi. Il fatto era che una debole speranza cominciava ad affacciarsi nel suo cuore. Ma aveva troppa paura di sbagliarsi e quindi temeva di mettersi troppo in gioco.

“Bè ecco...è questione di tempo ormai!” Rispose  secco Hanamichi sentendosi attaccato. Non sopportava quel tono assunto dal numero undici.

 

“Tempo? Ma tu vuoi starci insieme sì o no? Rispondi!”

Quella voce troppo nevrotica rimbombò nella testa del rossino. Che diavolo voleva Rukawa? “Non lo so, questo si vedrà...magari prima o poi ci metteremo insieme...”

“Mettervi insieme? Ma se non sai neppure se ti piace, che diavolo vai dicendo?” Kaede aveva ormai perso le staffe, quasi non si controllava, non sopportava più le folli parole di quel do'hao, non sopportava l'idea che lui si mettesse con Kaoru...

“Non mi sembra che tu sia nella posizione di giudicare, Rukawa!” Esplose Hanamichi guardandolo duramente negli occhi.

“Eh?”

“Anche tu mi sembra che abbia le idee confuse! Sei stato tu stesso a dirmi che in fondo forse ti dispiaceva per il matrimonio. Non mi sei sembrato tanto convinto neppure tu, quindi hai poco da parlare!” S'infervorò il rosso.

“Ma...che c'entra...?” Kaede non riuscì a finire la frase.

“Tu non ti stai fidanzando, ti stai sposando! E pure con porcospino! Se non sei certo di questo...non puoi neanche dare giudizi o consigli agli altri!”

 

Kaede era scioccato per quello che aveva appena sentito. “Fermati un attimo...”Disse quasi confusamente. “Tu stai parlando del matrimonio... mio e di Akira?”

“Certo! E di quale se no! Io non mi sto sposando Baka kitsune!”

 

Kaede si ammutolì...forse c'era qualcosa che gli era sfuggito. Ma non disse più alcuna parola. Cercava di mettere insieme i pezzi di tutto quel discorso, di tutta quell'assurda situazione. E si rese conto che i pezzi del puzzle combaciavano...quasi alla perfezione.

 

C'era solo un pezzo che mancava...

 

“Senti...” Disse Rukawa tenendosi la testa che improvvisamente aveva cominciato a fargli male. “Scusa, non dovevo intromettermi...non...non parliamone più...” Era confuso, troppo confuso.

 

*Ho bisogno di pensare...*

 

Il silenzio regnò per tutto il tragitto del rientro. Sakuragi e Rukawa non parlarono più, chiusi ognuno nei propri pensieri, nei propri tormenti, persi entrambi nella contemplazione di quella vertiginosa notte.

 

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“C'è una cosa che devo dirvi...”Quella voce  bassa un poco seccata, visibilmente contrariata, si stagliò come una lama nelle tempie di Hanamichi.

 

Era la voce di Rukawa che, durante una pausa dagli allenamenti, aveva richiamato l'attenzione dei compagni di squadra. In particolare si rivolse al capitano Miyagi.

“Che c'è Rukawa?” Domandò Ryota sorpreso; era raro che Rukawa volesse dire qualcosa e questo qualcosa si capiva non aveva nulla a che fare con il basket.

 

*Che diavolo vuole fare quel deficiente?* Il cuore di Hanamichi fu trapassato da una tempesta d’emozioni e d'agitazione. Un preoccupante timore si affacciò nella sua mente.

 

“Hn...i miei hanno insistito...vi vogliono al matrimonio...” Sospirò Kaede scrollando le spalle.

“Uh? Non mi dirai che ti sposi, Rukawa!” Lo canzonò il capitano.

 

Il corpo di Sakuragi s’irrigidì. Si trovava distante da Kaede, ma notò ugualmente il suo sguardo di sfida che lo cercava, come se volesse costringerlo ad ascoltare.

Non capiva perché sentiva i battiti del cuore soffocargli la gola, privarlo d’ogni possibilità di fare vibrare le sue corde vocali.

Il suo corpo di pietra vacillò.

 

Non voleva sentirle quelle parole dalla bocca di Rukawa. Dicendolo alla squadra...

 

Non sarebbe più potuto tornare indietro...?

 

*Non dirlo!*

 

“No...”

 

*Eh?*

 

“Mia sorella...si sposa con Akira Sendo!”

 

Il mondo, l'universo, tutti gli dei esistenti crollarono sulle spalle di Hanamichi. Il ragazzo spalancò la bocca, incredulo, sotto shock.

 

*Ditemi che non è vero...*

 

“Ah, finalmente!” Intervenne Ayako emozionata. “Finalmente hanno deciso la data!”

“Eh, già, alla buon ora!” Esclamò Ryota.

 

Sakuragi era sconvolto...ma il nanerottolo e la manager lo sapevano?

 

*Ma com'è possibile? Il fukuverme e Koshino parlavano di una formalità...*

 

“È dai tempi delle medie che attendevo questo matrimonio! Ormai sono fidanzati da una vita! Ricordo che tua sorella diceva sempre che sarebbe stata solo una formalità, perché loro ormai si sentivano già marito e moglie! Ah, ah, ah, che matta!” Rideva Ayako.

 

*Ma...ma...dicevano che lo volevano i genitori*

 

“I vostri genitori saranno contenti...loro sono amici da una vita...tua mamma e quella di Sendo non vedevano l'ora di unire le due famiglie!” Sghignazzò la manager, mentre Kaede annuiva rassegnato. Era saturo dei discorsi di quelle due donne matte...

 

*Ma...ma...parlavano di due stelle del basket...*

 

La bella manager si rivolse al resto della squadra, che comunque era sorpresa da quella notizia. “Bè, dovete sapere che la sorella di Rukawa gioca anche lei a basket, precisamente nella squadra femminile del Ryonan che l' scorso ha vinto il campionato della prefettura. E lei è stata nominata migliore giocatrice di Kanagawa! Ed ora si sposa, che emozione!”

 

*Questo è solo un brutto incubo...vero?*

 

 

“Ah, ah, ah! Mi sa che la sorella ha più successo del fratello!” Esclamò scherzoso Mitsui dando delle pacche sulla schiena al numero undici. “Potevi dirci di avere una sorella così...potevamo farci un pensier...” L'ala dello Shohoku non terminò la frase, fulminato dallo sguardo rabbioso di Rukawa.

 

“Eh, eh, non farci caso...”Ridacchiò Ayako. “Kaede è terribilmente geloso di sua sorella...ma scorti sempre Sendo per evitare che approcci con altre ragazze?” La manager gli strizzò un occhio, mentre Kaede metteva il muso senza rispondere. Odiava essere messo  a nudo in quel modo.

 

*Non ci posso credere....* Sakuragi era rimasto immobile tutto il tempo.

 

Tutto...tornava tutto.

Gli incontri con Sendo e Rukawa, le reazioni di quest'ultimo alle mosse del porcospino, le parole di Fukuda e Koshino...tornava tutto, maledettamente.

 

“Caspita, spero che con il matrimonio tua sorella si ridimensioni un po' e diventi più femminile!”Esclamò Ayako sorridendo a Rukawa.

“Hn, non penso..”

“Ah, ah, ah! Non mi dire che Kaori è ancora così maschiaccio! Ricordo che faceva sempre a botte con tutti, era manesca e voleva sempre avere ragione. Reggeva l'alcool meglio di un ragazzo e adorava i vestiti maschili!”

“Hn...ora si veste femminile, ma per il resto...Kaori è sempre la stessa.”Dovette ammettere a malincuore Rukawa. Sua sorella era un vero tornado!

“Ah, ah, ah, non mi dire! È sempre stata una tipa espansiva, quando otteneva qualche vittoria rideva come una matta dicendo 'sono un essere superiore'! Che tipa fuori di testa! Mi stava molto simpatica, poi lei e Sendo formano davvero una bella coppia...sono felice...” Disse con dolcezza la manager.

 

*Sua sorella...sua sorella Kaori...voglio morire...*

 

Aveva frainteso ogni cosa...eccome aveva frainteso!

 

E Rukawa? Si era preso gioco di lui? Invece di chiarirgli subito l'equivoco...lo stava umiliando in quel modo? Cominciò a sentirsi preso in giro, vittima di un meschino piano pensato da Rukawa per sbeffeggiarlo.

 

*Sono un perfetto idiota...*

 

E il suo cuore cominciò a pompare dolore.

 

 

 

Dopo che Rukawa diede informazioni circa la data e il luogo del matrimonio, l'allenamento riprese normalmente.

 

Solo per Hanamichi nulla era più normale. Si sentiva soffocare là dentro, aveva un cerchio alla testa, contava i minuti che mancavano al termine con la massima attesa. Evitava lo sguardo di Rukawa che si rivolgeva sempre verso di lui, ne evitava qualsiasi contatto o vicinanza.

Si vergognava, da morire, ma nello stesso tempo moriva dalla voglia di prenderlo a pugni.

 

 

“Dove stai andando così di fretta, do'hao?” Kaede era poggiato al cancello dello Shohoku, a braccia conserte fissava il rossino di fronte a sè.

“Ma cosa ...” Sakuragi si spaventò, non si aspettava di vedere Rukawa.  Finiti gli allenamenti non si era neppure cambiato, aveva tirato fuori una scusa per andare subito via.“Come hai...”

“Hn...che idiota...eri così preso dalla tua voglia di fuggire, che non ti sei neppure accorto della mia assenza. Sei troppo prevedibile do'hao...”

 

Hanamichi indietreggiò incerto. Kaede si stava lentamente avvicinando a lui ed aveva uno sguardo molto serio.

 

“Capito ora come stanno le cose?” Disse Kaede ironicamente. Un ironia che voleva scatenare una reazione in quella cosa caotica che era la testa del rossino.

Hanamichi si sentì messo alle strette e preso in giro. La rabbia ribolliva dentro di lui. “Eh, va bene! Ho frainteso! Sono un idiota! Sei contento così, vero? Era questo che volevi, no? Dimostrarmi ancora una volta che sono un idiota?” Reagì, credendo di spiazzare Rukawa con le sue parole.

 

“No...” Ma Kaede aveva ben altro in mente. “Avevi capito male...e ora io ti ho chiarito il dubbio...” Scandì perfettamente le sue parole.

 

Sakuragi aveva frainteso, è vero. Ma non era quello che gli importava. Voleva capire perchè. Perché si fosse arrabbiato in quel modo, quel giorno alla fiera. La sua era stata una reazione troppo esagerata, non se l'era dimenticata. Ed inoltre sembrava essere uscito con Kaoru solo per fargli una ripicca. Possibile?

 

“Mentre ora sei tu, che mi devi dare un chiarimento...”

 

Voleva l'ultimo pezzo di quel puzzle.

 

“Perchè mi hai baciato ieri sera?”

 

 

 

Fine VI capitolo.