Il genio e la maga

 

Parte V

 

di Releuse

 




 

L'attesa cominciava a diventare snervante; nonostante il cielo fosse nuvoloso, il caldo si faceva in ogni caso sentire e, con tutta quella folla, diventava sempre più insopportabile.

In mezzo ad una fila lunghissima, Hanamichi, Kaoru e Mito attendevano il loro turno per convalidare i biglietti e poter così entrare alla Fiera Internazionale che il rossino attendeva da tempo. A dividerli dalla loro meta stavano i due box di legno nei quali dovevano mostrare i biglietti, affiancati sui lati da numerose transenne poste un’attaccata all'altra.

 

“Finalmente! Non respiravo più! Avrei preso volentieri a testate tutta la fila pur di farci passare!” Esclamò spazientito Sakuragi, non appena superò il box insieme a Mito e Kaoru.

“Già c'era troppa gente!” Sospirò Yohei sbuffando. Il ragazzo si era unito al rossino quella mattina, dato che gli altri membri dell'armata avevano preferito dormire invece che svegliarsi presto per andare tutti insieme alla fiera. Alla fine si era presentato solo lui all'appuntamento con Hanamichi e Kaoru e, mostrando un po' d'imbarazzo, aveva detto che se ne sarebbe tornato a casa, non volendo apparire come il terzo incomodo della situazione. Il suo migliore amico però, spalleggiato dalla ragazza, gli fece notare che non c'era nulla di male se si univa a loro, anche perché andavano in un posto pieno di gente per divertirsi e che quindi più erano più si sarebbero divertiti. 

Yohei alla fine si convinse.

 

“Eh, eh, lo so...pure io avrei preso volentieri a calci tutta quella gente ammassata!”Aggiunse Kaoru eccessivamente agguerrita e nello stesso stato nervoso del rossino.

 

Hanamichi la guardò stupito, certo che a volte il linguaggio colorito di Kaoru lo sorprendeva proprio. Mito invece soffocava una risata.

Resasi conto della perplessità del ragazzo, la moretta sorrise raddolcendosi. “Oh, oh, oh! Scherzavo! È che oggi è domenica...è normale ci sia tutta questa folla! Ma ora siamo entrati, godiamoci il nostro giro!”

Hanamichi e Mito annuirono, erano pronti a gettarsi nella mischia!

 

Davanti a loro, infatti, si presentava un vasto spazio dove erano allestiti svariati stands provenienti dalle diverse parti del mondo, che offrivano ai visitatori oggettistica e curiosità d’ogni tipo, dall'abbigliamento all'informatica, da prodotti gastronomici ai veicoli da strada che si trovavano esposti all'aperto per poterne meglio ammirare la lucentezza della carrozzeria. A fare da contorno a tutto questo mondo colorato, c'era la sconfinata folla di gente che entrava ed usciva dagli stand, che passeggiava fra questi indecisa dove entrare, ferma nei piccoli angoli a sorseggiare un po' d'acqua o a cercare dei punti dove potersi rilassare pochi minuti prima di poter riprendere a camminare. Voci, colori, suoni diversi, metallici o melodiosi, strilli di bambini, richiami d'attenzione...sembravano ormai uniti ed amalgamati in un'unica materia indistinta, dentro un'unica atmosfera, ma proprio per questo tutto quel frastuono non infastidiva più, perché danzava con la curiosità e l'entusiasmo che animava tutti i presenti.

 

“Waaah! Che meraviglia!” Kaoru aveva gli occhi che le brillavano: si era fermata a guardare un'enorme macchina agricola esposta in un piccolo spiazzo. “...è gigantesca! Come mi piacerebbe guidarla!” La ragazza sembrava proprio piacevolmente solleticata all'idea.

Hanamichi la osservava sempre più sconcertato...forse troppo spesso Kaoru lo stupiva. “Ma ti piacciono queste cose?” Le chiese, incapace di capire cosa potessero avere d’affascinante quegli ammassi di ferro e ruote.

“Sì, tantissimo! Adoro tutto ciò che sta su quattro ruote! Soprattutto se sono grandi...camion, trattori, furgoni, oh che meraviglia!” Kaoru sembrava incapace di controllarsi, non faceva che ammirare e studiare quelle enormi macchine che si trovavano sotto gli occhi.

 

Solo la tosse velatamente forzata di Yohei riuscì a farla tornare in sè.

 

“Em, non sono cose che vanno di moda fra le ragazze queste...” Disse noncurante, fra un colpo di tosse e l'altro.

“Eh?” Kaoru si bloccò, diventando completamente rossa, portandosi le mani sul viso imbarazzato. “Bè...cosa ci posso fare? Adoro queste cose! Oh, oh, oh!”

“Ha ragione lei, Yohei! E poi, diciamocelo, Kaoru non è sicuramente campionessa di femminilità, ah, ah, ah!” Aggiunse Hanamichi convinto di aver preso le difese della ragazza, ma ricevendo in cambio la gomitata nello stomaco di un'offesa Kaoru.

 

Conoscendone la forza, non fu sicuramente troppo leggera...

 

Stavano per allontanarsi da quello spiazzo, quando una voce richiamò la loro attenzione.

“Heilà scimmia rossa! Anche tu qui?”

Hanamichi si voltò, avendo ben riconosciuto quel timbro da sbruffone. “Certo teppista sdentato, il tensai ha onorato questa fiera con la sua presenza!”

 

Hisashi Mitsui era di fronte a loro, al suo fianco una ragazza che lo teneva a braccetto. Questa aveva i capelli castani e mossi, tenuti con una larga fascia arancione; indossava una gonna lunga dai colori caldi, accompagnata da una camicetta bianca in lino ornata da una collana fatta di grossi grani ambrati. Il tutto le dava proprio un tocco etnico.

“Heilà Yukari, sempre insieme a questo teppista fallito?” Scherzò il rossino rivolgendosi a lei.

“Eh, purtroppo è quello che passa in convento!” Rispose la ragazza strizzando un occhio divertita.

“Ma...ma Yu-chan! Che dici?” Protestò Mitsui con voce lamentosa.

“Scherzo, Hisa-chan! Lo sai che scherzo, come sei permaloso!” Rise la ragazza. Si divertiva un mondo a prenderlo in giro con Hanamichi.

 

I due salutarono anche Yohei, poi Mitsui posò l'attenzione su Kaoru, così che un sorrisetto malizioso cominciò a tingere le sue labbra. “Hey, Hanamichi...non dirmi che lei è...” Indicò curioso, appoggiando il braccio sulla spalla dell'amico.

“Bè...” Hanamichi cominciò a ridere impacciato. “Sì...è lei...è Kaoru!”

 

“Molto piacere!” Sorrise Kaoru ai due facendo un bell'inchino.

“P-piacere...” Rispose Yukari guardando di sbieco la ragazza...non aveva fatto altro che osservarla da quando si erano fermati lì.

“Wow...e quindi tu saresti la famosa Kaoru?” Mitsui era a bocca aperta. La ragazza sembrava piacergli.

“Ahah!” Annuì lei, sempre sorridendo.

 

“Dove andate di bello?” Domandò Sakuragi curioso.

“Stavamo giusto andando in quella bancarella laggiù, dove vendono i costumi da bagno...” Sorrise Yukari. “Si avvicina l'estate e volevo comprarmi un bel bikini.”

 

I ragazzi si avvicinarono così insieme alla bancarella.

 

“Wah, Hisa, guarda che bello questo!” Yukari prese fra le mani un bikini dai colori sgargianti.

“Argh, ma poi ti guardano tutti!” Esclamò rabbioso e geloso Mitsui, suscitando la risata dei compagni. “Starebbe bene anche  a te, Kaoru, questo due pezzi!” Constatò la ragazza porgendolo alla moretta, che sembrò un po' contrariata nel guardare il modello.

“Ma io sopra non porto nulla...” Disse distratta, lasciando tutti sconvolti e a bocca aperta per quella rivelazione.

 

Hanamichi arrossì a quel pensiero, mentre Mito si portò una mano alla fronte come se avesse un senso di mancamento. Ma lei non ci fece proprio caso e continuò a osservare curiosa le ceste con i costumi. “Oh, che carini questi! Sono l'ideale, mi piacciono!” E così mostrò a tutti...un bel paio di boxer da mare rossi e bianchi e, come vide gli occhi strabuzzati di Hanamichi e Mitsui e quelli scioccati di Yukari...cominciò a ridere nel tentativo di nascondere il suo disagio. “Intendevo che starebbero molto bene a te, Hana! Che avete capito?!”

 

“Ah! Ah, ah! Certo starebbero benissimo al tensai!” Rise Sakuragi. Anche se quei boxer malapena gli sarebbero entrati in una gamba...

 

“Ma dimmi...non ti sei stufata di questo teppista buono a nulla?”  Mitsui cercava di prendersi la rivincita sulla battuta di poco prima del rosso.

“Buono  a nulla ci sarai tu, sdentato!” Ringhiò Sakuragi.

 

“Nient'affatto...io adoro Hanachan!” Rispose con innocenza Kaoru, spezzando i propositi di vendetta di Mitsui.

“Oh, Kaoru...” Il rossino si commosse. Yohei invece osservava la scenetta scuotendo la testa, ormai rassegnato a quella situazione.

 

“Bè allora l'hai fatto?” Bisbigliò Mitsui all'orecchio del numero dieci, facendolo sobbalzare e agitare a quella domanda impropria.

“Che diavolo dici Micchy? Che-che cosa avremmo do-dovuto...” Il rossino non riusciva neppure  a balbettare nello stato di agitazione in cui si trovava.

“Che diavolo hai capito? Il bacio intendo! Figurati se da te mi aspetto altri passi...” Ridacchiò il numero quattordici.

“Come ti permetti, teppista da quattro soldi? Io sono il tensai, il genio, io...”

“L'hai baciata allora?” Interruppe Mitsui.

“Bè...Ecco...noi...”

 

Hiashi sospirò scontento, per poi rivolgersi verso Kaoru.

 

“Però è assurdo...mi sembra impossibile!”Esclamò pienamente convinto dei suoi pensieri.

“Eh?” Hanamichi non capiva, il volto di Kaoru invece si tinse di preoccupazione, come quello di Mito.

 

Mitsui afferrò le mani della ragazza. “ Mi sembra impossibile che una ragazza carina come te sia interessata ad uno come Hanamichi!”

“Co-come?” Kaoru era confusa.

“Dovresti guardarti meglio intorno, è pieno di ragazzi affascinanti al mondo...anzi, a Kanagawa!” La voce di Mitsui si fece sensuale, mentre assumeva una postura da playboy provocante.

 

“Hisashi Mitsui!”Esclamarono in coro Yukari e Mito. Quest'ultimo aveva pure preceduto Sakuragi nel togliere le mani dell'ala dello Shohoku da quelle di Kaoru, stupendo anche l'amico.

“Eh, eh, scherzavo! Sei sempre troppo protettivo nei confronti di Hanamichi!” Rise Hisashi, un po' spaventato dallo sguardo truce che Mito gli aveva lanciato. Non se l'era certo dimenticate le botte dell'anno prima...

A quella battuta Kaoru soffocò una risata.

Hisashi si rivolse poi verso la sua ragazza, preoccupato di aver davvero esagerato, ma non vide in lei alcun’ombra di gelosia. Solo...stupore, titubanza e uno sguardo interrogativo.

 

“Bè, ragazzi, noi è meglio che andiamo. Ci aspettano anche Myagi e Sakura, ci si vede in giro!” Salutò Yukari trascinando con sé il suo ragazzo e mantenendo uno sguardo sempre più stranito.

 

“Ok, salutatemi il nanerottolo!Wah, wah, wah!” Esclamò Sakuragi ridendo sguaiato.

 

Mitsui e Yukari si allontanarono.

“Senti, Yu-chan, mi dispiace...” Si scusava Hisashi, preoccupato che la sua ragazza fosse offesa per come si era comportato con Kaoru. “Stavo solo scherzando...”

Ma lei non lo ascoltava neppure e questo lo intimoriva ancora di più. Poi la ragazza finalmente lo guardò, ancora con stupore.

“Non pensavo che Sakuragi avesse gusti così...”

“Eh? Che dici Yukari?”

 

 

Intanto il rossino, il suo migliore amico e Kaoru continuavano a passare di stand in stand, deliziandosi degli assaggi esposti nel settore gastronomico, bevendo il caffé degli espositori di caffettiere, spacciandosi per interessati all'acquisto, divertendosi a sfidarsi nelle prove della play station, meravigliandosi di fronte alla tecnologia di ultima generazione.

 

“Come sto? Sembro ancora più importante così?” Hanamichi si mostrò ai due con indosso una giacca grigio fumo molto elegante e un paio d'occhiali da sole all'ultima moda, girando due volte su se stesso.

Mito e Kaoru lo guardarono inorriditi.

“Uff...come siete antipatici...potevate almeno fingere!” S'imbronciò il rosso, poi invece contagiato dalla risata divertita dei due.

 

Erano in uno stand d'abbigliamento e bijoux.

 

“Waaah, che bello!” Gridò di felicità Kaoru, vedendo degli accessori per capelli esposti su di un banco. Il suo sguardo s'illuminò poggiandosi sulle ciocche di capelli finti che scivolavano morbide e fluenti sul supporto che le sosteneva.

“Voglio provarle!” In un breve attimo la ragazza si portò le mani in testa afferrando l'elastico della sua coda, ma non lo sfilò: premette un poco e voilà...la sua lunga coda cominciò a penzolare fra le sue mani.

“Allora Hanachan quale potrei indoss...Hana?”

 

Hanamichi era imbambolato, il suo viso sbiancò di colpo come se avesse visto qualcosa di terribile; il suo stomaco si svuotò all'improvviso di ogni residuo d'aria, diventando rigido e tirato come una confezione sottovuoto.

 

Ed intanto quella sensazione, nuovamente quella sensazione di emozione che faceva vacillare il suo cuore, che lo colmava d'ansia, seccandogli al contempo la gola e lasciandolo senza parole.

 

E che stentava a riconoscere...

 

“Hana che hai?” Chiese Mito preoccupato. Lo sguardo del rossino era fisso sul viso di Kaoru, quel viso privo di quei lunghi capelli neri e lisci che le cadevano sulle spalle.

“Ru...Rukawa?” Disse vagamente come in trance.

 

Quel viso delicato, i capelli corti e neri con la frangia che sbarazzina accarezzava la fronte, gli occhi a mandorla sottili, decisi ed orgogliosi.

Vedeva Kaede davanti a sè.

 

Kaoru trasalì, guardandosi intorno. “Ma...non c'è Rukawa, Hana!”

“Già, ormai sei troppo ossessionato dal tuo peggior nemico!” Esclamò Mito un po' perplesso.

“Co...come?” Nuovamente Hanamichi tornò in sè, notando come il viso di Rukawa cominciasse a sbiadire e a sfumare, condensandosi poi nel volto di Kaoru che sorrideva nervosa.

 

Il ragazzo si scosse, decisamente stravolto. Era successo un'altra volta.

 

“Ma, ma...i tuoi capelli?” Domandò indicando la ciocca nera che la ragazza teneva in mano.

“Extension Hana, si chiamano extension! Simulano i capelli naturali! Guarda!” Kaoru afferrò un'altra coda questa volta riccia e se l'applicò in testa. Ora il suo viso era completamente diverso con quell'acconciatura.

 

*Sono un perfetto idiota...sono le extension...già...* Pensò fra sé il ragazzo, rosso per l'imbarazzo. Aveva ancora una volta pensato a Rukawa, quando non ce n'era alcun motivo...eppure finiva ogni volta così, il volpino sempre fra i piedi...e fra i pensieri!

 

Kaoru intanto si divertiva un mondo a fare indossare parrucche e capelli colorati ai due ragazzi, ottenendo disapprovazione e ribellione da parte di Mito che cercava di sottrarsi inutilmente a quella tortura, mentre invece il tensai aveva cominciato ad apprezzare quel gioco curioso. Improvvisamente la ragazza guardò l'orologio, poi diede uno sguardo furtivo verso l'uscita dello stand.

 

“Sembro un gatto con questi capelli arruffati!” Sghignazzava Hanamichi specchiandosi, mentre indossava una parrucca arruffata.

“Gatto?” Ripeté Kaoru portandosi le mani sul volto. “Oh, Kami! Me ne stavo dimenticando!”

“Cos'hai diment...” Hanamichi non riuscì a finire. Si ritrovò in mano la parrucca che Kaoru stava indossando.

“Dovevo andare dal veterinario! La mia gatta ha la varicella, deve visitarla! Scusami Hana!” Esclamò mentre in preda al panico si riapplicava la sua coda.

“Ma, ma, ma...” Sakuragi non ci stava capendo nulla.

“Ti lascio con Yohei, ci sentiamo in questi giorni!” Kaoru stampò un piccolo bacio sulla guancia del rossino prima di correre via facendo un cenno di saluto anche a Mito.

 

Hanamichi sembrava fatto di sasso... “I gatti hanno la varicella, Yo?”

“Mah, può essere...” Mito cercò di essere il più serio possibile.

Sakuragi sì sentì un attimo a disagio per essere lasciato lì in quel modo, ma cercò di fare finta di nulla dando una pacca sulla spalla del suo migliore amico. “Wah, wah, wa! Pazienza! Ci facciamo compagnia a vicenda Yo!” Rideva il rossino davvero convinto.

“Em, Hana...” Lo sguardo di Mito non era proprio confortante. “Te l'avevo detto...non potevo fermarmi tutto il giorno, devo lavorare prima oggi...stavo giusto per andare via.”

 

Sakuragi rimase per la seconda volta di sasso, con la bocca spalancata. “E quando me l'avresti detto?” Chiese cercando di ricordare.

“Prima, quando ci siamo incontrati...”Rispose Mito mostrandosi molto convincente.

“Ah...ok!” Sakuragi si convinse, anche se non se lo ricordava proprio. Che strano, si rendeva conto che nell'ultimo periodo ricordava difficilmente le cose che Kaoru e Mito gli dicevano...mah, forse stava davvero esagerando con gli allenamenti!

“Ma ora cosa faccio io? Non posso rimanere da solo...” Sospirò il rosso a malincuore. “Mi sa che dovrò tornarmene...”

 

“Heilà, guarda chi si vede!”Esclamò una voce ormai conosciuta da Hanamichi da un po' di tempo a quella parte. Era Akira Sendo, che si stava avvicinando ai due con il suo amichevole sorriso. Al suo fianco, cosa che non stupì il rosso, stava Kaede Rukawa.

“Heilà Sendo, ciao Rukawa!” Salutò Mito divertito da quell'improvviso incontro.

“Tsè,  i porcospini e le volpi sono immancabili ultimamente!”Esclamò ironico Sakuragi, ma dentro di sé parecchio infastidito.

 

“Hn, do'hao, ma come ti sei conciato?”  Kaede indicò i capelli cotonati di Hanamichi, che avvampò per la vergogna togliendosi all'istante quella parrucca. “Bè, ecco, stavo scherzando con Kaoru...”

Kaede ebbe un sussulto. “Dov'è?” Ringhiò guardandosi intorno. Quel nome riusciva sempre a farlo agitare. Ma poi cercò di ricomporsi per non esporsi troppo. “Pfiù, io non vedo nessuno do'hao.”

 

Hanamichi stava per ribattere, ma fu anticipato da Mito, che con un sorriso si rivolse ai due. “Kaoru aveva un impegno ed è appena andata via, stavo giusto dicendo a Hana che anche io devo andare...perciò potrebbe rimanere con voi!”

Sakuragi si voltò di scatto da quel mentecatto del suo amico, che diavolo gli saltava in testa? “Ma che dici Yohei!”

“Ma è fantastico!”Si esaltò Sendo, stupendo il rossino. “Anche io stavo litig, em discutendo con Kaede sul fatto che dovevo andare via...”

“Tu non vai da nessuna parte!” Rukawa gli lanciò uno sguardo minaccioso, ma Sendo non si fece intimorire. “Eddai Kaede, lo sai che quando l'allenatore Taoka mi convoca devo andare.” Si giustificò l'asso del Ryonan.

“Hn, solo quando ti fa comodo!” Gli fece notare Kaede. “Io comunque non ci rimango con quell'idiota” Aggiunse, avendo intuito le intenzioni del suo amico.

“Ma dai! In fondo siete due compagni di squadra, alla fiera da soli...che male c'è a continuare il giro insieme?” Insisté Sendo.

 

In verità non gli dispiaceva affatto l'idea di uscire con Sakuragi, in fondo solo così avrebbe potuto passare del tempo con lui. Ma quello che lo preoccupava era che cosa ne pensasse il rossino, sicuramente non era del suo stesso parere e prima o poi avrebbero finito per litigare  e prendersi a pugni.

 

“Hey che diavolo state blaterando? Io non ci rimango qui con quella volpe deficiente!” Sbraitò Sakuragi, arrabbiato per non essere stato interpellato...si stavano facendo tutto loro!

 

* Ecco, per l'appunto...* Sospirò Kaede.

 

“Ma Hana, non volevi vederla tutta la fiera? Eri così entusiasta...erano anni che l'attendevi!” Gli fece notare Yohei. Hanamichi si trovò spiazzato.“Sì Yo, ma...”

“Allora è fatta! Stai qua buono con Rukawa, vi fate un giro insieme ed è fatta. Basta solo che evitiate di picchiarvi e azzuffarvi in pubblico, ok? Non è così difficile!”

 

Hanamichi per la terza volta...era senza parole. Ma cosa stava succedendo quel giorno?

 

“Bene, ora io devo andare...Ci si vede domani con il Guntai, Hana!”

“Anche io vado, Kaede. Mi raccomando fai il bravo!” Disse Sendo rivolto a Rukawa, che ormai aveva rinunciato ad insistere; quando Akira si metteva in testa una cosa...era peggio di lui!. “E tu Sakuragi tienimelo d'occhio!” Detto questo Sendo si allontanò con Mito, lasciando i due ragazzi in silenzio, uno di fianco all'altro.

 

Rimasero così, per alcuni istanti, sul posto senza muoversi, mentre la gente che andava e veniva continuava a superarli senza fare caso alla loro presenza.

 

“Ma perché diavolo non ti sei opposto?” Sakuragi cominciò a strillare rivolgendosi a Rukawa. Questi fece spallucce. “Hn, perché io sarei comunque rimasto qui anche da solo. Quindi se vuoi stare con me sei libero di fare quello che vuoi...” Detto questo Kaede cominciò a camminare immergendosi nel flusso della folla.

“Dannata Kitsune! Ma allora vuoi proprio che ti uccida!” Lo raggiunse Sakuragi affiancandosi a lui, ma senza aggiungere altro.

 

Effettivamente non sarebbe voluto andarsene dalla fiera ma, al contrario del volpino, lui da solo non ci sarebbe rimasto. Certo la compagnia che si prefigurava non era certo il top del divertimento ma, chissà perchè, in fondo non gli dispiaceva; anzi, lo solleticava. 

 

Ultimamente, non sapeva come, si era come avvicinato a quel volpino scontroso...soprattutto con quel pranzo sulla terrazza. Ma preferì non pensarci troppo, altrimenti sarebbe nuovamente diventato più rosso dei suoi capelli.

 

 

Intanto Mito e Sendo erano usciti dalla fiera, ritrovandosi sulla strada principale. Con un cenno della mano e uno scambio di sguardi d'intesa, i due ragazzi si salutarono, proseguendo poi per direzioni opposte.  Mito fece pochi metri prima di svoltare l'angolo della via.

 

“Ce ne avete messo di tempo!” Kaoru, seduta sul ciglio del marciapiede, sbadigliava assonnata.

Mito, con le mani in tasca, le sorrise con complicità. “Bè, non è facile gestire quei due, lo sai bene...bisognava stabilire le regole!”

Kaoru rispose con un'occhiata acuta. “Hn, già, immagino! Speriamo non si scannino...”

“Eh, eh, eh...conoscendo Hana su questo non posso scommetterci!”

La ragazza annuì consapevole del rischio.

 

“Ma poi perché hai baciato Hana prima?” Chiese Yohei improvvisamente serio.

“Come?” Kaoru titubante, cercò di capire a cosa si riferisse il ragazzo. “Ah, il bacio sulla guancia! Mi è venuto spontaneo, per salutare Hana! Cos'ho fatto di male?” Sinceramente non capiva.

Mito, notando quello sguardo interrogativo, si sentì per un istante smarrito; si voltò così di spalle per nascondere quella sensazione d'impaccio. “Bè, nulla, dicevo così per dire...” Disse in maniera confusa, mentre cominciava a camminare.

Kaoru, rimasta indietro e ferma, osservò i suoi movimenti e la sua ampia schiena. Sorrise fra sé mentre lo raggiungeva saltellando con sorrisetto sornione dipinto sulle labbra. “Bè, lo sai...io e Hana usciamo insieme!”

Mito la guardò di sbieco. “Andiamo va...che il cielo comincia a farsi molto nuvoloso...”

 

 

 

“Baka kitsune, che diavolo fai? Svegliati!” Gridava Hanamichi esasperato, mentre cercava di scuotere Rukawa che si era addormentato su un divano in morbido velluto rosso, esposto in uno stand. Era bastato che la commessa proponesse loro di constatare la comodità di quell'arredo a far sì che il volpino, non facendoselo ripetere due volte, si stendesse, assopendosi all'istante.

“Hn, do'hao, lasciami qui...” Aveva detto il moretto ormai fra le braccia di Morfeo.

“Macchè lasciarti qui, volpe! Il letargo è finito da un pezzo!” Hanamichi lo afferrò per il braccio costringendolo ad alzarsi, poi fece mille inchini di scuse alla commessa, la quale comunque non era sembrata dispiaciuta di avere Kaede come arredo sul divano.

 

“Certo che tu non hai proprio ritegno, stupido volpino!” Continuava a sbraitare il rosso. “La prossima volta che ti addormenti ti lascio dove sei!”

“Ho capito...” Disse la voce di Rukawa dietro di lui. “Ma ora vuoi smettere di trascinarmi?”

“Cos...” Hanamichi si voltò, rendendosi conto che teneva ancora Kaede al braccio...o meglio, al polso; sembrava quasi lo stesse tenendo per mano! “Argh!” Gridò il ragazzo mollando di colpo la presa.

“Non ho la peste, do'hao!” Disse Kaede, mentre osservava il proprio palmo. “Ti ho solo detto che mi stavi trascinando...”Si mise poi le mani in tasca e continuò ad avanzare sbuffando un poco.

 

Hanamichi si scosse per qualche secondo. Gli sembrò quasi che Kaede volesse fargli capire di non essersi lamentato per la presa per mano in sè...

*Ma no, non è possibile...* Pensò, cercando di scacciare quel flebile ed assurdo dubbio che si era presentato nella sua testa.

 

“Oh, guarda!” Disse all'improvviso il rossino, mentre uscivano da un altro stand. “Ci sono esposte le moto della Kawasaki! Che meraviglia!” Gli occhi del ragazzo cominciarono a brillare alla vista di qui scintillanti ciclomotori. “Oh, Kami!” Gridò, avvicinandosi a un modello di un particolare colore grigio metallizzato, talmente lucido che ci si poteva specchiare tranquillamente. “Questo è l'ultimo modello, quello ancora a produzione limitata! L'ho visto in un catalogo con Yohei! È 1352 di cilindrata!” Hanamichi continuava a studiare ogni particolare della moto con entusiasmo.

 

Kaede lo osservava perdersi in mille esclamazioni, agitarsi come un bambino nell'osservare la carrozzeria, nel guardare quelle ruote dall'aspetto aggressivo, ma elegante allo stesso tempo. Abbozzò un sorriso, contento di poter finalmente vedere un Hanamichi spontaneo in sua presenza e per un attimo si sentì geloso di quel sorriso spensierato che il rosso stava regalando in quell'ambiente, poiché avrebbe voluto averlo solo per sè...

 

“Che ne pensi, kitsune? Non trovi sia un gioiello fantastico?” La domanda di Sakuragi spezzò l'incanto dei pensieri di Rukawa.

“Hn?” Il moretto finse di non avergli dato la minima attenzione. “...moto, roba da teppisti!”Rispose disinteressato.

“Baka kistune! Come ti permetti?” Hanamichi si stava alterando, la frase del moretto non gli era piaciuta assolutamente. Come osava sminuire i suoi interessi?  “Almeno io ho svariati interessi. Tu invece vivi in balia di una palla da basket e del cuscino!” Sputò quelle parole con rabbia, senza pensarci, ma immediatamente dopo se ne pentì, dato che lo sguardo intimidatorio che Kaede gli riservò lo fece ammutolire all'istante.

 

In realtà lui non sapeva proprio nulla di Rukawa...non sapeva se avesse o no altre passioni oltre al basket.

 

“Andiamo!” Esclamò d'improvviso il numero undici, afferrando la mano del rosso e trascinandolo con sè.

“Rukawa, che fai?!” Hanamichi sì sentì per un attimo turbato di fronte a quell'atteggiamento: cosa stava passando per la mente del volpino?

 

Superando una grande folla di gente, arrivarono in uno stand dalla forma circolare e ricoperto da un tendone blu notte. Senza dire una parola Rukawa varcò l'entrata, mentre Hanamichi, che stava ancora strillando qualcosa contro di lui, si zittì, non appena superò la porta col moro.

 

Sembrò di tagliare il passaggio fra due dimensioni spazio temporali diverse. Fuori regnava una caos fatto di voci e suoni fragorosi, là dentro solo un rimbombante silenzio, nel quale annegavano piccoli sussurri e brusii, risate trattenute e labili esclamazioni di pura meraviglia.

 

Sembrò di passare dal giorno alla notte.

 

Non c'erano quelle luci accecanti degli altri stand, luci brillanti e a lungo fastidiose, ma solo...le stelle.

Hanamichi rimase a bocca aperta, non aveva mai visto una cosa del genere; intorno era buio, è vero, ma le figure delle persone erano bel distinguibili perché sopra le loro teste stava un manto stellato. Piccoli bagliori  annegavano nella trama di quel tessuto blu che rivestiva il soffitto, accompagnate da fioche luci provenienti da lampade sospese a mezz'aria con chissà quale supporto.

 

“...è...bellissimo...” Disse il rossino sinceramente meravigliato.

“È una simulazione del planetario...” Sussurrò Rukawa, ammirando quelle luci sopra di sè. “Ci sono le ricostruzioni delle principali costellazioni.”

“Cavolo...” Hanamichi era senza parole, continuava a tenere il naso in sù, colmo di stupore.

“Vieni c'è un telescopio libero!”Rukawa guidò il rossino verso lo strumento che si trovava al centro dello stand insieme ad altri occupati da altrettante persone curiose.

“Uh? È un vero telescopio?” Domandò incantato il numero dieci.

“Come forma sì, ma non ha la stessa potenza...questo serve solo per la simulazione...” Spiegò Kaede affacciandosi alla lente piccola e sbirciando dentro. “Non è lo stesso, ma un poco rende...guarda, do'hao!” Invitò Hanamichi ad affacciarsi anche lui.

 

Il rossino si abbassò, avvicinando il proprio viso a quello del moretto, che si spostò per lasciargli la possibilità di guardare anche lui. Durante quel movimento le loro guance si sfiorarono, donando ad entrambi una piacevole scossa che si propagò in tutto il corpo. Solo in quel momento Hanamichi si rese conto di aver la propria mano intrecciata con quella di Rukawa, ma, per una volta, non sentì l'impulso di mollare la presa e gridare o fare scena disgustato. Semplicemente la accettò, assaporando il tepore di quella pelle che accarezzava la sua e che si scoprì essere in fondo piacevole, accompagnato dalle frequenti vibrazioni che animavano il suo cuore.

 

Forse era l'emozione di essere lì, a vedere quello sconosciuto spettacolo.

O forse era l'emozione di essere lì...con lui.

 

Durante quell'osservazione, Kaede spiegò al rossino il significato di alcune costellazioni, il legame con i miti e con le leggende del passato. Gli parlò della nascita delle stelle, delle combustioni interne, del loro essere lontane miliardi di anni luce. Il moro dava spiegazioni precise e sapienti, colme di particolari. Hanamichi colse il sincero interesse che muoveva la kitsune verso quell'argomento e si rese conto...di non averlo mai sentito parlare in quel modo e così tanto! Inoltre lo ascoltava, in silenzio, profondamente stupito e incuriosito e, in verità, anche divertito. Si sentiva davvero a suo agio in quel momento, in compagnia di Rukawa. Dentro di sé provava un senso di tranquillità e placidità capace di acquietare il suo animo spesso troppo turbato.

 

“Non sapevo che ti piacesse l'astrologia kistune! Ora non potrò più dirti che adori solo il basket e il cuscino” Esclamò il rosso con soddisfazione, mentre uscivano dallo stand;   la luce dell'esterno li costrinse a stringere un poco gli occhi per riabituarsi. Aveva capito perché il moro lo avesse portato lì e si sentì orgoglioso di essere venuto a conoscenza di quel suo particolare, che Kaede lo avesse svelato proprio a lui.

“Hn? Astronomia, do'hao! L'astrologia è un altra cosa!” Sbuffò Kaede.

“Ah, ah, ah! È vero!” Hanamichi stava per tirare su le braccia per stiracchiarsi un poco, quando si rese conto che stava sollevando anche la mano di Rukawa.

 

I due ragazzi si guardarono stupiti: erano ancora presi per mano!

Questa volta si imbarazzarono entrambi e, con uno scatto, ambedue ritirarono la propria mano da quella dell'altro.

 

“Bè, mi è venuta fame!” Hanamichi cercò di cambiare discorso. “Che ne dici di mangiare qualcosa?”

Kaede annuì, cominciava a sentire un vuoto allo stomaco pure lui.

“Bene! Allora dimmi cosa vuoi che vado laggiù a prendere qualcosa!” Il rossino indicò uno stand con l'insegna 'fast food'. Voleva però andarci da solo, aveva bisogno di prendere un po' di respiro; sentiva ancora il suo cuore tremendamente agitato.

“Hn, un hamburger va bene. E una coca cola.” Kaede parve capire, e infatti non replicò. Forse anche lui aveva bisogno dello stesso. “Aspetta che ti do i soldi, do'hao!” Disse, ma Hanamichi si stava già allontanando.

“Tranquillo, offre il tensai, che per una volta si sente magnanimo! Tu aspettami qui da bravo!”

Il moro si stupì per quelle parole. * Non sarà una tecnica per farmi abbassare la guardia? Non vorrà avvelenarmi?* Sorrise fra sè, a quel pensiero.

 

C'era una fila molto lunga, anzi, più file, verso il bancone gastronomico e, dopo una buona ventina di minuti, il rossino riuscì ad acquistare il pranzo suo e quello della kitsune. Anche per sè aveva optato per hamburger e coca cola. Si stava per allontanare finalmente da quella accozzaglia di gente soffocante quando, poco distante, riconobbe Koshino e Fukuda del Ryonan in mezzo alla folla.

 

“Ah! Il fukuverme è qui!” Hanamichi si avvicinò, pronto a farsi beffe dei due giocatori con il suo solito tono da super tensai. Stava per richiamare la loro attenzione, quando alcune parole del loro discorso lo costrinsero a fermarsi e ad ascoltare.

 

“Massì, è ad agosto il matrimonio! Sendo me l'ha ripetuto ieri!” Ribadiva Koshino con convinzione.

“Cavolo, io avevo capito fosse a giugno! Bè, meglio così, ho più tempo per mettere da parte i soldi per il regalo! Il regalo del Ryonan sarà il migliore!” Esclamò Fukuda contento.

 

*Matrimonio? Ma di chi parlano?*

 

“Eh, eh, sarà un bel matrimonio quello fra Sendo e Rukawa, sono proprio curioso, conoscendo i soggetti!” Aggiunse Koshino.

 

*CHE COSA!?* Hanamichi sbarrò gli occhi, scioccato. Che diamine stavano dicendo quei due? Si chiese se avesse capito male. Anzi, lo sperò.

 

“Eh, eh, due stelle del basket come loro non potevano che finire insieme in fondo!”

“Hai ragione, stanno benissimo...chissà se verranno anche quelli dello Shohoku!”

 

*Due stelle del basket? Shohoku?  Non è possibile! Ditemi che non è vero...* Il rossino sentì le gambe farsi di burro, cominciò a tremare, sempre più sconvolto per quello che stava ascoltando. Si chiese se era un brutto sogno, voleva fosse un brutto sogno. Non riusciva a spiegarsi tutte le emozioni che lo stavano travolgendo in quegli istanti. Non voleva neppure spiegarsele!

 

Incredulità, irritazione, collera, senso di tradimento, confusione...gelosia?

 

“E poi non pensavo si sarebbero sposati così in fretta...”

 

*Ma non è possibile...due uomini non possono...*

 

“Ma dai, lo sai che alla fine è una formalità...”

 

*Eh?*

 

“Sono fidanzati da quando erano bambini! Lo volevano i genitori!”

 

Sendo e Rukawa.

Sendo e Rukawa sempre insieme...ora si spiegava tutto, Hanamichi.

Si allontanò, in silenzio, rinunciando a parlare coi due...quello che aveva sentito era abbastanza. Era troppo.

Voleva correre, ma non ce la faceva. Uscì da quello stand, incamminandosi  lentamente, mentre confusi pensieri, visioni, immagini si sovrapponevano nella sua testa, provocandogli un forte dolore.

 

...al petto?

 

Non sapeva cosa dire, né cosa pensare. Solo, avanzava in modo meccanico, non accorgendosi che il cielo ormai era divenuto completamente grigio e che la prima pioggia aveva appena cominciato a cadere, delicata e sottile. E silenziosa.

Continuò ad avanzare, come barcollando, come privo di una meta specifica e definita.

 

Ma lui ce l'aveva la sua meta, ed alzando gli occhi la vide. E gli tolse il fiato.

 

Kaede Rukawa stava lì, in piedi, con la schiena poggiata su quel palo grigio e lucido, con le mani in tasca, i piedi incrociati e la testa leggermente inclinata all'indietro. Volgeva lo sguardo verso il cielo, nonostante i suoi occhi fossero chiusi, mentre le labbra di poco increspate raccoglievano l'aria utile a saturare il suo torace, che si alzava e abbassava, lento e ritmato.

 

Sembrava una visione onirica, priva di consistenza materiale, solo puro creato della mente.

 

Arrestò il suo passo, Hanamichi, di fronte a quella figura che si offriva ai suoi occhi. E alla pioggia, che scivolava sul quel corpo, sul suo viso, facendosi assorbire da quei vestiti, perché avida e bramosa della sua pelle marmorea.

 

Il ticchettio della pioggia si mescolava col vapore che questa formava a contatto col suolo, forse troppo caldo per accoglierla ed assorbirla dolcemente. Ed anche i battiti del cuore di Hanamichi si unirono a quel concerto,  aumentando d'intensità.

 

Rimase così, il rosso, a contemplare l'immagine di Rukawa che fu capace in quegli istanti interminabili di cancellare il vortice di rabbia che l'aveva assalito fino a poco prima.

 

“Ki...kitsune?” Chiamò, con voce bassa, quasi temendo di infrangere una regola di silenzio imposto.

E subito gli occhi di Rukawa si aprirono, come se non attendessero altro. Come se non avessero atteso altro che quel suono da chissà quanto tempo.

“Ce ne hai messo di tempo, do'hao...” La sua voce roca si mescolò alla pioggia, mentre quel viso s'inclinava verso la direzione del rossino.

 

E gli occhi ghiacciati di Kaede invasero quelli di fuoco di Hanamichi che, a quell'incontro di sguardi, sussultò impercettibilmente. Era come se notasse per la prima volta il profondo colore di quelle iridi cobalto.

 

“C'era molta fila...tu intanto non hai perso tempo per dormire, eh?” Si sforzò di fare quella battuta. Per la prima volta dovette sforzarsi di essere quello di sempre.

“Hn, non stavo dormendo, ti stavo aspettando...” Rispose Kaede, rimanendo immobile come una statua, ma il suo sguardo ne tradiva l'immutabilità. Era pulsante di vita.

“Sì...ma potevi ripararti dalla pioggia, dentro qualche stand...”

 

Kaede tornò a rivolgere il suo sguardo verso il cielo, lasciando che le gocce d'acqua accarezzassero le sue palpebre e scivolassero giù per il viso.

“Hn. Mi hai detto di aspettarti qui...e io ho aspettato...” Fece un respiro profondo, durante il quale Hanamichi non poté che stupirsi per quelle parole. “Rischiavamo di perderci di vista con tutta questa gente.” Aggiunse infine il moro, come per non dare troppo spazio ai suoi reali pensieri.

 

Hanamichi sentiva ancora il cuore agitarsi, ma riuscì ugualmente a fare quei pochi passi che lo separavano da Rukawa e a porgergli un sacchetto, il suo pranzo.

“Hn, grazie.” Solo in quel momento Kaede si mosse, infrangendo la posa plastica e morbida nella quale era prigioniera la sua figura.

 

Si sentì invadere dall'inquietudine, Hanamichi, quando le sue dita sfiorarono la mano di Rukawa.

Rimase in silenzio, per qualche attimo, per poter combinare tutti quei pensieri che caotici agitavano il suo cervello.

 

“Ho saputo...del matrimonio...” Riuscì a dire, con grande sforzo e profondo timore.

 

Della verità?

 

“Hn?” Rukawa sembrò non capire sul momento, ma l'improvviso irrigidirsi dei suoi movimenti, lasciavano intendere che s'immaginasse qualcosa.

“Il matrimonio...con Sendo...” Ribadì Hanamichi, alzando di una nota il tono della sua voce.

Kaede rimase ancora fermo, come irrigidito. “Chi te l'ha detto?”

“L'ho saputo...” Insisté il rossino senza andare altre, poiché non era quella la cosa importante, per lui.

“Hn, ok!” Rukawa abbassò gli occhi, lasciando intendere che non era un discorso che voleva affrontare, o almeno sperò che Sakuragi lo capisse.

 

Ma non fu così. Quella risposta suonò troppo frettolosa, troppo superficiale.

Troppo indifferente per Hanamichi, che all'improvviso scattò, riversando una rabbia incontrollabile.

 

“Hn? Non hai altro da dire che Hn?” Cominciò a gridare il rossino. “Perchè non ci hai detto una cosa così importante, eh?”

Rukawa non diede molto peso alle parole del rossino e tentò di tagliare corto. “Non mi sembrava una cosa tanto importante...”

 

A quella risposta Hanamichi s'infuriò ancora di più. “Non era una cosa tanto importante? Ma scusa, ti leghi a quel bellimbusto di Sendo, alla sua famiglia...e non è una cosa importante?! Ma il tuo cervello dorme anche quando stai sveglio, o cosa?”

 

Kaede Rukawa non era il tipo da dare spiegazioni inutili, ma quella reazione cominciava a spiazzarlo; non capiva, non riusciva a capire tutta quella rabbia. Era abituato a tenere testa al do'hao, non gli avrebbe mai permesso di parlargli in quel modo, ma, stavolta non riusciva davvero a capire. Né a reagire. Abbassò gli occhi, quasi mostrando un impercettibile imbarazzo. “Non era facile...”

 

Hanamichi placò la sua rabbia, aveva bisogno di respirare molto profondamente.

“E tu? Sei felice di questa scelta?” Gli chiese, senza domandarsi il perché, senza capire perché stesse reagendo in quel modo.

 

Rukawa non rispose subito. “Non lo so...”

Un tuffo al cuore di Hanamichi. E Rukawa tacque di nuovo.

“Forse...se devo essere sincero, in fondo mi dispiace...”

 

“Cosa? Ma allora perchè?” Non lo capiva. “Perchè?” Alzò di nuovo la voce, ma questa volta anche Kaede cominciò a perdere la pazienza. Cominciava ad essere stufo di tutte quelle domande personali e di quell'assurda reazione da parte del do'hao. Non erano cose di cui gli sembrava il caso di parlare.

 

“Adesso basta! La vuoi smettere di farti gli affari miei? Non ne ho parlato perché non mi andava di parlarne. I fatti miei non mi va di sbandierarli a chiunque!”

 

Ma stavolta il rossino andò totalmente in escandescenza, di fronte a quelle ultime parole. “Cosa? Chiunque? Io e la squadra siamo chiunque? Scusami! Scusami tanto se mi sono illuso...illuso che fossimo almeno compagni di squadra. Ma avevo dimenticato che Kaede Rukawa non desse considerazione a nessuno. Che la sua squadra fosse nessuno!”

 

Rukawa era sconcertato.

Sconcertato di quell'ira che il rossino mostrava verso di lui, per quel viso seriamente arrabbiato, quasi ferito. Avrebbe voluto dargli del do'hao, dirgli che era uno stupido idiota, ignorarlo come era suo solito fare, ma niente di tutto questo gli uscì dalle labbra. “Sakuragi io non...” Pronunciò solo il suo nome, turbato.

 

Ma Hanamichi non lo ascoltava più. “Bene. Dato che io non sono nessuno posso anche andarmene. Vuoi stare da solo? E stai da solo che forse è meglio per tutti! Continua a fare la bella statuina per le tue fans!”

Guardò negli occhi Rukawa, non aveva più fiato, ma la collera sì, c'era ancora e neppure senza le parole riusciva a svanire.

Non parlò più, gli diede le spalle e, sotto la pioggia ancora scrosciante, si allontanò, senza voltarsi indietro.

Lasciando un Rukawa stordito e sbigottito, che lo osservava andare via. Scioccato.

 

Meccanicamente Kaede aprì la busta che aveva fra le mani, guardandoci dentro.

E si sentì vacillare. All’interno, oltre all’hamburger, c’erano alcune polpette di carne, simili a quelle che avevano mangiato insieme sulla terrazza pochi giorni prima.

 

Mentre le guardava, quelle parole cominciarono a fischiare fastidiose e pesanti fra le sue tempie.

 

“ ...dato che io non sono nessuno...”

 

 

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“Che succede, Hana? Avevi un tono strano al telefono...” Kaoru, ansimante per la corsa, era giunta  preoccupata davanti i cancelli dello Shohoku, dopo che aveva ricevuto una telefonata al cellulare da parte del rossino.

Una telefonata, la prima da quando gli aveva dato quel recapito per cercarla. Una telefonata con poche, ma ben scandite parole.

 

“Voglio vederti.”

 

 

Sakuragi stava fermo, poggiato al muro con lo sguardo perso nel vuoto.

Aveva litigato con Rukawa, si era arrabbiato con lui...e non ne capiva il motivo. L'unica cosa che sapeva era che dopo essersene andato dalla fiera, aveva provato un forte dolore nel petto, un dolore strano, non proprio fisico. Ma molto profondo.

Ed aveva sentito il bisogno di vedere Kaoru, un bisogno irrefrenabile di vederla, di averla davanti agli occhi. Infine alzò gli occhi, per guardarla. Ed un immagine attraversò la sua mente.

 

“Ha...Hana?”

 

Finché l'abbracciò, stringendola forte a sè.

 

 

 

 

La pioggia continuava a cadere, sempre più intensa si abbatteva sulla città, creando dei lunghi torrenti d'acqua sulle strade e scivolando giù per i marciapiedi. Nello scrosciare sull'asfalto liberava quell'odore pungente e nauseante, simile ad una gomma bruciata.

 

Dling Dlong. Dling Dlong. Dling Dlong.

 

“Arrivo! Un attimo di pazienza!”

 

Ancora il rumore della pioggia, alle sue spalle, mentre la porta di quell'abitazione si apriva.

 

“Ah, Kaede! Allora com'è andat...Kaede?” Il sorriso vivace di Akira Sendo si spense all'improvviso nel vedere il suo amico sulla soglia di casa.  Rukawa era completamente bagnato e, per la prima volta agli occhi dell'asso del Ryonan, il suo volto sembrava profondamente confuso. E spaesato

 

“Mi fai entrare?” La voce impercettibile di Kaede, mentre il suo sguardo tornava a farsi serio ed imperscrutabile.

 

Ed Akira annuì, finché la porta non si chiuse alle loro spalle.