Il genio e la maga
Parte IV
di Releuse
Quella mattina Hanamichi Sakuragi camminava con un insolito andamento un poco nevrotico e quasi rassegnato, liberando continui sbuffi nell'aria, mentre si avvicinava a scuola. Di fianco a lui Mito fischiettava tranquillamente.
“Hey Hana, oggi ci toccherà mangiare in mensa con gli altri!” Esclamò divertito Yohei. “Argh, non me lo dire, guarda! Il pranzo di mia madre è l'unica cosa che riesce a darmi la carica durante la giornata...” Sospirò il rossino omettendo di aggiungere che anche le botte con la Kitsune erano in grado di caricarlo. “Questi giorni senza di lei saranno terribili e a rischio per il mio stomaco!” Sembrava arrabbiato con il mondo.
Sua madre e quella di Mito infatti, si erano recate a Tokyo per frequentare un rinomato corso di cucina che attendevano da tempo ed al quale si erano iscritte da più di un anno, entusiaste della possibilità di affinare le loro ormai già note doti culinarie e desiderose di imparare nuove ricette occidentali previste nelle giornate di pratica. L'entusiasmo non era però stato condiviso pienamente dai figli, poiché per completare il corso le due donne sarebbero state assenti da Kanagawa per un'intera settimana, lasciando i due ragazzi con la preoccupazione di dover sopravvivere durante la loro assenza. Sakuragi e Mito erano inoltre abituati a consumare insieme in terrazza i cestini identici preparati dalle loro rispettive madri; per loro era come una specie di rituale al quale erano affezionati e l'idea di rinunciarci per quei pochi giorni in fondo dispiaceva ad entrambi.
“Ma dai! Siamo in due allora!” Aggiunse Mito. “E poi il cibo della mensa non è così male, i ragazzi ci mangiano tutti i giorni!” Continuò, riferendosi agli altri membri del Guntai. “Ma quelli ormai sono assuefatti a quella roba! E poi parliamo di Takamiya! Lui mangerebbe pure il ferro se glielo spacciassimo per un hamburger! E senza controindicazioni! Io invece l'ultima volta che ho mangiato in mensa ebbi il mal di stomaco per una settimana!” Pigolò il rosso sconsolato. “Ah, ah, ah, Hana! Come siamo viziati!” Scherzò Mito dandogli una pacca sulla spalla. “Eh, eh, eh, è vero!” Rispose Hanamichi con una risata.
Ormai i due ragazzi erano quasi all'entrata dello Shohoku, quando il viso di Mito si contrasse per lo stupore nel notare una persona appoggiata al muro di fianco al cancello.
“Mi sa che oggi hai visite...” Mito alzò il viso per indicare a Hanamichi la fonte della sua attenzione. “Eh? Chi?” Il rossino si voltò nella direzione indicata dall'amico notando che, poggiata di schiena al muro, gambe incrociate e cartella tenuta con una mano dietro la spalla, stava Kaoru intenta ad osservare gli studenti che varcavano la soglia dell'istituto. La ragazza appena vide i due sfoggiò un grande e felice sorriso, spalancando le braccia ed agitandole verso di loro. “Hanachan, eccoti finalmente!”
Il rossino era sorpreso, non si aspettava certo di trovare la ragazza di fronte alla scuola, anche se era stata proprio lei a dirgli che si sarebbe avvicinata uno di quei giorni. Appena la vide sentì qualcosa agitarsi dentro di lui, un'improvvisa sensazione di turbinio, come una scossa, seguita all'istante da una sensazione di tranquillità e di placidità.
Come un richiamo e come un ricordo.
Come se tutta la frustrazione di pochi minuti prima fosse improvvisamente scomparsa. Era rilassato. E stava bene. La sola presenza della ragazza nel suo campo visivo era stata capace di acquietare il suo cuore.
“Ciao Kaoru, che piacevole sorpresa!” Esclamò con sincerità Hanamichi appena le fu di fronte; ormai non s’imbarazzava più, in sua presenza riusciva finalmente ad essere se stesso e a suo agio. “Visto? Sono la maga delle sorprese!Oh, oh, oh!” Rise lei soddisfatta, seguita a ruota dal rossino nella loro risata di rito. “Eh, eh, ciao Mito!” Salutò poi, sorridendo compiaciuta verso Yohei. “Ciao Kaoru!” Rispose il ragazzo ricambiando il sorriso con la stessa espressione, scambiando con lei una fugace e diretta occhiata. “Qual buon vento ti porta qui? Sei venuta a trovare il tensai?” Si gonfiò inorgoglito Sakuragi. “Certo, ma non solo! TA-DAH!” Kaoru sporse il braccio sventolando una busta gialla sotto il naso di un sorpreso rossino.
“Uh? Cos'è?” Chiese questi incerto, prendendo fra le mani quel sacchetto. Dalla consistenza rivelava di contenere un qualcosa di rigido e un poco pesante. La ragazza si portò le mani intrecciate su una guancia. “Eh, eh, eh! La maga porta un dono al tensai!” Era proprio soddisfatta del suo lavoro. Il rossino sbirciò furtivo nella busta, notando così che conteneva un contenitore per il pranzo. Non capì.
“Ti ho portato il pranzo!” Esclamò Kaoru con ulteriore fierezza. “Dato che l'altra sera mi hai detto che la tua mamma partiva e non volevi mangiare in mensa ho pensato di...PREPARARTELO IO IL PRANZO!!” Gridò la ragazza aprendo le braccia entusiasta della sua meravigliosa idea. “Sono o non sono una vera maga?”Rideva contenta.
Hanamichi la osservava perplesso. “Quando ti avrei detto...?” Cercava di pensare, si sforzava, eppure non riusciva proprio a ricordare quando avrebbe detto a Kaoru del viaggio di sua madre. “Ma Hana, l'altra sera al locale, no? Quando eravamo con Mito e gli altri!” Spiegò la ragazza con convinzione cercando conferma in Mito con lo sguardo. “Sì, Hana, ha ragione lei! L'hai detto quella sera, mentre bevevi l'ennesimo broccale di birra!” Lo canzonò Yohei. “Eh, te l'avevo detto di non esagerare con il bere...” Il ragazzo scosse la testa con disappunto.
Hanamichi si grattava imbarazzato la testa: certo che non se lo ricordava proprio! Ma se a dirlo era anche il suo migliore amico non poteva che essere così! Iniziò a convincersi di avere davvero esagerato con la birra quella sera e, dentro di sé, si ripromise di non alzare più il gomito in quel modo. In fondo lo innervosiva molto il non potersi ricordare le cose...meglio allora prevenire per evitare danni! Il pensiero di fare qualcosa d’inappropriato lo spaventava parecchio.
Osservò così il lucido sacchetto color limone che aveva fra le mani, iniziando a riflettere solo in quel momento sul gesto della ragazza, e il pensiero di quella gentilezza lo fece arrossire non poco.
“Ah, ah, ah! Bè, se le cose stanno così...oh, Kami! Grazie Kaoru!” Erano tutte sensazioni nuove per lui. Una ragazza che gli preparava il pranzo e glielo portava pure a scuola! Non era mai successo! Si sentiva contento ed anche un po' coccolato, per questo il suo fu un ringraziamento davvero sincero.
“Figurati, Hanachan, l'ho fatto con piacere, non potevo mica lasciarti morire di fame!” Esclamò la ragazza strizzandogli un occhio.
Sakuragi venne però richiamato improvvisamente dall'abbigliamento della ragazza. “Non vai al Ryonan oggi?” Domandò curioso osservandola bene. “Come?” La ragazza abbassò gli occhi sul proprio corpo capendo che Hanamichi si riferiva alla divisa scolastica che non indossava. “Bè, mi cambio direttamente lì, ho la divisa nella borsa!” Rispose lei, ridendo incerta. “Ero di fretta e mi sono dimenticata di indossarla...dovevo venire qua, ne ho anche approfittato per vederti e chiederti se domani pomeriggio ti andava di andare a mangiare un gelato in centro!” Le sue parole nascondevano un po' d’apprensione. “Uh, certamente!” Rispose il ragazzo allontanando di colpo il sacchetto dal suo naso, col quale si stava inebriando dell'ottimo profumo che emanava il suo contenuto.
Era contento di poter uscire un'altra volta con Kaoru; con lei si trovava davvero a suo agio. Si divertiva, era simpatica e lui non doveva fare lo scemo a tutti i costi per vincere la tensione quando stavano insieme, e questo lo rincuorava non poco. Inoltre c'era qualcosa che lo faceva stare bene, anche se non capiva ancora cosa fosse. Spesso si sentiva turbato e confuso, senza conoscerne il motivo. Come se si sentisse incompleto, mancante di qualcosa d’importante. Eppure la presenza della ragazza riusciva a fare svanire tutte quelle strane sensazioni, a metterle a tacere. E a volte, nel guardarla, un leggero batticuore cominciava ad animare il suo petto...
“Heilà, Kaoru! Sei venuta a trovarci?” “Eh sì, non può resistere al nostro fascino!” “Altro che Hanamichi!” Le voci squillanti provenivano da Okusu, Noma e Takamiya appena arrivati a scuola.
“Oh, ciao ragazzi! Passata la sbornia?” Li salutò allegramente la ragazza, ma il rossino scattò subito verso di loro per troncare il loro fare da primedonne. “Non dite scemenze! Kaoru è venuta per fare un regalo al tensai, altro che per vedere voi! Guardate qui!” Il rossino aprì il sacchetto verso di loro vantandosi del pranzo preparato dalla ragazza per lui, sotto gli occhi increduli dei tre che cominciarono a riempirlo di gomitatine allusive allo stomaco.
“L'hai preparato davvero tu il pranzo?” Chiese a voce bassa Mito, continuando a guardare di fronte a sé, in direzione dei suoi amici. “Scherzi? Quello era il mio cestino, io per oggi mangerò in mensa!” Rispose con un sorriso Kaoru senza voltarsi verso il ragazzo che stava al suo fianco. “Lo immaginavo! Sei fuori di testa, Kaoru!” Mito assunse un'espressione complice. “Lo so! Vedi cosa mi tocca fare? E in ogni caso devo anche ringraziarti per avermi spalleggiato prima, convincendo Hanamichi di aver parlato la sera al locale...” “Figurati...ti ho dato io quest’idea del pranzo, non potevo tirarmi indietro...” “Già...in questo modo ho fatto felice il mio Hanachan!” Esclamò la ragazza facendo gli occhi dolci ed estasiati. Mito nascose una risata divertita.
Più tardi, durante le lezioni della mattinata Sakuragi si sentiva nuovamente inquieto. *Sempre questa strana sensazione...*
Non era riuscito a restare attento neanche cinque minuti durante le lezioni; non che di solito le seguisse, ma almeno dieci minuti d’attenzione di tanto in tanto li aveva! Continuava a guardare sia fuori, verso il cancello d'entrata che s’intravedeva dalla finestra, sia verso quel banco vuoto che richiamava alla mente del rossino l'assenza di un certo volpino. *A quest'ora sarebbe stato lì a ronfare...*
Rukawa non era andato a scuola quella mattina, e Hanamichi era davvero arrabbiato. Su chi avrebbe scaricato la sua tensione quel giorno? Continuava a ripetersi che insultarsi e picchiarsi con la kitsune lo faceva sentire meglio, perché in quel modo poteva convincere quella zucca vuota della superiorità del tensai. Ed inoltre doveva ancora dimostrargli d’essere migliore di lui a basket! Bè questa dimostrazione l'aveva sempre rimandata a tempi migliori, giustificandosi col fatto che il tensai dovesse essere al massimo della forma per umiliare per bene l'algida kitsune. E se quel giorno fosse stato quello propizio? Come osava Rukawa assentarsi nel fatidico giorno della sfida?
Queste erano alcune fra le tante spiegazioni che il rossino dava al suo pessimo umore.
...ma forse c'era altro?
Arrivò l'ora di pranzo. Yohei non si recò con Hanamichi in terrazza nonostante il rossino glielo avesse proposto prima dell'inizio delle lezioni. Sarebbe stato contento di dividere il suo pranzo con il suo migliore amico. Mito però si giustificò dicendo che aveva promesso al resto del Guntai di pranzare con loro in mensa quel giorno, e che non gli sembrava corretto non mantenere la parola data al gruppo. In realtà anche il rosso aveva promesso la stessa cosa, ma, avendo il cestino di Kaoru, non poteva certo andare con loro. Ed inoltre, aggiunse Mito scherzoso, il tensai non poteva dividere il suo pranzo con gli altri ragazzi, altrimenti non ne avrebbe visto neppure una briciola, ingordi com'erano. Hanamichi capì, anche se era un po' dispiaciuto, ma Mito seppe rincuorarlo con qualche battuta e promettendogli di raggiungerlo subito dopo il pranzo.
Il rossino si ritrovò così a salire in terrazza da solo. *Eh va bè, vorrà dire che mi gusterò i piatti di Kaoru senza essere disturbato!* Pensò, cacciando le ultime perplessità su quel pranzo senza i suoi amici.
Fischiettando e con lo stomaco gorgogliante dalla fame, il ragazzo aprì la porta della terrazza, venendo subito raggiunto dai raggi del sole che scaldarono immediati le sue guance. Era una bella giornata e nell'aria si respirava uno speziato profumo, forse proveniente dalla mensa dell'istituto o da qualche abitazione nelle vicinanze. Sakuragi stava avanzando verso la ringhiera, quando arrestò il suo passo notando, di fronte a lui poco lontano, disteso di spalle e su un lato, il volpino che probabilmente dormiva beato.
Passarono alcuni secondi prima che Hanamichi si scosse, tornando in sè. Secondi in cui il suo petto sembrò destarsi, agitandosi fervidamente, facendo vibrare tutte le cellule del suo corpo. Secondi in cui trovò la forza di realizzare se quella persona fosse davvero Rukawa.
Era lui.
Si avvicinò, constatando come il numero undici stesse davvero dormendo. *Questo deficiente si è addormentato in terrazza saltando le lezioni!*
“Hey, Kitsune, sveglia!” Esclamò il rosso scuotendolo con il piede, per aggiungergli poi un piccolo calcio sul fianco.
Intanto la sua agitazione si affievoliva, lasciando che una sensazione di tranquillità e sollievo prendesse inconsapevolmente possesso del suo corpo. Il volpino mugolò qualcosa nel sonno, aprendo un poco gli occhi e voltandosi infastidito verso il rossino. “Mh, do'hao, cosa vuoi?”Domandò, riconoscendolo subito. Come poteva non essere altrimenti?
“Ah! Allora sei vivo, Kitsune deficiente! Pensavo fossi schiattato sul terrazzo lasciando la tua pellaccia ad abbrustolire al sole!” Ironizzò Sakuragi continuando a dondolare il piede sulla sua anca. “Hn, non ha suonato la sveglia e quando sono arrivato le lezioni erano già cominciate...” Rispose sbadigliando Rukawa stiracchiandosi un poco, mentre prendeva a gomitate la sua caviglia. “Volevo dormire, invece tu, stupido idiota, hai disturbato il mio sonno!” Il moro assunse un'espressione molto seria e minacciosa, quella che sapeva capace di far scattare la rissa con il numero dieci. Le botte con il do'hao erano la cosa migliore per svegliarsi pienamente! Si stava per alzare di scatto, quando sentì un rumore durante il movimento: era il suo stomaco che brontolava!
Dalla fretta non aveva neppure fatto colazione...
Nascondendo un inaspettato imbarazzo, Rukawa fece finta di nulla, tornando a sedersi per terra. “Hn, ti risparmio per oggi, do'hao!” Esclamò per cavarsi d’impaccio, ma al rossino non era sfuggito quel brontolio. “Non hai mangiato oggi, Kitsune?” Lo prese un po' in giro Sakuragi. Rukawa lo fulminò con lo sguardo. Odiava essere messo in imbarazzo. “Ho dimenticato il pranzo.” Disse poi, quasi per dovere di giustificarsi. In verità era convinto che la madre lo avesse messo nella borsa come al solito, ma dalla fretta di uscire da non aveva controllato e, una volta a scuola, non se l'era ritrovato. Ma questo passaggio omise di spiegarlo al do'hao. “Ah...” Il rossino era stupito, non credeva che il sonno del volpino fosse così dannoso...lo portava pure a dimenticare il pranzo! “La mensa?” Chiese pensieroso. “Hn, troppa gente...” Rispose con freddezza il moro, stendendosi nuovamente sul lato per riprendere a dormire. Magari così non avrebbe pensato alla fame che, doveva ammettere, cominciava a farsi sentire.
Hanamichi continuava a guardarlo confuso. Certo che i monosillabi della Kitsune riuscivano sempre a stupirlo. Poi lanciò uno sguardo al suo cestino per il pranzo: sembrava bello abbondante...cominciò così a pensare, anzi, a ragionare. Se il volpino non avesse mangiato sarebbe stato debilitato tutto il giorno e anche in palestra non avrebbe potuto dare il meglio di sè. Sarebbe stato troppo semplice batterlo!E se poi si fossero azzuffati come al solito? Non sarebbe stato lo stesso, poiché il volpino era più debole. Lui, il tensai, era una persona leale, non poteva certo sconfiggere Rukawa approfittando della sua debolezza. Doveva vincerlo ad armi pari! Non poteva lasciare senza cibo il suo nemico!
Convinto da questo suo ragionamento, il ragazzo afferrò il proprio pranzo dalla busta e, sedendosi di fronte al volpino poggiò di colpo il contenitore per terra. “Ecco qua, e vedi di ringraziarmi stupida volpe! Il tensai oggi è magnanimo!” Esordì, contento per la sua 'buona azione quotidiana'! Rukawa aprì con indifferenza un occhio non avendo ancora ben capito cosa passava per la testa del do'hao, ma non appena quest'ultimo scoperchiò il contenitore, il moro non poté fare altro che aprire sorpreso anche l'altro occhio, destandosi completamente.
Un profumo delizioso d’ottimo cibo raggiunse le loro narici, mescolandosi al piacere degli occhi: il cestino conteneva onigiri, gamberetti fritti, wrustel arrostiti, polpettine di carne, il tutto separato da fresche foglie di lattuga e qualche pomodorino sparso qua e là. La confezione prevedeva anche un paio di bacchette e alcuni fazzolettini di carta.
Hanamichi era davvero meravigliato ed estasiato, aveva già l'acquolina in bocca, mentre lo stomaco di Rukawa echeggiava di nuovo facendo sbuffare il ragazzo per il celato disagio.
“Tò, mangia...” Sakuragi spinse il contenitore verso il ragazzo. “...altrimenti ti avrò sulla coscienza!” “Hn...” Non del tutto convinto, ma troppo affamato per rifiutare, il volpino si alzò per sedersi di fronte al rosso. “Mi vuoi avvelenare, do'hao?” Chiese guardandolo dubbioso, cercando in fondo di rompere un po' il ghiaccio dato che quella situazione lo imbarazzava alquanto. Fortuna che sapeva nascondere bene le sue emozioni!
“Macchè, deficiente! Kaoru non mi avvelenerebbe mai!” Esclamò Sakuragi offeso. “Cosa?!”Rukawa spalancò gli occhi, non certo di aver afferrato bene quelle parole. “Me l'ha portato lei stamattina e...” Non fece neppure in tempo a finire di parlare.
Rukawa, preso da una rabbia cieca e probabilmente da uno scoppio di gelosia, scattò verso il contenitore cominciando ad afferrare pietanze per portarle alla sua bocca e mangiarle il più velocemente possibile, cercando di afferrarne più che poteva. “Hey! Che diavolo fai? Non ti ho regalato il pranzo, dannata kitsune! Non prenderti tutto!” Sakuragi si sporse verso di lui afferrandogli il polso: nella mano aveva una polpetta che aveva adocchiato. “Quella è mia dammela!” Gridava arrabbiato il rosso cercando di afferrarla con i denti, ma Rukawa non voleva cedere perciò iniziò a dimenarsi per liberarsi dalla presa del ragazzo.
Improvvisamente, mentre Rukawa stava per portare la polpetta verso la propria bocca, Sakuragi la addentò venendo trascinato dalla spinta del rivale e trovandosi infine a specchiarsi in due profonde iridi blu cobalto. Gli occhi di Kaede erano a pochi centimetri dai suoi.
Quegli stessi occhi ricordati quella sera...
Rukawa trattenne il respiro. Forse non aveva mai notato quanto era intenso il castano di quello sguardo. Quello del do'hao. L'aveva sempre pensato che Hanamichi avesse degli occhi molto belli e molto espressivi, al contrario dei suoi. Forse era per questo che lo attiravano. Però, vederli così a poca distanza era davvero tutta un'altra cosa.
Ma c'era anche qualcosa che non andava. Perché diavolo erano così vicini i loro occhi? E per quale motivo sentivano i propri corpi in preda ad un’improvvisa fibrillazione?
Entrambi i ragazzi compresero solo in quel momento cosa era successo.
Sakuragi era inginocchiato fra le gambe di Rukawa, sbilanciato talmente tanto verso di lui che i loro petti si stavano sfiorando pericolosamente, rischiando di rivelare il reciproco battito cardiaco troppo agitato. Ma il vero problema era che stavano mordendo la stessa polpetta, catturata fra i loro denti e le loro labbra che si sfioravano leggermente. Un movimento sbagliato e poteva succedere l'irreparabile. I due ragazzi sentivano il calore del respiro dell'altro e per un attimo ambedue desiderarono poter mordere quel boccone ed azzerare la distanza che li separava. Era stato un pensiero troppo fugace, troppo impulsivo, per permettere un’ulteriore riflessione da parte loro. Presa coscienza di quell'assurda situazione, Rukawa e Sakuragi si allontanarono di scatto l'uno dall'altro, spezzando fra i loro denti la polpetta che cercarono di mandare giù rischiando entrambi di strozzarsi per la foga con cui reagirono.
I pensieri di pochi attimi prima scomparvero all'istante dalla mente di Hanamichi. Era stato qualcosa d’istintivo ed inconscio per il ragazzo, che ora aveva lasciato solo uno strano turbamento nel suo animo. Turbamento che non riusciva a spiegarsi. Rukawa invece sapeva a cosa era dovuta quella sensazione...e per lui il sentirsi così vicino all'oggetto del suo desiderio e l'impossibilità di averlo gli fece provare una lieve amarezza.
“Dannata kitsune, ma nessuno ti ha insegnato le buone maniere?” Sbuffò Sakuragi rosso in viso, tentando di cambiare discorso e di distogliere l'attenzione da quella ambigua situazione. “Hn, avevo fame!” Si giustificò il moro scrollando le spalle. In verità non voleva che Hanamichi mangiasse le cose preparate da Kaoru, ma capì di doversi rassegnare. E dovette pure riconoscere a se stesso, con gran fatica, che quelle pietanze non erano poi tanto malvagie! Altro punto a suo sfavore...lui odiava cucinare...
Alla fine, placati gli animi e un poco costretti dalle circostanze, i due ragazzi cominciarono a mangiare tranquillamente, scambiandosi pacificamente opinioni sugli ingredienti e scoprendo anche di avere molti gusti in comune in fatto di piatti preferiti. Rukawa, infatti, riuscì ad ammettere di adorare le polpette di carne.
“Hn, sono davvero buone...” Disse a malincuore osservando quella che aveva fra i bastoncini. “Sembrano quelle fatte da mia madre...” “Sì, sì , sono ottime! Però se mantieni un segreto...quelle di mia madre sono più buone!” Sussurrò Sakuragi sghignazzando. “La prossima volta che me le prepara te le faccio assaggiare così vedi la differenza!” Esclamò il rossino, stupendo con le sue parole il moro, che nascose con difficoltà la sua sorpresa.
Il pensiero di poter ripetere quella situazione lo rendeva felice, ma questo Hanamichi non poteva saperlo. Probabilmente il rossino non aveva neppure riflettuto su quello che aveva appena detto, ma il fatto era che in quel momento si sentiva davvero rilassato e sereno e, quando stava così, non poteva fare altro che essere pienamente se stesso.
“Hn, e quindi continui a vederti con lei?” Domandò Rukawa cercando di dimostrare una finta cortesia con il suo tono. In verità voleva solo approfondire la conoscenza del loro rapporto e carpire informazioni a riguardo. Secondo quello che gli avrebbe detto il do'hao avrebbe deciso se commettere un omicidio subito o nell'immediato.
Sakuragi si bloccò un attimo, non sapendo bene che rispondere. Quella domanda, in un certo modo, lo aveva un po' infastidito. Distolse lo sguardo da Rukawa, incrociando nervosamente le dita delle mani. “Sì sì... domani stesso c’incontriamo per un gelato...” Disse infine con un pizzico di disagio. Non sapeva, però, di aver fornito una preziosa informazione al moretto, che la registrò per bene nella sua diabolica mente.
Intanto avrebbe voluto chiedergli di Sendo, Sakuragi. Il ricordo di quella sera al locale e il fastidio provato nel vedere la volpe insieme al porcospino del Ryonan era tornato a farsi sentire, mentre parlavano di Kaoru. Ma non disse nulla.
In fondo...cosa avrebbe dovuto chiedergli?
Preferì così tacere e godersi quel temporaneo armistizio con il suo peggior nemico la cui compagnia, dovette ammettere, non era poi così male...
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“...in palestra invece è stato tutto come al solito, ci siamo ignorati all'inizio, per poi riprendere ad insultarci e a menarci! Ah, ah, ah, povero Ryota, si stava disperando!” Esclamò Sakuragi sghignazzando. “Eh? Kaoru mi segui?” Il rossino scosse la ragazza toccandole una spalla. “Ah, eh? Scusa Hana...” Disse Kaoru stropicciandosi gli occhi. “Ma stavi dormendo?” Chiese il rosso dubbioso. “Eh? No no che dici? Ascoltavo tutto!” La ragazza negò spudoratamente.
I due erano seduti su una panchina nel parco e gustavano un gelato sotto l'ombra di quelle piante alte e maestose. Naturalmente quello della ragazza era tre volte quello del rossino.
“Eh, quest'anno io e Rukawa abbiamo carta bianca per le nostre lotte, non c'è più Akagi con il suo gorilla punch a fermarci! E Ryochan è troppo nano per poter arrivare alle nostre teste!” Continuava pieno di sè il rossino. “Mmmh, anche se a volte ci sono le sventagliate di Ayako a rimetterci in riga!” “E per fortuna! Non bisogna dare troppa libertà a voi ragazzacci!” Scherzò Kaoru addentando i cono del gelato che naturalmente aveva già finito poco prima. “Eh, già...ma poi, davvero, dovevi vederlo Rukawa mangiare le tue pietanze! Zitto zitto il volpino è anche un buongustaio goloso!” Ridacchiò Sakuragi invece ancora intento ad assaporare il suo stracciatella e fiordi latte.
Era quasi un'ora che non faceva che parlare di Kaede e del giorno prima in terrazza e Kaoru lo aveva lasciato dire, esprimersi, guardandolo con sorriso gentile e spesso annuendo compiaciuta. Solo che alla fine il sonno l'aveva colta all'improvviso. Probabilmente la monotonia del discorso...
“Cominci ad andare d'accordo con Rukawa quindi?” Domandò improvvisamente, con una nota di curiosità nella voce. “Come?” Sakuragi colto da un’improvvisa difficoltà, fece scivolare il gelato dalle mani. Fortunatamente lo raccolse al volo. “No, no, che dici? Quale d'accordo?Sono tutte tattiche per rabbonire il volpino e colpirlo alle spalle!!” “Hana...” Kaoru lo guardò con disappunto. “Ma se hai appena detto che hai invitato a pranzo Rukawa per combattere ad armi pari...” Lo beffeggiò poi la ragazza. “Ah...eh...” Hanamichi non sapeva che dire, ma il suo imbarazzo fu cancellato da un improvviso rumore di passi che richiamò la sua attenzione. Anche Kaoru provò la stessa sensazione e il suo sguardo divenne immediatamente serio.
In pochi secondi i due ragazzi si trovarono circondati da un gruppo di ragazzi dall'espressione non troppo raccomandabile, alcuni dei quali si stavano scricchiolando le nocche delle dita.
“Allora non si erano sbagliati i miei ragazzi, sei proprio tu Hanamichi Sakuragi!” Disse con scherno un tipo con i capelli a punta tinti di verde, probabilmente il leader della banda. Il rossino balzò in piedi riconoscendo il ragazzo e il gruppo: qualche mese prima si era scontrato con loro insieme al Guntai, e naturalmente lui e i suoi amici avevano avuto la meglio, mettendoli al tappeto in pochissimo tempo. Nel vederli Hanamichi fu percorso da un brivido lungo la schiena ed il suo sangue cominciò a gelare.
Questa volta era da solo.
Non che aveva paura, figuriamoci, ma Kaoru era con lui e non voleva coinvolgerla.
Lanciò delle brevi e veloci occhiate intorno a sè, constatando che i membri della banda erano in tutto sette. “Cosa vuoi Tadashi?” La voce di Sakuragi era schietta e minacciosa. “Mah...regolare qualche conticino...” Ironizzò il capobanda. “Hana, che succede?” Chiese la ragazza guardandosi intorno. Era certa che quel gruppetto non portasse nulla di buono.
Il rossino si parò davanti a lei. “Tranquilla Kaoru...” Le disse facendole segno con la mano di rimanere indietro. “Lei lasciatela fuori...” Ribadì poi a voce verso Tadashi. “Vedremo, se farai il bravo...intanto spostati da lì e avvicinati!” Esclamò con un ghigno sulle labbra quest'ultimo.
Sakuragi non sapeva bene cosa fare. Doveva proteggere Kaoru prima di tutto. Con molta probabilità se non avesse obbedito Tadashi avrebbe potuto reagire male e prendersela con la ragazza, non poteva permetterlo! Decise quindi di avanzare con diffidenza allontanandosi da Kaoru. Il capobanda sorrise soddisfatto per poi fare cenno a due dei suoi scagnozzi che prontamente si posizionarono dietro la ragazza.
“Maledetto!” Gli ringhiò contro Sakuragi capendo di essere caduto in una trappola: ora sì che era alla mercè di Tadashi e della sua banda. Deglutì, cercando di reprimere uno strano timore che scivolava lento sulla sua pelle mescolandosi al suo sudore freddo. “Che diavolo volete voi?” Kaoru lanciò uno sguardo arrabbiato verso i due ragazzi che erano alle sue spalle cercando di seguire il rossino, ma uno dei due la bloccò per un braccio. “Tu rimani qui!” Le disse minaccioso. “Queste sono cose fra il tuo amico e il capo!” Il tipo era proprio nell’attesa di un piacevole e cinico spettacolo. Kaoru sembrò non comprendere, per questo si fermò voltandosi verso Hanamichi attendendo le mosse successive.
“Bene, bene. Ora sai cosa potrebbe succedere se ti ribelli, vero Sakuragi?” Tadashi aveva un tono e un'espressione molto arrogante. “Va al diavolo Tadashi!” Esclamò il rosso fermo sul posto. Almeno a parole non poteva cedere, ma la sua frase non fece altro che fare scattare un pugno del capobanda nel suo stomaco. Hanamichi incassò senza emettere alcun suono dalle labbra. Tadashi non lo avrebbe mai sentito lamentarsi o abbassarsi a chiedere pietà. Potevano anche ammazzarlo, ma lui non avrebbe dimostrato alcun timore o alcuna debolezza.
“Hana!” Gridò Kaoru cercando di divincolarsi, senza riuscirci, dalla presa del teppista dietro di lei che la teneva ferma per un braccio.
“Oh! Facciamo gli eroi, vedo! Chissà fino a quando potrai resistere rossino...” Il tono del capobanda si fece più maligno. Con velocità e decisione diede un altro pugno allo stomaco del ragazzo, facendolo piegare sulle ginocchia. Hanamichi stringeva i denti tenendosi lo stomaco. Non era stato un pugno molto potente, ma gli aveva fatto mancare di colpo il respiro. Se fosse stato da solo avrebbe spaccato la faccia a tutti e sette. *Vigliacchi...*
“Hana, reagisci!” Gridava preoccupata Kaoru. Non capiva. Perché il rosso non reagiva? In fondo era un ragazzo forte, avrebbe potuto benissimo difendersi da loro!
Sakuragi fu scosso da un moto di rabbia che lo assalì in un breve istante facendolo scattare in piedi afferrando Tadashi al collo della divisa. “Stupido idiota...” Disse questi tremando. “...lo sai cosa potrebbe succedere alla ragazza in ostaggio, vero?” Cercò di persuaderlo nascondendo la sua paura.
Sakuragi stringeva sempre di più la sua presa, ma a quelle parole la allentò spingendo indietro Tadashi reprimendo la sua ira.
“Eh? Quale ragazza in ostaggio? Ma non c'è nessun ostaggio! Hana colpisci che non c'è alcun ostaggio!” Gridava Kaoru dopo essersi guardata intorno. Tutti si bloccarono per guardarla allibiti. Sakuragi stesso ebbe un attimo di incertezza sulla perspicacia di Kaoru.
“Ma sei scema o cosa? Sei tu l'ostaggio ragazzina!” Disse il ragazzo che la stava tenendo ferma stringendo di più la presa. “Eh? Io?” Kaoru s’indicò sorpresa chiedendo conferma negli sguardi perplessi dei teppisti, che comunque annuirono confermando le sue parole. “Aaaaah! Ora ho capito!”Esclamò la ragazza sorridendo con innocenza. “Non avevo capito di essere l'ostaggio...allora penso sia ora che l'ostaggio si liberi!” “Cos...”
Con scatto felino Kaoru si voltò verso i due ragazzi liberandosi facilmente della presa sul proprio braccio e afferrando quello del suo 'carceriere' per torcerlo con forza. Lo sguardo della ragazza si fece freddo e intimidatorio. “Ah!” Gridò il tipo per il dolore, ricevendo una potente gomitata allo sterno e un calcio che lo colpì sul fianco atterrandolo all'istante. Stessa fine fece il secondo ragazzo che aveva solo tentato di intervenire per aiutare il compagno. Kaoru, infatti, si abbassò di scatto colpendo con la sua gamba le caviglie del ragazzo facendogli perdere l'equilibrio, per saltargli poi addosso e bloccarlo per terra con una leva: un gamba sul collo e le mai che tiravano il braccio del povero teppista che gridava pietà. Avrebbe rischiato di perderlo il braccio se Kaoru non avesse allentato la sua presa. Prima di alzarsi colpì il collo del ragazzo con il lato del proprio palmo, facendogli perdere i sensi.
“È quello che vi meritate!” La ragazza si alzava da terra con decisione.
Sembrava quasi un guerriero che si sollevava dopo una battaglia da cui n’era uscito vincitore. Mentre si scrollava i vestiti la ragazza alzò il proprio sguardo serio e determinato, notando che erano tutti ammutoliti, Hanamichi compreso.
Era in piedi Kaoru, la sua figura di profilo somigliava ad un'ombra rischiarata dai flebili raggi di sole che, facendosi strada fra le foglie delle piante scosse dal vento, la illuminavano a tratti. La ragazza inclinò il viso verso il rossino, senza accennare espressione alcuna. Hanamichi tremò nel percepire qualcosa toccare il suo cuore, e il suo animo vibrò in concerto col proprio corpo, come avvolto da una strada sensazione di dejavù che lo fece sentire per pochi istanti sospeso in una vuota dimensione solleticata dall'inquietudine. Eppure così familiare. Una risonanza di ricordi e sensazioni.
Di emozioni contrastanti nate quel giorno lontano...
E riconobbe Rukawa di fronte a sè... quella volta sulla terrazza, la prima che lo vide, dopo che aveva atterrato dei teppisti che lo stavano infastidendo.
La ricordava bene quella volta. Troppo bene.
Era la stessa espressione, la stessa posizione. Per il rossino era Rukawa ad essere di fronte a lui in quel momento. Era Rukawa a fargli battere il cuore in maniera esasperata in quell'istante. Era Rukawa ad avergli tagliato l'aria, impedendogli di respirare.
“Eh, eh, Hanachan! Credo che ora tu possa tranquillamente reagire!” Esclamò con innocenza Kaoru coprendosi la bocca, mentre rideva.
Spezzando quel momento di confusione nella testa del rossino. Restituendo ossigeno ai suoi polmoni.
Il ragazzo sbattè le ciglia ancora senza parole e ci vollero alcuni secondi per realizzare dove era e cosa stesse succedendo, poiché era ancora stordito.
E vide Kaoru nel suo campo visivo, non Rukawa.
*...è successo ancora...* Pensò dentro di sè, chiedendosi perché ogni volta finiva per fondere la presenza della ragazza con pensieri sul volpino. Come poteva distrarsi in quel modo?
Dopo aver riacquistato lucidità il ragazzo comprese la situazione che lo circondava e il suo volto si tinse di sete di vendetta. Si voltò verso Tadashi che per la paura era diventato molto pallido, e come lui tutti gli altri ragazzi.
Ormai le parti si erano decisamente invertite.
Bastarono pochi secondi a Sakuragi per atterrare il resto della banda e il povero Tadashi che ottenne due pugni ben assestati allo stomaco per risposta al colpo incassato dal rossino poco prima. Peccato che la forza di Hanamichi era molto superiore a quella del capobanda che non fu capace di dire una parola non per orgoglio, ma per il troppo dolore provato. “Pietà, pietà Sakuragi!” Gridava il ragazzo implorando perdono, mentre Hanamichi lo teneva sollevato per la collottola pronto a sferrare un altro destro. Tadashi era ormai l'unico ancora, si fa per dire, in piedi, dato che tutti i suoi compagni avevano perso i sensi sotto le botte del rossino e di Kaoru. Sakuragi lo guardò rabbioso negli occhi. “Sparisci, non voglio più vederti ronzarmi intorno!” Gli intimò sprezzante allentando la presa e scaraventandolo a terra.
“Hana, tutto bene?” Kaoru preoccupata si avvicinò a lui. “Certo! Il tensai è un osso duro, lo sai!” Il rossino cominciò a ridere gonfiando il petto. “Meno male!” Sorrise la ragazza.
Stavano per allontanarsi dal gruppo ormai steso a terra, quando Tadashi si gettò su Kaoru bloccandole il collo con il braccio e tirando fuori un coltello dalla casacca per puntarglielo alla gola. “Kaoru!” Gridò il rossino spaventato.
La ragazza si bloccò sul posto facendo un profondo respiro e sbuffando annoiata. “Che rottura!” Esclamò afferrando il polso del suo aggressore e torcendolo, mentre lo sbilanciava all'indietro sferrandogli un calcio in volo sul collo. Senza aver il tempo per reagire Tadashi cadde a terra privo di sensi. Il tutto sotto gli occhi increduli e scioccati di Sakuragi.
“Un po' violento ma efficace!”Esclamò la ragazza autocompiacendosi per il lavoro portato a termine. “Andiamo?” Sorrise poi a Hanamichi come se nulla fosse successo. Il rossino aveva ancora la bocca spalancata. “Ma...ma...dove hai imparato quella cosa?” Chiese, mentre si allontanavano dal parco. “Uh? Il calcio in volo?”Domandò Kaoru insicura. “Bè, quello...tutto!” “Ah, ah, ah! Forse non te lo avevo detto, ma io pratico le arti marziali da quando avevo tre anni. Ho fatto karatè, taekwondo, judo ed ultimamente ho iniziato il kung-fu! Ho sempre amato le arti marziali!” Kaoru gli strizzò un occhio comprendendo il suo stupore. Ma il rossino era sempre più sconvolto. “Ah!” Riuscì solo a dire incredulo. “Eh eh eh...tu sei il tensai del basket, io la maga delle arti marziali!” Scherzò per fare rinsavire il ragazzo. “Eh sì, oltre al basket pure le arti marziali...”Balbettò il rosso. “Uh?” Kaoru ricordò la volta che aveva giocato a basket con Hanamichi. “Ma dai! Il basket lo conosco solo un pochino, non l'ho mai praticato, sono solo una dilettante!” Esclamò nel tentativo di rincuorare il ragazzo, ma le sue parole lo fecero disperare ancora di più.
*Dilettante, dice...sigh!* Sospirò il rosso, pensando alla difficoltà avuta nel giocare contro Kaoru.
“Ah!” Kaoru si fermò congiungendo le mani: si era appena ricordata di qualcosa di importante. “Dimenticavo!” Iniziò a cercare qualcosa nelle tasche dei jeans, poi frugò nella borsetta a tracolla tirando fuori due pezzi di carta. “Cosa sono?” Domandò curioso Sakuragi notando che sopra c'era scritto qualcosa. “Sono due biglietti per la fiera internazionale di Kanagawa! È iniziata ieri e termina fra dieci giorni. Pensavo che domenica potremmo andarci insieme!”Lo sguardo di Kaoru era denso di aspettativa. “Davvero?” Al rossino s’illuminarono gli occhi.
Aveva sentito parlare della fiera internazionale organizzata dalla prefettura di Kanagawa ogni due anni. Gli avevano detto essere immensa, ricca di stand che mostravano cose provenienti dalle varie parti del mondo: dalle auto alle attrezzature sportive, informatiche, d'abbigliamento, culinarie...aveva sempre desiderato andarci! Fra una cosa e l'altra però non ne aveva mai avuto occasione.
Ora quasi non gli sembrava vero di poterci andare.
“Allora? Ti va?” Chiese Kaoru non capendo cosa significassero quegli occhioni luminosi di Sakuragi verso i biglietti. “E me lo chiedi? Certo che mi va!” Esclamò entusiasta il rossino. Sembrava quasi un bambino al quale si prometteva il luna park. “Davvero? Oh, che bello! Ci divertiremo tantissimo!”Kaoru sprizzava gioia da tutti i pori e, afferrando le mani del ragazzo cominciò a saltellare felice.
Si misero così d'accordo per vedersi la domenica e alla fine Kaoru, recuperata la sua bici sempre più ammaccata, andò via, ringraziando il rossino per il movimentato pomeriggio.
Sakuragi decise di non tornare subito a casa, non se la sentiva. Era un po' dispiaciuto che Kaoru se ne fosse andata così in fretta, gli avrebbe fatto piacere continuare la passeggiata, magari fino alla sera. La ragazza però gli aveva detto di dover studiare fino a notte fonda, perché il giorno dopo aveva una verifica a scuola. Il rossino decise allora di continuare a bighellonare da solo ancora per un po'. Si sentiva un po' confuso, turbato, come se fosse vuoto. Incompleto. Non se ne sapeva spiegare il motivo, ma da troppo tempo si sentiva così. E la sensazione era aumentata da quando conosceva Kaoru. Eppure quando stava con lei non si sentiva in quel modo, anzi, era come se la ragazza riuscisse ad appagare quella sua implacabile inquietudine...
Rapito da queste riflessioni il ragazzo continuava a camminare fissando a terra, senza guardare di fronte a sè, ma, all'improvviso gli parse di riconoscere una voce squillante accompagnata da alcuni 'hn' fin troppo noti.
“Ancora voi!” Esclamò, trovandosi di fronte Sendo e Rukawa che camminavano verso di lui. “Oh, Sakuragi!” Sorrise l'asso del Ryonan alzando la mano in segno di saluto. “Hn, do'hao!” Si espresse invece Kaede senza fare intendere di stare salutando o solo insultando il compagno di squadra. “Sempre a tramare qualcosa eh, voi due?” Ironizzò il ragazzo. “Ma è inutile, per quanto possiate sforzarvi non troverete mai una tattica per vincere il tensai!”
Cercava di fare lo sbruffone Hanamichi, o meglio si sforzava. In verità nel vedere nuovamente Rukawa in compagnia di Sendo gli procurava un profondo fastidio, che non riusciva in ogni modo a decifrare. Né ad ammettere. L'unica cosa di cui si rendeva conto era di non riuscire a reggere lo sguardo del volpino, perché solo nell' incrociarlo gli veniva in mente quanto il giorno prima fosse vicino al suo durante 'l'incidente' in terrazza.
Era strano, ma anche Rukawa sembrava trovarsi in difficoltà e non lo guardava negli occhi.
“Sì sì, è così infatti! Cercavamo una tattica per batterti!” Lo assecondò Sendo dandogli ironicamente ragione. “E tu? In giro da solo?” Domandò poi con mirata allusione. “No, ero con Kaoru fino a poco fa...” “E ora dov'è?” Scattò Rukawa interrompendolo, mentre si guardava intorno alla ricerca della ragazza. Sembrava aver alzato le antenne sentendo quel nome. Hanamichi si grattò una guancia. “...è andata via poco fa...” Si giustificò sollevato. In realtà non voleva che Rukawa lo vedesse con Kaoru.
*Che cosa?!* Kaede lanciò un fulminante sguardo a Sendo che rise nervosamente sentendosi minacciato apertamente dal ragazzo.
Rukawa aveva praticamente costretto Akira ad uscire, chiamandolo più volte al cellulare e a casa finché non lo aveva trovato e convinto a vedersi facendogli saltare degli allenamenti extra con la squadra, ed alla fine non era servito a nulla. Nemmeno quella volta era riuscito a vedere Kaoru. Era arrabbiatissimo. Certo non poteva dirgli la verità, ma quello era l'unico modo per uscire e poter incontrare il do'hao con la sua fatidica ragazza. Non desiderava altro Kaede! Trovarsi faccia a faccia con questa tipa e capire cosa avesse di tanto interessante per piacere al rossino. Akira alla fine aveva accettato, anche perché aveva notato un tono un poco intimidatorio nel gentile invito ad uscire di Rukawa. E nonostante tutto quest'ultimo ora lo voleva uccidere. Sendo, infatti, durante la passeggiata non aveva fatto altro che fermarsi in ogni negozio che entravano, di qualunque tipo esso fosse. Aveva provato una decina di capi d'abbigliamento ai grandi magazzini e in alcune boutique senza comprarne neanche uno. Si era pure fermato in un negozio di articoli da disegno, chiedendo informazioni sui pennelli, sulle matite e sui più svariati attrezzi. Peccato che il porcospino non fosse molto portato per l'arte, dato che malapena riusciva a disegnare un quadrato senza fargli i lati incurvati.
Il risultato? Avevano perso così tanto tempo che Kaede non era riuscito a ispezionare la zona alla ricerca del do'hao. Ed ora lo incontravano senza di lei. Rukawa cominciò a pensare alla povera squadra del Ryonan...probabilmente avrebbe perso il suo asso per morte violenta...
“AH! Peccato, quindi è andata via Kaoru!”Sospirò Sendo come se fosse dispiaciuto. “Anche voi andate piuttosto d'accordo vedo!” Azzardò Sakuragi schernendoli.
Sendo colse l'impercettibile tremore nella voce del ragazzo nel fare quella domanda. Sorrise così fra sè. “Ah, ah, ah! Ma che d'accordo! Kaede è peggio di un segugio, quando usciamo insieme mi segue e mi controlla in ogni cosa!” Disse con finto sconforto Akira tirando verso di sé Rukawa scompigliandogli i capelli. “Non è vero, Kacchan?” Domandò soffiando nel suo orecchio con voce sensuale.
Sakuragi alla vista di tutta quell’intimità sussultò, sentendo un moto di rabbia scorrere dentro le sue vene.
“Hn, non dire scemenze!” Lo spezzò Rukawa con sguardo truce.
In verità il moro non aveva colto la reazione di Sakuragi come il suo amico, quindi non si soffermò a riflettere sul mirato comportamento di Akira.
“Oh no!” Una voce di donna poco distante richiamò la loro attenzione. Una bella e alta ragazza aveva fatto cadere una busta dalle sue mani facendo rotolare le mele che c'erano al suo interno.
“Lasci che l'aiuti!” Esclamò prontamente Sendo lasciando Rukawa per avvicinarsi alla donna ed aiutarla a raccogliere le mele. “Ecco, signorina!” Le porse quelle che aveva raccolto sfoggiando un seducente sorriso. “Oh, la ringrazio!” La ragazza arrossì guardando Akira negli occhi.
Sakuragi era a bocca aperta, che diavolo faceva il porcospino?
Kaede sbuffò nervoso balzando verso l'amico. “Akira!” Chiamò rabbioso afferrandolo per un orecchio e trascinandolo via. “Arrivederci signorina!” Salutò il giocatore del Ryonan senza scomporsi.
“Ecco, vedi? Te lo avevo detto, non sono libero di fare nulla!” Sendo finse di piagnucolare di fronte Sakuragi. “Fallo ancora e ti ammazzo!” Gli ringhiò contro Kaede.
Il rossino aveva assistito a tutta la scena senza fiatare.
Eppure aveva tante domande che aggredivano il cervello. Allora era vero che Kaede fosse geloso di Akira? Erano dunque così legati quei due ragazzi? Non sapeva che cosa rispondere.
Non che avesse qualche problema nei confronti di una coppia di uomini...se fossero stati Mitsui o Miyagi, o anche Mito, ci sarebbe stato un pretesto in più per scherzare con loro o prenderli in giro bonariamente...
“Bè Sakuragi noi andiamo...abbiamo ancora da discutere sulla sconfitta del tensai! Così vedremo se nella prossima partita la nostra tattica funzionerà, vero Kaede?” Sendo gli strizzò un occhio in direzione del moro. “Hn...” Rispose Rukawa stufo delle sue idiozie. A volte si chiedeva chi era più do'hao, se lui o il rosso. “Ah, kitsune venduta, questa me la paghi!” Sbraitava Sakuragi, mentre i due si allontanavano continuando a professare l'imbattibilità del tensai.
...perché allora se pensava a Rukawa con Sendo sentiva un fastidio divorare il suo stomaco?
Fine IV capitolo
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