Eh, eh, eh, come promesso rieccomi a stressarvi con un nuovo lavoro su Slam Dunk (ormai ne sono dipendente)! Questa volta ho optato per una storia semplice e (spero) divertente, anche Perché dopo “La vita che Verrà”, ho bisogno di qualcosa di fresco e positivo^__^.

In verità questa è la prima storia che ideai su Slam Dunk, ma fra una cosa e l'altra ho dato priorità alle idee successive. Ora finalmente ho deciso di riprenderla e metterla su carta, così da poterla affidare al vostro giudizio.^_-

La trama mi è balzata in mente ripensando ad un particolare della serie di Saint Tail, che chi la conosce probabilmente capirà, altrimenti ve lo svelo più avanti per non rovinarvi la lettura^_^. Non è una A/U, conoscerete la Maga, e Perché l'ho soprannominata così!

 

Buona lettura^__^

 

Autore: Releuse

Serie: Slam Dunk

Parte: 1e2/?

Pairing: HanaRu

Rating: per ora PG, più avanti NC17

Disclaimers: I personaggi non sono miei, ma del grande Inoue. L'unica mia creazione è il personaggio di Kaoru...

Ringraziamenti: Grazie alla mia cara amica DEA73, che mi ha dato preziosi consigli su alcuni passaggi della ff, e che ha letto i capitoli dandomi il suo preziosissimo giudizio!

 

Dediche: alle mie care e pazze amiche Seika e Dea73, augurandomi di farvi sorridere con questi pazzi personaggi^__-

 


 


 

 

Il genio e la maga

 

Parte I

 

di Releuse

 




 

“...e allora, quando l'ho stretta a me su quella panchina, soli in quel parco, lei mi ha sussurrato un 'ti amo', e poi passandole un braccio intorno al collo ci siamo baciati appass...AHIA!”

 

Gridò Hisashi Mitsui, non appena ricevette una potente palla da basket in testa, mentre era immerso con grande ispirazione nel suo discorso con un Ryota Myagi attento e curioso.

 

“Hanamichi sei impazzito?!” Ringhiò il numero quattordici verso la causa di quel tiro doloroso che l'aveva appena centrato.

 

“Adesso basta, sdentato! È da un mese che ci ossessioni con i tuoi racconti amorosi, non ne possiamo più!!” Il rossino sbraitava agitando le mani come in preda all'esasperazione.

 

La sua voce riecheggiava per tutta la palestra, andando ad infastidire le orecchie del resto della squadra che si stava allenando.

 

“Hn, do'hao...” Borbottò un Rukawa poco lontano da lui, mentre provava un tiro da tre punti, centrando il canestro con una parabola impeccabile.

 

“Forse è meglio che ci alleniamo, se c'era ancora il gorilla non avrebbe permesso tutto questo ciarlare!” 

Rincarò il rossino, ormai stufo di sentire quei discorsi ogni giorno della sua esistenza.

 

“Perchè ti scaldi tanto, Hanamichi?” Domandò perplesso Myagi “È divertente scambiarci esperienze e consigli con Mitsui...anzi, costruttivo direi..” Sghignazzò il playmaker.

 

Già, se n'era dimenticato Sakuragi.

Anche il nanerottolo era ormai fidanzato. Il tutto successe proprio i primi giorni dell'inizio dell'anno scolastico, il terzo per il nuovo capitano della squadra. Aveva adocchiato sin da subito una nuova matricola, una ragazza dai lunghi capelli ricci e il sorriso luminoso. Le aveva chiesto di uscire e, infine si sono messi insieme, pochi giorno dopo.

Alcuni a scuola o in squadra dicevano che quella ragazza somigliasse ad Ayako, e che Ryota si fosse messo con lei solo per questo motivo, come un rimpiazzo per non essere riuscito a conquistare la loro manager.

Bè, potevano dire tutto quello che volevano, ma le cose per il  rossino non andavano proprio così, anzi, si rendeva conto di quanto stessero bene quei due assieme, e di quanto fosse sereno il suo amico con quella ragazza.

E poi c'era Mitsui. Anche lui fidanzato, ormai da quasi un mese. La sua ragazza non era bellissima, doveva ammetterlo, ma era molto spiritosa, allegra ed energica, quello che ci voleva per spronare l'ex teppista sempre in preda alle sue paranoie cariche d'ansia per la sua carriera nel basket o gli scarsi risultati a scuola.

Eh, che dire.

Stavano bene pure loro.

 

“...dai non ce l'avrai ancora per quella storia? Credevamo ti fosse passata!” Continuò Ryota, con un pizzico di premura nel timbro della voce.

“Ah, ah, ah! Ormai hai superato il record...anche la cinquantunesima donna ti ha scaricato!”

La magnanimità del playmaker fu mandata al diavolo dalla battuta di un divertito Mitsui, alla quale seguì, in un breve e fulmineo istante, una sonora testata del tensai, roso dalla rabbia, che stese a terra la povera guardia dello Shohoku.

 

“Così impari a chiudere quella ciabatta, dannato teppista!” Esclamò il rossino sbattendo nervosamente i palmi delle mani l'uno contro l'altro.

 

Si era quasi dimenticato anche di quello, Sakuragi.

Haruko Akagi, la sua adorata Harukina cara, si era fidanzata. Da due mesi? Da tre? Ormai aveva perso il conto. Stava insieme ad un ragazzo della sua stessa età, che frequentava un'altra scuola.

Un giocatore di calcio.

Ci credete? Di calcio!

E pensare che lui aveva cominciato a giocare a basket nel tentativo di conquistarla, poiché Haruko era tanto appassionata di questo sport. E ora  frequentava un calciatore!

Non che questo avesse molta importanza, in fondo ormai il rossino amava il basket, a prescindere dal suo affetto per la Akagi.

Però c'era qualcosa che non gli tornava.

Quando aveva saputo che la ragazza si era fidanzata, all'inizio era stato assalito da un forte desiderio impulsivo di andare a prendere  a testate il tipo, per avergli così meschinamente sottratto la sua Harukina.

Ma il tutto era durato solo una mattina, in cui le parole di conforto di Yohei seppero calmare l'animo inquieto del ragazzo.

Nei giorni successivi, più nulla. Solo una plastica sensazione indecifrabile.

 

Era deluso?

Mah, probabilmente non si aspettava che Haruko si fidanzasse così improvvisamente, in fin dei conti quando era in riabilitazione gli aveva scritto pure delle lettere! E il rossino le aveva prese come un interessamento verso di lui.

 

Era rassegnato?

Bè, come dargli torto. In fondo dopo essere stato scaricato da cinquanta ragazze, perché proprio la cinquantunesima doveva volerlo? Magari la cinquatadue, la cinquantatre...perchè proprio la cinquant'uno?

 

Era...indifferente?

Bah, si era chiesto pure quello. In fondo, probabilmente non era mai stato innamorato di Haruko, o forse cercava solo di convincersene.

Quello che lo sorprendeva era come la ragazza si fosse velocemente dimenticata del suo grande amore: Kaede Rukawa. Fino al giorno prima non aveva occhi che per lui, e nel giro di un giorno malapena sembrava sapere chi fosse. Incredibile. Lui aveva fatto di tutto per dimostrarsi superiore al volpino e conquistare il cuore di Haruko, e lei? Lo dimenticava. Se lo lasciava alle spalle come un vecchio giocattolo mai utilizzato.

Come tutte le sue fan, del resto.

Gli correvano dietro, sbraitando ai quattro venti il loro amore e i loro pensieri poco puri sul numero undici, ma, non appena trovavano un ragazzo reale, in carne ed ossa con cui stare, e non un'effige da idolatrare, lo dimenticavano.

Mah, forse lui e il volpino non erano poi così diversi.

 

Come potersi dimenticare di Kaede Rukawa?

 

Quel volpino che ora, dopo la sonora testata regalata da Hanamichi a Mitsui, che aveva fatto tremare le povere matricole iscritte la club, si era avvicinato e lo stava guardando con aria di sufficienza.

 

Ok, il rossino cancellò i pensieri 'amichevoli' appena realizzati su di lui.

 

“Do'hao, vuoi allenarti invece di pensare alle cretinate? Se continui così il tuo gioco questo campionato sarà peggiore di quello dell'anno scorso. E non abbiamo tempo da perdere dietro a te.”

 

Lo sguardo di Rukawa era duro, indifferente, come al solito. Accusatorio verso il rossino.

In realtà il numero undici voleva che il ragazzo cominciasse ad allenarsi, smettendo di pensare a quel mucchio di sciocchezze riguardanti le ragazze.

Già, era infastidito dall'idea che fosse distratto per quelle cretinate.

Era seccato che si fosse rabbuiato a quella battuta di Mitsui, e che stesse ancora male per la storia della Akagi.

Ed era felice che lei si fosse fidanzata con un altro. No, non perché in quel modo non gli sarebbe più ronzata intorno, ma perché così Sakuragi non aveva più una ragazza alla quale pensare.

 

Hn., ma questo non l'avrebbe mai ammesso, a costo di essere scorticato vivo.

 

“Baka kitsune, nessuno ha chiesto i tuoi illuminanti interventi!” Hanamichi scattò, afferrando Rukawa alla collottola, sgualcendo il solenne numero undici scolpito sopra.

Lo fissava negli occhi, con rabbia.

 

“Guarda che qui l'unico che ha bisogno di un allenamento intensivo sei tu, deficiente. Il tensai è al massimo della forma e può stracciarti in un secondo. E comunque io parlo di quello che mi pare, hai capito?”

 

La presa del rossino si faceva sempre più stretta, la sua mano premeva rabbiosa contro il petto del ragazzo.

 

Si stava sbagliando? O quello che sentiva picchiettare sulle sue dita, era il battito del cuore di Rukawa?

 

Gli occhi gelidi del volpino non si sganciarono neanche un secondo da quelli infuocati di Hanamichi, che lo osservava furente.

Senza fare trapelare alcuna emozione e, come se stesse spostando un semplice ed inanimato oggetto, Rukawa afferrò il polso del ragazzo, lentamente, mantenendo ancora il suo sguardo fisso su di lui.

Incatenato.

Con un movimento brusco  e improvviso si scrollò di dosso la mano di Sakuragi, continuando a stringerne il polso.

 

“È inutile parlarne...” La voce roca ed inaspettata del moro era lo specchio del suo sguardo,  disinteressato ed ostinato. “Ci sarà pure un motivo perché ben cinquanta ragazze ti hanno scaricato...no?”

 

No?

Quel no, il rossino, se l'era sognato, o Rukawa l'aveva pronunciato con una velata malizia? Non cattiveria, non voglia di ferirlo, solo...un riferimento?

Per quei brevi istanti in cui quei fugaci pensieri ebbero il tempo di concentrarsi nella sua testa, Hanamichi sentì come se una lama spaccasse un pannello di vetro dentro il suo torace, portando allo scoperto la sua carne viva.

Il tutto sotto quello sguardo di Rukawa. Occhi che volevano...una risposta?

O una conferma.

 

Ma furono solo interminabili secondi, dopo i quali il moro, quasi di spalle al rossino, scrollò le sue e terminò il suo breve discorso.

 

“Sei troppo idiota, figurati se le ragazze hanno tempo da perdere con un tale fallito. Sei bravo solo a menare le mani, a basket sei una schiappa, non c'è da stupirsi. Nessuna potrà mai volere uno come te. ”

 

Detto questo si voltò completamente, si chinò per prendere un pallone e tornò ad allenarsi.

 

Ryota e Mitsui erano rimasti di sasso.

Certo, non era la prima volta che Hanamichi e Rukawa litigavano o si insultavano, però, dovettero ammetterlo, questa volta il numero undici aveva davvero esagerato.

Si voltarono inquieti verso il rossino, nel timore che scatenasse il finimondo e si avventasse su Rukawa dando vita ad una delle solite risse.

 

Ma Sakuragi era ancora lì. In piedi, sullo stesso punto, occhi sgranati e pugni stretti.

 

Il cuore che batteva all'impazzata.

 

Le parole di Rukawa lo avevano raggiunto, eccome lo avevano raggiunto. Erano pure riuscite a ferirlo.

 

Nessuno lo vorrà mai.

Neppure lui, allora?

 

Non ne capiva il motivo, ma dentro di sé aveva cominciato a stare davvero male.

 

“Baka kitsune!! Io ti trucido!!”

 

Bè, sì, dentro di sè. Mentre fisicamente non ne aveva proprio risentito.

Si avventò su Rukawa e, sotto gli sguardi rassegnati di Mitsui e Myagi, diedero così vita alla solita, intramontabile, eterna, rissa.

 

 

Quella notte aveva dormito pochissimo, anzi, probabilmente non aveva dormito affatto.

Continuava a voltarsi e rivoltarsi nel letto.

Pancia in giù, stringendo il cuscino fra le braccia.

Pancia in su allargando completamente gli arti.

Lenzuola arrotolate in fondo al materasso, copriletto a terra. Sembrava fosse appena terminata la Terza Guerra Mondiale.

 

“Sto impazzendo!”

Gridava il rossino, stringendo le testa fra le mani e scompigliandosi i capelli. Gli stava decisamente andando in fumo il cervello.

 

Si era coricato non troppo tardi, per riuscire a fare una lunga dormita, ma, non appena il suo corpo aveva cominciato a rilassarsi, allentando l'adrenalina che si agitava ogni giorno nel suo sangue, cominciò a pensare.

Anzi, a ripensare.

 

Le parole di Rukawa, durante gli allenamenti, lo avevano infastidito davvero tanto.

'Nessuna potrà mai volere uno come te', continuava a ripetersi dentro la sua testa. Quasi facendosi volutamente del male.

 

Perchè? In fondo le parole di quello stupido volpino non avevano mai avuto alcun peso su di lui, lo sapeva benissimo che Rukawa non faceva altro che tramare alle sue spalle per umiliarlo. Ma lui era il tensai, era superiore a quell'odiosa kitsune!

Perché allora si era sentito così...stranito?

 

Ed inoltre...l'altra frase.

 

“Ci sarà pure un motivo perché ben cinquanta ragazze ti hanno scaricato...no?”

 

Un motivo? E che motivo particolare doveva esserci?

Certo, poi l'aveva espressa bene la sua posizione in merito, Kaede Rukawa.

Eppure... sembrava fosse stato costretto ad aggiungere qualcosa, ai suoi ormai soliti brevi discorsi.

Continuava a pensarci, e più ci pensava e più si convinceva che c'era qualcosa di strano nel timbro di quella voce, e nei suoi occhi. Che sembravano volessero riportare alla luce una qualche oscura verità.

Quegli occhi così blu, così profondi, così pericolosamente vicini ai suoi...

 

“AAAARGH, DANNATO VOLPINO! ESCI SUBITO DALLA MIA TESTA!” Si agitava Sakuragi in preda a scatti convulsivi.

 

“HANAAAAA!!!”

 

Il rossino balzò a sedere sul letto per lo spavento.

 

“Sono le tre di notte! Vedi di dormireeee!!!” Gridò una voce dall'altra parte della parete.

 

“Scusa mamma!!” Rispose il ragazzo mortificato e decisamente imbarazzato per essersi fatto sentire nelle sue elucubrazioni mentali.

 

Si sporse, afferrò le lenzuola arrotolate in fondo al letto, e si accucciò ben bene sotto di esse.

 

*Maledetto Rukawa! Me la pagherai anche per questo!*

 

Pensò fra sé il rossino, colmo di rabbia.

In un modo o nell'altro, ne era cosciente, il volpino si presentava sempre dentro la sua testa, pronto a rovinare quei pochi neuroni che ancora funzionavano egregiamente.

Doveva trovare una soluzione e subito.

Certo, se avesse avuto una ragazza non avrebbe perso tempo a pensare a lui.

Una ragazza avrebbe cancellato per sempre Kaede Rukawa dalla sua testa.

Già, ne era sicuro.

 

************************************

 

Il giorno dopo Kaede Rukawa non si presentò a scuola. Le sue innumerevoli fans diffondevano sospiri languidi nell'andito, mentre in classe i loro sguardi erano perennemente fissi aldilà della finestra, nella speranza che il loro idolo varcasse i cancelli del liceo.

 

“Aaahhh! Un po' di pace, senza quel volpino guastafeste fra i piedi!” Esclamò Sakuragi stiracchiandosi, ma guardandosi furtivamente intorno come se stesse aspettando l'arrivo di qualcuno.

 

Il suo arrivo

 

Era ora di pranzo e lui e Yohei Mito si trovavano in terrazza pronti a gustare il loro cestino pieno di manicaretti invitanti. Le rispettive madri, amiche da una vita, erano cuoche eccelse e spesso si consultavano per scambiarsi nuove ricette. La conseguenza risultava essere la perfetta corrispondenza delle pietanze preparate per i due ragazzi.

 

“Eh, eh, eh, Hana! Certo che la mancanza di Rukawa ti mette proprio in ansia, eh?” Scherzò bonariamente l'amico, forse molto più attento alle reazioni del ragazzo, più di quanto lo fosse lui stesso.

“Eh? Ah, ah, ah, certo Yohei, è che ogni sua assenza è un'occasione mancata per umiliarlo! Ah, ah, ah!” Hanamichi si lasciò andare ad una sonora risata, cercando di ignorare il senso della frase di Mito.

 

Intanto, all'entrata dello Shohoku, una figura si stava avvicinando con passo deciso.

Appena fu davanti i cancelli si fermò, scrutando attentamente l'ambiente circostante ed alzando la testa verso la terrazza.

Il sole quel giorno era particolarmente caldo e, l'ora di punta, rendeva l'aria ancora più torrida.

 

Un respiro profondo, testa alta ed espressione determinata.

 

“Hey tu!” Esclamò la figura con voce seria e molto severa, ad un ragazzo grassoccio che passava lì davanti.

“Eh? Dici a me?” Domandò incerto il ragazzo.

“Certo che dico a te, a chi se no?” Domandò minacciosa quella persona, incrociando le mani e divaricando leggermente le gambe come per sancire maggiormente la sua autorità.

 

“Devo parlare con Hanamichi Sakuragi. Subito.”

 

 

Sulla terrazza Hanamichi e Yohei ridevano e scherzavano sulle ultime prodezze del tensai. Il rossino stava spiegando all'amico come era in grado di insegnare il basket anche alle matricole, quando Takamiya aprì di scatto la porta in ferro della terrazza fiondandosi con affanno davanti ai due.

 

“Hey Takamiya, cerca di non fare sforzi eccessivi per il tuo fisico, lo sai che non ti regge! Ah, ah, ah!” Scherzò il rossino addentando un pesce fritto dal suo cestino.

Ma il ragazzo non aveva voglia di scherzare, sembrava invece molto agitato.

“Là, là fuori...Hanamichi cosa hai combinato?!” Takamiya sembrava molto preoccupato.

“Hey, ma che succede?” Domandò Mito, mentre il rossino per poco si strozzava con la coda del pesce.

Fece qualche colpo di tosse per poi riprendersi.

“Che diavolo dici, Takamiya? Cosa avrei combinato?”

 

Il ragazzo cercava di riprendersi, dalla corsa fatta per le scale gli era venuto un forte fiatone.

“Là...lì...con uno sguardo minaccioso ed arrabbiato. Ha chiesto di te...”

 

“EH?” Mito e Sakuragi si guardarono dubbiosi.

 

All'entrata la figura batteva nervosamente un piede a terra, e lo stesso faceva con un dito sul suo braccio.

Si stava spazientendo.

 

“Ecco, Hana, è di là...”

Come sentì una voce poco distante, bloccò il proprio movimento, portando le braccia dietro la schiena.

 

“Lì dietro il cancello..” Indicava Takamiya, seguito da Mito e dal rossino.

“Sì sì ho capito...” Sbuffò quest'ultimo.

 

Non capiva affatto l'agitazione del suo amico. Chi diavolo poteva volere qualcosa da lui? Bè, magari qualche teppista minaccioso, pensava, ma Hanamichi non era certo il tipo da spaventarsi di fronte ad un nemico. Neanche fosse un gigante come Tetsuo.

Ma sì, aveva proprio voglia di dare qualche cazzotto, in fondo quel giorno mancava la kitsune, con qualcuno avrebbe pur dovuto sfogarsi, no?

 

Si sistemò indietro il ciuffo di capelli, poi infilò le mani in tasca assumendo un'espressione torva ed intimidatoria.

Varcando le soglie del cancello prese fiato.

 

“Allora si può sapere chi...” Si bloccò, non appena svoltò l'angolo.

 

La persona che aveva davanti lo rese incapace di muoversi e di pronunciare un'ulteriore parola.

Capelli nero corvino, pelle diafana, espressione seria e risoluta ornata da profondi occhi blu.

Kaede Rukawa.

Che ci faceva lì? All'entrata dell'istituto?

 

“Rukawa!” Esclamò il rossino un poco confuso.

 La figura di fronte a lui ebbe un sussulto.

“Co..come?”

 

Mito e Takamiya guardarono il loro amico perplessi.

 

Ci fu qualche attimo di silenzio, ai quali seguì una lieve e trattenuta risata.

 

“Ma che dici, Hanamichi!” Esclamò la persona, liberando infine un chiaro sorriso.

 

Eh? Hanamichi? L'aveva chiamato per nome?

Ed inoltre...sorrideva?

Il rossino sembrò scuotersi da uno stato di trance.

Sbatté le ciglia per osservare meglio la figura di fronte, perché c'era qualcosa di strano.

 

Capelli nero corvino... lunghi, raccolti in una coda di cavallo.

Pelle diafana è vero, ma quelle labbra rosee tradivano...era  lucidalabbra?

Indossava una maglietta a maniche corte, dalle tonalità rosse e violacee...non gli sembrava proprio il genere di abbigliamento del volpino.

Poi...quella anomala sporgenza nel petto...e...quei jeans a vita bassa...

Inoltre, perché doveva abbassare lo sguardo per mettere a fuoco? Ah, sì era più bassa di lui.

 

Solo in quell'istante Hanamichi Sakuragi si rese conto di avere di fronte a sé una ragazza, che gli sorrideva apertamente.

Il ragazzo era scioccato.

Perché diavolo aveva visto Rukawa di fronte a se? Cominciava ad avere le traveggole?

 

“Oh, Hanamichi, finalmente!” La ragazza con una vocina timida ed estasiata si avvicinò al ragazzo prendendogli la mano, stringendola fra le sue, e guardandolo con occhi brillanti.

 

Il tutto sotto lo sguardo incredulo di Mito e Takamiya. Che diamine stava succedendo?

 

Il rossino, non appena sentì la presa della ragazza sulla sua mano avvampò imbarazzatissimo.

“Ma che, ma che...!” Non ci stava capendo davvero nulla.

Perché una ragazza così carina lo stava guardando in quel modo?

 

“Io..sono una tua grandissima fan!” Esclamò la ragazza sempre più convinta ed incantata.

“Che?” Sakuragi non credeva alle sue orecchie. “Da, davvero?”

“Sììì! Io ti ho visto giocare più volte, sei bravissimo, in gamba, energico, un vero giocatore di basket! Ho seguito quasi tutte le vostre partite, sono estasiata!”

“Eh, eh, he!” Il rossino cominciò a ridere per l'imbarazzo, tenendosi la testa con la mano libera. “Eh, sì, logicamente non si può non essere convinte del talento del tensai!”

“Infatti...e per questo io volevo chiederti...” Il viso della ragazza si avvicinava sempre più al suo, ora tingendosi di speranza  ed apprensione.

 

Il tensai pensò che finalmente qualcuno apprezzava apertamente il suo talento, e che con molta probabilità la ragazza volesse un suo autografo.

 

“...ti prego usciamo insieme!”

 

*Ecco, appunt....*

 

“CHECCOSA?!” Mito, Takamiya, seguiti da Noma e Okusu arrivati per dare man forte al loro amico, erano rimasti a bocca aperta.

 

Il cervello di Sakuragi invece, era andato in tilt.

Una ragazza. Una ragazza così carina, così dolce, così affascinante...chiedeva a lui, mister cinquanta rifiuti, di uscire insieme? Non era possibile!

 

“Ragazzi, se questo è un vostro scherzo vi dico che...” No, si rese conto, voltandosi, che i suoi amici erano più scioccati di lui.

 

Intanto la ragazza continuava  ad attendere con quegli occhi ardenti e luminosi.

“Non ti va?” Chiese preoccupata.

 

“No, non è che...” Sakuragi era nel panico più totale, non sapeva proprio cosa dire, così, all'improvviso.

Cinquanta ragazze. Non una. Ben cinquanta lo avevano scaricato. Ed anche Haruko, alla fine. Una almeno ce ne doveva essere che lo sapesse apprezzare, no?

 

*...nessuna potrà mai volere uno come te....*

La frase del giorno prima di Rukawa cominciò a rivoltarsi dentro la sua testa, facendogli ribollire il sangue nelle vene.

E poi? Non l'aveva detto a se stesso la sera prima? Doveva trovarsi una ragazza. Solo così poteva dimostrare al volpino che aveva avuto torto, anche su quello.

 

 

*È un dono del cielo...*

 

“Certo che voglio uscire con te!” Esclamò infine Sakuragi congiungendo le proprie mani con quelle della ragazza, all'altezza del loro petto.

“Davvero?” Lei era estasiata.

“Certo!” Ribadì sicuro di sé il rossino.

 

“EVVIVAAAA!!!” La ragazza mollò all'improvviso la presa, lanciando le proprie braccia in aria, gridando al cielo la sua gioia.

 

Erano tutti ancora più sconvolti....

 

“Allora è deciso! Domani che è domenica usciamo insieme, che dici?” Domandò sorridente lei.

“Eh?” nuovamente il rossore sulle guance di Sakuragi. Non era proprio abituato agli appuntamenti.

 

Il fatto è che non ne aveva mai avuto uno. O almeno non ufficiale.

 

“Ah, ok...va bene...” Annuì il ragazzo con una faccia inebetita, mentre la campanella della scuola sanciva il rientro in classe.

 

“Eh, oh...ecco...” Hanamichi si guardò intorno spaesato.

“Vai vai, tranquillo, ci vediamo domani alle 18 davanti alla sala giochi 'Blond girl'?” Chiese sempre più sorridente la ragazza accarezzandosi con imbarazzo una ciocca di capelli che le scendeva sul collo.

“...Ok! Alle diciotto, sì...”Ripetè meccanico Sakuragi.

 

“Bene!” Esclamò lei ritrovando un'espressione soddisfatta, “allora io vado, ci si vede domani! Ti aspetto!”

 La ragazza stava per andarsene quando la mente del  rossino cominciò a funzionare, richiamandolo ad un particolare.

 

“Ahh! Il tuo nome!!” Esclamò Hanamichi allungando la mano per fermarla.

 

La ragazza, che aveva la bicicletta poco distante salì e, voltandosi verso il ragazzo sorrise nuovamente, come se si aspettasse quella richiesta.

“Kaoru...mi chiamo Kaoru”! A domani!” Detto questo mandò un bacio al rossino con le dita e, cominciando a pedalare svanì dietro l'istituto.

 

“Ma, mah, ma...credetemi...era minacciosa prima....” Disse Takamiya guardando il resto dell'armata, ma ormai non era più convinto delle sue stesse parole.

 

“Hana...” Mito si avvicinò al ragazzo, che continuava  a fissare la strada ormai vuota, facendo ancora 'ciao' con la mano.

 

“Eh...Kaoru...che bel nome...” Ripeteva il ragazzo, poi, si voltò dai suoi amici e...

 

“AH, AH, AH! Avete visto? Il tensai ha fatto colpo!” Gridò ridendo sguaiatamente.

 

Okusu, Noma e Takamiya propiziarono un balletto intorno a lui gridando “È la primavera del tensai!”

Solo Mito rimase in silenzio, perso nei suoi pensieri.

 

Durante le lezioni pomeridiane, Hanamichi mantenne per tutta la loro durata un'espressione intontita e stravolta, nemmeno i continui rimproveri del suo professore riuscirono a scuoterlo ed anzi, se in altre occasioni ai richiami avrebbe risposto con rabbia, magari dando una sonora testata al docente malcapitato, questa volta il rossino si limitava a scandire la parola 'Kaoru..' con voce amorevole e ridacchiando fra sè.

Professore e compagni cominciavano ad essere seriamente preoccupati.

 

Infine arrivò l'ora degli allenamenti e il tensai si avviò in palestra.

*Dannata kitsune*, pensava fra sè, * possibile che non ci sei mai nei momenti opportuni?*

Chissà cosa avrebbe detto Rukawa nel sapere che una ragazza gli aveva chiesto di uscire. Bè, forse parlare di 'dire' era troppo, il volpino non era tipo da sprecare le sue preziose parole.

Comunque si sarebbe dovuto rimangiare quelle velenose del giorno prima, e ammettere che il tensai è adorato dalle ragazze!

Lo avrebbe fatto ingelosire! Così imparava quella volpe montata!

Però poi ci pensò su un attimo: di cosa avrebbe dovuto essere geloso Rukawa? Lui aveva un sacco di ammiratrici, quindi le donne non gli mancavano, se ne avesse voluta una.

Non riuscì a spiegarsi quell'ultimo pensiero, e, con il dubbio per la testa, entrò in palestra.

 

“ECCOLOOOO!!!”

Un boato di grida risuonò per tutto il campo.

 

“Ma cos...” Hanamichi fu assalito da Mitsui, Ryota, Ayako, e anche alcune matricole della squadra, che si posero in cerchio intorno a lui guardandolo curiosi.

 

“Che diavolo avete?” Domandò infastidito il rossino sentendosi braccato.

 

“Ma Sakuragi, è vero che una ragazza ti ha chiesto di uscire?” Chiese Mitsui malizioso, colpendolo con  delle piccole gomitate sul fianco.

“Sembra impossibile eh?” Scherzò Ryota dandogli una pacca sulla spalla.

“Bravo, Hanamichi, sono fiera di te! Era ora!” Gli strizzò l'occhio la manager.

 

Il ragazzo li guardava allibito, ma poi udì degli sghignazzi in lontananza.

 

“Maledetti!! siete stati voii!!” Gridò furioso, in direzione della sua armata, affacciatasi alla porta della palestra.

“Vai, Hanamichi!!”Gridava Takamiya.

 

“Tu che cosa hai scommesso?” Bisbigliò Mitsui all'orecchio di Ryota.

“Bè, che lei lo molla il giorno dopo che usciranno...”

“No, secondo me invece lo lascia direttamente durante l'appuntamento...”

“Ma che dite! Io ho scommesso invece che nascerà un grande amore!” Li interruppe la manager entusiasta.

 

“Dopo facciamo i conti...” Ringhiò il rossino in direzione dell'armata che rideva di gusto.

 

Doveva aspettarselo, ogni scusa era buona per aprire le scommesse e guadagnare soldi sulle sue imprese.

Amici infami!

 

“Hn, 'ao...”

Improvvisamente cadde il silenzio.

Kaede Rukawa varcò la soglia della palestra e, alzando la mano per un breve saluto, si diresse verso gli spogliatoi, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Non che era solito farlo, anzi, ma, come dire, si erano tutti accorti della sua camminata un po' incerta e barcollante, il viso scavato dalle occhiaie, e la pelle più bianca del solito.

Non aveva certo una bella cera!

Neppure il rossino riuscì a dire nulla nel vederlo in quello stato.

 

“Hey Rukawa! Tutto bene?” Chiese Ayako preoccupata, non appena il ragazzo uscì dallo spogliatoio andando a raccogliere una palla da basket.

 

“Hn, si.” Rispose il numero undici scrollando le spalle e dirigendosi a fare un po' di riscaldamento.

Era davvero più torvo del solito.

 

*Ho bevuto troppo, dannazione*

 

Il ragazzo faceva fatica a reggersi in piedi. Si sentiva stordito e debilitato.

Inoltre quel senso di nausea che scombussolava il suo stomaco non accennava a diminuire.

Eppure per farsela passare, si era bevuto un bicchiere colmo di succo di limone, ma nulla!

 

Non era riuscito ad andare a scuola, ma l'allenamento no, quello non poteva perderselo.

Non aveva voglia di stare a sentire nessuno, voleva solo allenarsi e tornare a casa a dormire.

Non avrebbe avuto neppure la forza di menare le mani con il do'hao, sperava infatti che almeno quel giorno lo avrebbe lasciato in pace.

 

“Ah, Rukawa! Non sai l'ultima sul nostro Hanamichi!” Esordì Mitsui circondando il collo del rossino con un braccio.

 

Ecco, le ultime parole famose. Non aveva tempo di pensare alle scemenze del do'hao.

Più che altro non aveva le forze.

 

“Smettila, Mitsui...” Si lamentò il rossino.

Improvvisamente sentì una lieve sensazione di disagio.

Come se non volesse che Rukawa sapesse la verità. Ma non se la seppe spiegare.

 

“Hn. Non mi interessa...” Rispose noncurante il volpino, prendendo la mira per tirare a canestro.

 

Ma Mitsui ignorò le sue parole e, con un sorriso a trentadue denti, esordì.

“Il nostro Sakuragi è stato invitato ad uscire da una ragazza! A quanto pare anche molto carina!”

 

SDENG!

 

Il pallone colpì il bordo del canestro, balzando fuori. Rotolò a lungo per terra, prima di fermarsi ai piedi del rossino.

 

Il dado era stato lanciato.

E Hanamichi non poté fare altro che cominciare a giocare.

 

“AH, AH, AH! Hai visto, baka kitsune? Chi è che non era voluto dalle ragazze? Mi sa che sei tu il poveraccio qui, che ha solo ammiratrici racchie! Il tensai ne avrà anche solo una, oltre a quelle che non lo ammettono, ma almeno è bella, dolce e simpatica!”

Sakuragi rideva esaltato.

 

“Ma se hanno scambiato solo qualche parola...” Disse Takamiya sporgendosi all'orecchio di Mito.

“Eh, eh, eh, esigenze di copione.” Rispose bonariamente il ragazzo.

 

“Hn. La cosa non mi tocca.” Disse Rukawa avvicinandosi al rossino ed abbassandosi per riprendersi la palla da basket.

La notizia non lo aveva per nulla colpito, anzi, sembrava proprio renderlo indifferente.

 

“Grrr, maledetto!” E naturalmente il rossino si irritava per questa sua reazione.

 

Kaede provò un altro tiro: anche questo non andò a segno.

Il ragazzo rimase a fissare il bordo del canestro per qualche istante.

 

“...si stuferà presto di te, appena si renderà conto che sei solo un do'hao.” Aggiunse, come se dovesse dire qualcosa per nascondere il fatto che aveva sbagliato il tiro ancora una volta.

 

Stranamente cominciava ad innervosirsi.

 

“Ma io ti...” Sakuragi gli andò incontro, pronto per dar vita ad una nuova rissa, ma il volpino lo superò, ignorandolo.

 

“Torno a casa. Sono stanco.” Disse freddamente il moro, rivolto verso Miyagi.

Si rendeva conto di non avere un briciolo di forza, la vista gli si annebbiava in continuazione.

Avrebbe dovuto rimanere a casa!

Dal suo sguardo minaccioso non voleva sentire replica.

 

Conscio del fatto che Rukawa non avesse un bell'aspetto da quando era entrato in palestra, il capitano annuì senza aggiungere nulla.

 

Il rossino era stupito.

Rukawa che non rispondeva alle sue provocazioni? Era incredibile.

Ancora in silenzio, lo seguì con lo sguardo, mentre usciva dalla palestra con la borsa in mano e occhi persi nel vuoto.

 

Poco lontano dall'istituto, Rukawa camminava trascinando la propria bicicletta a mano.

* cavolo...non sono neppure nelle condizioni di pedalare, rischio di sfracellarmi....*

Ma qualcos'altro lo stava preoccupando.

Arrestò il passo....

 

“DANNAZIONE!” Gridò all'improvviso, gettando bruscamente a terra la sacca con il cambio.

 

Lo aveva punito.

Kami lo aveva punito per la sua superbia e la sua sicurezza.

Quel giorno molto, troppo esagerate.

Quel maledetto giorno prima, quando aveva detto a Sakuragi che nessuna lo avrebbe mai voluto.

 

Stringeva i pugni, Rukawa. E stava male.

Questa volta non era lo stomaco, non era la testa.

Ma era il cuore.

Si maledì in tutti i modi possibili per la sua freddezza. Per la sua presunzione.

Per la sua incapacità di ammettere i propri sentimenti.

 

Ne era sicuro, lei ci avrebbe rinunciato. Ne era certo. Sicuramente era una cretinetta in cerca di avventure. Appena si sarebbe resa conto del carattere del do'hao, lei...

 

*Bè se non ci rinuncerà lei, glielo farò fare io!*

 

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Un'altra notte insonne.

Neppure quella sera Hanamichi Sakuragi riuscì a dormire in tutta tranquillità, poiché la sua mente era occupata da tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la sua giornata.

Una ragazza gli aveva chiesto d'uscire.

Ora finalmente, a mente lucida, si rendeva conto della cosa. Ancora non ci credeva.

Lui, il ragazzo rifiutato da ben cinquanta donne, anzi, cinquantuno con Haruko, aveva finalmente trovato una che voleva uscire con lui, non era mai successo.

 

Cosa avrà trovato in lui, Kaoru? Il giorno dopo l'avrebbe scoperto. Bè, se la ragazza si fosse presentata.

Già, nonostante tutto il rossino aveva paura.

Paura che lei ci ripensasse.

Paura che si trattasse davvero di uno scherzo, magari di una trovata non tanto gentile da parte di qualcuno che voleva fargli uno scherzo.

Un teppista al quale le aveva suonate di santa ragione? Akira Sendoh? Nobunaga Kyota?

 

Mah, comunque, era davvero carina quella Kaoru, pensava il rossino.

E improvvisamente si ricordò.

L'aveva scambiata per Rukawa!

Il suo viso avvampò a quel ricordo. Come aveva potuto scambiarla per lui? Era evidentissimo che quei due non si somigliavano per niente!

Bah, forse la fisionomia...la pelle, il taglio del viso....

Ma perché proprio Rukawa?

 

“ACCIDENTI A LUI!! NON MI LASCIA IN PACE!!!” Gridava il rossino, girandosi da una parte  e dall'altra  nel letto con la testa fra le mani.

 

“HANACHAAANN!! SONO LE DUE DI NOTTEEEE!!!” Gridava la voce aldilà del muro.

 

“Sì, MAMMA SCUSAAAAA!” Rispose il ragazzo mordendosi la lingua.

 

Nuovamente afferrò le coperte e si coprì.

*Dannata Kitsune, è sempre colpa sua. In tutto!*

 

Sbuffò.

L'aveva pensato troppo, lo faceva esasperare, per quello ora lo vedeva ovunque! Era un'ossessione.

Ogni scusa era buona per il volpino per umiliarlo, sia sul campo, che a parole, e quindi il doveri sempre rispondere e reagire alle sue provocazioni gli occupavano troppo la mente!

Però...

 

La Kitsune non lo aveva neanche degnato di un minimo di attenzione quel pomeriggio. Strano.

E lui che voleva fargliela pagare per le sue parole del giorno prima.

Però ci pensò su.

Aveva avuto un atteggiamento insolito in palestra. Sembrava non stesse bene.

E poi è andato via subito...

*Chissà cosa aveva...*

 

Mentre continuava ad avere questi pensieri, nel buio della notte, sotto il calore delle coperte, Hanamichi finalmente riuscì ad addormentarsi.

 

 

Fine I capitolo