Titolo:Il Fuggitivo

Autrice:Caska

Serie:Slam Dunk

Parte:2/?

Pair:RuHana

Rating:angst

Archivio:Ysal

Desclamers:i pg non appartengono a me(purtroppo -___-)ma al magnifico Inoue- sensei tranne Daiki Murakami e Takumi Kato!(capirai che acquisto -_________________-)

Note:scusate se è venuto un po’ dark (un po’?NdHana -______- NdCaska)ma mi serviva per la storia. Mi farò perdonare ^________^(con tante lemon!!NdRu -______- Hentai!NdCaska ^////^si che bello!NdHana -_____- NdCaska)

Note2:il titolo non riprende il famoso film(quello con Harrison Ford se non mi sbaglio)ma è legato alla trama della fic ^_^

 

 

Seconda parte

 

Calore.

Era la sensazione che sentiva intorno a sé.

Ricordava vagamente una strada, una villetta, la luce dei lampioni. Adesso non sentiva più la durezza dell’asfalto sotto di sé ma la morbidezza di un letto anche se non sapeva se lo fosse. Un buon profumo di pulito tocco le sue narici, cercò di muoversi ma nel farlo una fitta si diramò per tutto il corpo tanto da fargli spalancare gli occhi di colpo. I suoi occhi si abituarono dopo un po’ alla penombra che lo circondava.

Una camera.

Come ci era finito?

Non sembrava la sua, infatti nonostante il buio regnasse in quella stanza riuscì ad osservarne i contorni. Era molto più grande della sua camera e molto diversa anche.

Lentamente sentì la sua mente uscire dal torpore portandolo a ragionare a mente fredda.

Dove diavolo era finito?L’avevano catturato?Oppure ucciso e quello era il paradiso?

Sentì un rumore vicino alla porta, i suoi sensi si acuirono pronti a scattare in qualsiasi momento.

La porta si apri e sentì qualcosa saltare sul grande letto in cui giaceva e muoversi verso di lui.

Un gattino nero gli saltò in grembo facendogli le fusa mentre una persona entrava nella stanza, avvicinandosi al letto.

Hanamichi aveva paura,non sapeva dove si trovasse né chi fosse quella persona.

Sentì il rumore di qualcosa posato sul comò alla sua sinistra. Non riusciva a distinguere bene la persona ma nonostante tutto si accorse che era molto alta, forse anche più di lui.

Improvvisamente la stanza venne illuminata dalla piccola luce della lampada posata sullo stesso comò. Adesso poteva notare distintamente il vassoio, posato sopra, ed il buon profumo di cibo che emanava. Come a confermare la sua fame, lo stomaco cominciò a brontolare per essere stato ingiustamente trascurato.

" Vedo che hai fame, sono contento vuol dire che stai meglio"

Hanamichi si girò di scatto al suono di quella voce dandosi dell’idiota mentalmente per essersi scordato la presenza dell’uomo accanto a lui. Poteva osservarlo per intero. Era un uomo molto alto e con un fisico robusto e asciutto, i muscoli sotto la maglia erano ben accentuati, inoltre aveva una carnagione molto chiara ed i capelli neri coma la notte. Ma ciò che lo colpì maggiormente furono i suoi occhi, di un blu intenso tanto da dargli la sensazione di affogare in un mare aperto e agitato. Quegli occhi gli ricordavano molto quelli della Kitsune, profondi, magnetici, bellissimi e così stupendamente gelidi, strabuzzò gli occhi a quel pensiero, gli occhi della Kitsune erano bellissimi? Stupendamente gelidi? Ma stava impazzendo? Sicuramente era tutta colpa della stanchezza a fargli pensare quelle cose assurde. Osservò di nuovo l’uomo che lo guardava dolcemente, poteva avere neanche quaranta anni, inoltre era davvero bello (voglio avere un padre così!! *____*NdCaska).

Il gattino che si era arrampicato fino al collo del rossino arpionandosi con le unghiette, si staccò improvvisamente da lui quando il suo padrone si sedette sul letto. L’uomo aiutò Hanamichi ad alzarsi ed ad appoggiare la schiena ai cuscini posti contro la tastiera del letto, movimento che provocò una dolorosa fitta al fianco del rossino.

" Non preoccuparti è normale dopo la brutta ferita al fianco"disse l’uomo con un dolce sorriso.

Hanamichi lo guardò confuso per poi toccarsi il fianco notando che il sangue aveva smesso di scorrere e che ci fosse una cicatrice al suo posto.

" Ti ho curato io, la ferita era grave ma non abbastanza da lasciarti morire"continuò l’uomo mentre gli posava il vassoio sulle gambe e permettendo ad Hanamichi di vederne il contenuto: una ciotola piena di riso ed un'altra di sukiyaki. Prima di assaggiare quelle prelibatezze il rossino voleva prima sapere come avesse fatto a curarlo, nonostante lo avesse salvato ancora non si fidava del tutto.

" Come avete fatto a curarmi la ferita?"

" Sono un medico e devi essere fortunato perchè proprio io ti abbia trovato, in fondo eri svenuto davanti alla porta di casa mia. Ti ho portato alla mia clinica che è proprio qui dietro l’angolo e ti ho subito curato. Adesso mangia ne hai bisogno, hai perso molto sangue e devi recuperare energie. Spero che sia tutto di tuo gradimento"gli disse alzandosi dal letto, avviandosi alla porta per lasciarlo in intimità, portandosi dietro il gatto. Ma prima che uscisse..

" Aspetti, la devo ringraziare, mi ha salvato la vita"disse il rossino con un leggero rossore sul viso, l’uomo lo notò e sorrise più apertamente.

" Di niente, era mio dovere. E dammi del tu in fondo non sono tanto vecchio. Io mi chiamo Kaoru, piacere."gli disse tendendogli la mano.

Hanamichi l’afferrò con decisione con un sorriso dolcissimo e di gratitudine, per non averlo portato in ospedale, per non averlo lasciato in mezzo alla strada, per averlo curato e dato da mangiare e soprattutto per non avergli chiesto nulla di ciò che era successo rispettando il suo silenzio.

" Io mi chiamo Hanamichi, il piacere è tutto mio"disse prima di lasciargli la mano.

L’uomo gli sorrise ancora, poi lo lasciò mangiare chiudendo la porta dietro di se.

 

Era passata un’ oretta da quando Kaoru era ritornato nella camera dove riposava per portare via il vassoio e dargli delle medicine per guarire più facilmente. Gli pesava la forzata immobilità nel letto ed il non avere nulla da fare. Intanto osservava attentamente la camera dove si trovava, cosa che non aveva potuto fare prima con attenzione. Notò che era abbastanza grande con l’enorme letto matrimoniale che troneggiava nel centro, alla sua sinistra una enorme vetrata che affacciava sulla strada circondata da un ampio davanzale sul quale erano posati dei cuscini bianchi, dinanzi ad essa vi era la scrivania con alcuni libri e l’ ampio armadio sulla parete di fronte al letto accanto alla porta; alla sua destra invece si trovava il comò e ai due lati del letto due mobiletti con due abajour. Poteva sembrare una normalissima camera da letto ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione erano due poster di giocatori di basket. Questo lasciava intendere che poteva essere la camera di un giocatore o di un patito di basket. Sentì di nuovo la porta aprirsi lasciando entrare Kaoru per accertarsi delle condizioni del suo ‘paziente’ e vedendo Hanamici osservare la stanza con fare curioso anticipò la sua presunta domanda.

" E’ la camera di mio figlio, gioca a basket come vedi. Adesso non è qui, è in viaggio con la madre dovrebbe tornare tra qualche giorno." Disse Kaoru scostando le tende della vetrata per permettere alla luce di illuminare maggiormente la camera per una migliore osservazione.

" Anche io gioco a basket, anche se da poco, però sono già la stella della squadra perché sono il Tensai ed il RE dei RIMBALZI!"disse il rossino con la sua solita faccia da esaltato.

Kaoru lo osservò prima sconvolto poi scoppiò in una fragorosa risata tanto da avere le lacrime agli occhi.

" Che c’è da ridere è vero, e smettila di prenderti gioco del Tensai!"disse Hanamichi più rosso dei suoi capelli per la rabbia e per la vergogna di avere fatto l’ennesima pessima figura.

Kaoru con un grandissimo sforzo smise di ridere per rivolgergli un sorriso solare.

" Scusami, non avevo intenzione di offenderti, ridevo solo perché sei un vero spasso. Comunque è vero che sei un Tensai perché una persona normale avrebbe avuto qualche difficoltà a riprendersi velocemente da quella brutta ferita come hai fatto tu. Sei un ragazzo molto forte, e poi si nota dalla tua corporatura e dalla tua altezza che fai basket. Anche io lo praticavo come sport all’università ma ho dovuto lasciarlo per laurearmi e poi c’è mio figlio che coronerà il mio sogno al posto mio."

" Mi dispiace, il solo pensiero di lasciare questo sport che amo con tutto me stesso mi fa accapponare la pelle, anche se penso che per un lungo periodo non potrò praticarlo"disse il rossino con una nota di tristezza nella voce.

Kaoru la notò e appoggiò la sua mano sulla guancia di Hanamichi per dargli con quel gesto sicurezza ed aiuto.

" Non importa per quanto tempo non potrai praticarlo, l’importante è che sia sempre nel tuo cuore e che la passione per esso non svanisca mai"Kaoru notò che il rossino non era ancora disposto a raccontargli ciò che era successo e rispettò la sua scelta, voleva che Hanamichi si fidasse di lui e accettasse il suo aiuto per il suo problema anche se aveva intuito che per preoccupare tanto quel ragazzo così esuberante e vitale doveva essere molto importante.

Hanamichi dal canto suo era felice di ciò che faceva Kaoru per lui, non solo lo aveva curato ma lo rassicurava con parole e con gesti, quasi come se lo conoscesse da sempre eppure non era altro che uno sconosciuto così come lui lo era per Kaoru. Non riusciva a capire cosa spingeva quell’uomo a comportarsi così con lui e soprattutto a non chiedergli niente che lo riguardasse, molte volte aveva avuta la tentazione di chiederglielo ma poi l’insicurezza e la paura prendeva il sopravvento, non voleva che anche Kaoru lo abbandonasse, non ora che aveva bisogno della sua presenza, anche se di uno sconosciuto.

Erano passate parecchie ore da quando Kaoru era passato per augurargli buonanotte.

La luce della luna entrava dalla finestra, mentre l’ombra delle foglie creava sul muro particolari arabeschi, che lo incantavano tenendolo sveglio.

Erano trascorsi due giorni da quando si trovava in quella casa, della quale conosceva solo la camera in cui si trovava. Non poteva alzarsi, gli mancavano le forze e soprattutto la voglia di abbandonare quel caldo giaciglio. Da troppo tempo aveva dimenticato la sensazione di calore e benessere che ti regala il proprio letto, da quando era stato costretto a cambiare casa e città parecchie volte, e soprattutto da quando suo padre era morto per un infarto. La colpa della sua morte era solo sua. Quando LORO erano sul punto di trovarlo dovevano scappare velocemente senza salutare nessuno, suo padre doveva abbandonare per l’ennesima volta il lavoro e faticare il doppio per trovarne un altro necessario per sfamarli, non potevano fidarsi di nessuno e dovevano stare sempre attenti a non dare troppo nell’occhio. Ma ogni volta era inutile ed il padre già debole di cuore non aveva più resistito e lo aveva lasciato da solo, solo a fuggire, solo a combattere le sue paure, solo nel dimostrare a tutti di farcela, di essere un Tensai. Certo lui era un genio, ma se lo fosse stato davvero a quest’ora non si sarebbe trovato in questo macello e soprattutto suo padre non sarebbe morto per colpa sua. Adesso però avrebbe fatto vedere a tutti che lui era davvero un Tensai, sarebbe sparito nel nulla, nessuno avrebbe avuto più sue notizie e si sarebbe fatto una nuova vita lontano dal Giappone, non avrebbe più messo in pericolo le persone a cui più teneva, non avrebbe permesso più a nessuno di lasciarlo di nuovo anche se questo implicava non vederli mai più, l’importante è che loro continuassero a vivere come sempre anche per lui. Per questo aveva deciso che appena si sarebbe rimesso e avrebbe recuperato le forze, sarebbe scappato per non mettere in pericolo anche Kaoru che più di tutti non aveva colpa in tutto questo se non quella di averlo salvato.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore del cancelletto della villa.

Improvvisamente una paura folle lo colse, temeva che lo avessero trovato e questa volta non si sarebbero fermati davanti a nulla, avrebbero fatto del male anche a Kaoru, e non poteva permetterlo.

Cercò di alzarsi ma il dolore non gli dava tregua ed inoltre le gambe non gli reggevano, cosa poteva fare?

Sentiva i passi risuonare nel corridoio e la sua paura aumentare, si impose di ragionare a sangue freddo, se non poteva alzarsi poteva almeno difendersi, le mani gli funzionavano ancora bene.

Con molta difficoltà si girò verso l’abajour, afferrandolo e tirandolo con forza tanto da trascinarsi anche il muro. Tutto questo avveniva mentre sentiva i passi farsi sempre più vicini. Doveva farcela non poteva farsi prendere dalla paura.

La porta si aprì silenziosamente ed una figura alta entrò.

Hanamichi aveva una voglia matta di gridare ma non poteva o si sarebbe fatto scoprire come un bambino, fortunatamente la penombra della stanza impediva la visuale del letto e lui avrebbe sfruttato questo vantaggio per colpirlo senza essere visto mentre si avvicinava.

Diversamente da quello che pensava, la figura non andò vicino al letto ma all’armadio aprendolo ed estraendone qualcosa, dopo lo richiuse e si mise davanti alla finestra dando le spalle al letto.

Hanamichi non riusciva a capire cosa stesse facendo quella figura, forse pensava che lui non si trovasse in quella stanza oppure era lì per cercare qualcosa.

Ma cosa?

Poco importava cosa cercasse, lo avrebbe steso lo stesso. Decise di lanciargli contro l’abajour per poi alzarsi e metterlo definitivamente ko.

Si apprestava a fare ciò che aveva pensato quando la suddetta figura incominciò a spogliarsi.

Hanamichi rimase basito. Come è possibile, un ladro o assassino entrava in casa e invece di ucciderlo, si spogliava?

Ma non ebbe il tempo di pensare ad altro perché la figura si stava togliendo il maglione e i pantaloni restando in boker. I suoi movimenti erano lenti, sinuosi e seducenti, lo catturavano, lo incantavano, la luce della luna si rifletteva sulla sua candida pelle rendendo quella visione come un qualcosa di etereo,un angelo. Improvvisamente Hanamichi sentì il fortissimo desiderio di saltagli addosso e di baciarlo, mentre un forte calore si irradiava nelle sue parti basse.

Si stava eccitando?

Si stava eccitando a vedere uno sconosciuto, che poteva farli del male, mentre si spogliava?

Ma soprattutto era un UOMO!

Forse la paura gli stava giocando brutti scherzi, si era sicuramente così!!

Si autoconvinceva, ma sapeva bene che la paura non centrava nulla con il forte desiderio che provava.

La figura si girò verso il letto alzando le coperte.Hanamichi sentì il freddo toccargli il corpo ed allontanarlo dal calore intossicante che sentiva tutto intorno a se tanto da riportarlo alla realtà per rendersi conto che la figura si era stesa nel letto accanto a lui.(*)

Non ebbe il tempo di fare e pensare niente che la luce dell’altra abajour si accese illuminando il volto di quella misteriosa figura. Ciò che vide non gli piacque affatto.(Immaginate tutta questa scena mentre Hana ha ancora l’abajour in mano ^__^)

 

" KITSUNE!"

" DO’HAO!"

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Continua…..

(*)Questa scena e quella dello ‘spogliarello’ le ho prese in prestito dal film "Edward mani di forbici"(con il bellissimo Jhonny Depp *çççç*). Ovviamente è un po’ diversa ma a me piaceva l’idea di inserirla nella mia fic.