Titolo:Il fuggitivo
Autrice:Caska
Serie:Slam Dunk
Parte:1/?
Pair:RuHana
Rating:Angst
Archivio:Ysal
Desclamers:i pg non appartengono a me(purtroppo -___-)ma al magnifico Inoue- sensei tranne Daiki Murakami e Takumi Kato!(capirai che acquisto -_________________-)
Note:scusate se è venuto un po’ dark (un po’?NdHana -______- NdCaska)ma mi serviva per la storia. Mi farò perdonare ^________^(con tante lemon!!NdRu -______- Hentai!NdCaska ^////^si che bello!NdHana -_____- NdCaska)
Note2:il titolo non riprende il famoso film(quello con Harrison Ford se non mi sbaglio)ma è legato alla trama della fic ^_^
IL FUGGITIVO
==di Caska==
Gemiti.
Urla.
Singhiozzi.
Rimbombavano nel silenzio di una notte stellata, spettatrice di sofferenza.
La luna con la sua luce naturale illuminava i vecchi capannoni del porto mentre un vento gelido alzava le foglie spingendole lontane con un sinistro sussurro.
" Takumi abbiamo giocato abbastanza, è ora che questo bastardo paghi per il suo tradimento"disse un uomo, rivolgendosi al suo compagno leggermente più alto, con una voce tagliente e crudele.
" Con piacere Daiki"rispose l’altro con un ghigno che deformava il suo viso in un’orrenda maschera.
Uno sparo.
Un corpo che si accasciava a terra.
Una macchia di sangue che si allargava sul petto.
Sangue schizzato che macchiò la camicia candida di uno dei due uomini.
" Takumi! Sta più attento mi hai sporcato tutta la camicia con il sangue di questo verme schifoso"disse Daiki con un tono di finto rimprovero.
"Scusami vorrà dire che te ne comprerò un'altra"disse l’altro mantenendo sempre il solito ghigno sul viso.
"Ho una fame da lupi offri tu questa volta?"
"No sarà il verme ad offrire!"disse Takumi estraendo il portafoglio della loro vittima dalla giacca.
"Però!"disse con un fischio di approvazione "si trattava bene il bastardo, con questi soldi ti comprerò una camicia nuova ed inoltre ci faremo una bella cenetta al Plaza"
"Non vedo l’ora Takumi".
Due figure si allontanavano nella notte.
Un'altra giaceva al suolo in una pozza di sangue con occhi spalancati.
Occhi vitrei.
Occhi senza vita.
Occhi illuminati dalla luna.
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Kanagawa- tre anni dopo.
Tum- tum
Tum- tum
Tum- tum
Tum- tum
Il rumore del suo cuore impazzito.
Correva.
Fuggiva nella notte.
Sperando di non essere visto.
L’avrebbero ucciso questa volta!
Non aveva scampo.
Si fermò ansimante davanti alla saracinesca di un supermarket,si girò per accertarsi di non essere seguito.
Tante piccole goccioline di sangue segnavano il suo percorso fino a formare una grande macchia scura e densa ai suoi piedi.
Era stato ferito gravemente ma non poteva raggiungere l’ospedale o l’avrebbero trovato e poi ucciso.
Non aveva altra scelta che scappare il più lontano possibile da Kanagawa e dal Giappone.
Perché?
Da cosa era incominciato tutto ciò?
Ormai non lo sapeva più.
Malediceva il giorno in cui vide ciò che non avrebbe dovuto vedere.
Da allora stava scappando nella speranza che perdessero le sue tracce.
Era tutto inutile.
Loro lo ritrovavano sempre.
Ormai aveva perso il conto delle città cambiate, dei luoghi visitati, dei visi conosciuti.
Ora erano solo un insieme di ricordi offuscati che si diradavano nella sua mente come la nebbia .
Questa volta non bastava cambiare città, doveva cambiare nazione, ma il suo cuore non voleva.
Non questa volta.
Per la prima volta sapeva cosa voleva dalla vita, giocare a basket, diventare uno dei migliori giocatori, ma soprattutto non voleva abbandonare la sua scuola, la sua banda, la sua squadra. Con loro aveva instaurato un rapporto speciale, nonostante si punzecchiassero a vicenda, si picchiassero, si criticassero, sapeva che gli volevano bene, che erano suoi amici, che avrebbero fatto di tutto per aiutarlo.
Non poteva andare da loro, neanche Yohei conosceva la sua storia, ciò che aveva passato, le sue paure più nascoste. Non poteva metterli in pericolo, soprattutto non questa volta.
Corse a perdifiato per tutta la città.
La ferita al fianco era abbastanza profonda, appena si muoveva interminabili fitte si diramavano per tutto il suo corpo mentre il sangue continuava a scorrere. Non aveva più molte forze, sarebbe morto dissanguato continuando in questo modo, inoltre il freddo gli gelava le membra intorpidendole.
Corse ancora, fino a quando non raggiunse il quartiere residenziale, la zona più ricca della città.
Non conosceva nessuno da quelle parti, inoltre era giornalmente controllato da poliziotti di ronda, poteva nascondersi e riposarsi per un po’. Non poteva proseguire, le gambe non lo reggevano più e la vista lo stava abbandonando portandolo ad avere una visione distorta della strada e di ciò che lo circondava.
Si fermò dinanzi ad una villetta a due piani con un giardino che circondava la villa per tutto il suo perimetro, gli sarebbe piaciuto vivere in una grande casa come quella, circondato da un confortevole calore e dalla pace e serenità che solo la tua casa sapeva donarti.
Un capogiro più forte lo distolse dai suoi pensieri.
Vedeva tutto nero intorno a lui e le gambe gli cedettero definitivamente.
Cadde sul ciglio della strada davanti al cancelletto della villa mentre sentiva la vita abbandonare il suo corpo lentamente,nella sua mente le immagini della sua infanzia si susseguivano a quella della sua adolescenza per poi scomparire e farsi tutto buio.
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Continua…….