Pairing: Harry/Piton Censura: VM 15
NOTE: i personaggi sono di proprietà della Rowling e la censura è per precauzione perché è solo la situazione imbarazzante (ormai i bambini vedono ben altro in televisione), ma non vorrei qualche bambino di 8 anni che comincia a fare domande imbarazzanti ai genitori e seguenti proteste.^^
(N.d.C.= nota della censura)
Draco Malfoy, insieme a Tiger e Goyle sedeva sugli scalini della scuola cercando di inventarsi qualcosa da fare: quel Sabato gli allenamenti di Quidditch erano sospesi a causa di uno sciame di api carnivore, sfuggite a quel buono a nulla di Hagrid, che avevano scelto i cerchi del campo di gioco come struttura portante del nuovo alveare.
Fare i compiti non sembrava una buona idea e così i
tre stavano cercando di escogitare qualcosa, quando Ginny Weasley uscì per fare
una passeggiata. Malfoy la seguì con lo sguardo meditabondo, poi sorrise
malignamente per l’idea che aveva appena avuto e abbassò la testa per informare
a bassa voce i suoi compari.
Quella mattina la nebbia si era alzata subito e
aveva lasciato posto ad uno splendido sole, insperato per l’inizio di Ottobre,
così Ginny aveva deciso di approfittarne per prendere un po’ d’aria e andare a
raggiungere Ron ed Harry, che stavano aiutando Hagrid a recuperare le api.
Era a metà strada dal campo di Quidditch quando si
sentì chiamare: Draco Malfoy con i suoi inseparabili amici stavano venendo
verso di lei.
- Non dovresti entrare nel campo! – la avvisò
stranamente gentile Malfoy.
- Già, quelle api sono pericolose! – continuò Tiger
con un sorriso ottuso.
- Non è che invece potresti aiutarci? – domandò
Goyle con un sorriso storto.
Ginny sapeva bene di che pasta fossero fatti quei
tre e non si fidava di quella apparente gentilezza: che cosa volevano da lei?
- Voi chiedete aiuto a me? Che cosa posso sapere più
di voi che siete più avanti?
Malfoy si avvicinò con aria cospiratrice.
- Vedi, ho trovato una ricetta per un filtro
d’amore: dopo averlo bevuto il prescelto o la prescelta si innamora della prima
persona che vede, però gli ingredienti che servono sono quelli che avete voi
del 4° anno, noi ne abbiamo di completamente diversi e così… mi chiedevo se tu
ce ne puoi dare un po’…sai, c’è una ragazza che m’interessa… - concluse
abbassando gli occhi con espressione imbarazzata.
Ginny lo guardò sospettosa.
- Perché non li chiedete a qualcuno dei Serpeverde?
Malfoy si guardò attorno e abbassò la voce.
- Vedi, la ragazza che mi interessa è della mia
casa, naturalmente, ed è proprio del 4° anno… Capisci?
Ginny continuava a non fidarsi.
- E perché lo vieni a chiedere proprio a me, che
sono la sorella di Ron?
Malfoy strascicò un piede per terra.
- Beh, tutti sanno che sei innamorata di Potter! –
Ginny arrossì violentemente – e così ho pensato che tu puoi capire cosa vuol
dire amare senza essere corrisposti. Il filtro è molto debole: serve solo
affinché la persona amata si accorga di noi e dura pochi giorni… non potresti
aiutarmi? In cambio potrei darti la formula…
L’idea di Harry che si accorgeva di lei fece cadere
la diffidenza della ragazza.
- Beh… immagino che potrei… Ma tu mi assicuri che è
un filtro debole? Sai, non vorrei avere problemi…
Malfoy le posò una mano sulla spalla con fare
rassicurante.
- Non ti preoccupare, è come ti ho detto: neanche io
voglio problemi. Allora, ci vediamo questa sera, subito dopo cena, vicino al
quadro con il coniglio occhialuto al primo piano.
Quella sera Ginny, di ritorno nella torre dei
Grifondoro, appariva circospetta ed agitata: dentro una tasca aveva una
pergamena con su scritte certe istruzioni per un certo filtro d’amore, gli
ingredienti e la formula da pronunciare.
Il giorno dopo la ragazza appariva nervosa e
sfuggente: evitò la compagnia dei fratelli e dei compagni e appena poteva
scompariva da qualche parte.
La sera avvicinò Harry che stava parlando con Ron.
- Ehm, scusa Harry?
Potter si girò.
- Ciao Ginny. È tutto il giorno che non ti si vede!
- Beh, ecco… potrei parlarti in privato? –finì
arrossendo.
I due ragazzi la guardarono perplessi.
- Cos’è che devi dirgli? – le chiese Ron, con un
sorrisetto sulle labbra.
- Non sono cose che ti riguardano! – rispose la
sorella arricciando il naso. Poi più dolce.
- Posso rubarti un minuto Harry? Non ci vorrà molto…
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
- Certo! Ron ci vediamo nella torre!
E seguì Ginny che lo condusse al primo piano, in
disparte.
- Ginny, che mi devi dire di tanto segreto?
La ragazza si girò.
- Potresti assaggiare questo e dirmi se ti piace? –
Gli chiese, porgendogli un’ampolla e sciorinando la bugia che aveva elaborato.
– Vedi, è un succo di frutta che ho fatto io, ma non voglio che i miei fratelli
lo sappiano prima di sapere come è venuto: se fosse brutto mi prenderebbero in
giro.
Io l’ho assaggiato e mi pare buono, ma ho gusti un
po’ strani e poi ho paura di non riuscire ad essere imparziale. – Finì tutto di
un fiato.
Harry prese il contenitore sorridendo.
- Tutto qui? Credevo chissà cosa… d’accordo, vediamo
come è…
E alzando la testa inghiottì il liquido ambrato, il
cui sapore era effettivamente buono.
Stava per abbassare lo sguardo su Ginny che
attendeva trepidante…
- Potter! Weasley! Cosa state combinando quassù?
Harry si girò ad incontrare lo sguardo indagatore
del professor Piton.
Ginny restò senza fiato. Poi un gridò strozzato le uscì dalla gola.
- AARGH… NOO!
Harry e Piton si girarono a guardarla stupiti.
- Weasley, ti stai strozzando? – chiese Piton,
stringendo gli occhi sempre più sospettoso. – Cosa state combinando qui?
- Nulla d’illegale – rispose Harry cercando di non
far trasparire la rabbia. - Possibile che non si possa mai stare in pace
senza che compaia lui a interferire?- pensò il ragazzo infastidito.
- Stavamo solo parlando. – concluse.
Piton li guardò torvo.
- Non avete bisogno di stare così lontano dalla
vostra torre: filate via prima che vi tolga dei punti! – E sembrava cercare
solo un pretesto per farlo.
Potter sospirò.
- Vieni Ginny.
E la ragazza lo seguì terrea in volto.
Una volta fuori dal campo visivo del professore di
Pozioni si girò.
- Sai, è buono quel tuo succo di frutta… ma,
cos’hai?
Ginny era sul punto di scoppiare in lacrime.
Guardò Harry e scoppiò a piangere singhiozzando e
scappando via.
Harry la guardò allibito: è vero che Piton suscitava
emozioni infelici, ma fino a quel punto!
- Ginny! – la chiamò, ma la ragazza era scomparsa
alla velocità della luce.
Riflettendo sullo strano comportamento della ragazza
Potter tornò alla torre e riferì il tutto a Ron.
-Strano! – disse l’amico – Non mi ero mai accorto
che Ginny avesse velleità gastronomiche, comunque le donne sono strane:
probabilmente le lacrime erano dovute alla rabbia perché Piton vi ha
interrotti. Ti voleva tutto per sé! – E ridacchiando si distesero a dormire.
Quella notte Harry fece strani sogni… strani
davvero: sognò che Piton era gentile con lui e gli dava dieci punti per aver
risposto ad una domanda, lodandolo poi davanti a tutta la classe.
Al risveglio, il mattino dopo, Harry pensò a cosa
poteva essere dovuto quel sogno: in realtà non gli importava assolutamente
nulla di ciò che Piton poteva pensare di lui! Non voleva le sue lodi e gli
sarebbe bastato essere lasciato in pace…bah, i sogni sono strani.
A colazione, però, continuava a pensare
all’insegnate di Pozioni: in fondo non poteva biasimarlo completamente per come
si comportava con lui.
Il primo anno lo aveva sospettato di essere in
combutta con Voldemort mentre lui gli aveva salvato la vita… Durante il terzo
anno, poi, gli aveva fatto perdere l’Ordine di Merlino: Sirius era innocente,
ma se nella Stamberga Strillante avessero provato di più a convincerlo, invece
di dargli del patetico e stenderlo con l’Expelliarmus…
Ma insomma, cosa stava pensando?! Piton era
disgustoso, l’aveva salvato, ma poi aveva incessantemente cercato di farlo
espellere e gli toglieva punti a tutto spiano senza ragione! E fosse stato per
lui, avrebbe consegnato Sirius e Lupin ai dissennatori!
- Questa mattina sono rimbambito! – pensò,
alzando gli occhi su Piton, seduto al tavolo dei professori.
- Infondo non è così disgustoso, quando non
ringhia… sì, sono decisamente rimbambito questa mattina!
Harry cominciò ad intuire che qualcosa non andava durante le lezioni di quella mattina…
Durante l’ora di Incantesimi ripensava a Piton che, quando era entrato ad Hogwarts, conosceva più incantesimi di quasi tutti gli studenti del settimo anno – doveva essere un genio, particolarmente dotato…
“dotato”?
“Dotato” in
che senso?
E qui Harry pensò che simili giochi di parole non
erano da lui!
Durante Erbologia pensò che un vaso di Margherite
Canterine o di Girasoli Risplendenti avrebbe reso meno tetro lo studio del
professore di Pozioni, così freddo e oscuro … povero Piton… EEHH? Come sarebbe a dire “povero Piton”?
Ma se probabilmente ci aveva lavorato per renderlo così spiacevole!
E poi che gliene importava?
Durante l’ora di Divinazione provò il forte impulso
di conoscere ogni cosa del professore Piton: era soprattutto preoccupato per il
suo futuro, se era vero che stava riallacciando rapporti con i Mangiamorte
…poverino! ANCORA?
Durante la lezione di Difesa dalle Arti Oscure pensò
che tutti loro ne avrebbero saputo di più se Silente si fosse deciso a dare la
cattedra a Piton… no comment!
Per ora di pranzo Potter era alle soglie della
disperazione, ma si rifiutava categoricamente di dare un nome a quello che gli
stava succedendo, perché era troppo orribile e assolutamente senza senso
(N.d.A. comunque il nostro ragazzino non è un mostro d’intelligenza: sei in una
scuola di stregoneria e ti stai innamorando dell’essere che detesti perfino più
del purè di cavoli! Anche un babbano penserebbe ad un filtro d’amore, ma il
nostro no! Lui detesta l’evidenza lampante!)
Ron ed Hermione si erano accorti che qualcosa non
andava: Harry era taciturno e pensieroso, ogni tanto arrossiva e scuoteva
violentemente la testa, ma quando chiedevano cosa gli stesse succedendo, lui si
limitava ad un laconico “Niente!”.
Nel pomeriggio pesanti nuvolosi si stavano
addensando nella già uggiosa vita di Potter: era Venerdì e, come al solito, le
ultime due ore erano riservate alla lezione di Pozioni.
Durante il pranzo non era riuscito a trattenersi dal
lanciare frequenti occhiate a Piton, chiedendosi quanti anni poteva avere,
notando come il nero gli donasse e come fosse educato a mangiare con la bocca
chiusa.
Per tre volte Piton, alzando lo sguardo, aveva
sorpreso Potter a fissarlo e la cosa lo rendeva sospettoso e nervoso: per lui
Potter era una sciagura vivente, un tornado distruttivo, da temere se si
volgeva verso di te e lui si stava ancora leccando le ferite delle disgraziate
occasioni in cui la sua strada e quella di Potter si erano incontrate.
Quindi entrambi avrebbero evitato volentieri il
nuovo incontro, anche se per ragioni diametralmente opposte.
Grifondoro e Serpeverde si ammassarono fuori
dall’aula di Pozioni, attendendo l’arrivo del professore.
Draco aveva l’espressione del gatto che si è
mangiato il topo, anche se il suo piano originale era totalmente diverso (il
ragazzo non aveva idea delle sublimi conseguenze che si stavano realizzando!),
ma Potter, occupato a guardarsi la punta dei piedi mentre Piton si avvicinava (“occhio
non vede, cuore non dà di matto”) non se ne accorse.
In aula la situazione si fece subito critica: Potter
era deciso a non guardare in faccia Piton, ma doveva copiare gli ingredienti
della pozione dalla lavagna ed il professore era pericolosamente vicino alla
scritta.
Fisso lo sguardo sulle lettere bianche e scrisse la
prima riga, quando arrivò alla seconda riuscì a maledire i capelli di Piton: il
professore era dritto in piedi, al bordo della lavagna e un capello fuori posto
attraversava la prima lettera di un ingrediente. Gli occhi di Potter si
appuntarono sulla punta del capello e poi, fuori controllo, risalirono lungo il
capello stesso, raggiunsero la folta capigliatura, gli girarono intorno, ne
seguirono il contorno, da questa passarono alla linea del mento, poi, al
contorno della guancia, dello zigomo e lì scattarono verso gli occhi, neri e
tempestosi che lo stavano scrutando.
Potter fu attraversato da un brivido ed ebbe una
fulminea quanto sconvolgente visione del professore, come doveva apparire senza
vestiti.
Piton strinse le labbra: Potter lo stava fissando di
nuovo, perso in chissà quali pensieri.
Il ragazzo abbassò immediatamente gli occhi,
arrossendo imbarazzato.
- AARRGH!! – stava pensando. – Non posso pensare
simili cose!!! Senza tener conto che è un uomo… beh, non sono sicuro che sia un
essere umano, ma comunque è un maschio e a me piacciono le ragazze, LUI è
Piton! Lui, un incrocio tra un gargoyle e una iena, anzi tra un gargoyle ed un
serpente a sonagli!
Io lo odio! Con quegli occhi neri, tenebrosi e
splendidi… NO! CHE SPLENDIDI!… Aargh!
E così via di seguito. E mentre nella mente di Harry
la ragione si azzuffava con pensieri indecenti e pulsioni insane, Piton,
ignaro, diventava sempre più sospettoso e irritato.
La lezione proseguì, mentre i minuti scorrevano
lenti ed Harry trovava difficile concentrarsi sulla pozione che stava
preparando.
Il professore prese a passare tra i banchi e si
fermò davanti al banco di Potter che lo stava di nuovo fissando con uno sguardo
da ebete.
Piton non avrebbe mai annoverato tra i suoi pregi la
pazienza, che brillava per la sua assenza, e Potter aveva la spiacevole
capacità di fargli saltare i nervi se appena poggiava lo sguardo su di lui.
Così ritenne di avere sopportato abbastanza le sue
occhiate insolenti: dopo aver gettato un’occhiata disgustata alla cosa informe
che ribolliva dentro il calderone – Sbagliata per colore! Sbagliata per
consistenza! Sbagliata per odore e quindi sicuramente per effetto! 1= - si appoggiò al banco e si sporse verso
Potter, con gli occhi ridotti a due fessure.
- Potter! Non mi piace come mi stai fissando da
questa mattina! Che ne dici di mettermi al corrente dei tuoi pensierini?
Il suo viso si era avvicinato in modo pericoloso a
quello del ragazzo, ma Harry, completamente fuori di testa, stava pensando alle
splendide risonanze della profonda voce del professore, agli occhi che
luccicavano sotto le lunghe ciglia, a quelle labbra così vicine ed invitanti
(del tutto inconsapevolmente!) e …
- Oh no!! Non posso fare una cosa simile!! No! No!
No! Non voglio morire così giovane…
ma mentre la ragione, sdegnata, prendeva a calci i
“pensierini”, il corpo aveva deciso di fare per conto suo ed era partito,
infischiandosene dei rischi: si tese in avanti, la testa si inclinò leggermente
e depose un bacio dolce, ma deciso sulle labbra di Piton.
Il professore scattò all’indietro, come se lo avesse
punto una tarantola, mentre gli occhi si spalancavano sconvolti.
La mente di Harry era in coma per un colpo
apoplettico.
L’altro, allucinato, era quasi certo che Potter si
fosse spalmato di veleno le labbra e lo avesse avvelenato.
Il silenzio nell’aula era assoluto.
I compagni di classe erano pietrificati, tranne un
cretino che stava facendo due più due.
Piton fu il primo a riprendersi dallo shock.
Una cosa per volta!
- Tutti fuori! – ringhiò, cercando di non far
tremare la voce. – Tranne te, Potter! – sibilò quindi, con il tono di una
condanna a morte.
Quindi si girò e raggiunse la cattedra, dietro la
quale si sedette, scuro come un temporale.
I ragazzi raccolsero tutte le cose e uscirono
precipitosamente, prima che cominciassero a volare i fulmini, mentre quello
scellerato di Potter pensava, eccitato, che sarebbe rimasto da solo con lui…
iihh!!
Rimasti effettivamente soli, Piton appoggiò il mento
alle mani intrecciate e lo fissò.
- Cinquanta punti tolti a Grifondoro per la tua
insolenza e per avermi insultato davanti a tutta la classe!
Da quando un bacio è un insulto? – pensò Potter, ma,
d’altronde, chi avrebbe potuto scambiare quel bacio per un segno
d’affetto? Tra loro due? Anche un eccessivo ottimista come Silente avrebbe
pensato che, probabilmente, Harry voleva dare un morso al naso di Piton e aveva
sbagliato mira…
- La tua punizione – stava continuando il professore
– ti sarà comunicata quando avrò escogitato qualcosa di veramente atroce!
Potter impallidì.
- E adesso, suppongo che tu abbia una spiegazione
convincente…
Veloce come la luce, il pallore di Potter divenne
rossore “pomodoro maturo”, mentre i suoi desideri infami e ormai totalmente
fuori controllo imperversavano nella mente.
E adesso cosa gli dico? Che
vorrei baciarlo ancora e CENSURA e poi
vorrei CENSURA! (< CENSURA arrossita per la vergogna!
N.d.A.).
Si guardarono in silenzio.
Doveva dirgli qualcosa, ma non gli veniva in mente
nessuna scusa plausibile, così, per una volta, decise di dire la verità.
- Io non so cosa mi ha preso… - iniziò. – Ma è da
questa mattina che ho pensieri strani… su di lei… glielo giuro, non so perché!!
Lei lo sa che io la od…, beh, cioè, non posso dire che lei sia il professore
che adoro vedere la mattina appena sveglio…niente di personale… cioè…non ho
certo una sua fotografia sul comodino…
Potter stava sudando e Piton lo guardava, cercando
di reprimere un ghigno dovuto al piacere di vedere quel mostriciattolo, per una
volta, perdere la sua baldanza… ma c’erano questioni più urgenti.
Poiché Piton era dotato (…e piantatela di pensare
male, pervertiti!! N.d.A.) di un’intelligenza niente male, era arrivato
all’evidenza lampante anche senza conoscere i particolari.
Bastarono pochi attimi per mettere insiemi indizi
inquietanti.
- Potter – iniziò mellifluo – Ieri sera, quando ti
ho trovato insieme a Weasley, non è che avevi appena bevuto o mangiato
qualcosa?
Potter guardò adorante il professore: aveva sempre
avuto il sospetto che sapesse leggere nel pensiero… oddio!!!
- …Beh, sì…
- E subito dopo hai guardato me.
- … sì…
- E circola la voce che la piccola Weasley abbia una
passione per te.
- …
- Questo non ti fa venire in mente niente? –
concluse, inclinando in modo assolutamente adorabile la testa.
Potter era perso in contemplazione: quando
sorrideva, anche se un po’ malignamente, Piton era davvero splendido!
L’oggetto del desiderio sbuffò, chiudendo gli occhi:
quella era già una risposta.
- Potter!! Torna con i piedi per terra e fissati le
unghie!! Hai mai sentito parlare di filtri d’amore?!
Con un terribile sforzo di volontà Potter fece come
gli era stato chiesto: come poteva rifiutare qualcosa al suo pucci pucci?
(serva che vi spieghi che ormai la ragione era stata defenestrata? Dopotutto la
Carrà dava del “pucci pucci” a Japino! N.d.A.)
Piton si alzò improvvisamente: in fondo tutti i
filtri avevano un antidoto…almeno tutti i filtri a portata di quegli
scalmanati! Bastava scoprire di quale di trattava.
- Per il momento va via: vado a fare due chiacchiere
con la tua amichetta e poi ti farò chiamare…
Potter gli si avvinghiò al braccio.
- Davvero mi farà chiamare?
Piton si irrigidì sussultando e lo guardò come se
fosse stato una piattola gigante: ODIAVA essere toccato, specie dai
mostriciattoli a cui insegnava, ed essere toccato da Potter rischiava di
scatenargli una crisi isterica.
- TOGLIMI LE MANI DI DOSSO, POTTER!! – sibilò,
mentre gli si rizzavano i capelli.
Potter eseguì la richiesta a malincuore.
Piton lo fulminò con lo sguardo.
- Azzardati a rifarlo un’altra volta e risolverò
tutti i tuoi problemi! Per sempre!
Fu un Piton decisamente insofferente quello che
irruppe nell’aula di trasfigurazione, sbattendo la porta.
-
Ginny Weasley,
fuori!!
Gli studenti si girarono a guardare sorpresi il
professore, Ginny fu assalita dalla paura e la McGrannitt passò dalla sorpresa
all’irritazione.
- Severus, cosa significa questa irruzione?
- Significa – rispose Piton tra i denti – che ho
immediato bisogno di parlare con questa piccola incosciente e tu prepara una
punizione adeguata da darle quando avrò finito!
La McGrannitt si alzò in piedi.
- E per cosa, se mi è lecito saperlo?
- Per aver violato il divieto di fare filtri
d’amore, per aver violato il divieto di usare filtri d’amore e per aver
sbagliato obiettivo causando conseguenze raccapriccianti! Ora, se non ti
dispiace, vorrei porre fine a questo “incidente” il più presto possibile, prima
che la situazione degeneri, e per farlo ho bisogno della colpevole!
Ginny guardò disperata la professoressa, sperando in
un atto di clemenza patriottica verso il Grifondoro, speranza vana: la
McGrannitt le fece segno di seguire Piton!
Il professore condusse la ragazza nel suo ufficio,
nei sotterranei, e quindi si sedette alla scrivania.
- Allora Weasley, questo incontro potrebbe essere
molto corto e relativamente indolore, sta a te decidere: dimmi che ingredienti
hai usato e dove lo hai trovato.
Weasley, tremante, non si sognava neanche di provare
a mentire o dissimulare, anche perché poteva immaginare cosa stesse succedendo
a Harry. Quindi, docilmente elencò gli ingredienti che aveva usato.
Piton assentì, un semplice incantesimo Amor
d’Oculus.
- …e poi ho usato la formula “Sempiterna”!
Piton si irrigidì, poi alzò lo sguardo: gli era
sembrato di aver sentito la parola “formula”, ma non c’era nessuna formula da
usare con quel filtro, e quello che gli era parso di sentire dopo era
assolutamente impensabile.
- Come hai detto? – il tono era glaciale.
Ginny lo guardò spaventata.
- Che mentre facevo il filtro ho pronunciato la
formula “Sempiterno Amor…usque ad mortem …aut amor fiat!” mi sembra…
Piton sbiancò e se non fosse stato seduto sarebbe
caduto. Un brivido gelido lo attraversò e la vista gli si appannò, mentre il
cervello registrava il significato di quell’incubo.
Passarono alcuni minuti in silenzio, Piton non
riusciva a pensare, poi lentamente mise a fuoco la ragazzina seduta di fronte a
lui.
- Chi… - farfugliò, poi si schiarì la voce – Chi ti
ha dato queste…indicazioni…
A Ginny non piaceva fare la spia, ma qualcosa, nel
professore, le disse che da quella risposta dipendeva la sua vita.
- È stato…Malfoy… mi ha detto che lo ha trovato in
un libro che aveva a casa…
Piton chiuse gli occhi, stringendo i braccioli della
poltrona fino a farsi sbiancare le nocche, mentre i suoi sensi urlavano
orripilati!
SILENTE! Lui conoscerà un antidoto… Lui DEVE conoscere un antidoto! È più potente di Voldemort e sa certamente più cose di un libro e anche se tutti i libri dicono che non c’è un antidoto lui mi dirà che invece c’è…a tutto c’è un antidoto…IO NON VOGLIO…IO NON POSSO!!!
Piton si rese conto che stava per avere un collasso:
quel degenerato figlio di “DONNINA ALLEGRA” N.d.C., quel piccolo CENSURA doveva
aver curiosato nei libri di Magia Oscura che quello sciagurato del padre teneva
in casa.
Si ricordò di Ginny che lo guardava pallida:
“qualcosa” le diceva che l’aveva combinata grossa.
- Torna in aula. – riuscì a dire, quindi, rimasto
solo, pensò che una semplice espulsione non sarebbe bastata per Draco Malfoy…
Fargli bere lo stesso filtro e fargli guardare il Platano Picchiatore già
appariva più adeguato…neanche al Platano piaceva essere toccato!
Silente sedeva nel suo studio tranquillo, ignaro
della tragedia che stava per abbattersi sul suo capo candido, e quando Piton
bussò alla porta lo fece accomodare sorridente.
Quando Piton ebbe terminato di raccontargli cosa era
successo il sorriso gli si era gelato sulle labbra ed i capelli non stavano
ritti in testa solo perché la papalina li teneva giù. In compenso i peli della
barba si erano arricciati e sembravano un barboncino attaccato al mento.
Piton lo guardò speranzoso solo perché la speranza è
l’ultima a morire e la sua era particolarmente attaccata alla vita.
Silente si lisciò la barba.
- Credo che esista solo un metodo per annullare
l’incantesimo e tu sai quale…
Piton si fece cinereo.
- Sta scherzando? È completamente ammattito? Se lo
scordi! Anzi, metta fondo alla sua memoria e al suo vaso dei pensieri e tiri
fuori l’antidoto!
Silente scosse la testa.
- Credi che sia un cilindro da prestigiatore? Non
esiste un antidoto e lo sai bene… e adesso forse capisci meglio quanto sia
pericoloso giocare con la Magia Oscura! Che pensi di fare con Draco?
Piton si lasciò cadere su una sedia, chiudendo gli
occhi e sbuffando.
- Qualcosa di tremendo! Non ho ancora deciso cosa,
ma sarà qualcosa che gli toglierà la pelle e farà accorrere qui suo padre. Al
che lo prenderò da parte e darò una bella strigliata anche a lui!
E qui il professore se ne uscì in una serie
d’improperi che fecero meravigliare Silente per le qualità stilistiche e
l’origine antica e per lo più dimenticata di alcuni termini.
Esaurito tutto il repertorio, invero assai vasto,
Piton socchiuse gli occhi e guardò di sottecchi il preside.
- Non esiste un antidoto, eh?… Bene, si tolga dalla
testa l’idea che possa optare per il modo classico: non permetterei a Potter di
mettermi le sue luride mani addosso neanche se fossimo rimasti solo noi due
sulla Terra! – il solo pensiero lo fece rabbrividire e venire la nausea - …In
una simile evenienza penso che mi suiciderei…
Lei mi ha assunto perché ne so più di chiunque altro
in fatto di pozioni e conosco più incantesimi di quasi chiunque altro, lei e
Voldemort esclusi, anche se per buona parte non li posso usare perché sono proibiti…
Penso che mi andrò a chiudere in laboratorio e non ne uscirò finché non avrò
creato un antidoto!
Silente lo guardò.
- Credo che la modestia non sia una tua qualità, ma
d’altra parte sei un Serpeverde ed è vero che sei bravo con le pozioni, tuttavia
credo che tu non sappia quanto sia difficile creare qualcosa che non esiste…
Piton restituì lo sguardo.
- È così che si evolve la magia, no? Ogni tanto
qualcuno scopre qualcosa di nuovo e generalmente è mentre sta cercando di
ottenere qualcosa d’altro: io otterrò quello che cerco semplicemente perché da
questo dipende la mia sanità mentale! Non voglio fuggire come una preda
braccata o emigrare per il resto della mia vita… e se trasformassi Potter in un
pesce d’acqua dolce e lo mettessimo nel lago?
Silente lo fulminò con lo sguardo.
- D’accordo, niente pesciolino, ma non ho alcuna
intenzione di permettergli di esaudire i suoi desideri! Troverò l’antidoto (cosa
che mi darebbe anche diritto ad una ricompensa da parte del Ministero!).
Il preside notò che l’umore del professore era
migliorato e l’idea poteva anche funzionare. E se poi non ci fosse riuscito… in
fondo poteva prendere una droga e dormire per tutto il tempo e alla fine di
tutto avrebbero rimosso il ricordo dalla mente di Potter, per non creargli traumi
psicologici o conseguenze nella sfera sentimentale!…
Certo c’era il rischio che, anche sotto droga, Piton
avrebbe potuto lanciare un’Avada Kevada sentendosi attaccato…o un altro
incantesimo poco piacevole!
Piton scese le scale che portavano al suo laboratorio:
non conveniva perdere tempo.
Girò un angolo e si bloccò di colpo: l’assatanato lo
aspettava davanti alla porta.
- Potter, che diavolo ci fai qui?
Il ragazzo sospirò estasiato.
- Ha detto che mi avrebbe fatto chiamare ed ho
pensato che potevo farmi trovare già qui…
Piton lo guardò di traverso e si avvicinò guardingo:
diamine! Era solo un ragazzo e lui era un Mago Oscuro! Di che cosa doveva aver
paura?
Alzando la testa avanzò più deciso e si avvicinò a
Potter.
- Dovrai aspettare che… AARGH!
Potter era balzato in avanti e gli si era
avvinghiato addosso.
- Ho tanto sentito la sua mancanza!!
Non fu una cosa del tutto volontaria: la mano che
impugnava la bacchetta si alzò praticamente da sola e le parole
dell’incantesimo uscirono senza bisogno di essere pensate. Fu una cosa del
tutto istintiva. Isterica.
Ci fu un lampo e Piton si ritrovò con un bradipo
peloso attaccato alle falde del mantello.
Aspettò un attimo che il respiro tornasse normale ed
i brividi lo abbandonassero e cercò di staccarsi di dosso le zampette
dell’animale.
Le zampe non mollarono!
I bradipi sono capaci di dormire appesi ai rami a
testa in giù: hanno una presa molto decisa!
Contorcendosi il professore riuscì a sfilarsi il
mantello: il bradipo spostò gli occhi e un’unghia.
- Gazza!!
Il custode apparve quasi subito.
- Desidera, professore?
Piton gli allungò il mantello con bradipo
incorporato.
- Porta questo coso da Silente e digli che si è
trattato di legittima difesa. Se ci tiene può riportarlo lui alle sembianze
originarie, a patto che me lo tenga lontano! Ho i nervi alquanto scossi e non
rispondo delle mie azioni se mi capita ancora fra i piedi!!
Iniziò un periodo molto lungo e poco piacevole per
tutta Hogwarts: Piton passava ogni minuto libero nel suo laboratorio e spesso
fumi dai colori più impensabili e dagli odori più improbabili (tutti
disgustosi) risalivano le scale invadendo l’ingresso e asfissiavano i
Serpeverde che nei sotterranei avevano gli alloggi.
Il professore dormiva poco e non perdeva tempo a
curare il proprio aspetto: una specie di orso per aspetto e carattere teneva
frettolose lezioni di pozioni.
Potter passava metà del suo tempo a rincorrere Piton
e l’altra metà nelle forme dei più svariati animali, alcuni dei quali gli
studenti non sapevano neanche che esistessero: tutti comunque molto lenti e
goffi.
E Silente passava buona parte del suo tempo a
disfare gli incantesimi di Piton: in un primo tempo aveva cercato di convincere
il professore a trovare un’altra forma di difesa, ma dopo che Piton ebbe steso
Potter con uno Stupeficium gli chiese di lasciar stare.
Nel frattempo l’aspetto orsesco del professore
andava aumentando e ad un sempre maggiore irsutismo si aggiunse la perdita
della parola: se qualcuno gli rivolgeva una domanda Piton rispondeva con un
distratto grugnito. Tranne quando incontrava Potter e allora fuggiva,
inseguito, sciorinando improperi spesso in lingue sconosciute.
Poi si stancava di correre, si girava, e trasformava
Potter in un bruco di Cavolaia o in una sanguisuga.
Dopo circa un mese di esperimenti indiavolati Piton
iniziò la sperimentazione: ripulitosi attirava Potter con uno sguardo dolce,
Potter regolarmente abboccava, Piton lo afferrava per il collo e gli versava in
gola i più recenti ritrovati.
Potter cambiò per tre volte il colore dei capelli,
due volte il colore degli occhi, per un desiderio sconsiderato ingollò una
piatina gigantesca di Cavoletti di Bruxelles, passò un giorno intero a
saltellare come un coniglio (cosa che rese più difficile a Piton beccarlo per
trasformarlo in una lumaca), e per cinque giorni si presentò a lezione con
acconciature raccapriccianti (versione: “Ragazzo di colore degli anni ‘70”,
“Elvis Presley”, “Mix i 4 Cugini di Campagna”, “yorkshire dopo acquazzone” e
“Marylin Monroe”).
Dopo che Potter passò davanti a Silente con la
permanente biondo platino, il preside si decise a parlare con lo Scienziato
Pazzo, come avevano soprannominato Piton.
Aveva raggiunto la porta del laboratorio quando
questa si aprì di botto e fu travolto da qualcosa di nero ed urlante.
Ci fu un groviglio di vesti e piedi e Silente di
ritrovò faccia a faccia con Piton.
- Ce l’ho fatta!!! Sono sicuro!!! Questa volta
funziona!!!
Piton si districò ed ignorando del tutto il preside,
che stava cercando di riprendere fiato, partì come un razzo su per le scale.
Trovò Potter in giardino, occupato a sfogliare una
margherita.
- M’ama… non m’ama… m’ama…
Piton si avvicinò quatto quatto alle spalle del
ragazzo.
- Che risultato dà?
Potter si girò di scatto e si trovò accanto il
professore che lo guardava con occhi dolci ed un sorriso da favola, che
annientava del tutto quello di Gilderoy Allock.
Potter ingoiò a vuoto e si sentì sciogliere il
cuore.
- Professore…
- Faresti una cosa per me? – la sua voce era più
suadente di quella di una Veela.
- Sììì….
- Chiuderesti gli occhi?
Il cuore di Potter si arrestò un istante, poi prese
a battere furioso, quasi volesse uscirgli dal petto.
Il ragazzo sospirò e chiuse gli occhi socchiudendo
la bocca, in attesa di un bacio.
Le labbra di Piton erano stranamente fredde e dure…
e strette e qualcosa di tremendamente amaro gli invase la bocca e gli scese giù
per la gola.
Potter scattò indietro soffocando e tossendo
convulsamente, mentre un bruciore gli invadeva tutto il corpo.
Quando riaprì gli occhi Piton era teso verso di lui:
i capelli unticci gli ricadevano davanti al viso, gli occhi indagatori
sembravano quelli di un predatore che scruta la preda ed un ghigno satanico gli
aleggiava sulle labbra sottili.
- Aahh! – Potter indietreggiò.
- Allora Potter, vuoi ancora che ti baci? – Il tono
di Piton era esultante.
Potter ricordò in un attimo tutte le follie che
aveva fatto e come sentimenti squilibrati avessero eseguito un golpe nel suo
cervello, mandandolo in tilt.
Aveva abbracciato Piton!!
Aveva inseguito per i corridoi Piton!!
Aveva baciato Piton!!!
La sua mente avrebbe prolungato l’esilio partendo di
nuovo per le vacanze, ma il professore afferrò per un braccio Potter e lo tirò
in piedi.
- Allora?
Potter arrossì come un peperone.
-…mi…mi dispiace… come ho potuto… comportarmi così?
- Sìì!!! Dimmi che mi odi! – Piton era raggiante.
- Beh, in effetti, cioè non vorrei che lei si
offendesse…
- Non mi offendo!
- In effetti la trovo disgustoso e la detesto!
Gli occhi di Piton brillarono.
- Bravo ragazzo! Penso che darò cinque punti a Grifondoro
per la risposta esatta!!! E altri cinque perché un riconoscimento del Ministero
non me lo toglie nessuno: ho appena invalidato uno degli Incantesimi Oscuri più
maledetti!!
Silente, ha visto?
Il preside si stava avvicinando ai due.
- ci sei riuscito davvero e ci hai messo solo un
mese e mezzo… notevole! Davvero notevole!
E ammirò sorpreso Piton che per una volta sorrideva
apertamente.
Quella sera i compagni di Potter lo festeggiarono
per essere tornato con i piedi per terra, Ginny si profuse in mille scuse
bagnate da lacrime e Potter, magnanimo, la perdonò, poi tutti andarono a vedere
Draco Malfoy che cercava di abbracciare il Platano Picchiatore, che
sventagliava isterico i suoi rami e Piton che aveva messo alle strette Lucius
Malfoy e gli stava dando una strigliata niente male.
Rientrando nella scuola Potter guardò un’ultima
volta Piton: come aveva potuto innamorarsi di lui? Anche se, quando sorrideva,
non era poi così disgustoso…
Fine?