Rating: leggermente A/U
Genere: Comico
Note: L'idea mi è venuta leggendo l'ultimo numero di Nana
Dediche: Alla Somma Naika (tipo Somma Alexiel) che compie gli anni in questo glorioso giorno. Auguri o Dea, spero di non arrecar fastidio ai vostri occhi con questa mia misera prova di poco talento. Mille migliaia di auguri ^***^

 

Il filo rosso

di Seimei


"Un ottimo lavoro" mormorò Nadia scostandosi una ciocca nera dalla fronte "Davvero un ottimo ottimo lavoro".
Si alzò in piedi sul ramo, sorreggendosi con una mano al forte tronco del ciliegio.
Le sue ali nere si spalancarono ampie, infrangendosi sul buio della volta notturna che, costellata di stelle, rese luminoso il suo ritorno al cielo.


Questa era la fine della storia di una ragazza molto graziosa di nome Nadia.
Nadia ha lunghi capelli e grandi occhi.
Indossa un buffo vestito nero, dalle maniche a sbuffo e la gonna a campanello, e calza ai piedi stivali con il tacco a spillo, di quelli che ti si infilano dritti nel cuore.
E' una ragazza alta e slanciata, ma la sua figura è resa ancor più bella dalle enormi ali nere che le si aprono sulla schiena.
Ali da pipistrello.

Come avrete intuito Nadia non è una ragazza qualsiasi.
Lei è una creatura sovrannaturale il cui compito è quello di vegliare sugli uomini.
Ma non su tutti quanti.
Solo alcuni in particolare, due alla volta, mai di più.
E la sua missione quella volta era stata ardua.
Sì, perchè i due erano ragazzi cocciuti e testoni, che non sapevano mai da che parte cominciare per mettere in piedi una conversazione decente, e così finivano sempre con il picchiarsi selvaggiamente senza dar pace ai loro animi.

Ma Nadia, che era più furba che bella, e quindi di conseguenza immensamente furba, aveva già un piano.
Sapeva esattamente come far fronte a queste loro divergenze e, anche se questo l'avrebbe portata ad infrangere un centinaio o forse più di regole, bhe, non sarebbe importato,
Cioè, a lei non sarebbe importato.
E quindi nemmeno a noi.

Ma lasciamo che il racconto prenda il via, e partiamo là dove tutto è cominciato.

Nadia stava sorvolando il Giappone, per la precisione la zona costiera della prefettura di Kanagawa.
Era sera inoltrata, e il mare si infrangeva cupo sulla costa silenziosa, cullando il riposo della natura al crepuscolo, colonna sonora perfetta che prelude alla notte.

Ma Nadia non poteva guardare il mare.
Doveva osservare le sue prede e calcolare fino al minimo secondo ogni suo movimento.
Aveva già perfettamente sott'occhio entrambi i ragazzi.
Uno era in un campetto da basket, super impegnato in un allenamento intensivo.
L'altro si stava dirigendo verso il pachinko, insieme alla sua banda di amici.
Dato che non sarebbe stato molto cauto mostrarsi a più umani contemporaneamente, e, soprattutto, per non esagerare con le infrazioni, aveva deciso di mostrarsi per primo a chi dei due fosse stato solo.

Si diresse quindi verso il ragazzo che si trovava al campetto, virando appena sulla destra, e planando con grazia verso il parco.
Aveva già formulato dentro di sè l'immagine di ciò che sarebbe accaduto.
Lei che atterrava dolcemente davanti a lui, che l'avrebbe guardata impercettibilmente sorpreso, la bocca semiaperta e un sopracciglio appena aggrottato.
Lei gli avrebbe dato il suo messaggio e lui avrebbe gioito di ciò che lei gli stava comunicando.
E così aumentò appena la velocità, per dare vita a quella scena idilliaca.

Ma la sfiga ci mise lo zampino.
La punta infame di un albero infame si frappose fra lei e il suo obiettivo.
Il suo ginocchio sinistro cozzò contro il legno, e perse improvvisamente quota.
Nadia iniziò a battere freneticamente le ali, ma sembrava non ci fosse nulla da fare.
Ormai stava andando troppo veloce.
Stava scendendo in picchiata verso il ragazzo.
E se non avesse fatto qualcosa gli sarebbe caduta addosso.

"Kaede spostatiiiiiiiiiii" urlò a pieno polmoni, mentre con una mano toccava il terreno.

Rukawa, che stava per andare a recuperare la palla, si voltò sconcertato a quel grido e si spostò appena in tempo.
E ciò che vide fu a dir poco allucinante.
Nadia fece perno sulla mano che aveva appoggiato a terra, ruotando su se stessa e ribaltandosi nell'aria, per poi ricadere di sedere esattamente davanti al ragazzo moro che guardava lei e le sue ali con aria molto più che sorpresa.
E non era una cosa che gli capitava tutti i giorni.
Essere sorpreso intendo.
Bhe, ma nemmeno ragazze volanti che gli cadevano davanti erano una cosa tanto frequente.

Nadia era per terra che si massaggiava il fondoschiena dolente, lamentandosi appena.

"Tutto bene?" chiese Rukawa, che non seppe dire altro se non quello.
Chi cavolo era quella?
E perchè aveva le ali?
Che le sue fan si stessero adattando per piombargli addosso anche dall'alto??

"Non sono una tua fan" rispose Nadia al suo pensiero, facendolo trasalire per la millesima volta in tre minuti.

"E cosa sei?"

La sua voce era calda e profonda, ma tradiva un misto di inquietudine e incredulità perfettamente capibili.

"Sono Nadia. E in teoria avrei dovuto apparirti davanti leggiadra come una libellula. Molto in teoria"

La battuta fece rilassare il volpino, che riprese in gran parte la sua caratteristica freddezza.
Allungò una mano verso la creatura precipitata dal cielo, e l'aiutò ad alzarsi.
Dopo di che riprese a giocare.

Nadia roteò gli occhi e sbuffò.
Per forza che poi non riusciva a capire i suoi veri sentimenti.
Non si concentrava sulle cose, su nessuna cosa a parte il basket, per più di due minuti.
A lei ne aveva concessi 6.
Era quasi un miracolo.

"Insomma Kaede Rukawa, non mi sono capitombolata fino a qui per vederti giocare a basket!!" disse puntandogli il dito contro, urlando.

/Non che la cosa mi dispiaccia/ aggiunse poi, soffermando il suo sguardo sul corpo teso in sospensione.

Kaede ricadde sui propri piedi con un'eleganza quasi innaturale, e si voltò.

"Che vuoi?"
"Parlarti"
"Nessuno parla con me"
"Bhe io sì!!!"
"E allora dimmi"
"Si ecco bhe..."

Porca paletta, tra il volo, l'atterraggio e quella sua stupida asocialità si era dimenticata cosa doveva dirgli!!

Kaede sogghignò e stava per voltarsi quando una lampadina si accese sulla testa di Nadia.
Si era ricordata cosa avrebbe dovuto dire.

"Dimmi Kaede... la sai la storia del filo rosso??"

Rukawa sbatté le palpebre due volte, in rapida successione.
Chiaro segno che non aveva capito niente.

"Ok ok, te lo spiego io" riprese Nadia avvicinandosi.
"Devi sapere che da qualche parte, nel mondo, c'è la nostra anima gemella. Prima di nascere siamo tutti uniti a qualcuno. Poi, al momento di venire alla luce, veniamo divisi da questo qualcuno che nasce in un luogo e in un tempo diversi dai nostri, ma fatti in modo da poterci incontrare, prima o poi"

Kaede sbuffò.
"Lo sapevo, ma a me non interessa un cavolo di questa persona"

Nadia contò fino a dieci.
Poi fino a venti.
E fino a trenta.
Era calma.

"Senti un po' razza di omino con il cervello ghiacciato, ascoltami! Noi veniamo separati dalla nostra metà, ma, affinché ci si ritrovi, al mignolo della mano legano un filo di nastro rosso invisibile, al cui capo opposto si trova il mignolo della nostra metà"

Kaede era al limite.
Una ragazza assurda, con delle ali assurde, piomba giù dal cielo e gli racconta cose assurde.
Era troppo perfino per uno come lui.

"Continua a non fregarmene un tubo, sai?"
"Anche ora??"

Nadia aveva preso la mano destra di Kaede, e il ragazzo aveva sentito come un formicolio al mignolo.
E poi l'aveva visto.
Legato alla base del suo dito c'era un nastrino sottile sottile, di raso rosso che pareva splendere di luce propria.

Sentì qualcosa smuoversi all'altezza del petto.
Forse all'altro capo del filo c'era la risposta a tutto ciò che nel suo cuore aveva sempre sognato.
Forse dalla parte opposta del filo c'era... forse...

"Cosa si suppone che debba fare ora?" chiese, senza tradire l'emozione che lo stava attanagliando.
Ma Nadia leggeva nel suo cuore, non la si poteva mica fregare con un tono di voce fermo e sicuro.

"Senti bellino, io so perfettamente come ti senti, e so anche chi speri di trovare all'altro capo del filo. Ora, perchè non lo segui invece di stare qui a blaterare con me???"

Rukawa la guardò storto e raccattò il pallone.
"Se dall'altra parte di questo filo c'è un emerito idiota giuro che ti trovo e ti uccido" minacciò, prima di allungare una mano davanti a sè e lasciare che il filo lo conducesse da colui il quale era stato separato un attimo prima della nascita.


Nadia sorrise, poi si alzò in volo.
Doveva fare presto, e portare a termine il suo piano prima che Kaede raggiungesse la sua persona destinata.

Raggiunse il pachinko e notò che il suo altro protetto e la sua banda stavano uscendo in quel momento, gentilmente accompagnati da una guardia della sicurezza.

"E non fatevi più rivedere!!!" li ammonì l'agente, per poi rientrare nel locale.

"Allora ci vediamo domani ragazzi. E' meglio che ora torni a casa"
"Ok, a domani!!!"

il protetto di Nadia si accomiatò dalla sua allegra brigata e si diresse non verso casa propria, ma, imboccando un vicoletto, verso il parchetto.

/Ho voglia di fare due tiri, ma non ho la palla/ pensava il ragazzo, quando uno strano peso giunse sulle sue spalle, e una voce suadente gli mormorò alle orecchie "Hanamichi... scommettiamo che sulla strada trovi la palla???"

Al contrario delle previsioni di Nadia, che aveva pensato di essere sollevata gentilmente dalle braccia possenti del rossino e posata a terra, il numero dieci dello Shohoku la prese per un braccio e tirò, ribaltandola e scaraventandola a terra.

"Ma porca vacca!!!" imprecò la ragazza, il cui sedere, per la seconda volta, aveva ricevuto un duro colpo.

Nel vedere che era una donna, carina e con delle enormi ali nere, Hanamichi perse il lume ed inizò ad urlare.

"Chi, cosa, dove, come, perchè..."

Nadia gli saltò al collo tappandogli la bocca con una mano, e guardandolo dritto negli occhi, gli impose il silenzio.

Un minuto dopo Hanamichi era calmo.

Nadia si rimise in piedi davanti a lui, e sorrise.

"Allora Hanamichi Sakuragi... vuoi sapere dove si trova la tua anima gemella???"

Il rosso sgranò gli occhi, e sorrise un sì che fece felice la ragazza.
Se Rukawa avesse imparato a sorridere a quel modo... bhe... ma avrebbe imparato, sicuro.
La sua anima gemella glielo avrebbe insegnato!

Nadia prese la mano sinistra del ragazzo e la strinse forte.
Ed ecco che il nastro apparve al suo mignolo.

"E' quello che penso??" chiese Hanamichi, in preda ad un euforia quasi sconosciuta.
"Sì... non ti resta che seguirlo" disse Nadia, alzandosi in volo.

Ma la voce di Hanamichi la seguì.
"Se dall'altro lato c'è un musone silenzioso giuro che ti trovo e ti ammazzo!!!!!" aveva urlato in tono scherzoso.
Bhe, mica poi tanto scherzoso.

E così ebbe inizio l'inseguimento.
Hanamichi da un lato e Rukawa dall'altro.
Seguivano il filo che, mano a mano che si la distanza fra di loro diminuiva si faceva sempre più corto.

Si ritirava pian piano, ad ogni loro passo diveniva sempre più corto, come un filo d'elastico che, tirato allo spasimo, se lasciato ritorna alla sua posizione originale, andando ad incontrare il suo estremo opposto.

Il nastro rosso li trascinava a destra, e poi a sinistra, lungo un viale alberato, in un vicolo buio.
Hanamichi correva, scansando le persone, impazzendo d'ansia ed eccitazione.
Rukawa era più calmo, ma i battiti del suo cuore erano accelerati, e la sua fronte sudava.
La gente li guardava con aria stranita.
C'era chi mormorava, chi si scostava dalla loro traiettoria, chi li osservava come fossero fenomeni.
Ma loro parevano non accorgersene.
I loro occhi erano fissi sul filo, la loro mente concentrata su cosa fare o dire e su come agire, una volta scoperto chi si trivava dall'altra parte.

Poi, all'improvviso, entrambi svoltarono.
Hanamichi a destra Rukawa a sinistra.
E si trovarono sul lungomare.

Davanti a loro la spiaggia buia e più in là la massa scura dell'oceano che si rifrangeva sulla battigia.
Le stelle illuminavano l'acqua e la luna risplendeva riflettendosi sulla superficie crespa del mare.
L'aria era impregnata di una quiete innaturale, come se il mondo si fosse per un attimo fermato ad ascoltare i loro respiri affannosi, beandosi di quella stessa agitazione che attanagliava entrambi.

Poi un suono.
Un rumore conosciuto, che spezza il silenzio e che fa aumentare i brividi.

Entrambi presero a correre.
La mano tesa in avanti, gli occhi chiusi per la paura di vedere l'altro prima del tempo.
E fu così che si scontrarono.
Le loro mani si unirono a mezz'aria, le loro dita si intrecciarono, e i loro occhi si aprirono, rivelando il volto che avevano di fronte.

"Un emerito idiota"
"Un musone silenzioso"
dissero contemporaneamente, per poi levare gli sguardi al cielo ed urlare "NADIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!" all'unisono.

Ma quel nome li fece trasalire, voltare e guardarsi ancora una volta.

"Anche tu lo vedi allora" si chiesero a vicenda, e poi giù a ridere come sue cretini, abbandonandosi contro il muretto che costeggiava la spiaggia, lo sguardo rivolto alle stelle e agli alberi di ciliegio in fiore.

"Il nostro filo" mormorò Kaede sollevando le loro mani unite.
"Ormai non ne rimane che un piccolo frammento" constatò il rosso, notando che erano rimasti solamente i due piccoli cerchi legati alle loro dita.

Hanamichi sospirò, e Kaede guardò il cielo.
"Bhe" disse il moro "Ma ormai non ci serve più. Ora ci siamo trovati"

Gli occhi di Hanamichi si volsero a specchiarsi nei suoi.
Erano sguardi caldi, carichi di dolcezza.
Sembravano più luminosi, carichi di una gioia mia provata.
L'iride brillava, e la pupilla era dilatata dall'emozione forte che stava facendo esplodere i loro petti.
Poi le palpebre si chiusero e i volti si fecero più vicini.
Vicinissimi.
Così vicini che le loro bocche si incontrarono, fondendosi in un bacio puro e sincero, come quello di due anime che, finalmente, si sono incontrate, seguendo il filo rosso del destino.

Fine.

Hana: ç_____ç
Sei: Cosa??
Hana: Sono commosso...
Sei: >///<
Ru: Però la lemon...
Sei: Senti, quella nella prossima fic ok?? Ora lasciamo abbiamo qualcosa di più importante da fare.
SeiHanaRu: AUGURI NAIKAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! MILLE DI QUESTI GIORNI E... TI VOGLIAMO BENE!!!!!


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