Mi spiace tanto per il madornale ritardo…ma è stato un anno abbastanza difficile e ho avuto sempre meno tempo per poter scrivere….. spero potrete perdonarmi…. NOOOOOO i sassi dietro la schiena nooooooooooo AIUTOOOOOOOOOOOOOO

Note: Hanamichi, Rukawa & Co. non appartengono a me, ma al grandissimo Inoue , “La figlia della luna” alla grande Margareth Mahy…io ho solo fuso le due cose, subendo l’ira di entrambi ^_^



Il figlio della luna

parte IV

di Akemi-chan


Capitolo 4- Il sorriso sul volto di Hiroshi

La mattina dopo, quando già il sonno si ritirava da lui in un’ultima, bassa onda di marea, Hanamichi fu definitivamente svegliato da sua madre, ansiosa perché Hiroshi aveva tra scorso uan brutta notte, una notte di orribili sogni. Ma la tempo stesso Aya appariva insolitamente vivace, come se quel giorno contenesse qualcosa da aspettare con impazienza. Cercando di vagliare e catalogare i vari e confusi allarmi del giorno prima Hanamichi si svegliò del tutto con una buona lavata, e poi trovò ad attenderlo una colazione insolitamente ricca, già pronta sul tavolo: succo di mele, mele cotte, fiocchi d’avena, crostini e una tazza di te. Dopo un primo sussulto di sorpresa, dovette rassegnarsi, riconoscendo, da chissà quali indizi, che tutta quest’efficienza di Aya era dovuta all’energia di un ottimismo che nulla aveva a che vedere con i suoi figli.

_ Ti piace, vero?_ le chiese in tono accusatorio

_ Si_ rispose subito lei, senza domandarsi di chi stesse parlando, e aggiunse, quasi in tono supplichevole _ Non trovi anche tu che sia simpatico?_

_ È un tipo apposto_ borbottò Hanamichi, di malavoglia. A posto certo, ma superfluo, voleva dire _Sta diventando calvo_ fu l’unica critica che si concesse di avanzare

_ Si, ma ha una bellissima risata_ disse Aya _ una risata che può essere micidiale. Riesce a scherzare con spirito anche sulle cose solenni: e non solo quelle importanti come la politica, che tutti sono capaci di prendere in giro, ma anche quelle piccole, come… come il conto del telefono_

Una volta lo possedevano anche loro, il telefono, ma poi Aya non ce l’aveva fatta a pagare la bolletta ed erano venuti a tagliare i fili. L’apparecchio era rimasto appeso al muro, come un insetto pietrificato che trascorre il letargo in un inverno di debiti, finchè gli addetti avevano provveduto a portarselo via.

_ E inoltre gli piaccio_ aggiunse Aya _ e per quanto mi riguarda, questo fatto dimostra che è un uomo capace di gusto e discernimento_

_ Poteva comprare un libro_ obbiettò Hanamichi_ È una cosa niente male per un cliente di libreria!_ così dicendo si portò il vassoio della colazione in camera di Aya, per dare uno sguardo ad Hiroshi. Sdraiato nel letto, il bambino si stava lentamente riprendendo dai suoi incubi: ad Hanamichi apparve subito spento, quieto e grigio come non ricordava di averlo mai visto. Mentre si avvicinava ala letto, Hiroshi protese la mano a esibirne il dorso.

_ Ehi! Come hai fatto a togliere il bollino? _ gridò Hanamichi, ma Aya, venuta in camera a vestirsi, già scalpitava e borbottava, cercando di stimolare i figli ad una rapida e possibilmente efficiente mattinata, senza rendersi conto che quel mattino si stava stravolgendo in una forma nuova e allarmante.

_ Forza! Sbrigati a finire la colazione Hanamichi! Hiroshi, tesoro, temo proprio che ti toccherà spostare quelle tue preziosissime ossa…non è ancora sabato sai? Bisogna che ci alziamo ed usciamo…quale bollino?_ concluse, come se si muovesse in un tempo diverso rispetto a loro, e solo in quel momento la domanda originale di Hanamichi le avesse raggiunto le orecchie.

_ Aveva un bollino sulla mano che non voleva saperne di staccarsi_ spiegò il rossino; e di colpo Aya ricordò l’episodio della sera prima in libreria

_ Giusto_ esclamò, battendosi uan mano sulla fronte _ Ecco cosa gli ha procurato tutti quegli incubi, probabilmente! Adesso è tutto finito, sai? Passati i brutti sogni, il mattino si annuncia radioso! Lo vedi? Quel cattivo bollino si è staccato da solo durante la notte_

_ Non ci credo!_ dichiarò Hanamichi, scrutando le mani silenziose di Hiroshi_ quella destra, dove ancora aleggiava il pallido fantasma di Topolino; e quella sinistra, forse un po’ infiammata, ma apparentemente nuda e innocente, scevra di qualsiasi voglia bollino.

_ Stammi a sentire, mamma. Lascia che ti racconti quello che è successo_

_ D’accordo se proprio devi. Ma cerca di fare in fretta_

Hanamichi cominciò a raccontare ma non fu per niente facile: la sua storia, che così viva e sdegnata gli ribolliva in testa, pareva incepparsi nella sua bocca e gli usciva zoppicando dalle labbra, timida e sdentata

_ Lo so che sembra una montagna di scemenze!_ gridò, dando un pugno ad copriletto per la frustrazione _ Lo so che non puoi credermi!_

Aya riuscì a mettere in salvo la tazza quasi vuota, e guardò il figlio con un certo sbalordimento

_ So che hai ragione, almeno in parte_ disse _ Hanamichi, so che hai ragione su quello che è successo veramente, ma è la tua interpretazione dei fatti che mi riempie di dubbi… Andiamo Hana-chan! Una mattina te ne salti fuori con le premonizioni, la mattina dopo tiri in ballo chissà quali diabolici segni… non ti facevo davvero così superstizioso! Una specie di trucco pubblicitario riuscito male. E poi, se non si è staccato, come dici tu, dov’è che si trova allora?_

_ Non lo so_ rispose nuovamente Hanamichi _ dissolto, immagino… Dissolto nel sangue di Hiroshi…_

_ Ma ti sembra una cosa da dire davanti ad un bambino che esce da uan notte di incubi? _ esclamò Aya in tono di rimprovero _ non lasciar correre troppo la fantasia Hana-chan, corri tu, piuttosto, perché abbiamo già sette minuti di ritardo. E tu non hai idea di quanti imperi sono sorti e poi crollati per un ritardo così!_

 

Fuori scuola Hanamichi sospirò e si avviò verso il cancello: non vedeva l’ora di lasciarsi distrarre dalle spumeggianti chiacchiere di Yohei, con la sicurezza, per lo meno, che qualunque cosa potesse riservargli la giornata, non avrebbe avuto l’aspetto minaccioso del giorno prima. Niente fauci che schioccavano su di lui, nessun’altra prospettiva che non fosse di una banale, ordinaria ( se si possono chiamare così le sue giornate scolastiche) giornata di scuola. Si sentiva assediato da idee inquietanti, e nulla pareva veramente affidabile e genuino.

Nel cortile della scuola, vicino all’asta della bandiera, Kaede Rukawa conversava con un ragazzo del 3°anno, che faceva parte della sua squadra di basket, Hisashi Mitsui: uno con cui aveva tutti i diritti di conversare, ma Hanamichi ravvisò nei suoi tranquilli lineamenti una luce di interesse che non gli era abituale. Aguzzò lo sguardo per confermare la sua impressione, e pensò (non per la prima volta) che Kaede era bello; si domandava come un ragazzo con occhi così pieni di riflessi, così tenebrosi di scalinate e oscuri labirinti, potesse sentirsi attratto da uno come Hisashi se non per il fatto, che fosse un grandioso giocatore e tiratore da tre punti, oltre ad avere un fascino misterioso ed essere molto bello (*_* hisashino mioooooooooo NDAkane Oddio è tornata la pazzaaaaaaa NDMitsui). In quel momento scoprì che gli era possibile essere geloso di Hisashi Mitsui.

Si rese conto inoltre che, pur non avendo mai parlato con lui se non nelle brevi, formali conversazioni di uno del secondo anno con uno del terzo e per giunta prefetto della scuola, in un certo senso riteneva che Kaede Rukawa gli appartenesse, perché lui, e nessun altro, sapeva chi era.

Quasi a confermare questa sua sensazione, Kaede sollevò gli occhi su di lui mentre gli passava davanti, e gli gettò uno sguardo in cui si mescolava divertimento, cautela, e qualcos’altro. Uno sguardo così complesso che Hanamichi non fu in grado di districare tutti gli elementi, nei pochi istanti in cui si posava su di lui: ma penso che probabilmente Aya l’avrebbe definito ironico.

 

Quel giorno Sakuragi lavorò più del dovuto per avere il permesso di Akagi per poter uscire un po’ prima per andare a prendere Hiroshi

_ Sakuragi stai bene?_  chiese Ayako

_ Si, perché?_

_ Non ti lamenti, non hai fatto a botte con nessuno, stai lavorando sui basilari e soprattutto con impegno!_

_ Sono solo un po’ preoccupato per Hiroshi, non sta molto bene_

_ Non preoccuparti sarà solo un po’ di influenza_

A poca distanza da loro, Hisashi…

_ Sapete credo di essere riuscito a far colpo col fantomatico Kaede Rukawa… l’irresistibile Hisashi è sempre il migliore_

_ Se lo dici tu_ disse Miyagi _capisco che sei gay e lui è un bel ragazzo, molto bello, ma è la noia fatta persona, c’è di meglio tra cui scegliere, non dico bene Hana-chan?_

_ Non mi interessano le vostre conversazioni stupide… io vado_

_ Ma cos’ ha?_ chiesero guardandosi in faccia

Quando Hanamichi andò a prendere Hiroshi lo trovò accasciato su uno sgabello, con il muso di Rosebud che sbucava da Fuji, roseo e sorridente come sempre, Hiroshi se ne stava in silenzio, gli occhi persi nel vuoto; vedendolo arrivare, lo fissò come se stentasse a riconoscerlo. Poi marciò impettito verso di lui, a gambe rigide come un giocattolo meccanico; lasciando cadere Rosebud alzò le braccia, per essere tirato su come un bambino piccolo, e con in braccio il piccolo Hiroshi si diresse verso il centro commerciale. Passando davanti al malefico negozietto del signor Wasuza, Hanamichi si affrettò, caso mai gli fosse tornato il ricordo degli incubi notturni. Ma il signor Shinichi Wasuza in persona era fuori sul marciapiede, a dipingere sul vetro il nome del suo negozio, e gli riusciva piuttosto bene tra l’altro. Hanamichi si spostò sul marciapiede opposto, ma era fin troppo consapevole della sua presenza: anche se si sforzava di non guardare dalla sua parte, gli si era proiettato nella mente, come un invasore del proprio spazio interno. Era come se i suoi occhi avessero intrappolato l’immagine di lui e il suo cervello non intendesse lasciarla. E ancora una volta gli parve di fissarlo negli occhi, quegli occhi antichi di coccodrillo, e sentì di scorgere in lui un essere alieno, un essere che indossava un involucro d’uomo e lo faceva muovere, così come un burattinaio può calzare e controllare un guanto a foggia di pupazzo. Con un lampeggiare improvviso di… di cosa? Si domandò, ma era fuggito prima di poterlo definire, il computer nascosto nella sua mente, quello che lo aveva informato dell’immanente morte di suo padre, quello che lo aveva messo in guardia da Kaede Rukawa, e solo il giorno prima da Shinichi Wasuza, si affannava di nuovo a dargli i suoi avvertimenti.

“Spirito” diceva “incubo!Demone!” Hanamichi sapeva, senza bisogno di guardare, che lui si era voltato a fissarlo, dall’altro lato della strada: e sapeva che oggi la sua pelle era un po’ meno raggrinzita e il suo sorriso meno carico di morte. Qualcosa lo stava cambiando e lui non osava formulare alcuna ipotesi sul motivo di un tale cambiamento. Nonostante il pomeriggio inoltrato, la libreria era piena di gente e Aya stava vendendo a qualcuno un libro, un giallo.

_ È davvero impressionante, anche se devo ammettere che mi è piaciuto di più il primo della serie_ spiegava al cliente, ma il libro era già venduto e infilato in uno speciale sacchetto di carta con stampato sopra il nome della ditta, e perciò Aya non correva rischi ad esprimere la sua onesta opinione. Gli occhi le caddero su Hanamichi che varcava la soglia del negozio e s’illumino in volto; Hanamichi si sentì scaldare il cuore per la felicità che traspariva dal suo sorriso, ma, come risultò poco dopo, Aya era contenta di vederlo per motivi suoi personali, con i quali lui era poco propenso a simpatizzare

_ Hana-chan_ esclamò, gli occhi accesi dalla gioia _ Hana-chan, ti spiace se esco, stasera?_

_ Ti sei fatta fare i capelli!_ gridò Hanamichi offeso _ma non eravamo al verde questa settimana?_

_ Ho chiesto un anticipo_ spiegò Aya. In quel preciso momento non sembrava tanto una vera madre, quanto una madre televisiva, di quelle che si sentono sempre in ordine per compiacere il marito e figliolanza e vanno in visibilio per i prodigi di un detersivo _Ho preso accordi con la madre di Yohei perché vi dia un occhio mentre sono fuori_

Aya non poteva sapere con quanta impazienza Hanamichi avesse atteso il momento di raggiungere il negozio e di condividere con lei la responsabilità di Hiroshi, né sapeva quanta la delusione gli procurasse il fatto di vederla interessata ad altro

_ Immagino si tratti di QUELLO!_ ringhiò

_ È Hisashi Yamamoto…si_ disse Aya _ Mi ha invitata ad uscire con lui_ parlava con umiltà, come se Hanamichi le stesse usando chissà quale intimidazioni _ Non essere arrabbiato con me Hana-chan, sono secoli che non passo una serata fuori e ho proprio una gran voglia di andare ad un concerto e perdermi nell’incanto della musica…_

_ Ma guarda Hiroshi!_ Hanamichi lo spinse avanti, sbigottito di scoprirsi una certa nota di trionfo nella voce, quasi che si compiacesse di sfruttare la disperazione di Hiroshi usandola come mossa in un complicato gioco segreto con regole a malapena comprensibili. E solo ora Aya guardò il bambino

_ Santo cielo!_  esclamò _ cosa potrà mai avere?_

Gettò un’occhiata all’orologio _ adesso non posso parlare. Portalo alla sala da te qui accanto e compragli un succo di frutta. Anche un dolce se ne sono avanzati a quest’ora. Aspettatemi lì, manca poco alla chiusura_

Hanamichi si sentiva sempre in imbarazzo quando doveva entrare in quella sala da te, non era un ambiente per un ragazzo e soprattutto per un ragazzo come lui, che aveva la delicatezza di un elefante, goffo, sempre in giro a giocare a basket, o a girare con la sua banda…ma in quel giorno fece un eccezione, dettata dalla faccina di Hiroshi.

In macchina Aya sembrava lacerata dai dubbi e dai conflitti: voleva portare Hiroshi da un medico, voleva rimanere a casa per badare a lui, ma d’altra parte aveva promesso ad Hisashi Yamamoto di andare al concerto, anche se avevano già pranzato insieme a mezzogiorno. Fra un tentennamento e l’altro riuscì comunque a fare un salto al centro sanitario di Kanagawa e a farsi ricevere da un dottore, che non era il loro e che palesava una certa impazienza, poiché già lui faceva progetti per la cena.

Comunque mentre visitava Hiroshi, si fece via via sempre più pensieroso e accigliato; alla fine appariva decisamente perplesso _ Beh, indubbiamente il piccolo ha qualcosa che non va, ma non saprei proprio come definire questo suo malessere_ disse _ Per caso ha fatto qualche brutto capitombolo? Ha avuto qualche turbamento, o qualche depressione, negli ultimi giorni?_

_ È sempre stato benissimo_ disse Aya _ Ma ieri qualcuno gli ha fatto un brutto scherzo che l’ ha messo un po’ sottosopra. Ha passato uan brutta notte, un sacco di brutti sogni. È qualcosa di urgente dottore? Vede stasera dovrei lasciarlo per un po’, ma comunque ci sarà suo fratello con lui_

_ non penso sia il caso di allarmarsi. Una buona dormita potrebbe risolvere tutto quanto. Vede, ha reazioni molto lente. Non gli avete dato delle medicine, o qualcosa del genere recentemente?_

_ Nessuna! Non mi pareva fosse il caso di somministrargli qualcosa stamattina_

Il medico appariva pensieroso, ma non preoccupato

_ Se entro domani non da segno di miglioramento, lo porti di nuovo qui. Per il momento non gli prescrivo nulla. Stiamo a vedere come si comporta. Per adesso lascerò una nota nella sua cartella sanitaria_

 

_ Devi proprio uscire con quel tipo?_ domandò Hanamichi, mentre facevano un’improvvisata quanto frettolosa cena a base di minestra in scatola e crostini

_ certamente_ Aya riuscì ad abbozzare un sorriso anche se la voce di Hanamichi era tutt’altro che amichevole _ Oh, Hana-chan, non essere arrabbiato con me. È più di un anno che non mi concedo una serata anche solo vagamente romantica, e mi è piaciuta l’idea di farmi sistemare i capelli_

_ Non l’avresti fatto se si fosse trattato di me o di Hiroshi_ disse Hanamichi con voce crudele _ D’accordo! Va pure! Immagino che ti divertirai talmente tanto da non fare la minima fatica a dimenticare Hiroshi!_

Un’espressione chiara e fredda si dipinse negli occhi di Aya _ Ora basta Hanamichi. Non tollero che mi si parli così.Hai troppo buon senso per capire che mi sarei guardata bene dal prendere accordi per la serata se solo avessi saputo che Hiroshi stava male. Ma il dottore ha detto che non era il caso di allarmarsi, e tu resti a casa, e la madre di Yohei è giusto alla porta accanto. Ti lascio il numero del teatro. Se dovesse verificarsi un emergenza puoi rintracciarmi facilmente, e posso tornare qui nel giro di venti minuti. Perciò non devi preoccuparti… e non devi prendertela a quel modo, per una serata che passo fuori!_

Si esprimeva con estrema freddezza, e bisognava riconoscerlo, con argomentazioni del tutto sensate e ragionevoli. Hanamichi era confuso per aver mostrato un tale risentimento e, tutto sommato, una tale cattiveria. Cercò di scusarsi con un’occhiata e, più tardi quando Aya comparve in soggiorno col suo abito migliore e le calze senza rammendi, le espresse la propria ammirazione col massimo calore possibile. Eppure, malgrado le migliori intenzioni, la voce gli uscì aspra e ostile, come se avesse una vita sua propria e agisse in base alle sue idee nascoste. Hanamichi ne fu singolarmente sorpreso. Ma ancora più sorpreso fu dopo poco, quando senti Aya che diceva a Hisashi ( venuto a prenderla con notevole anticipo) di non poter uscire con lui, perché Hiroshi stava male: avrebbe solo continuato a stare in pena e a preoccuparsi, e dunque tanto valeva rinunciare al concerto visto che non poteva apprezzarlo. Proprio non se la sentiva, ecco. Hanamichi ascoltava esterrefatto: a quanto pareva Aya aveva riflettuto sulle sue rimostranze e alla fine aveva cambiato idea. Quanto a Hisashi, entrato euforico e sorridente, adesso appariva incerto.

_ Che mazzata!_ si limitò a commentare

_ È peggiorato più di quel che prevedessi_ aggiunse Aya, come per scusarsi ulteriormente _ L’ ho guardato giusto un momento fa ed ha un aspetto terribile. Ha già preso i biglietti, oppure ha lasciato che fosse il caso a decidere?_

_ Per una volta nella mia vita non mi sono affidato al caso…_ Hisashi sorrideva, come a voler schernire se stesso, per la sua bella, e inutile, organizzazione _ Lo si può interpretare come un segno del mio entusiasmo. Pazienza! Se mi sbrigo, faccio in tempo a rendere i biglietti prima che inizi il concerto, o a trovare qualcuno ce venga con me_

_ Quanto mi spiace_ disse Aya _ Mi offrirei di pagarli io i biglietti, ma è che ho quasi ipotecato casa per farmi sistemare i capelli… Sono proprio a terra quanto a soldi. È da questo pomeriggio che continuo a cambiare idea, e Hanamichi può confermarlo, finchè non mi sono resa conto che Hiroshi stava davvero male. Ma fino all’ultimo volevo uscire…vede? Ho già indosso il mio vestito delle grandi occasioni_

_ E le sta benissimo tra l’altro!_ Era un simpatico complimento, da parte di Hisashi: peccato solo che lo formulasse in un tono così lugubre

_ È ancora presto…_ riprese Aya _ Vorrei offrirle uan compensazione magari un po’ dubbia, a dire la verità. Gradirebbe uno sherry assolutamente terribile?_

_ Non credo di avere il tempo_ rispose lui senza neppure guardare l’orologio. Poi fece spallucce e con un sorriso stiracchiato aggiunse _ Ma si solo un minutino. Accetto un bicchierino di quel suo terribile sherry_

_ Non so proprio come farmi perdonare. Senta, che en dice di tornare qui dopo il concerto a prendere uan tazza di caffè?_ propose Aya

_ Va pure mamma_ intervenne Hanamichi, era il suo turno adesso di cambiare idea _ Ci penso io a Hiroshi, e poi c’è la mamma di Yohei qui vicino. E potresti sempre lasciarmi il numero del teatro, come dicevi prima. Non preoccuparti staremo O.K.!_

_ No_ ribatté Aya caparbiamente _ Neanche a pensarci. E poi… a questo punto ho già guastato le cose, a Hisashi. Oramai lo sa che non sono più così entusiasta_

_ Bene, non mi vorrà certo ciondolare in una casa oppressa dalla malattia_ disse Hiroshi. Sembrava a disagio, e pure un po’ seccato, anche se cercava di nasconderlo _ Potremmo rivederci un’altra volta, quando il ragazzo starà meglio…_

Aya annuì _ Vado a cambiarmi_ disse _ se tengo il vestito, sono sicura che finirò per rovesciargli addosso il mio terribile sherry, o magari bruciarlo con la sigaretta o fargli cambiare colore, o chissà cos’altro!_ e andò in camera sua, lasciando soli Hanamichi e Hisashi, imbarazzati e scontrosi compagni.

Dopo un po’ l’uomo posò il bicchiere e si alzò, con l’aria di chi era pronto a tagliare la corda e ansioso di farlo.

Una bella liberazione per Hanamichi; ma poi a dispetto del suo atteggiamento bellicoso si ritrovò a dirgli _ Non può farne a meno, capisce?_

_ Come?_ disse Hisashi voltandosi di scatto e spaventato quasi dalle parole di questo bestione dai capelli rossi di un metro e ottantotto

_ È legata a noi mani e piedi_ precisò Hanamichi _ Non può farci niente. Vede, noi non siamo libri che si possono passare e poi riprendere quando se ne ha voglia. Hiroshi non si è ammalato di proposito, capisce?_ Hisashi non fece commenti _ E neppure io mi spingerei a tanto _ proseguì Hanamichi _ e si che ero io quello al quale non andava giù che Aya uscisse con lei_

Una volta partito intendeva dirgli chiaro e tondo quel che pensava, senza mezzi termini: tanto oramai non poteva danneggiare oltre la madre, e in più si sentiva bruciare d’odio

_ Ti ho dato l’impressione di attribuire a te la colpa?_ chiese _ o ad Aya?_

_ Proprio così. Cioè, sembrava che volesse punirla per qualcosa di cui non è colpevole_ borbottò Hanamichi

_ Sarebbe decisamente antipatico da parte mia, se fosse vero_ disse infine e Hanamichi si sentì in dovere di ammorbidire il tono, visto che lui era così gentile

_ Certo che è vero_ disse _ ed è tremendo, per la mamma. Prima l’ ho fatta star male io perché voleva uscire, e adesso la fa star male lei perché non esce più_ la rabbia iniziale stava sparendo, e malgrado i suoi sforzi per mantenere un tono di voce freddo e inespressivo si accorse che acquistava in sfumatura di scusa _ Voleva sul serio andare a quel concerto. Anzi secondo me, ci teneva anche troppo…_

_ Naturalmente non le attribuisco alcuna colpa, credimi_ disse Hisashi _ il fatto è che…ecco, non vedevo l’ora di passare questa serata con tua madre, giusto? E di colpo… un bambino malato… il che poteva significare praticamente di tutto. Mi è passato per la mente, ad esempio, che intendesse scaricarmi. Vedi, non è che abbia poi quella gran fiducia nel mio fascino. Ti sorprenderai, o almeno mi auguro che tu ti sorprenda, di quante siano le persone che mi hanno trovato perfettamente, RESISTIBILE…_

_ Non sa quanto la capisco…._ 

_ Su una cosa Aya ha perfettamente ragione_ aggiunse cambiando bruscamente argomento pur senza cambiare il tono colloquiale _ questo sherry è veramente terribile!_

_ Costava pochissimo spiegò Hanamichi_ Non è che siamo poveri, cioè, non quel che si dice poveri in canna. Possediamo questa casa, per esempio, e c’è un mucchio di gente che non ha una casa propria. Ma in genere siamo quasi sempre a secco. La libreria non paga granché. Hiroshi e io costiamo parecchio tra scuola, i vestiti e tutto. Insomma non possiamo permetterci i lussi della civiltà_

Senza volerlo trattava Hisashi come se fosse un membro della famiglia.

In quel momento rientrò Aya, con addosso una camicetta e una vecchia gonna.

_ Non solo mi sta scaricando, ma addirittura cerca di avvelenarmi!_ le disse Hisashi, e qualcosa, nella sua voce, parve allentare l’ espressione tesa di Aya _ Come sta il ragazzo?_

_ Dorme ancora grazie al cielo. Non beva quella roba se non le va . Devo ammettere che non è stata una delle mie migliori mosse. È un emblema, in un certo senso simboleggia il buon sherry che avremo un giorno, quando saremo ricchi_

_ Sarà il caso che vada a rendere i biglietti_ disse Hisashi, alzandosi _ Aya, sarei incline ad accettare la sua offerta del caffè se è ancora valida_

_ Ma certo che lo è!_ gridò Aya, con gioia scoperta _ Ma devo confessarle… solo caffè istantaneo. Lo sherry è simbolico, il caffè istantaneo_

 

Hisashi tornò dopo un ora, annunciando che i biglietti erano stati felicemente resi e rimborsati e, Quando Hiroshi fosse guarito, potevano, lui e Aya, andare un'altra volta a teatro. Venne con dei doni: una bottiglia di limonata e una di sherry non simbolico, che propose di attaccare seduta stante, nel tentativo di cancellare la memoria dello sherry simbolico bevuto poco prima. Hanamichi ne assaggiò alcune gocce, sciolte in un bicchiere di limonata

_ Per te torna ad essere uno sherry simbolico, sia pure in modo diverso_ disse Hisashi _ Tua madre mi ha raccontato delle tue bevutine serali di un tempo_

_ È tempo passato, non sono più un teppista!_

Dalla stanza vicina Hiroshi lanciò un curioso strido di gazza

_ Vado io_ si offrì Hanamichi

Aprì la porta della stanza ed entrò. Non fu necessario accendere la lampada perché una lama di luce proveniente dal soggiorno, pioveva sul cuscino di Hiroshi che era chiaramente visibile. La stanza pareva oppressa da odore dolciastro e Hanamichi ne respirò una zaffata prima di potersi fermare: inconfondibile, vi si mischiava un odore di menta rancida.

Lentamente Hiroshi volse la testa a guardarlo; il suo Fuji era abbandonato sul cuscino accanto, am lui non pareva interessarsene. Sul suo volto compariva un sorriso spaventoso, i denti innaturalmente grandi, la faccia raggrinzita intorno a quel sorriso, ma gli occhi, almeno gli occhi, erano ancora i suoi, seppure traboccanti di un immobile velo di lacrime. Una mano vischiosa premette su Hanamichi, facendolo cadere in ginocchio al capezzale di Hiroshi: la riconobbe, era la mano del terrore. Un momento dopo il cuore prese a battergli così forte da far scorrere lunghe grida d’allarme in tutte le sue ossa; e insieme ai battiti anche il mondo vibrava, sempre più rapidamente, fin quasi ad estinguersi: gli rimaneva solo la sensazione del pavimento nudo sotto le ginocchia. Hanamichi si concentrò su questa sensazione finchè, a poco a poco, il mondo tornò a ricomporsi intorno a lui: e si sentì i vestiti incollati addosso, come se fosse uan giornata afosa. Erano trascorsi solo un paio di secondi, ma il tempo, sconvolto dall’eccitata energia della paura, gli pareva profondamente alterato. Hiroshi ancora piangeva e sorrideva, ma adesso quel sorriso si stava dileguando

_ Tutto bene, Hana-chan?_ venne la voce di Aya dal soggiorno

_ Non credo stia troppo bene_ rispose lentamente Hanamichi _ Ma non c’è niente di nuovo_

No, niente di nuovo ma pur sempre qualcosa che soltanto lui poteva conoscere, e che era inaccessibile agli altri. Hanamichi non sapeva cantare era suonatissimo, eppure note misteriose riecheggiavano dentro di lui e una parte del suo cervello capiva e interpretava quella risonanza.

Il rossino tornò in soggiorno e all’occhiata preoccupata di Aya, rispose con un sorriso e un cenno rassicurante

_ Mamma io esco, vado un po’ in giro con Yohei. Non hai certamente l’aria di una che sentirà molto la mia mancanza…_ Non riusciva a bandire completamente il sarcasmo dalla propria voce, ma per dimostrare che non intendeva affatto offendere si espresse sorridendo.

_ D’accordo ma non tornare tardi e soprattutto NON COMBINARE GUAI!_

 

Era una notte tiepida, e non aveva messo la giacca. Aveva mentito riguardo all’uscita con Yohei. Intendeva avere un colloquio con Kaede Rukawa, prefetto del 3° anno e strega in incognito!

 

Fine quarto capitolo

 

Per fortuna ho finito sto capitolo….. è stato il più difficile…. Per vari motivi…ma spero vi piaccia….