Della fic “Il fantasma del
castello incantato” non avrebbe dovuto esserci un seguito. Ma io stessa,
rileggendo il finale, mi sono resa conto della gran cattiveria che
ci avevo messo. In fondo quello era il quarto dei finali che avevo
in mente, e il meno tenero di tutti. Mi è spiaciuto molto per
Yami Yugi, poveretto, l’ho trattato davvero male, quindi ho deciso
di rimediare. Buon Halloween a tutti.
Il fantasma del dipinto
incantato
di Hymeko
”Mi
raccomando, fate molta attenzione. Il dipinto non deve subire alcun
danno”
”Sì, signore”
Gli operai risposero con un cenno alle indicazioni del loro capo,
trasportando con cautela il dipinto fin nella famosa Sala del trono.
Era orribile, per loro, lavorare alle dipendenze di uno stimato fotografo
straniero…tutte le richieste più strane dovevano essere accontentate,
senza alcuna obiezione o lentezza…e trasportare un grosso e ineguagliabile
dipinto attraverso scale anguste non era semplice. Poi la meta era
un salone maledetto, un luogo su cui si narravano attorno al fuoco
storie spaventose e truculente, fatte di fantasmi, amori non corrisposti
e suicidi…l’atmosfera fra gli operai, assunti in loco, era tesa, tetra
e inquieta. Se non avessero avuto bisogno di quei soldi non avrebbero
mai accettato un lavoro che comportasse un disturbo per il fantasma
che riposava lì. Oltretutto tutta quella fatica per una sola
foto…l’acquirente doveva essere proprio un tipo suonato per buttare
dei soldi in una cosa del genere.
Arrivarono alla Sala del trono, ansimando e guardandosi in giro con
sospetto. Il castello di Neuschwanstein, per l’occasione, era stato
chiuso al pubblico, e il fotografo aveva preso possesso da ore della
Sala.
”Presto presto presto!!! Posizionatelo qui, di fronte al camino!”
squittì l’uomo, impaziente di poter iniziare la sua opera.
Gli operai obbedirono, posizionando prima la piattaforma su cui il
dipinto sarebbe stato disimballato, e quindi i cavalletti su cui sarebbe
stato posto. La Sala era animata, piena di addetti ai lavori e di
responsabili del castello, di assicuratori e di guardie. Il quadro
doveva arrivare intatto sino al nuovo proprietario, ma mentre era lì era sotto la loro responsabilità. Si guardarono attorno…non sembrava
esserci nulla di strano, fra quelle quattro mura. Forse tutta quella
gente stava tenendo calmo lo spettro…
”Togliete l’imballatura, ora!”
ordinò il fotografo, posizionando le luci. Il nuovo proprietario
gli aveva commissionato una foto del dipinto davanti al camino della
Sala del trono, e lui s’era subito dato da fare per costruire
il set perfetto per l’evento. Luci speciali, teli, specchi, computer
e macchina fotografica di ultima generazione…tutto era pronto per
catturare l’atmosfera incantata del luogo. Non credeva minimamente
alle storie dello spettro che gironzolava lì dentro, ma quella
misteriosa macchia d’oro fuso avrebbe certamente fatto parte dello
sfondo. Affascinante e inquietante allo stesso tempo, avrebbe donato
alla sua opera quella goccia di mistero che nessun altro avrebbe potuto
eguagliare…
”Sbrigatevi, il signor Kaiba vuole avere notizie al più presto!”
CLING
Nessuno avverti un rumore di catena appena mossa.
”Il signor Kaiba?”
mormorò una delle responsabili del castello. Era certa di aver
già sentito quel nome…
”Oh sì, non lo sa? È il proprietario della Kaiba Corporation
quello che ha acquistato il dipinto dai duchi di Baviera”
CLING
”Davvero? Come ne è venuto a conoscenza? Non avrei mai immaginato
che un giapponese potesse conoscere Rosalba Carriera”
Mentre controllava con occhio critico le fasi di apertura dell’imballo,
il fotografo rispose con distacco:
”L’ha conosciuta l’anno scorso, proprio di questi tempi, quando è
venuto qui in gita con la scuola. Ha apprezzato molto il soggiorno
nel castello, nonostante la febbre”
CLING
”Ecco dove avevo sentito quel nome!”
La donna sorrise, lieta di aver ricordato:
”Era il ragazzo nella suite, quello che è stato malato per
qualche giorno”
L’uomo annuì, mentre gli ultimi strati venivano
tolti dal dipinto:
”Esatto…ma a quanto pare il dipinto ha lasciato un profondo segno
nella sua mente…”
CLING
”…così ha deciso di comprarlo e di farselo spedire in Giappone,
come eterno ricordo di quel bellissimo viaggio”
CLING
La donna giocò coi lunghi capelli neri:
”E come mai lui non è venuto qui?”
”Chi lo sa? I presidenti d’azienda sono come noi geni della fotografia,
sempre occupati con grandi affari…avrà avuto impegni più
importanti”
CLING CLING CLING
La catena si mosse con rabbia, ma di nuovo nessuno la sentì.
”Peccato, sarebbe stata un’ottima pubblicità per il castello”
”Non si preoccupi, basterà la mia splendida foto”
”Speriamo, ci vorrebbe proprio una spinta pubblicitaria importante.
I turisti ultimamente sono calati parecchio”
Il fotografo la guardò, stupito del tono preoccupato:
”Ma come, voi avete la vostra macchia d’oro, e soprattutto il fantasma!”
La donna scrollò il capo:
”È incredibile, ora che ci penso, ma è proprio da un
anno a questa parte che nessuno lo sente più piangere”
CLING
”Cosa?!”
Mordendosi una ciocca, lei continuò:
”Anzi…mi pare di ricordare, da quanto mi disse una guida, che l’ultimo
a sentirlo fu proprio uno studente liceale giapponese, che poi si
prese una brutta febbre…”
CLING CLING CLING
I due si fissarono, poi guardarono il quadro:
”Che fosse proprio il signor Kaiba?”
”Non è da escludere…”
borbottò l’uomo, prima di rivolgersi agli operai:
”Bene, ora posizionatelo sui cavalletti”
Gli operai eseguirono l’ordine, sollevando con delicatezza il dipinto.
Pesava, ed era scomodo da trasportare…dovevano stare attenti, spostarlo
con cautela…
…mentre si giravano per trovare il modo migliore per posizionarlo,
lo rivolsero per qualche attimo verso il camino.
CLING CLING CLING
Il fantasma spalancò gli occhi, riemergendo di colpo dal dolore
silenzioso in cui aveva trascorso l’ultimo anno.
Li aveva visti bene…loro erano lì, sulla tela che gli stava
di fronte.
I suoi amici.
Yugi. Anzu. La corte di quel luogo.
Le persone che gli erano state accanto. Che gli avevano voluto bene,
che aveva fatto soffrire.
Nonostante la gioia di averli rivisti, si colmò d’odio. Non
soffriva più a causa loro, aveva esaurito le lacrime.
Quella donna aveva ragione, era un anno che non piangeva più.
Da quando quel maledetto si era dimenticato di lui. Si era scordato
di lui nonostante la sua promessa.
Seto Kaiba.
Non era mai stata posata una rosa accanto all’oro fuso, mai.
L’aveva letteralmente obliato, in meno di due giorni. Nonostante quello
che entrambi avevano visto e provato. Nonostante…il loro passato amore.
Lui ci aveva creduto, in quel sentimento. E aveva riposto in quel
ragazzo tutta la sua fiducia, la felicità nel domani, la speranza
per un futuro non più orribile…e forse anche un nascituro,
problematico amore…ed era stato preso in giro. Messo da parte con
talmente tanta facilità da risultare insopportabile, giocato
con una semplicità rivoltante.
”T-Ti…odio”
ringhiò colmandosi di collera…non solo non si era più
curato di lui, ma aveva avuto anche la gran faccia tosta di sbattergli
in faccia quel quadro, il dipinto che lui stesso gli aveva chiesto
di cercare…sapendo quanto gli avrebbe fatto male, eppure…non aveva
esitato a mandarglielo lì…
…quanta rabbia provava…
…quanto odio lo stava colmando…
…non c’era una spiegazione, non ne esisteva nemmeno una! Era stato…tradito.
”Seto…Kaiba…”
raspò, ingoiando a forza aria, sebbene fosse perfettamente
inutile. Non aveva corpo, non aveva vita, non aveva amici, non aveva
più nulla, o quasi…
…l’unica cosa che gli restava era l’odio per quel ragazzo, il solo
motivo per proseguire quell’esistenza dannata.
Esistere per odiare il traditore che l’aveva preso in giro, che aveva
giocato col suo cuore, e che l’aveva gettato via senza nemmeno un
perché.
Qualcosa sembrò rompersi sotto il peso della disperazione
mista al rancore…una barriera si infranse…due mondi si sfiorarono.
L’odio che scaturiva da quel che restava di lui si condensò,
divenendo talmente intenso da rendere gelida la sala. Lo vedeva, le
persone vive improvvisamente erano state colte da un’ondata inspiegabile
di gelo, e tutte stavano guardando verso l’angolo ove era incatenato,
verso il camino dove era da secoli relegato, invisibile ai loro occhi…
”S-Sbrigatevi”
ordinò la donna che lavorava nel castello, e il fotografo annuì.
C’era qualcosa in atto in quella Sala, una forza che trascendeva le
loro menti, un evento che non si era mai manifestato in precedenza…sebbene
tutti lo pensassero, nessuno aveva il coraggio di dirlo. Il fantasma
era tornato, e si era manifestato in una nuova, pericolosa forma…e
loro lo stavano disturbando.
I flash della foto resero accecante l’interno del salone per un attimo,
e il silenzio regnò per qualche secondo, scandito dai palpiti
dei loro cuori. Poi tutti si lasciarono andare a una risatina leggera,
di liberazione.
”Bellissima!”
esclamò il fotografo, guardando la foto al computer. Era felice
che fosse venuta così bene, perché non sapeva se avrebbe
avuto il coraggio di perdere altro tempo per farne un’altra…staccò
velocemente la macchina fotografica e estrasse la memory card, mettendola
al sicuro…non voleva scherzi. E voleva svignarsela al più presto.
”Bene, il signor Kaiba sarà contento”
Il gelo lì investi di nuovo. Tutti rimasero immobili, senza
sapere cosa fare. Non sentivano nulla. Non vedevano nulla. Eppure
ognuno sapeva che lì c’era qualcosa che andava oltre la loro
comprensione…qualcosa terribilmente arrabbiato.
CLING CLING CLING
”Contento?”
mormorò il fantasma, spalancando gli occhi. Kaiba…contento,
mentre lui…sarebbe ancora rimasto legato lì? Contento di avere
il quadro, e di aver preso in giro il fantasma incatenato come un
cane in punizione? Felice di aver giocato col suo amore, e di saperlo
ancorato a una pozza d’oro, a subire chissà quali altri esperimenti?
A sentirsi di nuovo sciogliere dall’acido?
”C-Contento…”
latrò, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Quanta
rabbia provava…come lo detestava…come aveva potuto, come aveva potuto
fargli tutto quello?
”…ti maledico…ti maledico…”
ringhiò fra le lacrime, riversando sui ricordi che possedeva di lui tutta
la sua sete di vendetta. Ma sapeva che era inutile…un’anima condannata
e prigioniera non aveva alcuna possibilità di scagliare una
maledizione efficace su una persona viva…e per questo il suo odio
aumentava ad ondate…vi si sarebbe annegato volentieri, se fosse servito
a vendicarsi…
”…che…rabbia…”
Perché gli dei si divertivano tanto ad accanirsi su di lui?
Qual era stata la sua colpa? Cosa aveva fatto di male nella sua vita
scomparsa nelle nebbie dei ricordi, cosa aveva compiuto per essere
vittima di tale destino?
Se lo chiese molte volte, mentre vedeva quella gente festeggiare nervosamente
il compimento del loro dovere. Il quadro…l’unico ricordo che aveva
di Yugi ed Anzu…il luogo dove poteva vederli sorridere…l’unica briciola
di legame rimasta fra loro…presto sarebbe andato lontano da lui. Troppo
lontano per poter sperare di vederlo nuovamente.
”Non lo rivedrò…mai?”
Un vecchio sentimento, ma da lungo tempo obliato, lo colmò.
La paura lo invase, mentre gli operai iniziavano a preparare gli imballi che lo avrebbero nuovamente accolto.
Lui era legato lì, e il quadro sarebbe finito in un luogo talmente
lontano che difficilmente sarebbe potuto tornare indietro…si sarebbero
divisi per sempre…non avrebbe avuto più nulla…
…nemmeno la speranza di un ricordo. Kaiba gli avrebbe portato via
anche quella. Dopo la sua speranza e il suo amore, si sarebbe preso
anche il passato.
Nulla. A lui non sarebbe rimasto nulla.
”Solo il dolore”
balbettò, rendendosene conto. Sarebbe rimasto in eterna balia
della sua solitudine, senza nemmeno poter sperare di rivedere quell’opera.
Saperla vicina al castello era sopportabile, ma dall’altra parte del
mondo era un’idea che lo straziava…non potevano farlo…non potevano
portarglielo via…
…non aveva nient’altro…
”Yu…gi. Anzu…Yugi…Yugi…”
Ma nella sua mente c’era solo una figura a dominare. Era quella di
Seto Kaiba che rideva, rideva, sghignazzava del suo dolore, si prendeva
gioco della sua esistenza, lo usava come passatempo carnale e poi
lo gettava via…prometteva e distruggeva…
…e godeva della sua sofferenza.
”Bene. Iniziate a rimetterlo nell’imballaggio”
”Sì signore”
CLING CLING CLING
Non aveva più nulla. Kaiba si sarebbe portato via tutto. Lui
sarebbe rimasto lì, solo, ad annegare nella tristezza e nell’odio.
Sì, l’unico suo vero compagno e amico sarebbe stato l’odio.
”NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!”
Gli operai non fecero in tempo nemmeno a sollevarlo, perché
tutti i vetri della sala esplosero. Finestre, lampadine, macchine
fotografiche, cellulari…tutto il vetro andò in frantumi. La
sala piombò nel buio. Si riempì di grida e di panico.
Tutti corsero fuori, cozzando gli uni contro gli altri. Qualcosa di
grosso cadde e si ruppe.
E anche la catena che teneva legata l’anima all’oro si spezzò.
Senza preavviso la maledizione si frantumò, tranciata di netto
dalla forza dell’odio unita a quella della disperazione. L’infelicità
sarebbe stata troppa da sopportare…doveva seguire quel quadro…raggiungere
Seto Kaiba…
…e fargliela pagare.
”TI ODIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
urlò, gettandosi verso il dipinto e fondendosi nuovamente con
il Millenium Puzzle, non più fatto d’oro ma di tempera gialla…anche
se instabile e delicata, quella sarebbe stata per un po’ la sua casa.
Non era adatta a contenerlo, non era provvista del potere magico per
accogliere un’anima infuriata, ma proprio il suo odio sarebbe stato
il collante necessario a rendere momentaneamente adeguato quel triangolo
di pittura, almeno fino al compimento della sua vendetta.
’Questo quadro sta andando da Seto Kaiba…io lo raggiungerò
con esso!’
Non si stupì nemmeno di essere riuscito a liberarsi, né
dell’essersi fuso col dipinto. La possanza del suo odio era tale da
rendere possibile qualsiasi impresa…era pronto a tutto per avere almeno
la sua vendetta.
’Seto…Kaiba…’
pensò, chiudendo gli occhi e concentrandosi sulla necessità
di mantenersi legato alla pittura.
Doveva arrivare intatto sino in Giappone, fino da lui…
….da Seto Kaiba…
…vendicarsi di esser stato gettato via così, di aver subito
quei giochi ai danni del suo cuore…
…dopo di che sarebbe sparito per sempre. Sapeva che non avrebbe potuto
oltrepassare i cancelli che gli precludevano il Regno dei Morti, dato
che non aveva più un corpo con cui poter morire, e che si sarebbe
dissolto nella prima luce dell’alba.
Ma era pronto. Aveva vissuto e sofferto abbastanza. Era giunto il
momento di farla finita. Avrebbe colto la sua vendetta, e si sarebbe
dissolto.
’Sì’
Era la soluzione migliore, per sé e per tutti quelli coinvolti
nella sua tragica storia.
Inchinandosi
profondamente, il fotografo consegnò a Seto Kaiba la foto incorniciata.
Prima di quel lavoro era stato un po’ a disagio di fronte a un presidente
tanto giovane ma risoluto, però…dopo l’esperienza vissuta al
castello, relazionarsi con lui gli risultava decisamente più
facile. Durante la notte si svegliava ancora coi brividi, al pensiero
della folata di gelo inspiegabile e dell'esplosione seguente.
’Non lavorerò mai più in un luogo infestato’
pensò, mentre Kaiba studiava con attenzione la foto.
’Spero tanto che sia di suo gradimento’
La sola idea di dover tornare là dentro lo faceva tremare…ma
avrebbe osato rifiutare un nuovo lavoro commissionatogli da quel ragazzo,
dopo tutti i soldi che gli aveva dato?
”So che ci sono stati dei problemi”
mormorò Kaiba, inclinando la testa mentre osservava assorto
la macchia d’oro sullo sfondo. Non ne comprendeva il motivo, però…sentiva
come se qualcosa stesse tentando di tornare alla luce, nei suoi ricordi
persi…
”Sì. Fortunatamente ero assicurato”
”Hn. Nonostante tutto hai fatto un buon lavoro”
Quella foto gli piaceva…era esattamente quello che voleva.
”La ringrazio”
rispose l’altro in un soffio, pregando ardentemente che quella conversazione
terminasse in fretta. Se era davvero soddisfatto, poteva lasciarlo
andare…aveva un bisogno terribile di stendersi al sole e di scaldarsi
un po’…e Kaiba, perso nella contemplazione di quell’immagine, sembrò
accontentare il suo desiderio inespresso:
”Bene, puoi andare. Se avrò ancora bisogno di te, ti farò
chiamare”
”Come desidera, signor Kaiba. Sarò sempre a sua disposizione”
’Sperando in una location più tranquilla, la prossima volta’
pensò mentre si inchinava e si ritirava, lieto che fosse finito
tutto in fretta. Al presidente doveva davvero piacere la sua opera,
altrimenti non si sarebbe sprecato in una lode, né lo avrebbe
congedato con tanta gentilezza.
’Devo proprio averlo colpito’
Non sapeva se fosse un bene o un male…mentre entrava nel taxi continuò
a rimuginare. Kaiba gli aveva dato un sacco di soldi e la possibilità
di creare qualcosa di unico, però finire di nuovo in balia
degli spettri lo terrorizzava.
’Bah, non devo pensarci ora. Adesso mi aspetta solo una luuunga vacanza
su qualche isola polinesiana…’
………
Il giovane presidente chiuse le pesanti tende della sua camera. L’auto
che stava portando Mokuba alla festa di Halloween era sparita dalla
sua vista, e lui poteva iniziare a rilassarsi. Sarebbe finalmente
rimasto solo nella villa, quella notte. La servitù era quasi
tutta in licenza, e i pochi che erano rimasti in servizio dormivano
nella dependance. Aveva la casa solo per lui, luogo dove dar vita ai suoi desideri. Mokuba avrebbe dormito in uno dei loro alberghi, non c’era
da preoccuparsi di nulla, poteva fare quello che voleva…si stiracchiò,
scompigliando i capelli. Da poco si era fatto la doccia, ne era uscito
giusto in tempo per salutare il fratellino, ed era rilassato come
raramente si era sentito.
Era soddisfatto…aveva raggiunto il suo scopo, portando in Giappone
il dipinto. Quell’affare era stato più facile del previsto…gli
eredi dei duchi di Baviera erano stati più che felici di sbarazzarsene,
troppe le cupe leggende che vi aleggiavano attorno, e lui aveva assicurato
loro che lo avrebbe portato talmente lontano che non ne avrebbero
più nemmeno sentito parlare.
Si infilò una vestaglia pesante e raggiunse il suo studio,
poco distante. Lì riposava temporaneamente il dipinto, coperto
da un lungo telo bianco, in attesa di una collocazione definitiva.
Non era ancora stato in grado di districare abbastanza i suoi pensieri
da riuscire a decidere dove appenderlo…nello studio sarebbe stato
molto bello, però…
…però…
…però era da troppo che l’immagine sfocata di come lui se l’era
immaginato sfiorava i suoi sogni. Li blandiva, sussurrava nella sua
testa, lo attraeva…
’Se lo appendessi in camera lo sognerei meglio?’
…e la realtà non era affatto inferiore alla fantasia. Quando
se l’era trovato davanti, dopo averne visto la foto, qualcosa in
lui aveva sussultato. Il ricordo di quei giorni, perso nelle nebbie
dopo l’incidente, era tornato a manifestarsi. Non molto chiaramente,
perché non ricordava razionalmente ciò che aveva fatto,
tuttavia con prepotenza. Qualcosa di importante, legato a quel quadro,
qualcosa che lui aveva scordato ma che non avrebbe dovuto dimenticare…si
mordicchiò un labbro. Non capiva perché, però
si sentiva in colpa. Non aveva fatto nulla di sbagliato, però
si sentiva colpevole, come se dimenticando avesse perso anche un legame
importate. E come se non avesse fatto qualcosa di vitale.
Sospirò, guardando il telo bianco. Non lo aveva ancora tolto
da quando era arrivato lì, quella mattina. Non l’aveva visto
da solo, ma unicamente con altre persone. Di fronte a quella tela
coperta si sentiva in soggezione…sapeva che era stupido e irrazionale,
però non aveva ancora avuto il coraggio di scoprirla.
’Che stupidaggine’
Si ripromise di farlo al più presto. Lui era Seto Kaiba, non
poteva temere una tela dipinta centinaia d’anni prima.
’Meno male che non ne ho parlato con Mokuba’
Il fratellino non l’avrebbe preso in giro, ma sicuramente si sarebbe
preoccupato. E di certo lo avrebbe trascinato a fare decine di esami,
per vedere se fossero spuntate nuove conseguenze dell’incidente di
un anno prima.
Si recò davanti alle finestre, guardando la notte cupa a est.
Tutto era nero, pochissime stelle brillavano in cielo. Erano lui e
il dipinto, solo loro, uniti in qualcosa di speciale. Istintivamente
si massaggiò la cicatrice che aveva sul cuoio capelluto, unica
testimonianza materiale di quello che era accaduto un anno prima.
Pareva pulsare, ed era la prima volta che gli capitava…non capiva…e
questo lo irritava e spaventava assieme. Sembrava che con l’avvento
di quell’opera il controllo su tutto gli fosse scivolato via dalle
mani, nonostante in apparenza nulla fosse cambiato. E questo era un
problema, per lui. Se si fosse trovato perso in balia del nulla, che
fine avrebbe fatto?
’Causerai il mio smarrimento?’
Fissò il telo bianco. Era strano, però credeva di sentire
qualcosa provenire dalla tela, un’aura colma di odio che aspettava
solo di essere liberata.
”Ma che scemenza”
borbottò, muovendosi con risoluzione fino a giungere di fronte
all’opera. Alzò la mano, prese un lembo del telo. E tirò,
gettandolo a terra.
Il dipinto era di fronte a lui, splendido…ma il respiro di Kaiba si
mozzò. La piccola piramide d’oro capovolta che un ragazzino
aveva al collo stava brillando.
”…ma che…”
Arretrò di un passo, mentre la luce aumentava di intensità.
Non poteva essere vero…si strofinò gli occhi, ma l’incredibile
scena di fronte a lui divenne ancora più inverosimile.
Un ragazzo…no, il ragazzo con la piramide al collo era lentamente
emerso dal dipinto.
(come fa il Faraone nelle prime immagini della sigla ”Shuffle”; n.d.Hymeko)
”Ah…”
L’altro aprì gli occhi, di un bellissimo color viola…ma Kaiba
non ebbe il tempo di ammirarli, perché il viso placido e senza
espressione si tramutò in una maschera sfigurata da un ghigno
spaventoso.
”Finalmente ti ho ritrovato”
ringhiò l’essere trasparente che galleggiava di fronte a lui,
emettendo all’improvviso sottili spirali di potere oscuro.
Kaiba deglutì, il fiato che improvvisamente si vedeva per il
gelo che era di colpo calato nella stanza. Aveva freddo, ma non riusciva
a muoversi. Le sue gambe avevano ceduto senza che se ne accorgesse,
e le dita artigliavano il tappeto su cui giaceva.
”T-Trovato…?”
”Esatto”
Il presidente tentennò, asciugandosi il sudore e notando con la poca
calma rimasta che il fiato di quell’apparizione non si vedeva…e il
fatto che galleggiasse poteva voler dire solo una cosa. Per quanto
fosse impossibile da credere, che altra spiegazione poteva esserci?
Non era il frutto della sua tecnologia…
”S-Sei uno spettro?”
Il ghigno del fantasma aumentò, ma Kaiba realizzò in
un angolo del cuore, senza avere la più pallida idea di come,
che quell’anima persa stava enormemente soffrendo, sotto tutta quella
rabbia.
”Sì…sono uno spettro che tu hai creato. Sei contento di rivedermi, Seto Kaiba?”
”Rivederti? I-Io?”
Rialzandosi, il presidente lo studiò. Mentre galleggiava tremava
di piacere, in estasi per quell’incontro. Sul suo viso era dipinta
una smorfia crudele, però gli occhi erano limpidi, colmi di
sofferenza. Per quello spirito vederlo doveva essere fonte di gioia
malvagia, e di dolore profondo.
”Sì…tu”
Allungò una mano, e Kaiba si ritrasse istintivamente, per sfuggire
al freddo che emanava.
”Ma io non ti conosco”
Il vetro di un basso tavolino poco distante esplose. I frammenti schizzarono
come dardi per tutta la stanza, graffiando al viso il presidente.
Nemmeno un suono uscì dalla sua bocca, troppo scioccato persino
per urlare.
”N-Non mi…conosci?”
ringhiò il fantasma, ribollendo d’ira. Ma Kaiba vedeva bene
che quell’affermazione aveva fatto aumentare il dolore, più
che la rabbia. Sembrava incredibile, però i suoi occhi viola
erano lucidi di lacrime inesistenti.
”N-No”
Anche il vetro di una libreria esplose, ferendolo a un braccio.
”Ah!”
’Devo tentare di calmarlo’
Altrimenti rischiava di venir macellato da schegge impazzite…
’Meno male che Mokuba è al sicuro’
”Tu…tu…TU!!!!”
Lo spettro urlò, e tutto ciò che era vetro andò
in frantumi. Kaiba si rannicchiò contro la scrivania, mentre
i pezzi di vasi, di finestre, di un televisore e di alcune vetrine
schizzavano da tutte le parti. Si erano tramutati in aguzzi proiettili
vaganti, era come essere nel mezzo di una sparatoria. E lui era la
vittima prescelta.
”Fermati!!!”
urlò, non avendo idea di come fermarlo. Ma l’intensità
del vortice d’odio aumentò…Kaiba strinse i denti, mentre frammenti
di vetro gli sfregiavano il corpo. Affilati come rasoi, erano in grado
di strappargli lembi di vestiti, ma sembrava che non colpissero mai
abbastanza in profondità da causargli danni seri. No, era come
se…volesse farlo soffrire un po’, giusto per divertirsi.
’Cosa devo fare?’
pensò senza arrischiarsi ad aprire un occhio.
E, d’un tratto, tutto cessò.
Rimasero entrambi immobili per qualche attimo, respirando appena.
Poi Kaiba aprì una palpebra e lo guardò. Lo spettro
fluttuava a una decina di centimetri da terra, e sembrava più
stanco e scioccato di lui. Se fosse stato vivo sarebbe stato coperto
di sudore…invece si limitava a galleggiare stancamente, a capo chino,
senza guardarlo.
Kaiba si alzò, appoggiandosi alla scrivania, perdendo rivoli
di sangue. Il suo istinto di sopravvivenza gli stava urlando di correre
via il più in fretta possibile, ma la parte razionale continuava
ad avere il controllo. Se fosse scappato lo avrebbe fatto a pezzi,
poco ma sicuro…
”Ti sei ricordato, adesso?”
Deglutendo, il presidente decise di dirgli la verità. Non era
nella posizione di mentirgli…se avesse scavato appena sotto la superficie
avrebbe scoperto il suo bluff, quindi…
’Anche se così rischio davvero di essere maciullato…’
”No”
borbottò.
Lentamente, la testa dell’altro si alzò. Anche se non vedeva
segni di lacrime, sembrava avere gli occhi gonfi di pianto.
”No?”
”No”
”Non ti ricordi di…me?”
Kaiba scosse la testa.
”Dopo tutto quello che mi hai detto…ti sei scordato di me?”
”………”
”Con tale semplicità mi hai rimosso…e hai continuato come se nulla fosse la tua ricca vita?”
L’aura malvagia tornò a gonfiarsi attorno a lui, e Kaiba si
trovò sanguinante e immerso in una nuova ondata di gelo.
”…te ne sei lavato le mani senza pensare a me…”
”Io…non so di cosa tu stia parlando”
Chiudendosi in se stesso, lo spettro cominciò ad emanare una
lugubre aura nera. Il suo odio si stava condensando, gocciolava sul
tappeto come acido…
”Valevo così poco per te? Io…non ero nulla?”
”C-Calmati…”
Cosa poteva fare? Se si fosse scatenato di nuovo lui ci avrebbe rimesso
la pelle…doveva tenerlo calmo, non aveva scelta…
”Calmarmi?! Come puoi chiedermi di CALMARMI???!!!”
L’onda del suo rancore colpì in pieno il presidente, che venne
sbattuto come una bambola di pezza contro la parte dietro di lui.
La sua fortuna fu che quel pezzo di muro era vuoto, perché
appena mezzo metro più in là c’erano i resti di un’anta
che lo avrebbero ucciso.
”Io non so chi tu sia! Non so cosa ti ho fatto!”
”Mi hai gettato via! Ecco cosa mi hai fatto! Hai promesso di rimanermi
vicino, di pensare a me, invece appena te ne sei andato mi hai messo
da parte come un oggetto inutile! Dopo tutto quello che mi avevi detto,
dopo tutto quello che avevi visto! Te ne sei fregato di tutto!!! Io
non sono un tuo giocattolo!!!”
Kaiba si alzò, pulendosi il sangue dal labbro che si era tagliato.
Era incredibile, eppure quel fantasma che lo aveva quasi ammazzato
era in lacrime.
Si raddrizzò, e avanzò di un paio di passi, senza staccare
gli occhi da lui. Nonostante il suo dolore, il rancore, l’acredine,
lui vedeva chiaramente la sofferenza che lo stava torturando.
”Perché piangi?”
domandò ancora prima di rendersene conto.
L’altro digrignò i denti:
”Per tutto quello che mi hai fatto. Io ti odio! Mi hai illuso…di essere
importante per te! E poi…adesso mi dici che ti sei persino dimenticato?”
Non emanava più odio, solo dolore…a quanto pareva, era in conflitto
con se stesso. Odiarlo o soffrire, era in balia di sensazione estreme
e strazianti.
”Spettro…se davvero sono la persona che hai conosciuto, e se ti ho
scordato, il tuo rancore è comprensibile”
”Ti odio…ti odio così tanto…”
gemette, stringendosi le braccia attorno al petto. Perché doveva
soffrire così, perché lo doveva far star male in quella
maniera? Perché lo aveva scordato, perché?
”…mi odi a tal punto da provare dolore?”
”Sì”
ringhiò lo spettro, fissandolo con ferocia. Non voleva la sua
compassione, non voleva più nulla da lui! Aveva bisogno solo
di un briciolo di vendetta, poi dell’oblio eterno…la sua fine era
segnata, eppure non lo spaventava. Sarebbe stata una bella fine, smettere
di esistere…
”Questo è un controsenso…”
Kaiba sapeva che mettersi a parlare di simili finezze con uno spettro
inviperito contro di lui non era una mossa geniale, ma quello era
il cuore della questione. Tutto era partito da lì…se ne fosse
venuto a capo, forse avrebbe potuto placare la sua ira.
”Vuoi che ti spazzi via in un colpo solo? Te e questa miserabile città?”
sibilò l’altro, fluttuando di fronte a lui, mentre filamenti
d’odio riprendevano a colare fuori dal suo essere.
”No…voglio solo comprendere”
”Non c’è nulla da comprendere! Non solo mi hai tradito, ma ti sei anche dimenticato di me,
e io ora sono qui per vendicarmi”
Il presidente sospirò, in preda a una strana calma, come se
non gli importasse più nulla…o come se non vedesse un’altra
via di uscita. Il ricordo lontano di Mokuba lo faceva ancora rimanere
legato alla vita, e per convincere quello spettro a desistere dai
suoi intenti doveva rimanere calmo.
”Come sai, io non ricordo di averti mai incontrato. Come sei certo
che sia proprio io la persona che ti ha dimenticato?”
”Non ho sbagliato, se è questo che insinui. La mia anima è
piena dei tuoi ricordi, Seto Kaiba. E del nostro incontro, avvenuto
un anno fa a Neuschwanstein”
Kaiba sussultò:
”A Neuschwanstein?”
”Già…Neuschwanstein. Dove io sono stato imprigionato per centinaia
d’anni…dove tu mi hai dato una speranza…prima di gettarmi via! Io
ti maledico, Seto Kaiba!!!”
Ma l’altro non reagì come lui aveva immaginato. Non stava tremando
impaurito, non vi era traccia di spavento in lui. Anzi…lo stava fissando
come se fosse davvero interessato a lui.
”Un anno fa…a Neuschwanstein”
”Sei stupido oltre che un traditore? È quello che ti detto!”
”Allora tu…”
Gli occhi blu si sgranarono, e lo spettro rimase sorpreso…
”…tu appartieni a quei ricordi!”
”Quei ricordi?! Ma quali vuoi che siano?!”
Ma Kaiba non lo ascoltava più…lo aveva trovato…un legame col
frammento di passato perso…era di fronte a lui. Non gli importava
se sotto forma di fantasma, l’importante era che fosse di fronte a
lui.
”Tu non sai nulla!!”
sbraitò di colpo Kaiba, tornando a essere se stesso. Era stato
quasi affettato per colpa di un incidente…
…di scatto allungò una mano per afferrarlo, anche se sapeva
che non avrebbe trovato nulla da prendere. Voleva solo raggiungerlo
in qualche modo…
FLASH
…pesanti tendaggi alle pareti…
…vesti leggere nonostante il freddo…
…una macchia d’oro…
…tizzoni quasi spenti…
…occhi d’ametista…
…occhi di zaffiro…
…strani capelli a punta…
…sottili capelli castani…
…pelle pallida e pelle pallida…
FLASH
Kaiba barcollò e cadde pesantemente all’indietro, ferendosi
i palmi sui cocci. Aveva freddo…era sbiancato. Ma cos’era quella visione,
cosa gli aveva mostrato quello spirito?
”C-Cosa mi hai fatto?”
balbettò, pulendosi il viso con una manica…ma lo spettro lo
guardò con tristezza:
”Hai solo ricordato attraverso me”
”Cosa?”
Era già abbastanza difficile credere all’esistenza di un fantasma,
ma addirittura avere le visioni…
Chiudendo gli occhi, lo spettro si permise di manifestare una sorta
di stanchezza:
”Sfiorandoci, noi abbiamo la possibilità di…ricordare il passato,
anche remoto. Persino accadimenti lontani millenni…le nostre vite
distanti ere”
”Non è…possibile”
”Perché no? In fondo, non ti stai facendo problemi a parlare
con un fantasma”
”…tu, per quanto incredibile, sei di fronte a me…e non vedo in che
altro modo potrei spiegare la distruzione di questa stanza”
Lo spettro si guardò in giro, quasi incredulo di tutta la distruzione
causata. Scosse il capo:
”Non volevo distruggere tutto…non so controllare bene il mio potere
adesso che sono fuori”
Kaiba inarcò un sopracciglio:
”Ti stai scusando?”
”…no. Ma non ho nulla contro questa abitazione. Sei solo tu quello
che odio…mi sarei dovuto sfogare in un altro modo”
Esisteva da abbastanza da aver acquisito un certo autocontrollo, ormai…o
almeno così aveva sempre creduto.
Il presidente lo studiò. Stava abbassando la guardia, non era
più iroso come fino a poco prima. Sembrava stanco, svuotato,
come se si stesse rendendo conto che non valeva la pena di darsi
da fare in quel modo. Doveva agire, non poteva aspettare oltre.
”Comprendo che tu sia in collera con me, data tutta la sofferenza
che ti porti dentro. Ma ti sei mai chiesto come mai io ti abbia dimenticato,
se davvero eri tanto importante?”
”…che tu mi abbia scordato l’ho scoperto solo ora. Ho sempre creduto
che non fossi importante, per te. Che ti fossi…annoiato…o qualcosa
del genere. O che l’interesse che mi avevi dimostrato fosse solo una
finta per poter dormire in pace”
”Dormire?”
L’altro scostò gli occhi:
”Solo tu riuscivi a sentirmi piangere…immagino ti desse fastidio,
così hai finto di essere…gentile con me”
”…credi che potrebbe mai accadere una cosa simile?”
mormorò il presidente, inclinando il capo. Lo vedeva davvero
tanto brutto?
”Sì…dato che è avvenuta. E ora sono qui per distruggerti”
Si fronteggiarono in silenzio, poi il fantasma alzò lentamente
un braccio, puntando la mano aperta contro di lui:
”Sei pronto a ricevere tutto il mio odio?”
Kaiba scostò piano i capelli che gli coprivano il cuoio capelluto:
”Vedi questa cicatrice? È da un anno che ce l’ho…da quando
sono sceso dall’aereo che mi ha riportato in Giappone dalla Germania”
”E allora?”
sussurrò lo spettro, mentre l’odio si condensava fra le sue
dita…
”Il treno dall’aeroporto è deragliato…sono rimasto per parecchi
giorni in coma…e il coma mi ha portato via molti ricordi. Tutti quelli
del mio viaggio in Germania, ad esempio…”
Negli occhi viola si insinuò un dubbio…qualcosa sembrò
infrangersi…un tremito che rendeva instabile i suoi propositi di vendetta…
”N-Non ci credo”
”Anima colma di dolore, io non ti ho gettato via, non mi sono stancato
di te. I ricordi mi sono stati sottratti, nella mia memoria c’è
una voragine nera che non riesco a colmare”
L’altro scosse la testa, stringendo gli occhi. No…no…no…
”Mi stai mentendo per salvarti la vita!”
”…è logico che tu lo creda…quindi ti chiedo di permettermi
di mostrarti le prove”
”Non muoverti!”
Era in panico, quindi instabile…Kaiba annuì, indicandogli la
scrivania coperta di detriti:
”Là dentro, in un cassetto, c’è la mia cartella clinica.
Ci sono anche delle foto”
Lo spettro deglutì. Aveva paura, una paura tremenda di scoprire
la verità. Non voleva sapere che aveva avuto davvero un incidente,
voleva poterlo continuare tranquillamente a odiare…
…altrimenti cosa gli sarebbe rimasto? Se avesse perso il motivo della
sua vendetta, non avrebbe avuto nemmeno più l’ultimo suo scopo…
”Permettimi di mostrartela”
Mordicchiandosi le labbra, il fantasma fissò la scrivania.
Esitava, in preda ai dubbi. Anche se era uno spettro, i suoi sentimenti
umani non erano cambiati. Poteva ancora provare paura, odio, rimorso,
vergogna…terrore.
’Ho sbagliato tutto?’
pensò con orrore, strappato fra la voglia di vendetta e l’ansia
per gli ultimi sviluppi. Se davvero si fosse sbagliato, se Kaiba non
l’avesse dimenticato volontariamente, allora…allora lui…cosa aveva
fatto?
”…mostramela”
bisbigliò, mentre il mondo attorno a lui iniziava a crollare.
Se era la verità, lui era giunto in modo davvero inglorioso
alla sua fine.
”Ecco…”
Kaiba gli mostrò vari fogli…foto…encefalogrammi…radiografie…
…le date corrispondevano, era tutto inequivocabile…
…era stato davvero in coma, in quel periodo.
”Questo dimostra solo che hai avuto un incidente, non che mi hai dimenticato
davvero!”
In preda alla disperazione, lo spettro tentò di aggrapparsi
all’ultima sua vana speranza. Anche se fosse stato così, Kaiba
avrebbe negato…e lui non avrebbe mai avuto il coraggio di prendersela
con una persona che forse non aveva davvero più i ricordi.
Non poteva farlo, non poteva distruggerlo se era stato vittima delle
circostanze…
…abbassò la mano. Sapeva di aver perso. Non poteva che attendere
serenamente l’alba, e sparire nel suo abbraccio.
’Almeno tutto finirà presto’
”Lo so…è solo la mia parola. Ma non ho altro”
Kaiba si avvicinò a lui…il fantasma s’era accasciato a terra,
il capo chino. Non piangeva, non emetteva più un suono, sembrava
svuotato da tutto, come se non gli importasse nulla.
’Cosa faccio adesso?’
A ragion di logica avrebbe dovuto andare a farsi visitare, però
quell’anima persa gli faceva molta pena. Anche lei era preda del dolore,
piegata dalla sofferenza…quella condizione li rendeva simili, li avvicinava
enormemente. Avevano passato situazioni affini, il destino era stato
crudele con entrambi…non riusciva a lasciarlo solo.
’Io non avrei voluto essere abbandonato’
pensò, ricordando di quando lui e Mokuba erano stati scaricati
davanti a un orfanotrofio. Se solo qualcuno li avesse sfiorati con
una mano gentile, forse la loro vita sarebbe stata più facile…
Il presidente allungò le dita…
FLASH
…profumo di legno e di cera d’api…
…un pianto sommesso…
…la tristezza nell’aria…
…il freddo del pavimento…
…una porta possente…
…tristi festoni sgualciti…
…bracieri nel centro di un salone…
…una pozza di luce lunare…
…un’anima colma di dolore…
…un pianto senza termine…
FLASH
Kaiba respirò a fondo, mentre le immagini viste non avevano
riscontro coi suoi ricordi. Quella era davvero la storia del loro
incontro?
”Quello che ho visto…è la verità?”
”…sì…se vuoi fidarti della mia memoria”
Mordicchiandosi il labbro, Kaiba si trovò davanti a un bivio.
Se si fosse rifiutato di credere, non avrebbe avuto nemmeno un modo
per creare un legame con lui. Al contrario, se avesse accettato tutto
quello come verità, non solo avrebbe trovato i suoi ricordi,
ma avrebbe potuto vivere una straordinaria esperienza di unione con
un fantasma.
”…lo farò…ma tu fidati di me”
Gli occhi viola lo studiarono:
”Eh?”
”…abbandona l’odio…accetta quello che è accaduto come una fatalità
della vita, e guarda avanti con serenità”
”…io…”
”Non sarai solo…ora sei qui, in questo dipinto…assieme a me”
”A-Assieme?”
Kaiba annuì:
”Io ti starò accanto, non sarai più solo. Tu mi donerai
i ricordi che ho perso…aiutami a ricordare. In cambio io ti donerò la serenità che avresti già dovuto ricevere”
”Io…”
Negli occhi viola c’era una leggera nota di panico, che il presidente
interpretò come paura per una situazione cui non era pronto.
Non era stato in grado di sfogare l’odio, anzi, la sua vittima gli
stava proponendo di stare assieme a lui…doveva essere confuso.
”Possiamo imparare da entrambi. Io ti mostrerò questo mondo,
e tu mi guiderai nei miei ricordi perduti”
Lo spettro deglutì, in silenzio. Cosa poteva fare? A lui…a
lui sarebbe piaciuto stare di nuovo con Kaiba, parlargli di quello
che era successo a Neuschwanstein, e vedere l’angolo di mondo dove
erano, ma soprattutto…esplorare il remoto passato di cui il ragazzo
non aveva ricordo, le memorie perse in cui loro si…amavano…
…si erano amati…
Il fantasma soffocò un singhiozzo. Non poteva farlo…non ne
aveva la possibilità. All’alba lui sarebbe svanito per sempre,
non aveva un luogo dove tornare, quel dipinto non poteva più
contenerlo…sarebbe svanito senza aver mai veramente avuto un significato…
’Perché?’
pensò, chiudendosi in se stesso. Cosa aveva fatto, cosa?
”Ehi…”
”Scusa…scusa…”
piagnucolò, rendendosi conto di quanto si fosse comportato
male con Kaiba. Era andato là senza dargli il beneficio
del dubbio, certo del suo tradimento, senza nemmeno provare a pensare
che lui era stato relegato in un mondo limitato, dove non tutte le
notizie arrivavano…se gli avesse dato un po’ di fiducia…qualcosa sarebbe
potuto cambiare?
”Non lo so”
mormorò a se stesso, mentre sentiva in lontananza Kaiba che
lo chiamava…
”…è tutto a posto”
balbettò alla fine. Avrebbe accettato con grazia il suo destino.
Dissolversi nel nulla non sarebbe stato doloroso, e lui avrebbe smesso
di esistere in quella maniera patetica.
”No che non lo è. Sembra che tu sia persino troppo trasparente,
per essere un fantasma!”
L’altro ridacchiò:
”In fondo è così…l’alba si avvicina”
Kaiba inclinò il capo…non si era reso conto che fosse trascorso
tanto tempo:
”Devi tornare nel dipinto?”
chiese, guardando il gruppo di personaggi dipinti.
”…no, non posso tornarci. Non è mai stato un contenitore adatto
a un’anima, sono riuscito ad arrivare sin qui solo grazie all’odio
che provavo”
”Ah…”
Il presidente decise di soprassedere su quell’ultima parte…
”…ma allora dove andrai a passare le giornate?”
L’altro chiuse gli occhi:
”Non andrò più da nessuna parte…svanirò per sempre,
in quest’alba”
”Eh?”
”È giunto il momento che io mi dissolva”
Qualcosa, una goccia di tristezza, scivolò in Kaiba:
”Raggiungerai l’Aldilà…il regno dei morti?”
Un po’ gli spiaceva…nonostante tutto, non riusciva a voler male a
quel ragazzo. Gli sarebbe piaciuto conoscerlo meglio, comprendere
i motivi che glielo facevano sentire così vicino…ritrovare
quei ricordi che dovevano essere tanto preziosi…
…ma il fantasma scosse la testa:
”Per poterlo fare dovrei essere legato a un corpo, poter morire…io
mi scioglierò nella luce, e basta”
”Continuo a non capire…cosa ti accadrà esattamente?”
Lo spettro sorrise tristemente:
”Semplicemente cesserò di esistere. Non rimarrà alcuna
traccia di me”
Kaiba sussultò:
”C-Cosa?!”
”Lo sapevo che sarebbe accaduto questo, fin dal momento in cui ho
lasciato la Sala del trono a Neuschwanstein. È il destino che
mi sono scelto, dopo essermi vendicato di te. Non l’ho più
fatto, ma la scelta è irreparabile. Io…non ci sarò più
e basta”
”Non puoi fare una cosa simile!”
”Perché no?”
Kaiba sbatté un pugno a terra:
”Perché non sei solo, sei legato a me, non puoi venir qui,
combinare questo macello e poi andartene come se nulla fosse successo!”
Lo spettro abbassò gli occhi:
”Scusa…ma non c’è altra soluzione. Io…questo è il mio
destino. Non ho alcun luogo dove tornare”
Kaiba strinse i pugni. Cosa poteva fare? Cosa? Come aiutarlo? Che
rifugio poteva offrirgli?
Allungò una mano.
FLASH
…il suo sorriso…
…il suo profumo…
…il suo corpo…
…calore…
…sudore…
…gemiti…
…piacere…
…ansiti…
…luce accecante…
…spossatezza…
…baci leggeri…
…felicità…
FLASH
’No…no…’
Non poteva perderlo. Kaiba sapeva che non era totalmente lui a decidere,
che c’era una mano discreta che lo stava accompagnando, ma comunque
era un suo desiderio…doveva legarlo a sé.
”Resta con me”
”…non posso. Io non ho nessun luogo dove andare”
sussurrò il fantasma, dolendosi con tutto il poco animo che
gli restava.
”Hai me”
rispose Kaiba stupendo persino se stesso.
”Sei talmente gentile…grazie per esser restato accanto a me fino alla
fine”
Il presidente scosse il capo:
”Hai frainteso…non dovrai più stare in oggetti inanimati…ti
accoglierò in me”
Lo spettro sgranò gli occhi:
”Ma cosa…”
”C’è abbastanza posto per due anime…vieni, non dovrai più
piangere da solo”
A bocca aperta, lo spirito non smetteva di fissarlo. Lui era andato
lì per farlo a pezzi, lo aveva quasi sminuzzato…e Kaiba gli
offriva il suo corpo come rifugio?
”M-Ma…”
”Niente ma! Muoviti, l’alba si avvicina”
”Kaiba…”
Non poteva farlo, non poteva rovinare così la sua vita…
”Ti sbrighi?”
”Io…”
”Due anime distinte in un corpo…andrà così, no?”
”…sì”
”Allora perché esiti?”
Un raggio di luce penetrò nella stanza. Kaiba protese le braccia…e
il fantasma vi si gettò.
Due
giorni dopo…
Certo che ne hai fatto di casino
Scusa!!!!
Kaiba fece una smorfia mentre lo spirito di Yugi galleggiava accanto
a lui. Erano nel suo ufficio, e stavano guardando le immagini del
progetto di ristrutturazione della stanza…avevano inventato una gran bugia da dire a Mokuba, che comunque continuava a guardare in modo sospetto il fratello. E già che c’erano, avrebbero fatto un po’ di modifiche, trasformandola a loro piacimento.
Mi dispiace…davvero…
Lascia perdere, io avrei fatto di peggio al tuo posto
Hn
Avevano parlato molto, si erano conosciuti meglio, e nonostante Kaiba
ancora non ricordasse, si erano avvicinati. La realtà era che
loro due si piacevano parecchio…ogni tanto frammenti del loro passato
remoto venivano a galla, e le due anime si scaldavano…ma erano momenti
rari, e in un certo senso, indesiderati. Per ora andava più
che bene così, volevano godersela finché durava. Se
avessero avuto bisogno d’altro, vi avrebbero prestato più attenzione.
Ma per un po’ sarebbero stati felici in quella maniera.
Yugi?
Hn?
Mi sa che la prossima riunione durerà parecchio
L’altro alzò le spalle, e si sedette in braccio a lui, anima
lieve che nessuno poteva vedere.
Vorrà dire che dormirò qui
e sbadigliò con gusto, accoccolandosi contro il suo petto.
Buon riposo
Kaiba si rilassò…Yugi dormiva già. Solo da quando si era legato
al suo corpo aveva la possibilità di riposare davvero, e la
stava sfruttando al massimo. Sentirlo dormire contro il petto gli
trasmetteva una sensazione di piacevole calore…stava bene con lui.
Era…dolce.
E lui era…felice…aveva agito nel modo giusto, ed era uno dei successi
di cui andava più fiero. Sarebbe stato legato a lui fino alla
fine…non era un brutto futuro.
Fine
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