Il desiderio più grande

di Molly-chan


Era un giorno d'autunno, un pomeriggio, verso le quattro, e il cielo si stava tingendo di rosso, come le foglie che cadevano dagli alberi situati ai lati della strada di campagna che un bel ragazzo stava percorrendo tutto solo.

Era un ragazzo alto, molto alto per i canoni giapponesi, quasi un gigante.

Solitamente era un giovane serio e pratico, ma in quel momento era perso nella meraviglia di quel spettacolo di foglie cadenti, ma si era smarrito ancora di più nei meandri dei suoi pensieri, pensieri che molta gente avrebbe considerato sbagliati, perversi o anche malvagi, anormali come il sentimento che lui provava per un suo coetaneo.

< Ma perchè doveva capitare proprio a me?!> pensava < perchè diavolo dovevo innamorarmi proprio di lui? Non potevo perdere la testa per una di quelle stupide ragazzine che mi corrono dietro?!>

Era talmente preso dai suoi pensieri che non si era neppure accorto di essere arrivato davanti alla casa dell'oggetto dei suoi desideri, una graziosa villetta a due piani, fino a che non sentì una voce allegra che lo chiamava

- Maki,capitano, che ci fai da queste parti? -

- Kyota! - esclamò il ragazzo dai capelli castani, preso alla sprovvista.

<Oddio! E adesso che gli dico? Che ero qui per caso? Ma se abito dall'altra parte della città!!! >

Maki si era fatto prendere dal panico, ma fu salvato dallo stesso Kyota che parve dimenticarsi della domanda precedente e che si avvicinò al suo capitano con un enorme sorriso stampato sulla faccia.

A Maki parve la personificazione di un Dio greco, anche se indossava solo u paio di jeans rotti al ginocchio e una t-shirt nera, ma aveva i capelli sciolti sulla spalle, un particolare che faceva impazzire Maki.

- Nuovo? - chiese Maki indicando l'acchiappasogni che l'amico indossava sopra la maglietta, un pò per smorzare l'imbarazzo che provava.

- Sì, me l'ha regalato Jin - rispose lui e a Maki parve quasi che nei suoi occhi si fosse accesa una luce mentre nominava il bravissimo tiratore da tre punti della loro squadra, il Kainan, e questo gli provocò una fitta di dolore e di gelosia.

- Ah, capisco. Beh, Kyota, devo andare, ciao - disse Maki girandogli le spalle bruscamente e andandosene di corsa  per non far vedere al suo amore le lacrime che iniziavano a scorrergli sulle guance.

Kyota Nobunaga, aveva appena finito di parlare con il suo migliore amico, Soichiro Jin, al telefono, che ancora una volta gli aveva consigliato di farsi avanti con il suo amato Maki, ma Nobunaga proprio non riusciva a dirgli quanto lo amasse, un pò per timidezza, ma sopratutto perchè temeva che dopo gli avrebbe fatto schifo o, peggio, che lo avrebbe odiato e che lui non l'avrebbe mai più visto, in questo modo anche il bellissimo rapporto di amicizia che li legava sarebbe andato perduto.

Era passato solo qualche minuto da quando Kyota aveva finito di parlare con Jin, quando scorse fuori, sulla strada di fronte a casa sua, l'oggetto dei suoi desideri e decise di andarlo a salutare, sentiva che forse quel pomeriggio sarebbe riuscito a dirgli quello che provava nei suoi confronti... o forse no... ogni volta che lo vedeva credeva che fosse quella giusta e poi non combinava una madonna.

-Maki,capitano, che ci fai da queste parti? -

- Kyota! - Maki gli parve sorpreso, ma non seppe dire se piacevolmente o no. Kyota decise di avvicinarsi al suo capitano, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli e sinceri, in cui cercò di mettere tutto il suo amore.

Maki era bellissimo: portava un paio di pantaloni neri attillati neri e una felpa viola con il logo della loro scuola in bella mostra e aveva i capelli scompigliati dal vento.

- Nuovo? - fece Maki, indicando unpunto nella sua maglietta. Kyota si costrinse a disincantarsi da quella vista stupenda e a rispondergli.

- Sì, me l'haregalato Jin - rispose ricordandosi di quello che gli aveva suggerito di fare l'amico, e cioè di andare direttamente al sodo con Maki, il quale però non gliene lasciò il tempo, perchè si congedò in fretta e furia, lasciando il povero Nobunaga con un palmo di naso.

<No!!! Se n'è andato! Forse ho fatto qualcosa di male. Accidenti a Jin! Altro che vai dritto al sodo! Non mi soo nemmeno avvicinato che è scappato!> Lo sconforto si era impadronito di Kyota, ma il suo proverbiale entusiasmo gli fece venire in mente una cosa < Ehi, ehi, aspetta un attimo, ma perchè è venuto fino a qui quado abita dall'altra parte della città e qui non c'è nulla che gli possa interessare? Qui c'è solo casa mia! Ma allora forse una possibilità c'è!> (però, la fa facile il tipo! ndM) e con questo se ne tornò in casa saltellando di gioia.

La mattina dopo Maki non aveva alcuna intenzione di andare a scuola, ma gli esami erano vicini e non poteva permettersi una bocciatura, non poteva rischiare, aveva già troppe assenze a causa della partite di basket o dei ritiri, quindi decise di farsi forza e di rivedere Nobunaga Kyota un'altra volta, anche a costo di morire di infarto, fulminato dalla sua bellezza e dalla sua vitalità.

In ogni caso quello non era il solo timore del ragazzo, quel giorno, aveva paura di quello che la marticola potesse aver pensato di lui il giorno prima, quando se ne era andatocosì in fretta e furia. Uscì dicasa sospirando e con lo sguardo basso e si avviò verso scuola, preparandosi a ricevere il musone che Kyota gli avrebbe rifilato per tutto il giorno.

Nobunaga, come al soltio non aveva sentito la sveglia e sua madre aveva dovuto urlare per venti minuti di seguito prima che si decidesse ad alzarsi, e, come al solito Jin era arrivato a prenderlo prima che lui fossepronto, allora il ragazzo più grande si era messo a conversare amabilmente con la madre dell'amico, che ormai lo considerava come un secondo figlio.

Quandoi due uscirono di casa Kyota era al settimo cielo e Jin immaginò che avesse parlato con Maki e, quindi gli chiese tutti i dettagli

- Dettagli? Quali dettagli? E' scappato prima che potessi fare qualcosa - gli disse Kyota.

Jin era piuttosto perplesso - Come, scusa? E come mai sei così felice, allora? -

- Bè, perchè è venuto fino a casa mia, no? -rispose la matricola tutta contenta.

- E tu ti accontenti di così poco? - a volte Jin proprio non lo capiva.

- Certo, dopotutto nel mio quartiere che c'è venuto a fare? Conosce solo me - gli rispose Kyota, fiero della sua intuizione geniale.

- Ah - disse soltanto Jin, ma pensò < Certo che a volte Nobu-chan è proprio contorto!>

Non ci misero molto ad arrivare a scuola e incrociarono Maki proprio quando stava per entrare a scuola , mentre loro dovevano ancora attraversre la strada.

-Maki, ehi, Maki, ciao! - sbraitò Kyota.

Jin era abituato ai modi di fare dell'amico e non badò neppure al fatto che tutti si erano girati a guardarli. Guardò a destra e a sinistra e attraversò. Nobunaga era rimasto indietro giusto una decina di secondi, giusto il tempo per assistere al disastro senza poter far niente.

Maki arrivò al cancello della scuola e stava ancora rimuginando dentro di sè sul pomeriggio prima quando sentì una voce che lo chiamava a squarciagola - Maki, ehi, Maki, ciao! - Era Nobunaga e non sembrava arrabbiato con lui! Poi scorse vicino a lui un'altra figura... Jin <Dannato!> pensò Maki rivolto al dolce ragazzo di seconda. Non fece quasi in tempo a terminare di formulare il pensiero che si sentì uno schianto tremendo - Jin!!! -

Jin era a terra e non si muoveva. tutti accorsero, Maki compreso.

Kyota stava sbraitando per salutare Maki, che era dall'altra parte della strada < Ma quando la finirà di comportarsi come una Nobuscimmia?> pensò rivolto al suo amico con un sorriso. Guardò a destra e a sinistra per controllare che non ci fossero auto

e poi attraversò. All'mprovviso si vide arrivare un'auto sportiva rossa lanciata a tutta velocità, che lo investì in pieno. Era arrivata come un fulmine e Jin non aveva fatto in tempo ad attraversare. Soichiro non sentì nulla, solo un gran torpore che si impadroniva prima del suo corpo e poi della sua mente, ma riuscì comunque a sentire Maki che gridava il suo nome, o, almeno così gli era sembrato. Dopo più nulla.

Ci fu una folle corsa verso l'ospedale dove il giovane giocatore di basket venne ricoverato: era caduto in coma.

-Dottore, la prego, mi dica, come stà il mio amico? - chiese Kyota ansioso al dottore che aveva visitato Jin.

-Sinceramente male, figliolo. Mi spiace, ma è caduto in coma e potrebbe anche non risvegliarsi più - rispose il dottore.

-Cosa?! Ma vorrà scherzare!Come sarebbe a dire che potrebbe anche non risvegliarsi più?! - Nobunaga satava dando in escandescenza e aveva preso il dottore per il colletto del camice, con una faccia che non prometteva nulla di buono e che fece pensare al pover uomo che avrebbe avuto bisogno presto dei suoi colleghi se qualcuno non fermava quella belva inferocita.

-Kyota, calmati - gli disse Maki, fermamente, mettendogli una mano su di una spalla. Maki si era fermato con Nobunaga all'ospedale, dopotutto Jin era unsuo compagno di squadra, uno dei migliori, sinceramente, ed era anche un buon amico, sempre dolce e comprensivo e Maki si sentiva davvero in colpa per quello che aveva pensato qualche secondo prima che avesse l'incidente.

Nobunaga lasciò il dottore.

Maki gli si avvicinò e chiese gentilmente - Non potete fare nulla per lui? -

- No, mi spiace, dipende tutto dal vostro amico. Stategli vicino. Forse servirà - rispose il dottore sollevato e se ne andò il più in fretta possibile.

Maki pensava a Kyota < Guarda cosa ha fatto su per Jin. Lo ama, ne sono sicuro, ormai > e di certo no pensava che il ragazzo potesse solo essere molto preoccupato per il suo amico.

Kyota pensava a Maki, per una volta negativamente < Stronzo! Jin sta crepando e lui è più freddo di Rukawa! >

Entrarono nella stanza dell'amico silenziosamente. C'era odore di alcool e di antisettico ed era tutto bianco, anche la faccia di Jin.

Sembrava ancora più tranquillo del solito, sembrava quasi felice, aveva un leggero sorriso stampato sulle labbra. Era un angelo, una meravigliosa creatura , una visione di pace, ma c'era qualcosa di sbagliato: la miriade si tubicini che uscivano dal suo corpo.

Kyota si era messo a piangere silenziosamente, non avrebbe voluto, ma le lacrime scendevano da sole, dopotutto il suo migliore amico era su un letto d'ospedale e lui non poteva fare nulla.

< Ti prego, Jin, dimmi ancora una volta come conquistare Maki, ti prego! > lo pregava silenziosamenteil ragazzo dai lunghi capelli corvini.

Stava iniziando a singhiozzare e diceva sommessamente, con la voce rotta dal pianto - Ti prego, ti prego Jin, Soichiro per favore, parla, dì una di quelle cosa tanto sagge come faisempre, ti prego, non mi lasciare! -

Maki stava in un angolo, vicino all'unica finestra della stanza, fuori pioveva. Non piangeva. Non piangeva più da molto tempo, da quando il suo migliore amico era morto per difenderlo da dei teppisti. Era in prima media e Yamato Hikoshiwa era più grande di lui di un anno.

Si erano trovati subito bene, fin dalla prima volta in cui si erano conosciuti, al compleanno di un amico in comune, e poi, poco alla volta si erano innamorati. Maki aveva dato a quel ragazzo il suo primo bacio. Era bellissimo, coi capelli corvini e gli occhi azzurri dal taglio occidentale, eredità della madre norvegese. Poi accadde la tragedia. Un bel giorno di primavera Maki era stato accerchiato da tre teppisti che volevano i suoi soldi. Yamato era sbucato dal nulla e lo aveva difeso fino allo stemo delle forze, quando si era accasciato a terra, con un emmorragia interna che lo avrebbe portato di sicuro alla morte. Quei tre bastardi era scappati, lasciando Maki in lacrime, che teneva la testa del suo amore sulle ginocchia e che lo implorava di non andarsene. Lacrime copiose gli scendevano dalle guance, mantre Yamato tossiva sangue, ma riuscì comunque ad alzare una mano per accarezzare la guancia di Maki e a dirgli in un sussurro

- Dai, Shinichi, non piangere, fallo per me. Ti amo, piccolo. Sarò sempre con te - e poi era morto tra le sue braccia.

Maki era rimasto chiuso in camera sua per una settimana intera, senza mangiare, guardando solamente fuori dalla finestra, senza parlare e senza versare nemmeno una lacrima, lo sguardo fisso nel vuoto.

Era stata un'esperienza tremenda e ora stava rivivendo tutto da capo, vedendo il suo amore soffrire così.

-Kyota, creca di essere forte - gli disse mettendogli una mano sulla spalla, ma in realtà era come se stesse mettendo una mano sulla spalla ed avesse prounciato quelle parole al ragazzino che aveva perso il suo primo amore.

Ma aveva fatto un errore. Kyota alzò di scatto la testa verso di lui e lo guardò con uno sguardo carico d'odio che fece sobbalzare il capitano del Kainan.

-E tu che ne sai di quello che devo fare?! Brutto idiota! Almeno fai finta di piangere! E' un tuo amico, dopotutto, mica un serial killer! Maledizione, ma dove ce l'hai il cuore? - gli urlò contro Kyota che aveva perso il controllo.

-Ne so più di quanto vorrei - disse Maki cupo e una lacrima solitaria gli solcò una guancia.

Kyota si rese conto di essere stato troppo duro <Ora mi odierà> pensò, ma dissesolo - Scusami... ho... hoperso il controllo -

-Non importa - lo rassicurò il bel ragazzo dai capelli castani con il cuore spezzato in dieci, cento, mille pezzettini.

Il resto del giorno passò con Maki affacciato alla finestra, intento a rivangare quell'antico dolore che lo vedeva protagonista e con Kyota che parlava con Jin

-Ehi, JinJin, ti ricordi di quando ti ho dovuto difendere da quei teppisti perchè avevi rubato il cuore alla ragazza di uno di loro? Fu in quell'occasione che ci conoscemmo - per tutto il pomeriggio no fece altro che raccontare anneddoti di questo tipo, più o meno divertenti o allegri (naturalmente tralasciando la storia con Maki) e non smise per un solo attimo di piangere.

Inmprovvisamete, però, verso lei sei Jin aprì gli occhi. Maki si riscosse dal suo stato di trance in quello stesso momento e corse a chiamere il medico di turno, che in meno di un quarto d'ora lo vistò e lo trovò in forma abbastanza buona, solo un braccio rotto e un trauma cranico.

A Maki e a Kyota disse - Ragazzi, il vosto amico stà bene, ma lo terremo comunque per un paio di giorni in osservazione.-

I due lo ringraziarono più volte, ma lui continuò - non ringraziate me, ringraziate il vosto amico. Io non ho fatto nulla, è stat solo la sua volontà di vivere a farlo tornare. Ora andate, ha bisogno di voi -

I due giovani lo ringraziarono ancora e tornarono da Jin.

- Kyota, eri tu che non la finivi di blaterare. Mi stavi facendo venire mal di testa. - scherzò Jin

- Bè, caro mio, il mal di testa l'avresti avuto lo stesso dopo quello che ti è capitato, comunque sono felice che tu mi abbia sentito - gli disse quello.

- Mi hai talmente rotto che ho deciso di tornare per farti chiudere quella boccaccia - rise Jin

- Ah, grazie, sai!E io che volevo solo farti del bene - disse Kyota con finta indignazione, scoppiando a ridere subito dopo, un pò per il sollievo e un pò per scaricare i nervi, ma sopratutto perchè era felice che il suo amico non fosse morto.

Maki era rimasto in un angolo, in penombra. Era felice per Kyota, ma anche geloso, perchè Nobunaga aveva ritrovato il suo amore, ma lui lo aveva perso nuovamente, o almeno così credeva.

- Maki, scusa, -disse Jin di nuovo serio - potrei parlare un attimo da solo con Nobunaga? -

Lo aveva detto con il suo solito tono gentile ed educato e Maki per un attimo riuscì a capire perchè Kyota se ne fosse innamorato.

- Sì, certo - Maki uscì dalla stanza e si appoggiò ad una delle pareti bianche del corridoio con le braccia consetre e gli occhi chiusi.

Era sicuro di averlo perso per sempre. Era sicuro che jin dopo aver sfiorato la morte si sarebbe dichiartao, o il contrario, magari, o forse lo aveva già fatto e già si immaginava che cosa quei due avrebbero fatto in sua assenza.

< MI farò da parte. La felicità di Nobunaga è più importante della mia. Mi dovrò abituare a vederli insieme. Ce la farò... devo farcela, per lui > decise Maki, ma sepeva perfettamente che non sarebbe stato così facile.

-Kyota, senti, non hai ancora parlato con Maki di quello che provi per lui, no è vero? -chiese Jin all'amico.

- No - rispose Kyota abbassando lo sguardo per fissare un punto imprecisato delle lenzuola bianche sulle queli era disteso il suo migliore amico - anzi, prima l'ho pure insultato-

- Come?! Ma perchè? -chiese Jin sbalordito .

- Bè era così indifferente a tutto quello che ti è successo. E' impensabile per me che uno non pianga quando un amico sta per morire -

- forse tu non lo sai, perchè ancora non lo conoscevi, ma lui ha perso il suo migliore amico qualche anno fa. Gli è morto tra le braccia e da allora non ha più pianto - spiegò Soichiro Jin.

- Non lo sapevo... sono stato ingiusto, mi dovrò far perdonare, ma... forse lui non mi vorrà nemmeno più vedere. Devo averlo ferito profondamente - Kyota era visibilmente sconvolto.

Jin cercò di consolarlo e lo abbracciò. Anche lui amava Maki fin dai tempi delle medie, quando lui stva ancora con Yamato, ma non gli aveva mai detto nulla. E poi voleva che Nobunaga fosse felice. La piccola Nubuscimmia era la persona che amava di più, dopo Maki, e il suo desiderio più grande era vedere la due persone che amava di più felici. Questo era più importante anche della sua stessa felicità

- Nobu, stai tranquillo, sono sicuro che lui prova lo stesso sentimento che provi tu nei suoi confronti - Era vero, lo aveva capito da tanto ormai. E un pò gli faceva male. - Fammi parlare con lui - disse - da solo.

Quando Maki entrò nella stanza Jin si impose di avere un'espressione decisa e sicura, cosa che stupì alquanto il capitano del Kainan che si sentiva intimidito da questo repentino cambiamento che scorgeva negli occhi del ragazzo più giovane.

- Volevi parlarmi?- chiese.

- Sì - rispose Jin.

- Dimmi -

-Avvicinati - disse il moro.

Maki si sedette sul bordo del letto.

- Ascoltami bene, Maki, io e te dobbiamo fare un discorso molto serio - Jin aveva bisogno di essere assolutamente sicuro di una cosa e, quindi, era necessario che mettesse da parte le maniere dolci e gentili per una volta e che fosse il più spietato possibile; non poteva permettersi nessun errore, sennò avrebbe rovinato la vita dei suoi due amici e la sua in una volta sola.

Jin fece un respiro profondo e iniziò - E' da molto tempo che te lo devo dire. Io ti amo. Già da quando stavi con Yamato, per essere precisi -

<Ecco fatto. Io la mia parte l'ho fatta ora dipende da Shinichi. O la va o la spacca, dopotutto. Speriamo che vada > pensò Jin subito dopo aver pronunciato quella frase.

Maki era sul sconvolto andante. Jin gli aveva appena confessato di amarlo da ben sei anni e di sicuro non lo stava prendendo in giro, lo vedeva dai suoi occhi che era più che sincero, ma, sinceramente, lui che cosa provava per Jin? Senza dubbio non provava amore. Aveva sempre pensato di provare invidia perchè era sempre con Nobunaga, ma ora capiva che provava solo rispetto e stima, ma non amore.

- Soichiro, sono davvero onorato, ma non posso e non potrò mai ricambiarti perchè il mio cuore appartiene ad un altro - Maki non avrebbe voluto ferirlo, ma non avrebbe potuto dirgli altro.

- Lo sapevo - disse Jin sorridendogli, ma dentro di lui il suo cuore si era spezzato per l'ennesima volta.

- Come? - fece Maki di rimando, un pò stupito.

- Già, e so anche a chi appartiene. E' nobunaga Kyota, non è forse vero? - chiese Jin. Questa era la parte più importante del suo piano. La risposta di Maki sarebbe stata fondamentale.

- Bè, ecco, io... insomma... sì, è lui - rispose Shinichi balbettando e divantando rosso come un peperone.

- Voglio dirti una cosa - gli disse il moro tranquillo, senza emozioni nella voce.

- Cosa? -

- Che sei un idiota - rispose Jin, imperturbabile.

Maki fu preso alla sprovvista e sgranò gli occhi. Per caso Jin gli voleva dire che con Kyota non aveva alcuna speranza? Che era un illuso? Abbassò lo sguardo fino a guardarsi i pugni che teneva serrati sulle ginocchia.

-Sia tu che Nobu-chan siete due idioti di prima categoria - continuò Jin - perchè non avete ancora capito che siete l'uno pazzo dell'altro. -

- Che vuoi dire? - Maki non riusciva proprio a connettere.

- Che Kyota ti ama e che tu ami lui - disse jin come se fosse la cosa più elementere del mondo.

A quel punto la porta si spalancò ed entrò una specie di tornado che poi scoprirono essere Nobunaga che chiese sconcertato - Dici davvero, Jin? -

Jin e Maki scopparono a ridere all'unisono e Kyota, offeso, disse - Bè, che avte da ridere tanto? -

Maki gli si avvicinò velocemente, mentre l'altro faceva ancora l'offeso, e gli posò un delicato bacio sulle labbrea deliziosamente imbronciate.
Solo Dio sapeva quanto i due ragazzi avessero aspettato quel momento, certo non si sarebbero mai aspettati che capitasse in una camera d'ospedale, con il loro migliore amico come spettatore, ma erano più che felici in ogni caso.

Jin, invece, era triste e felicissimo allo stesso tempo < Bè, dopotutto ho perso il mio amore, ma ho realizzato il mio più grande desiderio>

Quando Nobunaga e Shinichi si staccarono Soichiro li guardò con dolcezza e rivelò loro - Sapete, ragazzi, oggi ho realizzati il mio più grande desiderio, vedere le due persone che amo di più finalmente felici. E sono ancora più contento perchè avete trovato la felicità l'uno nell'altro -

- Sì, JinJin, ma senza di te non ce l'avremmo mai fatta - gli disse Kyota.

Jin sorrise, ma il suo sorriso durò poco.

Jin ebbe un attacco violentissimo di tosse, talmente forte da non riuscire a respirare. Iniziò anche a tossire sangue.

Maki corse immediatamente a chiamare un medico, mentre Kyota rimase pietrificato dal terrore e dalla consapevolezza che Jin stava morendo soffocato.

I medici arrivarono in pochissimo tempo, ma era troppo tardi... Soichiro Jin morì così, in un letto d'ospedale, in una maniera atroce ma felicissimo; il suo cuore si fermò, ma gli aveva dato il tempo per realizzare il suo desiderio più grande.

Quell'anno il Kainan vinse i campionati nazionali.

La squadra non fece alcun festeggiamento.

Si recarono tutti al cimitero in cui era sepolto il re dei tiri da tre punti, ricordato da una lapide grigia:

QUI GIACE SOICHIRO JIN

I TUOI AMICI E LA TUA FAMIGLIA

NON DIMENTICHERANNO MAI LA TUA BONTA'

Su quella lapide era stata messa, in una piccola nicchia di vetro, una copia in miniatura della divisa da basket numero 6.

Gli ultimi a lasciare quel triste luogo furono due giovani, coloro che si erano distinti per la loro bravura in tutto il campionato, Shinichi Maki e Nobunaga Kyota.

Kyota disse - Hai visto, JinJin? Abbiamo vinto il campionato per te. Siamo stati bravi, vero? Però non è lo stesso senza di te... - una lacrima rigò quelviso di solito sorridente.

Il suo ragazzo continuò per lui - Faremo di tutto per continuare a far vivere il tuo desiderio, no Nobu? -

Il giovane fece cenno di sì con la testa, perchè no sarebbe riuscito a parlare, visto che era tutto scosso dai singhiozzi.

Se ne andarono ed una foglia rossa si materializzò dal nulla sulla tomba di Jin, come se stesse dicendo loro che aveva capito il loro messaggio d'amore per lui.

OWARI




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