Il
desiderio più grande di
Molly-chan
Era un giorno d'autunno, un pomeriggio,
verso le quattro, e il cielo si stava tingendo di rosso, come le foglie
che cadevano dagli alberi situati ai lati della strada di campagna che un
bel ragazzo stava percorrendo tutto solo.
Era un ragazzo alto, molto alto per i
canoni giapponesi, quasi un gigante.
Solitamente era un giovane serio e
pratico, ma in quel momento era perso nella meraviglia di quel spettacolo
di foglie cadenti, ma si era smarrito ancora di più nei meandri dei suoi
pensieri, pensieri che molta gente avrebbe considerato sbagliati, perversi
o anche malvagi, anormali come il sentimento che lui provava per un suo
coetaneo.
< Ma perchè doveva capitare proprio a
me?!> pensava < perchè diavolo dovevo innamorarmi proprio di lui?
Non potevo perdere la testa per una di quelle stupide ragazzine che mi
corrono dietro?!>
Era talmente preso dai suoi pensieri che
non si era neppure accorto di essere arrivato davanti alla casa
dell'oggetto dei suoi desideri, una graziosa villetta a due piani, fino a
che non sentì una voce allegra che lo chiamava
- Maki,capitano, che ci fai da queste
parti? -
- Kyota! - esclamò il ragazzo dai
capelli castani, preso alla sprovvista.
<Oddio! E adesso che gli dico? Che ero
qui per caso? Ma se abito dall'altra parte della città!!! >
Maki si era fatto prendere dal panico, ma
fu salvato dallo stesso Kyota che parve dimenticarsi della domanda
precedente e che si avvicinò al suo capitano con un enorme sorriso
stampato sulla faccia.
A Maki parve la personificazione di un
Dio greco, anche se indossava solo u paio di jeans rotti al ginocchio e
una t-shirt nera, ma aveva i capelli sciolti sulla spalle, un particolare
che faceva impazzire Maki.
- Nuovo? - chiese Maki indicando l'acchiappasogni
che l'amico indossava sopra la maglietta, un pò per smorzare l'imbarazzo
che provava.
- Sì, me l'ha regalato Jin - rispose lui
e a Maki parve quasi che nei suoi occhi si fosse accesa una luce mentre
nominava il bravissimo tiratore da tre punti della loro squadra, il Kainan,
e questo gli provocò una fitta di dolore e di gelosia.
- Ah, capisco. Beh, Kyota, devo andare,
ciao - disse Maki girandogli le spalle bruscamente e andandosene di corsa
per non far vedere al suo amore le lacrime che iniziavano a scorrergli
sulle guance.
Kyota Nobunaga, aveva appena finito di
parlare con il suo migliore amico, Soichiro Jin, al telefono, che ancora
una volta gli aveva consigliato di farsi avanti con il suo amato Maki, ma
Nobunaga proprio non riusciva a dirgli quanto lo amasse, un pò per
timidezza, ma sopratutto perchè temeva che dopo gli avrebbe fatto schifo
o, peggio, che lo avrebbe odiato e che lui non l'avrebbe mai più visto,
in questo modo anche il bellissimo rapporto di amicizia che li legava
sarebbe andato perduto.
Era passato solo qualche minuto da quando
Kyota aveva finito di parlare con Jin, quando scorse fuori, sulla strada
di fronte a casa sua, l'oggetto dei suoi desideri e decise di andarlo a
salutare, sentiva che forse quel pomeriggio sarebbe riuscito a dirgli
quello che provava nei suoi confronti... o forse no... ogni volta che lo
vedeva credeva che fosse quella giusta e poi non combinava una madonna.
-Maki,capitano, che ci fai da queste
parti? -
- Kyota! - Maki gli parve sorpreso, ma
non seppe dire se piacevolmente o no. Kyota decise di avvicinarsi al suo
capitano, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli e sinceri, in cui
cercò di mettere tutto il suo amore.
Maki era bellissimo: portava un paio di
pantaloni neri attillati neri e una felpa viola con il logo della loro
scuola in bella mostra e aveva i capelli scompigliati dal vento.
- Nuovo? - fece Maki, indicando unpunto
nella sua maglietta. Kyota si costrinse a disincantarsi da quella vista
stupenda e a rispondergli.
- Sì, me l'haregalato Jin - rispose
ricordandosi di quello che gli aveva suggerito di fare l'amico, e cioè di
andare direttamente al sodo con Maki, il quale però non gliene lasciò il
tempo, perchè si congedò in fretta e furia, lasciando il povero Nobunaga
con un palmo di naso.
<No!!! Se n'è andato! Forse ho fatto
qualcosa di male. Accidenti a Jin! Altro che vai dritto al sodo! Non mi
soo nemmeno avvicinato che è scappato!> Lo sconforto si era
impadronito di Kyota, ma il suo proverbiale entusiasmo gli fece venire in
mente una cosa < Ehi, ehi, aspetta un attimo, ma perchè è venuto fino
a qui quado abita dall'altra parte della città e qui non c'è nulla che
gli possa interessare? Qui c'è solo casa mia! Ma allora forse una
possibilità c'è!> (però, la fa facile il tipo! ndM) e con questo se
ne tornò in casa saltellando di gioia.
La mattina dopo Maki non aveva alcuna
intenzione di andare a scuola, ma gli esami erano vicini e non poteva
permettersi una bocciatura, non poteva rischiare, aveva già troppe
assenze a causa della partite di basket o dei ritiri, quindi decise di
farsi forza e di rivedere Nobunaga Kyota un'altra volta, anche a costo di
morire di infarto, fulminato dalla sua bellezza e dalla sua vitalità.
In ogni caso quello non era il solo
timore del ragazzo, quel giorno, aveva paura di quello che la marticola
potesse aver pensato di lui il giorno prima, quando se ne era andatocosì
in fretta e furia. Uscì dicasa sospirando e con lo sguardo basso e si
avviò verso scuola, preparandosi a ricevere il musone che Kyota gli
avrebbe rifilato per tutto il giorno.
Nobunaga, come al soltio non aveva
sentito la sveglia e sua madre aveva dovuto urlare per venti minuti di
seguito prima che si decidesse ad alzarsi, e, come al solito Jin era
arrivato a prenderlo prima che lui fossepronto, allora il ragazzo più
grande si era messo a conversare amabilmente con la madre dell'amico, che
ormai lo considerava come un secondo figlio.
Quandoi due uscirono di casa Kyota era al
settimo cielo e Jin immaginò che avesse parlato con Maki e, quindi gli
chiese tutti i dettagli
- Dettagli? Quali dettagli? E' scappato
prima che potessi fare qualcosa - gli disse Kyota.
Jin era piuttosto perplesso - Come,
scusa? E come mai sei così felice, allora? -
- Bè, perchè è venuto fino a casa mia,
no? -rispose la matricola tutta contenta.
- E tu ti accontenti di così poco? - a
volte Jin proprio non lo capiva.
- Certo, dopotutto nel mio quartiere che
c'è venuto a fare? Conosce solo me - gli rispose Kyota, fiero della sua
intuizione geniale.
- Ah - disse soltanto Jin, ma pensò <
Certo che a volte Nobu-chan è proprio contorto!>
Non ci misero molto ad arrivare a scuola
e incrociarono Maki proprio quando stava per entrare a scuola , mentre
loro dovevano ancora attraversre la strada.
-Maki, ehi, Maki, ciao! - sbraitò Kyota.
Jin era abituato ai modi di fare
dell'amico e non badò neppure al fatto che tutti si erano girati a
guardarli. Guardò a destra e a sinistra e attraversò. Nobunaga era
rimasto indietro giusto una decina di secondi, giusto il tempo per
assistere al disastro senza poter far niente.
Maki arrivò al cancello della scuola e
stava ancora rimuginando dentro di sè sul pomeriggio prima quando sentì
una voce che lo chiamava a squarciagola - Maki, ehi, Maki, ciao! - Era
Nobunaga e non sembrava arrabbiato con lui! Poi scorse vicino a lui
un'altra figura... Jin <Dannato!> pensò Maki rivolto al dolce
ragazzo di seconda. Non fece quasi in tempo a terminare di formulare il
pensiero che si sentì uno schianto tremendo - Jin!!! -
Jin era a terra e non si muoveva. tutti
accorsero, Maki compreso.
Kyota stava sbraitando per salutare Maki,
che era dall'altra parte della strada < Ma quando la finirà di
comportarsi come una Nobuscimmia?> pensò rivolto al suo amico con un
sorriso. Guardò a destra e a sinistra per controllare che non ci fossero
auto
e poi attraversò. All'mprovviso si vide
arrivare un'auto sportiva rossa lanciata a tutta velocità, che lo investì
in pieno. Era arrivata come un fulmine e Jin non aveva fatto in tempo ad
attraversare. Soichiro non sentì nulla, solo un gran torpore che si
impadroniva prima del suo corpo e poi della sua mente, ma riuscì comunque
a sentire Maki che gridava il suo nome, o, almeno così gli era sembrato.
Dopo più nulla.
Ci fu una folle corsa verso l'ospedale
dove il giovane giocatore di basket venne ricoverato: era caduto in coma.
-Dottore, la prego, mi dica, come stà il
mio amico? - chiese Kyota ansioso al dottore che aveva visitato Jin.
-Sinceramente male, figliolo. Mi spiace,
ma è caduto in coma e potrebbe anche non risvegliarsi più - rispose il
dottore.
-Cosa?! Ma vorrà scherzare!Come sarebbe
a dire che potrebbe anche non risvegliarsi più?! - Nobunaga satava dando
in escandescenza e aveva preso il dottore per il colletto del camice, con
una faccia che non prometteva nulla di buono e che fece pensare al pover
uomo che avrebbe avuto bisogno presto dei suoi colleghi se qualcuno non
fermava quella belva inferocita.
-Kyota, calmati - gli disse Maki,
fermamente, mettendogli una mano su di una spalla. Maki si era fermato con
Nobunaga all'ospedale, dopotutto Jin era unsuo compagno di squadra, uno
dei migliori, sinceramente, ed era anche un buon amico, sempre dolce e
comprensivo e Maki si sentiva davvero in colpa per quello che aveva
pensato qualche secondo prima che avesse l'incidente.
Nobunaga lasciò il dottore.
Maki gli si avvicinò e chiese
gentilmente - Non potete fare nulla per lui? -
- No, mi spiace, dipende tutto dal vostro
amico. Stategli vicino. Forse servirà - rispose il dottore sollevato e se
ne andò il più in fretta possibile.
Maki pensava a Kyota < Guarda cosa ha
fatto su per Jin. Lo ama, ne sono sicuro, ormai > e di certo no pensava
che il ragazzo potesse solo essere molto preoccupato per il suo amico.
Kyota pensava a Maki, per una volta
negativamente < Stronzo! Jin sta crepando e lui è più freddo di
Rukawa! >
Entrarono nella stanza dell'amico
silenziosamente. C'era odore di alcool e di antisettico ed era tutto
bianco, anche la faccia di Jin.
Sembrava ancora più tranquillo del
solito, sembrava quasi felice, aveva un leggero sorriso stampato sulle
labbra. Era un angelo, una meravigliosa creatura , una visione di pace, ma
c'era qualcosa di sbagliato: la miriade si tubicini che uscivano dal suo
corpo.
Kyota si era messo a piangere
silenziosamente, non avrebbe voluto, ma le lacrime scendevano da sole,
dopotutto il suo migliore amico era su un letto d'ospedale e lui non
poteva fare nulla.
< Ti prego, Jin, dimmi ancora una
volta come conquistare Maki, ti prego! > lo pregava silenziosamenteil
ragazzo dai lunghi capelli corvini.
Stava iniziando a singhiozzare e diceva
sommessamente, con la voce rotta dal pianto - Ti prego, ti prego Jin,
Soichiro per favore, parla, dì una di quelle cosa tanto sagge come
faisempre, ti prego, non mi lasciare! -
Maki stava in un angolo, vicino all'unica
finestra della stanza, fuori pioveva. Non piangeva. Non piangeva più da
molto tempo, da quando il suo migliore amico era morto per difenderlo da
dei teppisti. Era in prima media e Yamato Hikoshiwa era più grande di lui
di un anno.
Si erano trovati subito bene, fin dalla
prima volta in cui si erano conosciuti, al compleanno di un amico in
comune, e poi, poco alla volta si erano innamorati. Maki aveva dato a quel
ragazzo il suo primo bacio. Era bellissimo, coi capelli corvini e gli
occhi azzurri dal taglio occidentale, eredità della madre norvegese. Poi
accadde la tragedia. Un bel giorno di primavera Maki era stato accerchiato
da tre teppisti che volevano i suoi soldi. Yamato era sbucato dal nulla e
lo aveva difeso fino allo stemo delle forze, quando si era accasciato a
terra, con un emmorragia interna che lo avrebbe portato di sicuro alla
morte. Quei tre bastardi era scappati, lasciando Maki in lacrime, che
teneva la testa del suo amore sulle ginocchia e che lo implorava di non
andarsene. Lacrime copiose gli scendevano dalle guance, mantre Yamato
tossiva sangue, ma riuscì comunque ad alzare una mano per accarezzare la
guancia di Maki e a dirgli in un sussurro
- Dai, Shinichi, non piangere, fallo per
me. Ti amo, piccolo. Sarò sempre con te - e poi era morto tra le sue
braccia.
Maki era rimasto chiuso in camera sua per
una settimana intera, senza mangiare, guardando solamente fuori dalla
finestra, senza parlare e senza versare nemmeno una lacrima, lo sguardo
fisso nel vuoto.
Era stata un'esperienza tremenda e ora
stava rivivendo tutto da capo, vedendo il suo amore soffrire così.
-Kyota, creca di essere forte - gli disse
mettendogli una mano sulla spalla, ma in realtà era come se stesse
mettendo una mano sulla spalla ed avesse prounciato quelle parole al
ragazzino che aveva perso il suo primo amore.
Ma aveva fatto un errore. Kyota alzò di
scatto la testa verso di lui e lo guardò con uno sguardo carico d'odio
che fece sobbalzare il capitano del Kainan.
-E tu che ne sai di quello che devo
fare?! Brutto idiota! Almeno fai finta di piangere! E' un tuo amico,
dopotutto, mica un serial killer! Maledizione, ma dove ce l'hai il cuore?
- gli urlò contro Kyota che aveva perso il controllo.
-Ne so più di quanto vorrei - disse Maki
cupo e una lacrima solitaria gli solcò una guancia.
Kyota si rese conto di essere stato
troppo duro <Ora mi odierà> pensò, ma dissesolo - Scusami... ho...
hoperso il controllo -
-Non importa - lo rassicurò il bel
ragazzo dai capelli castani con il cuore spezzato in dieci, cento, mille
pezzettini.
Il resto del giorno passò con Maki
affacciato alla finestra, intento a rivangare quell'antico dolore che lo
vedeva protagonista e con Kyota che parlava con Jin
-Ehi, JinJin, ti ricordi di quando ti ho
dovuto difendere da quei teppisti perchè avevi rubato il cuore alla
ragazza di uno di loro? Fu in quell'occasione che ci conoscemmo - per
tutto il pomeriggio no fece altro che raccontare anneddoti di questo tipo,
più o meno divertenti o allegri (naturalmente tralasciando la storia con
Maki) e non smise per un solo attimo di piangere.
Inmprovvisamete, però, verso lei sei Jin
aprì gli occhi. Maki si riscosse dal suo stato di trance in quello stesso
momento e corse a chiamere il medico di turno, che in meno di un quarto
d'ora lo vistò e lo trovò in forma abbastanza buona, solo un braccio
rotto e un trauma cranico.
A Maki e a Kyota disse - Ragazzi, il
vosto amico stà bene, ma lo terremo comunque per un paio di giorni in
osservazione.-
I due lo ringraziarono più volte, ma lui
continuò - non ringraziate me, ringraziate il vosto amico. Io non ho
fatto nulla, è stat solo la sua volontà di vivere a farlo tornare. Ora
andate, ha bisogno di voi -
I due giovani lo ringraziarono ancora e
tornarono da Jin.
- Kyota, eri tu che non la finivi di
blaterare. Mi stavi facendo venire mal di testa. - scherzò Jin
- Bè, caro mio, il mal di testa
l'avresti avuto lo stesso dopo quello che ti è capitato, comunque sono
felice che tu mi abbia sentito - gli disse quello.
- Mi hai talmente rotto che ho deciso di
tornare per farti chiudere quella boccaccia - rise Jin
- Ah, grazie, sai!E io che volevo solo
farti del bene - disse Kyota con finta indignazione, scoppiando a ridere
subito dopo, un pò per il sollievo e un pò per scaricare i nervi, ma
sopratutto perchè era felice che il suo amico non fosse morto.
Maki era rimasto in un angolo, in
penombra. Era felice per Kyota, ma anche geloso, perchè Nobunaga aveva
ritrovato il suo amore, ma lui lo aveva perso nuovamente, o almeno così
credeva.
- Maki, scusa, -disse Jin di nuovo serio
- potrei parlare un attimo da solo con Nobunaga? -
Lo aveva detto con il suo solito tono
gentile ed educato e Maki per un attimo riuscì a capire perchè Kyota se
ne fosse innamorato.
- Sì, certo - Maki uscì dalla stanza e
si appoggiò ad una delle pareti bianche del corridoio con le braccia
consetre e gli occhi chiusi.
Era sicuro di averlo perso per sempre.
Era sicuro che jin dopo aver sfiorato la morte si sarebbe dichiartao, o il
contrario, magari, o forse lo aveva già fatto e già si immaginava che
cosa quei due avrebbero fatto in sua assenza.
< MI farò da parte. La felicità di
Nobunaga è più importante della mia. Mi dovrò abituare a vederli
insieme. Ce la farò... devo farcela, per lui > decise Maki, ma sepeva
perfettamente che non sarebbe stato così facile.
-Kyota, senti, non hai ancora parlato con
Maki di quello che provi per lui, no è vero? -chiese Jin all'amico.
- No - rispose Kyota abbassando lo
sguardo per fissare un punto imprecisato delle lenzuola bianche sulle
queli era disteso il suo migliore amico - anzi, prima l'ho pure insultato-
- Come?! Ma perchè? -chiese Jin
sbalordito .
- Bè era così indifferente a tutto
quello che ti è successo. E' impensabile per me che uno non pianga quando
un amico sta per morire -
- forse tu non lo sai, perchè ancora non
lo conoscevi, ma lui ha perso il suo migliore amico qualche anno fa. Gli
è morto tra le braccia e da allora non ha più pianto - spiegò Soichiro
Jin.
- Non lo sapevo... sono stato ingiusto,
mi dovrò far perdonare, ma... forse lui non mi vorrà nemmeno più
vedere. Devo averlo ferito profondamente - Kyota era visibilmente
sconvolto.
Jin cercò di consolarlo e lo abbracciò.
Anche lui amava Maki fin dai tempi delle medie, quando lui stva ancora con
Yamato, ma non gli aveva mai detto nulla. E poi voleva che Nobunaga fosse
felice. La piccola Nubuscimmia era la persona che amava di più, dopo Maki,
e il suo desiderio più grande era vedere la due persone che amava di più
felici. Questo era più importante anche della sua stessa felicità
- Nobu, stai tranquillo, sono sicuro che
lui prova lo stesso sentimento che provi tu nei suoi confronti - Era vero,
lo aveva capito da tanto ormai. E un pò gli faceva male. - Fammi parlare
con lui - disse - da solo.
Quando Maki entrò nella stanza Jin si
impose di avere un'espressione decisa e sicura, cosa che stupì alquanto
il capitano del Kainan che si sentiva intimidito da questo repentino
cambiamento che scorgeva negli occhi del ragazzo più giovane.
- Volevi parlarmi?- chiese.
- Sì - rispose Jin.
- Dimmi -
-Avvicinati - disse il moro.
Maki si sedette sul bordo del letto.
- Ascoltami bene, Maki, io e te dobbiamo
fare un discorso molto serio - Jin aveva bisogno di essere assolutamente
sicuro di una cosa e, quindi, era necessario che mettesse da parte le
maniere dolci e gentili per una volta e che fosse il più spietato
possibile; non poteva permettersi nessun errore, sennò avrebbe rovinato
la vita dei suoi due amici e la sua in una volta sola.
Jin fece un respiro profondo e iniziò -
E' da molto tempo che te lo devo dire. Io ti amo. Già da quando stavi con
Yamato, per essere precisi -
<Ecco fatto. Io la mia parte l'ho
fatta ora dipende da Shinichi. O la va o la spacca, dopotutto. Speriamo
che vada > pensò Jin subito dopo aver pronunciato quella frase.
Maki era sul sconvolto andante. Jin gli
aveva appena confessato di amarlo da ben sei anni e di sicuro non lo stava
prendendo in giro, lo vedeva dai suoi occhi che era più che sincero, ma,
sinceramente, lui che cosa provava per Jin? Senza dubbio non provava
amore. Aveva sempre pensato di provare invidia perchè era sempre con
Nobunaga, ma ora capiva che provava solo rispetto e stima, ma non amore.
- Soichiro, sono davvero onorato, ma non
posso e non potrò mai ricambiarti perchè il mio cuore appartiene ad un
altro - Maki non avrebbe voluto ferirlo, ma non avrebbe potuto dirgli
altro.
- Lo sapevo - disse Jin sorridendogli, ma
dentro di lui il suo cuore si era spezzato per l'ennesima volta.
- Come? - fece Maki di rimando, un pò
stupito.
- Già, e so anche a chi appartiene. E'
nobunaga Kyota, non è forse vero? - chiese Jin. Questa era la parte più
importante del suo piano. La risposta di Maki sarebbe stata fondamentale.
- Bè, ecco, io... insomma... sì, è lui
- rispose Shinichi balbettando e divantando rosso come un peperone.
- Voglio dirti una cosa - gli disse il
moro tranquillo, senza emozioni nella voce.
- Cosa? -
- Che sei un idiota - rispose Jin,
imperturbabile.
Maki fu preso alla sprovvista e sgranò
gli occhi. Per caso Jin gli voleva dire che con Kyota non aveva alcuna
speranza? Che era un illuso? Abbassò lo sguardo fino a guardarsi i pugni
che teneva serrati sulle ginocchia.
-Sia tu che Nobu-chan siete due idioti di
prima categoria - continuò Jin - perchè non avete ancora capito che
siete l'uno pazzo dell'altro. -
- Che vuoi dire? - Maki non riusciva
proprio a connettere.
- Che Kyota ti ama e che tu ami lui -
disse jin come se fosse la cosa più elementere del mondo.
A quel punto la porta si spalancò ed
entrò una specie di tornado che poi scoprirono essere Nobunaga che chiese
sconcertato - Dici davvero, Jin? -
Jin e Maki scopparono a ridere
all'unisono e Kyota, offeso, disse - Bè, che avte da ridere tanto? -
Maki gli si avvicinò velocemente, mentre
l'altro faceva ancora l'offeso, e gli posò un delicato bacio sulle
labbrea deliziosamente imbronciate.
Solo Dio sapeva quanto i due ragazzi avessero aspettato quel momento,
certo non si sarebbero mai aspettati che capitasse in una camera
d'ospedale, con il loro migliore amico come spettatore, ma erano più che
felici in ogni caso.
Jin, invece, era triste e felicissimo
allo stesso tempo < Bè, dopotutto ho perso il mio amore, ma ho
realizzato il mio più grande desiderio>
Quando Nobunaga e Shinichi si staccarono
Soichiro li guardò con dolcezza e rivelò loro - Sapete, ragazzi, oggi ho
realizzati il mio più grande desiderio, vedere le due persone che amo di
più finalmente felici. E sono ancora più contento perchè avete trovato
la felicità l'uno nell'altro -
- Sì, JinJin, ma senza di te non ce
l'avremmo mai fatta - gli disse Kyota.
Jin sorrise, ma il suo sorriso durò
poco.
Jin ebbe un attacco violentissimo di
tosse, talmente forte da non riuscire a respirare. Iniziò anche a tossire
sangue.
Maki corse immediatamente a chiamare un
medico, mentre Kyota rimase pietrificato dal terrore e dalla
consapevolezza che Jin stava morendo soffocato.
I medici arrivarono in pochissimo tempo,
ma era troppo tardi... Soichiro Jin morì così, in un letto d'ospedale,
in una maniera atroce ma felicissimo; il suo cuore si fermò, ma gli aveva
dato il tempo per realizzare il suo desiderio più grande.
Quell'anno il Kainan vinse i campionati
nazionali.
La squadra non fece alcun festeggiamento.
Si recarono tutti al cimitero in cui era
sepolto il re dei tiri da tre punti, ricordato da una lapide grigia:
QUI GIACE SOICHIRO JIN
I TUOI AMICI E LA TUA
FAMIGLIA
NON DIMENTICHERANNO MAI LA
TUA BONTA'
Su quella lapide era stata messa, in una
piccola nicchia di vetro, una copia in miniatura della divisa da basket
numero 6.
Gli ultimi a lasciare quel triste luogo
furono due giovani, coloro che si erano distinti per la loro bravura in
tutto il campionato, Shinichi Maki e Nobunaga Kyota.
Kyota disse - Hai visto, JinJin? Abbiamo
vinto il campionato per te. Siamo stati bravi, vero? Però non è lo
stesso senza di te... - una lacrima rigò quelviso di solito sorridente.
Il suo ragazzo continuò per lui - Faremo
di tutto per continuare a far vivere il tuo desiderio, no Nobu? -
Il giovane fece cenno di sì con la
testa, perchè no sarebbe riuscito a parlare, visto che era tutto scosso
dai singhiozzi.
Se ne andarono ed una foglia rossa si
materializzò dal nulla sulla tomba di Jin, come se stesse dicendo loro
che aveva capito il loro messaggio d'amore per lui.
OWARI
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|