Il desiderio della Divinità

Parte XII

di Hymeko

”Eccoci qui”
Miharu scavalcò il guardrail, seguito da Yoite. Era il primo pomeriggio di un giorno grigio, e un sole freddo era ancora alto nel cielo del tardo autunno. L’autobus che avevano preso per arrivare lì si stava allontanando, sparendo oltre le curve, e la strada era vuota.
”Questa è l’entrata del villaggio di Fūma?”
”Sì”
Yoite si guardò in giro, senza manifestare nemmeno una briciola della perplessità che provava. Non era entusiasta di far scendere a Miharu uno strapiombo, come erano costretti a fare, né di camminare in boschi in cui non aveva nemmeno mai fatto una ricognizione. Yukimi gli aveva spiegato che era necessaria una completa consapevolezza del luogo per poter agire al meglio, ma a lui quella conoscenza mancava del tutto.
”Questo luogo è sicuro?”
”Sì. Gli shinobi di Fūma praticano a turno l’arte della nebbia per proteggere il villaggio”
”Ma…”
Yoite si guardò attorno. C’era sì un po’ di nebbia, ma il bosco che stavano attraversando si vedeva benissimo. E in lontananza riusciva a scorgere le girandole con cui la nebbia veniva probabilmente prodotta…
”…non mi pare stia funzionando”
”Perché sanno del nostro arrivo, e hanno abbassato la protezione per permetterci di trovare la via”
Camminarono in silenzio, mentre Yoite continuava a guardarsi attorno, fra la foschia e l’ombra degli alberi. Miharu sembrava tranquillo, e non dava peso a quel silenzio avvolto in una leggera foschia. Ma a lui non piacevano né quella tranquillità, né la sensazione che gli alberi gli davano. Era come se li stessero fissando…
”Miharu…”
”Sì?”
”Ci stanno guardando?”
Non aveva specificato un soggetto perché non ne era in grado, però sperava che l’altro lo capisse…
”È probabile. Anzi, sicuramente ci staranno osservando. È certo che Fūma-san sappia già del nostro arrivo”
”E…”
Ma prima che Yoite potesse finire la domanda, un ragazzo si materializzò a poca distanza da loro. Yoite si frappose fra lui e Miharu, coprendolo totalmente col suo corpo, in mano un kunai. Ma Miharu si affiancò a lui, facendogli abbassare la mano:
”Calmati, non c’è bisogno di agitarsi. Lui è…è…”
e fece una faccina spaventata, coprendosi la bocca con una mano, gli occhioni sgranati e leggermente lucidi.
”M-Ma, Rokujō-kun…”
”Non si preoccupi, mi ricordo di lei, Katō-san”
”………”
Avendo visto le alucce sulle spalle di Miharu Yoite non si era preoccupato, anche se il ragazzo di fronte a loro era parecchio abbattuto…
”Uff…avrei dovuto immaginarlo. Comunque, il capo mi ha mandato a prendervi. Vi prego di seguirmi, onorati ospiti”
Ora che Katō li accompagnava, gli shinobi di Fūma si manifestavano più chiaramente di fronte a loro, apparendo sui rami degli alberi o fra i cespugli. Anzi, più che gli shinobi, le kunoichi di Fūma, dato che la stragrande maggioranza erano donne.
’Chissà come mai’
Il bosco giunse alla fine, e il gruppetto arrivò in una larga strada, fra le mura delle case collegate da ponticelli che univano i piani alti. Di fronte a loro un gruppo di shinobi e kunoichi, capeggiati da un uomo che Yoite riconobbe immediatamente come il capovillaggio, Kotarō Fūma.
”Benvenuti, benvenuti miei graditissimi ospiti!”
Miharu si avvicinò a lui, con Yoite accanto, e Fūma si chinò leggermente:
”I miei rispetti, Re di Nabari. È da un po’ che non ci vediamo…sempre troppo impegnato per degnare di una visita un vecchio alleato, eh?”
”Hn. Fūma-san non è cambiato”
”Ah ah ah, hai proprio ragione, Miharu-kun. I miei collaboratori mi tengono sempre informato!”
”Ne sono certo”
Era evidente che si riferisse a Shijima e Kōichi…Yoite provò un brivido lungo la schiena, quando Fūma si rivolse a lui:
”E qui chi abbiamo? Oooohhh…è incredibile che Miharu-kun non giunga solo!”
”Buongiorno”
disse semplicemente Yoite.
”Buongiorno a te. Tu devi essere il famoso Yoite, giusto?”
”Sì”
Il ragazzo alzò un muro fra lui e quell’uomo. Se gli Hakutaku gli piacevano poco, quello lo disgustava profondamente.
”Devi essere davvero speciale, per aver conquistato il nostro Miharu-kun”
”………”
Speciale, lui? Gli sembrava che qualcuno gliel’avesse già detto, eppure non riusciva a crederci…
”Su su non fare quel faccino serio, questo deve essere un lieeeeeeto incontro! Che si prepari il banchetto di benvenuto!”
”Sììì”
Il gruppo alle sue spalle esultò, e l’uomo li guidò verso l’edificio principale.
………
Dopo aver girato il villaggio e parlato un po’, si sedettero a cena in un grosso salone. Yoite studiò la sala, in tipico stile giapponese, che non aveva nulla a che fare con il monte Sumeru. Miharu e Fūma erano seduti a capotavola, e lui era subito accanto a Miharu. Dietro di loro, dei pannelli di legno con un motivo di rami di pino erano l’unica parete completamente decorata. Il resto era semplice, quasi anonimo, a parte dei motivi naturali sopra un’altra parete.
”Forza forza bevete!!!”
Fūma rise in maniera sguaiata, mentre una donna prosperosa gli impediva di versare birra nei bicchieri dei due ragazzi.
”Leader, sono due ragazzini, un po’ di contegno!”
”Ah ah ah ma se non bevono non cresceranno mai”
”Insomma!!!”
”Ah ah ah!!!”
Yoite guardò Miharu, che scrollò le spalle:
”Fūma-san è fatto così”
borbottò, mentre la donna andava a presentarsi a Yoite:
”Sono Saraba, la vice leader del villaggio di Fūma. Ti prego di non badare troppo alle stranezze del nostro pervertito di un capo”
”Hn?”
’Pervertito?’
Lei annuì sconsolata:
”Già…immagino tu abbia notato che la percentuale maggiore di shinobi qui sono donne…”
”Sì”
Saraba sospirò:
”Spero avrai anche tu fiducia in lui, nonostante le sue stranezze”
”Saraba non sono strano!!! Solo voglio il mio harem!!! Voglio sposare tutte le donne del mondo!!! Io amo le donne!!!! Voglio lo Shinrabanshō per creare il villaggio ideale in cui tuuuuuutte le donne mi ameranno e vorranno sposarmiiiii!!!!”
Lei quasi scoppiò a piangere:
”È di nuovo in modalità stupida…perdonami, vado a dargli un paio di ceffoni”
Yoite guardò Miharu, che rispose al suo sguardo con un bagliore negli occhi. In effetti gliel’aveva detto…Fūma era un idiota pericoloso…
”Scusate il comportamento del nostro capo…ecco, vi ho portato dell’aranciata”
”Grazie, Juji”
La ragazzina ridacchiò scioccamente e corse via, felice che Miharu l’avesse salutata.
”Miharu…quella bambina non è un po’ giovane per essere una kunoichi?”
L’altro alzò le spalle, mentre Saraba scuoteva con forza il suo capo:
”Lavora nel reparto medico, è un’apprendista di talento. Immagino che quando sarà più grande sarà operativa anche in battaglia…credo”
”Hn”
”Non badarci troppo”
Yoite scosse la testa, e annusò con noncuranza il succo. Yukimi gli aveva raccomandato di stare sempre attento, di non fidarsi di nessuno, di usare sempre i suoi sensi per controllare il cibo.
’Sì’
Era buono, quindi lo bevve…e nel frattempo incontrò gli occhi di Fūma.
’Se ne sarà accorto?’
L’uomo gli strizzò un occhio e annuì, prima di riprendere a ridere. Sì, se n’era accorto.
”Ben fatto, ragazzo mio. Ti hanno addestrato bene”
”Eh?”
Miharu spostò lo sguardo da Yoite a Fūma-san. Cosa era successo?
”Hai un braccio destro davvero notevole per la sua giovane età, Miharu-kun”
”Fūma-san…”
”Eh eh eh, continuiamo a divertirci!”
Miharu guardò Yoite, che annuì in silenzio, studiando più apertamente il cibo. Visto che il capo lo sapeva, non si sarebbe più fatto troppi problemi. C’erano dei funghi, delle verdure, del riso, un po’ di frittata…cibo semplice e genuino, adatto a shinobi, fatto con i prodotti che la natura lì offriva.
”Ti piace?”
bisbigliò Miharu, e Yoite assentì:
”È buono e sicuro”
L’altro rimase un attimo interdetto, poi fece una smorfia:
”Ho capito”
Quel suo studiare il cibo e le bevande…stava mettendo a frutto gli insegnamenti di Yukimi. E Fūma se n’era accorto…quindi Yoite aveva buttato alle ortiche la prudenza, agendo in modo più palese.
’Speriamo che non esageri’
Certo, lui avrebbe protetto Yoite, però doveva anche stare attento a mantenere dei buoni rapporti con gli altri villaggi. Nonostante tutto quello di Fūma era un villaggio importante, che intratteneva rapporti più o meno chiari sia con Togakushi sia con Koga…e forse anche con Iga.
’Lo scopriremo questa volta?’
Guardò il bel profilo di Yoite…ne avrebbe dovuto discutere con lui, o era ancora presto? Sospirò…era così difficile…
”Miharu?”
”Hn?”
”Tutto a posto?”
L’altro annuì, decidendo di mettere da parte i suoi dubbi. Se avesse scoperto qualcosa, bene. Altrimenti ci avrebbe pensato più avanti….o avrebbe dimenticato.
’Forse non c’è nulla da nascondere’
pensò, mentre Juji gli versava del tè.
………
”Allora, che ne pensi?”
Yoite si sedette vicino a lui, avvolti entrambi nei comodi yukata che avevano trovato sui futon.
”Non so…è tutto così…confusionario”
”Già…questo villaggio dà quest’effetto”
”Non so…non riesco a capire”
Miharu si avvicinò di più a lui, afferrando con due dita un lembo del suo yukata:
”Non preoccuparti di parlare, qui nessuno ci ascolta”
L’altro scrollò i capelli:
”Non è quello, in fondo non mi importa se ascoltano quello che ho da dire. Fūma-san si è accorto che ho controllato il cibo, quindi penso che immagineranno che ti stia manifestando le mie perplessità”
”Già…chissà che ne staranno dicendo?”
”Non mi importa…”
”…nemmeno a me. Basta che non ci siano problemi”
”A quelli penserò io”
Yoite strinse i pugni. Avrebbe vegliato su Miharu, in ogni momento.
”Non preoccuparti troppo. Andrà tutto bene”
Si guardarono, e annuirono. Sarebbero stati l’uno a fianco dell’altro.
”Che ne pensi di Fūma-san?”
”Non so…la definizione che mi hai dato è decisamente azzeccata”
”Eh eh eh…”
”Comunque starò all’erta, non si sa mai”
Con un sospiro, Miharu si alzò. Era ora di preparare i futon.
”Stanotte dormi però”
”Io…”
In realtà aveva intenzione di vigilare…ma a quanto pareva, Miharu aveva altri progetti in mente:
”Non provare a rimanere sveglio per tutta la notte!”
sibilò imbronciato, tornando ad accoccolarsi vicino a lui.
Yoite distolse lo sguardo. Non voleva mentirgli, però non poteva neppure esaudire quella sua richiesta:
”Proteggerti è il mio dovere”
”Non qui. Qui siamo al sicuro”
”Starò bene”
Ma Miharu scrollò il capo:
”No. Desidero che tu dorma, stanotte”
”Miharu, permettimi di svolgere il mio ruolo”
”Lo farai quando ce ne sarà bisogno davvero. E tu permetti a me di svolgere il mio!”
E, allo sguardo interrogativo del compagno, Miharu si addolcì un po’:
”Devo renderti felice e amarti, no? In questo rientra anche il prendermi cura di te e della tua salute”
”Miharu…”
Le guance di Yoite si colorarono di un leggero rossore, che il buio nascose solo in parte.
”Non essere teso, rilassati, qui è tutto a posto”
”Ne sei…certo?”
L’altro annuì, e Yoite chiuse gli occhi. Come poteva fare? Doveva resistere, o cedere? E quante scelte aveva?
”Che ne dici di aiutarmi coi futon, per iniziare?”
Era un modo gentile per dargli tempo di pensare…Yoite annuì, e in silenzio stesero i vari materassini e i piumini. Nonostante la temperatura esterna fosse decisamente bassa, lì si stava bene. Non c’erano fuochi o altri sistemi di riscaldamento visibili, quindi era probabilmente una qualche tecnica ninja a tenere caldo l’edificio.
”Allora dormiamo?”
Yoite sospirò…Miharu si era mezzo infilato nel suo futon, e lui aveva la netta sensazione che, se non avesse fatto lo stesso, allora anche Miharu ne sarebbe uscito per stargli vicino. A metà fra ricatto e affetto, quella era una della maniere che aveva per ottenere ciò che voleva.
”Sì”
Si infilò sotto il piumino, trovandolo a una temperatura gradevolmente tiepida.
’Anche questa una qualche tecnica’
Si girò su un fianco, osservando Miharu nella luce fioca della notte. I pannelli erano chiusi, ma il debole riverbero di alcune torce penetrava fin nella stanza.
Anche Miharu era girato verso di lui, e lo guardava. I loro occhi erano persi gli uni negli altri, in una discreta contemplazione. Erano due persone distinte, ma erano anche la stessa anima…il loro legame era recente, eppure indissolubile. Quello che c’era fra loro poteva apparire inspiegabile agli altri, eppure per loro era assolutamente limpido. Nessuna ombra, nessuna macchia, solo l’unione perfetta di due esseri che non avrebbero dovuto nascere separati.
”Sono contento di averti incontrato”
mormorò Miharu, emettendo un sospiro rilassato.
”Anch’io…la mia vita ha iniziato ad avere un significato quando ho incontrato te”
Miharu lo ammirò nella luce della notte:
”Non sei stanco? Ne sono successe in questi giorni…”
”Un po’…la pioggia non mi piace”
e strofinò il collo ferito contro il cuscino.
”Se vuoi non la vedrai più”
”…no…no…lascia che scenda…”
Miharu sorrise leggermente, evidentemente felice:
”È bello viaggiare con te”
”Anche a me piace. Non ho mai viaggiato prima, e ora…mi piace”
”Già…”
”Soprattutto il treno…”
Miharu fece una smorfia, mentre il piumino si alzava allo spuntare delle ali da pipistrello:
”Sai che il professor Kumohira ha la fobia dei mezzi di trasporto?”
”Hn?”
Ma era possibile una cosa simile?
”Già…è impossibile viaggiare con lui”
e sbadigliò, chiudendo gli occhi.
”Dormiamo in pace”
sospirò, e Yoite annuì. In fondo non avvertiva nulla di avverso in quel luogo, forse poteva avere fiducia…anche lui aveva sonno…
………
”Etcì!”
”Sensei, è tutto a posto?”
Il professor Kumohira annuì, mentre Kazuho valutava la situazione e Yukimi sghignazzava:
”Non è che qualcuno sta parlando male di te, professorino spettinato?”
”E chi mai potrebbe farlo secondo te?”
Gli altri si guardarono un attimo in silenzio, poi esclamarono:
”Miharu-kun!”
”Sigh”
Il professore appoggiò la testa alla parete, ammettendo fra sé che in effetti quello sarebbe stato possibile, conoscendo quel ragazzino…e Yukimi decise di rincarare la dose:
”Scommetto che sta raccontando a Yoite della tua fobia per i mezzi di trasporto!”
”Nii-san, ti prego di smetterla”
”Ah ah ah come vuoi”
”Senpai Yukimi, non è carino rigirare il coltello nella piaga”
Raimei si incupì:
”Raikō, non ti ci mettere anche tu!”
”Raikō-san ha ragione, Raimei-san!”
Sbonk!!!
Raikō lo zittì con un colpo di taglio in testa, e Gau si piegò a piagnucolare.
”Basta così”
”Povero Gau”
commentò Yukimi…Raikō gli voleva bene, ma lo trattava proprio come un animaletto domestico da addestrare.
”Piuttosto, se la staranno cavando quei due?”
Yukimi annuì:
”Tranquilla, Kazuho. Quel moccioso demoniaco è pieno di mille risorse, lo sai. E Yoite l’ho addestrato io, quindi non c’è nulla da temere”
”Speriamo…”
La depressione del professore aumentò:
”Non vi pare che siano troppo uniti?”
”E che male ci sarebbe, Thobari?”
Hanabusa apparve con un vassoio colmo di tazze di tè, e Gau si affrettò ad aiutarla. La sera era inoltrata, e quella sarebbe stata l’ultima tazza prima di andare a dormire.
”…lo sai”
rispose piano lui, mentre gli altri si scambiavano un’occhiata.
”Il tuo solito chiodo fisso…non vuoi che Miharu usi l’Arte Segreta”
”Già…è pericoloso per se stesso e per gli altri, ed è contro natura”
”Non vedo cosa questo c’entri con Yoite-kun”
commentò Hanabusa, servendo il tè.
Il sensei strinse gli occhi:
”Rokujō-kun gli è troppo attaccato”
”E questo è un male?”
commentò lei con noncuranza, decisa a fare finta di nulla, sebbene sapesse perfettamente quello che aveva in mente.
”Certo che lo è! Scommetto che sarebbe pronto a usare lo Shinrabanshō, se Yoite-kun glielo chiedesse!”
”E sarebbe così sbagliato, professore?”
sussurrò Kōichi, apparendo nella terrazza con Shiratama in braccio.
”Aizawa…sai bene come la penso”
”E lei sa come la pensiamo noi. Perché non ha più fiducia in Miharu-kun?”
Yukimi storse la bocca:
”Il professore non ne ha nemmeno in se stesso, come potrebbe averne negli altri?”
”Nii-san!”
”Lasci stare, Kazuho-san. So bene di aver ragione per quel che riguarda l’uso dello Shinrabanshō. Rokujō-kun stravede per Yoite-kun, e questo potrebbe portarlo ad agire senza riflettere. Senza contare che esaudirebbe qualsiasi desiderio lui esprimesse, pur di farlo contento”
”Thobari, non consideri il fatto che anche Yoite-kun stravede per Miharu-kun. Credi che potrebbe minimamente desiderare qualcosa che facesse soffrire Miharu-kun?”
”Intenzionalmente no. Ma se desiderasse qualcosa che facesse del male a Rokujō-kun, ma questi non lo dicesse proprio per l’attaccamento che ha verso di lui?”
”Siamo di nuovo alla mancanza di fiducia. Non è che sei invidioso e geloso, professorino?”
Yukimi e il professore si fissarono, mentre la tensione saliva:
”Geloso? E di chi?”
”Di Yoite, che domande. Del fatto che quel moccioso preferisca lui a te”
”Non scherziamo, non sarebbe per niente professionale. Hana, vado a dormire. Buonanotte a tutti”
e se ne andò, con la brutta impressione che Yukimi avesse ragione. Rokujō preferiva davvero Yoite a lui…
’Maledizione’
pensò. Doveva impedirgli di usare lo Shinrabanshō, doveva scoprire i desideri di Yoite e intervenire!
”Speriamo non faccia pasticci…è pieno di buone intenzioni, ma…”
”Non si preoccupi, Seki-san. Il clan Shimizu veglierà su tutti noi”
Raimei annuì. Lei sarebbe stata sempre dalla parte di Miharu, quindi avrebbe tenute le orecchie aperte, pronta ad ogni evenienza.
”Io dico che vi preoccupate troppo. Finché quei due staranno assieme, non ci sarà nulla di cui preoccuparsi”
Yukimi finì il suo tè e andò a dormire. L’unica cosa da fare era continuare a farli stare assieme. Perché se si fossero divisi, chi avrebbe salvato la Divinità?

Fine parte XII


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