Il desiderio della Divinità
Parte XI
di Hymeko
Pioveva
sulla città, pioveva senza tregua. Temporali durante la notte,
e lo scroscio incessante per tutta la mattinata. Le strade erano piene
d’acqua, automobilisti infuriati suonavano il clacson ad ogni sciocchezza
mentre i marciapiedi erano una processione senza fine di ombrelli.
Ma, nel ryokan dove erano alloggiati, tutto era calmo.
Yoite studiò Miharu, appoggiato contro lo stipite della finestra.
Il vetro era chiuso, ma il pannello di legno che impediva alla luce
di entrare era aperto. Le case del circondario erano silenziose, chiuse
in se stesse a causa del temporale, e non si svelavano nemmeno agli
occhi della Divinità. Seduto sul tatami, Miharu continuava
a fissare la discesa della pioggia, vittima dell’incanto silenzioso
dell’acqua che cadeva.
Guardando l’orologio, Yoite si stiracchiò come un gatto. Era quasi mezzogiorno,
e non avevano nulla da mangiare. Avevano preso quella stanza solo
per dormire, i pasti non erano compresi, quindi dovevano provvedere
loro. La colazione era stata a base di onigiri avanzati, ma ormai
erano finiti…a quanto pareva, sarebbe toccato a lui andare a prendere
da mangiare.
’Che silenzio…sono ore che siamo immersi nella malinconia’
Era intorpidito e gli facevano male i muscoli, ma non poteva dirlo
a Miharu. Era rimasto sveglio per tutta la notte, mentre il compagno
riposava. Quel ryokan non gli piaceva molto, troppo lontano dalla
stazione principale per consentire spostamenti veloci. E le loro vicine
di stanza, due occidentali casiniste e petulanti, lo facevano irritare.
Una grassona bionda e una più piccola e carina se ne andavano
in giro come fossero le uniche col diritto di esistere sulla Terra…i
loro passi risuonavano per tutta la struttura, non lasciandolo dormire
per la preoccupazione. Se quelle due avessero coperto col loro fracasso
la presenza di nemici, e se di conseguenza non fosse riuscito a proteggere
adeguatamente Miharu, cosa sarebbe successo?
’Miharu…’
Non doveva pensarci…uno shinobi doveva essere pronto ad affrontare
anche quelle situazioni, nonostante nelle esercitazioni con Yukimi
avessero sempre operato in condizioni di relativo silenzio.
Strinse i pugni. Lo avrebbe protetto a qualsiasi costo…era la sua
missione, il suo ruolo. Il posto che era riuscito ad avere…temporaneamente,
forse, ma in quel lasso si sarebbe degnamente comportato.
”C’è qualcosa che non va?”
Yoite sgranò gli occhi…era rimasto incantato a fissare Miharu.
Scrollò il capo:
”È mezzogiorno”
Miharu guardò la sveglia:
”Hai ragione. Dobbiamo andare a comprare qualcosa”
Si alzò, stiracchiandosi. La pioggia cadeva ancora forte.
”Vuoi andare in un ristorante? Ce ne sono molti da queste parti”
”No…c’è un Seven Eleven all’angolo della fermata della metro,
ti va di prendere lì qualcosa? Non ho voglia di stare in mezzo
alla gente”
Yoite annuì, comprendendo bene quel desiderio, in fondo anche
suo.
”Va bene”
Uscirono dal ryokan con gli ombrelli forniti dalla direzione, e camminarono
con calma, soli nonostante la folla. Vari negozietti costeggiavano
la strada…cartolerie, parrucchieri, pasticcerie, bar…raggiunsero in
silenzio il minimarket, camminando col rumore della pioggia come compagno. Miharu prese due cestini,
e iniziarono a guardarsi intorno…improvvisamente, si sentirono entrambi
rianimati.
”Da dove iniziamo?”
Yoite non disse nulla, e Miharu lo guidò fra gli scaffali.
C’erano panini di ogni tipo, dolci e snack secchi, un po’ di frutta,
caramelle, un angolo per la cartoleria, acqua e bibite fredde, liquori
e birre, e un banco frigo con cibi da scaldare. Fecero il giro di
tutto, comprando ciò che li interessava, trovandosi alla fine
con due borse piene.
”Forse è un po’ troppo, eh?”
Miharu studiò le borse. Una a Yoite, una a lui…sotto l’ombrello
si sarebbero mezzi lavati.
”Non fa nulla”
Uscirono, guardando l’acqua che ancora scrosciava.
”Yoite, se vuoi posso far smettere per un po’, giusto il tempo di
tornare indietro”
L’altro passò gli occhi da Miharu al cielo, e scosse il capo:
”È solo un po’ d’acqua, basterà che ci asciughiamo.
Non attivarlo solo per questo”
”Sì”
………
”Miharu?”
”Hn?”
Il budino al tè verde era buono, fresco e saporito…era bello
gustarlo stando vicini, appoggiati con la schiena al muro, alla fine del pranzo, le gambe
stese sul tatami e la pioggia che cadeva fuori.
”Avrei ancora una domanda sugli Hakutaku. L’ultima”
L’altro annuì, e Yoite si fece forza, nonostante l’impressione
di star importunando Miharu:
”Se non ti fidi ciecamente di Fūma, perché li hai accettati?
Non penso sia solo per tenere lui sotto controllo”
”…non ti piacciono proprio, vero Yoite?”
L’altro chiuse gli occhi:
”Se…se non ti stessero così vicini forse non sarebbe così.
Però ti guardano in un modo…viscido”
”Provano un desiderio rovente…il desiderio che io trovi una soluzione”
Yoite lo guardò in silenzio…Miharu stava fissando il budino,
senza aggiungere nulla. Poi chiuse gli occhi:
”Una soluzione per il loro stato. Io li ho accettati, tanto tempo
fa, perché mi facevano pena. Persino uno come me, insensibile
e apatico, ha provato pietà per loro”
”………”
Di quale sventura potevano essere vittime, tale da commuovere Miharu?
”Loro sono immortali…non possono morire”
”Lo so”
”E desiderano la morte…questo è il loro desiderio. Che io li
liberi dall’immortalità…poter terminare questa vita come dei
semplici esseri umani”
Ciocche di capelli sfiorarono il viso di perla di Yoite, quando lui
piegò il capo:
”Perché non lo fai? Non è come il mio desiderio”
”No, non lo è…ma non posso esaudirlo, perché non ne
sono in grado”
”Ma tu…”
Miharu posò il capo contro la parete:
”Io possiedo la Saggezza, ma non posso disfare ciò che un altro
possessore della Saggezza ha realizzato”
”Hn?”
Non capiva…se era davvero il Re di Nabari, le sue possibilità
dovevano essere infinite…
”Vedi…io e il terzo possessore siamo sullo stesso piano. E lo stesso
vale con gli altri. Se fosse stato qualcuno inferiore a me, come un
semplice capovillaggio, avrei potuto tranquillamente sciogliere il
suo operato. Ma non posso disfare l’opera di un mio pari, proprio
perché siamo sullo stesso livello. La nostra padronanza della
Saggezza si annulla a vicenda”
”…quindi la loro immortalità sarà eterna?”
”Non esattamente…a dire la verità, un modo ci sarebbe, per
quanto arduo”
Yoite attese, la sua mente che pensava a pieno ritmo. Se quel modo
fosse stato realizzabile, se lui avesse trovato una maniera, li avrebbe
allontanati da Miharu…
”Loro non sono proprio esseri umani, lo sai. Shijima era una gatta
a cui è stato impiantato un cuore umano, e Kōichi era una civetta
che ha subito lo stesso trattamento, e a entrambi è stata donata
la vita eterna. Ma in origine non possedevano il doppio aspetto di
animale e umano, è solo grazie a Fūma-san se possono trasformarsi
in persone”
”Eh?”
Quanto era complicata la loro esistenza?
”Fūma-san era un bambino già desideroso di allargare la propria
conoscenza quando li incontrò. Estasiato da quelle creature,
fece loro dono dell’arte segreta del villaggio di Fūma, il Tenpenka,
grazie al quale i due animali poterono avere non solo un cuore umano,
ma anche l’aspetto”
Yoite attese, colmo di pensieri. Più che i due immortali, era
Fūma quello di cui aver paura. Era quell’uomo a manovrare tutto dall’ombra…
’E noi stiamo andando da lui…in un villaggio pieno di suo fedelissimi…’
”Poi l’Arte Segreta giunse sino a me, e io diventai la Divinità.
Ma prima che questo accadesse, Shijima e Kōichi erano già dalla
mia parte…con il loro desiderio irrealizzabile. Essere liberati dall’immortalità”
”Che tu…persino tu non puoi esaudire”
”Esaudire no…ma c’è una scappatoia. Non posso cancellare l’immortalità
che fu data loro dal terzo possessore, però la posso spostare,
passare a qualcun altro”
”Quindi…se due persone accettassero di vivere in eterno…”
Miharu annuì:
”Io potrei spostare l’immortalità da loro a queste due nuove
persone, che diventerebbero immortali, mentre Shijima e Kōichi morirebbero
alla fine naturale della loro esistenza”
”Dato che loro sono ancora qui…non hai trovato nessuno?”
”Non è esatto. Una persona c’è…ma dato che sia Shijima
che Kōichi non pensano sia corretto che uno dei due venga lasciato
indietro, hanno deciso di aspettare che ci siano due persone”
”Questo è bello da parte loro”
Miharu annuì, e Yoite chiuse gli occhi. Essere lasciato indietro…non
voleva nemmeno pensarci. Lui voleva stare con Miharu per quegli anni
che restavano, e poi sparire, facendosi cancellare dalla mente di
tutti.
’Così anche Miharu potrà continuare a vivere, essere
felice’
Dimenticandolo avrebbe potuto continuare, quello era l’importante.
”Cambiando discorso, non sei stanco?”
”Hn?”
”Mi sembri affaticato. Hai dormito questa notte?”
Yoite scosse il capo:
”Quelle due occidentali mi hanno costretto a stare sveglio…avevo paura
di non sentire eventuali aggressori”
Miharu sorrise:
”Non temere, non ci attaccheranno”
”…è il mio dovere”
L’altro assentì:
”Hai ragione…ma è mio dovere far sì che tu stia bene”
”Miharu…”
Il ragazzino gattonò fino ai futon piegati contro una parete,
e gli gettò il suo cuscino, prima di trascinare il piumino:
”Forza, stenditi un po’”
”Ma…”
”Niente ma! Voglio che questo pomeriggio lo passi a riposare”
”Miharu…”
Scuotendo il capo, Miharu gli prese il cuscino dalla mani e lo sprimacciò,
poi lo appoggiò sul tatami:
”Avanti, veglierò io”
”Però…”
”No. Non voglio che passi due giorni in bianco. Devi dormire”
”………”
”Dooormi!”
Yoite passò lo sguardo dal cuscino a Miharu, poi uno sbadiglio
sfuggì alle sue labbra, e Miharu prese al volo l’occasione:
”Visto?”
Sconfitto, Yoite si stese, lasciando che Miharu lo coprisse col piumino:
”Se hai bisogno svegliami”
”Sì. Ma tu non badare ai rumori esterni e dormi più
che puoi”
”Va bene”
Miharu spense la luce, e tornò a sedersi contro la parete,
accanto a lui. Yoite chiuse gli occhi…non aveva lottato molto, anzi.
Si era arreso subito, un po’ perché aveva davvero sonno, un
po’ perché non desiderava discutere con Miharu, ma soprattutto
perché aveva voglia di essere un po’ coccolato. Miharu che
si preoccupava per lui…era una sensazione che gli scaldava il cuore.
Sbirciò il compagno di viaggio, intento a fissare la pioggia
scorrere senza sosta sul vetro. Col corpo faceva ombra al suo viso,
riparandolo dai neon fiochi che invadevano la stanza. Era gentile,
discreto, affabile. Viaggiare con lui era un onore.
”Miharu…”
”Hn?”
”Facciamo durare tanto il viaggio”
”Sì”
”Questa stanza…qui si sta bene”
L’altro annuì, rimboccandogli il piumino:
”Dormi ora”
”Sì…grazie, Miharu”
”Grazie a te…di esistere”
sussurrò, incapace di capire se Yoite l’avesse sentito. Da
una parte lo sperava, dall’altra no. Era una frase così intima…quasi
da innamorati.
”Yoite…”
Tornò ad appoggiarsi alla parete, senza staccare gli occhi
da lui. Era talmente splendido da sembrare irreale, talmente calmo
da sembrare un bellissimo dipinto.
’Forse è più divino di me’
Sorrise…finché fosse rimasto addormentato avrebbe potuto guardarlo,
riempirsi gli occhi di lui, tatuarsi il volto rilassato nella mente.
Le labbra socchiuse lasciavano sfuggire il respiro leggero, e il petto
si alzava e abbassava con calma. Il suo sonno era dolce, placido come
il viso.
’Rimani con me’
pregò, chiedendosi se esistesse una divinità che lui
avrebbe potuto pregare.
………
Le sue palpebre si socchiusero, e Yoite si guardò attorno.
Non era cambiato nulla, a parte la luce che era calata.
”Ti sei svegliato?”
”Miharu”
L’altro sorrise, scivolando sul tatami fino a essere steso vicino
al futon, guardandolo dolcemente.
”Quanto ho dormito?”
”Più o meno tre ore”
”…che ore sono allora?”
”Le cinque, circa”
”Hn”
Yoite socchiuse gli occhi, poi si girò su un fianco, rivolto
verso Miharu:
”Non è successo nulla?”
”No…solo la pioggia è aumentata”
”Fa freddo?”
L’altro si torse per guardare il vetro:
”Non so…un pochino, direi”
”Non sei infreddolito?”
Miharu alzò le spalle, e Yoite sospirò. Era davvero
apatico, se non si preoccupava nemmeno di coprirsi…
”Vieni”
Senza pensarci, sollevò un lembo del piumino, invitandolo a
scivolarvi sotto, al caldo…Miharu lo fissò, spostando gli occhi
dal piumino a lui.
”Davvero?”
Yoite che lo invitava a stare vicino a lui, in un contesto tanto intimo…
”Hn…credo di essere ancora addormentato”
Senza esitare ancora, Miharu annuì, e si avvicinò a lui. Era
meglio che si sbrigasse ad approfittarne, prima che cambiasse idea.
”Non toccarmi però…non toccarmi”
Miharu scosse il capo, sistemandosi:
”C’è abbastanza spazio per entrambi”
”Sì”
Lì sotto erano vicini ma senza essere in contatto. C’erano
almeno dieci centimetri fra loro, se entrambi fossero rimasti su un
fianco ci sarebbero stati comodamente. Lo stesso valeva per il cuscino,
le loro teste non lo occupavano tutto. Potevano guardarsi in silenzio,
vicini ma staccati, in un equilibrio perfetto fra le distanze.
”Si sta bene”
Yoite annuì, senza dire nulla, e Miharu strofinò una
guancia contro il cuscino, sentendo il calore discreto del suo compagno:
”Ho sempre pensato che tu possedessi un corpo un po’ freddo, dato
che ti copri molto. Però qui sotto si sta così bene…”
”Già…”
”Continuiamo a riposare, Yoite”
Ma nella testa del compagno c’erano un sacco di pensieri, frutto dei cupi sogni su Fūma e gli Hakutaku:
”…cosa accadrà domani, Miharu? Dovremo partire?”
L’altro scosse il capo:
”Non voglio viaggiare in mezzo a un tifone”
”Però…”
”Fūma-san può aspettare…godiamoci questi momenti”
sussurrò, chiudendo gli occhi. Non voleva fare altro…Yoite
vicino a lui…e il suo calore attorno.
”Andrà tutto bene?”
Nonostante tutto, Yoite rimaneva preoccupato. Non aveva mai affrontato
un capovillaggio, ma da quanto aveva letto, doveva essere una persona
forte ed energica. Sarebbe riuscito a proteggerlo, in uno scontro
diretto?
”Sì. Ce la caveremo senza problemi, fidati. E poi è
inutile preoccuparsi ora”
L’altro chiuse gli occhi. Miharu aveva ragione, e lui lo sapeva bene.
Non sarebbe servito preoccuparsi mentre erano lì.
”Allora…posso fare una cosa?”
Miharu era accanto a lui, a portata della sua mano. C’era un pensiero
che girava da un po’ nella sua testa, un bruciore che non sapeva come
calmare. Da quando stava sul monte Sumeru, in mezzo a persone che
gli volevano bene, era in un certo senso diventato curioso…curioso
dell’altrui natura umana.
”Sì”
Miharu non esitò nel rispondergli. Qualsiasi cosa fosse, a
lui sarebbe andata bene.
Yoite lo studiò, poi la coperta si mosse, spostata dalla mano
sottile del ragazzo. Lì si era tolto i guanti, e la mano bianca
si era mostrata in tutta la sua bellezza…Miharu quasi sussultò,
quando la sentì posarsi sulla spalla.
”Yoite…”
”Non toccarmi…non toccarmi”
Annuendo, Miharu abbassò le palpebre, rimanendo in attesa. La mano
di Yoite era rimasta ferma sulla sua spalla, trepidante…poi era lentamente
risalita lungo il collo, a sfiorargli dolcemente la pelle del viso
e i capelli.
”…posso…toccarti?”
Miharu annuì, senza dire nulla, lieto che la luce ormai quasi
inesistente stesse coprendo il suo rossore. Si sentiva in fiamme,
ardere sotto il tocco delle sue dita tiepide. Erano lunghe, lisce,
morbide, dolci, leggere come un batuffolo di cotone.
’Cosa sta…accadendo…?’
Perché quell’improvviso desiderio di contatto? Poteva capire
che non volesse che il suo tocco fosse ricambiato, in effetti era
più facile agire che ricevere, però…era strano ugualmente.
”Yoite”
sussurrò, in cerca di una risposta. La mano era giunta sul
suo fianco, sulla curva prima dell’anca, e poi su, lungo il suo osso.
”Sei magro”
mormorò Yoite, tornando velocemente sulle costole, che si sentivano
tutte sotto il maglioncino leggero.
”Anche tu”
ribatté Miharu, un po’ piccato…ma Yoite scrollò il capo:
”Non era una critica. Anche se sembri fragile, tu sei forte”
”Hn. Come Yoite”
”………”
Yoite riprese a scendere, mentre Miharu rimaneva nel buio, tentando
di non rabbrividire di piacere, o felicità, non riusciva a
capirlo. Però quel tocco gli era gradito…
”Fin dove posso arrivare?”
Gli stava chiedendo in permesso per qualcosa di…intimo, forse?
”Dove vuoi”
Era una mezza bugia, un azzardo. Non era ancora pronto per un’unione
intima, Miharu si sentì tremare dentro, liquefarsi al solo
pensiero. Ma non si scostò, né allontanò la mano
che scendeva impassibile lungo la sua coscia, fino quasi al ginocchio.
Poi tornò indietro lungo lo stesso percorso, fino alla spalla,
per poi cambiare via e scivolare fino alle dita intrecciate fra loro.
”Miharu…perché non mi hai fermato?”
”Non desideravo farlo”
”Non mi hai chiesto nulla”
”Io ti rispetto, e rispetto il tuo silenzio”
Yoite strinse le sue dita:
”…riesco a toccare le persone. Ma non voglio che loro tocchino me”
”Questo è comprensibile. Desideri avere il controllo”
”No…non è una questione di controllo. È solo che il
tocco degli altri mi disgusta…tu sei uno dei pochi con cui voglia
giungere a un contatto”
”Non capisco”
Chiudendo gli occhi, l’altro si avvicinò a lui:
”Un giorno mi farò toccare da te. Un giorno”
”…sì”
Miharu si sentì strappato a metà. Da una parte, la gioia
per il nuovo legame che si stava instaurando con Yoite. Dall’altra
una profonda tristezza per il modo in cui si era creato. Era una relazione
a senso unico, in cui Yoite prendeva e basta, senza dargli nulla. Prometteva solo di un futuro lontano.
’No…mi ha dato un contentino. L’essere l’unico con cui finora si sia
spinto così avanti’
Ma ugualmente aveva smesso di fargli piacere. Quel futuro lui voleva che fosse adesso.
”Yoite…”
L’altro lo guardò in silenzio, e Miharu continuò:
”Dormiamo così stasera, dopo la cena?”
”Sì”
Annuendo senza aggiungere altro, Miharu chiuse gli occhi. Almeno,
nel sonno, avrebbe potuto avvicinarsi un po’ a lui…
Fine parte XI
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