Il desiderio della Divinità
Parte X
di Hymeko
”Andiamo,
Miharu?”
Il ragazzino annuì, guardando la Terra stendersi sotto di loro.
L’autunno era appena iniziato in Giappone, e la pioggia sottile di
metà ottobre aveva reso fresche le giornate.
Yoite era pronto a partire con lui, dopo mesi di addestramento intensivo
sotto la guida di Yukimi. Era uno shinobi completo, ora, grazie al
suo operato. Anche se era trascorso meno di un anno da quando era
giunto lì, i suoi progressi erano evidenti, in tutti i campi.
Non solo forza e agilità erano aumentate, ma era notevolmente
più aperto con le persone. Soprattutto con Miharu, Yukimi e
Hanabusa, ma non rifiutava più la compagnia degli altri, anche
se ogni tanto riemergeva la sua tendenza all’isolarsi. La sua tristezza
iniziale era scemata, e Miharu si compiaceva molto per il suo cambiamento,
sentendosi in qualche modo meritevole.
”Partiamo”
Miharu si mise in spalla lo zaino in cui portava le poche cose di
cui aveva bisogno, mentre Yoite aveva una borsa a tracolla. Non c’era
molto, solo dei cambi d’abito e i documenti finti che Hanabusa e Kazuho
avevano creato, giusto perché non avessero problemi. I soldi
li avevano in tasca assieme ai due cellulari che Yukimi aveva comprato
per loro, e che erano stati cotretti ad accettare dopo prediche infinite
e sotto la minaccia di terribili rappresaglie.
Scesero fino al portone d’ingresso, dove tutti li stavano attendendo
per salutarli. Hanabusa corse loro incontro, a sistemare la sciarpa
bianca che Yoite aveva al collo:
”Mi raccomando, state attenti. E prendetevi cura l’uno dell’altro”
Mentre entrambi annuivano, lei infilò delle caramelle nelle
loro tasche e si fece da parte, lasciando spazio agli altri.
”Ehi Yoite, vedi di non dimenticare quello che ti ho insegnato”
”Non accadrà”
Yukimi stava facendo il duro, ma sembrava triste dal doverli lasciare
andare da soli…Kazuho prese il suo posto, e tese a Yoite un sacchetto
colmo di medicine:
”Ecco, Yoite-kun. Sono dei medicinali per voi, non ho avuto il tempo
di darveli prima. Se avrete bisogno d’altro chiamatemi sul cellulare,
nii-san ha memorizzato il mio numero”
”Sì”
Raikō si avvicinò a loro, assieme a Gau e a Raimei:
”Mi raccomando, chiamate se avete bisogno”
”Sì”
”E tu, Miharu, nutriti come si deve!”
Raimei gli fece un gran sorriso, seguito da uno strano gesto con la
mano, a cui Miharu rispose senza entusiasmo:
”Farò il possibile”
Sbuffando, lei scosse il capo:
”Come al solito…Yoite, lo affido a te”
”Shimizu ha ragione…Rokujō, mangia e stai attento”
”Sì, sensei”
”E porgete i nostri rispetti a Fūma-dono”
Gli Hakutaku annuirono alle parole del professore, ma Miharu fece
appena un cenno prima di oltrepassarli tutti, seguito da Yoite.
”Arrivederci”
sussurrò il ragazzo, seguendo Miharu.
”State bene, e portateci dei ricordini!”
Yoite e Miharu camminarono in silenzio fino al labirinto, che oltrepassarono
senza indugio, arrivando al boschetto di bambù sopra Banten.
La pioggia era cessata, e l’odore del terreno si mischiava a quello
delle piante. Respirando a pieni polmoni, Yoite si inebriò
di vita. Quell’aria era pulitissima, buonissima, fresca…tuttavia non
era in grado di cancellare le sue preoccupazioni.
”Miharu…c’è qualcosa che non va?”
L’altro rallentò appena:
”A dir la verità…sono preoccupato”
”Per cosa?”
Miharu si fermò del tutto:
”Fūma-san. Lui…ultimamente le informazioni che mi manda sono criptiche,
e alla fine risultano totalmente inutili, se non fuorvianti”
Yoite lo studiò:
”Potrebbe non averne di migliori”
”…non lo so, non riesco a capire”
Ripresero a camminare, poi Yoite aggiunse:
”È per questo che stiamo andando a Fūma?”
”…non solamente. Stiamo approfittando di un viaggio già programmato
per capirci qualcosa di più. Ogni anno visito i villaggi ninja
miei alleati, o comunque neutrali”
Yoite lo guardò:
”Mi spiegheresti?”
Miharu annuì, ben sapendo che l’altro non avesse idea di quanto
fosse complicata la politica:
”Come sai, sono cinque i principali villaggi ninja. Alcuni sono apertamente
schierati con me, uno è neutrale, mentre l’altro mi è
nemico”
”Il nemico è Iga, da cui provengono i Kairōshū”
”Sì. Banten è il mio villaggio d’origine, ma è
così piccolo che la sua tradizione ninja viene tenuta in vita
solo dal club scolastico. I miei alleati sono Fūma, appunto, e Togakushi,
il cui capo è una donna moderna e intraprendente, anche se
non ha un carattere facile. Infine c’è Kōga, che se ne sta
per i fatti suoi, essendo più un villaggio dedito alla medicina
che agli scontri fisici”
”Andremo anche lì?”
Miharu annuì:
”Ogni anno faccio questo giro per i villaggi, un po’ per rinsaldare
le alleanze, un po’ per vedere coi miei occhi come vanno le cose”
”E Iga?”
”Quello lo dovremo evitare…cioè, potremmo anche andarci, ma
dovrei tenere attivato lo Shinrabanshō in ogni momento, e comunque
saremmo sempre attaccati…verrebbe preso come un tentativo di rovesciare
l’equilibrio, e potrebbe portare a delle conseguenze serie”
Yoite rifletté un attimo:
”Ma loro sono quelli che ci hanno attaccati, che ti hanno fatto del
male”
”Lo so, ma tutti sanno benissimo che non possono nulla contro lo Shinrabanshō,
quando è attivato. Lo fanno soprattutto per crearmi noie”
”…non potresti agire in modo tale da evitare che te ne diano ancora?”
”No. Per farlo dovrei sterminare il villaggio, e non è una
cosa che desideri fare”
Giunsero con calma fino al limitare del boschetto di bambù,
vicino alle prime case in collina. Sotto di loro si stendeva Banten,
coi suoi tetti di pietra blu e la campagna rigogliosa a circondarlo,
il mare che scintillava lontano.
”Che bel posto”
”Ti piace?”
Yoite annuì, e Miharu corse avanti, lungo una larga scalinata
che scendeva dal fianco della collina fino al paese. Si fermò
a un certo punto, all’altezza di un vecchissimo ristorantino di okonomiyaki,
e il suo sguardo si fece per qualche attimo vacuo.
”Miharu?”
L’altro lo raggiunse e guardò l’edificio…era vecchio, ma ben
tenuto.
”Qui…la mia famiglia vendeva gli okonomiyaki, tanto tanto tempo fa”
”…era la tua casa?”
”Non esattamente. Sorge solo sul luogo dove abitavo…la mia era una
costruzione in legno, ma questo edificio è più recente,
risale a prima della guerra”
Yoite lo guardò. Non sembrava proprio in preda alla nostalgia,
era qualcosa di diverso…cosa stava accadendo al ragazzino apatico che
aveva conosciuto?
”Sei in pensiero, Yoite?”
”No…solo che non capisco. Non mi sembri una persona da avere questi
rimpianti”
Miharu sorrise:
”È solo che qui ho passato i momenti più apatici e tranquilli
della mia esistenza”
”…hn. Ti manca l’essere apatico?”
”A volte sì. Anche se…”
e si girò verso di lui…
”…da quando c’è Yoite preferisco agire per lui”
Si fissarono, mentre il vento portava le ultime gocce di pioggia a
cadere su di loro. Poi Miharu riprese:
”Hai fame?”
”…non molta. Tu?”
”Nemmeno io, però quando ne avremo verremo qui a mangiare?
Ti farò il miglior okonomiyaki che tu abbia mai assaggiato!”
Yoite annuì:
”Volentieri…molto caldo”
”Assolutamente!”
Scesero in silenzio fino al paese, ed entrarono nella galleria su
cui si affacciavano i negozietti. La via era piena di casalinghe che
facevano la spesa per il giorno, di uomini che scaricavano merci,
di bambini piccoli che piangevano, di turisti in preda all’ammirazione
che scattavano fotografie…al contrario del placido monte Sumeru, lì
tutto era caotico e fremente.
”Miharu…”
”Hn?”
Si fermarono a un distributore e presero una bibita, poi Yoite si
tirò un po’ indietro, per sfuggire a quella massa di gente:
”Perché stiamo viaggiando come persone normali? Pensavo che
avresti aperto quei varchi d’argento”
Ma l’altro scosse il capo, mentre la biglia di vetro chiudeva il collo
della bottiglia:
”Se viaggiassimo così sarebbe indubbiamente più comodo,
però non potremmo capire la realtà delle cose. Solo
stando in mezzo alla gente è possibile farne parte, e vederne
i problemi reali”
”Quindi qui siamo solo due ragazzi?”
”Esatto. Certo, lo Shinrabanshō è sempre in me, e potrei attivarlo
in ogni momento, però preferirei dovervi ricorrere solo in
casi di estrema necessità. Qui sono solo Miharu Rokujō, null’altro”
”Ho capito”
”E poi potrebbe essere divertente viaggiare in treno, non trovi?”
Yoite rimase in silenzio, e Miharu rise:
”Sarà un bel viaggio, vedrai”
Anche solo per il fatto di avere Yoite con sé, lui era felice.
Sarebbero rimasti soli per chissà quanto, e il loro rapporto
si sarebbe rafforzato…il cuore gli batteva forte, ogni attimo che
passava era importante.
’Ti renderò felice…non ti permetterò di lasciarmi’
Avrebbe cancellato l’orribile sensazione che aveva…sarebbe riuscito
a tenere Yoite accanto a sé.
’A qualunque costo’
Girarono con calma fino all’ora di pranzo, comportandosi come turisti
nonostante le occhiatacce dei passanti.
”Perché ci guardano così?”
Mordendosi un labbro, Miharu rispose allo sguardo di rimprovero di
un vecchietto:
”Probabilmente per la nostra età. Dovremmo essere a scuola…immagino
che si chiedano come mai abbiamo bigiato”
”E sarà sempre così?”
Miharu annuì:
”Credo che dovremo pensare a qualcosa…tipo uscire solo dopo la fine
delle lezioni”
”Ma andrebbe bene?”
”No. Mi sa che dovremo farci forza e sopportare, invece”
Yoite annuì:
”Posso sapere se…ci recheremo anche a Tokyo?”
”Vuoi visitarla?”
L’altro scosse il capo, sfuggendo gli occhi di Miharu, che ebbe l’impressione
che qualcosa gli stesse pungolando l’anima.
”Yoite?”
”…ci sono persone che…non voglio vedere…là”
Si trattenne a stento dal mettere una mano sulla cicatrice, ma Miharu
intuì i suoi sentimenti:
”Dovremo scendere a Kanagawa, ma non entreremo a Tokyo, se non lo
desideri”
”Grazie”
”Stai tranquillo, non permetterò che ti accada nulla. Se non
vuoi che qualcuno ti veda o ti si avvicini, la Divinità interverrà
a tua protezione”
Yoite annuì, decisamente più rilassato. Miharu avrebbe
attivato lo Shinrabanshō per lui, era stato chiaro. Sarebbe arrivato
al punto di agire sul mondo reale, unicamente per proteggerlo.
Solo per lui.
”Tu sei…davvero gentile”
L’altro inclinò il capo:
”Solo per te”
Il ragazzo più alto chiuse gli occhi, mentre un po’ del calore
di Miharu scivolava in lui. Era così dolce l’essere amati…
”Andiamo là? Vendono animali”
Annuendo, Yoite lo seguì. Stare con Miharu avrebbe salvato
la sua anima?
’Miharu…’
………
”Ecco, ora mischia qua questi ingredienti, poi mettili sulla piastra.
Attento che è rovente”
”…non bruceranno?”
Miharu scosse il capo:
”Non se lo facciamo girare così”
”Ha un buon profumo”
”Sì”
Yoite osservò il suo compagno di viaggio preparare gli okonomiyaki
per il loro pranzo. C’era un odore delizioso nel ristorantino che
era stato la casa di Miharu, l’edificio che avevano visto quella mattina.
”Cosa preferisci? Gamberi o pancetta?”
”Quello che vuoi tu”
”Allora facciamo così: ne faccio uno con i gamberi e un altro
con la pancetta, e poi ce li dividiamo”
”Sì”
Sotto le mani esperte di Miharu, gli okonomiyaki presero forma, profumo
e doratura…il cavolo cinese era ben cotto, e lo stesso valeva per
l’impasto.
”E infine una buona dose di salsa…ecco fatto”
”Profumano, Miharu”
”Già…ecco, poi si tagliano così e si prendono i pezzetti
con le bacchette”
Yoite ne sollevò una piccola porzione e se la cacciò
in bocca, ma l’altro protestò vivacemente:
”Piano, così ti scotti”
”Hn. È tutto a posto”
”Mangiali con calma…nessuno ci corre dietro”
Il ragazzo sollevò un altro pezzo, e lo studiò attentamente.
Sottili spirali di fumo bianco ne salivano, portando con sé
il profumo degli ingredienti cotti e amalgamati fra loro…Miharu aveva
cucinato la cosa più deliziosa che avesse mai assaggiato:
”Miharu, perché non ne hai mai fatti?”
L’altro alzò le spalle:
”Non ne avevo voglia”
”Non te li hanno mai chiesti?”
”No. Però per Yoite potrei farli. Ti piacciono?”
Yoite annuì mentre masticava:
”Sono caldi…mi rendono felice”
”Allora li farò tutte le volte che vorrai”
”Sì”
Si studiarono. Yoite era calmo e un po’ arrossato per il calore dell’okonomiyaki,
mentre Miharu era in adorazione. Solo la piastra rovente li teneva
separati…era un idillio privato, un incanto che non poteva essere
sciolto. Gli altri clienti erano lontani e badavano ai fatti loro,
sembravano due semplici liceali andati a mangiare dopo la scuola,
nulla di strano.
”Come hai trovato Banten? È cambiato?”
Quella era la patria di Miharu, il paese benedetto che gli aveva dato
i natali…
”Tranquillo”
”Non hai paura che vi si infiltrino degli uomini di Iga?”
L’altro scosse il capo:
”Il sensei lo saprebbe”
”Hn?”
”Lui insegna qui, e Kōichi studia nello stesso liceo”
”Insegna?”
Miharu annuì:
”È un professore d’inglese che si occupa di reclutare nuovi
shinobi per il villaggio di Banten. Anche se non ha molto successo”
”Questo…è il suo compito?”
”Esatto. Quando accettò di vivere lassù e di aiutarmi,
io gli affidai la gestione di Banten. È qui che ha conosciuto
Hanabusa-san”
”Anche lei da Banten?”
”Già…è stato amore a prima vista…anche se c’era il rischio
che fosse impossibile, data la loro appartenenza a due mondi diversi”
Yoite inclinò il capo, e i capelli sottili gli sfiorarono la
pelle di porcellana. L’amore…lui non ne sapeva nulla.
”Sei intervenuto tu?”
”No. Il professore era già al mio servizio, quando lei si è
offerta in dono senza sapere la verità su di lui. Per un motivo
che esulava totalmente da loro due, tra l’altro. Comunque hanno fatto
tutto da soli”
”E…sono felici ora?”
Miharu succhiò la punta delle bacchette:
”Sì. Lo spero, almeno”
”Hn…perché Kōichi studia qui? Perché si finge uno studente?”
L’altro sorrise sornione:
”Aiuta il sensei a reclutare studenti…ed è una delle mie spie
nel mondo reale e in quello di Nabari”
”Spie?”
Annuendo, Miharu finì la sua porzione di okonomiyaki, iniziando
subito a farne un altro:
”Mi tengono informato sulle voci che girano in entrambi i mondi…spesso
nei pettegolezzi c’è più di quello che si è soliti
credere”
”Ho capito”
”Inoltre sia lui che Shijima possono arrivare dove altri sarebbero
impossibilitati…chi mai darebbe peso a una gatta bianca in un vicolo?
Mentre se ci andasse uno con l’aspetto di Yukimi-san darebbe nell’occhio”
”Sì”
Yoite bevve un sorso di tè verde. Aveva senso…anche se non
riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di disagio nei confronti
degli Hakutaku.
”C’è qualcosa che ti turba?”
”…io…”
Si fissarono, mentre in Yoite nasceva il sospetto che Miharu lo stesse
sondando.
”…Yoite, non aver timore a dirmi nulla. Hai l’aspetto di uno con un
peso sul cuore…è evidente che qualcosa ti turbi”
L’altro inclinò il capo, masticando con calma, prima di deglutire:
”Anche se è qualcosa di spiacevole?”
Miharu si tese, stringendo il bordo del tavolo:
”Stai soffrendo? C’è qualcosa che non va? Sei infelice? Yoite
io ti aiuterò!”
Yoite lo fissò. Miharu era improvvisamente diventato bianco…terrorizzato
dalla possibilità che lui stesse male. Istintivamente si concesse
un blando sorriso:
”Non riguarda me…ma delle altre persone”
Un sospiro di sollievo sfuggì a Miharu, che si rilassò
sulla panca. Yoite aveva il controllo totale sulle sua emozioni…
”Dimmi quello che pensi. Ho bisogno anche del tuo giudizio”
Yoite chiuse gli occhi, poi li riaprì. Doveva considerarsi
l’unico, o quasi, davvero dalla sua parte?
”Io…non è che una sensazione, però…non voglio sparlare
delle persone che hai accettato…ma Aizawa e Kurookano…non incontrano
le mie simpatie”
Miharu alzò gli occhi:
”Ah”
Il ragazzo continuò, deciso ad andare fino in fondo:
”Soprattutto Kurookano. I suoi occhi sono…pieni di doppi fini, come
se stesse con te per ottenere qualcosa”
”In fondo per tutti è così”
L’altro rimase un attimo interdetto, poi spostò lo sguardo.
Era vero…tutti stavano con Miharu per veder esauditi i loro desideri.
’Io per primo’
”Scusa…mi è sfuggito”
Ma Yoite scosse il capo:
”Non hai detto nulla di falso. È la realtà dei fatti,
e io ne sono l’esempio”
”Yoite…”
”Non preoccuparti, va tutto bene. Anche questa è una conseguenza
del mio desiderio, sarei un debole se non la accettassi”
”…sei arrabbiato?”
”No, questo non mi tocca. Sono solo triste per te”
Si guardarono, e Miharu vide davvero della tristezza nei suoi occhi:
”Perché?”
”Perché talvolta ho l’impressione che tu non ti possa fidare
davvero di nessuno. Fra Kumohira e gli Hakutaku…”
L’altro divise l’okonomiyaki che aveva appena fatto, e sospirò:
”A me basterebbe potermi fidare di Yoite”
Il ragazzo trattenne un attimo il fiato, poi lasciò che la
risposta sgorgasse limpida dal suo cuore:
”…fallo senza esitare”
Miharu lo guardò:
”Tu starai sempre dalla mia parte?”
”Sì”
”Qualunque cosa accada?”
Yoite annuì.
”Allora io…potrò sopportare ogni situazione che mi si presenterà
davanti. Anche il tradimento di tutti gli altri”
”Miharu…”
Era una dichiarazione di totale e incondizionata fiducia…a Miharu
bastava lui, e quella ne era l’ulteriore riprova.
’Miharu’
I sentimenti che questi provava per lui erano quasi spaventosi…fino
a che punto si sarebbe spinto per renderlo felice, per dimostragli
che c’era qualcuno vicino a lui…e per mostrargli limpidamente che
Miharu aveva bisogno di Yoite?
”È tutto a posto…anche con Shijima e Kōichi. So che spesso
non sono trasparenti nei miei confronti, però finché
è una cosa a me risaputa va bene. Ero pronto anche a questo
quando li ho accettati, quindi non mi tirerò indietro, qualsiasi
cosa dovesse accadere in futuro”
”Non temi che possano tradirti?”
Miharu scosse il capo:
”Sono devoti a Fūma-san. Finché lui mi sarà fedele, non
ci saranno problemi. È da lui che dipende tutto. Io stesso non mi fido di lui ciecamente, quindi sono sempre in guardia, non temere”
”Tu…non potresti assicurarti un controllo maggiore del villaggio di
Fūma?”
”No…sarebbe rischioso, e io non voglio farlo. Non voglio imporre la
fedeltà, deve essere qualcosa che nasce dal cuore”
”Essere Re di Nabari…Miharu, hai mai desiderato non essere destinato
a esserlo?”
L’altro lo guardò:
”Ho smesso quando ho incontrato te”
Fine parte X
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