Questo ha tanto l’aria di
essere un capitolo diffide da scrivere…
Il desiderio della Divinità
Parte V
di Hymeko
Yoite
socchiuse gli occhi, la luce dell’alba che li feriva senza pietà.
Non si sentiva affatto bene…aveva freddo, e gli faceva male il corpo.
Le sue ossa, i tendini, i muscoli, la stessa pelle…era come se tutto
il suo essere fosse stato maltrattato. Si sentiva…stirato. Allungato
senza rispetto, quasi con brutalità. Ma soprattutto aveva ancora
il cuore pesante. Il sonno non era riuscito a cancellare il ricordo
della sera precedente…vedeva ancora il viso materno di quella donna,
i suoi gesti colmi di premura, l’attenzione che gli dedicava…
Non avrebbe mai scordato quella sera, dove aveva partecipato
alla prima cena col gruppo di persone che più si era avvicinato
al concetto di famiglia, per lui. Gli altri che erano lì. Estranei
che erano stati carini e gentili con lui.
Di scattò portò la mano sulla cicatrice, e sussultò.
I suoi capelli erano lunghi, la sua mano era enorme. E lo sfregio sulla pelle non c'era più.
Completamente sveglio si mise a sedere, e le sue gambe lunghe spuntarono
dai pantaloni ormai troppo corti. E le braccia che partivano dal suo
torace…anche quelle erano lunghissime e magrissime.
”Ma…cosa…”
Si alzò senza sforzo, e entrò nella cabina armadio.
L’immagine che gli restituì lo specchio fu quella di un ragazzo
magrissimo, altissimo, dalla pelle di porcellana, e con lunghi capelli
scuri a incorniciare il viso d’angelo, di una bellezza deliziosa e soave.
Allungò una mano e la posò sul vetro, continuando a
fissare il riflesso. Non c’erano dubbi…era lui. Ridicolo in quei vestiti
troppo piccoli, ma innegabilmente lui. Vedeva persino delle somiglianze…la
pelle lattea e gli occhi blu non erano cambiati, e nemmeno i lineamenti
del viso, maturazione a parte…
”P-Perché?”
balbettò, cadendo in ginocchio. Non era quello che lui voleva!
Lui aveva chiesto di essere cancellato, non di crescere! Perché
la Divinità gli aveva fatto una cosa simile? Perché
l’aveva reso una persona normale?
’M-Miharu…’
D’un tratto gli vennero in mente le sue parole: la Divinità
esaudisce il vero desiderio di una persona, il desiderio che custodisce
gelosamente in fondo al cuore.
Fissò il proprio riflesso.
”Q-Questo sarebbe il desiderio che custodisco gelosamente in fondo
al cuore?!”
esclamò, leggermente disgustato. Ma come poteva averlo pensato?
Lui non aveva mai desiderato una cosa del genere, non gli era mai
nemmeno passato per la testa, non gli importava nulla di un corpo
adeguato alla sua età!
”Io voglio essere cancellato”
tirò un pugno al pavimento, e scrollò la testa…quei
capelli gli davano un fastidio tremendo.
Guardò di nuovo il se stesso nello specchio. Doveva calmarsi,
cambiarsi e trovare una spiegazione. E aveva la netta sensazione di
dover andare da Miharu, per averla.
Si guardò intorno, e si rese conto che i vestiti erano perfetti
per la sua nuova taglia, come se la cosa fosse stata a lungo studiata.
Scosse la testa, prese dei vestiti puliti e poi andò in bagno.
Era meglio calmarsi, prima di uscire da lì.
………
Pantaloni lunghi neri, scarpe nere, e un maglioncino leggero a collo
alto, a maniche lunghe, di un tenue color sabbia. Fu così che
Yoite si presentò a Miharu, seduto contro la loro colonna a
guardare il cielo.
I due si fissarono un attimo, in silenzio, poi Miharu si alzò,
avvicinandosi al bordo della terrazza, permettendo a un leggero vento
caldo di accarezzargli il viso.
”Tu sai perché mi è successo questo?”
gli domandò Yoite senza preamboli. Per quanto Miharu gli piacesse
tanto, non voleva essere gentile con lui. Voleva essere cancellato,
e basta.
”Sì. E anche tu lo sai”
”Questo non è il mio desiderio!”
ribatté l’altro, la voce aspra.
Miharu si girò, e lo guardò con calma, senza dire nulla.
Yoite stava fremendo…
”Miharu…perché mi è stato fatto questo?”
”Per esaudire il tuo desiderio”
”Non è quello che è chiesto. Io voglio essere cancellato!
Cancellami, Miharu!”
Gli occhi del ragazzino si dilatarono un attimo, prima di tornare
normali:
”Cancellarti?”
”Sì. Qui sei tu la persona più vicina alla Divinità,
no? O sei tu stesso la Divinità? Tutti si muovono in tua funzione!
Questo posto gira attorno a te, persino io me ne sono reso conto!
E non rifilarmi di nuovo quella storia dello shinto!”
L’altro abbassò gli occhi, leggermente ferito:
”Non è una storia, è tutto vero…sebbene non possa negare
di essere io quello che tutti chiamano Divinità”
Sul viso di Yoite si dipinse una maschera di delusione. Quello che
era stato solo un sospetto più o meno vago, si rivelava brutalmente
essere la realtà…
”Perché me l’hai tenuto nascosto?”
Una cosa simile da Miharu non se la sarebbe mai aspettata. Non aveva
fiducia in lui, non lo considerava degno di conoscere la verità,
o si stava divertendo con lui come faceva con Kumohira?
’Cancellami’
pregò con tutto il cuore.
Miharu girò di scatto il viso, coprendosi la orecchie con le
mani:
”Smettila di chiedermi di cancellarti! Smettila!”
ringhiò, stringendo i denti.
”È il mio desiderio”
rispose semplicemente Yoite, appoggiandosi a un’altra colonna. I lunghi
capelli gli incorniciavano il viso, nascondendolo in parte…sembrava
talmente fragile…
”Questo non è affatto vero! Guarda in te stesso e saprai la
verità”
ribatté l’altro. Quanto gli faceva male sentirglielo dire…
Yoite chiuse gli occhi. Non sarebbero arrivati a nulla andando avanti
così. Doveva cambiare discorso, per poi tornare su quel punto.
Miharu era troppo sulla difensiva, non voleva sentire ragioni, doveva
farlo parlare d’altro.
”Perché non mi hai detto subito la verità?”
Miharu spalancò gli occhi, poi si appoggiò alla
pietra:
”È una cosa che non dico mai alle persone appena accettate.
L’ho fatto la prima volta, e mi sono trovato venerato come se fossi
un dio. Tu poi avevi tanto timore di offendere in qualche modo la
Divinità…non volevo che mi adorassi”
”Ma tu sei un dio”
gli fece notare Yoite, più calmo. Doveva parlare con lui, e
ragionare.
”No che non lo sono! Io non sono un dio! Sono solo uno che ci è
stato trascinato dentro, io non la volevo nemmeno questa cosa, non
l’ho mai voluta! Io volevo solo vivere come piaceva a me!”
e tirò un pugno alla colonna dietro di lui, mordendosi a sangue
le labbra.
”Miharu…”
”Scusa”
L’altro fece apparire una bacinella d’acqua e si sciacquò il
viso, lasciando che l’acqua gocciolasse sul pavimento.
”Scusa”
ripeté, sbirciando Yoite. Lo aveva sorpreso con quell’esplosione,
lo sapeva. E aveva fatto lo stesso con se stesso…non s’era mai lasciato
andare così, assolutamente con nessuno. Perché con Yoite
sì? Era vero che gli piaceva molto, però gli piacevano
anche Hanabusa-san, Raimei, Yukimi-san e gli altri…perché con
lui sì, e con gli altri no?
’Che sia giunto al mio punto di rottura?’
”Tu hai parlato di qualcosa che non vuoi, che sei stato trascinato
dentro. Ma la stessa cosa l’hai fatta a me. Io non voglio questo corpo,
mi hai obbligato tu ad averlo. Liberami”
”L-Liberarti?”
Yoite annuì:
”Liberami da questa esistenza. Cancellami. Questo è il mio
desiderio”
Ma il viso di Miharu si incupì:
”Piantala di chiedermi di cancellarti! Hai idea di cosa voglia dire
per me?!”
L’altro scosse semplicemente la testa, e Miharu riprese, a voce più
alta di quanto avesse mai fatto:
”Sai cosa vuol dire poter sentire la vita di una persona fra le dita,
avere il potere di vita e di morte su quella creatura? È come
stringere un gattino appena nato fra le mani, sentire il battito del
suo cuore, avere la sua esistenza nel proprio palmo!”
”Ma sono io che te lo chiedo”
”Sei un mostro, Yoite! Come puoi chiedermelo? Tu mi piaci molto, e
vuoi che ti cancelli? Vuoi che cancelli la vita di una persona con
tanta leggerezza? Tu qua piaci a tutti quanti, anche se sei appena
arrivato! Sei un egoista, smettila di pensare solo a te stesso, pensa
anche agli altri, anche a me!”
Ma quelle parole toccarono appena Yoite:
”Cancella tutto di me, anche il mio ricordo in tutti voi. Continua
a vivere felice con delle persone che vogliono farlo”
Miharu lo fissò, senza più forze. Poi scosse la testa
e scivolò a terra:
”Non lo farò, perché non è il vero desiderio
in fondo al tuo cuore”
Gli occhi di Yoite si chiusero:
”Hai dunque scandagliato così a fondo il mio cuore? Mi hai
sfogliato come uno dei libri della tua biblioteca?”
In quella domanda c’era un’implicita accusa, che fece sgranare gli
occhi a Miharu:
”Non è come pensi tu! Io non vado a leggere i pensieri e i
sentimenti della gente!”
”E allora…cosa fai?”
gli chiese l’altro più dolcemente, ma senza concedergli il
beneficio del dubbio.
”Ascolto! Ascolto le preghiere del cuore di chi esprime i desideri”
Yoite inclinò un po’ il capo:
”Il mio cuore ti ha implorato di cancellarmi. Non ha fatto altro”
Ma Miharu scosse ancora la testa, con forza:
”Non è vero! È la tua mente che lo vuole, nient’altro!
Hai talmente tanto dolore in te che non riesci ad asciugare
le lacrime del tuo stesso cuore! Essere cancellato è l’unico
modo che hai trovato per potergli sfuggire, ma non è il solo”
”E allora…che cosa vuole il mio cuore?”
Miharu si alzò, si avvicinò a lui e lo guardò
stancamente:
”Io ho udito una sola preghiera provenire dal tuo cuore. Era composta
da un’unica parola. Non cancellami, bensì amami”
Yoite voltò il viso e indietreggiò di un passo. Sentirlo
dire faceva male.
”Ti sbagli…l’unica preghiera è cancellami”
”Amami”
”Cancellami”
Miharu sospirò. Era stanco, aveva dormito poco e male, era
preoccupato per Yoite, per l’attacco che sarebbe presto arrivato,
per le macchinazioni di Fūma, per tutto quello cui doveva badare,
e se fossero andati avanti così, loro…
”Sono conscio che sia un brutto momento per te, ma potremmo rimandare
la discussione a dopo? Non ce la faccio a parlarne serenamente, e
potrei finire per sfogare su di te tutta la stanchezza che mi porto
dentro”
”No”
Si fissarono. Yoite era stato categorico.
”Ma…”
”Prima hai accusato me di essere egoista, eppure tu non stai facendo
altro da quando sei qui. Rimandi e basta, non mi hai mai dato una
vera spiegazione, non fai che dirmi di aspettare. Vuoi che ti comprenda,
che mi fidi di te, ma non mi dai nulla in cambio. Hai avuto tempo
per tutti, tranne che per spiegare a me la verità”
Sapeva di star parlando con un pizzico di cattiveria di troppo, però
avrebbe fatto di tutto pur di raggiungere il suo scopo. L’avrebbe
anche ricattato in qualche modo, se fosse stato necessario!
Miharu era ferito e deluso, lo vedeva chiaramente. La sua testa si
era abbassata leggermente, e gli occhi erano persi nel vuoto. Gli
faceva male quello che gli aveva fatto, ma ormai non poteva più
tornare indietro. Le sue parole sembravano aver eretto un muro fra
di loro, o scavato un crepaccio talmente largo da non poter più
essere attraversato. Il loro legame, profondo nonostante fosse nato
da pochissimo, sembrava essersi infranto…
…ma non ci fu il tempo di constatarlo con certezza.
Kōichi si precipitò in terrazza, con in braccio un gatto bianco:
”Miharu-kun!!! Stanno arrivando!!!”
Il ragazzino sussultò:
”Ora?!”
gemette con dolore, cacciandosi le mani nei capelli. Proprio nel momento
in cui era talmente vulnerabile…come poteva sperare di affrontarli?
Guardò Yoite, che stava ricambiando lo sguardo di Kōichi e
del gatto. Doveva di nuovo andarsene senza dirgli nulla di approfondito.
Non aveva scelta.
”Hai ragione…alla fine hai avuto ragione”
Gli altri due lo fissarono. Sembrava sull’orlo di un collasso.
”Kōichi, dà l’allarme. Shiratama, lascio a te la verifica che
tutti siano nel rifugio”
Il ragazzo annuì, mentre il gatto miagolò, e corsero
via. Quindi Miharu si rivolse ancora a Yoite, rimasto in silenzio
nel grigiore della sua sofferenza:
”Hai ragione, devo sempre lasciarti indietro. Scusami. Ora però
raggiungi il rifugio”
e si inchinò velocemente, correndo via in fretta, senza dargli
il tempo di replicare. Ma nel mezzo del percorso si fermò,
e si voltò:
”Non mi odiare. Almeno questo”
lo pregò, prima di scattare di nuovo e sparire su per la scalinata
che portava al luogo dove si manifestava la Divinità.
………
”Bevi qualcosa di caldo”
Yoite sollevò un poco il viso. Yukimi era chino su di lui,
con in mano una tazza fumante con dei gattini neri disegnati sulla
porcellana.
”………”
”Guarda che scotta!!!”
L’altro prese la tazza e la posò a terra, senza aggiungere
nulla. Un profumo intenso di limoni si sprigionava dalla superficie
calda.
”Faresti meglio a berla finché è calda, io non te la
scaldo”
”………”
Yukimi sospirò. Cosa diavolo era successo a quel moccioso?
’Quanto li odio!!!’
Si voltò verso il resto del gruppo, intento a bere tè
e mangiare dolcetti ripieni con la marmellata di azuki. La sorella
gli fece segno di continuare, mentre Hanabusa li studiava preoccupata
e il professore le teneva un braccio attorno alla vita.
’Prof spettinato e scemo!’
Si grattò la testa. Mentre li radunavano, Kōichi e Shiratama
li avevano avvertiti del cambiamento subito da Yoite, così
quando erano arrivati lì non avevano fatto domande. Certo,
trovarlo rannicchiato nell’angolo più lontano dal tavolo aveva
destato parecchie perplessità, ma il suo mutismo e l’aria grave
che lo circondava avevano suggerito loro di prenderlo con le pinze.
Ma, alla fine, lui e Hanabusa non ce l’avevano fatta più a
contemplare quello spettacolo tanto triste, e così la donna
l’aveva spinto ad andare da lui, dato che era seduto più vicino.
Ma, a quanto pareva, un bicchiere di limonata non bastava. E fuori
la tempesta continuava a sfogare tutta la propria rabbia.
”C’è qualcosa che non va?”
Yoite alzò appena gli occhi, poi li rituffò contro le
ginocchia.
”Ti senti forse male? Devo far venire Kazuho?”
L’altro scosse leggermente il capo.
Yukimi digrignò i denti, mentre sentiva chiaramente una vena
pulsare sulla fronte. Stava per esplodere…quei dannati mocciosi,
prima Miharu e poi lui…
”C’è forse qualcosa che posso fare per te?”
ringhiò al limite della sopportazione…e Yoite alzò il
capo. Lo guardò un attimo. Poi si alzò, prese delle
forbici e gliele tese.
”E cosa devo farci con queste?”
Ancora senza dire nulla, Yoite si sfiorò i capelli.
”Ho capito, ho capito. Mi hai preso per un parrucchiere. Che razza
di scocciatura…dai, andiamo davanti a uno specchio”
Lo condusse in bagno, grugnendo commenti incomprensibili contro la
tempesta che non ne sapeva di calmarsi, e contro i mocciosi che non
sapevano stare al loro posto.
”Ecco, mettiti questo sulle spalle. Poi siediti lì”
e gli gettò un piccolo asciugamano. Yoite lo prese al volo
e si sistemò come gli era stato detto, davanti a uno specchio,
mentre Yukimi prendeva una spazzola e tornava da lui. Il ragazzo però
tese una mano per impedirgli di toccargli i capelli, e la pazienza
di Yukimi terminò di colpo:
”Vuoi che ti tagli i capelli senza toccarli? Ma sei stupido?!”
”………”
Ma la mano si abbassò, e l’uomo poté iniziare il lavoro,
nel totale silenzio, senza nemmeno incontrare i suoi occhi riflessi.
’Qualunque cosa si successa, deve essere stato un brutto colpo per
lui’
Si fermò un attimo, per fissare la tempesta che imperversava
nel cielo. Fulmini cadevano senza controllo, e i rombi dei tuoni facevano
tremare la roccia.
’Chissà come sta Miharu-kun’
Se anche lui era nello stato di Yoite, la cosa iniziava a farsi preoccupante…
”Stai fermo, mi raccomando”
gli ricordò, prima di ricominciare a tagliare.
………
”Che cosa pensate sia successo?”
domandò Gau, appena Yukimi e Yoite ebbero lasciato la stanza.
Kōichi si stiracchiò:
”Non lo so, ma quando li abbiamo trovati sembrava stessero litigando.
Penso c’entri il desiderio espresso da Yoite-kun, era decisamente lui
quello risentito. Miharu-kun sembrava…come dire…piuttosto abbattuto”
La gatta miagolò piano, saltando in braccio a Kōichi e iniziando
a fare le fusa quando lui le grattò il capo.
”La cosa potrebbe essere un problema”
Il professore studiò la sua fidanzata:
”Perché dici questo?”
Lei sorseggiò piano il suo tè, poi riprese:
”Dal poco che li ho visti assieme, mi pare ovvio che Miharu-kun sia
molto in sintonia con Yoite-kun. Se avessero litigato in un altro
momento, l’avrei preso come una semplice tappa nel loro processo di
transito nell’adolescenza. Ma Miharu-kun possiede lo Shinrabanshō,
ed è impegnato nello scontro con i Kairōshū. Se davvero hanno litigato, come credete che
si stia sentendo in questo momento, con la tempesta che gli infuria
attorno, e l’animo ugualmente nella bufera? Non prendete le mie parole
come oro colato, dato che sono solo supposizioni, però…”
Tutti fissarono Hanabusa, improvvisamente consci del possibile stato
di pericolo in cui si trovava Miharu in primis, e loro stessi subito
dopo.
Gau sbatté le mani sul tavolo, e si alzò di scatto:
”Raikō-san, dobbiamo fare qualcosa”
Ma il primogenito degli Shimizu rimase seduto, contemplando in silenzio
il verde del proprio tè.
”Raikō!!! Non è il momento di bere il tè!!!”
Raimei si alzò di scatto, ma il fratello la trattenne per un
polso:
”Vi invito tutti a rimanere seduti”
Kazuho annuì:
”Riflettete…come credete reagirebbe Miharu-kun se ci vedesse arrivare
tutti in suo soccorso? Lo sapete che non vuole che ci immischiamo
in queste cose. Inoltre Hanabusa-san ci ha ricordato che non c’è
nulla di certo nelle sue parole…cerchiamo di non farci prendere dal
panico”
”Avanti, Raimei, siediti. Anche tu, Gau”
Uno dopo l’altro, gli occupanti della tavola si sedettero di nuovo,
e Raikō annuì soddisfatto:
”Molto bene…che ne dite di parlare di qualcos’altro? Quest’argomento
è meglio lasciarlo da parte, almeno fin quando Miharu-kun non
sarà tornato”
”Tipo?”
”Che domande! Della trasformazione subita dal corpo di Yoite! Non
vedo l’ora di provare a convincerlo a farmi rifare il suo guardaroba!”
”Aaaaahhhhh!!!”
Pentendosi di avergli fatto quella domanda, Raimei si lasciò
cadere sul tavolo.
”Certe volte mi chiedo come tu possa essere mio fratello”
”Raimei-san…sono assolutamente d’accordo”
PANF
Il castigo di Raikō si abbatté su Gau sotto forma di schiaffo
sul naso, mentre gli altri rimanevano in un silenzio colmo di pensieri.
”Chissà perché non ha gradito diventare adulto. In fondo
aveva 16 anni, no?”
chiese il professore a Kazuho, che annuì:
”Data la mia posizione non posso scendere nei dettagli, però,
come voi già sapete, Yoite-kun era un po’ debilitato fisicamente…forse
era talmente abituato a quella condizione, che in uno stato di normalità
improvvisa si è sentito spaesato. Chissà cosa possiamo
fare per aiutarlo”
”Sicuramente dobbiamo evitare il contatto fisico con lui. È
evidente che non gli piaccia, come non gradisce stare in mezzo a troppa
gente”
Mentre si accendeva in una sigaretta, il professore si avvicinò
a un buco nella parete, che iniziò ad aspirare il fumo.
”Non ci sarà capitato un altro apatico? Rokujō è già
abbastanza”
Su tutti scese una cappa di scoraggiamento. Se davvero fosse stato
così non sarebbero mai riusciti a gestirli entrambi…
”Di sicuro è un ragazzo davvero carino”
commentò allegra Hanabusa, con un sospiro di rimpianto…che
fece andare in depressione il professore:
”H-Hanabusa…”
Lei gli sorrise:
”Non fare così…dovrei avere almeno venti anni di meno. Comunque
suggerirei di smetterla…potrebbero tornare da un momento all’altro,
e non sarebbe carino se ci trovassero a parlare degli assenti”
Kōichi fece un cenno con la testa:
”In fondo Miharu-kun è ancora là fuori che combatte, e nessuno
ha la minima idea di come stia andando, e se finirà presto”
Il professore morse il filtro della sigaretta:
”Se avesse dato retta a me…”
”Thobari, non ricominciare adesso con quella storia”
”Ma, Hanabusa, devi ammettere che ho ragione!”
”Macchè ragione, sei solo uno shinobi scadente!”
Yukimi rientrò nella stanzetta, seguito da uno Yoite silenzioso
come prima. Il ragazzo tornò a sedersi dove era in precedenza,
appoggiando il viso contro le ginocchia.
”Accidenti a te…”
borbottò il professore, tornando velocemente dalla sua fidanzata.
”Che c’è, ho colpito nel segno? Seki-san, dia retta a me, si
trovi qualcuno di meglio di quel professorino deboluccio”
”Nii-san, insomma! Kumohira sensei, la prego di scusare mio fratello”
Hanabusa stava per aggiungere qualcosa, ma il suo sguardo cadde su
Yoite. E le sue labbra sorrisero…il ragazzo aveva iniziato a bere
la sua limonata.
’Questo è un buon segno’
pensò, potendo tornare a pensare a calmare il suo fidanzato.
Le cose si sarebbero sistemate, ne era sicura.
Fine parte
V
Questa
fic procede dannatamente a rilento, n.d.Hymeko -_-
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