Non sono per niente una fan
del professor Kumohira, quindi se siete suoi ammiratori, non vi aspettate
molto da questa fic. Anzi…fra lui e quella mocciosa di Jūji…
Il desiderio
della Divinità
Parte III
di Hymeko
Yoite
sbadigliò, strofinandosi gli occhi gonfi. La luce della mattina
era intensa, doveva essere tardi…
”Speriamo non siano arrabbiati”
borbottò, andando in bagno. Miharu l’aveva invitato a far colazione
con loro, se se la fosse sentita, ma non aveva insistito molto.
’Quasi avesse previsto che mi sarei alzato tardi’
Miharu non gli sembrava il tipo da prendersela per una cosa del genere,
e neanche Kazuho-san e l’altro uomo…Yukimi e basta, gli aveva raccomandato.
Dopo pochi minuti tornò nella stanza, e spalancò le
tende. La luce del sole lo investì con tutta la sua forza,
facendogli male agli occhi stanchi. Se li massaggiò, chiedendosi
se fosse il caso di farsi dare un collirio da Kazuho-san.
Aveva dormito poco, troppo concentrato nella lettura del libro che
gli aveva dato Miharu.
”Chissà se è tutto vero…”
Era ancora incredulo…era troppo…folle.
”Anche se, in fondo, proprio io non dovrei dubitare”
Gli bastava affacciarsi alla finestra, e una porzione incredibile
di mondo si stendeva sotto i suoi piedi. Era persino in grado di vedere
la curvatura della sfera celeste…dopo quello, credere all’esistenza
degli shinobi non avrebbe dovuto risultargli difficile.
Tutto era nato la notte precedente, quando Yukimi gli aveva chiesto
a quale mondo appartenesse. E davanti allo suo sguardo sorpreso e
confuso, i tre avevano sospirato la stessa parola:
”Superficie”
ripeté in un bisbiglio, sedendosi sul letto e accarezzando
il titolo del libro. Nabari e superficie, quelle parole scintillavano
di bagliori blu metallizzati. Un confronto fra il mondo di Nabari,
coi suoi cinque villaggi di shinobi, e quello della superficie, il
mondo reale, da cui proveniva lui.
Studiò la foto dell’autore su una delle alette. Kotarō Fūma,
il capo del villaggio di Fūma, sghignazzava come un idiota in una
posa ridicola.
”Bah”
Miharu gli aveva detto che sicuramente l’avrebbe incontrato, prima
o poi, e di non farsi troppe aspettative su quell’uomo, ma anche di
non sottovalutarlo troppo. Un imbecille pericoloso, l’aveva definito
così, alla fine.
Scosse la testa, e andò a cambiarsi nella cabina armadio. La
notte precedente aveva rassicurato tutti, dicendo che non aveva più
la febbre, e che avrebbe mangiato con gli loro. Certo, arrivare tanto
in ritardo non era un buon inizio, ma non presentarsi del tutto sarebbe
stato peggio. Si avvolse un foulard attorno al collo, facendo un bel
fiocco a sinistra, e uscì dalla stanza.
In giro non c’era nessuno.
Procedette con calma fino alla terrazza, dove vide Miharu seduto a
un tavolo bianco, intento a studiare dei fogli. Il ragazzo dovette
sentirsi osservato, perché alzò subito gli occhi. Quando
lo vide, il suo volto si rilassò in un sorriso, e si alzò
stiracchiandosi.
Yoite gli andò incontro:
”Buongiorno”
”Buongiorno a te. Dormito bene?”
”Sì. Mi spiace essere in ritardo”
L’altro ridacchiò:
”Non preoccuparti, immagino fossi impegnato con il libro di Fūma-san”
”…è tutto vero?”
Miharu sorrise gentilmente, quasi fosse abituato a quella domanda:
”Già. Tutto vero”
”Ma qui…in che mondo siamo?”
”…nessuno dei due, a dir la verità. Siamo in cima alla sacra
montagna che sostiene l’universo, il monte Sumeru; siamo oltre sia
la superficie, sia Nabari. Anche se le nostre attività si svolgono
principalmente nel mondo di Nabari”
”Ho capito”
”Bene. Che ne dici di far colazione? Ho giusto bisogno di una pausa”
”Non ti ho disturbato?”
Miharu fece spallucce, poi col solito gesto della mano fece sparire
tutti i fogli sul tavolo:
”Scartoffie inutili”
e lo condusse in cucina, dove riempirono due vassoi di tutto quello
che desideravano. O almeno così fece Yoite, che osservò
stupito il vassoio di Miharu, semivuoto.
”Io mangio poco”
si giustificò il ragazzo, sorseggiando del succo di mandarino.
Tornarono indietro, e si sedettero al sole.
”Yoite, fin dove hai gironzolato ieri?”
”Sono stato solo qui, fra la terrazza e la cucina. Ho passato molto
tempo seduto contro una colonna vicino al bordo, guardando giù”
”È una vista che incanta, vero?”
”Già”
”Allora poi ti porterò a fare un giro”
Yoite annuì, mangiucchiando un dolce. Miharu non pareva arrabbiato
per il suo ritardo, anzi…lo trovava sempre al suo fianco, quasi che
fosse apposta lì per lui. Era una sensazione strana…
’C’è una persona…accanto a me’
Mangiarono in silenzio, seduti per terra, appoggiati contro una colonna,
a guardare il mondo sotto di loro. La giornata era limpida, e il verde
della terra brillava rigoglioso sfidando il blu del cielo. Le montagne
erano innevate, e un fiume blu intenso irrompeva impetuoso in una
foresta…da lì tutto appariva perfetto.
”Si sta bene qui, vero?”
”Sì”
Appoggiarono i vassoi sul tavolo, e rimasero seduti vicini, a guardare
giù, in silenzio. Anche così andava bene…solo loro due e
il mondo sotto di loro…
”Miharu?”
”Hn?”
”Tu a che mondo appartenevi, prima di arrivare qui?”
L’altro rimase un attimo perso nei suoi pensieri, poi rispose lentamente:
”…il ramo materno della mia famiglia apparteneva a una tradizione
di shinobi, ma io…ho sempre pensato di appartenere alla superficie.
Da bambino ho perso la memoria, e prima dei quattordici anni non
ho ricordato nulla”
Restò ancora qualche secondo in silenzio, poi aggiunse:
”Quasi tutte le persone che sono qui provengono dal mondo di Nabari.
Dalla superficie ci siete tu, e…Hanabusa-san. E un po’ Gau-kun e il
sensei”
Si stiracchiò, alzandosi e pulendosi i pantaloni.
”Andiamo?”
Yoite annuì e si alzò, mentre Miharu appoggiava i vassoi
sul tavolo.
”Ma…non dovremmo…metterli a posto?”
”Non preoccuparti, c’è una persona addetta a queste cose. Ora
andiamo”
e si avviò verso un corridoio oltre la cucina. Miharu lo imboccò,
e dopo pochi metri il cambiamento fu visibile. Dove prima c’era marmo
bianchissimo venato d’oro, la pietra era cambiata. Lì era sì
bianca, ma grezza, ruvida, irregolare. Solo il pavimento era ben liscio,
ma una netta linea segnava la differenza fra una parte e l’altra.
”Questo è il luogo più importante di tutti”
Yoite si guardò attorno. Il corridoio avanzava dritto, la volta
a botte che lo rendeva un tunnel, con varie porte a scorrimento che
si aprivano sui lati.
”In che modo?”
”Vedi come la pietra si modifica da un certo punto in poi?”
Yoite annuì, e Miharu continuò:
”La differenza è volutamente così marcata, perché
possa risultare immediatamente chiara. Ora, dove il marmo è
liscio, levigato, dorato, è perché esiste per volere
della Divinità. La terrazza, le stanze, la cucina, tutto è
perché la Divinità lo vuole”
Al cenno d’assenso dell’altro, Miharu proseguì:
”Invece qui, dove la pietra è poco più che sbozzata,
esiste a prescindere dalla Divinità. C’era prima che la Divinità
nascesse, ci sarà dopo la sua scomparsa. Vedi la differenza?”
”…se dovesse venir meno la Divinità, la terrazza e tutto il
resto scomparirebbero, mentre questo luogo no”
Miharu annuì, e si inginocchiò accanto a lui, fissandolo
profondamente negli occhi, stabilendo un contatto molto intimo e grave:
”Ti prego di ascoltarmi molto attentamente, perché quello che
sto per dirti è la cosa più importante di cui possa
parlarti. È probabile che presto ci troveremo sotto attacco”
Yoite spalancò gli occhi, e si irrigidì:
”La riunione che avete fatto, non era apposta per…”
”Già, ma non credo servirà a molto. È quasi certo
che l’attacco avverrà, stiamo lavorando per evitarlo, ma è
improbabile che ci riusciremo. Per questo ti ho portato qui, come
prima cosa: quando l’attacco avverrà, delle campane suoneranno all'impazzata.
Sono state scelte proprio perché sono un suono che oggi è
associato al pericolo. Quando le sentirai, molla tutto quello che
stai facendo e corri qui. Non importa in cosa tu sia occupato, interrompilo
e vieni in questo luogo”
”…Miharu”
L’altro comprendeva la sua confusione:
”Quando la Divinità dovrà fronteggiare l’attacco, dovrà…come
dire…eliminare ciò che consuma inutilmente le sue forze”
Gli occhi di Yoite si illuminarono:
”Quella parte regge grazie alla Divinità, mentre questa no”
”Esatto…”
Miharu si rilassò, vedendo che aveva capito in fretta.
”…questo è un luogo sicuro e protetto. Rimanendo qui, anche
la Divinità sarà più tranquilla, dato che saprà
che tutte le persone a lei care sono al sicuro”
”Ho capito”
”Bene. Allora ti faccio fare un giro”
Si alzò e lo accompagnò nella varie stanze, tutte abbastanza
essenziali:
”Questo è un salotto che fa anche da sala da pranzo, lì
c’è una cucina. C’è tutto l’essenziale per vivere, solo
meno comodo e sfarzoso che di là. Ah, questa stanza è
un ripostiglio, mentre lì in fondo ci sono due bagni. L’acqua
purtroppo è solo fredda. Di qua ci sono dei dormitori e una
grossa stanza usata come infermeria”
Tornarono nel corridoio, e incontrarono un giovane alto e spettinato,
con in mano una pila di asciugamani puliti.
”Buongiorno”
disse Yoite.
”Buongiorno a voi. Tu devi essere il nuovo arrivato”
”Yoite”
”Io sono Thobari Kumohira Durandal”
Miharu ridacchiò con fare maligno:
”Kumohira-sensei lavora sulla superficie, fa il professore di inglese.
Ma dato che mi fa arrabbiare spesso, è sempre in punizione.
È lui la persona di cui ti parlavo prima, riguardo i vassoi.
Le faccende domestiche sono tutte sue”
”Rokujō, quando potrò smetterla? Non ne posso più!”
All’improvviso gli occhi di Miharu si spalancarono scintillando:
”Ma sensei, da quando ci pensa lei questo posto è pulito come
non mai! Non ci potremo mai ammalare in tanta incantevole limpidezza!
Io ripongo immensa fiducia nel suo operato!”
SDONG!!!
”Metto via queste asciugamani e vado a lavare la terrazza!!!”
e scappò via, mentre Yoite osservava le alucce da pipistrello
apparse sulla schiena di Miharu.
”…sin troppo facile”
sbuffò questi, riprendendo il cammino.
”…lo fai spesso?”
”Cosa, usare il prof come un giocattolo? Un po’”
e rise, mentre apriva una porta scorrevole che dava su una scalinata
a chiocciola.
”Yoite, te la senti di fare un po’ di gradini?”
”Sì”
Si incamminarono su per la scala a chiocciola, senza fretta, fin quando
non sbucarono all’aperto. Erano in cima alla montagna, lo sguardo
si stendeva per migliaia di chilometri, il cielo si apriva sopra di
loro, e il sole li baciava limpido, riflettendosi sulle nevi perenni
che coprivano la vetta.
”È la Divinità a tenerci al riparo dal vento e dal freddo?”
”Esatto”
La scala proseguiva ancora per un paio di scalini, e terminava allargandosi
in una minuscola piattaforma. Anch’essa era come il resto della galleria,
appena sbozzata. Un parapetto, alto circa un metro, correva attorno
al bordo della piccola struttura, adatta a contenere al massimo due
persone con una stazza minuta come la loro.
”Questo è il luogo più alto di tutti…da qui si domina
il mondo. È qui che la Divinità manifesta tutto il suo
potere”
Yoite si guardò attorno. Era impressionante, inutile negarlo.
Si appoggiò al parapetto…il mondo si stendeva ai suoi piedi,
nulla era sopra di lui. Si sentiva…limpido, come l’aria sopra di loro,
come i raggi di luce che giocavano coi cristalli di neve.
’…qui si manifesta la Divinità…’
pensò, passando il palmo di una mano sul parapetto. Era una
sensazione magnifica toccare quella pietra…quasi significasse avvicinarsi
di un passo alla realizzazione del suo desiderio.
”Qui tutti i problemi sembrano insignificanti, vero?”
Yoite annuì, poi sbirciò Miharu. Sembrava perso nei
suoi pensieri, circondato dalla luce sottile, dal bagliore della neve,
da un’aura di sacralità…quasi non fosse davvero reale.
’Non riesco a capire…’
Miharu possedeva qualcosa di…indefinibile. Nonostante l’aspetto minuto,
in alcuni momenti sembrava emanare una forza incredibile, un’eccellenza
svettante, una superiorità talmente palese da far male.
’Eppure è gentile…ma anche un po’ triste’
”Però non possiamo stare qui tanto, abbiamo altro da vedere.
E poi è quasi ora di pranzo”
Scesero di nuovo, e si diressero verso la sala da pranzo. Dalla cucina
veniva un buon profumo di frittura…i due ragazzi si guardarono, annuirono
con complicità, e sporsero la testa per vedere chi ci fosse
ai fornelli.
”Rieccovi!”
”Kumohira-sensei, che ci fa qui?”
L’uomo mostrò uno straccio e delle bacchette:
”Che domande, asciugo le bacchette prima di metterle in tavola”
Dei passi giunsero dalle loro spalle, e in cucina entrò una
bella donna, dall’aspetto dolce e decisamente più grande rispetto
a tutti gli altri. Lei e Yoite si fissarono un secondo, prima che
sul suo viso si aprisse un largo sorriso:
”Finalmente ti conosco anch’io! Tu devi essere il famoso Yoite-kun! Thobari
mi ha parlato di te”
”Buongiorno”
”Buongiorno a te. Sei davvero molto carino, lo sai? Io sono la zietta
Hanabusa, per qualsiasi cosa non esitare a rivolgerti a me!”
e gli strinse forte le mani fra le sue, lasciandole prima che Yoite
avesse il tempo di scostarsi.
”A-Ah…”
Resosi conto che era in difficoltà, Miharu accorse in suo aiuto:
”Hanabusa-san, cosa ci sta preparando di buono? Ho una fame…”
Sia Hanabusa che Thobari lo fissarono un secondo, sbigottiti, poi
la donna sorrise ancora:
”Tofu grigliato con salsa al miso bianco, crocchette di patate e carne
con insalata di cavolo cinese, riso con verdure selvatiche e funghi,
e gelato al tè verde”
”Sembra tutto ottimo”
commentò Miharu, respirando l’aria colma di profumi.
”Ma certo che lo è, la sto aiutando io!”
Yukimi e Kazuho entrarono nella stanza, e l’uomo si mise ai fornelli,
subito raggiunto da Hanabusa.
Thobari si rivolse agli altri:
”Perché non vi mettete a tavola, intanto? Così inizio
ad apparecchiare”
Miharu si mosse per primo, e Yoite e Kazuho lo seguirono. Era come
se il principio di ogni azione fosse proprio Miharu…si disposero attorno
alla tavola rotonda, Yoite accanto a Miharu, Kazuho dall’altra parte…ed
entrò una ragazza bionda, con i lunghi capelli legati in due
code ai lati della testa.
”Ehi, ecco Raimei”
La ragazza studiò Yoite, accasciandosi stancamente sulla sedia
accanto a lui:
”Immagino ti abbiano già fatto questa domanda decine di volte,
ma ora tocca a me: tu sei il nuovo arrivato, vero?”
”Sì, sono Yoite”
’Chissà quante volte ancora dovrò presentarmi…inizia
a essere una cosa monotona’
”Piacere, Raimei Shimizu, samurai e guardiana del palazzo”
”Palazzo?”
Lei annuì ridacchiando, e indicò la stanza:
”È così che chiamiamo questo posto, per prendere un
po’ in giro Miharu”
”Ah…”
”Allora, hai già conosciuto molta gente?”
Yoite annuì:
”Miharu, Kazuho-san, Yukimi, Hanabusa-san, Kumohira-san…”
”…me…”
aggiunse lei…
”Già”
Raimei contò sulle dita:
”Vediamo…mancano Raikō, Kōichi, Gau-san e Shijima-san”
’Ancora quattro?’
Yoite sospirò lentamente…tutta quella gente in un colpo solo
iniziava a pesargli davvero molto.
Miharu sembrò accorrere di nuovo in suo soccorso, quasi avvertendone
la stanchezza:
”Ma non li potrà incontrare tutti oggi”
”Ah già. Kōichi e Shijima-san sono in missione”
”Infatti…chissà quando torneranno”
Gli occhi di Miharu si chiusero, e lui si appoggiò alla sedia,
riposando. Molti degli svolgimenti futuri dipendevano da loro…in quel
frangente avevano davvero il potere di cambiare la storia di quel
gruppo di persone.
”Eccoci qui!!!”
Hanabusa e Yukimi presero posto attorno alla tavola, e Thobari iniziò
a servire le portare. Il profumo di tutto era ottimo, così
come l’aspetto…e Yoite, per la prima volta, si trovò a mangiare
con una famiglia.
………
”Sensei, allora noi portiamo il pranzo a Raikō e a Gau-san, e mi preparo
per dargli il cambio”
”A dopo, Shimizu”
Raimei, accompagnata da Miharu e Yoite, scese una delle scalinate
che partivano dal fondo del tunnel di pietra grezza, canticchiando
allegra. Portava la sua katana al fianco, ed era un po’ su di giri.
Da tanto non arrivava nessuno di nuovo, e da quel che aveva sentito
Yoite sembrava interessare molto a Miharu…quindi doveva essere singolare
per forza!
”Eccoci”
Miharu si rivolse a Yoite:
”Questa è l’unica via attraverso cui si possa raggiungere il
mondo senza utilizzare uno dei passaggi creati dalla Divinità,
come quello che abbiamo usato noi dal santuario a qui”
”Esatto. E mio fratello ed io, eredi del clan Shimizu, siamo i guardiani
dell’ingresso”
Erano arrivati di fronte a un’alta porta bianca, con semplici decorazioni
dorate, che Raimei aprì senza sforzo.
”Finalmente il pranzo!!! Non ne potevo più di mangiare solo
more acerb…”
Uno strano ragazzo con i capelli più arruffati di quelli del
professor Kumohira si bloccò alla vista di Yoite.
SBAM!!!
Un colpo col taglio della mano lo colpì in piena testa, e il
ragazzo rotolò a terra piagnucolando.
”Idiota!”
Ma Raimei rise:
”Raikō, Gau-san, vi abbiamo portato il pranzo”
”Vi ringrazio. Tu devi essere Yoite”
Il ragazzo studiò Yoite, la bocca piegata in un leggero sorriso.
Aveva i capelli tinti di uno strano color rosa confetto, era alto,
e il viso sembrava gentile.
”Buon pomeriggio”
”Sono lieto di conoscerti. Sono Raikō Shimizu, fratello maggiore di
Raimei, samurai e guardia del palazzo. E questo sciocco qui…”
e, preso Gau per i capelli, lo tirò su di peso…
”…è il nostro aiutante Gau”
”Ahia Raikō-san mi fa male!!!”
SDONG
Raikō lo lasciò andare di botto, e Gau si fece male un’altra
volta.
’No…forse non è tanto gentile’
Raikō si inginocchiò di fronte a lui, studiandolo attentamente:
”Che bei capelli che hai…ma questi abiti non ti valorizzano molto.
Se un giorno avessi voglia di rinnovare il tuo look, vieni pure da
m…”
Non fece in tempo a finire di parlare che Raimei aveva sfoderato la
sua katana, e che Miharu e Gau lo avevano trascinato via da Yoite.
”Raikō…credo sia meglio che tu e Gau-san andiate a mangiare”
Miharu annuì:
”Già. E per noi è tempo di continuare il nostro giro”
e spinse delicatamente Yoite in avanti, lungo il sentiero che partiva
dalla porta e si snodava lungo il fianco della montagna.
”A dopo!!! Non tornate troppo tardi!!!”
”Arrivederci”
Yoite rispose al saluto di Raimei, e seguì Miharu. Ma dopo
la prima curva si fermarono ancora, e Miharu si abbassò di
nuovo a livello degli occhi dell’altro:
”Questa è la seconda cosa importante che devo dirti. Puoi affidare
la tua vita e i tuoi segreti a Raikō-san, e sarà per sempre
un compagno sincero e un amico fidato. Ma non chiedergli mai, e ripeto
mai, un consiglio sull’abbigliamento o sui capelli!”
”………?”
Yoite lo stava guardando come se fosse pazzo, e in fondo Miharu un
po’ si sentiva così:
”Raikō-san ha una propensione preoccupante per i capelli dai colori
più strani e per l’abbigliamento eccentrico. A una festa, una
volta, si è presentato vestito da ragazza pon-pon. Raimei stava
sprofondando dalla vergogna…”
”Ah…”
”È un ottimo samurai e una guardia eccellente, però…non
chiedergli mai di rifarti il look. Un giorno…”
e scostò il volto arrossato…
”…ha tentato di farmi i capelli leopardati…”
Yoite non poté fare a meno di immaginarsi un Miharu in stile
cucciolo di leopardo, però…
”Non saresti stato bene…i tuoi sono belli così”
e allungò una mano per sfiorare una ciocca.
Il rossore sul viso di Miharu aumentò lievemente…era un bel
gesto, che Yoite volesse toccarlo di sua spontanea volontà.
”Ti ringrazio. È bello sentirselo dire. Però ora vorrei
sapere se per caso non sei troppo stanco per continuare…ti ho portato
via da sopra perché avevi tutti gli occhi addosso, ma forse
ho esagerato”
L’altro scosse il capo:
”Sto bene”
”Davvero? Ottimo. Allora andiamo avanti”
Continuarono lentamente lungo il sentiero, per un tempo indefinito,
fino ad arrivare all’imbocco di un tunnel. Oltre si stendeva un labirinto
sotterraneo immerso nella penombra.
”Questo sarà il primo luogo dove imparerai a gestire il flusso.
È un po’ buio, però”
”Va benissimo”
mormorò Yoite, fissando con sguardo adorante le tenebre che
si aprivano di fronte a loro. Nel buio lui poteva immaginare di sparire,
di fondersi con le ombre…quel luogo era la materializzazione del suo
sogno.
Fine parte III
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