Il desiderio della Divinità

Parte II

di Hymeko

Miharu si staccò dalla finestra, quando il ragazzo ritornò nella stanza.
”Tutto bene?”
L’altro annuì, e si infilò a letto.
”Perfetto”
Miharu gli rimboccò gentilmente le coperte, e sorrise alla sorpresa del ragazzino:
”So che sei grande, ma almeno stasera lasciati viziare un po’. Non lo dirò a nessuno, promesso”
”Hn…”
Non era imbarazzato…più che altro era stupito da quella gentilezza. Una persona che gli rimboccava le coperte…aveva sentito dire che era un gesto d’affetto verso qualcuno cui si voleva davvero bene, ma non si era mai nemmeno sognato di riceverlo.
Sbadigliò…quella medicina doveva avergli procurato il sonno.
”Dormi tranquillo, io rimarrò qui fin quando non ti sarai addormentato”
I due occhi celesti lo guardarono sorpresi, e Miharu alzò le mani:
”Non voglio metterti in imbarazzo, ma essere sicuro che sia tutto a posto. Diciamo che…non sempre il passaggio da sotto a qui è indolore”
In realtà provava lo strano desiderio di rimanere accanto a quella fragile esistenza, anche se sentiva che era troppo presto per rivelarlo apertamente.
”Ah…”
Tutte quelle gentilezze per lui erano quasi un peso…come doveva comportarsi? Non ne aveva idea, né sapeva come corrispondere, e se avesse dovuto farlo.
’Cosa devo fare?’
”Vuoi che tiri la tenda?”
Il ragazzino annuì, e Miharu mosse velocemente due dita, e la tenda si chiuse, lasciando la stanza immersa in una profonda penombra blu scuro.
”Bene, ora lasciati andare al sonno. Chiudi gli occhi…qui sei al sicuro, ora ti trovi in un nido accogliente, in una vasca d’acqua calda…riposati…dormi…nessuno ti farà mai del male…dormi…”
La voce di Miharu, che scivolava come un canto ipnotico nelle sue orecchie, era bassa e avvolgente…le palpebre si fecero pesanti e iniziarono ad abbassarsi sugli occhi stanchi…tutta la sua vita passata…quella giornata incredibile…il suo dolore…la sua sofferenza…tutto svanì nel dolce calore di quel momento.
Un sonno profondo lo avvolse, e Miharu poté finalmente rilassarsi.

”Mmmhhh”
Come era caldo e comodo quel letto…che buon profumo aveva…
Si raggomitolò su un fianco, appoggiandosi contro qualcosa. Cos’era? Era…un oggetto piccolo, ma duro…
Si costrinse ad aprire un occhio. Faceva fatica, il sonno pesava ancora su di lui. E dormire lì era tanto piacevole, sarebbe rimasto addormentato in eterno…e continuava a non capire cosa stesse toccando. C’era una macchia scura poco distante al suo viso…cos’era? Non lo capiva…aveva ancora la vista sfocata.
Scosse la testa, e si sfregò gli occhi per guardarsi attorno. Quella stanza…ma dov’era? Era così diversa da dove dormiva di solito…più grande, e nuova…la luce fioca dell’aurora non gli permetteva di dire altro.
Tornò sulla macchia nera accanto al letto, e sussultò. Era…una persona. Una persona che dormiva appoggiata al suo letto. E lui si era quasi raggomitolato contro le sue mani e la sua testa.
Si allontanò di scatto, mettendosi a sedere, col cuore in gola. Q-Quello era…
’Miharu’
pensò, calmandosi. Il messaggero della Divinità, colui che l’aveva portato lì. Che l’aveva accolto, curato e coccolato.
Tentò di rilassare il proprio respiro, e si infilò ancora sotto le coperte, per coprire la cicatrice. Non aveva nulla attorno al collo, probabilmente la sciarpa se l’era tolta per il caldo, durante la notte.
Sospirò, studiando il ragazzo addormentato. A quanto pareva aveva dormito lì…
Cosa doveva fare? Svegliarlo, o lasciarlo riposare ancora? Guardò la finestra. La luce che sgusciava oltre la tenda era debole, quindi doveva essere parecchio presto.
Dato che Miharu stava riposando, lui ne approfittò per osservare meglio la stanza. Le pareti erano alte e tinteggiate di chiaro, probabilmente di fresco. La libreria di fronte al letto era piena di libri, e sulla scrivania intravedeva un computer portatile. Sul lato della porta non c’era nulla, mentre nell’angolo opposto, davanti a una tv enorme, c’erano un divano e delle poltrone di quello che doveva essere un blu cobalto, come le tende. Il tutto aveva uno straordinario aspetto nuovo, come appena uscito dal negozio.
’Com’è grande’
Lo stupivano molto le dimensioni della stanza, contando anche quelle della cabina armadio alla sua destra e del bagno a sinistra. Come faceva a esserci tutto quello spazio? O era la Divinità a rendere tutto possibile?
’Chissà se la incontrerò…’
pensò, chiedendosi come fare per veder avverato il suo desiderio. Arrivare sin lì era stato un buon passo avanti, ma non doveva fermarsi. Quello che voleva...essere cancellato…doveva riuscire a far sì che accadesse!
”Mhhh…”
”Oh”
Miharu alzò la testa, mentre l’altro si preoccupava di coprire bene il collo.
”Buongiorno”
sussurrò, mentre Miharu si guardava in giro stralunato.
”B-Buong…wwwaaaahhhhh”
Sbadigliando, Miharu si stiracchiò. Poi si guardò attorno, posando infine gli occhi sul ragazzo accoccolato sotto le coperte.
”Ho dormito qui?”
disse alla fine, grattandosi la testa.
”Sì”
”Ma che ore sono?”
L’altro scrollò semplicemente la testa, limitandosi a guardarlo.
”Ah. Ti spiace se uso il bagno?”
”No”
”Grazie”
Dopo pochi minuti Miharu uscì, sbadigliando ancora ma con un’espressione un po’ più sveglia sul viso.
”Ti va bene se apro la tenda?”
”Sì”
La luce del sole appena sorto invase la stanza, sfumando le pareti di un tenue color rosa.
”Posso aprire anche la finestra?”
L’altro annuì, curioso di vedere come avrebbe fatto. Non c’erano maniglie, lo vedeva bene…ma a Miharu bastò un gesto per farla leggermente inclinare in avanti.
”Come hai fatto?”
gli chieste il ragazzino, sgranando gli occhi. Non era riuscito a vedere bene…
”Te lo spiego dopo con calma. Tu rimani ben sotto le coperte, non prendere freddo”
”Sì”
Miharu tornò a sedersi accanto a lui:
”Allora, come stai stamattina?”
”Bene. Non mi sento la febbre”
”Ne sono lieto, ma è meglio seguire le istruzioni di Kazuho-san. Che ne dici di far colazione? Devi prendere la medicina”
L’altro esitò un attimo:
”Non è un po’ presto? Non ci sarà nessuno in cucina a quest’ora”
”Non devi preoccuparti. Piuttosto, cosa preferisci mangiare? Colazione giapponese, inglese, italiana, americana…”
Alzando le spalle, il ragazzino non disse nulla.
”Allora qualcosa di leggero. Dei toast col succo d’arancia ti vanno bene?”
”Sì”
A dire la verità di solito mangiava solo riso scondito con un umeboshi, ma non voleva farglielo sapere.
”Bene, provvedo subito. Ti serve qualcos’altro?”
”…mangerai anche tu con me?”
Non gli andava di nuovo di essere l’unico a mangiare.
Miharu sorrise:
”Ne sarò felice”
e sparì oltre la porta.
Dopo pochi minuti fu di ritorno spingendo un carrello su cui erano posati due vassoio per la prima colazione. Ne appoggiò uno sulle ginocchia del ragazzino, che nel frattempo aveva recuperato la sciarpa e se l’era rimessa.
”Hai freddo?”
gli chiese, studiandolo.
L’altro scosse la testa, e bevve un sorso di quello che scoprì essere il miglior succo d’arancia del mondo.
”Comunque è meglio che chiuda la finestra”
Un altro gesto veloce, e il serramento si chiuse senza un suono.
”Non preoccuparti, presto lo saprai fare anche tu”
Annuendo, il ragazzino si morse lentamente un labbro. Far conversazione non era mai stato il suo forte, però capiva che lì doveva sforzarsi. Non poteva pretendere di veder esaurito il suo desiderio senza dare nulla in cambio…per cui prese fiato e si buttò.
’In fondo, Miharu mi piace, da quel poco che ho visto’
”Miharu?”
”Dimmi”
esclamò Miharu, piacevolmente sorpreso dal sentirsi chiamare per nome.
”Stavo pensando…ieri sera…”
”Hn?”
”…alla fine…il braciere e tutto il resto…non abbiamo messo a posto nulla”
Non era molto per iniziare, ma era pur sempre una conversazione sensata, migliore del silenzio…
Inaspettatamente, Miharu ridacchiò:
”Te ne sei accorto, eh? A dir la verità l’ho fatto apposta. Anzi, a dirla proprio tutta, penso che l’acqua nella brocca e nella bacinella sia ancora calda”
”Eh?”
”Diciamo che ho voluto lasciare un segno indiscutibile del passaggio della Divinità”
”Per quale motivo? E cosa ne avranno fatto?”
Miharu alzò le spalle:
”È meglio ricordare sempre la presenza di qualcuno di superiore. E probabilmente si saranno messi ad adorare tutte quelle cose”
”…anche l’acqua con cui mi sono sciacquato le mani?”
”Certo, anzi! Tu sei stato accettato, immagino sia diventata ciò che di più sacro c’è in quel santuario”
”Impossibile”
”Perché? Non c’è nulla che sia mai appartenuto a me o a uno degli altri, lì. Solo tu hai lasciato una traccia, quindi…”
Il ragazzino sorseggiò pensieroso un po’ di succo. Era un’idea assolutamente folle, per lui, che il suo sangue fosse adorato. Da un certo punto di vista sembrava un tiro mancino. Molto, ma molto ironico.
”Se vuoi, un giorno potremmo fare un giro e controllare”
”Eh?”
I suoi occhi spalancati suggerirono a Miharu che l’altro non desiderasse tornare indietro…deciso a risollevarlo, s’affrettò ad aggiungere un’assicurazione:
”Stai tranquillo, se lo vorrai nessuno ci vedrà”
”Hn…Miharu?”
”Sì?”
rispose con dolcezza, contento che l’altro volesse ancora parlare.
”So di essere l’ultimo arrivato, per cui non dovrei pretendere nulla…”
”Non ti preoccupare e chiedi”
”…quando vedrò la Divinità?”
Miharu attese un attimo, poi inclinò il capo:
”Conosci i precetti della religione shintoista?”
”…poco”
”In parole povere, nello shinto non vi è distinzione fra divinità creatrice e creato. Gli stessi primi dei sono parte della creazione, e da loro derivano tutte le cose. Tutti, allo stesso modo, hanno in sé la natura divina. Ogni luogo, ogni cosa, ogni essere possono diventare sacri o essere veicoli della divinità. Ma chi viene accettato in questo luogo raggiunge vette più alte della compartecipazione divina, ottenendo una consapevolezza maggiore rispetto al resto del creato, proprio perché la Divinità stessa è intervenuta direttamente, accettando in dono la persona”
”È un po’…difficile”
”Hai ragione. Provando a semplificare al massimo, posso dirti che la Divinità l’hai già vista. Tutte le cose del creato lo sono. Io sono parte della Divinità. Kazuho-san lo è. Tutto quello che c’è qui è la Divinità. E anche tu lo sei, prima senza molta cognizione, ma molto più consciamente da quando sei stato accettato”
”Quindi…se esprimessi un desiderio, potrei esaudirlo io stesso?”
”No. Questo no. Immagino che tu abbia un desiderio”
”Sì. Io…”
”No, non lo esprimere ancora. Prima devo spiegarti alcune cose”
Miharu bevve un sorso di succo, rimettendo il vassoio sul carrello, il cibo intoccato, e si accomodò meglio nella poltrona:
”Vedi, la Divinità ascolta tutti i desideri, anche delle persone che non sono state accolte qui, ed esaudisce i pochi che ritiene degni di esser assecondati. Naturalmente il desiderio deve possedere un minimo di buon senso, non ne verrà mai esaudito uno che implichi lo sterminio dell'umanità, ad esempio”
”Comprensibile”
”Non hai idea di quello che ho sentito. Un vecchietto, una volta, ha chiesto di trasformare il mondo in un enorme bombolone ripieno. Era il suo dolce preferito”
”Non temere. Il mio desiderio riguarda unicamente me stesso”
”Ottimo. Ora, non sempre questo accade nell’immediato. Possono passare anni prima che un desiderio venga realizzato, e ti confesso che un desiderio, espresso tantissimo tempo fa, non è ancora stato esaudito”
”Eh?”
”So che è stupefacente, ma anche la Divinità deve attendere che ci siano le…condizioni adatte, diciamo”
”Ma…se è la Divinità, non le può creare lei, queste condizioni?”
La testa di Miharu ciondolò piano:
”Non è tanto semplice, ci sono un sacco di variabili di cui tenere conto…e non si possono piegare le leggi della natura per i propri comodi, anche se sono parte della Divinità stessa. Per ora ti chiedo di credermi sulla parola, più avanti saprai anche il resto”
”Sì”
”La seconda cosa che ti deve esser ben chiara è che la Divinità esaudisce il vero desiderio di una persona, il desiderio che custodisce gelosamente in fondo al cuore, diciamo”
”Non capisco”
”Lo so, non è facile. Vediamo…spesso, le persone esprimono un desiderio pensando che sia il più importante e vero di tutti, quando in realtà è una richiesta che, benché non per forza superficiale, nasconde un desiderio più intimo e profondo, di cui forse la persona stessa non è a conoscenza”
”Hum…”
”Proviamo così: se un esploratore fosse disperso nel deserto, senza viveri, alla Divinità chiederebbe dell’acqua, giusto?”
L’altro annuì, e Miharu proseguì:
”Ma quello sarebbe solo una copertura del vero desiderio, un appagamento immediato. Se l’esploratore riflettesse bene, vedrebbe che il suo vero desiderio non è dell’acqua, ma di essere al sicuro a casa sua”
”…giusto. Quindi la Divinità…”
”La Divinità esaudirebbe questo desiderio, per così dire, nascosto”
”Ho capito”
Miharu lo studiò un attimo:
”Devi sapere che però spesso le persone non amano che la Divinità esaudisca il desiderio nascosto nel profondo”
”…perché?”
L’altro scrollò le spalle:
”Non te lo so dire con certezza. Varia da individuo a individuo. C’è chi pensa che la Divinità debba solo obbedire e esaudire le richieste, e basta. Altri non accettano un’intromissione tanto profonda nel proprio intimo, altri avrebbero preferito veder realizzato il desiderio di superficie, forse perché più facile da gestire…o forse perché hanno paura di se stessi. L’animo umano è complicato…spesso non riesco proprio a comprenderlo”
mormorò rivolto a se stesso, più che all'altro.
”Miharu…io in che tipologia di persone rientrerò?”
”…questo dipende da te. Chiudi gli occhi e cerca nel tuo essere. Quando troverai il tuo vero desiderio, allora esprimilo con tutto il cuore. Esso giungerà alla Divinità, anche senza che tu abbia avuto bisogno di dirlo ad alta voce”
”Sì”
Il viso di Miharu perse la solennità che l’aveva contraddistinto sin quel momento:
”Non pensarci troppo, per ora. È una cosa che deve sgorgare naturale dal tuo animo, e hai tutto il tempo del mondo per comprendere te stesso. Ora prendi la medicina e continua a riposare”
”Va bene”
Aveva tanto cui pensare…
”Quando sarai perfettamente guarito, ti insegnerò a usare il suo flusso”
”Eh?”
L’altro lo fissò sbalordito. Suo flusso? Cosa? E di chi?
”Certo, presto anche tu avrai un ruolo qui. E non solo, questa stanza ti appartiene, quindi potrai cambiarla come vorrai”
”Io…”
Ruolo lì? Lui che desiderava sparire?
”Non preoccuparti, ti sarà tutto più chiaro col tempo. Ora…”
TOC TOC TOC
I due si guardarono, poi Miharu si alzò ed aprì la porta. C’erano due persone…una era Kazuho, che si diresse direttamente al letto. L’altra era un giovane dai capelli corti, stranamente bianchi, con un paio di occhiali ad addolcire lo sguardo penetrante:
”Miharu, posso parlarti un attimo? È urgente”
”Certo. Torniamo subito”
disse, rivolto a Kazuho e al ragazzo nel letto.
Nel corridoio c’era solo una gatta bianca che si acciambellò fra le braccia di Miharu, quando la prese in braccio:
”Sei tornata, eh, Shiratama?”
”Le notizie che porta non sono confortanti, Miharu. Pare che i Tategami stiano preparando qualcosa”
”Ne sei sicura, Shiratama?”
La gatta miagolò piano, poi si scrollò e saltò giù, sparendo in una delle camere.
Miharu si massaggiò gli occhi. Perché dovevano muoversi proprio in quel momento? Avrebbe dovuto lasciare solo quel ragazzino, ancora senza dargli spiegazioni.
’Non mi piace questa cosa’
Ma non poteva farci nulla, per cui sospirò:
”Kōichi, annuncia una riunione di emergenza”
”Sì”
Kōichi si tolse gli occhiali e si trasformò in una civetta bianca, sparendo verso la terrazza. Miharu spostò i suoi vestiti su una sedia, e rientrò nella stanza:
”Kazuho-san, come va?”
Lei gli fece il segno della vittoria:
”Tutto bene. Domani sarà come nuovo”
”Perfetto”
Il ragazzino lo osservò…Miharu appariva improvvisamente stanco, come se un peso inatteso gravasse su di lui.
Quasi sentendosi osservato, Miharu spostò gli occhi per incontrare i suoi, e sorrise al suo leggero imbarazzo:
”Sono contento che tu stia meglio. Però ti devo porgere le mie scuse. Dovremo lasciarti solo per un po’, non so nemmeno io quanto. Probabilmente fino a stasera”
”Eh?”
Kazuho lo fissò, senza capire, e Miharu si rivolse a lei:
”Riunione di emergenza, subito”
La donna spalancò gli occhi, poi annuì e si alzò, rivolgendosi al suo paziente:
”Riposa più che puoi e non preoccuparti di nulla”
e corse via, senza attendere la sua risposta.
”È successo qualcosa?”
Miharu scosse la testa:
”Non ancora, per questo ci riuniamo. Per tentare di fare in modo che non accada”
Poi sospirò, e si sedette sul bordo della poltrona. Sembrava incredibilmente vecchio.
”Mi dispiace che sia accaduto proprio adesso. Non sentirti escluso, è che non sei ancora nelle condizioni di partecipare. Non sai controllare il flusso, sei malato…io…”
”Non devi preoccuparti per me”
si affrettò a rassicurarlo il ragazzo, con un’espressione serena sul volto.
”Ne sei certo?”
”Sì. La solitudine non mi ha mai pesato, e immagino bene che tu e le persone che sono qui abbiate altro da fare, oltre che badare a me”
Un altro sospiro, e Miharu si stiracchiò:
”Sei davvero una benedizione, sai? Mentre io sono un mostro…continuo a non spiegarti nulla, chiedendoti di aspettare"
"Questo non è vero!"
protestò il ragazzino, infervorandosi…Miharu annuì, e emise un sospiro:
"Senti, ce la fai a camminare un po’, dopo?”
L’altro attese, e Miharu sorrise:
”Allora, quando avrai fame, esci di qui. Segui il corridoio, e sbucherai alla terrazza dove siamo arrivati ieri. Gira a destra, e troverai sia la sala da pranzo che la cucina. Il frigo è pieno, mangia tutto quello che vuoi. Le stoviglie lasciale nel lavandino”
”D’accordo”
”E se hai voglia di vedere la tv…”
A un suo gesto la libreria e la tv si scambiarono posto…
”…questo è il telecomando. Ci sono tutti- ma proprio tutti- i canali del mondo, perfettamente tradotti. Guarda quello che vuoi”
Il ragazzo fissò la grossa tv appesa alla parete davanti a lui, e poi il telecomando.
”Grazie”
Aveva un sacco di cose da fare…su cui riflettere…anche se avesse voluto, non si sarebbe annoiato di certo.
”Bene. Se stai male pensa intensamente a me, e io arriverò, d’accordo?”
”Sì. Ma sono certo che starò benissimo”
”Lo spero tanto”
e con un ultimo, stanco sorriso, Miharu lo lasciò.
………
TOC TOC
Qualcuno stava bussando alla sua porta, interrompendo la calma della notte appena inoltrata…il ragazzino si avvicinò in fretta e la aprì. Dietro c’erano Miharu, Kazuho e un uomo che non aveva mai visto.
”Buonasera”
disse, lasciandoli entrare.
”Come va? Hai mangiato?”
gli chiese Miharu, mentre Kazuho era impegnata a tenere a bada l’altro uomo, che sembrava…incuriosito ed eccitato.
”Sì. Ho girato un po’, ho mangiato e preso la medicina”
”Ottimo. Dato che va tutto bene…c’è una persona che devo assolutamente presentarti, o non la smetterà più di rompere”
”Ehi moccioso demoniaco, porta un po’ di rispetto!”
Ma Miharu fece finta di non sentire:
”Come avrai capito, lo zietto biondo voleva conoscere il nuovo arrivato”
”Zietto a chi?! Ah come odio i mocciosi!!!”
”Nii-san insomma!!!”
Kazuho tentò di dividerli, e assieme di chiedere scusa al ragazzino, che li guardava senza capire. Chi era quel tipo che continuava a chiamare moccioso Miharu? E perché questi glielo lasciava fare?
”Insomma lo dico io! Miharu-kun non può tenersi il nuovo arrivato tutto per sé! E tu sei stata sua complice fino ad ora! Io sono un reporter, è mio dovere ficcare il naso!”
Alla fine, con uno spintone possente, l’uomo biondo spostò sia la sorella che Miharu, e si piegò sino ad essere all’altezza del ragazzo, che indietreggiò di un passo:
”Allora, facciamo le presentazioni come si deve. Io sono Kazuhiko Yukimi, fratello maggiore di Kazuho”
”………”
”Su, non essere timido, dimmi come ti chiami”
”………”
Miharu emise un sospiro:
”Yukimi-san, lui…”
”Non dirmi che non hai un nome!”
Il ragazzino annuì, distogliendo lo sguardo. Ma l’uomo non sembrava abbattuto:
”Ma è problematico quando non c’è alcun modo in cui puoi chiamare qualcuno!”
Si alzò, e iniziò a passeggiare per la stanza, massaggiandosi il mento...
”Vorrei sapere quale potrebbe essere un buon nome…Tetsuo? Kosaburo? Kirasuke? Hhhmmm…”
Arrivò alla vetrata che dava sull’oscurità che era scesa sul mondo, senza nemmeno una stella nel cielo, e si fermò un attimo a riflettere:
”Vento…della notte…Yoite. Uuuhhh…non so, voglio dire, era il mio gatto…”
”…Yoite…Yoite”
Tutti lo fissarono. Il ragazzo lo aveva ripetuto due volte. Yoite.
”Ne sei sicuro? Era il nome che nii-san…”
”Yoite”
lo ripeté fissando Miharu, quasi che la sua approvazione fosse il sigillo definitivo alla scelta.
Miharu alzò le spalle:
”Se piace a te”
Yukimi e Kazuho si fissarono, poi si arresero. Aveva espresso il suo volere, in fondo.
”Allora benvenuto, Yoite”

Fine parte II


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