Nota: Finalmente ho messo la parola fine a questa lunga fic…che avrei dovuto terminare mesi e mesi fa visto che era il regalo di compleanno della mia sori Yu u___u”” beh…che dirti sori…alla fine ce l’ho fatta!!! ^__^”” meglio tardi che mai, no? Spero almeno che ti piaccia…altrimenti…prenditela con i pg! u__u sono sempre dei perfetti capri espiatori! I personaggi e la storia sono di mia invenzione quindi è vietato usarli in alcun modo.
Il custode di lapidi di Miyuki
Non era colpa sua. Non era assolutamente colpa sua! Lui non ci voleva venire in quel posto! Era già abbastanza lugubre ed inquietante di giorno…figuriamoci ora che era notte inoltrata e non c’era anima viva in circolazione. Si fermò momentaneamente sui suoi passi e rise istericamente alla battuta che gli era venuta spontaneamente poi riprese a camminare guardandosi intorno con circospezione…anima viva…ah-ah…divertente…molto divertente…era davvero un comico nato non c’è che dire. Uno schiocco improvviso nelle vicinanze lo fece sobbalzare e tirare un gridolino terrorizzato. Si portò le mani al petto sentendo il proprio cuore battere all’impazzata. Era sul punto di girare i tacchi e darsela a gambe quando notò una civetta prendere il volo. Era stata lei a generare quello schiocco, o meglio il ramo sul quale si era appollaiata che aveva ceduto…non sembravano esserci altro che piante morte e rinsecchite il quel luogo, tanto per mantenere alta l’atmosfera cupa. Chi diavolo glielo aveva fatto fare di ficcarsi in quella situazione!? Ah si, Jowan e Nila…e la loro stupida prova di coraggio! E tu ancora più stupido ad aver accettato di farla. Era vero…avrebbe potuto rifiutare senza problemi…e farsi dare del codardo per i prossimi sei mesi se non di più…ma almeno non si troverebbe in quel dannatissimo cimitero. Cimitero, già, quale luogo più adatto si poteva scegliere per una sfida del genere! Nel loro mondo, nonostante la loro tecnologia fosse altamente sviluppata e la scienza fosse riuscita a prolungare la vita media delle persone di parecchi decenni, vigeva ancora una notevole superstizione legata a certi luoghi considerati sacri. In fondo, sfogliando i libri di storia, si scoprirebbe che Dusa non era sempre stato un pianeta altamente civilizzato come ora. Anche esso aveva passato millenni fa un periodo considerato dagli storici “namak”, letteralmente tradotto come “poco luminoso”…al tempo in cui le sei grandi nazioni erano ancora dominate da sovrani caotici e sempre in guerra. Si diceva che in quel periodo circolassero strane creature, “demoni delle ombre” che divoravano gli esseri umani e condannavano le loro anime all’eterna agonia…si diceva anche che alcune di queste creature venivano utilizzate nelle guerre al servizio di uno o l’altro regnante, per ribaltare le sorti da una sconfitta ad una vittoria. Della loro esistenza, però, gli storici non avevano mai trovato traccia e tendevano a ripudiare una simile credenza, considerandola pura fantasia dettata dalla religione per ammansire le masse. Ma nonostante la religione nell’epoca attuale avesse gran poca voce in capitolo, le persone temevano ancora di far ricadere su di sé le ire di forze superiori oltrepassando certi limiti invalicabili. Come ad esempio quell’antico cimitero che si trovava ai confini della città. Era molto vasto, forse fin troppo per un cimitero e nessuno era in grado di stabilire a quale epoca risalisse con esattezza, nonostante le costruzioni in pietra massiccia, le statue e le numerose decorazioni presenti potessero risultare un’indicazione più che evidente. Forse si esitava a dargli un’epoca per timore di domandarsi come un simile posto potesse ancora esistere a distanza di secoli (se non millenni), a discapito tutto ciò che era accaduto sulla terra da allora…soprattutto perché risultava essere intoccato. Non un barlume di decadenza sembrava toccare quel posto, sembrava essere perfetto ed immutato come quando era stato costruito. Chiunque gli si era avvicinato aveva testimoniato di aver percepito uno strano gelo che gli formicolava sotto la pelle, come una forza invisibile che proveniva dal suo interno. E questo spaventava la gente e rinforzava le superstizioni. A nessuno era concesso di entrarvi, ci doveva anche essere una legge che puniva severamente eventuali avventurieri…anche se era una legge inutile visto che nessuno sorvegliava quel luogo, nessuno era così pazzo da accettare un simile lavoro. I suoi cancelli, quindi, erano perennemente chiusi, come lo erano certi altri edifici con le stesse fattezze che spiccavano come un fiore in un deserto in mezzo ad alti grattacieli e strade affollate…li si trovavano un po’ ovunque sparpagliati per Dusa, e tutti erano similmente off limits. Eppure eccolo lì, dentro uno di quei posti dove non avrebbe mai dovuto esserci. “Se mio padre scopre che sono venuto qui a quest’ora mi ammazza…ma non prima che io abbia messo le mani addosso a quei due stupidi per avermi convinto a partecipare a questa follia. Sono convinto che nessuno di loro ha mai avuto il coraggio di mettere piede qui dentro!” bofonchiò stringendosi le braccia attorno al petto cercando di farsi ancora più piccolo di quello che era già. Per un ragazzo di sedici anni non era molto alto e non poteva neppure vantare un fisico robusto, anzi aveva delle fattezze fin troppo femminili per i suoi gusti ed i suoi capelli rossi, che ricadevano in morbidi riccioli attorno al suo viso non lo aiutavano di certo. Continuò a camminare con passo lento ed incerto per i sentieri affiancati da tombe e cripte. Le statue che aveva incontrato fino ad ora gli avevano fatto venire i brividi, che avessero fattezze umane o più simili a gargoyle, e gli era sembrato che i loro occhi fossero terribilmente vivi e lo stessero seguendo con uno strano interesse…ovviamente tutto ciò era solo frutto della sua immaginazione e della suggestione che quel posto scaturiva in lui…non c’era alcuna possibilità che fossero realmente vive…no? Lanciò l’ennesima occhiata al display del suo orologio e tra tutti i vari numeri ed indicazioni di quell’aggeggio super tecnologico notò che mancavano dieci minuti a mezzanotte. Imprecò silenziosamente alla sua sfortuna. Era in quel posto da appena venti minuti e gli sembrava già un’eternità…ed il brutto era che ci doveva restare per altri quaranta o avrebbe perso la sfida…visto che aveva accettato era del tutto intenzionato a vincere…o per lo meno ci avrebbe provato. Ad un certo punto notò qualcosa che fino a quel momento non aveva notato…era una sua impressione o man mano che si addentrava in quel cimitero tutto attorno a lui sembrava farsi più buio? Era come se le luci della città non molto distante da lì non lo toccassero e neppure i raggi delle due lune che splendevano indisturbate sopra la sua testa. Deglutì a vuoto e decise saggiamente di non avanzare oltre…in fondo era già dentro, i suoi due amici non gli avevano mica detto che avrebbe dovuto esplorarlo tutto (cosa comunque impossibile in una misera ora)…così si guardò attorno e trovò una panchina in pietra su cui andò a sedersi, o forse era meglio dire rannicchiarsi. Il suo cuore batteva più velocemente del normale ed ogni volta che sentiva uno strano rumore o scricchiolio aumentava di picco drasticamente, portandolo ad il limite dell’iperventilazione. Il suo sguardo scattava ogni minuto circa verso l’orologio, facendo una specie di conto alla rovescia per sapere quando, finalmente, avrebbe potuto uscire da quel luogo infernale. Iniziò a dondolarsi avanti ed in dietro sulla panchina tenendo le gambe strette al petto ed appoggiando la testa sulle ginocchia…prese a canticchiare sotto voce una canzone per infrangere il terribile silenzio in cui era avvolto…non vedeva l’ora di tornare a casa, anche se ciò significava tornare in una casa vuota. Quando i numerini digitali segnalarono la mezzanotte e un quarto decise che era giunto il momento di tornare in dietro. Sospirò sollevato e si alzò dalla panchina iniziando a ripercorrere lo stesso sentiero fatto prima…ma non fece in tempo a fare che qualche passo quando qualcosa attirò la sua attenzione. Con la coda dell’occhio aveva intravisto uno strano bagliore, così si voltò in quella direzione per capire cos’era stato. Subito non notò nulla di insolito…era tutto buio e tetro come era sempre stato…poi eccolo! Il bagliore era tornato. Aveva delle sfumature azzurre e proveniva da dietro una cripta ad una trentina di metri da lui…non riuscì a capire che cosa lo avesse prodotto perché scomparve misteriosamente come era apparso pochi attimi dopo. Rimase a fissare quel punto con espressione quasi ipnotizzata ed uno strano senso di inquietudine…per qualche motivo non gli piaceva quello che aveva visto…il suo primo pensiero fu che qualcun altro oltre a lui aveva avuto la brillante idea di fare una piccola escursione in quel luogo proibito ma qualcosa in quella luce non lo convinceva del tutto, non sembrava essere stata generata da qualche tipo di torcia o altro. Stava per riprendere a camminare quando comparve di nuovo quel bagliore, solo che questa volta era molto più vicino, si trovava dietro ad una lapide e non aveva sfumature azzurre bensì verdi…ciò conferiva un’aura ancora più surreale alle tombe che gli stavano accanto. Il ragazzo si strinse le mani al petto, indietreggiando istintivamente di qualche passo. Poteva chiaramente sentire nelle sue orecchie il pulsare frenetico del suo cuore. “Che diavolo sta succedendo qui??” sussurrò mentre anche quell’ennesimo bagliore scompariva nel nulla. Non gli piaceva per nulla quello che stava succedendo in quel posto. Era tutto troppo strano…gli stava facendo accapponare la pelle. Qualcosa nella sua testa gli stava urlando di andarsene di corsa da lì…che stava correndo un grosso pericolo anche se non sapeva perché…e sinceramente in quel momento non era propenso a fare troppe domande…correre gli sembrava un’ottima idea. Indietreggiò ancora di qualche passo, pronto a voltarsi per darsela a gambe quando la sua schiena si scontrò con qualcosa di solido…schizzò come una molla urlando per lo spavento e la sorpresa, girandosi di scatto per vedere cosa aveva urtato. Si stava aspettando un albero o qualche statua o altro…invece si trovò davanti un’alta figura incappucciata, nera come la notte più scura…con due lucenti occhi rossi che lo fissavano con un’intensità tale da sembrare di voler scoprire ogni suo più recondito segreto. L’ultima cosa di cui ebbe coscienza fu l’oscurità che lo avvolse e la terra che si faceva sempre più vicina.
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Quando riprese i sensi si ritrovò sdraiato su una panchina. Era confuso e subito non ricordò che cosa gli era successo e soprattutto come ci era finito sdraiato lì sopra. Poi come un flash gli comparve davanti agli occhi l’immagine di quella spaventosa figura che lo aveva aggredito alle spalle…e giunse all’ovvia conclusione che era svenuto come una donnicciola per la paura. In un’altra situazione si sarebbe vergognato di sé per la sua codardia ma il timore che quella creatura potesse essere ancora nei paraggi e potesse tornare da un momento all’altro a fargli…beh…quello che non gli aveva ancora fatto visto che era incolume, lo fece balzare a sedere di scatto, forse troppo di scatto perché il mondo prese a vorticare pericolosamente davanti a lui. “Noto che ti sei svegliato” disse una profonda voce maschile accanto a lui. Per la millesima volta in quella serata, Lantz tirò un sonoro urlo e si voltò ad affrontare il suo misterioso aggressore che se ne stava a pochi passi da lui. La prima cosa che fece fu quella di indietreggiare il più possibile per mettere maggiore distanza tra loro e ciò per poco non lo portò a cadere dalla panchina. I suoi occhi azzurri erano spalancati e fissavano terrorizzati quella figura incappucciata. “N-non vi a-avvicinate…” mormorò con voce tremante. L’uomo rimase fermo dov’era alcuni istanti prima di avanzare di un passo nella sua direzione…in risposta Lantz cercò di indietreggiare ancora e di farsi il più piccolo possibile contro la panchina. “F-fermo ho detto!” Questa volta non si mosse per davvero. Gli occhi rossi dell’uomo furono attraversati da un bagliore quasi divertito, anche se il suo mantello teneva ancora oscurate le fattezze del suo viso. “Non temere ragazzo, non ho intenzione di farti alcun male…altrimenti lo avrei già fatto mentre eri privo di sensi.” Lantz però non sembrava propenso a calmarsi ne a credere alle sue parole…i suoi nervi erano sul punto di cedere. “C-come posso esserne certo!?” chiese quasi istericamente cercando con lo sguardo possibili vie di fuga in caso di pericolo “Perché dovrei fidarmi di qualcuno che non osa neppure mostrare il proprio v-volto! Per quanto mi riguarda potete essere un criminale! Lasciatemi andare, vi prego…prometto di non dire a nessuno di avervi…visto in questo cimitero…solo non fatemi del male!” e per la millessima volta maledisse mentalmente i suoi amici per averlo cacciato in quella situazione. Se sarebbe morto, avrebbe fatto in modo che il suo spirito li tormentasse per l’eternità…se invece la buona sorte gli avesse permesso di uscire sano e salvo di lì, li avrebbe strangolati entrambi con le proprie mani!! Una leggera risata fuoriuscì da quelle misteriose labbra. “Sei divertente ragazzo…” disse lo sconosciuto continuando a fissarlo prima che due mani dalla carnagione bronzea e dita affusolate comparissero da sotto il mantello ed andassero ad abbassare il cappuccio “Così va meglio?” La risposta a quella domanda morì sulle labbra di Lantz. La sua mente sembrò svuotarsi di colpo mentre fissava con occhi sorpresi la persona che fino a quel momento lo aveva terrorizzato a morte. Esotico…questa fu la prima cosa che pensò Lantz non appena vide l’uomo nella sua interezza. Era alto, molto alto e dalla carnagione scura…il suo fisico era snello e muscoloso, o almeno così immaginava che fosse al di sotto di quel mantello…aveva lunghi capelli neri, leggermente mossi come le onde del mare in un tranquillo pomeriggio d’estate. I lineamenti del viso erano perfetti e delicati…i suoi occhi color rubino erano brillanti e penetranti…ma la cosa che lo colpì di più furono le orecchie a punta che spuntavano da oltre le ciocche di capelli. Una creatura così perfetta non poteva essere umana. “V-voi…cosa siete?” chiese con voce molto simile ad un sussurro. L’uomo inclinò appena il lato della bocca in quello che poteva essere un sorriso. “Il mio nome è Dhenuka.” disse senza rispondere veramente alla domanda che gli era stata posta “Il tuo ragazzo?” “Lantz…” “Che cosa ci fai nel mio cimitero Lantz?” “Io…lo so che non dovrei essere qui…è colpa dei miei amici…” mormorò senza staccargli gli occhi di dosso, la paura provata fino a quel momento sembrava essere sparita del tutto. Non si era neppure accorto di star parlando come se niente fosse, si stava addirittura scusando…era come se quella figura e quelle iridi rosse lo avessero ipnotizzato “Mi hanno sfidato ad entrare qui ed a restarvi per un’ora…perciò…” Lantz non terminò la frase sapendo che non ce n’era alcun bisogno e Dhenuka fece un lieve cenno col capo come a voler dire che aveva compreso la situazione. “L’ora è passata da un pezzo ragazzo…quindi ti conviene andare” disse l’uomo avanzando elegantemente verso il rossino, che questa volta non si ritrasse ma lo seguì con lo sguardo “E vedi di non tornare più qui, non è il posto adatto ad un umano come te…” Lantz stava per chiedergli che cosa intendesse con quelle parole e per sommergerlo di altre domande generate dalla sua nascente curiosità quando Dhenuka scioccò all’improvviso le dita di una mano davanti al suo volto, mormorando con un filo di voce alcune parole incomprensibili. Subito gli occhi di Lantz si fecero vacui e confusi. “Vattene ragazzo e non tornare” e Dhenuka scomparve nel nulla. Pochi attimi dopo Lants riprese coscienza di sé, frastornato e con l’insistente sensazione di aver dimenticato qualcosa…un’immagine confusa che poteva quasi sfiorare con le dita senza poterla però afferrare. L’orologio squillò facendolo sobbalzare e distogliendo la sua attenzione da quel pensiero sfuggente. “Dannazione!! E’ già l’una!!” disse balzando giù dalla panchina “Sono in ritardo!!” e così cominciò a correre verso l’entrata del cimitero. Quando raggiunse le alte cancellate in metallo nero che sigillavano l’ingresso, sgusciò grazie al suo corpo minuto tra lo spazio creatosi tra le due sezioni del cancello, legate assieme il più possibile da robuste catene. Una volta fuori si sentì enormemente più sollevato…l’incubo di quella sera era finito! “Lantz!!!” strillò una voce femminile prima che qualcosa si scontrasse con la sua schiena “Che fine avevi fatto!? Stavamo cominciando a preoccuparci!” Lantz sbuffò. “Come puoi vedere Nila, sono sano e salvo…e se eravate tanto preoccupati potevate evitare di farmi andare lì dentro in primo luogo!” rispose con voce seccata staccandosi l’amica di dosso. Nila, una ragazzina più bassa di lui, dai capelli mori che gli sfioravano lisci le spalle, mise il broncio e sembrò sul punto di dire qualcosa a sua difesa quando una mano si posò sulla sua spalla. “Il nostro era solo uno scherzo, non pensavamo che saresti entrato davvero là dentro e soprattutto non avremmo mai pensato che ci saresti rimasto così tanto…” disse Jowan con espressione seria “Quel luogo è maledetto, neppure la polizia o gli addetti ai servizi statali osano entrarvi…come in nessun altro di quei luoghi…se non fossi più tornato in dietro non sono certo che avrebbero mandato qualcuno là dentro a cercarti…” “Grazie tante per questa rassicurante osservazione” borbottò il rossino ficcando le mani nelle tasche dei jeans “Ma se era solo uno scherzo, razza di cretini che non siete altro, potevate anche fermarmi no!? La prossima vi mando entrambi a quel paese!! Ed io che sono stato così stupido da darvi retta…ah ma non mi fregate di nuovo voi due! E vi dovete far perdonare per l’ora terrificante che mi avete fatto passare!!” “D’accordo d’accordo…abbiamo sbagliato…” disse il moretto alzando le mani in segno di resa “Faremmo tutto ciò che vuoi, vero Nila?” “Certo! Però ci vuoi dire come mai ci hai messo tanto ad uscire!?” Lantz sembrò pensarci un attimo prima di rispondere e fu di nuovo assalito da quel senso di confusione. “Io…credo di aver perso la nozione del tempo…mi sono addentrato troppo nel cimitero e ci ho messo più tempo del previsto a ripercorrere i miei passi. Questo posto è strano…mette i brividi.” eppure accanto alla paura che sapeva di aver provato in quel posto c’era qualcos’altro…qualcosa di importante ma non riusciva a ricordare cosa. “Effettivamente c’è da perdersi lì dentro…” “In ogni caso siamo felici che tu sia tornato” disse Jowan sorridendo e passando un braccio attorno alle spalle del più piccolo. Solo allora Lantz decise di mettere da parte la sua arrabbiatura e ricambiò il sorriso dell’amico. “Non sai come lo sono io.” “Dai…ora non ci pensare più, andiamo a bere qualcosa…ovviamente offriamo noi.” “Perché no…non è che abbia particolarmente fretta di tornare a casa…” scrollò le spalle. Jowan gli lanciò un’occhiata significativa. “Tuo padre è ancora fuori città?” “Già…dovrebbe tornare nel fine settimana ma anche quando è a casa è come se non ci fosse…è sempre in ufficio…” Il moretto sembrava sul punto di dire qualcos’altro ma Nila gli tirò una sberla dietro la testa. “Jowan, smettila di ricordare a Lantz cose tristi! Vuoi tirarlo su di morale o farlo sentire ancora peggio!?” Jowan si passò una mano tra i capelli massaggiandosi la parte lesa. “Credo tu abbia ragione…ok, per sta sera basta parlare…pensiamo a bere fino alla nausea!” disse in fine con voce allegra. Lantz rise. “Scordatelo…io sono appiedato e sei tu che mi devi riportare a casa quindi non ci si ubriaca…e poi ti devo rammentare che io e Nila siamo ancora minorenni e non possiamo bere alcolici?” “E quando mai questo è stato un problema per voi due?” chiese Jowan con il sorrisino di chi la sapeva lunga. “Solitamente non lo è ma sta sera voglio rovinarti la festa.” “Perfido!” E ridendo come matti i tre si diressero verso l’auto di Jowan, l’unico di loro ad aver raggiunto quell’anno la maggiore età e ad avere così il permesso di guidare.
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Occhi rossi…sempre e solo occhi rossi. I suoi sogni era infestati da una figura che aveva iridi di quel colore così particolare…ogni sera era sempre la stessa storia…e seppur la mattina dopo non ricordava che cosa aveva sognato con precisione, nella sua mente balenava sempre l’ombra di un uomo le cui fattezze erano sfocate ed inafferrabili. Ignorava l’identità di quell’uomo, non conosceva nessuno con tali peculiari caratteristiche…eppure qualcosa in lui gli diceva che lo aveva già incontrato prima e che era una persona importante o non avrebbe continuato a pensare a lui, in un modo o nell’altro. Erano passati quattro giorni dalla piccola avventura nel cimitero e Lantz se ne stava spamparazzato tranquillo e beato sul divano del salotto a guardare uno stupidissimo programma in tv…annoiato più che mai. Non aveva nulla da fare quella sera. Jowan doveva lavorare. Nila era fuori a cena con i suoi genitori…e di uscire da solo con gli altri ragazzi non ne aveva voglia, visto che non si sentiva molto a proprio agio con loro senza i suoi due migliori amici. Quindi era si era rassegnato a trascorrere la serata segregato in quella casa a girarsi i pollici. Oltre a questo, però, era irrequieto. Non riusciva a trovare pace in nessuna cosa che facesse. Era ossessionato ormai da quel misterioso individuo dagli occhi color rubino e voleva delle spiegazioni che sapeva non avrebbe mai trovato standosene lì con le mani in mano come stava facendo in quel momento. Però in lui c’era dell’esitazione. Stranamente era certo di conoscere un modo per soddisfare tutte le sue domande…solo quel metodo non lo allettava particolarmente. Avrebbe dovuto ritornare in quel cimitero, perché era convinto che tutto aveva avuto origine là, e lui non ci voleva tornare. Quel posto non gli piaceva. Era strano e misterioso…ed era convinto che nascondesse cose che era meglio non scoprire…eppure lui era una persona piena di controsensi, glielo dicevano in molti, e se da una parte c’era il timore di quel luogo e dei suoi segreti, dall’altra c’era il desiderio di conoscere proprio quest’ultimi. Sospirando spense la tv e si sdraiò di schiena sul divano, con le braccia dietro alla testa. “Che cosa devo fare?” mormorò fissando il soffitto come se questo fosse un oracolo pronto a risolvere gli enigmi che caratterizzavano la sua vita. Rimase a lungo in quella posizione ponderando con attenzione i pro e i contro della sua stupida idea, poi sospirò passandosi una mano sul volto. “Forse sono impazzito…si non c’è altra spiegazione. Nessuno sano di mente tornerebbe in quel posto di propria volontà…lo ha detto anche Jowan che neppure la polizia oserebbe mettere piede là dentro…” Hai per caso paura che qualche demone ti porti via, come nelle storie che i genitori raccontano ai bambini quando sono piccoli?! lo canzonò una voce nella sua mente. “E se anche fosse! Pure gli adulti hanno paura di quel cimitero…e della cattedrale vicino al parco…e di un’altra decina di posti che non voglio nominare…quindi la mia esitazione è più che motivata!” Fifone. “Non sono un fifone…sono solo prudente e tengo alla mia vita.” Fifone. Fifone…fifone…fifone…“Oh basta! Ho capito!” urlò mettendosi a sedere di scatto “Tzè…sono davvero impazzito dopo tutto, sto litigando con me stesso…questo non è di certo un buon segno…” Poi si alzò e si diresse nella propria stanza per prepararsi ad uscire…se proprio era intenzionato a farlo almeno questa volta si sarebbe preparato a dovere. Non sarebbe entrato in quel cimitero senza una torcia! Una volta era bastata ed avanzata come esperienza. In verità avrebbe potuto aspettare il giorno dopo per andarvi, il pomeriggio non aveva lezione ed a casa non ci sarebbe stato nessuno a cui avrebbe dato fastidio il suo ritardo. Però sentiva che con la luce del sole ciò che cercava non si sarebbe fatto trovare. Quindi eccolo lì, malcontento come la prima volta all’idea di entrare nel cimitero, con addosso un paio di vecchi jeans scoloriti, un dolcevita bianco e la torcia che pesava in una delle tasche del suo giubbino. Uscì di casa chiudendo con la tessera magnetica la porta e prese l’ascensore per scendere all’entrata di quella elegante palazzina. Una volta in strada si diresse verso la più vicina fermata delle navette che aveva nel proprio percorso il quartiere confinante al cimitero, visto che nessuna navetta conduceva direttamente in quella zona, e quando arrivò la vettura vi salì sopra. Erano passate da poco le dieci quando era partito da casa e circa tre quarti d’ora dopo di viaggio ed una decina di minuti a piedi, giunse di fronte al suo incubo personale. Lantz si strinse inconsciamente nel giubbino, percependo ancora prima di entrarvi dei brividi gelidi lungo la schiena. Però si fece forza, prese un lungo respiro e si avvicinò al cancello, sgusciando attraverso quel sottile passaggio, l’unico visto che il cimitero era circondato da alte mura e sarebbe stato troppo scomodo e faticoso per lui doverlo scavalcare. Non aveva un gran fisico per certe cose. La prima cosa che fece una volta dentro fu accendere la torcia. Quel fascio di luce, chiaro e diretto lo rincuorò notevolmente. Quella sera la luna blu di Nola era oscurata per metà e la luna rossa di Laya era particolarmente brillante, ciò conferiva degli aloni rossastri alle tombe ed agli altri edifici che non gli piacevano per niente. Con il cuore che gli palpitava nel petto ad una velocità folle si addentrò tra i sentieri, facendosi guidare dal caso. Non sapeva dove andare ne che cosa cercare di preciso, sapeva solo che qualsiasi cosa fosse l’avrebbe trovata lì e l’avrebbe riconosciuta subito non appena la avesse vista. Continuò a vagare per un po’, sussultando ad ogni scricchiolio sospetto o rumore. Si stava già pentendo di essere lì ma continuò ad avanzare, stringendo tra le mani la torcia come se fosse la sua ancora di salvezza. Poco prima di mezzanotte la sua tenacia fu premiata. Trovò l’uomo dei suoi sogni sul tetto di una piccola cappella privata, se ne stava seduto a gambe incrociate con gli occhi chiusi a bagnarsi dei raggi delle due lune. Il mantello era stato abbandonato chissà dove quella sera e Lantz potè ammirare ciò che la volta prima aveva celato. Il petto era ben scolpito come aveva immaginato, non aveva indumenti a coprire la parte superiore del corpo, solo insoliti gioielli che gli adornavano il collo ed i polsi ed i capelli che gli ricadevano morbidi fin oltre le spalle. La parte inferiore era rivestita da morbidi pantaloni neri ed ai piedi portava quelli che sembravano essere dei sandali in pelle. Sulle sue ginocchia era posato orizzontalmente un bastone metallico alla cui estremità si trovava una lanterna di fattezze antiche, spenta poiché priva di lume. Lantz non ricordava ancora le circostanze del loro precedente incontro, non provò neppure paura ma solo pura ammirazione…e dalle sue labbra uscì un nome che era sicuro gli appartenesse. “Dhenu..ka…” L’uomo aprì lentamente gli occhi e puntò le sue iridi infuocate su di lui, facendolo rabbrividire ma non di paura. “Che cosa ci fai di nuovo qui ragazzo?” chiese con voce profonda e calma. “Io…volevo…vederti…” disse facendo uscire a fatica le parole, era stranamente a corto di fiato. Dhenuka lo fissò intensamente con un luccichio particolare degli occhi. “Sei un ragazzo interessante…hai una mente forse. Ti sei ricordato di me nonostante avessi offuscato i tuoi ricordi.” Un lampo di panico attraversò la mente di Lantz assieme ad una possibilità che non aveva calcolato. “Non…non mi cancellerai di nuovo la memoria, vero?” Non voleva ritornare al punto di partenza! Non ora che aveva ritrovato il suo uomo misterioso! Il pensiero di dimenticarsi di nuovo di lui lo faceva sentire…arrabbiato e forse un po’ triste. Dhenuka sembrò riflettere prima di rispondere. “Dovrei…ma no, non lo farò. Sarebbe inutile su di te e torneresti di nuovo da me in ogni caso.” Lantz tirò un sospirò di sollievo. “Ora dimmi, ragazzo, come mai sei qui?” “Volevo vederti…” “Questo lo hai già detto prima” disse l’uomo mentre i suoi occhi assumevano un taglio divertito, il tutto sempre dall’alto di quella piccola cappella “Perché desideravi incontrarmi?” “Perché…volevo parlarti…” mormorò Lantz. “Perché?” insistette Dhenuka come se cercasse di capire le sue motivazioni. “Perché tu…mi interessi…hai infestato i miei sogni per quattro notti…sentivo il bisogno di parlarti di nuovo…conoscerti.” Lantz parlò con voce sottile, improvvisamente imbarazzato senza un’apparente ragione. Che cosa gli prendeva tutto d’un tratto!? Dhenuka continuò a studiarlo ed alla fine si alzò in piedi, reggendo nella mano destra quello stano bastone. Poi saltò giù dalla cappella con un leggero tintinnio dei gioielli ed atterrò senza emettere suono e senza il minimo sforzo. Lantz lo fissò ancora più incantato. L’uomo gli si avvicinò con eleganza ed una volta a pochi passi di distanza da lui si fermò. Lantz notò nuovamente la terrificante differenza d’altezza tra loro, gli arrivava a fissare il centro del petto. “Sei il primo umano con cui parlo da…molto tempo” “Umano…anche la volta scorsa ti sei riferito a me chiamandomi in questo modo…” disse il rossino con voce assorta mentre un vago frammento di memoria tornava alla luce “Tu che cosa sei?” Dhenuka abbozzò uno dei suoi vaghi sorrisi. “Seguimi e te lo racconterò.” Con questo si voltò e si incamminò per il cimitero, con Lantz subito dietro, per nulla intenzionato ad andarsene ora…stranamente quel posto non gli faceva più tanta paura, fose per via della presenza di Dhenuka accanto a sé, era sicuro che non gli sarebbe accaduto nulla finchè fosse rimasto al suo fianco. Rimasero in silenzio alcuni istanti fino a quando l’uomo non li condusse ad un gazebo in pietra, sotto il quale stavano delle sedie in marmo…lì si sedette ed il ragazzo lo imitò sedendosi di fronte a lui. Dhenuka tornò a fissarlo e Lantz cercò di reggere il suo sguardo ma si trovò ben presto ad abbassarlo sotto una simile intensità che lo fece arrossire senza volerlo. “Mi hai chiesto cosa sono…” iniziò a parlare “Non sono umano e non sono neppure vivo…infatti sono morto molto tempo fa…però esisto. Sono carne e sangue ma la morte non può toccarmi di nuovo…sono un custode.” Lantz non ci stava capendo molto in quel discorso, stava facendo un po’ troppi giri di parole per i suoi gusti, ma nonostante ciò pendeva dalle sue labbra e gli prestava la massima attenzione. Era già arrivato all’ovvia conclusione che Dhenuka non era umano e tutto ciò era servito solo a confermarlo, la sua curiosità però non era cosi facile da saziare, soprattutto quando qualcosa sembrava interessargli così tanto. “Custode? Di cosa?” “Di questo cimitero…delle anime che esso racchiude…” e quando notò la confusione sul viso del rossino abbozzò un sorriso e decise di continuare la sua spiegazione “In questo cimitero sono state sepolte numerose persone, alcune delle quali hanno fatto parte della storia che ha forgiato la vostra società…anche se con tutta probabilità voi non conoscete neppure la metà delle figure illustri che riposano qui. Io invece conosco ogni nome…nome di nobili…nomi di popolani…e sono qui per proteggerli.” “Proteggerli da chi?” chiese Lantz affascinato. Gli occhi di Dhenuka furono attraversati da uno strano bagliore mentre il suo sguardo vagava su quello che era il suo territorio. “Da coloro che si vogliono impossessare delle loro anime…voi credo che li chiamereste ‘demoni’, si credo sia esatto…ma in verità alcuni di loro non sono molto differenti da me” disse tornando a fissare Lantz con espressione dura e colma di indignazione “Eppure il loro comportamento infrange le nostre leggi…” “A-aspetta un attimo…” mormorò Lantz facendo un cenno con la mano per attirare la sua attenzione “Credo di essermi un attimo…hn…perso.” Il rossino esitò qualche istante a continuare a parlare, per paura di scatenare in qualche modo le ire del suo compagno visto il modo in cui lo stava ancora guardando in quel momento. Dhenuka probabilmente si accorse della cosa e rilassò i lineamenti del viso, come a volergli far capire che non era con lui che ce l’aveva e poteva parlare liberamente. Lantz abbozzò un sorriso più rilassato e si passò una mano tra i soffici capelli rossi. “Ecco…ciò che non capisco è…insomma…cosa se ne fanno questi demoni di quelle anime…” “Le anime sono l’energia vitale di una persona. Quando questa muore la sua anima lascia il corpo per raggiungere l’origine di ogni cosa, dalla quale nasceranno nuove fonti vitali per coloro che dovranno ancora nascere. Per i demoni le anime sono fonte di nutrimento per i propri poteri…le creature di più basso livello non sono immortali, hanno una vita relativamente breve e cercano di prolungarla assimilando anime che tentano di rubare durante il passaggio all’origine di ogni cosa.” “Ma…le persone sepolte qui sono morte da…anni. Il loro..mh…passaggio dovrebbe essere avvenuto parecchio tempo fa…ora non dovrebbero più correre pericoli, no?” Lantz si sentiva un po’ sciocco a fare tutte quelle domande ma Dhenuka sembrava aver preso di parola la promessa fattagli di dargli una spiegazione ed era molto paziente con lui. “Dai demoni di basso livello no…ma quelli di classe superiore possono richiamare sulla terra l’anima di una persona attraverso i suoi resti umani e tutto ciò non per prolungare la propria vita, poiché già immortali, bensì per aumentare i propri poteri…e questo è qualcosa di molto pericoloso e proibito, che potrebbe alterare un fragile equilibrio…per questo sono qui.” “Capisco…wow…devi essere un tipo davvero forte per avere un compito del genere!” disse senza pensarci e quando si rese conto di quanto ridicolo dovesse sembrare quello che aveva detto arrossì ed abbassò lo sguardo. Un lampo di divertimento attraversò le iridi rosse del custode. “Si, diciamo che svolgo bene il mio lavoro. Ora dimmi ragazzo…ho soddisfatto la tua curiosità?” “Si…sei stato molto…gentile…” I due rimasero in silenzio dopo quel momento. Dhenuka continuò a studiare Lantz, standosene seduto in modo impeccabile, trasudando potere e maestosità da ogni poro…Lantz non riusciva ancora a reggere il suo sguardo, così gli sfuggiva il più possibile. Voleva continuare a parlare con lui ma non sapeva cosa dire e soprattutto non trovava il coraggio per farlo. Però non gli piaceva il silenzio, non in quel luogo, perché gli tornavano noti tutti quei rumori e scricchiolii che lo innervosivano e terrorizzavano. Così si fece forza e provò a rompere il ghiaccio…ma fu anticipato da Dhenuka. “Credo sia meglio che tu vada ragazzo” “Cos…di già? Perché?” chiese con una punta di delusione nella voce. “Perché è meglio così. E’ tardi e questo posto non è sicuro.” Detto questo Dhenuka si alzò…Lantz fece lo stesso anche se di malavoglia. “Seguimi…ti conduco al sentiero verso il cancello” e senza aspettare risposta si avviò, con il ragazzino appresso. Una leggera brezza si era alzata ed alcune nuvole avevano coperto le due lune rendendo il cimitero ancora più buio ed inquietante di quello che era già ma Lantz non sentì il bisogno di accendere la torcia. Continuò a camminare un passo dietro l’uomo fissando più lui che dove stava mettendo i piedi. Alla fine giunsero nelle vicinanze dell’entrata e lì Dhenuka si fermò. “Ora puoi continuare da solo.” Lantz lo fissò, indeciso se chiedere o meno quello che desiderava chiedere. “Dhenuka…p-posso tornare ancora a…trovarti…ogni tanto?” L’uomo non rispose, allungò lentamente una mano verso il viso del ragazzo. Lantz si ritrovò senza accorgersene a trattenere il respiro ed a fissare come ipnotizzato i suoi movimenti. La mano dalla carnagione scura passò oltre la guancia ed andò ad accarezzargli i capelli, quei penetranti occhi color rubino puntati su di lui…qualche attimo dopo si ritrasse, tenendo tra le dita una foglia che si era impigliata col vento tra le ciocche rosse. “No…non è saggio che tu torni. Non è un posto adatto ad un umano…ho soddisfatto la tua curiosità, ora vai e resta nel tuo mondo.” “C-come fai a sapere che non dirò a nessuno quello che mi hai detto!?” chiese di getto, senza pensarci troppo, voleva trattenerlo il più possibile. “Non lo farai.” fu la sua semplice risposta. Lantz era sul punto di ribattere quando il moro si voltò e se ne andò, per sparire come un miraggio poco dopo. Il ragazzo non disse niente, si voltò anche lui e sgattaiolò fuori dal cancello…un lieve sorriso però gli incurvò le labbra. Se c’era una cosa in cui era bravo era ignorare gli avvertimenti che non gli piacevano, perciò Dhenuka avrebbe ricevuto presto un'altra sua visita.
E quelle visite si protrassero per quasi due settimane. Lantz si intrufolava nel cimitero ogni sera libera, ovvero tutte le volte che non doveva uscire con i suoi amici. Neppure il ritorno del padre sembrò rovinargli il programma…infatti l’uomo era sempre fuori la sera a qualche convegno e nel caso fosse effettivamente in casa si chiudeva nel suo studio per non uscirvi per ore oppure andava a letto presto perché il giorno dopo aveva molto da lavorare. Sembrava che vivesse in un mondo tutto suo, mondo nel quale Lantz non faceva parte. Quindi era libero di fare ciò che voleva senza dare spiegazioni a nessuno. “Senti Dhenuka…tu quanti anni hai di preciso? Insomma da quanto sei..qui?” chiese il rossino mentre faceva un cenno al cimitero. Lui ed il custode stavano camminando per il cimitero tranquillamente, ovviamente entro certi limiti…Lantz si era un po’ abituato all’atmosfera lugubre e spettrale di quel posto ma non aveva ancora smesso di sussultare a qualche improvviso rumore ne tanto meno aveva imparato a rilassarsi come sembrava esserlo Dhenuka. Un cambiamento positivo però c’era stato, lui e Dhenuka sembravano andare molto d’accordo. Ovviamente l’uomo era composto ed impeccabile come sempre, non diceva mai una parola più del dovuto ne sorrideva apertamente come Lantz avrebbe voluto…però Lantz si trovava bene con lui, era piacevole parlarci assieme e neppure a Dhenuka sembrava dare poi tanto fastidio la sua presenza…anche se lo faceva tornare a casa un po’ troppo presto per i suoi gusti. “Sei sempre molto curioso ragazzo” disse fissandolo con la coda dell’occhio mentre continuava a camminare, con il suo strano bastone che batteva ritmicamente sul terreno ogni altro passo. “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi ragazzo! Il mio none è Lantz!” sbuffò il ragazzino irritato, odiava quando faceva così anche se sapeva che lo faceva solo per stuzzicarlo. Dhenuka lo fissò con un bagliore divertito nello sguardo. “Ed io quante volte ti ho detto di non tornare più qui…Lantz?” “Mmhh…almeno due volte ogni sera nelle passate settimane…non sono molto bravo a recepire certi messaggi scusa…” Lantz sorrise con fare biricchino e l’uomo scosse il capo continuando a camminare. “Però non hai ancora risposto alla mia domanda. Quanti anni hai? Dai dimmelo!” disse il rossino con voce infantile e supplicante, la sua migliore tattica per estorcere informazioni. Dhenuka si lasciò sfuggire una bassa risata. “Sei tenace.” “Molto!” “Allora ti accontento…ne ho 2134, soddisfatto?” “Oh si molt……cosa!?!?” Lantz si bloccò di colpo fissandolo con occhi spalancati e la mandibola che per poco non toccava terra “2134…stai scherzando, vero?” “Affatto, perché dovrei mentire?” chiese fissandolo. “Per…nessun motivo…però…wow…sono tantissimi! Non lo avrei mai pensato ecco…” ammise imbarazzato per la sua reazione. Dhenuka scrollò le spalle. “Quando uno ha davanti a sé tutta l’eternità, 2134 anni sembrano pochi” “Oh…immagino…” Lantz rimase in silenzio qualche attimo prima di trovare il coraggio di chiedere: “E che tipo eri quando eri…mh…vivo?” A quelle parole l’uomo si fermò e si voltò a fissarlo, le sue iridi rosse erano particolarmente intense e luminose…erano così contrastanti con quel suo aspetto così scuro ed esotico ma allo stesso tempo affascinante. “Vuoi davvero saperlo?” “Beh…certo…” “Perché?” “E’ come ti ho detto il primo giorno…beh…veramente sarebbe stato il secondo…in ogni caso non ha importanza…te l’ho detto la prima volta che ci siamo visti che mi interessavi…” disse Lantz mentre le sue gote si tingevano di rosso e le mani sprofondavano maggiormente nelle tasche dei jeans…non capiva bene perché si sentiva così imbarazzato con lui certe volte e neppure perché era così interessato a lui, però sentiva una strana attrazione verso di quell’uomo dai tratti esotici e voleva conoscerlo meglio. “Tu vuoi sapere tutto di me eppure di te so molto poco…” “Beh, tu non hai mai chiesto nulla…puoi farmi tutte le domande che vuoi, sai?” sorrise. Dhenuka sembrò riflettere alcuni istanti poi fece un cenno affermativo col capo. “Va bene…ti racconterò brevemente la mia storia e poi sarà il tuo turno.” “Ci sto!” Il moro allora riprese a camminare tenendo lo sguardo fisso davanti a sé mentre questo sembrava farsi sempre più distante, probabilmente perso nei ricordi del suo passato. Lantz aspettò la storia in rispettoso silenzio. “Hai mai sentito parlare del regno di Erola?” “Credo di si…era citato in uno dei nostri libri di storia…” mentre cercava di ricordare che cosa aveva studiato su quel regno. “Io ero uno dei suoi cavalieri…un generale al servizio diretto del re Gajra, un uomo nobile e giusto. A quel tempo la maggior parte dei regni erano in lotta tra loro e siamo stati coinvolti in una guerra di conquista che non desideravamo…ma per difendere la mia terra, la mia gente ed il mio re non mi tirai mai in dietro, sterminai ogni avversario che osò mettersi sul mio cammino” disse con una nota di durezza nella voce. “Ah! Aspetta!” disse improvvisamente Lantz, avendo ricordato qualcosa di significativo “Nei libri si parlava di un generale, il secondo in comando del re Gajra credo, che portò Erola al massimo dell’espansione mai raggiunto…non mi dirai che eri tu, vero?” chiese con tanto d’occhi, anche se temeva di sapere già la risposta. Dhenuka si voltò verso di lui e lo fissò con un lieve sorriso divertito. “E così compaio nei testi di storia, lo considero un onore…che altro dicono su di me?” chiese quasi incuriosito. “Dicono che sei morto in battaglia…” mormorò il rossino sondando i ricordi “Nella stessa battaglia dove è morto il tuo re…e che da quel momento Erola ha passato un periodo difficile, il successore di Gajra ha tenuto duro per circa vent’anni prima di cominciare a perdere pezzo dopo pezzo i territori duramente conquistati.” “Si…la seconda parte di ciò che hai detto è corretta. Il nipote di Gajra era un ragazzo tenace e altrettanto valoroso ma privo di esperienza…se le cose fossero andate diversamente sarebbe diventato un ottimo re…” rispose con voce assorta l’uomo dal fascino esotico “Per quanto hai detto sulla mia morte devo correggerti, non sono morto in battaglia anche se lì sono stato ferito a morte.” Lantz lo fissò con espressione perplessa. “Le sorti dell’ultima guerra nella quale eravamo stati coinvolti stavano pendendo a nostro sfavore, il nostro primo schieramento aveva subito consistenti danni…così il mio re ed io ci eravamo messi in viaggio con truppe di supporto…una volta nelle vicinanze dell’accampamento principale ci giunsero notizie da un messaggero che i nostri uomini stavano subendo un attacco di massa e le difese stavano per cedere, così Gajra decise di prendere con sé un gruppo di uomini ed andare in loro soccorso in attesa che il resto delle truppe ci raggiungesse…io andai con lui ovviamente.” Dhenuka alzò lo sguardo verso il cielo e fissò le due lune, le luci delle quali conferirono all’uomo un’aura misteriosa e solenne. “Cademmo in un imboscata e Gajra morì per salvarmi la vita.” Lantz notò il lampo di dolore che passò velocemente tra quelle iridi infuocate. Già da un po’ si era accorto del modo confidenziale con cui parlava del re e questo lo portò subito a chiedersi in che tipo di rapporti i due fossero stati…non seppe però spiegarsi come mai l’idea che tra i due ci potesse essere ‘qualcosa’ lo infastidisse tanto. “Mi dispiace…immagino foste molto legati…” disse alla fine Lantz, ponendo un’implicita domanda. “Si…siamo cresciuti assieme…era il mio migliore amico prima di diventare il mio re.” “Capisco…” “Lui non avrebbe dovuto anteporre la mia vita alla sua…lui era il nostro sovrano…avrebbe dovuto sopravvivere per regnare…” disse più a sé stesso che a Lantz “In ogni caso non ho reso vano il suo sacrificio…ho protetto il suo corpo da quegli sciacalli che volevano consegnare la sua testa al nemico…li ho abbattuti uno dopo l’altro e seppur ferito gravemente sono riuscito a riportare la sua salma al resto dei nostri soldati che erano accorsi in nostro aiuto…solo allora crollai e morii. Il corpo di Gajra fu sepolto in patria come doveva essere e così fui certo che la sua anima ottenne la pace che si meritava.” Alla fine del racconto Lantz fissò Dhenuka senza parole. Quell’uomo sapeva sempre come stupirlo ed attizzare il suo interesse per lui…lo si capiva subito dall’energia che emanava che era una persona decisa, leale e dai saldi principi. “Accidenti…sei sorprendente…peccato che non posso vantarmi con i miei amici di conoscere un personaggio così famoso…non mi crederebbe nessuno” sorrise il rossino. Dhenuka ne abbozzò uno a sua volta. “Immagino di no” “Ma come sei finito qui? Intendo…non dovresti essere assieme a tutte le altre anime?” Quella era l’ultima cosa che gli interessava sapere su di lui…per il momento almeno…e sperava di non stare risultando troppo insistente, odiava essere così impiccione ma non poteva farne a meno. “E’ stato il signore dell’Oltremondo a scegliermi…mi ha ritenuto adatto a questo compito.” Ecco infatti qualcosa che stimolava di nuovo la sua curiosità…ma prima che potesse porre la sua domanda Dhenuka lo interruppe, lanciando un’occhiata al cimitero e poi a lui, come si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa di importante. “Si è fatto tardi, Lantz…credo tu debba andare.” Lantz a quelle parole non potè evitare di mostrare un minimo di delusione, non voleva andarsene. Voleva restare ancora con lui…gli piaceva stare lì a chiacchierare. “Di già? Ma è ancora presto!” protestò il ragazzo con una delle sue espressioni più adorabili. “Questo posto…” “…non è fatto per noi umani” continuò al suo posto sbuffando “Lo so, lo dici tutte le volte…però non capisco perché ti fai tutti questi problemi…che cosa potrebbe mai accadermi?” Dhenuka lo fissò con i suoi penetranti occhi rossi, con espressione calma ma seria…non disse nulla e Lantz ebbe la terribile sensazione che sapesse qualcosa che non gli voleva dire. “Vieni…ti accompagno al cancello” disse senza rispondere alla sua domanda ed avviandosi per i sentieri che conosceva a memoria, battendo leggermente il suo strano bastone sul terreno. Il ragazzo dai capelli rossi non era per nulla contento di doversene andare così presto ma lo seguì in ogni caso, anche se imbronciato. Erano quasi arrivati, o almeno così credeva lui visto che il suo senso dell’orientamento non era di grande aiuto in un posto dove ogni cosa sembrava uguale, quando Dhenuka si fermò di colpo e Lantz per poco non gli finì addosso. “Perché ti sei fer…” ma non terminò la frase perché una mano si posò rapidamente ma con gentilezza contro le sue labbra, zittendolo. “Resta vicino a me e non fare rumore” disse senza fissarlo, i suoi occhi puntati in un punto indefinito davanti a sé…il suo sguardo era vigile ed attento e ciò non gli sembrava proprio un buon segno. Lantz voleva chiedergli cosa stava succedendo ma seguì alla lettera l’ordine datogli dal compagno e rimase in rigoroso silenzio. Anche lui fissò nella stessa generica direzione per cercare di capire cosa aveva visto Dhenuka che lo aveva allertato ma non vide nulla di anomalo. Poco dopo però sentì uno strano rumore ed un tonfo…poi cadde un silenzio stranamente intenso. Lantz si avvicinò maggiormente a Dhenuka quando quella coppia di rumori si verificarono per una seconda volta…e poi una terza…sembravano sempre più vicini. Un bagliore verde comparve all’improvviso da dietro una lapide, bagliore che a Lantz sembrava ricordare qualcosa che non riusciva a focalizzare, probabilmente riguardava la prima volta che aveva incontrato Dhenuka e della quale non aveva memoria. Quella luce si alzò da terra e avanzò levitando verso di loro…aveva le sembianze di una farfalla, ma non era del tutto convinto che lo fosse davvero. Questa si fermò davanti al volto del custode. L’uomo la fissò con fare intento, come se stesse ascoltando qualcosa, poi fece un cenno col capo e la farfalla sparì misteriosamente come era comparsa. Quegli strani rumori intanto cominciavano a farsi sempre più vicini e Lantz cominciava ad essere inquieto, rimase il più vicino possibile a Dhenuka senza infastidirlo e lo fissava aspettando che gli desse qualche spiegazione. Ma per il momento Dhenuka non sembrava intenzionato a farlo…il moro fece un gesto con la mano libera, mormorando qualcosa sottovoce, e la strana lanterna sulla cima del bastone si illuminò di un’intensa fiamma rossa. Attorno a loro si creò un cerchiò di luce che permise a Lantz di vedere meglio ciò che li circondava…ciò che vide non gli piacque. Sussultò e si strinse letteralmente contro Dhenuka, le sue labbra si socchiusero ma da esse non uscì alcun suono, era troppo spaventato per urlare. Una strana creatura stava accovacciata davanti a loro; aveva la pelle nera e lucida grazie alla quale era riuscita a confondersi fino a quel momento nell’ombra, diventando quasi parte della notte stessa…gli occhi erano gialli e dalla pupilla verticale, una lingua biforcuta usciva dalle sue labbra attraverso una fila di denti affilati. Il suo corpo sembrava essere quello di un umano che aveva subito una qualche malformazione genetica. Era basso e ricurvo, pieno di bozze sulle schiena…le mani ed i piedi erano muniti di artigli ed il volto era sfigurato in una maschera mostruosa. Avanzò di qualche passò saltellando agilmente a quattro zampe, probabilmente non avrebbe mai potuto restare in una posizione eretta con quel corpo. Dhenuka, sentendo Lantz accanto a sé tremare come una foglia, gli passò il braccio libero attorno alla vita e lo tenne stretto contro il suo fianco. “Non temere Lantz, non permetterò a nessuno di farti del male…quello è solo un demone di basso livello, è della razza più stupida per giunta, per questo si è avventurato fin qui alla ricerca di qualche anima che non troverà mai…” disse con voce calma. Il ragazzo dai capelli ascoltò quello che aveva detto Dhenuka ma non disse nulla, si limitò ad aggrapparsi a quel corpo caldo che emanava forza e sicurezza, appoggiando il viso contro il suo petto scoperto e continuando a fissare con terrore la creatura. “Tranquillo…” mormorò accarezzandogli il fianco con la mano “Lo rimanderò subito da dove è venuto” Il demone, quasi avesse capito le intenzioni del custode, emise un verso stridente ed acuto prima di scagliarsi contro i due. Lantz sgranò gli occhi ed era convinto di aver urlato anche se le sue orecchie non sentirono alcun suono. Dhenuka invece rimase calmò; con il ragazzino tra le braccia saltò via dalla traiettoria dell’attacco senza troppa difficoltà. La bestia artigliò il terreno per frenare il suo balzo e voltarsi verso di loro il più rapidamente possibile per attaccare di nuovo con l’ennesimo strillo acuto. Dhenuka evitò anche quello ed i successivi, saltando poi sul tetto di una cripta…quel demone era troppo debole e stupido per poter attaccare differentemente da come stava già facendo e quindi decise di porre fine ai giochi. Con un gesto della mano ed un sussurro da parte sua la bestia si trovò bloccata al suolo. Questa urlò rabbiosamente cercando di muovere gli arti che non sembravano volersi staccare da terra, allora Dhenuka sollevò il proprio bastone e lo lanciò come un giavellotto verso il demone, che finì trafitto da esso. Altri strilli invasero il cimitero mentre il demone cominciava a dissolversi in vampate di fumo che furono assorbite dalla fiamma rossa della lanterna. Pochi attimi dopo del demone non ve ne fu più traccia. Con un balzo Dhenuka tornò a terra a recuperare il suo bastone e si voltò col capo a fissare Lantz. Il ragazzo se ne stava ad occhi chiusi stretti stretti e con le braccia aggrappate forti al suo collo, non fidandosi solo della presa dell’uomo per reggerlo e non volendo cadere tra le fauci di quella creatura. Non aveva seguito un solo attimo di quel breve combattimento, la paura era stata troppa e lo si vedeva dal suo corpicino ancora tremante. L’espressione sul volto di Dhenuka si raddolcì come il lieve sorriso che sfiorò le sue labbra. “E’ tutto finito Lantz…non devi più aver paura…il demone se n’è andato” sussurrò delicatamente contro il suo orecchio. Lantz non si rilassò a quelle parole e non lasciò andare la presa da quel corpo che lo faceva sentire protetto e al sicuro, però aprì lentamente gli occhi per fissare Dhenuka e lanciare una fugace occhiata a ciò che li circondava. “S-siamo sicuri…?” mormorò con voce tremante. “Si…te l’ho detto, era un demone di basso livello, non è stato difficile eliminarlo…” “O-ok…” ma Lantz non sembrava intenzionato a lasciarlo comunque andare. Lo fissava con i suoi occhi azzurri ancora leggermente spalancati ed il viso pallido. “Perdonami Lantz se ti sei spaventato…” disse il moro alzando la mano, che non aveva ancora estratto il bastone dal terreno nel quale era conficcato, per accarezzargli una guancia e spostargli una ciocchetta di capelli rossi dietro un orecchio “Non avrei mai permesso a quella creatura di farti del male.” E Lantz lo sapeva. Non chiedetegli come o perché ma lo sapeva. Sapeva che Dhenuka lo avrebbe sempre protetto, qualunque cosa fosse accaduta, come se fosse qualcosa di prezioso, e ciò lo fece sentire immensamente felice. Per un attimo si scordò di tutto quello che era appena successo mentre le sue iridi azzurre si perdevano a contemplare quel viso dai lineamenti perfetti che era così vicino al suo…le sue mani poterono tastare la morbidezza dei suoi lunghi capelli neri che gli si erano intrecciati alle dita nella sua presa. Per un attimo si domandò come sarebbe stato sentire quelle labbra sfiorare le proprie…quelle mani grandi e forti toccare la sua pelle come lui stava toccando la sua. A svegliarsi con qualcuno accanto a sé, qualcuno che avrebbe scacciato la solitudine che invadeva la sua vita a discapito dei numerosi amici che aveva. Avrebbe potuto abituarsi a quegli abbracci, a tutta quella gentilezza che Dhenuka faceva di tutto per tenere celata. I suoi pensieri sfuggirono indomabili seguendo quel fluire di immagini, sensazioni e speranze così assurde ed improbabili, che però sembravano così facili da realizzare…gli sarebbe bastato semplicemente allungare il viso. Fortunatamente Lantz realizzò per tempo dove i suoi pensiero lo stavano conducendo, prima che potesse fare qualcosa di stupido ed irreparabile. Quando si rese conto delle idee imbarazzanti che aveva appena formulato su di sé ed il custode non potè evitare di arrossire come una ragazzina alla sua prima cotta e di scostare lo sguardo da quello magnetico dell’uomo. L’atmosfera quasi surreale che si era creata tra loro fu così infranta ma gli bastò percepire il respiro caldo di Dhenuka contro la pelle sensibile del suo collo per far riaffiorare le sue fantasticherie ed aumentare il disagio che aveva cominciato a provare. Non poteva avere simili pensieri su Dhenuka, era un uomo santo cielo! Ma quella simpatica vocina che ultimamente amava dargli consigli e fargli illuminanti osservazioni non sembrava trovare nulla di particolarmente insolito o sbagliato in tutto ciò. E’ un dettaglio di scarsa rilevanza…non vedo dove sia il problema…certe cose si fanno anche tra uomini non lo sapevi? Lui, però, lo vedeva eccome il problema…quei pensieri oltre ad imbarazzarlo terribilmente, lo spaventavano a morte perché non aveva mai pensato di poter provare una simili attrazione per qualcuno del suo stesso sesso, un uomo che era decisamente troppo vecchio per lui a discapito dell’aspetto, per qualcuno che non era neppure umano. Questo potrebbe essere un problema. Oh si, lo era decisamente. “D-Dhenuka…ehm…credo che ora potresti anche farmi…scendere…” mormorò lanciandogli delle occhiate furtive da sotto la frangia rossa. L’uomo fece come gli era stato detto e posò a terra il ragazzino, che si sentì da una parte sollevato per la distanza che si era creata tra loro e dall’altra dispiaciuto per questo. “Stai bene?” chiese toccandogli gentilmente una guancia e facendogli sollevare un po’ il viso in modo da poter incrociare il suo sguardo. Lantz fremette inconsciamente a quel tocco ed indietreggiò di un passo. Che cosa gli stava succedendo? Era forse impazzito? Da quando Dhenuka aveva un simile effetto su di lui! “Io…si…sto bene…grazie…” mormorò con il viso sempre più deliziosamente arrossato. “Ne sono felice” Dhenuka lo studiò con attenzione, come se avesse notato qualcosa di sospetto nel suo comportamento, qualche barlume di verità che era trapelata contro la sua volontà ma Lantz scacciò quel pensiero con decisione. Non poteva essersene accorto…no…e nel frattempo la sua mente aveva formulato il miglior piano d’azione per quella situazione…ovvero la fuga. “Beh…penso che sia tempo che vada…questo…mh…incidente mi ha fatto perdere un po’ di tempo…” e mentre parlava il suo corpo attuava i movimenti che lo avrebbero portato il più velocemente possibile fuori da quel cimitero, in fondo l’entrata era a breve distanza “Tornerò presto a trovarti, d’accordo? Allora…mh…ci sentiamo…e grazie per avermi protetto…” E dopo averlo salutato con un sorriso nervoso ed un cenno della mano, scappò via come un animale da preda inseguito da un branco di cani da caccia affamati, lasciandosi alle spalle Dhenuka, che sospirando scosse il capo con tristezza e sparì senza lasciare traccia.
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Lantz non si fece vedere al cimitero per quasi una settimana, non perché gli fossero capitati impegni insormontabili ma semplicemente perché doveva chiarirsi le idee prima di poter affrontare nuovamente Dhenuka…cosa che riuscì a fare sei giorni dopo. Dopo essersi girato e rigirato nel letto tutte le notti a pensare e ad analizzare la situazione, finendo per dormire gran poco…dopo essere stato preso in giro, punzecchiato ed inquisito dai suoi amici per il suo umore particolarmente depresso per non dire distratto…era finalmente giunto ad una conclusione. Dhenuka gli piaceva ed era del tutto intenzionato a dirglielo. Così quella sera si era armato di tutto il proprio coraggio e si era addentrato in quel cimitero che ormai gli era famigliare con l’ovvia intenzione di dichiararsi…ma la cosa aveva incontrato alcuni imprevisti che avevano rischiato di far saltare in aria il suo bellissimo piano e tutta la sua sicurezza. Suo padre, infatti, aveva avuto uno scatto d’ira inaspettato nei suoi confronti. Dopo averlo sempre ignorato…dopo aver vissuto per anni come se non ci fosse un altro “inquilino” nella stessa abitazione…aveva sfogato tutto il suo stress e la sua frustrazione per il lavoro su di lui. Maledetto! Non poteva continuare come aveva sempre fatto fin’ora! In ogni caso, ora, anche se piuttosto di cattivo umore e dolorante aveva proseguito la sua missione…ma man mano che avanzava verso l’interno del cimitero cominciava a perdere un po’ della sua determinazione. “Forza Lantz, non è poi una cosa tanto difficile…puoi farcela…quando lo vedi, lo prendi e glielo dici…in fondo sono solo poche parole, no?” mormorò tra sé cercando di darsi la carica. Ciò che però lo tormentava non poco era la risposta che Dhenuka gli avrebbe dato…se lo avesse rifiutato che cosa avrebbe fatto? Il solo pensiero lo demoralizzava…non voleva perdere quel particolare rapporto che si era creato tra lui ed il custode…però senza neppure provare non avrebbe mai saputo se aveva o no qualche possibilità…magari se lo rifiutava avrebbe potuto argomentare in qualche modo e persuaderlo… In ogni caso lo avrebbe scoperto presto. Continuò così a camminare senza una meta precisa basandosi semplicemente sull’istinto, prima o poi lo avrebbe trovato, anche se aveva la sensazione (quasi certezza) che fosse più Dhenuka a trovare lui che il contrario. Infatti fu così. Intravide la sua figura in uno spiazzo dove stava una fontana di pietra non più funzionante da parecchi anni…solo che non era solo. La sua figura scura stagliava contro la luce delle lune e contro l’uomo che gli stava alle spalle. Lo sconosciuto aveva la pelle di alabastro e sottili capelli color argento che gli sfioravano le spalle. Indossava degli abiti rossi con rifiniture bianche e nere…erano della stessa statura ma gli occhi azzurri dell’uomo generavano un rispetto ancora maggiore di quello che provava nei confronti di Dhenuka ed emanavano una notevole forza. Non era nulla di tangibile ma forse per questo decisamente più inquietante. Chi mai poteva essere per essere più potente del custode?! Lantz vide lo sconosciuto avvicinarsi di qualche passo a Dhenuka fino a quando il suo petto non fu contro la schiena del guardiano, poi fece scivolare sinuosamente un braccio oltre il suo ed andò ad accarezzargli il petto con gesti ed un sorriso ben poco equivoci. Dhenuka lo fissò con espressione scocciata con la coda dell’occhio ma non si allontanò, l’uomo sorrise maggiormente…e Lantz si sentì sprofondare in un baratro. A quanto sembrava aveva già ottenuto la sua risposta. Il suo esotico amico non avrebbe mai potuto ricambiarlo perché aveva già qualcuno che occupava quel posto nel suo cuore…o per lo meno gli era particolarmente vicino da permettergli simili aperte effusioni. I suoi occhi si fecero lucidi e si sentì il petto stringere in una morsa dolorosa. Li vide parlare tra loro, senza muoversi, ma da quella distanza non poteva capire che cosa si stavano dicendo…ma perché voleva sentirlo poi? Non avrebbe mai pensato che un suo rifiuto gli avrebbe fatto così male, forse perché non credeva di trovarsi davanti una simile scena che gli faceva capire quanto non era desiderato in quel posto…come in nessun altro. Decise che piuttosto di restare lì, nascosto, ad assistere all’evolversi di quella scena, era meglio se se ne andava, mantenendo intatto quel po’ di orgoglio ed autocontrollo rimastogli. Così cercò di indietreggiare lentamente, senza farsi notare dai due, per poi svignarsela ed andare a disperarsi tra le quattro mura della sua stanza, dove nessuno lo avrebbe sentito ne visto. Solo che la fortuna non sembrava girare dalla sua quella sera…infatti nell’indietreggiare inciampò in una lastra di pietra smossa e finì steso a terra gemendo di sorpresa e dolore per la caduta. Dhenuka e lo sconosciuto si voltarono di scatto nella sua direzione. Il custode si mise davanti al compagno come a volerlo proteggere da eventuali aggressori, brandendo la sua particolare arma davanti a sé. “Chi è là!?” chiese con voce seria avanzando di qualche passo. Lantz fu colto dal panico. Non sapeva se rispondere o cercare di gattonare via in ogni caso. Alla fine sospirò rassegnato e si tirò su in piedi rendendosi visibile…non valeva la pena cercare di nascondersi, Dhenuka lo avrebbe trovato comunque. “Lantz!?” disse il moro fissandolo con espressione vagamente sorpresa. L’uomo dietro di lui invece lo fissò con curiosità. “Ehm…ciao…” mormorò imbarazzato massaggiandosi le parti doloranti “Io non volevo…disturbare…sono solo inciampato ecco…” “Non pensavo saresti venuto questa sera” Lantz capì il significato nascosto di quelle parole…era da un po’ che non gli faceva visita quindi, probabilmente, aveva pensato che aveva finalmente cominciato a dare ascolto alle sue “intimazioni” di non tornare più. “Sono stato…hn…occupato…scusa…” “Oh…così è lui il cucciolo di umano di cui mi hai parlato…” disse lo sconosciuto avanzando con camminata elegante e felina mentre lo fissava con curiosità ed espressione divertita. Il rossino rabbrividì istintivamente nel sentire quella voce melodiosa ma, come dire, elettrica e misteriosa…non era una sensazione piacevole…sembrava nascondere qualcosa di profondo, come una belva in letargo che poteva svegliarsi da un momento all’altro. E poi non gli era piaciuto l’appellativo che aveva usato con lui…chi si credeva di essere!? Nel frattempo l’uomo dai capelli color dell’argento si era messo a girargli attorno, studiandolo, con un sorrisino sulle labbra. “Lord Ishana…la smetta per favore…” lo ammonì Dhenuka con lo sguardo. “Perché, non sto facendo nulla di male…lo stavo solo osservando, sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso da questo fantomatico ‘visitatore’ da come me lo avevi descritto…invece è solo un ragazzino minuto e magrolino…comunque tranquillo, non te lo tocco mica, sai bene che ho altre mire – lanciandogli un’occhiata eloquente - anche se potrei fare un’eccezione per lui…è un bel bocconcino nonostante tutto” ed un bagliore inquietante attraversò quelle iridi di ghiaccio. Lantz arrossì mentre Dhenuka lo fissò con lo stesso sguardo ammonitore ed allora Lord Ishana rise divertito. “D’accordo ho capito, so bene quando devo ritirarmi…dovrei essere geloso sai?” “Invece di pensare alla gelosia Signore, forse dovrebbe ritornare a palazzo…Kailasa la starà cercando come un forsennato.” intervenne il custode. “Mhh…penso tu abbia ragione…” rispose l’altro con un sorriso ancora più ampio sulle labbra. “Lord Ishana, lei si diverte a tormentare quel povero ragazzo” sospirò Dhenuka passandosi una mano tra i lunghi capelli neri “Prima o poi si stancherà di correrle dietro per farla lavorare ed allora chi mai accetterà l’ingrato lavoro di rimetterla in riga?” “Potresti proporti tu per quel lavoro” Con quelle parole Ishana sparì da davanti a Lantz per ricomparire magicamente accanto a Dhenuka con un fluttuare di vestiti e capelli. Poi si sporse verso il moro per sussurrargli in un orecchio, anche se il tono di voce non fu così basso come quella posa lasciava ad intendere, cosa ovviamente voluta. “Così in questo modo potremmo essere sempre in contatto” disse con voce seducente. Dhenuka sospirò alzando gli occhi al cielo. “Lo sapete che non potrei mai fare un simile torto a Kailasa e poi il mio attuale lavoro mi gratifica, la ringrazio” Ishana si allontanò di un paio di passi e rise. “Lo so, l’ho scelto io per te” sorrise prima di diventare momentaneamente serio “Comunque non temere, Kailasa non lascerà mai il suo posto.” Dhenuka lo fissò senza rispondere e qualche attimo dopo Ishana sembrò riprendersi e tornare a sorridere. “In ogni caso ti lascio al cucciolo” fissando Lantz che fino a quel momento se n’era rimasto a fissare stralunato la loro conversazione “E vedi di non fare cose che io non farei” “Lord Ishana…” lo ammonì esasperato e le sue parole furono accompagnate da una risata divertita mentre l’uomo dai capelli argentati era già sparito dalla loro vista. Dopo la sua dipartita nel cimitero calò il silenzio per alcuni istanti, poi Dhenuka parlò tornando a fissare Lantz. “Perdona il suo modo di fare. Lord Ishana è una persona…particolare.” Il ragazzo sembrò riscuotersi alla sua voce ed arrossì di colpo mortificato, ricordandosi cosa aveva interrotto con la sua goffaggine ma soprattutto ravvivando la sua delusione nel constatare che i due avevano un’ottima intesa…e senza contare che Ishana aveva senza dubbio mire sul custode, che quest’ultimo non sembrava rifiutare con particolare decisione. “No, non ti devi scusare…anzi, tu devi perdonare me per avervi…interrotti…” mormorò abbassando lo sguardo. “Interrotti?” chiese perplesso Dhenuka. “Si beh…vi ho visti prima di…cadere” precisò torcendosi le dita nervosamente sempre senza fissarlo “Mi sembravate…intimi ecco…” Lantz si mordicchiò un labbro. Perché glielo doveva far ripetere ad alta voce, ci stava già male abbastanza al solo pensarlo. Dhenuka nel frattempo lo studiò con la sua solita espressione impassibile ed alla fine scosse il capo. “Lantz…penso tu abbia frainteso la situazione” avvicinandosi di qualche passo a lui visto che fino ad allora avevano parlato da una certa distanza…fu così che notò finalmente un dettaglio che gli era stato celato dalla penombra di quel luogo. “Che cosa ti è successo al viso!?” chiese spalancando un po’ gli occhi per la sorpresa quando Lantz entrò nel cerchio di luce della sua lanterna. Su una guancia del rossino stava infatti un livido nero-violaceo, occultato da una discreta dose di fondotinta, che poteva funzionare fino a quando qualcuno non lo osservava da vicino. Lantz si portò istintivamente una mano al volto e cercò di coprirlo con le ciocche di capelli. “Niente, non ti preoccupare…è stato solo un incidente…” “Non mi sembra un incidente quello” disse raggiungendolo e scostandogli la mano per poter osservare il danno inferto…il suo sguardo si scurì leggermente “Chi è stato a farti questo?” Lantz abbassò lo sguardo imbarazzato ed irritato dalla piega che aveva preso la conversazione…non voleva parlare dei suoi problemi in quel momento…in verità non avrebbe neppure voluto discutere sul misterioso Lord Ishana, già temendo parole che non avrebbe gradito sentire…ma almeno avrebbe fatto in modo di mettersi il cuore in pace una volta avuta chiaramente la sua risposta. “Nessuno…ti ho detto che non è nulla” rispose con un po’ più durezza di quello che avrebbe voluto, cercando di scansarsi. Dhenuka ovviamente non sembrava intenzionato a lasciar cadere l’argomento e lo afferrò per un polso per evitare che scappasse ma allentò subito la presa quando sentì Lantz sibilare per il dolore. Allora gli scostò leggermente la manica del giubbino e della maglia sottostante scoprendo un altro livido. Questo sembrò ravvivare la determinazione di Dhenuka di scoprire che cosa gli era capitato. Gli posò due dita sotto il mento e gli fece sollevare il viso per fissarlo dritto negli occhi, il tutto con in sottofondo il tintinnare dei suoi numerosi braccialetti. “Chi è stato?” chiese di nuovo con sguardo terribilmente serio…i suoi occhi sembravano ancora più innaturalmente rossi. Lantz ne rimase attratto. Provò ad allontanarsi di nuovo da lui ma non ce la fece, era come se qualcosa lo inchiodasse dov’era…e ciò gli fece sospettare che Dhenuka stesse usando un po’ della sua strana magia per persuaderlo a rispondere. In ogni caso sapeva che il custode non avrebbe mai ceduto quindi tanto valeva accontentarlo. “Mio padre” mormorò abbattuto. Qualcosa sembrò attraversare lo sguardo dell’uomo mentre la sua mano si posava sulla guancia lesa del ragazzo. Gliela accarezzò dolcemente ed uno strano calore invase il corpo di Lantz facendolo arrossire…non capiva se era il suo corpo che tradiva i sentimenti che provava a generare strane reazioni oppure era tutto generato da qualche trucco di Dhenuka. In quel momento non gli interessava, voleva approfittare della sua vicinanza e dei suoi tocchi il più possibile...quando mai gli sarebbe ricapitata l’occasione. “Perché?” “Non lo so…mio padre non è mai stato molto presente…” sospirò distogliendo un po’ lo sguardo “E’ sempre stato troppo preso dal suo lavoro, dai suoi viaggi per curarsi di me…a casa non c’è mai e quando c’è è come se non ci fosse. Ho imparato da tempo a cavarmela da solo e per lo meno non mi fa mai mancare nulla.” Lantz sorrise…un sorriso triste e quasi ironico. “Come puoi ben capire non siamo proprio in ottimi rapporti ma non mi ha mai messo le mani addosso prima d’ora, solitamente mi ignorava e basta…non so cosa gli sia preso ma era letteralmente furioso e quando mi ha visto uscire mi ha assalito urlandomi cose senza senso e mi ha colpito afferrandomi per un braccio. Quando ha ripreso il controllo se n’è andato nel suo ufficio sbattendo la porta ed io sono finalmente riuscito ad uscire di casa.” Dhenuka aveva ascoltato attentamente ogni sua parola, la sua espressione impassibile ma allo stesso tempo un po’ più dolce del solito. Lantz non potè fare a meno di notarla e sentì un’altra ondata di calore invadergli il corpo. “Mi dispiace” disse alla fine il custode. “Sono cose che capitano…non ho subito gravi danni, sopravviverò” rispose il ragazzo dai capelli rossi scuotendo leggermente le spalle con fare indifferente. “No, non sono cose che dovrebbero accadere” “Ma è successo lo stesso e non puoi cambiare ciò che ormai è stato fatto…perché te la stai prendendo tanto a cuore?” chiese Lantz incuriosito, non osando sperare altro. A quella domanda Dhenuka sembrò riscuotersi da chissà quali pensieri era immerso e smise le carezze sulla sua guancia allontanando la sua mano da lui. “Perché nessuna genitore dovrebbe mai abusare dei propri figli” rispose in modo decisamente più composto di prima. Seguì un attimo di silenzio. “Ah…capisco…” Nella voce di Lantz si poteva percepire chiaramente una discreta nota di delusione…com’era stupido da parte sua pensare che Dhenuka fosse preoccupato per lui in “quel” senso. Era ovvio che tenesse a lui ma al massimo come un amico…o forse neanche come quello, in fondo il custode gli aveva ripetuto più e più volte di non tornare in quel cimitero…probabilmente non lo voleva proprio tra i piedi. Stupido…stupido…stupido…e come se non bastasse sentiva le lacrime salirgli agli occhi, come una stupida femminuccia…che cosa non faceva l’amore alle persone! “Lants…cos’hai?” chiese il moro con espressione sorpresa ed incerta. Aveva notato il suo sguardo tormentato e temeva di esserne il responsabile. “Niente” mormorò abbassando lo sguardo…la parola ‘niente’ era comparsa un po’ troppe volte nel giro di pochi minuti…ed ovviamente neppure questa volta Dhenuka gli credette. “Allora perché hai gli occhi lucidi?” era incerto se riavvicinarsi di nuovo o meno, non sapeva se il suo gesto avrebbe peggiorato o no la situazione “Forse è colpa mia? Ho detto qualcosa di sbagliato? O forse non avrei dovuto insistere…perdonami…” Lantz fece qualcosa di inaspettato…rise…una risata amara prima di scuotere il capo, tenendo il viso nascosto dietro i suoi soffici boccoli rossi. “No…no…sono io…sono io ad essere patetico, tu non centri…ti ho pure interrotto…non sarei dovuto tornare…” mormorò. “Ti ho detto anche prima che hai frainteso la situazione” “Frainteso? Che cosa c’era da fraintendere…Lord Ishana – con una leggera smorfia sulle labbra – ha espresso più che chiaramente le sue intenzioni…ti era avvinghiato addosso! E tu di certo non lo hai respinto.” Dhenuka corrugò la fronte. Lantz sembrava alterato con lui per tutta questa faccenda ma non ne capiva il motivo, perché doveva prendersela a quel modo…in fondo Lord Ishana si comportava sempre così, la loro era diventa più un’abitudine che altro…a meno che…no…non poteva essere quello il motivo. Scosse il capo. “Ti dico che non è ciò che sembra…Lord Ishana è il mio sovrano…il Signore dell’Oltremondo…colui che mi ha salvato, scegliendomi per svolgere questo incarico. E seppur era vero che all’inizio le sue mire erano ben altre, non c’è mai stato nulla tra di noi…il suo comportamento è dettato dall’abitudine e dalla sua malizia innata…non devi prestarci attenzione.” “Come posso non farlo….quando lui…tu…” la frase fu mozzata da quello che alle orecchie di Dhenuka parse un singhiozzo. Allora il custode si avvicinò di nuovo e gli sollevò delicatamente il volto, trovandolo rigato di lacrime. “Lantz…” mormorò incerto. Non sapeva che fare…ma non gli piaceva vedere il ragazzo piangere. Allora fece la prima cosa che gli venne in mente…l’unica cosa che si era ripromesso di non fare…lo baciò. Lantz non registrò subito ciò che stava accadendo ma quando sentì le labbra calde dell’altro posarsi sulla sue sgranò gli occhi. Tutta la tristezza e la rabbia che aveva provato fino a quel momento svanirono come una bolla di sapone. Dhenuka lo stava baciano. Stava sognando, vero?! Perché quella non poteva di certo essere la realtà…probabilmente quando era caduto aveva battuto la testa ed era svenuto…e tutto quello che aveva vissuto fino a quel momento era stato solo un sogno. Si, doveva essere così. Ma se era un sogno allora poteva approfittarne no? Così, dopo essere rimasto fino a quel momento immobile come una statua, troppo sconvolto per reagire, decise di rispondere al bacio. Socchiuse le labbra sotto le carezze della lingua del guardiano e gli concesse l’accesso alla sua bocca, lasciandogli il controllo della situazione. Lant non aveva molta esperienza in fatto di baci, gli unici che aveva ricevuto erano stati quelli di un paio di ragazze della sua età…ma nessuno di essi si poteva lontanamente paragonare a questo. Dhenuka, sentendolo rispondere, approfondì il bacio andando ad esplorare la sua bocca con la lingua, a discapito del suo buon senso che gli diceva di smettere. Sentì le mani di Lantz stringersi attorno alle sue braccia ed il suo corpo farsi più vicino. Alla fine, quando le cose si stavano facendo troppo serie, l’autocontrollo del custode riprese a funzionare ed allora si separò dal ragazzo, fissandolo poi con le sue iridi rosse. “Non avrei dovuto farlo, perdonami” mormorò. Lantz aprì gli occhi confuso, rattristato e speranzoso allo stesso tempo. “Non stavo sognando allora…” “No” disse il custode allontanandosi di un passo da lui. Il rossino però non volle lasciarlo andare e colmò di nuovo la distanza che li separava. “Perché lo hai fatto?” “Non avrei dovuto…” rispose fissandolo con espressione cupa. “Non è quello che ti ho chiesto” Dhenuka non rispose, scostando lo sguardo a fissare il cimitero attorno a loro. “Ti prego…ho bisogno di saperlo…” lo supplicò con occhi ancora lucidi delle lacrime versate prima, illudendosi, forse, che quel gesto esprimesse i sentimenti del custode. “Perché non mi piace vederti piangere…” allungando una mano a posarla sulla sua guancia “Non mi piace vederti soffrire…ma non avrei dovuto cedere alla tentazione, è stato un errore…” Il cuore di Lantz esultò a quelle parole, una piccola luce di speranza ravvivò la sua determinazione. Forse, almeno un po’, piaceva al custode e se era così poteva persuaderlo a farsi amare da lui! Si avvicinò di un altro passo a Dehuka. “No, non è stato un errore…anzi, avresti dovuto farlo prima…” sussurrò prima di aggrapparsi di slancio a lui e baciarlo nuovamente. Questa volta fu il turno di Dhenuka di restare sorpreso ma come prima, la tentazione di toccare il ragazzo risultò essere troppo forte, così gli passò le braccia attorno alla vita e lo strinse a sé. Lantz dovette sollevarsi sulle punte dei piedi per fronteggiare la loro differenza di statura. Questo bacio fu quasi più elettrizzante del primo, forse perché finalmente si era lasciato andare ai suoi sentimenti. Quando si separarono il moro lo fissò con espressione interrogativa ma con sguardo colmo di uno strano calore. Lantz si ritrovò a deglutire a vuoto. Questo era il momento…doveva dirglielo…poteva farcela. “Dhenuka io…c-credo di essermi…- esitò alcuni istanti - innamorato di te…” mormorò con un filo di voce, improvvisamente imbarazzato. L’immortale corrugò la fronte in un’espressione pensierosa. “E’ sbagliato…” “No! Non lo è! Come potrebbe essere sbagliato un sentimento del genere…sei stato il primo a farmi sentire di nuovo…bene…da non so più quanto tempo. Ti prego non cacciarmi via. Non questa volta.” Il rossino lo fissò con sguardo supplicante dietro al quale era celata una profonda determinazione. Dhenuka fu colto da questo dilemma: cedere alle richieste del ragazzo per il quale aveva cominciato a provare un sentimento che aveva creduto estinto nel suo cuore secoli e secoli fa…oppure fare ciò che era giusto. Non sapeva davvero cosa fare. “Ti prego…” disse Lantz stringendo la presa delle sue mani sui suoi vestiti “…fammi restare con te questa notte.” “Tu non sai che cosa stai chiedendo” sperando davvero di aver interpretato male il senso delle sue parole. “Forse non lo so…non ho mai fatto… - si interruppe arrossendo ed abbassò lo sguardo imbarazzato – però voglio stare con te. Voglio sapere cosa significa a-amare qualcuno…e…e…oh accidenti!” Frustrato si appoggiò con la fronte al petto di Dhenuka. Com’era stupido…non riusciva a dire che voleva fare l’amore con lui…era davvero un ragazzino. “Sei sicuro che è questo ciò che vuoi?” mormorò il moro dopo lunghi attimi di silenzio “Una volta iniziato non potrai più tornare in dietro…” “Non voglio tornare in dietro. Se mi ami almeno un po’…ti prego…” Dhenuka lo fissò a lungo e poi fece un cenno affermativo col capo. “Va bene” Con quelle parole prese in braccio il giovane dai capelli rossi, che si aggrappò saldamente al suo collo, poi battè a terra il suo bastone per tre volte e la fiamma della lanterna prese a vibrare di una luce dorata. Improvvisamente davanti a loro comparì una grande porta, adornata con rifiniture dorate, che prese forma e consistenza poco per volta. Lantz la fissò con occhi spalancati mentre questa si apriva lentamente, oltre di essa apparentemente c’era il nulla. Dhenuka, però, non esitò ad attraversarla ed i due finirono per comparire in una strana stanza, la porta alle loro spalle era già sparita. Lo strano luogo si rivelò essere una camera da letto ben fornita, dai colori caldi ed avvolgenti. Numerosi cuscini erano sparsi sul pavimento, attorno ad un basso tavolino, vari drappeggi erano appesi ai muri sprovvisti di finestre ma l’elemento fondamentale era un grosso letto a baldacchino piazzato quasi al centro della stanza. Il custode si diresse con passo elegante verso il letto e lì vi adagiò sopra Lantz, che poi si mise a fissare con intensità. “Sicuro?” domandò ancora. Lantz sorrise ed allungò le braccia verso di lui per fargli capire di avvicinarsi di nuovo. “Si” Dhenuka si stese sul ragazzo senza più esitazioni e riprese a baciarlo. Il rossino gemette contro le sue labbra e si strinse a lui, muovendo il suo corpo contro quello dell’uomo. Era tutto così strano e magico con Dhenuka…non solo per il fatto che si erano misteriosamente spostati dal cimitero a quella stanza…ma anche per le sensazioni che gli stava facendo provare. Uno alla volta i suoi vestiti furono rimossi e la sua pelle fu baciata ed accarezzata centimetro per centimetro durante la svestizione. Dhenuka si stava prendendo il suo tempo. Nei suoi sogni aveva immaginato di portare molte volte Lantz nella sua camera da letto e di venerare il suo corpo in quel modo ma aveva sempre saputo che i suoi pensieri erano sbagliati e pericolosi e non aveva mai agito a riguardo…in quel momento, però, non avevano importanza. Prese tra le sue labbra uno dei suoi capezzoli rosei ed iniziò a succhiarlo e mordicchiarlo, strappando al ragazzo alcuni gemiti. Le sue mani intanto vagarono verso i suoi pantaloni che presero a slacciare per poi abbassare del tutto. Lantz arrossì quando fu totalmente nudo sotto il custode. Si sentiva così esposto ed indifeso sotto quegli occhi di brace che si erano spostati per poterlo fissare completamente…fu posseduto dall’istinto di coprirsi ma non lo fece, voleva Dhenuka ed anche Dhenuka lo voleva, quindi avrebbe messo da parte l’imbarazzo e l’inesperienza e si sarebbe lasciato andare. Il moro non gli avrebbe mai fatto del male. Dhenuka passò da un capezzolo all’altro, riservandogli lo stesso trattamento, la sua mano passò dalla coscia al fianco per giungere infine al suo inguine che prese ad accarezzare lentamente. Lantz ansimò di piacere e sorpresa, passando le mani tra i capelli neri del custode e stringendoli leggermente in preda all’estasi crescente. Sentì improvvisamente due labbra calde posarsi sulle proprie, che dischiuse subito per permettere alla lingua di Dhenuka di farsi strada nella sua bocca ed iniziare un bacio profondo e passionale. Il bacio durò a lungo, come il tocco della sua mano che lo stava stimolando, portandolo a livelli di eccitazione mai provati. Il ragazzo credette di svenire per la mancanza d’ossigeno quando il custode lasciò andare le sue labbra. Lantz boccheggiò in cerca d’aria e poi gemette sgranando gli occhi quando sentì qualcosa di umido avvolgere la sua virilità. Dhenuka aveva sostituito la sua mano con la propria bocca ed aveva iniziato a succhiare il suo sesso con dedizione, cercando di portarlo verso il limite mentre si adagiava meglio tra le sue gambe e con una mano andava a stuzzicare i suoi glutei e la sua piccola apertura. Il giovane, con la mente annebbiata dalle sensazioni, quasi non si accorse del primo dito che si fece strada nel suo corpo, iniziando a prepararlo per ciò che sarebbe avvenuto tra poco. L’unica cosa che sentì fu l’eccitazione crescere sempre di più in lui e la presenza di Dhenuka ovunque…su di lui, in lui, addirittura nella sua anima. Quando le dita furono due ed esse andarono a sfiorare quel punto particolare del suo corpo che lo fece urlare di piacere, si aggrappò saldamente con le mani ai suoi capelli. “D-Dhenuka…fermati…aahh…non resisto…” ansimò il giovane dai capelli rossi, cercando di allontanare l’uomo da sé prima che fosse troppo tardi…ma quest’ultimo non sembrava intenzionato ad ascoltarlo e continuò il suo lavoro fino a quando non lo sentì tendersi sotto di sé e svuotarsi nella sua bocca con un gemito roco. Dhenuka assaporò ogni goccia del suo seme prima di lasciare andare la sua virilità e sollevarsi a fissarlo in volto, il tutto senza smettere la preparazione delle sue dita. Lantz si godette ancora per alcuni istanti la sensazione di appagamento che lo aveva appena invaso ma fremette quando le dita nel suo corpo divennero tre. Aprì lentamente gli occhi e lo fissò con due brillanti occhi verdi, il viso arrossato in modo terribilmente invitante. Il custode ricambiò lo
sguardo con la stessa intensità. Lo baciò dolcemente e quando ritenne giunto
il momento sfilò le dita dal suo corpo e si apprestò a sfilarsi i pantaloni,
per gettarli a terra. Poi si posizionò meglio tra le sue gambe e si sporse
verso di lui a sussurrargli contro un orecchio. Lantz lo fissò e passò le mani sul suo petto e sulla sua schiena in lente carezze, notando con uno strano fascino come le loro pelli di tonalità così differenti sembravano accostarsi perfettamente tra loro. “No…- mormora – Voglio unirmi a te completamente…” Dhenuka fece un cenno col capo. “Allora rilassati piccolo…” Il custode si chinò a baciarlo nuovamente, con i suoi lunghi capelli neri che ricadevano ovunque e li coprivano entrambi. Lentamente si spinse dentro di lui, stando attento ad ogni sua piccola reazione, ben sapendo che quella penetrazione non era indolore, soprattutto la prima volta. Infatti Lantz gemette sia per il dolore che per il piacere di quell’unione, stringendo le braccia attorno alle sue spalle in cerca di un appiglio. Una volta completamente dentro il suo corpo si fermò, dandogli il tempo di abituarsi alla sua presenza. Solo quando sentì il ragazzo rilassarsi e muoversi con fare incerto verso di lui riprese a muoversi. Inizialmente il ritmo fu lento ma profondo, non avendo desiderio di far finire tutto quello troppo in fretta. Lantz si lasciò andare e guidare dall’esperienza del compagno. In quel momento si sentiva amato come mai si era sentito prima, era come se Dhenuka lo considerasse qualcosa di fragile e prezioso che andava protetto. Allacciò le gambe alla vita del custode ed iniziò ad assecondare i suoi movimenti, che si erano fatti man mano più veloci ed intensi. Dalle sue labbra sfuggivano gemiti e mugolii di piacere ed ogni volta che veniva stimolata la sua prostata si inarcava contro il corpo sopra di sé ed urlava il suo apprezzamento. “Sei splendido” mormorò Dhenuka andando a baciargli e mordicchiargli il collo mentre una delle sue mani abbandonava la presa sui fianchi del giovane per intrufolarsi tra i loro corpi ed andare a massaggiare la sua virilità. A quel punto Lantz era perso. La sua mente era vuota per le troppe sensazioni che stava provando. Non avrebbe resistito a lungo a quelle stimolazioni, infatti alcuni minuti dopo si tese e con un gemito roco si svuotò sui loro ventri. Dhenuka lo fissò con uno sguardo che esprimeva completa soddisfazione. Si spinse in quel piccolo corpo sotto di sé per alcuni minuti ed alla fine raggiunse anche lui il proprio orgasmo, marchiando il rossino intimamente. Lantz fremette fino all’ultimo e poi si lasciò cadere sfinito sul materasso, tenendosi sempre stretto all’uomo, non volendo ancora abbandonare quel piacevole oblio in cui si trovava. Sentì un tocco leggero sulla guancia ed allora aprì gli occhi verdi, che si persero a contemplare il viso perfetto del custode. “Stai bene?” Il ragazzo abbozzò un sorriso dolce. “Mai stato meglio” “Bene” disse uscendo dal suo corpo per stendersi accanto a lui e stringerlo a sé. Lantz gli si accoccolò contro, appoggiando la testa sul suo petto ed ascoltando il battito ritmico del suo cuore. Passarono lunghi attimi di silenzio prima di trovare la forza di porre una domanda che gli girava per la testa già da un po’. “Dhenuka…dove si trova esattamente questa stanza?” “Ci troviamo nell’Oltremondo in questo momento” “Ah…” fu la sua unica risposta, troppo sorpreso per sapere che altro dire. “Ho violato una delle regole più importanti del nostro mondo portandoti qui” disse l’uomo con assoluta calma, passando una mano tra i morbidi capelli rossi del giovane. “Cosa…? Perché!?” chiese Lantz sollevandosi un po’ dal suo petto per fissarlo allarmato. Non voleva mettere nei guai Dhenuka per colpa sua. Il custode rimase in silenzio alcuni istanti prima di rispondere. “E’ pericoloso per gli umani restare troppo a lungo nel cimitero…immagino che vi sarete chiesti come mai tutto ciò che si trova al suo interno sembra immutato e perfetto come se fosse stato creato pochi anni fa, invece di secoli…” Il ragazzo fece un leggero cenno d’assenso con il capo anche se la sua non era una vera e propria domanda. “Questo perché laggiù il tempo scorre in modo differente in confronto al mondo di fuori. Poche ore non fanno differenza ma se tu dovessi restare nel cimitero per alcuni giorni, tornando nel mondo reale potresti accorgerti che in realtà sono trascorsi mesi…per questo ti intimavo di non tornare più da me.” sospirò “E qui nell’Oltremondo è ancora peggio…qui il tempo non scorre, si può osservare lo scorrere degli anni nel mondo umano senza restarne toccati. Anche nel caso l’umanità dovesse cessare di esistere per secoli prima di riprendere il proprio ciclo vitale, noi continueremo ad esistere…capisci ora la gravità della cosa?” “Si…credo di capire finalmente…” mormorò con espressione sorpresa. Era rimasto coinvolto in tutto quello senza neppure accorgersene ma sinceramente la cosa non lo toccava più di tanto, perché in questo modo aveva potuto incontrare Dhenuka e trovare così la persona che per lui era la più importante. Il custode gli accarezzò dolcemente il viso e lo fissò con sguardo improvvisamente triste. “Perciò capirai anche il motivo per cui non potrai più tornare…” Lantz a quelle parole sbiancò. “M-mi stai forse cacciando…?” “Devo…non puoi restare…” “No!!” urlò gettandosi su di lui ed abbracciandolo con forza “Non puoi chiedermi questo! Non voglio…io ti amo! Non puoi chiedermi di lasciarti!” Dhenuka esitò un istante prima ricambiare l’abbraccio e stringerlo a sé. Affondò il viso nei suoi capelli rossi e lo baciò. “Anche io ti amo…ma questo non cambia il fatto che non puoi restare…se restassi non potresti più tornare in dietro…il mondo che conosci svanirebbe.” Lantz ascoltò con attenzione le sue parole e sollevò poi il volto a fissarlo con espressione determinata, gli occhi lucidi di lacrime trattenute. Non si sarebbe arreso questa volta…sapeva cosa voleva e l’avrebbe ottenuta. Aveva trovato la felicità che cercava e non l’avrebbe persa così. “Sei tu il mio mondo adesso…dovrei forse tornare da un padre che sa a malapena che esisto? Là fuori non c’è nulla per me, solo tristezza e solitudine…è vero, ho dei buoni amici che si preoccuperebbero per me se sparissi ma se sapessero che adesso ho finalmente trovando l’affetto che cercavo, sarebbero felici per me…- prese coraggio e continuò - Voglio restare con te per il resto dei miei giorni…ammesso che anche tu mi voglia con te…” Dhenuka lo fissò a lungo e poi si sporse a baciarlo dolcemente. “Non chiederei di meglio che averti con me…ma ti rendi conto di quello che stai chiedendo e cosa comporterebbe? Resterai per sempre con questo aspetto, non invecchieresti di un solo giorno…vedrai il mondo umano cambiare e mutare sotto i tuoi occhi senza poter far nulla…più tempo passerai nell’Oltremondo più diventerai una creatura immortale simile a me…sei davvero disposto ad affrontare tutto questo?” “Si…” Il custode lesse nei suoi occhi la sua decisione e sorrise leggermente, uno di quei rari sorrisi che facevano battere più velocemente il cuore del giovane umano. Lo strinse a sé cominciando ad accarezzargli la schiena. “Allora ne parlerò con Lord Ishana per chiedergli il permesso di farti restare…credo che dovrai imparare molte cose per poter vivere tra noi…” “Farò tutto ciò che devo per poter stare con te…” mormorò accoccolandosi di nuovo al suo fianco, ora più sereno sapendo che aveva finalmente trovato un posto in cui restare…un posto dove era amato e desiderato.
Al sorgere del sole Lanzt lasciò Dhenuka ed il cimitero per tornare nel mondo umano a portare a termine alcune questioni in sospeso prima di abbandonarlo per sempre, lasciando così il tempo al custode di chiarire le cose con il suo sovrano. Varcò la soglia di casa e come si aspettava la trovò deserta. Suo padre era a lavoro e conoscendolo non si sarebbe fatto vedere fino a sera, se mai sarebbe tornato. Si diresse nella sua stanza a recuperare alcune cose che aveva intenzione di portare via con sé: abiti, un album di foto ed altre piccole cose a cui teneva…anche se Dhenuka gli aveva assicurato che per quanto riguardava l’abbigliamento non ci sarebbero stati problemi, avrebbe pensato a tutto lui. In ogni caso riempì un piccolo borsone e lo andò a depositare vicino alla porta, poi prese dall’ufficio di suo padre alcuni fogli e delle buste e cominciò a scrivere. Tre lettere. Una per suo padre, dove gli disse tutto ciò che pensava di lui e di come aveva reso la sua vita vuota e senza senso. Una a Jowan per ringraziarlo della sua amicizia e del supporto che gli aveva dato in tutti quegli anni…senza di lui non sarebbe andato avanti e voleva farglielo sapere…in più lo voleva rassicurare dicendogli che aveva finalmente trovato un posto per sé e che non avrebbe dovuto preoccuparsi per lui perché sarebbe stato felice. L’ultima era per Nila, la sua chiassosa amica…dove scrisse bene o male le stesse rassicurazioni scritte a Jowan, con l’aggiunta del caloroso consiglio di smetterla di cacciarsi continuamente nei guai. Gli altri non avevano importanza per lui, quindi non sprecò tempo a scrivere loro delle lettere. Le imbustò tutte ed andò a depositare quella di suo padre sulla sua scrivania, luogo dove di sicuro l’avrebbe trovata appena tornato a casa. Poi si guardò attorno, salutando per l’ultima volta quella casa che lo era stata solo di fatto, prese la sua borsa ed uscì per non farvi più ritorno. Nel suo tragitto di ritorno al cimitero si fermò alle abitazioni dei suoi amici, per lasciare le loro lettere assieme alla posta e finita quell’ultima commissione torno da Dhenuka. Man mano che il cancello d’entrata del cimitero si faceva più vicino, una figura scura all’ingresso diventava sempre più nitida. Lantz sorrise quando si ritrovò a pochi passi dal suo compagno per l’eternità. “Eccomi a casa” Dhenuka lo fissò e sorrise. “Bentornato” Con questo avvolse il giovane dai capelli rossi tra le sue braccia e sparì nel nulla come se i due fossero stati niente di più che un’illusione.
*Fine*
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