Il cuore e il pallone

parte IV

di Releuse


“Ma signorino Jun!Che fine ha fatto? Non è venuto per il pranzo...ieri la cena...”

 Il signor Matsumoto era vivamente preoccupato, ci vedeva scendere alle 4 per pranzare...aveva la faccia eccessivamente sconvolta, quasi buffa.

 

“E poi vi ho visto salire di corsa tutti fradici e infangati...” Io arrossii a quelle parole, ma Jun non si scompose, era calmo e sorridente:

 

“Va tutto bene, signor Matsumoto. Ci stavamo allenando e il tempo è volato. Alla fine ci siamo riposati...”

 

“Riposati”, diceva...Eh, proprio...

 

“Ho capito, signorino! Ma non le fa bene prendersi tutta quell'acqua...non mi faccia preoccupare!”

 

La predica era noiosa e iniziavo a spazientirmi.

 

“Non si preoccupi, la prossima volta starò più attento. È rimasto qualcosa da mettere sotto i denti?”

Mi stupiva la pazienza di Jun, era sempre così calmo e sorridente, risultava impossibile non credergli!

 

“Con quella faccina da angioletto è in grado di mettersi in tasca chiunque!”, pensavo fra me.

 

Così io e Jun ci trovammo nella sala da pranzo, naturalmente soli! Meno male che c'era del riso e un po' di pesce...il mio stomaco brontolava in continuazione! Ci sedemmo in un tavolino scelto a caso, ormai non c'era più nessuno.

 

“Buon appetito Wakashimazu! Che fame incredibile!” 

“Si, è vero! Stiamo deperendo! Con tutta l'attività fisica di oggi...eh”

 

 Jun si bloccò e mi guardò stupito.

Io non capivo il Perché mi guardasse in quel modo...realizzai cosa avevo appena detto e diventai completamente rosso.

 

“Cos...che diavolo hai capito Misugi!intendevo l'allenamento DI CALCIO!!” Cercai di giustificarmi, ma ormai dovevo avere assunto un colorito intenso sulle guance.

“Eh, eh, si ho capito” Disse lui ridacchiando fra sè.

“Scemo!” Feci io imbronciato. Quel suo atteggiamento malizioso m’imbarazzava tantissimo, non ero proprio abituato! È un piccolo demonio, Jun Misugi! Ecco cos'è! Altro che ragazzo adorabile!

 

Lui continuava a ridere, ma con più dolcezza. Com'era carino quando scherzava così. Continuava a sorprendermi questa sua personalità vivace e spontanea. Non c'è che dire: stavo davvero bene in sua compagnia, mi sentivo sereno. Io che di solito non lego facilmente con nessuno, che attacco briga molto spesso. Iniziavo a sentirmi strano, pieno d'euforia come un ragazzino alla prima infatuazione...era insolito per me. Ho sempre saputo che i ragazzi non mi facevano poi così schifo, anzi, ma avevo sempre preso la cosa con leggerezza, senza dargli molto senso. Non avrei mai pensato di dovermi mettere in gioco così, di provare tali sensazioni. E poi non avrei mai pensato a Jun Misugi. Soprattutto non avrei mai creduto che...che...mi sarei lasciato...d'un tratto mi balenò un pensiero confuso che cancellò i miei precedenti pensieri.

 

“Hey Misugi, ma la tua ragazza non è al corrente che tu...” Volevo chiarire quel tassello, non so il motivo preciso, ma quel pensiero improvviso mi stava bruciando lo stomaco

 

“Eh? quale ragazza?” Chiese Jun. Sembrava sorpreso.

“Come quale ragazza... come si chiama...ma sì L'Aobe!”

 

Misugi mi guardò perplesso per un istante. Non capivo se avessi sbagliato discorso. In fondo poteva sembrare una scenata di gelosia...non so, non sono bravo in certe cose. Non volevo fraintendesse.

 

“Ah, Yayoi?Ah ah ah” Si mise a ridere

“Non è la mia ragazza. Non siamo mai stati insieme! O almeno non ufficialmente...” Sottolineò quelle parole e sembrò ricordare qualcosa. Poi sorrise, quasi per confortarmi, o per confortare se stesso.

 

“Anzi, è stata proprio lei la prima a capire che non avevo interesse per le donne.”

 

Mi stupì di quelle sue parole, ero incredulo.

 

“Davvero?! ci sarà rimasta male...” Dissi ingenuamente.

“No, veramente quello che c'è rimasto male sono stato io...”

“Eh? che dici?” Ero meravigliato...

 

Jun fece un respiro profondo, come per isolarsi dentro quella stanza, per accumulare un po' di forza da quel silenzio che albergava fra le pareti.

 

“Vedi, io e Yayoi siamo sempre stati amici, da quando eravamo piccoli. Lei ha condiviso con me la passione per il calcio, mi è stata sempre vicina sostenendomi anche nei momenti più difficili...”

 

Le sue parole mi facevano male. Era molto importante quella ragazza per lui? Iniziavo a chiedermelo con insistenza, quasi inconsapevolmente.

 

“Fra noi c'è sempre stato un profondo legame di amicizia. So che per lei  ero qualcosa di più. E io volevo illudermi che lo fosse anche per me...”

 

Mi faceva sempre più male.

Non sapevo perchè. O forse non volevo saperlo. O ammetterlo.

 

“E poi è l'unica ragazza con cui ho saputo legare!”

“Ma se hai un casino di ammiratrici!” LO dissi quasi per sviare il discorso, per crearmi uno spiraglio e potermi liberare per qualche istante di quel senso di soffocamento che si impadroniva della mia gola.

 

“Ah, ah, ah! Lo so, ma quelle non te le consiglio! Sarebbero capaci di approfittare di te e lasciarti nudo buttato da qualche parte! Eh eh!...”

Rideva quello scemo!

 

“Poi l'anno scorso Yayoi mi disse che sarebbe stata meno presente nella Musashi. Le chiesi il perchè. Le mie finte certezze si dissolvettero in un attimo. Si era fidanzata!”

 

Le parole di Jun.

Risuonavano come qualcosa di lontano, quasi un racconto fiabesco, mai esistito.ma impresso fortemente nel suo cuore.

Doveva aver fatto un enorme sforzo per arrivare a quel punto. A quella consapevolezza.

 

“Cosa? Che dici? Fidanzata? ma...”Ero sconvolto, ma non amava Jun?

 

“Ero sconvolto. Perdere Yayoi...non ci credevo”

“Come sconvolto?” Le sue parole mi preoccuparono, Misugi se ne accorse e mi sorrise per rassicurarmi. E cominciò a ricordare...

________________

 

Eravamo appena usciti dall'allenamento, mi ero fermato con lei poco fuori del campo. Non c'era più nessuno.

 

“Yayoi! Io pensavo che io e te...”

 

“Io e Te cosa, Jun?” Il suo sguardo era severo, ma triste.

“Che eravamo qualcosa di più...”

 

Lei mi guardò, severa e triste.

 

“Ah, questa mi è nuova!”

 

Sembrava arrabbiata.

 

“ Quando mai abbiamo detto di stare insieme?”

 

Mi sentivo inerme.

 

“Si, è vero, ma noi...”

 

Ero in grado di dire qualcosa? Qualcosa che mi aiutasse...a mentire?

 

“Noi Cosa, Jun! Ci siamo sempre visti durante gli allenamenti o per le attività della squadra. Raramente siamo usciti insieme se non per qualche necessità. Come pretendi che stiamo assieme? Non mi pare che il tuo sia un atteggiamento di chi sta insieme con qualcuno. Non essere egoista Jun!”

 

No, non ero in grado.

Era vero, le sue parole erano tremendamente vere.

La mia maschera stava per sgretolarsi, eppure, non riuscivo ad ammetterlo.

Non ancora.

 

“Io lo pensavo comunque, è che sono preso da tante cose...”

“Va bene Jun...”

 

Yayoi mi guardò, con dolcezza e premura.

 

“EH?”  Non capivo il suo cambiamento improvviso.

“Abbracciami.” Disse con un lieve sussurro.

 

 Mi sconvolsi.

 

“Cosa?”

“Abbracciami e dimmi che mi ami. Voglio che mi baci. Se lo fai saprò che vuoi stare davvero con me e sarei pronta a rinunciare a tutto il resto.”

 

Lo sguardo di Yayoi divenne serio.  Troppo serio.

E tagliente.

 

Non mi mossi. Non riuscivo più a muovermi, era come se la forza di gravità mi schiacciasse impedendo ogni movimento. Il corpo era come imbalsamato, incapace a muoversi.

 

“Vedi, Jun? Questa è la risposta.”

 Yayoi mi rivolse uno sguardo tinto d’amarezza, cercando di sorridere. Aveva gli occhi velati dalle lacrime.

 

“Non sei capace di mentire, Jun. Non possiamo chiuderci in un nostro mondo  per sempre. Dobbiamo crescere, affrontare la vita. Dobbiamo allentare il legame viscerale che si è creato fra noi e trasformarlo in una vera amicizia. Entrambi lo abbiamo sfruttato per paura del mondo, per paura di noi stessi, delle verità che ci appartengono...sii te stesso, Jun!”

 

Avevo iniziato a tremare, capivo cosa intendeva Yayoi con quelle parole. Me l'aveva fatto capire.

E la mia testa cominciò ad intravedere uno spiraglio, ad aprirsi.

E forse, ad ammettere.

 

“Yayoi, io..”

 

Non riuscivo a parlare, ma lei capì e  mi abbracciò con tenerezza.

 

“Tranquillo, Jun. Io ti starò sempre vicina, potrai sempre contare su di me. Sarò la tua migliore amica se lo vorrai.”

 

Tremavo.

 

“... cara Yayoi.”

 

E ricambiai il suo abbraccio.

 

“Ti voglio bene, Jun”

“Anche io...e mi dispiace”

“Di cosa?”

“Di averti fatta soffrire”

“Tranquillo...”

______________________________________-

 

“Fine della storia!” Jun sfoderò un sorriso enorme, quasi per cavarsi d'impaccio.

Era davvero imbarazzato alla fine del racconto.

Io invece mi sentivo più sollevato.

 

“Ah! E come l'hai presa?” Chiesi curioso.

“Bè, all'inizio l'ho vissuta come una sorta di tradimento da parte di Yayoi. Mi abbandonava per un altro. Ma poi ho capito. Ero solo egoista. La usavo come scudo per non ammettere la verità. Inconsciamente però.”

 

Jun cercò di giustificarsi e abbassò lo sguardo. Io mi alzai dalla sedia avvicinandomi dietro di lui. Cercai di sdrammatizzare sorridendo furbamente:

 

“Che verità? Che ti piacciono i maschietti?”

 

Jun arrossì e si strinse nelle spalle.

 

“Si capisce, no?”

 

Mi abbassai verso di lui sussurrandogli nell'orecchio:

 

“Io l'ho capito bene...”

“Eh, eh, è vero. Sto molto meglio ora che ti ho detto questo, non ne avevo ancora parlato con nessuno...”

 

Misugi cominciò a rilassarsi.

 

“Meglio così...Yaaahm!” Sbadigliai stropicciandomi gli occhi. “Mi sta prendendo una stanchezza” Esclamai.

 

“Anche a me. Ci vuole un po' di riposo...”

 

Finimmo di mangiare le ultime cose e ci avviammo verso il piano di sopra.

Solita scena. Che imbarazzo.

Eravamo entrambi di fronte alle nostre porte e non sapevamo cosa dire.

 

“Ah, e...ora si riposa!” Feci io guardando fisso la porta.

 

“Si, si...”Anche Jun  era in evidente imbarazzo.

“Ok!” Io aprì la parta.

 

Stavo per chiuderla quando Jun si affacciò all'improvviso.

 

“Ah, Wakashimazu!”

 

Sobbalzai.

 

“Ci vediamo dopo, vero?”

 

 Era una domanda assurda. Capì che era un modo per dire qualcosa, per non lasciarmi andare così. Lo guardai negli occhi, sembrava preoccupato. Di getto gli presi il braccio e lo trascinai dentro la mia stanza chiudendo la porta alle mie spalle. Lo spinsi verso di me e cominciai a baciarlo con passione. Misugi parve contento di quel mio gesto, mi cinse in un abbraccio affondando sempre più la lingua nella mia bocca, con una passione quasi delirante.

 

Un attimo dopo eravamo distesi sul futon abbracciati e addormentati. La stanchezza ci aveva vinto!

Per la prima volta dopo tanto tempo riposai senza pensieri che mi tormentassero il sonno, ero così tranquillo. L'abbraccio di Jun mi trasmetteva sensazioni di quiete e sicurezza.

 

Riposammo tre ore buone.

Fui io il primo a svegliarmi. Aprì gli occhi, ero supino. Mi voltai leggermente e trovai Misugi completamente rannicchiato sul mio lato ancora intento ad abbracciarmi. Stava ancora dormendo.

 

Mi soffermai ad osservare il suo viso rilassato, le labbra leggermente socchiuse; sembrava un bambino desideroso di protezione. D'istinto mi mossi e gli accarezzai la guancia col dorso della mano, poi i capelli che profumavano di un buono shampoo. Mi sporsi e gli diedi un furtivo bacio sulle labbra. Mi parve sorridere. Non volli più pensare a nulla, ma solo a Jun. La sua presenza, il suo profumo, il suo sguardo accompagnarono i successivi cinque giorni, pervadendo la mia mente e il mio corpo del desiderio di lui, creando una strana deformazione della realtà.

 

Era come se ci fossimo rifugiati in una dimensione tutta nostra, inaccessibile al resto del mondo.

 

Quei giorni li passammo sempre assieme, allenandoci a calcio, facendo qualche escursione, scendendo in paese per fare un giro. Erano giornate molto divertenti, la presenza e la compagnia di Jun mi rendeva particolarmente sereno.

 

Una sera convinsi Misugi anche ad entrare a un Karaoke e dopo un po' di vergogna si mise a cantare con me. Cavolo, era bravo pure in quello, mentre io son stonato come una campana!

Inutile, era proprio il principe.

In tutto.

 

 

Fine IV parte