Il cuore e il pallone

parte III

di Releuse


Facemmo una corsa per raggiungere la pensione, senza dire più niente, senza guardarci. Lasciavamo che l'acqua scivolasse per i nostri vestiti ormai impregnati, eppure non riusciva a lavarlo via. Non lavava via quell'odore intenso e dolce allo stesso tempo. L'odore di Jun, sulla mia pelle.

E quel calore, elettrizzante. Non poteva spegnerlo.

 

Eravamo ognuno davanti alla propria porta, a poca distanza l'uno dall'altro. Esitammo entrambi ad aprire, come se una sorta di muro impedisse qualsiasi movimento o parola.

 

“Senti,” Ebbi la forza di rompere il ghiaccio abbozzando un impacciato sorriso.

“Ci vediamo per scendere a pranzo, ok? Ora mi faccio una bella doccia...”

 

Jun parve sollevarsi a quelle parole. Mi rivolse lo sguardo sorridendo con evidente imbarazzo.

 

“Ok! Va bene... passa quando finisci...” Aprì la porta, meccanicamente, e la richiuse dietro di lui.

 

Fui invaso improvvisamente da un forte senso di vuoto. Come se una voragine mi separasse da quella camera...

Corsi subito a farmi una doccia. Il primo gettito d'acqua scese freddo, gelido, con tutta la forza che avevo mi ci buttai sotto.

 

“Aah!” Mi lamentai.

Ma ne avevo bisogno. Lentamente sentì il mio corpo raffreddarsi, i battiti del cuore diminuirono, dato che fino a quel momento avevano rimbombato violentemente nel mio petto. Anche la mia mente cominciò a schiarirsi...mi rilassai quei pochi attimi non pensando a nulla.  

 

D'un tratto sussultai. E ricordai gli attimi di prima. Sentì il tocco della mano di Misugi vagare sul mio braccio. Spalancai gli occhi: era una sensazione!

Troppo reale, troppo vibrante. Si insinuava nella mia carne, era già dentro.

 

“Non...non è possibile.” Ero sconvolto. Solo a  quel pensiero il mio...incredulo, guardai giù.

“Ma che... il mio corpo!” Ero eccitato! Non era possibile! Mi ero eccitato pensando a Misugi

 

Non capivo cosa mi stava succedendo, non mi era mai capitato di eccitarmi pensando ad un uomo.

 

“A dire il vero non mi è mai capitato neanche di baciare un uomo!” Pensai fra me.

“Forse è che non sto con una ragazza da un bel po'. Mah, sarò in astinenza? Certo, ho baciato io Misugi per primo. E non so neanche il perchè!  è.. è stata una debolezza. Ma lui . Quello che ha fatto non era solo un bacio!!”

 

Continuavo a tormentarmi. Non capivo perchè Misugi l'avesse fatto.

 

“Forse voleva prendermi in giro. Dato che l'ho baciato...”

Cercavo in tutti i modi di capire il suo gesto, di trovare una scusa plausibile. Si, una scusa. Perchè la verità avevo paura di ammetterla.

 

“Basta! Gli chiederò il motivo! E gli spiegherò che il mio è stato solo un attimo di debolezza! Così metteremo fine a questi malintesi e a questa cosa!” Ero deciso più che mai a parlare a Misugi.

 

Mi rivestì finalmente pulito da tutto quel fango, e in poco tempo mi trovai davanti la porta del principe del calcio.

Esitai, nuovamente.

 

“Cavolo, o la va o la spacca! Misugi, ho finito, sei pronto?”

“Ah, Wakashimazu! Si, entra!”

 

 Ero deciso su quello che dovevo dire...finchè aprì la porta.

 

“Oh, merd...” Sibilai.

 Misugi si stava infilando la maglietta : il suo corpo, di fronte la finestra era baciato dai primi raggi di sole che segnavano la fine della pioggia . I suoi bellissimi capelli bagnati  gli sfioravano il viso, mentre delle gocce d'acqua vagavano sensuali sul suo collo.

 

Deglutì.

Le mie convinzioni andarono in frantumi.

Jun Misugi mi piaceva. Me ne resi conto in quell'istante, quando catturai la sua figura con i miei occhi. La sua figura.

E nient'altro.

 

“Ehy” Fece lui.

“Non stare sulla porta, entra” Sorrise, come se niente fosse. “Sei più svelto di quanto pensavo...eh, eh, devo ricredermi”.

“Eh? Cosa pensi che sia uno di quelli che perde tempo a prepararsi?” Feci sbuffando per la battuta.

“Si, proprio quello”

 

 Misugi rise. Mi piaceva vederlo sorridere...Eh? Ma che diavolo pensavo? Ero andato lì per un altro motivo. Dovevo smettere di contemplarlo! Diavolo! Di scatto mi avvicinai a lui, si stava allacciando una scarpa, ma vedendomi scattare in quel modo si sollevò alzando gli occhi verso di me.

Eravamo l'uno di fronte all'altro, in piedi.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui l'aria si congelò.

 

Basta!  Dovevo mettere fine a quella cosa prima di...

 

“Fallo ancora...”

 

Furono le uniche parole che riuscì a dire. Contro la mia volontà. La  ragione mi aveva abbandonato. I sensi, l'irrazionalità, la verità presero possesso del mio corpo e della mia mente.

Forse era la fine.

 

“...baciami come hai fatto prima...” Continuai con languore.

Misugi sembrò stupito, ma poi capì...mi guardò con occhi gentili e accennò un sorriso. La sua mano si poggiò dolce sulla mia guancia e mi accarezzò. Socchiusi gli occhi e chinai la testa per sentire di più il suo tocco caldo.

 

Riaprì gli occhi, lo fissai.

 

“Jun ...”Sussurrai.

 

Nel sentire il suo nome Misugi si scosse ritirando di poco la mano. Poi d'improvviso mi afferrò la testa e mi sbilanciò verso di se per baciarmi. D'istinto lo avvolsi con le mie braccia e ricambiai con passione. La mia bocca si aprì cercando la sua lingua e quando ne sentì il tocco la invasi con avidità.

Non mi importava più di nulla, non volevo pensare a nulla. In quel momento desideravo solo Misugi, la sua bocca, il suo corpo.

 

Mentre ci baciavamo ci chinammo sul futon...Jun mise le mani sotto la mia maglietta e io al solo primo tocco provai un sottile, forte piacere. Poi mi sollevò completamente la  maglia lasciandomi scoperto il petto. La mia pelle arse nel sentire le sue labbra baciarmi il  torace, giocare con la lingua,  mordendomi dolcemente a tratti...mi sentivo impazzire! Provavo caldo, molto caldo. Un formicolio pervase il mio ventre: provavo piacere, stavo godendo. Ero perso nel calore del suo corpo, mi sentivo come legato, impossibilitato a reagire.

Jun aveva messo fine a tutta la mia forza.

Cedetti completamente nel momento in cui iniziai anche io a spogliarlo. Mentre era sopra di me gli levai la maglia e cominciai a vagare con le mani, alzai il bacino di scatto e baciai il suo petto, sempre più intensamente.

 

“Ah, Ken!” Gemette, Jun...quella voce, il mio nome, aumentarono improvvisamente il mio piacere tantè che spinsi il mio compagno e lo feci sdraiare. Ero io sopra di lui. Cominciai a baciarlo sotto l'ombelico, sentì che tremava. Passai la lingua sulla sua pelle segnando il confine dei suoi pantaloncini. In breve glieli sfilai, insieme ai boxer, lasciandolo nudo di fronte a me.

Era splendido.

Mi fermai a guardarlo, Jun se ne accorse ed arrossì, ma poi qualcosa mi bloccò. Cosa... dovevo fare? Ero molto imbarazzato. Pensavo che sarei dovuto scendere più giù con i baci...mi vergognai, mi sentì impacciato. Misugi capì e in pochi secondi mi ritrovai nuovamente io sotto di lui mentre mi sfilava i pantaloni.

Ero nudo anche io ora. Lo guardai negli occhi, con evidente imbarazzo. Jun invece aveva uno sguardo sicuro e deciso, mi diede un rapido bacio sulle labbra per poi  scendere al mio bacino.

 

“Aaah, Jun!” Mi lasciai pervadere dal piacere, la sua bocca calda che esplorava l'interno delle mie gambe mi aveva fatto perdere la ragione.

La sua lingua che vagava sul mio sesso. Mi faceva impazzire.

Iniziai a muovermi convulsamente inarcando la schiena, provavo un'intensa estasi, avevo la mente offuscata. Come Jun si sollevò leggermente lo spinsi verso di me allargando le gambe: fu un gesto spontaneo.

 

Possibile che il corpo reagisca così automaticamente a certe situazioni? Resomi conto, mi irrigidì all'istante come impaurito.

 

“Hey, Ken, non esagerare... non vorrei farti male...” Jun mi accarezzò il viso con tanta dolcezza, nei suoi occhi c'era comprensione, lealtà.

“Non voglio che faccia le cose contro la tua volontà, tranquillo...” Mi baciò la guancia.

 

Mi rilassai un attimo facendo un lungo respiro...Mi resi conto.

 

Non mi importava più di niente.

Non avevo altri pensieri.

Non sono il tipo che fa le cose controvoglia.

 

“Prendimi. Jun.” Sussurrai.

 

Jun mi baciò nuovamente con ulteriore passione, il suo corpo era bollente, era emozionato, lo sentivo. Si posizionò fra le mie gambe poggiandole sulle sue spalle. Strinsi gli occhi e i denti.

 

Fu come se mille aghi mi invadessero.

Dolore.

Calore.

Brivido.

Piacere.

 

Jun si muoveva, lo sentivo dentro di me, sentivo il suo respiro affannato, i suoi gemiti, mi chiamava per nome.

Io rilassatomi dalle prime paure cominciai ad accarezzargli il petto, i fianchi, mentre scivolava dentro di me con spinte sempre più intense. Teneva gli occhi chiusi e il suo viso era rivolto verso l'alto. Gemeva. Mi resi conto di quanto era bello, di quanto lo desideravo.

Appena mi abituai alla sua presenza nel mio corpo cominciai a muovermi insieme a lui; mi sentivo come ubriaco, ebbro dal piacere che Jun mi stimolava.

 

Urlò il mio nome quando venne dentro di me, e io con lui.

Ero esausto, invaso da un estasi che continuò per alcuni istanti successivi.

 

“Non...Non ho più forze” Con un filo di voce Misugi si rannicchiò al mio fianco. Lo cinsi con un braccio avvicinandolo. Sorrise sorpreso, forse non se lo aspettava.

“Se il mio cuore ha retto a questo, credo che non avrò più problemi” Scherzò, ancora ansimante.

“Scemo!” Feci io.

 

Silenzio. Un morbido  e compiaciuto silenzio.

 

“Mi hai fatto impazzire” Aggiunsi infine, con un poco di difficoltà.

“Mi fa piacere.” Rispose Jun sorridendomi, probabilmente capiva come mi sentivo.

 

Rimasi appoggiato a Jun in silenzio, sentivo il suo respiro rilassarsi, il corpo che si intiepidiva dissolvendo il calore assorbito in quel momento di passione. Poi il principe cercò il mio sguardo voltandosi leggermente.

 

“...è stato molto bello, Wakashimazu” Lo disse con sincerità, senza pudore.

“.....”

 

 Feci un bel respiro

 

“Anche per me....e poi, mi hai sorpreso. Non credevo che...”

“Che cosa?” Era curioso

“...che ci sapessi fare così!” Dissi con un velo di malizia.

 

Incredibile! A quelle parole Jun arrossì di colpo! Ma come! Non si era vergognato di quello che aveva fatto un attimo prima ed ora si imbarazzava così! Che curioso!

 

La sua risposta però fu degna di lui:

 

“Eh, ma il principe del calcio è il migliore in tutto!”

“Ah, non ti facevo così sicuro di te!”

“Io son sempre sicuro di me”

“Anche io...ma pecco d’impulsività tu invece mantieni sempre freddezza e distacco nell'affrontare le situazioni. A volte ho pensato che fossi  più temibile di Hyuga!” Scherzai

 

“Che intendi?”

 

Il discorso improvvisamente assunse toni seri, forse la mia non era stata una vera e propria battuta...

 

“Ma, che spesso sei troppo razionale, da apparire di vetro insomma. Nel senso che guardi le cose come da un vetro per non esserne coinvolto....la tua lucidità è sempre tale. Eccessiva. Vuoi tenere sotto controllo le tue emozioni...”

 

Continuavo a parlare e non mi ero accorto che Jun era rimasto senza parole. Mi guardava incredulo, stupito. Si poggiò sul fianco per ascoltare meglio. Lo notai...

 

“Ah, ah, ah! Beh, dai, esagero...sto facendo troppa filosofia!”

 

Persi il filo nel confondermi dentro quel suo sguardo colmo di stupore.

 

“N...no. Hai centrato perfettamente.” Disse con un po' d'amarezza

“...é che, la malattia al cuore mi ha portato a questo. La lucidità, il controllo, mi hanno permesso di andare avanti. Se mi fossi lasciato andare alla paura, alla disperazione, al timore di non farcela sarei impazzito. Io amo il calcio. Ho troppa paura di non poter giocare a lungo. Il mio tempo in campo diminuisce sempre più. E io voglio godermi il gioco, la mia passione. Non perdere tempo con la disperazione. La malattia mi frena, ma non uccide la mia passione per il calcio. Giocherò fino all'ultimo minuto che mi è consentito, a costo di morire sul campo...”

 

“Hey! Non devi morire!!” Balzai da terra e rimasi seduto fissando con severità il mio amico.

 

“Eh, eh, dicevo per dire...” Sorrise

“Eh? Ah, certo si...” Arrossì di fronte alla sua ingenua risposta..

 

Le sue parole però mi colpirono davvero. Com'era forte Jun.

Amava davvero il calcio. È la sua vita. Ha coraggio da vendere....

 

“E tu? Perchè non vuoi più giocare?”

 

La sua domanda arrivò fredda e decisa come un fulmine a ciel sereno, ma un po' me l'aspettavo.

Non risposi subito, non che non volessi, anzi ne avevo bisogno, ma temevo un giudizio troppo severo. Ma presi coraggio.

 

“Ecco, ultimamente mi domando spesso se giocare a calcio è quello che voglio veramente, se vale la pena continuare...a volte penso che potrei fare tante cose, ma non ne son convinto” Sorrisi con dispiacere.

“Credevo che il calcio ti piacesse...”

“Si, non è che non mi piace. È che son tormentato dai dubbi. E dal peso della differenza.”

“Con Genzo?” Il suo tono si fece serio.

 

Aveva centrato in pieno.

 

“Esatto. Ho sempre giocato per superarlo, il mio scopo era sempre quello d’essere meglio di lui. Ma troppe volte questa  ossessione mi ha fatto commettere errori sul campo. L'ultimo campionato ne è la prova...” Ero nervoso, stringevo i pugni “Non supererò mai Genzo! Sarà sempre lui il migliore”

“...é vero l'ultima partita non è stata delle migliori. Avevo notato che c'era qualcosa. Ma non pensavo ad una cosa simile” Jun sembrò innervosirsi “Tsk, se i tuoi motivi sono questi allora fai prima a ritirarti per davvero!”

 

Mi squarciarono.

Le sue parole dure mi fecero male.

Certo non era proprio quello che volevo sentirmi dire. Gli occhi di Jun si fecero molto severi e non riuscì a reggergli lo sguardo.

 

“Cos'è questa cosa che giochi per superare Genzo? Non dire fesserie! Ti pare un buon motivo per giocare da schifo? Genzo è Genzo, siete diversi! Basta. Ma  a parte questo si gioca per la squadra, per i compagni. E non per dimostrare d’essere superiori...o almeno non solo per quello.”

 

Il suo tono a quelle ultime parole si rilassò

 

“Pensa a Hyuga, anche lui l'ha capito nonostante tutto. Non è sbagliato voler essere i migliori, ma non dobbiamo ossessionarci per questo. Altrimenti perdiamo di vista lo scopo del calcio, perdendo l'entusiasmo se qualcosa va storto.”

 

Con un tocco inatteso Jun mi accarezzò i capelli. Io abbassai la testa per sentire di più la sua mano, avevo bisogno di comprensione.

 

“La gente vuole giocare contro di te e ti sfida in quanto Ken Wakashimazu. Non si sofferma sul fatto che tu sei migliore o meno di Genzo Wakabayashi. Devi essere te stesso sul campo. Devi impegnarti senza condizionamenti. Se ami il calcio. E io penso di sì...”

 

Mi abbracciò appoggiandomi al suo petto, come un amico premuroso. Le sue parole mi colpirono molto, regalandomi un soffio di quella tranquillità che da tempo avevo smarrito da qualche parte nel mio cuore.

 

“Lo pensi davvero Jun?”

“Certo. L'hai sempre dimostrato. Ora ti sei un po' perso...ma è normale a volte avere dei dubbi...”

 

La sua mano giocava fra i miei capelli e non so perchè mi tranquillizzava il suo abbraccio. Chiusi gli occhi.

 

“Anche io desideravo essere il miglior giocatore, sai? Questo maledetto cuore me l'ha impedito. Mi ha impedito di mettermi in gioco, di sfidare alla pari giocatori come Ozora o Hyuga ma non di dimostrare comunque il mio valore! Non mi ha fermato! E poi...”

“Poi cosa?”

“Mh, non giochi così da schifo per sentire tutta questa rivalità con Genzo...”

“Eh?...”

 

 Lo fissai...era proprio convinto, eh? Scoppiammo in una fragorosa risata.

 

“Grazie Jun, penserò seriamente a quello che mi hai detto...” Ero finalmente sereno, più sollevato.

 

“Sono contento...”

“Ma fammi un favore...” Dissi improvvisamente. Jun arrossì di colpo

“Scemo, a che diavolo hai pensato?”

“Eh? Cosa? A nienteeee!” Strinse gli occhi per l'imbarazzo.

“Dicevo...andiamo a Mangiare!Son le quattro e abbiamo saltato nuovamente il pasto!”

 

Ci guardammo ridendo nuovamente.

 

“Si vede che avevamo di meglio da fare” Disse Misugi con malizia. Io come sempre arrossì. Quel ragazzo non smetteva mai di stupirmi

 

Erano successe tante cose quel giorno. Troppe.

Dovevo ancora rendermene conto.

Fine III parte