Il cuore e il pallone parte II di Releuse
La pensione si trovava poco lontana dal paese. Prendemmo un sentiero e in una ventina di minuti fummo alla festa. Durante il tragitto Misugi era particolarmente loquace. Mi parlò delle prime volte che andava lì con i suoi genitori i quali erano convinti degli effetti benefici dell’aria di montagna per il suo cuore. Mi rivelò inoltre gli scherzi che lui e altri bambini facevano al povero signor Matsumoto…che dire, mi stupiva vedere il “ principe del calcio” parlare così apertamente, di solito lui è sempre stato poco loquace. È il tipo che dice le cose giuste al momento giusto. Poi pensai che lo stesse facendo per distrarmi; lo apprezzai comunque, anche se mi resi conto che non era così, o almeno non solo per quello.
Quella sera scoprì la vera natura di Jun Misugi…estremamente…Divertente!
La festa era già iniziata. Il tempio era pieno di luci vivaci che animavano tutto intorno. C’erano molte persone in kimono e tantissime bancarelle circondate dalla folla. In alcuni tratti di strada la musica tradizionale era talmente alta che per capirci io e Jun dovevamo urlare.
Eh? Ma che stava facendo Misugi?
Si era messo a gareggiare al kingyosukui, il gioco della pesca dei pesci rossi con la rete di carta !! Ed era proprio sicuro di quello che stava facendo! Si rimboccò le maniche e con aria di sfida iniziò la cattura! Quanto era buffo vederlo arrabbiato quando gli si rompeva la carta…l’aveva presa come una vera sfida!! Ad un certo punto mi tirò per la manica e io non volevo, ma…alla fine mi costrinse a giocare! Che schiappa, non presi neanche un pesce! Misugi rideva…perché io m’innervosivo in maniera davvero animata, ero peggio di lui! Mi piaceva vederlo così allegro, era contagioso!Poi abbiamo giocato al tiro a segno, lì mi sono dimostrato migliore del previsto e vinsi…un pallone da calcio! Era una persecuzione?! Appena lo vide Jun iniziò a ridere a crepapelle e io lo seguii…presi il pallone e gli dissi scherzando.
“Bè, è colpa tua! È il tuo influsso” “Ah, non darmi colpe, è il calcio che non ti vuole abbandonare…waaa…ti perseguitaaaa…”
Sembrava spiritato.
“Noo, Misugi! Mi fai impressione, scemo!”
Che ridere. Mi faceva davvero male lo stomaco dalle risate! Era da tanto che non stavo così bene…e chi l’avrebbe mai pensato che il capitano della Musashi fosse un irrecuperabile fuori di testa? Che pazzo…mi sentivo davvero euforico, mi piaceva la sua compagnia.
Improvvisamente provai una sensazione di calore al cuore, per qualche attimo i battiti si fecero più veloci ed intensi. Era come se una forte emozione avesse avvolto il mio corpo…poi si affievolì, lasciandomi stordito.
“Non credevo che tu fossi così Misugi… se ti vedessero gli altri! E le tue ammiratrici! Gli cadrebbe un mito!” “Bè, devo mantenere la mia dignità…la mia immagine da principe!”
Si autoderideva. Incredibile. Poi mentre camminavamo fra la gente l’uno a fianco all’altro…
“…Questo sono io. Sul campo ho troppi pensieri e responsabilità per essere me stesso….”. Le sue parole parvero una timida confessione. Ne fui felice.
Ad un certo punto Misugi si aggrappò a me e io spaventato temetti per il suo cuore: era diventato pallido…
“Che c’è Misugi!Cos’hai!” “Wa…Wakashimazu…ho...ho fame!” “Eh?” “Non abbiamo cenato…!”
Mi ripresi dallo spavento…era vero! Non avevamo cenato!! Ci fermammo in un chiosco e mangiammo degli okonomiyaki…che fame incredibile! La serata continuò finchè le nostre gambe ressero. Alle due eravamo esausti. Jun sorrise. “Io son al limite!” “Anche io!”
Non avevamo più la forza di parlare, anzi, non avevamo proprio più voce! Per fortuna che trovammo il signor Matsumoto che rientrava e che fu tanto gentile da darci un passaggio in auto. Mentre tornavamo io ridacchiavo fra me nel ricordare gli scherzi di Misugi al povero uomo…Jun aveva capito e mi dava delle gomitate per farmi smettere!
Che serata incredibile! Non l'avrei scordata per nulla al mondo! Mi ero proprio divertito. ______________________________________
Eravamo davanti alla mia stanza
“Che? Quindi la tua è questa a fianco, Misugi?” “Pare di sì”
Sembrava contento. Io non so perché mi vergognai per un attimo. Ebbi un pensiero…arrossì…lo scacciai dalla mia testa scuotendola.
“Eh, Wakashimazu…tutto a posto?” Misugi era perplesso. Risi nervosamente. “Certo, certo!!”
Sorrisi. Guardai Misugi negli occhi. Stavo davvero bene.
“Grazie, Misugi. Mi son divertito davvero tanto. Era da tempo che non ridevo così di gusto. Cavolo, me ne rendo proprio conto! Mi sto perdendo troppe cose…grazie davvero. Non so come ringraziarti” “Non ce n’è bisogno. Sono contento anche io…” Misugi aveva uno sguardo soddisfatto. “Non ho pensato neanche una volta al…” “Ssst! “ Misugi mi poggiò un dito sulle labbra, facendomi sussultare. “Non pensarci neanche ora, Ken...” Disse con voce roca e confidenziale.
Il suo sguardo intenso mi fece tremare per un istante. Il sorriso dolce e allo stesso tempo preoccupato di Misugi, parve colmare il vuoto che avevo provato fino a quel momento.
Fu un gesto spontaneo. L'istinto di un attimo. Gli presi la mano, mentre l' allontanava dal mio viso.
“Grazie, Misugi”
Strinsi la sua mano e lo tirai verso di me, mi chinai...le mie labbra si poggiarono sulle sue. Aveva le labbra morbide e calde, e il mio cuore iniziò ad impazzire dai battiti. Continui. Intensi. Furono pochi attimi che mi parvero eterni.
Non andai oltre le sue labbra, anche se cercai la loro parte superiore e azzardai un secondo bacio sfiorandola con la lingua. Misugi rimase immobile. Presi coscienza di cosa avevo appena fatto: ero sconvolto da me stesso! Mi allontanai velocemente da lui, e in un primo momento non riuscì a guardarlo in viso. Diavolo! Ero molto imbarazzato. Non capivo nemmeno io perchè l'avevo fatto.
“Em...Misugi, scusa... io...” Non sapevo che dire, ma lui riuscì a sorprendermi. “Mah, hai uno strano modo di ringraziare la gente, tu.” “Eh?” Lo guardai finalmente.
Misugi mi osservava con uno sguardo un poco incerto, come se volesse capire meglio. Ma non dava l'impressione di essere sconvolto...anzi, non mi sembrava neppure tanto stupito...colsi un velo d’ironia provocatoria nei suoi occhi. Ma ad un certo punto, come se fosse tornato alla realtà, non mi resse lo sguardo e si voltò sul lato. Credo stesse arrossendo.
“Ok, a domani, buonanotte!”
In pochi secondi scomparve dai miei occhi e si chiuse in camera senza darmi il tempo di reagire. Io ero immobile, stupito quanto lui. Rimasi lì fermo per un po' a pochi passi dalla sua porta. Lui era poggiato su di essa. Vedevo l'ombra. A cosa pensava? Era sconvolto? Non capiva cosa era successo. Forse. Come me. Era stato un gesto d'istinto. Non so perchè. Ero dispiaciuto. Per averlo ferito. Tornai in camera gettandomi sul futon. Mi poggiai una mano sul petto. Il cuore batteva forte. Ripensavo a Jun e i battiti aumentavano...
“Son proprio un idiota...”
Ma che diavolo avevo combinato? Baciare Misugi...aiuto! Che avrà pensato? Che sono un pazzo, un maniaco...eppure...non ero riuscito a controllarmi. Anzi, non ci avevo neppure provato! Avevo agito proprio d'istinto...possibile che potevo avere...quel, quel tipo d’istinti? Quella serata con lui aveva svegliato qualcosa dentro di me. Forse qualche segnale l'avevo avuto quando eravamo alla sorgente termale...Jun mi aveva colpito. Attratto. Ma no, forse era l'atmosfera...tentavo di convincermi. La situazione, la fragilità di quel periodo...sicuramente la sua gentilezza e disponibilità mi avevano aiutato, dandomi un po' di pace. Si, forse era per quello!Anzi, sicuramente! Quella teoria mi convinse e decisi che l'avrei spiegata a Misugi, così mi avrebbe perdonato. Dovevo scusarmi... Mi addormentai lasciando scivolare gli ultimi pensieri fra le braccia del sonno.
CRASH!!!!!
“Hey! Che diavolo...!”
Mi svegliai di soprassalto, spaventato da un enorme frastuono. Mi alzai così velocemente da dovermi poggiare ad un mobile per la pressione che si era abbassata di colpo. Dio, che mal di testa! Il sole era già alto e mi abbagliò la luce intensa che penetrava dalla finestra. Appena la mia vista si abituò guardai fuori: stavano scaricando da un furgone delle tavole di legno...ecco spiegato quel caos! Sbadigliai, mi stiracchiai un po' e pensai a cosa dovevo fare d’importante...AH!! Improvvisamente mi venne in mente la sera prima...mi colse il panico.
“Oh, cavolo! Devo parlare con Jun!!” Scrutai intorno...ero tremolante “Ok!” D'improvviso mi decisi, corsi in bagno, feci una doccia veloce, m’infilai i pantaloni, scarpe da calcio, maglietta rossa...pronto! Per cosa? Di nuovo il panico! Rimasi fermo davanti alla porta per un po'. Poi feci un bel respiro e presi coraggio
“Io, Ken Wakashimazu non temo confronti!” Spalancai la porta, uscì nel corridoio e mi precipitai nella stanza a fianco iniziando a bussare forte.
“Misugi!Hey Misugi, ci sei?” Silenzio. “Em...Misugi?”
Bussai piano questa volta. Nessuna risposta!
“Ma, starà dormendo? Che ore... le 12?! ma...è tardissimo!”
“Ah, signor Wakashimazu, se cerca il signorino Jun è uscito alle 10. credo andasse al campetto ad allenarsi. Gli ho detto di non affaticarsi troppo...”
Era il signor Matsumoto che passava dietro di me con una pila di lenzuola in braccio... Rimasi fermo come un idiota. “Ah, è uscito...” Che fare? “Bè, andare a cercarlo!” Sospirai. Era proprio da lui...
Sapevo dove era il campetto, l'avevo visto salendo la strada con il pulmino. Mi recai là. Il cielo intanto si stava ricoprendo di nuvole grigie...e un leggero vento aveva cominciato ad alzarsi. Arrivai.
Una visione bellissima.
Misugi con la divisa della Musashi era in piedi, un poco fuori area, serio, deciso a tirare. I suoi occhi erano fissi sulla porta. Ora c'erano solo lui e il pallone. La sua figura statuaria sembrava un'opera d'arte: che corpo slanciato, perfetto. Il viso serio e deciso mi catturò. Era lui. Jun Misugi. Il giocatore che tutti conoscevano. Il principe del calcio. Fui nuovamente rapito dalla sua immagine. Seguì ogni suo movimento: la rincorsa, la gamba che si posizionava, il tiro...potentissimo. Era come se si stesse liberando da un peso.
Le mani iniziarono a prudermi. Volevo giocare. Incredibile!finalmente volevo giocare nuovamente!
“Hey campione!Posso allenarmi con te?” Gridai.
Misugi si voltò di scatto e il suo sguardo incrociò il mio...temetti per un istante i suoi occhi.
“Oh, Wakashimazu! Ti sei svegliato?” Sorrise, incredibile! Era sereno, come se fosse contento di vedermi.
“Davvero ti va di giocare? Ne sono felice!” Si, era contento. Io doppiamente incredulo. “Vediamo cosa sai fare portiere!” Esclamò con un sorrisetto ironico. “Preparati alla sconfitta Misugi!” Risposi alla provocazione, pensando che probabilmente non ci aveva dato troppo peso.
Tuonava, ma non ne fecimo conto.
Persi il conto di tutti i tiri che fece e delle mie parate. Iniziava a tuonare, ma noi noncuranti di ciò continuavamo quella sorta di sfida. Sentivo l'adrenalina salire all'apice, mi concentravo, mi buttavo per parare. Mi piaceva vedere Jun impegnarsi per segnare. Eppure sorrideva quando paravo i suoi tiri. Invece io m’innervosivo quando riusciva a segnarmi un goal.
Che strano, ero tornato me stesso in quel momento. Avevo tanta voglia di giocare!
Cominciava a piovigginare, ma neanche quello ci fermò. Chiesi a Misugi se era il caso di fermarci, dato il suo cuore, ma non volle sentire ragioni! Lui sa quanto può resistere! Era deciso. Provavo una sorta d’estasi nel giocare con Misugi, la sua presenza, la sua tecnica avevano risvegliato in me il gusto della sfida.
Iniziammo anche uno scontro diretto fatto di marcature e scivolate, vinceva chi tirava prima in porta. Com'era veloce, ero colpito dalla fluidità dei suoi movimenti, dalla dinamicità del suo corpo.
Continuava a piovere.
D'improvviso sfiorò il mio braccio col suo torace : fu come una scarica elettrica! M’immobilizzai, non realizzando cosa accadeva al mio corpo. Misugi riuscì così a schivarmi e ad avvicinarsi alla porta.
“Aaah!” Lo sentì gridare. “Che diavolo...Misugi!” Jun era caduto a terra, mi spaventai. Gli corsi incontro e mi chinai per sorreggerlo. “Che è successo? Come stai? Te l'avevo detto di fermarci...” Lo aiutai a sollevare il bacino. Era bagnato. Solo in quel momento mi accorsi di come pioveva.
“Ohi, ohi, che male... sono, em, scivolato! Eh, eh” Ridacchiò imbarazzato. “Ma sei matto? Mi hai fatto prendere un colpo!” “Esagerato! Sei troppo prevenuto” Sorrise come compiaciuto della mia apprensione “ Il terreno è scivoloso” Aggiunse con un sorrisetto a fior di labbra.
Sbuffai un po' e lasciai la presa sulle sue spalle sedendomi accanto a lui. Mi ero davvero spaventato. Silenzio. Il fruscio della pioggia si faceva più intenso
“...è...che temevo il peggio...” Ero un po' impacciato. “Visto che sei prevenuto?”
Il suo sorriso si fece particolarmente dolce in quel momento e il mio cuore cominciò a battere forte. Mi tremava la voce, il corpo. Non capivo il motivo. Possibile che il capitano della Musashi potesse mettermi così a disagio?
“Non...non vorrei ti sentissi male ecco...” Erano parole sconnesse “...non saprei che fare...” “Ssst!” Fece come per rassicurarmi, mentre la sua mano si poggiava dietro la mia testa accarezzandomi i capelli. Il suo viso si faceva sempre più vicino al mio, la sua voce diventò un sussurro:
“Quanto sei paranoico...”
Mi spinse verso di lui, vidi i suoi occhi così vicini e poi le sue labbra che...morbide, calde, si poggiarono sulle mie. Non capivo cosa stava succedendo finchè non sentì la sua lingua aprirsi un varco nel cercare la mia: era un bacio! Io e Misugi...ci stavamo baciando! Jun mi poggiò la mano sinistra sulla spalla stingendola forte. La sua lingua si muoveva sensuale con la mia che non aveva certo rifiutato di ricambiare il gesto. Un misto di piacere e confusione mi invase tanto che cinsi le mie braccia intorno alla vita di Misugi per stringerlo a me. Il suo corpo era caldissimo. Continuammo quel bacio a lungo, mentre continuava a piovere, noncuranti dei nostri vestiti fradici che si fondevano in quel tocco. Improvvisamente, continuando a baciarmi, Misugi mi spinse a terra costringendomi a sdraiarmi; deglutì nel sentirlo mettersi a cavalcioni sopra di me...credetti d'impazzire a quel pensiero! Si staccò dalla mia bocca, io aprì gli occhi per capire cosa gli passasse per la testa...mi stava fissando, con occhi bramosi, come probabilmente i miei. Li richiuse e si chinò nuovamente. Questa volta sentì il suo respiro insinuarsi sul mio collo, la sua lingua vagare su di esso...su e giù. Mi stava facendo impazzire. Un gemito di piacere uscì dalla mia gola e me ne vergognai all'istante. Ma era troppo tardi. Il profumo di Jun, il suo corpo, il suo calore mi stavano pervadendo, non potevo allontanarlo. Non volevo. Misugi questa volta si staccò completamente dal mio corpo sollevandosi sulle mani ai lati della mia testa. Il suo corpo era completamente sopra di me, il suo viso era in corrispondenza del mio. Lo vedevo bagnarsi della pioggia che cadeva incessantemente inondando la sua schiena. Era affannato, come me. Mi fissò per pochi secondi. Non ebbi il tempo di capire che sentì una scarica elettrica all'altezza dell'inguine...Jun stava curvando il suo bacino contro il mio...uno...due volte...ah! Non so come ma il suo corpo si trovava in mezzo alle mie gambe. Potevo sentire le nostre pelli aderire, la sua eccitazione si incontrò con la mia...nonostante i suoi pantaloncini e i miei pantaloni sportivi sentivamo quel tocco bruciante. In quell'istante persi il controllo, afferrai i fianchi di Jun e lo sbattei violentemente fra le mie gambe...Jun emise un forte gemito, afferrò il mio viso e mi baciò con passione. Jun cercò di sollevarsi un'altra volta e... “Ahi!” Scivolò sulle proprie mani e mi venne addosso dandomi una forte capocciata! “Ohia! Che male!” Mi lamentai...sia io che Misugi ci tenevamo la testa.
L'ardore dell'attimo prima ci abbandonò lasciando il posto ad un forte dolore al capo. Ci inginocchiammo rendendoci conto...che eravamo pieni di fango! Diluviava tantissimo!
“Hai la testa dura Misugi” Feci io. “Ohi, ma senti chi parla!” Ironizzò Misugi. Mi guardò per un istante, poi come per imbarazzo distolse lo sguardo alzandosi in piedi.
“Em... credo sia meglio tornare. Siamo bagnati fradici!” Disse con un filo di voce. Io rimasi seduto per qualche istante fissandolo, non mi guardava. Sorrisi fra me e mi alzai. Sentivo le guance bruciare, dovevo essere rosso come un peperone! “Hai ragione, è meglio tornare...”
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