DEDICHE: in primis a Parsifal e al suo ciompleanno!!!!

Augurissimissimi tesoro, e scusa per il ritardo.

Spero ti piaccia…

Come sempre, una piccola dedica alla sys Silene, alla mia kitsune, alla piccola sys Lucy_Tomo, alla mia Lal e ai miei amici Francesca e Stefano!

RINGRAZIAMENTI: ad Elyxyz ed alle sue ficcine meravigliose!

Spero che non ti dispiaccia se ho ripreso la tua idea del tema scritto…se pensi comunque che si rifaccia troppo alla tua “Ti sposerò perché” dimmelo e cercherò di cambiarla, ok?

Ti voglio bene!

E un ringraziamento a Najka e al suo ultimo capolavoro.

C’è una citazione…

L’avete notata vero? ^_^

DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, la canzone ispiratrice invece è di Meredith Brooks (ovviamente con le dovute licenze poetiche…)

NOTE: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

 


Il Concorso letterario

di Marty


 

POV Hana

 

Gli sguardi non lasciano spazio a dubbi.

Mi odiano.

Vedo le loro mascelle contrarsi, e le nocche imbiancarsi per quanto stringono i pugni.

Ah, ma questa me la paga, quel maledetto di Rukawa!

Kuso, quanto lo odio!

Doveva proprio cambiare così tanto, vero?

La doveva proprio fare questa immane cazzata, vero?

Tanto alla fine ci vado sempre di mezzo io!

Non mi ha neppure consultato!

Dannazione…

Ah, ma ora mi sente!

Spalanco con violenza la porta della sua classe, col volto congestionato dalla rabbia.

“Rukawa!” grido irato.

Intorno a noi si fa il silenzio.

Non si sente volare una mosca.

Il volpino indisponente si volta lentamente guardandomi con quell’insopportabile aria di sufficienza che gli è propria, inarcando un sopracciglio.

Poi resta in attesa.

Io sono sempre più imbarazzato e mi sento addosso gli occhi di tutti.

Oh, Kami, che ho fatto di male per meritare questo?!

È iniziato tutto circa due settimane fa…

 

*****FLASHBACK*****

 

“Co…come?”

Il moro sgranò gli occhi sbigottito, perdendo il suo aplomb per circa dieci secondi, prima di rimettere su la solita espressione indifferente.

Il preside sorrise sornione, unendo le falangi delle dita sotto il mento e fissandolo con sguardo sognante.

“Andiamo, Rukawa, guardi che so benissimo che a dispetto delle apparenze lei adora stare al centro dell’attenzione!

Cosa le sto chiedendo, in fondo?

Di imbrattare un foglio di carta con quattro frasi infiorettate e poi presentarsi alla premiazione!

Non mi interessa che lei vinca, mi basta che vada in rappresentanza del nostro istituto.

Come ben saprà, sono anni che veniamo invitati a questo evento, ma sfortunatamente non abbiamo mai potuto andarci.

Manchiamo di materia prima, gente che sappia scrivere davvero!

Così ho pensato a lei.

Non se la cava male e, cosa degna di nota, ci viene invidiato da tutte le scuole della prefettura.

La prego!

Che le costa?

Ritagli una mezz’ora tra i suoi riposini e butti giù due righe!

In cambio le prometto che pagherò di tasca mia la ristrutturazione della palestra e tutte le nuove attrezzature necessarie al club di basket.

Che ne dice?”

Kaede rifletté un istante.

Il parquet si stava spaccando ed imbarcando in più punti, i canestri erano sfilacciati, i palloni lisi.

Avevano bisogno di chiudere le numerose crepe sui muri dovute alle capocciate periodiche di Sakuragi.

Dunque non aveva scelta.

“E sia” rispose freddamente. “Lo farò a patto che mantenga la parola.”

Il preside annuì entusiasticamente, poi gli diede il modulo da firmare e sottoscrivere insieme all’indirizzo a cui avrebbe dovuto spedire o portare il suo racconto, il cui tema si trovava anch’esso riportato sul foglio.

“Parli il candidato del suo rapporto con ciò che lo circonda, cercando di dare una sua visione prettamente soggettiva della realtà in cui si muove.”

Kaede si accigliò.

Mordicchiò il cappuccio della penna, e stese pigramente le gambe.

Si trovava sulla terrazza, a godersi il primo sole dell’ora di pranzo.

Era passata un’ora da quando si era seduto sul muretto fissando la pagina bianca di fronte a sé in cerca della giusta ispirazione.

Tzè, pensava, la fa facile il preside.

Non importa quello che scrivi, tanto faremo comunque bella figura…

Lui non sapeva scrivere se non era ispirato!

Sbuffò, per poi tergersi una goccia di sudore che gli imperlava la fronte.

Faceva sempre più caldo, e la cosa lo infastidiva oltre ogni dire.

Si guardò intorno: non c’era nessuno.

Alzandosi in piedi, iniziò a sbottonare la camicia, quando un gridolino soffocato richiamò la sua attenzione.

Nascoste dietro il muro, c’erano cinque kohai che sembravano esser lì da molto.

Alzando un sopracciglio, il moretto le invitò a lasciarlo solo, ma quelle sembravano sorde.

Alla fine urlò loro contro spintonandole, mentre lacrime di rabbia e frustrazione gli si formavano agli angoli degli occhi, e riuscì a chiuderle fuori dalla terrazza.

Scivolò a sedere con la schiena appoggiata alla porta.

“Quanto odio tutto questo” sussurrò a denti stretti “sono davvero stufo!”

E fu in quel momento che l’ispirazione arrivò.

Scattò in piedi con quel lampo violetto negli occhi che voleva dire solo una cosa: EUREKA.

Buttandosi sul foglio che ancora giaceva sulla nuda pietra accanto a lui, iniziò a scrivere freneticamente.

Solo dopo tre ore e mezza, dimentico persino degli allenamenti di basket, gettò la penna.

Piegando accuratamente le pagine fitte di parole, le infilò nella busta bianca su cui aveva preventivamente scritto l’indirizzo.

Fischiettando allegramente, soddisfatto come sempre era quando portava a termine qualcosa in modo soddisfacente, scese i gradini a due a due diretto alla casella postale che si trovava accanto all’ingresso della scuola.

Anche quella era fatta, si disse tornandosene a casa di corsa, sperando di riuscire a recuperare l’allenamento perso con qualche canestro al campetto.

 

***********************************************

 

La sera della premiazione c’erano tutti.

I licei più importanti di Kanagawa (lo Shoyo, il Kainan, il Ryonan) e naturalmente l’intero Shohoku.

L’evento era stato ben pubblicizzato, accompagnato da buffet e musica, e se si aggiunge che il tutto era gratuito è facile comprendere il perché di quella massiccia affluenza.

Rukawa represse a fatica uno sbadiglio.

Ma chi glielo aveva fatto fare?!

Poi vide il preside sorridere gongolante e ricordò il patto.

Si rilassò contro il morbido schienale imbottito della sua poltrona.

Con quello che aveva scritto non avrebbe preso neppure il premio di consolazione, quindi non era obbligato a stare sveglio.

Premi su premi, applausi, commenti, letture, sospiri sognanti da parte delle sue fans sparse per la sala.

Tutto giungeva a lui avvolto dalla bambagia del dormiveglia.

“Ed ora, il momento che tutti stavate aspettando!” la voce squillante del presentatore lo riscosse appena.

“Abbiamo penato parecchio per decidere su cosa ci saremmo basati per scegliere il vincitore.

Tutti gli scritti in gara erano frizzanti, freschi e spontanei.

Inoltre, essendo voi il meglio che il Paese offra in quanto a scrittori in erba, la forma è risultata brillante e scorrevole in tutte le opere.

Perciò alla fine abbiamo optato per la sincerità…”

NON PUÒ ESSERE…

“…e l’irriverente critica sociale!”

OH…

“Quindi con gioia vi annunciamo che il vincitore…”

…KAMI…

“Del premio letterario under 18 2004…”

…SAMA…

“è Kaede Rukawa, del liceo Shohoku!”

“Che ti prende volpino?

Mi sembri più pallido del solito!

Dillo al tuo presiduccio, che cos’hai?”

“Coraggio, Rukawa, venga sul palco!” lo incitava intanto il presentatore.

Il moretto, con un principio d’infarto, raggiunse la postazione microfonata ondeggiando pericolosamente sulle gambe, tanto che si aggrappò al leggio per non cadere.

La sua vita stava per cambiare radicalmente e non era sicuro di essere pronto.

Lo sguardo vagò sui compagni della squadra: Sakuragi aveva un irritante sorrisino sul viso che gli fece ribollire il sangue.

BENE, STUPIDO DO’HAO, SE NON SEI PREOCCUPATO TU…

Squadrò l’uomo vestito da pinguino che gli indicava cerimoniosamente le pagine del suo tema, tirò il fiato e si schiarì la voce nel microfono.

L’applauso si spense per lasciare il posto ad un silenzio gonfio d’attesa.

Oggi odio il mondo.

Anzi, non solo oggi.

Sempre.

Siete di nuovo qui, ma si può sapere che volete da me?

Lo so, siete buone e gentili con me, sempre, ma non per questo cambierò il mio modo di essere.

Non posso.

Ho provato a dirvelo, ma continuate a guardarmi come se fossi un angelo che si nasconde e che in realtà è innocente e dolce…

Ieri ho addirittura pianto.

Sono sicuro che vi ha fatto piacere vedere che anch’io in fondo sono un essere umano, vero?

Ma non erano lacrime di dolore o di un cuore spezzato, ma solo lacrime dettate dal fastidio che provo quando vi appiccicate a me in quel modo disgustoso!

Ero incazzato nero e non sapevo come esprimere la rabbia, quindi le lacrime sono uscite da sole.

Se ora siete confuse vi capisco, e non vi invidio affatto: spero solo che non siate davvero innamorate di me, perché vedete, io sono un po’ di ogni cosa e il mondo ruota intorno a me!

È così che vanno le cose.

Volete che sia più chiaro, perché non capite dove voglio andare a parare?

Bene…

Sono un fottuto gigolo.

Proprio così.

E un fidanzato modello.

Sono un figlio, ma anche un padre.

Un santo, eppure un peccatore.

E non me ne vergogno affatto.

Amo davvero, e quindi sbatto e mi faccio sbattere fino a raggiungere quasi il dolore fisico, ma solo da colui che amo.

Proprio per questo sono santo e peccatore allo stesso tempo; santo, perché sono fedele e metto l’amore al primo posto nella mia vita, peccatore (e della peggior specie) perché è un “lui” che divide la sua vita con me.

E sono un figlio, certo, come tutti voi, ma anche un padre per il mio ragazzo scapestrato che ha costante bisogno di attenzioni e coccole, nonché rassicurazioni continue e tanto, tanto amore…

Sono il vostro sogno, e insieme il vostro peggiore incubo, non c’è via di mezzo per me, ma lo sapete bene: non mi vorreste diverso da come sono.

Perciò, mi dispiace: asciugatevi gli occhi e prendetemi così.

Certo, questo significa che solo un uomo davvero forte, quanto e più di me, può starmi vicino; posso essere davvero irritante, e difficile da sopportare, sapete?

Amo gli estremi e cercare di superarli; chissà, forse domani sarò diverso. Il mondo e la vita mi matureranno forzosamente…

Ma allora, visto che oggi non vuol dire nulla, lasciatemelo vivere come cazzo mi pare!

Che vi prende?

Credete di avermi capito?

Beh, lasciate che vi disilluda: come le stagioni cambiano impercettibilmente e senza che ve ne accorgiate gli anni ci passano sotto il naso, io sono fuori dagli schemi e non vi sarà affatto facile inquadrarmi…diciamo che non ci riuscirete mai!!!

Ah, un ultima cosa: il mio compagno è meraviglioso e mi rende profondamente felice.

Continuate pure a fare ciò che volete, a sbavarmi dietro, a sognarmi, a riempirmi l’armadietto di posta…

Ma per pietà, non cercate di salvarmi.

Io sto bene come sono.

Un enigma senza soluzione, prendere o lasciare.

Una divinità per voi, che ora si mette in ginocchio per chiedervi di capire ed accettare il nuovo me stesso che vi propongo.

Non che io possa cambiare in caso di rifiuto da parte vostra, ma se quando siete state infelici ferite o avete sofferto la mia persona vi è stata di riferimento e sostegno, beh, è ora di ricambiare.

Io posso essere un angelo, davvero, posso sorridervi ed ascoltarvi, posso mostrarvi il mio vero carattere, che rischiarato dal sole del mio do’hao finalmente viene alla luce…

Ora che non è più un segreto, Hana, potremo stare insieme senza paura e soprattutto senza vergogna, proprio come tu hai sempre sognato.

Ero stordito, perso, svuotato, ma ora mi sono ripreso la mia vita e il mio futuro: non potrete più dire che sono un surgelato privo di sentimenti!

E devo dirvi la verità…mi piace il nuovo io.

A questo punto sta a voi.

Amico…o nemico.

Scegliete.

 

Kaede Rukawa”

 

Il volpino tirò il fiato, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo sulla platea.

Quando alla fine lo fece, si ritrovò di fronte a volti impietriti.

Su parecchi di essi scorrevano lacrime di commozione, altri erano sbigottiti, quello del preside era gonfio come una zampogna e di un simpatico color porpora acceso.

Il suo Hanamichi aveva gli occhi luccicanti, pieni di orgoglio comprensione e…amore.

Quell’amore che ogni giorno gli donava, senza mai stancarsi.

Sentì un pizzicorino alla base del naso, stava per mettersi a piangere anche lui e stavolta non se lo poteva permettere.

Trattenne lo stimolo finché questo non esplose in uno starnuto.

Un potente, fragoroso starnuto, sul microfono, che riecheggiò nella sala.

Con il gocciolone che gli colava dal naso e gli occhi lucidi, per non parlare dei capelli arruffati, il moretto era davvero comico e Akira, da quel mattacchione che era, non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

Dapprima cercò di contenersi, poi si lasciò andare tenendosi la pancia.

La sua risata spontanea e sincera contagiò pian piano gli altri, che uno dopo l’altro iniziarono a ridere con lui, applaudendo con partecipazione.

“Complimenti, signor Rukawa, sembra che questa sia l’approvazione che cercava” gli fece notare il presentatore, visto che lui non riusciva a crederci e spostava lo sguardo da uno all’altro incredulo.

Il rossino gli sorrise, mentre levava il calice verso di lui sillabandogli un muto “Aishiteru”.

 

**********************FINE FLASHBACK************************

 

POV Hana

 

E figurati se il maledetto non se ne approfittava!!!!

È diventato l’idolo della scuola, le ragazze lo adorano ancora più di prima se è possibile e lui se ne approfitta!!!

Come sta facendo ora, che sbuffa e alzando gli occhi al cielo mi richiama all’ordine con il solito “do’hao”…

E va bene…

goumen ne…”

“Nani?!” chiede perplesso.

“Mi dispiace, ok, stupidissima volpe!

Mi dispiace per non averti aspettato stamani…mi avevi fatto arrabbiare però!”

Il sorriso che gli increspa le labbra mi fa desiderare di andare lì e stringerlo forte a me…

Ma devo mantenere almeno un po’ di orgoglio no?

“Ok” risponde voltandosi poi noncurante verso la finestra.

Ok?!

Ma come ok?!

“Ehi, volpastro!

Che vuol dire ok?”

“Vuol dire che ti perdono, do’hao” aggiunge stancamente senza guardarmi.

Mi perdona?!

E io ho perso venti, no dico VENTI minuti di coccole e smancerie mattutine per la sua presa di posizione e mi dice “ti perdono” ?!

“Guarda che pretendo un risarcimento!” tuono.

Lentamente si gira e nei suoi occhi si è acceso il lampo malizioso che conosco bene.

“Do’hao” sentenzia buttandomisi poi al collo per darmi un bacio coi controfiocchi, mentre le ragazze sospirano sollevate (e anche io visto che ho scampato le loro ritorsioni per aver fatto soffrire Kaede -.-) e i ragazzi si sgomitano tra loro.

Ma in che razza di scuola siamo capitati?!

Ci manca solo che il pres…

“DIN DON ragazziiiiiii

Il vostro presiduccio ha bisogno di un favore!

Una cosa del tutto irrilevante una sciocchezzuola, un…”

Ma già non lo sento più.

Il gracchiare dell’interfono è lontano mille miglia da me e dal caldo volpacchiotto che stringo fra le braccia…

 

 

* OWARI *

 

è una cagata pazzesca, lo so -.- ma accontentati ugualmente ok?

Un  grosso bacio e ancora auguri!!!

 

MaRtY_aka_CoCcInEllA