PARTE: 5/?
DISCALIMER: i personaggi e la storia sono miei. (Si, questa è quella dei
cantanti xò i cantanti vengono (hem...) + avanti)
Il concerto
parte V
di
Schwarze Fee
Quel giorno è iniziato il periodo più felice della mia vita. Tutti i
giorni andavamo alla casa. Il mio sedicesimo compleanno lo abbiamo passato
in mezzo alla polvere e ai calcinacci.
La casa era invasa da muratori, elettricisti, idraulici. Io aiutavo come
potevo, portando secchi di macerie, sacchi di cemento, tubi, mattoni. Alla
sera ero distrutto, avevo polvere anche in posti che non ricordavo di avere.
Yuri era quasi sempre fuori casa, andava in giro a sistemare documenti,
chiedere permessi, stipulare contratti. Ero stupito di come quel ragazzo
avesse ripreso in mano la sua vita. Ero fiero di lui.
Quel giorno Yuri arriva con due pacchetti e una bottiglia.
- Ho un paio di sorprese per te! - dice, facendomi sedere sul pavimento e
sedendosi di fronte a me.
- Allora... sorpresa numero uno: sono stato da quell'amico di mio padre di
cui ti ho parlato. Non voglio annoiarti con i particolari, comunque ho preso
possesso dei miei averi e gli ho chiesto di scrivere ai miei e di comunicare
loro, molto gentilmente, che non ho più intenzione di vivere della loro
carità. Pensavo che mi facesse delle storie, invece mi ha stupito.
Ha detto che era ora che crescessi, però ha anche detto che posso contare
su di lui in caso di problemi. Quell'uomo non è male come pensavo. - Yuri
sorride, poi continua.
- Mi tengo i soldi che mi hanno mandato fino ad ora come risarcimento per
quello che ho passato in questi anni per colpa loro. Ma non accetterò più
un soldo. Quello che ho è sufficiente per sistemare questa casa e per
affittare un piccolo studio in centro.
- E questa è la seconda sorpresa. - dice mostrandomi un contratto - ho
affittato questo piccolo negozio. Anche lui necessita di qualche miglioria,
ma per questo non ci sono problemi. Devo dire che i miei hanno pensato al
mio futuro.
- dice con tono sarcastico e una specie di ghigno sulla faccia. - Diventerà
il mio studio fotografico. Domani andrò ad acquistare l'attrezzatura che mi
serve. -
Io lo guardo senza parole. E' tutto così incredibile! Yuri è davvero
fantastico.
- Terza sorpresa: questo è per te... - e mi porge un pacchetto. Lo apro con
le mani tremanti. Dentro c'è un peluche, un cane bianco e marrone, con un
cappellino sulla testa.
- Si chiama Eddy, spero che ti piaccia. E' un piccolo anticipo, fino a
quando non potremo prendere un cane vero.-
Sono sull'orlo del collasso. Un cane... Nella mia mente si fa strada una
sensazione, un calore a me sconosciuto. Io, lui, una casa, un cane... una
famiglia. Mi viene da ridere.
- Ma ti rendi conto? Due come noi... un ragazzino sbandato e un metallaro ex
tossico! E adesso stiamo parlando come una coppia di stupidi sposini.
Stiamo parlando di uno stupido cane, di una stupida casa con uno stupido
giardino... di te che fai un lavoro rispettabile e magari di me che vado a
scuola... Dio, che schifo! - mi metto a ridere, ma le mie risate si
trasformano in singhiozzi.
- Che c'è? - mi chiede lui, passando un dito sulle mie guance, dove le
lacrime stanno tracciando righe nella polvere. - c'è qualcosa che non va?-
- No, è solo che io... non credevo che avrei mai potuto essere così
felice...-
Lo abbraccio e lui mi bacia, in mezzo alle occhiate stupite degli operai
intorno a noi, molti dei quali hanno persino smesso di lavorare per seguire
la scena.
Yuri apre l'altro pacchetto, sono piccole paste. Poi stappa la bottiglia.
- Champagne vero! Che finezza! - dice ridendo. Mi porge la bottiglia. Mentre
mangiamo le paste, beviamo lo champagne dalla bottiglia, sbriciolandoci
dentro. Alla faccia della finezza!
* * *
Quella sera esco dalla vasca, pulito e profumato. Finalmente! Non ne potevo
più di sentire polvere dappertutto, persino fra i denti. Yuri si spoglia ed
entra nella vasca. Mentre asciugo i capelli lo guardo e subito mi sento
eccitato. Spengo il phon e mi avvicino. Mi impadronisco della spugna e
gliela passo sul corpo. Lui si rilassa e sospira soddisfatto. Sostituisco la
spugna con la mano, lo accarezzo dappertutto poi afferro il suo pene e lo
massaggio, dolcemente. Poi sostituisco la mia mano con la sua.
- Fallo per me, ti prego - gli dico. Poi mi alzo e appoggio la schiena al
muro. Voglio vederlo. Lui mi guarda, stupito, ma è già tanto eccitato da
non potere rifiutare. La sua mano si muove lentamente, mentre l'altra sale
ad accarezzare il torace. I suoi occhi sono quasi chiusi, ma mi sta
guardando, sento il suo sguardo su di me come fuoco.
La mia mano scivola sul mio corpo, poi anche io faccio quello che sta
facendo lui. E' imbarazzante ed eccitante insieme. Lo guardo mentre si
accarezza le labbra con le dita. E' la cosa più sensuale che abbia mai
visto. Non mi trattengo e mi libero sul pavimento. Poi le ginocchia mi si
piegano e scivolo giù.
Lui esce dalla vasca e si avvicina. Mi fa mettere a quattro zampe e mi
penetra lì, sul pavimento del bagno. Nel giro di poco ho un altro orgasmo.
Poi lo sento venire dentro di me.
Alla fine mi porge la mano.
- Alzati - mi dice. Capisco dal suo sguardo che non è ancora finita. Non è
ancora soddisfatto.
- Non ce la faccio! Davvero, le gambe non mi reggono... - dico ridendo.
Ed è vero. Allora lui mi prende in braccio. Ormai è diventato forte, mi
solleva come se fossi un bambino e mi porta in camera, posandomi sul letto.
Io continuo a ridere. E' come se stessimo giocando. Lui mi fa il solletico e
mi mordicchia la pancia. Anche lui ride.
- Non ti facevo così pervertito - mi dice, - con quel tuo faccino da bimbo,
invece ti piacciono i giochetti, eh? Ora ti insegno io qualche giochetto.-
E ricomincia a baciarmi.
* * *
Il grande giorno arriva. Finalmente la casa è pronta ed è davvero
stupenda.
Yuri ha un gusto fantastico. Ha arredato la casa in modo molto simile a come
era una volta, sembra una vecchia villa di campagna. In cucina c'è
addirittura la stufa a legna e il camino in salotto. L'altra sala contiene
solo due poltrone, l'impianto hi fi e un mobile per i CD che va da una
parete all'altra. In bagno c'è anche la doccia. Finalmente! L'unica cosa
che mi manca di casa mia è la doccia. Infine un piccolo studio con una
camera oscura.
E la camera da letto! E' completamente vuota (l'armadio è una stanza a
parte) e con un bellissimo... materasso matrimoniale. Sul pavimento. Le
buone abitudini vanno conservate.
* * *
E' l'ultimo viaggio, poi il trasloco sarà completato. Andiamo
all'appartamento a recuperare l'ultima scatola. Fare un trasloco con la moto
è davvero ridicolo!
- Aspettami qui, torno subito - dice.
Io gironzolo un po', ma poi mi viene un'idea. Yuri ha ragione quando dice
che sono un piccolo pervertito. Ma non è colpa mia, lui è così
terribilmente sexy! Ogni volta che lo guardo mi viene voglia. E poi in
questo appartamento abbiamo passato i momenti più brutti ma anche i più
belli da quando lo conosco.
Voglio farlo qui ancora una volta, l'ultima.
Salgo le scale a due gradini alla volta, poi mi avvicino lentamente alla
porta, senza fare rumore. Voglio fargli una sorpresa.
* * *
C'è qualcosa di strano. La porta è socchiusa e dentro mi sembra di sentire
delle voci. Entro con circospezione e lo chiamo. Si fa silenzio, un silenzio
strano, pesante. Lo chiamo ancora.
- Hansi, vai via! -
Lo sento gridare, la sua voce è strana, c'è paura dentro. Nonostante le
sue parole, non penso neppure per un momento di andarmene. Oltrepasso la
porta e subito sento un braccio che mi stringe la gola e una mano che mi
preme sulla bocca. Chiunque sia, ha una forza incredibile, riesce a
sollevarmi da terra. Non riesco nemmeno a respirare. Subito mi prende il
panico, comincio a dibattermi, scalcio, ma non serve a niente. Un altro
tizio esce dalla camera e mi afferra per le braccia, torcendomele dietro la
schiena. Fa un male cane ma non riesco a liberarmi. Mi trascina in camera e
qui uno spettacolo orribile mi si para davanti.
Yuri è in ginocchio a terra, mentre due uomini lo tengono per le braccia e
un terzo lo sta picchiando. Io grido - Yuri! - ma subito l'uomo che mi tiene
mi da una ginocchiata nelle reni. Il dolore è pazzesco, mi cedono le gambe
ma il tizio mi tiene su, come se fossi una bambola di pezza.
- Vi prego, lasciatelo stare - gemo - vi prego.... -
L'uomo lo picchia, gli solleva il viso tirandolo per i capelli e poi lo
abbatte con uno schiaffo. Poi un altro e un altro ancora. Poi comincia a
dargli calci nello stomaco, all'inguine, dappertutto.
Il suo corpo si contrae ad ogni colpo, si piega per difendersi, ma loro non
glielo permettono e lo tengono su.
- Basta - grido. Non è possibile che stia accadendo davvero! Questo è un
incubo, non può essere altro.
- Basta, basta! - ma loro non smettono. Chiudo gli occhi, volto la testa,
non ce la faccio. Non posso guardare. Ma così è peggio. Sento i colpi e
sento i suoi gemiti, le sue grida. Perché? Perché tutto questo? Ma è
inutile chiedermelo. Lo so. Lo so benissimo e sapevo che sarebbe successo
prima o poi. E anche lui lo sapeva. Abbiamo cercato di non pensarci, di
illuderci che non sarebbe mai accaduto. Ma sapevamo e, in fondo, lo stavamo
aspettando.
Ma ora?
- Vi prego, basta! Lo state ammazzando! - grido e piango allo stesso tempo.
Non voglio che lo uccidano, per favore, non voglio!!!
Non so per quanto tempo vanno avanti. Alla fine lui non è che un mucchietto
di stracci sanguinante. C'è un silenzio di tomba, rotto solo dal basso
lamento di Yuri e dal roco ansimare dell'uomo che l'ha picchiato. Questo si
abbassa e gli prende il viso fra le mani. Gli sorride. E' molto
strano. Il suo sorriso non è affatto compiaciuto, sembra anzi dolente.
- Mi dispiace. - dice, - è tutto quello che posso fare. -
A questo punto succede una cosa stranissima. Ma forse sono io che mi
inganno, sono tanto sconvolto da avere le allucinazioni. Mi sembra di vedere
Yuri che a sua volta gli sorride e annuisce debolmente.
L'uomo mi si avvicina e mi fissa, da molto vicino. Posso sentire il suo
alito sul viso.
- Allora sei tu! Mmmmm... si, Yuri ha sempre avuto degli ottimi gusti. - poi
si avvicina ancora e mi sussurra nell'orecchio. E' come se non volesse farsi
sentire dagli altri.
- Grazie per quello che hai fatto. Tienilo d'occhio, ok? In fondo non è un
cattivo ragazzo! - mi fissa negli occhi e mi sorride. Solo a questo punto
riesco a metterlo a fuoco. Assomiglia molto a Yuri com'era quando l'ho
conosciuto.
E' pallido e ha lo stesso sguardo disperato che aveva lui.
Quello che mi sta tenendo mi lascia andare, poi se ne vanno, in silenzio.
Ma prima di uscire il tizio si gira ancora, mi schiaccia l'occhio e formula
con le labbra "buona fortuna".
A questo punto la tensione si spezza e io crollo a terra. Ho un dolore
fortissimo alla schiena, dove quel bastardo mi ha colpito. Ma non ho tempo
per perdermi dietro a me. Yuri è sempre a terra. Corro da lui. Non so
nemmeno come fare a toccarlo, la sua pelle sta diventando lentamente nera,
ha lividi dappertutto.
Gli sollevo il viso. E' uno spettacolo devastante. Non c'è un centimetro di
pelle intatto, gli occhi sono quasi invisibili dietro la tumefazione, le
labbra sono gonfie e sanguinanti, anche il naso sanguina, sicuramente è
rotto.
Lentamente si tira su. Ad ogni movimento geme e il respiro esce a
singhiozzi.
Non ho mai visto un essere umano conciato in questo modo. E io sono tanto
paralizzato da non sapere cosa fare.
Lo aiuto ad appoggiarsi al muro. Non c'è più nemmeno il materasso per
farlo sdraiare. Lui si tiene le mani premute contro lo stomaco, sta
soffrendo da matti.
- Io chiamo un'ambulanza. Devi andare in ospedale! - dico, ma lui mi ferma.
- No, tu non chiami nessuno! -
- Cosa? Ma tu stai male! Puoi avere qualcosa di rotto, o un'emorragia
interna! Lasciami almeno chiamare un medico! -
- Ho detto di no! Non possiamo farlo. E cosa gli diciamo al medico? -
- La verità, che dei teppisti ti hanno aggredito! -
- Non possiamo! Non lo capisci? Ragiona! Il medico farà una denuncia. E noi
non possiamo permetterci una cosa del genere.
- Perché? Non ti capisco! -
Lui non parla per un po'. E' come se cercasse le parole. Ho come
l'impressione che mi stia nascondendo qualcosa.
- Tu sei scappato di casa. - dice.
- Ma cosa dici? Io non sono scappato. E' solo che... -
- Cristo, Hansi, non ci torni da mesi! Lo so, ai tuoi non frega niente, ma
sei minorenne! Se vieni immischiato in questa storia ... bè, io non so cosa
ti potrà succedere... -
- Niente! Cosa cazzo vuoi che mi succeda? - Reagisco male, ma so che ha
ragione. Mi alzo, imbronciato, e vado in bagno. Torno poco dopo con un
fazzoletto bagnato e comincio a tamponargli il viso, delicatamente.
Lui fa smorfie di dolore ad ogni tocco. Non riesco a pensare. L'unica cosa
che ho nella mente è una dannata paura che Yuri possa avere qualcosa di
grave.
- Non voglio coinvolgerti nei miei casini. -
- Forse ti sta sfuggendo un piccolo particolare. Io ci sono già nei tuoi
casini e da un pezzo! - grido quasi. Poi mi blocco. E' la prima volta che
litighiamo ed è la prima volta che ce l'ho con lui. E non è per niente il
momento adatto.
Lui mi guarda e c'è qualcosa nei suoi occhi.
Dolore. Quello che ho detto è terribile. Abbasso gli occhi.
- Non ne vuoi parlare? - mi chiede.
- Parlare di cosa? -
- Di quello che è successo. -
- Cosa c'è da dire? Erano i tuoi amici e sono venuti a fartela pagare perché
hai abbandonato il giro. Lo sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto, no? -
cerco di sembrare più calmo di quello che sono. In realtà sono
terrorizzato.
Non so cosa fare. Devo portarlo via da qui, portarlo a casa, ma come? Lui
non si può certo muovere, e poi con cosa lo porto? Con la moto?
Torno in bagno a sciacquare il fazzoletto. Ne approfitto per bagnarmi il
viso. Sono stanco, stufo di tutto questo. La mia vita non è mai stata né
semplice né felice, ma non ho mai pianto tanto come da quando conosco
questo ragazzo. Non ho mai sofferto tanto. Mi chiedo se è questo l'amore,
questo costante senso di ansia dentro lo stomaco. Questa paura e questa
preoccupazione, sempre, che possa succedergli qualcosa di male. E mi chiedo,
sentendomi una vera merda, se ne vale la pena.
- Non ho capito una cosa. Quel ragazzo ha detto che non poteva fare altro.
Cosa significa? E poi mi ha ringraziato. Io non ci capisco niente. Ti ha
quasi ammazzato e poi mi viene a dire di tenerti d'occhio. Chi era? -
Yuri ride, debolmente.
- Era Klaus. Eravamo amici. -
- Begli amici che hai! -
- No, tu non hai capito. Lo ha fatto lui, perché altrimenti sarebbe venuto
qualcun altro e allora sarebbe stato peggio, per me, ti assicuro, e anche
per te. Un altro non si sarebbe limitato a picchiarmi, e tu non ne saresti
uscito incolume. Di solito ti fanno un overdose ed è finita. Klaus è
davvero un amico. - Yuri sorride. - Non è stato facile per lui fare quello
che ha fatto. Ha corso un grosso rischio. - Lo guardo come se fosse
un'extraterrestre, sono totalmente sbalordito. Yuri è grato a quel
bastardo, non ce l'ha con lui!
- Se lo dici tu... Ma ora cosa facciamo? -
- Niente. Aspettiamo un po', magari mi passa e poi torniamo a casa. -
* * *
Ma i minuti passano, e diventano dieci, trenta, un'ora. Yuri non si
riprende, anzi, sembra che stia sempre più male. Respira a fatica e ogni
tanto tossisce.
Io sono sempre più nervoso. Gli chiedo ancora di permettermi di chiamare un
medico, ma lui non vuole.
Fino a quando un colpo di tosse più forte degli altri non gli fa sputare
del sangue e Yuri perde conoscenza.
Allora, improvvisamente, mi sento padrone della situazione. E' strano, fino
a poco fa ero in preda al panico ed ora so esattamente cosa fare. E' come se
io sia completamente padrone di me solo quando Yuri è "fuori
uso". Quando si bucava io sapevo sempre cosa fare e come comportarmi.
Da quando ha ripreso in mano la sua vita, sono sempre più dipendente da
lui. E' lui che decide, che fa, io semplicemente lo seguo.
Sento che è una cosa su cui devo riflettere, ma lo farò dopo. Ora non c'è
tempo.
Esco e vado a bussare alla porta del vicino. Aspetto un po' e poi busso
ancora. Sento un rumore dietro la porta, ma nessuno apre.
- Signore, per favore, ho bisogno di un telefono! -
Niente. Sento che c'è qualcuno, ma non ne vuole sapere di aprire. In fondo
non gli do torto, però io ho assolutamente bisogno di un telefono. Riprovo.
- La prego. Devo chiamare un medico! -
Ancora niente. Dentro di me maledico la persona che sta dall'altro lato
della porta. Le do un calcio.
- Maledetto cazzone! - grido.
In quel momento si apre l'altra porta che da sullo stesso pianerottolo.
Una signora sui cinquanta mi guarda, con aria preoccupata. Indossa un
grembiule e un fazzoletto sulla testa.
- Cosa succede? - domanda con voce tremante. Ma il tono mi dice che è una
domanda pro-forma, perché lei sa già tutto.
Ha seguito tutta la scena, ha sentito tutti i rumori. Sa tutto di Yuri e
anche di me. Spesso l'ho vista sbirciare dalla porta socchiusa, mentre
uscivo o rientravo, spesso ho sentito su di me il suo sguardo di rimprovero.
E' la classica vicina impicciona e curiosa. Ma ora ha aperto la sua porta e
io sento uno slancio di affetto per lei. Le rivolgo un sorriso.
- Signora, per favore, Yuri sta male. Devo assolutamente chiamare
un'ambulanza. -
Lei mi indica il telefono e riamane sulla porta a guardarmi. Quando
riaggancio sono più tranquillo, fra poco Yuri sarà in ospedale e poi tutto
andrà bene.
Chiudo fuori dalla mia testa tutti i pensieri negativi. In fondo so che non
sarà così, ma non ci voglio pensare ora. Affronterò i problemi quando si
presenteranno.
Prima di uscire stringo la mano alla vicina.
- Grazie, signora. Le sarò grato per tutta la vita. -
- Spero che vada tutto bene - sussurra lei. E' un po' spaventata. Penso che
questa donna è eroica. Vorrei buttarmi ai suoi piedi ma capisco che non è
il caso, la spaventerei ancora di più.
Torno in casa, da Yuri. Poco dopo arriva l'ambulanza.
FINE CAP 5
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