PARTE: 4/?
DISCALIMER: i personaggi e la storia sono miei. (Si, questa è quella dei
cantanti xò i cantanti vengono (hem...) + avanti)
Il concerto
di Fatina
Saliamo di sopra tenendoci per mano. In realtà mi sento un po' stupido,
certe romanticherie non fanno per me, ma sentire la sua mano nella mia mi fa
sentire più tranquillo.
So cosa sta per succedere. Lo desidero così tanto, da tanto tempo. Ma
adesso che sta per accadere mi sento un po' spaventato e preoccupato.
Naturalmente è la prima volta. Lo so da tanto che mi piacciono i ragazzi,
forse l'ho sempre saputo. Ma da questo a fare sesso ce ne passa.
Gli stringo la mano e lui ricambia la stretta. Ha capito. Da un semplice
gesto ha capito quello che provo e ha risposto in modo altrettanto semplice.
Ma quel gesto racchiude tante cose, è come se mi dicesse "non ti
preoccupare, io sono qui e andrà tutto bene". Una piccola magia. Mi
sento subito molto più tranquillo.
La stanza è pulita e perfettamente in ordine. Il materasso è ben fatto e
le lenzuola sono profumate. E' tutto così invitante! Io mi ci siedo sopra,
anzi mi lascio cadere, le gambe improvvisamente molli. Lui sparisce in
cucina e torna poco dopo con due Ceres in mano.
- Penso che due birrette ce le possiamo permettere, che dici? -
Si, un po' di alcool, senza esagerare, mi renderà tutto più semplice. Poi
accende lo stereo. Passa un dito sulla fila di CD, fermandosi su uno, lo
estrae e guarda la copertina, compiaciuto.
- Dark Tranquillity - sussurra , sorridendomi.
- Perfetto - dico io. Penso, vergognandomi un po' di me stesso, che quel
disco è perfetto per fare sesso.
Poi si siede accanto a me, circondandomi le spalle con un braccio. I nostri
corpi aderiscono perfettamente, dal ginocchio alla spalla. Lui mi guarda e
sorride, sorseggiando di tanto in tanto dalla bottiglia.
Quando la musica incomincia poso la bottiglia e chiudo gli occhi. Quella
musica mi piace ascoltarla così, meglio se fra le braccia di Yuri. Apro la
mia mente e il mio cuore per lasciarla entrare. La voce di Mikael
è una delle cose più belle che esistano. Quel growling potente e
disperato, interrotto ogni tanto da un canto dolce e straziante.
"Waiting for the day to end
the silence came too late
I turn my eyes inside
Close the lids
Deniy the world to enter"
E poi le sue mani mi spingono giù, lentamente. Senza aprire gli occhi mi
godo ogni suo movimento, ogni suo gesto. Le sue mani sotto la maglietta, le
sue dita che sfiorano i miei capezzoli. Sento brividi per tutto il corpo e i
pantaloni che diventano sempre più stretti, tanto da fare male. E ancora la
sua bocca sulla mia e la sua lingua che saetta sulle mie labbra e poi
dentro, ad incontrare la mia, e lì la accarezza e poi si ritrae e poi torna
ad affondare. Le mie labbra che si stringono ad imprigionarla e la
succhiano, così calda e con un buon sapore. Il sapore di lui.
Poi il suo viso lascia il mio e scende, la sua lingua continua il suo lavoro
sulla mia pelle, lasciando delicati ricami di saliva. I suoi denti mi
mordono e le sue mani sono calde. La mia pelle mi trasmette centinaia di
sensazioni diverse, il mio respiro entra ed esce dai polmoni sempre più
velocemente, il suo nome esce dalla mia gola come un singhiozzo mentre il
mio nome entra dalle mie orecchie come una nenia, come una formula magica. E
nel mio cervello tutto si mescola alla musica e io non esisto più. Ci sono
solo lui, la musica e il piacere che diventa sempre più forte.
E poi ancora la sua lingua che improvvisamente sfiora l'elastico degli slip,
la sua bocca che morde e succhia la pelle delicata dell'inguine. Le sue mani
sulle mie gambe, sulle mie natiche, le dita che giocano con i testicoli.
La sua bocca che si chiude su di me. Sento la mia voce e non posso credere
di essere io, io che gemo in questo modo, io che mi trattengo per non
gridare.
Non posso credere di essere io che sto provando quello che sto provando.
Non posso credere che è Yuri che mi sta toccando in questo modo. Il mio
Yuri. Dopo tutto questo tempo stiamo facendo l'amore. Dopo tutto quello che
abbiamo passato, dopo tutte le volte che ho avuto paura che morisse.
Dopo tutte le volte che l'ho sognato.
Lo imprigiono dolcemente, le mie mani stringono i suoi capelli e le mie
gambe si avvinghiano a lui. Non voglio che smetta, non voglio. Ma lui si
libera delicatamente. Allora sento la sua voce.
- Hansi - ... - Hansi, apri gli occhi. Guardami, adesso voglio che mi
guardi. -
Apro gli occhi. E' come emergere da un sogno. Ma la realtà è ancora più
bella del sogno. Lui è in ginocchio davanti a me e si sta spogliando.
Lentamente.
Si scioglie i capelli e li scuote, lasciandoli cadere sulle spalle. Sono
neri e lucidi, la sua pelle a confronto sembra ancora più pallida. Quasi
luminosa.
Il tribale che gli circonda il braccio sinistro sembra dipinto, invece che
tatuato. Sull'altro braccio un triplo giro di filo spinato parte dal gomito
e termina intorno al polso. Il torace è scarno e le braccia esili, posso
vedere il delicato cesello dei muscoli e dei tendini sotto la pelle sottile,
ma le forme sono aggraziate e armoniche e la pelle è vellutata. Mi vengono
le lacrime agli occhi tanto è bello.
Lascio il mio sguardo correre su di lui. I lividi sulle sue braccia stanno
lentamente sparendo.
Quello che fa mi lascia stupito. Si mette a cavalcioni su di me e si sistema
sulla punta del mio pene. I nostri occhi sono come incatenati. La mia gola
è secca. Non so perché ma sento che c'è qualcosa di strano.
I suoi occhi sono spalancati, le pupille aperte. Il suo respiro è veloce.
Le labbra strette. Ha paura... Perché?
- Aspetta! -
Ma è tardi, con un colpo deciso si impala su di me. Lo vedo stringere gli
occhi e i denti mentre un lamento gli sfugge. Sento un piacere terribile
irradiarsi dentro di me, lui è stretto e bollente. Ma lui? Cosa sta
provando?
Lo guardo ancora. Ora i capelli gli nascondono il viso, così non vedo, non
capisco. Lui si muove piano, poi sempre più in fretta. Appoggia le mani ai
miei fianchi e io mi aggrappo, facendo forza con l'inguine per muovermi
dentro di lui. Dio, com'è bello! Sento che sto per esplodere.
Grido il suo nome mentre vengo.
Poi lui si sfila e si accuccia accanto a me. Allora lo stringo e lo bacio
dove capita. E ripeto - ti amo ti amo ti amo ti amo - e sento i miei occhi
riempirsi di lacrime. Quello che sto provando è troppo per me. Io che non
ho mai amato nessuno e che non sono mai stato amato da nessuno. Ed ora
l'amore che provo per questo ragazzo è così tanto che mi fa persino male
al cuore.
- Perché lo hai fatto? - gli domando.
- Fatto cosa? -
- Quello che hai fatto. Ti ha fatto male, lo so. ... Era... -
- Si, era la prima volta, così. - dice lui con semplicità.
- Ma non ti è piaciuto. Ti ha fatto male e basta. -
Lui scuote la testa e mi sorride.
- Non fa niente. La prossima volta andrà meglio. -
- Ma perché lo hai fatto? Per me andava bene anche se ... lo facevi tu a
me. -
- Non volevo farti male - dice lui come se fosse la cosa più scontata
del mondo.
Rimango di sasso. Lui non voleva farmi male e così l'ha fatto a se' stesso.
Sento ancora gli occhi pizzicare.
- Stupido! - gli dico.
Lui mi accarezza il viso.
- Ascolta - mi dice, - lo sai da quanto tempo non facevo l'amore? Forse
anni! E forse non lo desideravo da ancora più tempo. Non desideravo più
niente e non mi interessava più niente. Quando tu sei stato qui, quel
giorno, ho parlato con te e ho pensato che mi piaceva. Poi il giorno dopo,
quando mi hai costretto a mangiare... quel giorno ti ho visto piangere.
Piangevi per me. Ti preoccupavi per me, ed era la prima volta che qualcuno
lo faceva.
Per non parlare di tutto quello che hai fatto dopo. Io non te l'ho chiesto
ma tu lo hai fatto lo stesso. Quello che è successo adesso è stato
comunque bellissimo perché questa volta io ho fatto qualcosa per te. Una
piccola cosa, ma la prima di tantissime. Io non voglio più bucarmi e lo sai
perché?
Perché voglio che tu sia felice, voglio renderti felice e renderti tutto
quello che hai fatto per me e mille volte di più. Perché adesso sei tu la
droga che mi scorre nelle vene ed è una droga a cui non voglio rinunciare.
Mai. -
Adesso è il mio turno di accoccolarmi contro di lui. La sua mano mi
accarezza i capelli. Ora sento che finalmente posso lasciarmi andare e
tornare il ragazzino che sono. Sto tremando. Le sue parole cancellano dalla
mia mente tutto il dolore e la paura di questi ultimi tempi. Mi sento
felice, ora tutto quello che voglio è qui, fra le sue braccia. Tutto il mio
mondo. E come un bambino mi addormento, ascoltando il suo cuore che batte.
* * *
Ci svegliamo dopo qualche ora. E' quasi mattina, il sole filtra dalle
finestre.
- E' la giornata ideale per una corsa in moto - dice Yuri, con l'entusiasmo
di un bambino.
Così partiamo. E' bellissimo stare dietro di lui e stringergli le braccia
intorno. Posso sentire il suo corpo sotto il giubbotto. Penso ancora alla
sera prima e subito mi prende il desiderio di lui, di riaverlo ancora vicino
a me, di sentire il profumo della sua pelle. Mi spingo contro di lui, voglio
che senta ciò che vorrei. "Non è finita" penso "tra noi due
non è ancora finita, lo sai vero?".
Ad un tratto si ferma. Siamo in una via periferica, c'è solo una casa
strana, vecchia. Sembra abbandonata. Smontiamo dalla moto e togliamo i
caschi.
- Guarda! - Lui mi indica la casa e io la guardo. È una specie di villetta,
circondata da una foresta di erbacce. E' tutta scrostata, con i vetri quasi
tutti rotti e le tapparelle storte. Scavalchiamo la recinzione ed entriamo
nel giardino.
- E' bellissima, non è vero? - ha gli occhi che brillano. Ecco dove voleva
portarmi. Lui conosceva già questa casa.
- E' mia! -
Io lo guardo.
- Come tua? -
- Davvero! Non ci credi? Era di mia nonna. Ma lei è morta un sacco di anni
fa e i miei non se ne sono mai occupati. Loro sono sempre occupati a farsi
gli affari loro. -
E' la prima volta che lo sento accennare ai suoi genitori. Allora non parlo.
Voglio che continui. La porta è chiusa con un catenaccio. Lui semplicemente
la abbatte con un calcio. Dentro è ancora più bella che fuori. Ci buttiamo
all'esplorazione. All'entrata c'è un salone immenso, poi una cucina
grandissima e ancora un'altra stanza. Dopo un piccolo corridoio ci sono due
grandi camere e un bagno enorme, con ancora tutti gli accessori, vecchi e
scrostati ma bellissimi. E' vuota ma le pareti conservano ancora la vecchia
tappezzeria.
Yuri si guarda in giro. Si vede che è emozionato.
- Sai, in questa casa sono racchiusi tutti i miei ricordi più belli. Mia
nonna era una persona stupenda. Mi domando come abbia potuto generare quella
puttana di mia madre. Lei era dolce e buona. Io sono stato cresciuto da lei
ma quando avevo sei anni è morta. -
Usciamo e ci sediamo sotto il piccolo portico. Ci guardiamo in giro, il
giardino è incolto e pieno di erbacce. I suoi occhi sono pieni di amore per
questo posto.
- Doveva essere molto bello questo giardino - dico io.
- Si, era stupendo e anche la casa. Mia nonna ci teneva così tanto! Ed ora
guarda come è ridotta. E' tutta colpa loro. -
Io non parlo. Sento che sta per raccontare, per sfogarsi, e sono troppo
curioso di sapere. Voglio sapere cosa lo ha spinto a fare quello che ha
fatto, a rischiare di perdere la vita.
- Mio padre ha affari in giro per tutto il mondo, Cina, Sudafrica, Giappone.
Da quando sono nato l'ho visto si e no dieci volte. Comunque lui e mia madre
erano già divorziati quando sono nato. Lei invece ha amanti in giro per il
mondo. L'ultima volta che ho avuto sue notizie era negli Stati Uniti, dove
di preciso non lo so. Quando la nonna è morta mi hanno affidato a una
tizia. A lei non fregava niente di me, per lei ero un lavoro come un altro.
Anzi, non mi teneva nemmeno a casa sua. I miei mi avevano sistemato in
quell'appartamento dove sto adesso. Dicevano che era più comodo per la
"baby sitter" e più vicino al centro. La tizia mi portava a
scuola e mi veniva a prendere. Mi faceva da mangiare, puliva, lavava e
stirava. Poi alla sera mi rimboccava le coperte e se ne andava. Io rimanevo
solo per tutta la notte. - sospira, un sospiro pieno di dolore - Non credo
che loro lo sapessero. -
Sono senza parole. Mi fa venire la pelle d'oca il tono distaccato con cui
racconta. Vuole farmi credere che non gliene importa niente, o forse vuole
farlo credere a sé stesso. Ma io guardo i suoi occhi, lo conosco abbastanza
da non farmi ingannare. Mentre parla vedo quel bambino. Un bambino di sei
anni chiuso al buio in una casa che non conosce. Lo vedo mentre si stringe
sotto le coperte, cercando di scacciare le paure che hanno tutti i bambini,
mentre chiama qualcuno che non lo sente nemmeno perché è a migliaia di
chilometri di distanza. Una rabbia sorda cresce dentro di me, rabbia verso
due persone che nemmeno conosco. Non riesco a sopportare l'idea di quello
che gli hanno fatto.
- Forse a modo loro mi vogliono anche bene. - dice, sempre più inespressivo
- Mi scrivono spesso, tutti e due, e mi mandano soldi. Hai visto le buste,
no? Ho una specie di conto da qualche parte. Un amico di mio padre se ne
occupa e provvede a farmi avere una certa cifra tutti i mesi - sospira di
nuovo, fra i denti - ma nessuno di loro mi ha mai chiesto cosa ci faccio,
con quei soldi. -
A questo punto si alza e torna in casa. Capisco che non ha più voglia di
parlarne. Ma io ho una domanda da fargli.
- Perché non sei tornato a vivere qui? - mi arrischio a chiedere. Dopo
quello che è successo fra di noi, avrò pure il diritto di fare qualche
domanda.
- Non lo so. Forse perché volevo mantenere intatto il ricordo di questa
casa. Mantenerlo pulito. Se fossi venuto a stare qui, a bere e bucarmi,
avrei distrutto anche il mio ultimo ricordo felice. -
Dietro c'è una piccola veranda. Ci sediamo sui gradini.
- Sai, - dice ancora - io non ce l'ho con loro. Mi sono indifferenti come io
sono indifferente a loro. In fondo nemmeno li conosco. L'unica cosa che non
gli perdono è questa. Avermi portato via da qui. Se mi avessero lasciato
qui, tutto sarebbe stato diverso. Capisci cosa voglio dire?-
Si, lo capisco benissimo. Questa casa ha qualcosa, un calore tutto speciale.
Per lui sarebbe stata la sua famiglia, anche se vuota. Lui qui avrebbe
potuto crescere ed essere felice, anche da solo. Un'altra domanda spinge
dentro di me. Mi batte il cuore a mille mentre la faccio.
- E adesso? Perché ci sei tornato adesso? -
Lui mi osserva, poi sorride.
- Adesso ho un motivo per tornare. Ora non temo più di distruggere il
ricordo di questa casa. - si guarda in giro con amore - Voglio sistemarla e
venire a viverci. E forse avrò anche qualcuno con cui farlo... se tu vuoi
venire qui... con me.-
Io non so cosa rispondere. Sapevo che voleva cambiare casa e cambiare vita.
Ma non avevo mai osato sperare di fare parte anche io di quella nuova vita.
Sono tanto felice che mi metto a ridere e piangere contemporaneamente e gli
salto al collo.
Rotoliamo sul pavimento e alla fine rimango sotto di lui, mentre mi tiene
per i polsi. Ha un'aria così felice. Non è più lo stesso ragazzo che ho
conosciuto solo poco più di sei mesi fa. Penso che i suoi genitori non lo
hanno mai visto così. Sarebbero fieri di avere un figlio così bello. Lui
ride e scuote la testa. I suoi capelli mi fanno il solletico. Ci baciamo,
poi lui si alza e mi porge la mano.
- Vieni - dice.
Mi aiuta ad alzarmi e, tenendomi la mano, mi guida in casa.
- Aspetta qui - poi esce. Torna subito dopo con una coperta che teneva nella
moto, e la stende sul pavimento.
Ci abbracciamo e per un po' rimaniamo così, il mio cuore che batte contro
il suo, a goderci questa pace, a sentire questo nuovo legame che ci unisce.
Poi cominciamo a baciarci, le nostre mani iniziano a vagare sui nostri
corpi, sempre più febbrilmente. Mi rendo conto che da quando lo
abbiamo fatto la prima volta, non ho fatto altro che desiderare questo. Ma
non è solo desiderio il mio. E' un bisogno vero e proprio, bisogno di
sentire che lui è mio e che io sono suo, totalmente, completamente.
E ora accadrà.
Ci spogliamo l'un l'altro, buttando gli abiti in giro, dove capita. Poi Yuri
mi spinge contro il muro. Mi sfugge un grido quando mi prende nella bocca.
Gli stringo forte i capelli e accompagno i suoi movimenti. Ma questa volta
voglio che le cose vadano diversamente.
Non voglio che smetta. Devo fare forza su me stesso per obbligarlo a
lasciarmi.
E' il mio turno di spingerlo contro il muro. Ora tocca a me.
E' un bene che lui non veda il mio viso, devo essere rosso come il
fuoco, sento la faccia in fiamme. Mi sento terribilmente maldestro mentre lo
prendo in bocca. E' una sensazione strana. Lui mi aiuta, muovendo i fianchi,
così per me non è difficile capire il suo ritmo.
E' bellissimo sentirlo ansimare, sapere cosa sta provando grazie a me. Alla
fine sento il suo corpo tendersi e dopo due spinte più forti delle altre,
sento il suo seme colarmi nella gola. Non penso neppure per un istante di
sputarlo. Lo inghiotto e poi lecco e succhio, fino a non lasciarne nemmeno
una goccia. Lui è mio.
Yuri si abbassa fino a raggiungermi, in ginocchio sul pavimento. Mi bacia,
dolcemente, leccandomi via dalle labbra il suo stesso seme. Poi mi spinge giù,
sulla coperta. Ancora ci accarezziamo e ci baciamo, lasciando via libera
alle nostre fantasie e ai nostri desideri. Sono stremato, non ce la faccio
più. Lo desidero così tanto.
- Yuri, ti prego...- sussurro.
- Sei sicuro? - mi dice lui.
- Si. -
Allora lui mi solleva le gambe e con dolcezza mi lubrifica con la sua
saliva, succhiando e intrufolando la lingua dentro di me. Ogni volta che
succhia, sento un brivido che mi percorre per tutto il corpo, come una
scarica elettrica.
"Ti voglio, ti voglio, ti voglio" penso, "se non lo farà
ora, subito, credo che morirò!".
Lui si alza. Lo sento premere contro la mia apertura, poi entra, piano.
Nonostante il desiderio sento il mio corpo chiudersi, a difesa. Lui si
ferma, lasciando il tempo ai miei muscoli di abituarsi. Poi torna a
spingere. Fa male, ma solo un po'. Sentirlo dentro è una sensazione
completamente diversa da qualsiasi altra io abbia mai provato. Ora niente
sarà mai più come prima.
Anche il piacere è diverso, viene da dentro, ed è intenso e caldo,
come una bolla che cresce e cresce fino a riempirmi tutto. Quando esplode
vengo travolto da un piacere mai provato prima. Afferro Yuri per le spalle e
lo trascino giù, contro di me. Voglio sentire il suo corpo contro il mio,
voglio abbracciarlo e stringerlo fino a fargli male.
- Ti amo! - E poi lo bacio, gli imprigiono la bocca con la mia e lo mordo, e
gli spingo la lingua fino gola. Sono preso dalla smania. Lui è mio!
Finalmente lui è mio e io sono suo. Per sempre.
- Per sempre - gli soffio sulla bocca - per sempre.-
FINE parte 4
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