CAPITOLO VII
di Yurika
Nel frattempo la
festa in onore di Notoori procedeva. Il ragazzo era
entrato nella sala assieme al capitano Asada ed era stato accolto da un coro esultante che gli
augurava un buon compleanno.
Come aveva
promesso, si finse molto sorpreso e nessuno sospettò che il povero Hideki avesse già da tempo
mangiato la foglia. L’unico ad essere un po’ imbarazzato era il capitano...
“NANNYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY
AUGURRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!”
Una ventina di
bicchieri vennero rovesciati, una cinquantina di
persone rischiarono di soffocarsi con patatine, pop-corn, salatini e pizzette
varie e i restanti semplicemente persero l’uso dell’udito per un paio d’ore.
Tutti si voltarono
per capire chi fosse l’autore di un tale cataclisma
(anche se per la maggior parte di loro la risposta era assolutamente scontata).
Un ragazzo si stagliava contro la porta con le braccia spalancate. L’istantaneo
pensiero unanime fu: ‘Kami-sama!
Un marziano verde dai capelli viola!!’, ma ben presto la ragione si riappropriò
di quelle giovani menti sconvolte facendo loro riconoscere semplicemente la
presenza del loro compagno di squadra.
Kaneda indossava una maglia verde acqua a collo
alto con fibbie e fibbiette che gli penzolavano un po’ ovunque e due profondi spacchi laterali
che gli arrivavano alle ascelle. La parte di maglia posteriore era più corta e
gli arrivava fino alla vita, mentre quella anteriore
scendeva a ricoprirgli le gambe fino al ginocchio. Pantaloni in jeans verde
mela con applicazioni in pelle verde più scuro sulle
cosce e sul sedere, stretti fino a metà gamba e ‘a zampa’
dal polpaccio in giù, gli scendevano così in basso sui fianchi da lasciare
intravedere il solco delle natiche (e da far notare a tutti che non indossava
biancheria...). Alla vita portava una cintura verdone, messa
di traverso, con borchie argentate. I suoi capelli erano particolarmente vaporosi
con le punte girate all’infuori. Ma la cosa più
particolare era un tatuaggio che faceva bella mostra di sé sulla sua fronte:
una linea centrale posta in verticale che ne separava altre quattro oblique
messe due per lato in modo da ricordare una libellula stilizzata.
“BUON COMPLEANNO
SEMPAIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!” urlò saltandogli
addosso abbracciandolo e circondandogli la vita con le gambe.
In quel momento Taz realizzò di quanto i pantaloni di Kaneda
fossero scesi e con un nuovo urlo disumano gli si gettò
addosso cercando di tirargli giù, per quanto poteva, la maglia a coprirlo.
“Ma cosa fai amoruccio??? Così me la rovini!!!”
piagnucolò l’alien... ehm... il giovane aggrappandosi più forte al collo di Nanny per non essere trascinato per terra dalla forza del
suo fidanzato, mentre il povero responsabile alloggi stava sperimentando tutte
le intonazioni dal rosso al viola a causa di un principio di soffocamento.
In quella un
tifone umanoide (e non mi riferisco a Vash the Stampeed) si abbatté sul terzetto riuscendo in un attimo a
staccare Satori da Notoori
gettandolo su Wakashimaru che finì sfrittellato per terra.
Appena si fu un
po’ ripreso Kaneda si guardò
intorno sbattendo gli sperduti occhioni verdi (pure
quelli) per cercare di capire cosa fosse accaduto.
Nanase stava in piedi davanti a Notoori tremando di rabbia e mordendosi il labbro
inferiore.
“Ma sei impazzito? Lo volevi forse ammazzare?!?”
Kaneda si incupì e
ricambiò lo sguardo di sfida.
“Ehi, Bostik, vedi di non usare quel tono con me! Stavo solo
facendo gli auguri al sempai”.
Makoto sembrò ignorarlo del tutto e si voltò
verso Nanny, ancora preda di difficoltà respiratorie,
e lo trascinò via per un braccio.
“Vieni sempai, andiamo a prendere qualcosa da bere così ti
rimetterai subito”.
“Ehi, bamboccetto!! Sto parlando a teeeee!!!!” gli urlò dietro Satori “Ma
come osi ignorarmi?”
“Lascia stare,
tanto non ti ascolta nemmeno” disse Mitsui che si era
appena avvicinato a lui in compagnia di Sendoh.
“Ma non è giusto, non può ignorare così me! Mi ha anche
accusato di voler fare del male al sempai, io capisci? Io che non saprei fare del male
ad una mosca!!”
“Dai, non te la
prendere così! Quello è tutto strano, io l’ho sempre
sostenuto. Guarda come sta appiccicato al povero Nanny!
Non permette a nessun altro di avvicinarglisi”.
“Hai ragione, il
suo comportamento è davvero molto, molto sospetto” fece Kaneda
accigliandosi ed incrociando le braccia.
“Sì, sì Sherlock Holmes e Watson. Ma adesso, Satori, che ne diresti di alzarti da lì? Non mi piacciono
per niente gli occhi rivoltati di Wakashimaru e
quella schiuma che gli esce dalla bocca” disse Akira guardando perplesso il suo compagno ancora
schiacciato a terra dal peso del playmaker della squadra.
Kaneda si batté il pugno sul palmo della mano
come se si fosse ricordato solo in quel momento di qualcosa di
importante. Scese dallo stomaco di Taz inginocchiandoglisi di fianco e cominciò a scuoterlo
vigorosamente.
“Amoruccio svegliati, su, basta poltrire! Oh ma che pigrone
che sei! Ti ho detto che devi alzarti!”
Vedendo che le sue
insistenti ‘premure’ non avevano ottenuto alcun effetto, Satori
osservò un po’ più attentamente il suo malcapitato ragazzo.
Il povero Tadashi era mortalmente pallido, con gli occhi segnati e
non sembrava neanche più respirare.
Kaneda lo lasciò andare facendogli prendere una
sonora craniata per terra e vedendo che neanche così
si riprendeva gli si gettò sul petto piangendo disperatamente.
“Noooooooooooooooooooo amoruccio,
non mi lasciare!!! Non mi puoi abbandonare così!!!
Sono troppo giovane per fare il vedovo!!! E poi il nero mi sta così maaaaaaaaaaaaaaaaale!!!”
Un vigoroso pugno venne calato sulla testa viola di Satori
che alzò lo sguardo premendosi dolorosamente la parte contusa e incontrando
quello del suo ragazzo redivivo.
“Brutto imbecille,
piantala di fare sto casino! Non sono mica morto!!”
“Amoruccio sei tornato da meeeee!!!”
Il playmaker
abbracciò il suo Taz spandendo cascate di lacrime di
gioia.
“Sapevo che il mio
amore avrebbe superato ogni ostacolo e sconfitto persino la morte!!!”
“Ma si può sapere di che diavolo vai blaterando?” domandò
alquanto irritato Tadashi.
“Vieni Akira, lasciamo perdere questi due dementi e andiamo
prenderci qualcosa da mangiare” disse Mitsui
allontanandosi.
“Sì, hai ragione,
vengo con te” rispose Sendoh seguendo il compagno.
“Ehi, ragazzi, non
ve ne andate! Non lasciatemi qui da solo!” urlò disperatamente Wakashimaru
tendendo un braccio verso i due amici che si allontanavano lasciandolo in balia
del delirio di Satori che andava enumerando le sue
qualità d’intrepido ‘Combattente dell’Amore’.
Hisashi si versò un bicchiere di sangria per sè e uno per il suo fidanzato.
“Akira tu hai per caso visto Noda
da qualche parte? Io non riesco a vederlo” disse poi
guardandosi intorno.
“Ora che me lo fai
notare... in effetti non ho idea di dove sia! Credo
che non si sia ancora presentato”.
“Che strano... in genere non è mai in ritardo!”
“Di che parlate?”
domandò Taz sopraggiungendo in quel momento con Kaneda appiccicato ad un braccio.
“Dell’assenza del
vice-capitano” rispose Sendoh con uno splendente
sorriso.
“E’ vero! Oggi non
l’ho visto per tutto il pomeriggio!”
“Guardate, si
parla del diavolo e spunta il forcone!” esclamò Kaneda
indicando verso l’ingresso.
Sulla porta aveva
appena fatto la sua comparsa Tsukuku tutto allegro e
particolarmente elegante. Indossava un completo gessato in stile anni 70 con
sotto la giacca una camicia bianca dall’ampio collettone e i primi due bottoni aperti. I rasta erano pinzati sulla nuca. Da dietro la sua schiena
spuntava fuori una zazzera castana.
“Ma non è solo” disse Mitsui
insinuante.
“Ecco perché era
così in ritardo” sogghignò Wakashimaru.
Kaneda sgranò gli occhi e spalancò la bocca in
un’espressione stupita.
“Ma quello è Iida!”
“Chi? Quello che
gli deve fare il ritratto?” domandò Akira sconcertato.
“Ha ragione, è
proprio lui!” esclamò Taz.
I quattro amici si
guardarono negli occhi e un istante più tardi si erano già fiondati
in massa sulla coppia di nuovi arrivati.
“Vice! Sei qui
finalmente!”
“Allora, come va?”
“Che hai fatto
fino ad adesso?”
“Che ci fate voi due assieme?”
Hisashi, Akira e Tadashi si voltarono a incenerire Kaneda con lo sguardo. Ecco che il loro intento di un
approccio delicato era andato a farsi benedire!
“Ma che ho detto?” domandò il ragazzo dai capelli viola non
comprendendo il perché di quell’ostilità nei suoi
confronti.
Tsukuku scoppiò in una fragorosa risata gettando
indietro la testa.
“Il fatto è che
per completare il lavoro di Iida serve molto tempo e
così ci siamo attardi giù al laboratorio. Poi, già che eravamo insieme, l’ho
invitato qui alla festa, almeno si distrae un po’”.
Il
vice-capitano sorrise
al ragazzo che, timidamente, era venuto un po’ avanti per salutare e gli posò
una mano sulla testa con fare protettivo. Shiro
arrossì e fece un piccolo inchino.
“Vi ringrazio per
la vostra ospitalità. Spero di non avervi arrecato disturbo”.
“Ma che dici?” urlettò Kaneda stritolandolo in un abbraccio “Non disturbi affatto!
E se te lo dice un Combattente dell’Amore come me puoi
fidarti”.
“E-eh?” domandò il giovane con aria smarrita.
“Niente Iida, ignoralo. Piuttosto, dicci: come procede il tuo
dipinto?” disse Taz con fare rassegnato.
“Come sarebbe a
dire ignoralo?” protestò Kaneda.
“Ah... bene direi.
Siamo a buon punto e il sempai si è dimostrato un
ottimo modello” rispose Shiro
assumendo un lieve color porpora.
“Non avrai
intenzione di dargli retta e di ignorarmi sul serio, vero?” continuò a
protestare Kaneda.
“Sul serio? Cavoli
che sorpresa! Non avrei mai pensato che il nostro vice sarebbe stato di alcuna utilità in questa faccenda” esclamò Hisashi sbalordito.
“Hisa-kun anche tu ti metti contro di me?” piagnucolò Kaneda.
“Ehi, non sei
affatto gentile Mitsui! Mi sono
dimostrato al pari di un modello professionista, sai?” disse Tsukuku fingendosi offeso.
“Insomma, non
potete ignorare in questo modo un Combattente dell’Amore!” si ribellò Kaneda pestando i piedi a terra.
“Ma piantala! Scommetto che Iida avrà avuto il suo bel da fare per tenerti buono durante le
sedute, probabilmente ti dimenavi come un’anguilla continuando a cambiare posizione!”
fece maligno Tadashi.
“Ehi, sono qui!
Qualcuno mi vede? Uuuhhh!!!
Ragazzi!!!” saltellò Kaneda sbracciandosi
forsennatamente.
“Oh no! Non dite
così! Davvero, Noda sempai
è stato bravissimo! Non so proprio come avrei fatto
senza il suo aiuto!” protestò vivacemente Shiro
diventando paonazzo e con gli occhi che gli scintillavano.
“Insomma! Non c’è
nessuno che mi dia retta qui???” urlò Kaneda.
“MA CI STAI UN PO’ ZITTO?” gli risposero in coro Wakashimaru, Mitsui e Sendoh.
Il ragazzo dagli
occhi verdi si mise a tirare su col naso e a far tremare il labbro inferiore.
“Ma... ma... ma...
BWAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!” scoppiò infine in
un pianto dirotto “Mi odiano tutti!!!!!!”
Iida gli fu subito appresso tutto preoccupato.
“Oh Satori, ti prego, non piangere! Mi spiace
averti ignorato, non lo farò più! È solo che quando ho cominciato a
parlare del quadro non ho capito più niente! Perdonami” gli
disse cercando di consolarlo.
“Iida! Tu sei l’unico qui in grado si comprendermi!!!” esclamò Kaneda prendendogli le
mani nelle sue e guardandolo con occhi accesi da mille stelline. Attorno a loro
tutto si fece buio e un alone illuminato di mille bagliori si spiegò attorno a
loro.
“E questa cosa da dove esce?” domandò incredulo Taz.
“Niente, qualcuno
ha solo attaccato una sfera stroboscopica sul soffito” rispose Mitsui
indifferente.
“Ah ecco!” esclamò
Wakashimaru sollevato “Temevo di essere finito a mia
insaputa in uno shojo manga”.
Nel frattempo Noda si era avvicinato a Iida che veniva abbracciato e sbaciucchiato da Satori come fosse un pupazzetto alle parole di: “Bravo Iida, buono Iida!”.
“Iida senti, io vado a prendermi da bere, vuoi qualcosa
anche tu?”
“Sì grazie sempai. Un succo di frutta andrà bene” disse Shiro mentre la sua guancia veniva
vigorosamente sfregata da quella del compagno di corso.
Mentre Taz e Hisashi cercavano di salvare il povero Shiro
dall’invadente affettuosità di Kaneda, Akira seguì Tsukuku al tavolo
delle bevande.
“Sembra che il
nostro giovane pittore ti stia molto a cuore” gli disse con tono malizioso.
“Già, è davvero un
bravo ragazzo. È molto timido e riservato, quindi ha delle difficoltà a farsi
delle amicizie e secondo me è un vero peccato, perché
se riesci a conoscerlo è una persona che non puoi fare a meno di ammirare”
rispose il vice-capitano con un sorriso.
“Addirittura! È davvero così interessante?” domandò Sendoh
restituendo il sorriso.
Tsukuku annuì.
“Ti basta sentirlo
parlare una volta di arte per capirlo. Diventare
pittore è la sua massima aspirazione e persegue il suo obiettivo con una forza
ed una determinazione che crederesti impensabili in lui”.
“Ma senti! E così tu lo ammiri, passi con lui un sacco di
tempo, ti vesti elegante per partecipare ad una festa alla quale ti presenti
assieme a lui...”
“Ehi, no, frena, frena! Ho capito dove stai cercando di arrivare, ma
hai frainteso tutto. Tra di noi non c’è assolutamente
niente!” disse Noda mostrando i palmi in avanti.
“Ah no?”
“No. E questo
vestito... beh, in realtà è quello che Iida mi fa
usare quando poso per lui. Te l’ho detto, abbiamo finito tardi e non ho avuto
tempo di cambiarmi”.
“Ah sì, ora
capisco...”
“Parlo sul serio!
È vero, sono molto affezionato a lui, ma in parte è per quella sua espressione
da Mitchel”.
“Espressione... da
Mitchel?” domandò Akira
sollevando un sopracciglio.
“Ma sì! Sai quando fa quell’espressione
dolce dolce da cucciolotto
indifeso, con quegli occhioni spalancati e la
boccuccia socchiusa? Ecco, il collie con cui sono
cresciuto da bambino mi guardava nello stesso identico modo” rispose Tsukuku esaltato.
“Stai parlando del
tuo cane???” fece Akira
sbalordito.
“Sì, ma non di un
cane qualunque! È stato il mio compagno di giochi e il mio migliore amico per
un sacco di anni” disse il ragazzo con i rasta tutto sorridente.
“Ah... ecco...
capisco...” ridacchiò Akira
interdetto.
“Dai, adesso torniamo dagli altri. A quanto
pare Mitsui e Taz
sono riusciti a liberare Iida dalle grinfie di Satori”.
Sendoh annuì e gli fu subito dietro.
Kaneda aveva ritrovato la sua collocazione
naturale, cioè appiccicato al braccio di Taz e Shiro si guardava intorno con aria un po’ stralunata. Tsukuku gli porse il suo bicchiere sorridendogli.
“Tutto bene Mitchel?”
“Ah... sì, ti
ringrazio” mormorò quello arrossendo e afferrando la bevanda.
Akira fece una smorfia pensierosa attirando su
di sé lo sguardo interrogativo del suo ragazzo al quale rispose con un sorriso.
“Ecco, l’ha fatto
di nuovo! Ehi, ricciolino, si può sapere perché
chiami Iida in quel modo? Qui l’unico autorizzato a
dare soprannomi sono io!” esclamò Kaneda
con fare inquisitorio.
Prima ancora che
qualcuno potesse rispondergli, Nanase
si era messo a chiamare a gran voce facendo in modo di concentrare l’attenzione
su di sè.
“Per favore,
ascoltatemi tutti, grazie! È giunto il momento di consegnare al nostro
beneamato Notoori sempai il
suo regalo. Se mi fate la gentilezza di seguirmi ve ne
sarei grato”.
Così dicendo portò
tutti all’esterno del fabbricato, in una zona retrostante l’abitazione che
rimaneva nascosta allo sguardo dei passanti.
Avvolta da uno
sfavillante nastro dorato, una Ducati Hyper Sport 996 rosso fiammante era parcheggiata a pochi
metri dal gruppetto di ragazzi.
“Ecco a te con i
miei migliori auguri, sempai!” disse un Makoto particolarmente sorridendo tendendo un mazzo di
chiavi.
Nessuno osava
nemmeno fiatare, erano tutti rimasti a bocca aperta allibiti. Quella era una
moto costosissima e, per di più, importata! Nanase
doveva essere impazzito per aver fatto un regalo del genere a Nanny!
“Nanase è... è stupenda! Ma io non
posso accettare un tale dono!” esclamò Hideki evitando
di prendere quelle chiavi.
Il ragazzo più
giovane spalancò gli occhi grigi inorridito.
“Forse non è di
tuo gradimento? Se preferisci un altro modello
possiamo farla cambiare”.
“No, non è questo.
È perfetta, davvero!”
“Allora perché non
vuoi accettarla? Non avevi forse detto che desideravi tanto avere una moto?”
A Nanny tornarono in mente brandelli di una conversazione tra
lui e il capitano in cui affermava che al liceo desiderava possedere una due ruote, ma mai si sarebbe aspettato che qualcuno
gliela donasse!
“S-sì, è vero. Però è un regalo
troppo costoso e io sul serio non potrei accettarla!”
“Ma perché no, sempai? Se te l’ho
presa è perché mi faccia piacere che tu ce l’abbia. Perché vuoi rifiutarla?”
Notoori appoggiò le mani sulle spalle del ragazzo
che lo superava in altezza di pochi centimetri.
“Nanase... mi ha fatto tanto piacere il tuo regalo, ma ti
prego di non offenderti quando ti dico che non posso tenerlo”.
Makoto si aggrappò alla sua maglia con
disperazione e appoggiò la fronte al suo petto.
“No, non lo
capisco! Che male c’è a farti un regalo che so
piacerti? Sei sempre così buono e gentile con
me e mi aiuti anche con lo studio. Non è forse
normale che io abbia cercato un modo per ringraziarti?”
“S-sì, certo...”
“E allora? Non farmi questo sempai!
Ti prego, accetta il mio pensiero, ti prego!” implorò
scoppiando in un pianto dirotto.
“Andiamo Nanase! Ti sembra il modo di comportarti? Non è il caso di
reagire a questa maniera” disse il capitano Asada cercando di far staccare il ragazzo dal maglione di Nanny e ottenendo solo che vi si aggrappasse con maggiore
ostinazione.
Alla fine Notoori sospirò rassegnato e avvolse con un braccio le
spalle tremanti di Makoto.
“Va bene Nanase. Se la cosa ti fa così
piacere accetterò il tuo dono”.
La giovane matricola
alzò il volto gonfio dal pianto e lo guardò con autentica esultanza.
“Davvero sempai? Oh, grazie, grazie, grazie!!!”
esclamò gettandogli le braccia al collo.
“Sì, sì, va bene. Però adesso sarà meglio rientrare o qui congeleremo. Siamo
usciti tutti senza prendere neanche un cappotto” disse
Nanny alquanto imbarazzato.
Mentre tutti
facevano come il loro responsabile alloggi aveva
suggerito, Akira lanciò un’occhiata al suo ragazzo. Hisashi era scuro in volto e molto pensieroso. Fissava Makoto senza perderlo di vista e, se si accorse di aver
attirato su di sé l’attenzione del suo fidanzato, non diede a vedersene e
rimase in silenzio.
Sendoh alzò lo sguardo in un’espressione
meditabonda. Che in fondo Mitsui
non avesse poi tutti i torti?
FINE CAPITOLO VII