AUTORE: Yurika
TITOLO: Il Campus
PARTE: 7/20 + ss varie ed eventuali (1 sicura)
PAIRING: mah.... le due coppiette consolidate e nient'altro in questo capitolo
RAITING: un tranquillissimo PG-13
DISCLAIMERS: tanto per cambiare Sendoh e Mitsui appartengono a T.Inoue, gli altri a me
NOTE: tra gli alti e bassi di questa fic una sola costante è immutata: la totale follia di Kaneda!
DEDICHE: Dedico questo capitolo a tutte le persone che ho incontrato al Qark di Milano (vi adoro tuttissimi ^*^), in particolare alla povera Rei-chan che, nella confusione, non ho capito chi fosse fino all’ultimo -_- Perdonami cara, ti voglio un mondo di bene!

 

 

 

 

IL CAMPUS

 

CAPITOLO VII

 

di Yurika

 

Nel frattempo la festa in onore di Notoori procedeva. Il ragazzo era entrato nella sala assieme al capitano Asada ed era stato accolto da un coro esultante che gli augurava un buon compleanno.

Come aveva promesso, si finse molto sorpreso e nessuno sospettò che il povero Hideki avesse già da tempo mangiato la foglia. L’unico ad essere un po’ imbarazzato era il capitano...

“NANNYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY AUGURRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!

Una ventina di bicchieri vennero rovesciati, una cinquantina di persone rischiarono di soffocarsi con patatine, pop-corn, salatini e pizzette varie e i restanti semplicemente persero l’uso dell’udito per un paio d’ore.

Tutti si voltarono per capire chi fosse l’autore di un tale cataclisma (anche se per la maggior parte di loro la risposta era assolutamente scontata). Un ragazzo si stagliava contro la porta con le braccia spalancate. L’istantaneo pensiero unanime fu:Kami-sama! Un marziano verde dai capelli viola!!’, ma ben presto la ragione si riappropriò di quelle giovani menti sconvolte facendo loro riconoscere semplicemente la presenza del loro compagno di squadra.

Kaneda indossava una maglia verde acqua a collo alto con fibbie e fibbiette che gli penzolavano un po’ ovunque e due profondi spacchi laterali che gli arrivavano alle ascelle. La parte di maglia posteriore era più corta e gli arrivava fino alla vita, mentre quella anteriore scendeva a ricoprirgli le gambe fino al ginocchio. Pantaloni in jeans verde mela con applicazioni in pelle verde più scuro sulle cosce e sul sedere, stretti fino a metà gamba e ‘a zampa’ dal polpaccio in giù, gli scendevano così in basso sui fianchi da lasciare intravedere il solco delle natiche (e da far notare a tutti che non indossava biancheria...). Alla vita portava una cintura verdone, messa di traverso, con borchie argentate. I suoi capelli erano particolarmente vaporosi con le punte girate all’infuori. Ma la cosa più particolare era un tatuaggio che faceva bella mostra di sé sulla sua fronte: una linea centrale posta in verticale che ne separava altre quattro oblique messe due per lato in modo da ricordare una libellula stilizzata.

“BUON COMPLEANNO SEMPAIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!” urlò saltandogli addosso abbracciandolo e circondandogli la vita con le gambe.

In quel momento Taz realizzò di quanto i pantaloni di Kaneda fossero scesi e con un nuovo urlo disumano gli si gettò addosso cercando di tirargli giù, per quanto poteva, la maglia a coprirlo.

“Ma cosa fai amoruccio??? Così me la rovini!!!” piagnucolò l’alien... ehm... il giovane aggrappandosi più forte al collo di Nanny per non essere trascinato per terra dalla forza del suo fidanzato, mentre il povero responsabile alloggi stava sperimentando tutte le intonazioni dal rosso al viola a causa di un principio di soffocamento.

In quella un tifone umanoide (e non mi riferisco a Vash the Stampeed) si abbatté sul terzetto riuscendo in un attimo a staccare Satori da Notoori gettandolo su Wakashimaru che finì sfrittellato per terra.

Appena si fu un po’ ripreso Kaneda si guardò intorno sbattendo gli sperduti occhioni verdi (pure quelli) per cercare di capire cosa fosse accaduto.

Nanase stava in piedi davanti a Notoori tremando di rabbia e mordendosi il labbro inferiore.

Ma sei impazzito? Lo volevi forse ammazzare?!?

Kaneda si incupì e ricambiò lo sguardo di sfida.

“Ehi, Bostik, vedi di non usare quel tono con me! Stavo solo facendo gli auguri al sempai”.

Makoto sembrò ignorarlo del tutto e si voltò verso Nanny, ancora preda di difficoltà respiratorie, e lo trascinò via per un braccio.

“Vieni sempai, andiamo a prendere qualcosa da bere così ti rimetterai subito”.

“Ehi, bamboccetto!! Sto parlando a teeeee!!!!” gli urlò dietro Satori “Ma come osi ignorarmi?”

“Lascia stare, tanto non ti ascolta nemmeno” disse Mitsui che si era appena avvicinato a lui in compagnia di Sendoh.

Ma non è giusto, non può ignorare così me! Mi ha anche accusato di voler fare del male al sempai, io capisci? Io che non saprei fare del male ad una mosca!!”

“Dai, non te la prendere così! Quello è tutto strano, io l’ho sempre sostenuto. Guarda come sta appiccicato al povero Nanny! Non permette a nessun altro di avvicinarglisi”.

“Hai ragione, il suo comportamento è davvero molto, molto sospetto” fece Kaneda accigliandosi ed incrociando le braccia.

“Sì, sì Sherlock Holmes e Watson. Ma adesso, Satori, che ne diresti di alzarti da lì? Non mi piacciono per niente gli occhi rivoltati di Wakashimaru e quella schiuma che gli esce dalla bocca” disse Akira guardando perplesso il suo compagno ancora schiacciato a terra dal peso del playmaker della squadra.

Kaneda si batté il pugno sul palmo della mano come se si fosse ricordato solo in quel momento di qualcosa di importante. Scese dallo stomaco di Taz inginocchiandoglisi di fianco e cominciò a scuoterlo vigorosamente.

Amoruccio svegliati, su, basta poltrire! Oh ma che pigrone che sei! Ti ho detto che devi alzarti!”

Vedendo che le sue insistenti ‘premure’ non avevano ottenuto alcun effetto, Satori osservò un po’ più attentamente il suo malcapitato ragazzo.

Il povero Tadashi era mortalmente pallido, con gli occhi segnati e non sembrava neanche più respirare.

Kaneda lo lasciò andare facendogli prendere una sonora craniata per terra e vedendo che neanche così si riprendeva gli si gettò sul petto piangendo disperatamente.

Noooooooooooooooooooo amoruccio, non mi lasciare!!! Non mi puoi abbandonare così!!! Sono troppo giovane per fare il vedovo!!! E poi il nero mi sta così maaaaaaaaaaaaaaaaale!!!”

Un vigoroso pugno venne calato sulla testa viola di Satori che alzò lo sguardo premendosi dolorosamente la parte contusa e incontrando quello del suo ragazzo redivivo.

“Brutto imbecille, piantala di fare sto casino! Non sono mica morto!!”

Amoruccio sei tornato da meeeee!!!

Il playmaker abbracciò il suo Taz spandendo cascate di lacrime di gioia.

“Sapevo che il mio amore avrebbe superato ogni ostacolo e sconfitto persino la morte!!!

Ma si può sapere di che diavolo vai blaterando?” domandò alquanto irritato Tadashi.

“Vieni Akira, lasciamo perdere questi due dementi e andiamo prenderci qualcosa da mangiare” disse Mitsui allontanandosi.

“Sì, hai ragione, vengo con te” rispose Sendoh seguendo il compagno.

“Ehi, ragazzi, non ve ne andate! Non lasciatemi qui da solo!” urlò disperatamente Wakashimaru tendendo un braccio verso i due amici che si allontanavano lasciandolo in balia del delirio di Satori che andava enumerando le sue qualità d’intrepido ‘Combattente dell’Amore’.

Hisashi si versò un bicchiere di sangria per e uno per il suo fidanzato.

Akira tu hai per caso visto Noda da qualche parte? Io non riesco a vederlo” disse poi guardandosi intorno.

“Ora che me lo fai notare... in effetti non ho idea di dove sia! Credo che non si sia ancora presentato”.

Che strano... in genere non è mai in ritardo!”

“Di che parlate?” domandò Taz sopraggiungendo in quel momento con Kaneda appiccicato ad un braccio.

“Dell’assenza del vice-capitano” rispose Sendoh con uno splendente sorriso.

“E’ vero! Oggi non l’ho visto per tutto il pomeriggio!”

“Guardate, si parla del diavolo e spunta il forcone!” esclamò Kaneda indicando verso l’ingresso.

Sulla porta aveva appena fatto la sua comparsa Tsukuku tutto allegro e particolarmente elegante. Indossava un completo gessato in stile anni 70 con sotto la giacca una camicia bianca dall’ampio collettone e i primi due bottoni aperti. I rasta erano pinzati sulla nuca. Da dietro la sua schiena spuntava fuori una zazzera castana.

Ma non è solo” disse Mitsui insinuante.

“Ecco perché era così in ritardo” sogghignò Wakashimaru.

Kaneda sgranò gli occhi e spalancò la bocca in un’espressione stupita.

Ma quello è Iida!”

“Chi? Quello che gli deve fare il ritratto?” domandò Akira sconcertato.

“Ha ragione, è proprio lui!” esclamò Taz.

I quattro amici si guardarono negli occhi e un istante più tardi si erano già fiondati in massa sulla coppia di nuovi arrivati.

“Vice! Sei qui finalmente!”

“Allora, come va?”

“Che hai fatto fino ad adesso?”

Che ci fate voi due assieme?”

Hisashi, Akira e Tadashi si voltarono a incenerire Kaneda con lo sguardo. Ecco che il loro intento di un approccio delicato era andato a farsi benedire!

Ma che ho detto?” domandò il ragazzo dai capelli viola non comprendendo il perché di quell’ostilità nei suoi confronti.

Tsukuku scoppiò in una fragorosa risata gettando indietro la testa.

“Il fatto è che per completare il lavoro di Iida serve molto tempo e così ci siamo attardi giù al laboratorio. Poi, già che eravamo insieme, l’ho invitato qui alla festa, almeno si distrae un po’”.

Il vice-capitano sorrise al ragazzo che, timidamente, era venuto un po’ avanti per salutare e gli posò una mano sulla testa con fare protettivo. Shiro arrossì e fece un piccolo inchino.

“Vi ringrazio per la vostra ospitalità. Spero di non avervi arrecato disturbo”.

Ma che dici?” urlettò Kaneda stritolandolo in un abbraccio “Non disturbi affatto! E se te lo dice un Combattente dell’Amore come me puoi fidarti”.

E-eh?” domandò il giovane con aria smarrita.

“Niente Iida, ignoralo. Piuttosto, dicci: come procede il tuo dipinto?” disse Taz con fare rassegnato.

“Come sarebbe a dire ignoralo?” protestò Kaneda.

“Ah... bene direi. Siamo a buon punto e il sempai si è dimostrato un ottimo modello” rispose Shiro assumendo un lieve color porpora.

“Non avrai intenzione di dargli retta e di ignorarmi sul serio, vero?” continuò a protestare Kaneda.

“Sul serio? Cavoli che sorpresa! Non avrei mai pensato che il nostro vice sarebbe stato di alcuna utilità in questa faccenda” esclamò Hisashi sbalordito.

Hisa-kun anche tu ti metti contro di me?” piagnucolò Kaneda.

“Ehi, non sei affatto gentile Mitsui! Mi sono dimostrato al pari di un modello professionista, sai?” disse Tsukuku fingendosi offeso.

“Insomma, non potete ignorare in questo modo un Combattente dell’Amore!” si ribellò Kaneda pestando i piedi a terra.

“Ma piantala! Scommetto che Iida avrà avuto il suo bel da fare per tenerti buono durante le sedute, probabilmente ti dimenavi come un’anguilla continuando a cambiare posizione!” fece maligno Tadashi.

“Ehi, sono qui! Qualcuno mi vede? Uuuhhh!!! Ragazzi!!!” saltellò Kaneda sbracciandosi forsennatamente.

“Oh no! Non dite così! Davvero, Noda sempai è stato bravissimo! Non so proprio come avrei fatto senza il suo aiuto!” protestò vivacemente Shiro diventando paonazzo e con gli occhi che gli scintillavano.

“Insomma! Non c’è nessuno che mi dia retta qui???” urlò Kaneda.

MA CI STAI UN PO’ ZITTO?” gli risposero in coro Wakashimaru, Mitsui e Sendoh.

Il ragazzo dagli occhi verdi si mise a tirare su col naso e a far tremare il labbro inferiore.

“Ma... ma... ma... BWAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!” scoppiò infine in un pianto dirotto “Mi odiano tutti!!!!!!”

Iida gli fu subito appresso tutto preoccupato.

“Oh Satori, ti prego, non piangere! Mi spiace averti ignorato, non lo farò più! È solo che quando ho cominciato a parlare del quadro non ho capito più niente! Perdonami” gli disse cercando di consolarlo.

Iida! Tu sei l’unico qui in grado si comprendermi!!!” esclamò Kaneda prendendogli le mani nelle sue e guardandolo con occhi accesi da mille stelline. Attorno a loro tutto si fece buio e un alone illuminato di mille bagliori si spiegò attorno a loro.

E questa cosa da dove esce?” domandò incredulo Taz.

“Niente, qualcuno ha solo attaccato una sfera stroboscopica sul soffito” rispose Mitsui indifferente.

“Ah ecco!” esclamò Wakashimaru sollevato “Temevo di essere finito a mia insaputa in uno shojo manga”.

Nel frattempo Noda si era avvicinato a Iida che veniva abbracciato e sbaciucchiato da Satori come fosse un pupazzetto alle parole di: “Bravo Iida, buono Iida!”.

Iida senti, io vado a prendermi da bere, vuoi qualcosa anche tu?”

“Sì grazie sempai. Un succo di frutta andrà bene” disse Shiro mentre la sua guancia veniva vigorosamente sfregata da quella del compagno di corso.

Mentre Taz e Hisashi cercavano di salvare il povero Shiro dall’invadente affettuosità di Kaneda, Akira seguì Tsukuku al tavolo delle bevande.

“Sembra che il nostro giovane pittore ti stia molto a cuore” gli disse con tono malizioso.

“Già, è davvero un bravo ragazzo. È molto timido e riservato, quindi ha delle difficoltà a farsi delle amicizie e secondo me è un vero peccato, perché se riesci a conoscerlo è una persona che non puoi fare a meno di ammirare” rispose il vice-capitano con un sorriso.

“Addirittura! È davvero così interessante?” domandò Sendoh restituendo il sorriso.

Tsukuku annuì.

“Ti basta sentirlo parlare una volta di arte per capirlo. Diventare pittore è la sua massima aspirazione e persegue il suo obiettivo con una forza ed una determinazione che crederesti impensabili in lui”.

Ma senti! E così tu lo ammiri, passi con lui un sacco di tempo, ti vesti elegante per partecipare ad una festa alla quale ti presenti assieme a lui...

“Ehi, no, frena, frena! Ho capito dove stai cercando di arrivare, ma hai frainteso tutto. Tra di noi non c’è assolutamente niente!” disse Noda mostrando i palmi in avanti.

“Ah no?”

“No. E questo vestito... beh, in realtà è quello che Iida mi fa usare quando poso per lui. Te l’ho detto, abbiamo finito tardi e non ho avuto tempo di cambiarmi”.

“Ah sì, ora capisco...

“Parlo sul serio! È vero, sono molto affezionato a lui, ma in parte è per quella sua espressione da Mitchel”.

“Espressione... da Mitchel?” domandò Akira sollevando un sopracciglio.

Ma sì! Sai quando fa quell’espressione dolce dolce da cucciolotto indifeso, con quegli occhioni spalancati e la boccuccia socchiusa? Ecco, il collie con cui sono cresciuto da bambino mi guardava nello stesso identico modo” rispose Tsukuku esaltato.

“Stai parlando del tuo cane???” fece Akira sbalordito.

“Sì, ma non di un cane qualunque! È stato il mio compagno di giochi e il mio migliore amico per un sacco di anni” disse il ragazzo con i rasta tutto sorridente.

“Ah... ecco... capisco...” ridacchiò Akira interdetto.

Dai, adesso torniamo dagli altri. A quanto pare Mitsui e Taz sono riusciti a liberare Iida dalle grinfie di Satori”.

Sendoh annuì e gli fu subito dietro.

Kaneda aveva ritrovato la sua collocazione naturale, cioè appiccicato al braccio di Taz e Shiro si guardava intorno con aria un po’ stralunata. Tsukuku gli porse il suo bicchiere sorridendogli.

“Tutto bene Mitchel?”

“Ah... sì, ti ringrazio” mormorò quello arrossendo e afferrando la bevanda.

Akira fece una smorfia pensierosa attirando su di sé lo sguardo interrogativo del suo ragazzo al quale rispose con un sorriso.

“Ecco, l’ha fatto di nuovo! Ehi, ricciolino, si può sapere perché chiami Iida in quel modo? Qui l’unico autorizzato a dare soprannomi sono io!” esclamò Kaneda con fare inquisitorio.

Prima ancora che qualcuno potesse rispondergli, Nanase si era messo a chiamare a gran voce facendo in modo di concentrare l’attenzione su di .

“Per favore, ascoltatemi tutti, grazie! È giunto il momento di consegnare al nostro beneamato Notoori sempai il suo regalo. Se mi fate la gentilezza di seguirmi ve ne sarei grato”.

Così dicendo portò tutti all’esterno del fabbricato, in una zona retrostante l’abitazione che rimaneva nascosta allo sguardo dei passanti.

Avvolta da uno sfavillante nastro dorato, una Ducati Hyper Sport 996 rosso fiammante era parcheggiata a pochi metri dal gruppetto di ragazzi.

“Ecco a te con i miei migliori auguri, sempai!” disse un Makoto particolarmente sorridendo tendendo un mazzo di chiavi.

Nessuno osava nemmeno fiatare, erano tutti rimasti a bocca aperta allibiti. Quella era una moto costosissima e, per di più, importata! Nanase doveva essere impazzito per aver fatto un regalo del genere a Nanny!

Nanase è... è stupenda! Ma io non posso accettare un tale dono!” esclamò Hideki evitando di prendere quelle chiavi.

Il ragazzo più giovane spalancò gli occhi grigi inorridito.

“Forse non è di tuo gradimento? Se preferisci un altro modello possiamo farla cambiare”.

“No, non è questo. È perfetta, davvero!”

“Allora perché non vuoi accettarla? Non avevi forse detto che desideravi tanto avere una moto?”

A Nanny tornarono in mente brandelli di una conversazione tra lui e il capitano in cui affermava che al liceo desiderava possedere una due ruote, ma mai si sarebbe aspettato che qualcuno gliela donasse!

S-sì, è vero. Però è un regalo troppo costoso e io sul serio non potrei accettarla!”

Ma perché no, sempai? Se te l’ho presa è perché mi faccia piacere che tu ce l’abbia. Perché vuoi rifiutarla?”

Notoori appoggiò le mani sulle spalle del ragazzo che lo superava in altezza di pochi centimetri.

Nanase... mi ha fatto tanto piacere il tuo regalo, ma ti prego di non offenderti quando ti dico che non posso tenerlo”.

Makoto si aggrappò alla sua maglia con disperazione e appoggiò la fronte al suo petto.

“No, non lo capisco! Che male c’è a farti un regalo che so piacerti? Sei sempre così buono e gentile con  me e mi aiuti anche con lo studio. Non è forse normale che io abbia cercato un modo per ringraziarti?”

S-sì, certo...”

E allora? Non farmi questo sempai! Ti prego, accetta il mio pensiero, ti prego!” implorò scoppiando in un pianto dirotto.

“Andiamo Nanase! Ti sembra il modo di comportarti? Non è il caso di reagire a questa maniera” disse il capitano Asada cercando di far staccare il ragazzo dal maglione di Nanny e ottenendo solo che vi si aggrappasse con maggiore ostinazione.

Alla fine Notoori sospirò rassegnato e avvolse con un braccio le spalle tremanti di Makoto.

“Va bene Nanase. Se la cosa ti fa così piacere accetterò il tuo dono”.

La giovane matricola alzò il volto gonfio dal pianto e lo guardò con autentica esultanza.

“Davvero sempai? Oh, grazie, grazie, grazie!!!” esclamò gettandogli le braccia al collo.

“Sì, sì, va bene. Però adesso sarà meglio rientrare o qui congeleremo. Siamo usciti tutti senza prendere neanche un cappotto” disse Nanny alquanto imbarazzato.

Mentre tutti facevano come il loro responsabile alloggi aveva suggerito, Akira lanciò un’occhiata al suo ragazzo. Hisashi era scuro in volto e molto pensieroso. Fissava Makoto senza perderlo di vista e, se si accorse di aver attirato su di sé l’attenzione del suo fidanzato, non diede a vedersene e rimase in silenzio.

Sendoh alzò lo sguardo in un’espressione meditabonda. Che in fondo Mitsui non avesse poi tutti i torti?

 

FINE CAPITOLO VII