Disclaimers: Mitsui e Sendoh appartengono sempre a T.Inoue, ma tutti gli altri appartengono a me e ne vado molto fiera (-____-)
Dedicato ad Amberyl che, oltre ad essere la madrina di Koji Ashton, mi ha anche regalato un Taz *___*
Ti adoro stella!!!
Buona lettura!


Il Campus

parte II

di Yurika


"...in questo modo otterrete l'effetto desiderato".
Il professor Chigusa stava finendo la spiegazione della lezione del giorno sulle tecniche per ritrarre correttamente i volti. Kaneda si guardava in giro con aria annoiata, ma Shiro sapeva bene che in realtà non perdeva neppure una sillaba delle parole del loro insegnante di disegno. L'ammirazione che tutti i suoi studenti avevano per Chigusa era nota e Satori non costituiva un'eccezione.
"Per oggi possiamo concludere qui, ma prima ho un nuovo lavoro da assegnarvi per verificare il vostro grado di apprendimento delle spiegazioni degli ultimi tempi. Fra due settimane mi dovrete presentare un ritratto, il soggetto è a vostra scelta. Quello che pretendo da voi è che vengano applicate le tecniche sulla riproduzione dei lineamenti umani di cui abbiamo parlato. Buon lavoro ragazzi, intanto noi ci rivediamo domani".
Gli studenti riposero i loro strumenti e raccolsero le loro cose per uscire dall'aula. 
Kaneda si avvicinò a Shiro tutto contento.
"Iida, hai ancora lezioni per oggi?"
"No no, ho finito".
Kaneda sorrise e prese sottobraccio l'amico.
"Perfetto! Allora ce ne andiamo a prendere un tea alla caffetteria del Campus!"
Shiro arrossì irrigidendo l'arto che era stato braccato fin troppo esuberante compagno.
"Ma... io... veramente..."
"Niente ma! Possibile che tu debba fare storie ogni volta che qualcuno cerca di essere gentile con te? Il tuo problema è che sei troppo timido. Se ti va di bere qualcosa assieme a me, dimmi un bel 'sì' e la fai finita con i tuoi balbettii, altrimenti basta che tu dica un 'no' chiaro e secco e la cosa finisce lì".
Il moretto non poté fare a meno di arrossire maggiormente, ma guardò Kaneda dritto negli occhi e accennò un sorriso imbarazzato.
"O-ok Satori".
"E bravo ragazzo! Su forza, andiamo, andiamo!"
Kaneda si trascinò letteralmente dietro il povero Shiro che faticava a tenere il suo passo e raggiunse lo 'Studies Café' in un batter d'occhio. Come al solito il locale era affollatissimo di ragazzi che si radunavano per stare un po' insieme tra un corso e l'altro. Fortunatamente, guardandosi un po' intorno, Satori riuscì a scovare un tavolinetto in un angolo giusto per due persone e ci si fiondò sopra lanciando un'occhiataccia alla ragazza che aveva avuto la sua stessa idea.
"Io prendo una cioccolata con doppia razione di panna montata sopra. E tu Iida?"
"Io prenderò un tea verde".
La giovane cameriera sorrise educatamente ai due ragazzi e sparì dietro al bancone per andare a recuperare le loro ordinazioni.
"Interessante il compito che ci ha assegnato Codino oggi, vero?"
Shiro alzò gli occhi sul suo compagno con aria di rimprovero.
"Non dovresti chiamare il professor Chigusa in quel modo, è una mancanza di rispetto! Soprattutto se tieni presente che lui ripone molte aspettative in te".
Kaneda lo guardò perplesso.
"Guarda che non l'ho mica offeso! Anzi, ogni volta che lo chiamo così si mette a ridere. E poi, scusa, ho solamente sottolineato una sua caratteristica, ossia quella di portare i capelli a 'coda di cavallo'. Non c'è proprio nulla d'irrispettoso in questo".
Il giovane dagli occhi gentili arrossì sbatacchiando il cucchiaino nella tazza di tea che la cameriera gli aveva appena messo davanti.
"Davvero tu l'hai chiamato così davanti a lui?"
"Certo che sì e più di una volta! Ogni tanto andiamo a vedere qualche mostra assieme e in quelle occasioni..."
"COOOOOOSA????"
Shiro rimaneva a bocca aperta guardando con espressione incredula il ragazzo di fronte a sé.
"T-tu veramente... sei uscito con lui?"
Kaneda sbatté le palpebre confuso finché non comprese ciò che il compagno intendeva dire e si imbronciò con aria da diva mortalmente offesa.
"Ma che diavolo hai capito? Non ci sono uscito in quel senso, è solo che una volta ci siamo incontrati alla mostra fotografica di Kintaro Tenkawa e, visto che eravamo entrambi soli, abbiamo deciso di continuare la visita insieme. Da allora quando c'è un evento particolarmente interessante me lo dice e spesso ci andiamo insieme... ma solo come alunno e insegnante, chiaro? Non metterti strane idee in testa!"
"Aahh! Ora ho capito!"
Kaneda ebbe l'impressione che Shiro tirasse un sospiro di sollievo, ma, probabilmente, era solo una sua impressione.
"E quindi... siete diventati... amici?" chiese Iida titubante. Non era del tutto sicuro di potersi permettere la libertà di porre quella domanda.
"Amici? No! Guardiamo le opere, lui mi spiega particolari interessanti sulla tecnica o sulla vita dell'autore e poi ne discutiamo insieme, tutto qui".
Il ragazzo dai capelli viola sorseggiava la sua bevanda con aria annoiata, era evidente che quel discorso ormai lo aveva stufato, per cui Shiro si risolse a non dare pieno sfogo alla sua curiosità a non sollevare più la questione.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso dietro i propri pensieri.
"Iida, sai già a chi chiederai di farti da modello per il ritratto che dobbiamo eseguire?"
"Eh? Come hai detto?"
Kaneda risvegliò Shiro dalle sue elucubrazioni.
"Prontoooo... ci sei? Ti ho chiesto se sai già chi ti farà da modello".
"Oh scusami, non ti avevo sentito".
"Ho notato, sembravi completamente assorto da chissà quale ragionamento".
Iida nascose il viso dietro i folti capelli castani che gli accarezzavano le guance arrossate.
"Ma no... ero solo soprappensiero... non pensavo a nulla in particolare..."
Satori lo guardò perplesso sollevando un sopracciglio.
"Sarà... se non hai voglia di parlarne non c'è problema".
"Non c'è proprio nulla di cui parlare, credimi".
"Va bene, va bene, come vuoi..."
Shiro portò alle labbra la tazza e terminò di bere il tea che vi era rimasto. Kaneda continuava a guardarlo scrutandolo con i suoi penetranti occhi smeraldo.
"Farai di nuovo come l'altra volta?"
"Cosa?"
Il moretto posò la tazza vuota sul tavolo e sollevò lo sguardo.
"Ma sì, quando abbiamo dovuto consegnare il lavoro sul nudo tu avevi pagato un ragazzo che ti facesse da modello, giusto? Pensi di fare così anche questa volta?"
Kaneda ebbe un moto di tenerezza per quel ragazzo che stava seduto rigidamente sulla sedia a tormentarsi le mani posate in grembo con lo sguardo basso e il volto arrossato.
"N-non lo so... non ci ho ancora pensato..." mormorò a voce appena percepibile.
Satori sembrava riflettere attentamente. Una mano gli reggeva il mento, mentre l'altra tambureggiava ritmicamente sulla superficie ruvida del tavolino. Iida si incantò a guardare il movimento delle lunghe dita sottili dalla pelle diafana e delicata sulla quale spiccava con forte contrasto lo smalto nero delle unghie ben curate.
"Che ne diresti se ti presentassi qualche mio compagno della squadra di basket? Ci sono un paio di personaggi abbastanza egocentrici che sarebbero disposti a posare per te senza che tu debba pagarli. In questo modo risparmieresti una bella cifra, non trovi?"
"C-cosa? M-ma io... n-non saprei..."
Shiro si tormentava senza tregua le labbra delicate con i denti. Kaneda capì la ragione per cui erano sempre così naturalmente rosse e leggermente gonfie.
"Avanti Iida, non ti ho proposto di fare sesso sfrenato con uno di loro, solo di chiedere se c'è qualcuno disposto a farti da modello!"
Ovviamente queste parole sortirono l'effetto di accendere ulteriormente l'incarnato del timido ragazzo.
"L-lo so... ma io... non li conosco, non credo sia carino da parte mia fare una simile richiesta... n-non voglio recare disturbo a nessuno".
Kaneda sbuffò facendo un gesto vago con la mano.
"Ma quale disturbo! Sono tutti una manica di pazzi, ma sono gentili e disposti a dare una mano incondizionatamente... bè, QUASI tutti, almeno".
Per un attimo lo sguardo del ragazzo s'incupì, gli occhi divennero di un verde-palude molto torbido per poi rischiararsi di nuovo subito dopo.
"Che ne dici? Ti va di provare?"
"Ecco... non saprei... tu hai già qualcuno che voglia posare per te?"
Era evidente che l'imbarazzatissimo giovane aveva di proposito cambiato discorso, ma Kaneda lasciò correre. Insistere non sarebbe servito a nulla e poi quegli occhi nocciola, troppo grandi per un viso minuto come quello di Iida, gli facevano una tenerezza incredibile.
"Naturalmente io ho il mio amoruccio che mi farà da modello".
"Wa-wakashimaru?"
Shiro sembrava sinceramente sorpreso dalla rivelazione del suo compagno.
"Certo, lui, quanti amorucci conosci, scusa?"
"N-nessuno... a parte lui, naturalmente... Solo che non credevo fosse il tipo da prestarsi per certe cose".
Kaneda atteggiò un broncetto offeso.
"Credi che esista qualcosa che amoruccio mi rifiuterebbe?"
"Ecco... non saprei... immagino di no..."
"E comunque, anche se lui non è il tipo da fare certe cose so io come convincerlo a darmi retta".
Shiro lo guardò perplesso.
"Cosa intendi dire?"
"Diciamo solo che ho i miei metodi. Credimi, il mio è un sistema infallibile".
Così dicendo fece un occhiolino all'amico con uno strano sorriso furbetto che fece correre un brivido lungo la schiena del ragazzo.
In quello stesso momento, Yukito usciva dall'edificio che ospitava Scienze dell'Educazione. Era stranamente irritato. Da un paio di giorni quando andava in giro aveva la strana sensazione di essere costantemente osservato da qualcuno. Ogni tanto gli capitava di cominciare a sudare freddo mentre il respiro gli si arrestava in gola e aveva l'impressione che un paio d'occhi, taglienti come schegge di vetro, fossero puntati su di lui, ma, non appena si guardava in giro, non trovava nessuno. Probabilmente erano tutte solo sciocchezze e le sue erano fobie nate dallo scontro che aveva avuto pochi mesi prima con quell'animale di Wakashimaru. Taz! Mai soprannome era stato più azzeccato! Era talmente brutto e sgraziato che dava l'idea di essere appena uscito da un fumetto demenziale. Proprio non riusciva a capire che cosa ci trovasse una persona speciale come Kane-chan in lui! Ma non doveva gioire troppo della sua vittoria. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargli via il suo giocattolo 
preferito. Aveva deciso 
che per ora era meglio starsene buono ad aspettare l'occasione propizia per riprendersi ciò che, in realtà, era suo. Era tutta questione di tempo!
Sprofondato nei suoi pensieri, Yukito non si accorse del ragazzo che gli stava venendo incontro e con il quale si scontrò. Alzò lo sguardo pronto a scusarsi, ma i suoi occhi incrociarono due luminose ametiste che gli smorzarono ogni tentativo di pronunciare parola. 
"Perdonami, ti ho fatto male? Oh, ma tu fai parte della squadra di basket. Il tuo nome è Sasa, giusto? Ci siamo conosciuti l'altro giorno, ci ha presentato il tuo capitano, Asada. Ti ricordi di me? Sono Koji Ashton".
Yukito fece una leggera smorfia che cercò di nascondere voltando il viso da un'altra parte.
"Sì, mi ricordo. Ora scusami, ma devo andare".
Non sapeva spiegarsene bene il motivo, ma quel ragazzo lo metteva a disagio e questo non gli piaceva per niente. Aveva uno strano modo di guardarlo che gli metteva i brividi. Meno lo vedeva e meglio stava.
"Aspetta!"
Koji lo afferrò per un braccio mentre gli passava accanto. Yukito si voltò lanciandogli un'occhiata per nulla rassicurante, ma l'altro non sembrò nemmeno farci caso.
"E' ormai un'ora che sto disperatamente cercando la biblioteca, ma proprio non mi riesce di trovarla. Non potresti aiutarmi?"
Il biondo fece scivolare la mano lungo tutto il braccio di Yukito fino a raggiungerne le dita che sfiorò in una lieve carezza. Il moro trattenne il fiato per alcuni secondi senza neanche rendersene conto. Si morse l'interno di una guancia per riuscire a riprendere il controllo e squadrò il ragazzo che gli stava di fronte.
"Mi spiace, ma, come ti ho già detto, devo andare. Prova a chiedere a qualcun altro".
Cercò di allontanarsi, ma l'altro, imperterrito, gli si parò di fronte con un irritante sorriso obliquo. 
"Ma che peccato! Speravo proprio che tu potessi aiutarmi visto che ancora non conosco nessuno e non saprei a chi altri chiedere. Immagino che anche Asada ci rimarrà male quando gli riferirò che non hai potuto essermi di alcuna utilità..."
Yukito ebbe un leggero sussulto. Che cosa significavano quelle parole? Lo stava forse minacciando? Bè, aveva trovato la persona sbagliata con cui portare avanti i suoi giochetti.
"Invece io credo che sarà felice sapendo con quale abnegazione io abbia preferito non perdere tempo con altri studenti, ma mi sia recato immediatamente in palestra per gli allenamenti evitando di arrivare in ritardo".
Restituì il sorrisetto ironico e i suoi occhi si ombreggiarono di una sfumatura blu di Prussia. Il sorriso di Koji si allargò e sostenne lo sguardo dell'altro senza batter ciglio. Una leggera e pungente brezza spirava da nord e i capelli di Koji, mossi dal vento, riflettevano le più svariate tonalità dell'oro. Per un istante Yukito desiderò poter toccare quei sottili fili chiari, così diversi dal velluto delle sue ciocche corvine o dalla seta di quelle viola di Kaneda.
"Per favore, accompagnami".
La voce di Koji era un sussurro lieve e caldo che sfiorò le orecchie di Yukito penetrandogli nel cervello e rimbombando all'infinito nella sua testa facendogli perdere ogni briciolo di razionalità.
"Sì, va bene".
Appena si rese conto di ciò che stava dicendo, Yukito si pentì di aver pronunciato queste parole e si morse la lingua in una sorte di autopunizione. Cosa diavolo gli era preso? Da quando qualcuno era in grado di manovrarlo così facilmente senza che lui opponesse la minima resistenza? Era tutta colpa di quell'Ashton, lui era pericoloso e doveva cercare di stargli alla larga il più possibile. Lo avrebbe accompagnato in biblioteca e poi se ne sarebbe andato via di corsa e, d'ora in avanti, lo avrebbe evitato come la peste.
"Seguimi, è da questa parte".
Yukito si incamminò lungo un viale con Koji al suo fianco che cercava in tutti i modi di instaurare una conversazione alla quale lui partecipava esclusivamente pronunciando brevi monosillabi.
"Sai, dove stavo prima, in Inghilterra dico, non c'erano tante belle persone come qui. Le ragazze erano parecchio disinibite, ma erano anche perennemente ubriache. I ragazzi, poi, non erano neanche da prendere in considerazione con quegli occhi slavati il naso rosso... a proposito, i tuoi occhi sono davvero molto belli, lo sai?"
"Mh".
"Sì, immagino siano in molti a dirtelo. Sono così particolari, il loro colore cambia spessissimo, sono, a dir poco, magnetici. Per non parlare del tuo incarnato, hai una pelle talmente chiara da non sembrare un orientale. E poi si sposa magnificamente con i lineamenti delicati del tuo viso. Sembri nato per essere adorato da uomini e dei!"
"Non credi di esagerare?"
In genere i complimenti facevano molto piacere a Yukito, ma quelli di Koji lo lasciavano del tutto indifferente. Anzi, parevano addirittura dargli fastidio.
"Dici che esagero? Eppure è così che io ti vedo. Credo che in tutta l'Università S non ci sia nessuno che possa reggere il tuo confronto, uomo o donna che sia".
"Grazie, sei molto gentile".
Ma quanto cazzo mancava a quella stupidissima biblioteca? Possibile che l'avessero allontanata durante la notte? Il tragitto per raggiungerla non gli era mai sembrato così lungo!
"Immagino siano in molti a cercare di ingraziarsi una bellezza come te, vero?"
"Forse".
"Vuoi dire che non lo sai?"
Koji pareva stupito dalla risposta dell'altro.
"Voglio dire che non ci bado".
"E come mai? Sei troppo impegnato con lo studio e con il basket per pensare a divertirti?"
"Non è questo. Comunque, anche se penso che non siano affari tuoi, il motivo è che ho già una fidanzata".
"Una fidanzata? Veramente? Wow, non l'avrei mai detto! Mi hai proprio stupito".
"In che senso, scusa?"
Yukito lanciò un'occhiata torva al suo compagno.
"Semplicemente non pensavo che una ragazza potesse soddisfarti. Sono fermamente convinto che tu abbia bisogno di un vero uomo al tuo fianco per assaporare il vero piacere".
Koji si era pericolosamente avvicinato all'orecchio di Yukito sussurrandogli il suo discorso con voce bassa. Il moro ebbe un brivido sentendo la carezza del fiato caldo dell'altro, la qual cosa lo fece infuriare ulteriormente. Gli si rigirò con aria furente rimanendogli talmente vicino che il loro corpi si sfioravano.
"Ma come ti permetti di parlarmi in questo modo? Tu non sai niente di me!"
La rabbia che provava si riversò in quelle parole pronunciate con tono basso e tagliente. I suoi occhi erano di un blu talmente scuro da sembrare nero. 
Koji sorrise.
"Sai, sei ancora più bello quando sei adirato. Tutta quella passione che riesci a malapena a contenere... riesci ad accendere i miei sensi in mille modi diversi... Yuki".
La mano di Koji si sollevò in una carezza sulla guancia di Yukito, ma venne schiaffeggiata via da quest'ultimo.
"Non osare toccarmi e, soprattutto, non chiamarmi in quel modo. Non sei nessuno per me e quindi non te lo puoi permettere. La biblioteca si trova in questo edificio, perciò il mio compito si esaurisce qui. E d'ora in poi vedi di starmi lontano, Ashton".
Il disprezzo con cui Sasa aveva pronunciato il suo nome si rifletteva perfettamente nella smorfia disgustata con cui lo guardò poco prima di voltargli le spalle e allontanarsi con passo marziale. Koji sorrise seguendolo con lo sguardo finché non lo vide sparire dietro un caseggiato. Sorrideva ancora mentre entrava in biblioteca.
"Mh... carino il biondino che è appena entrato..."
Mitsui fulminò il suo ragazzo con lo sguardo.
"Se ti piace il tipo 'all'occidentale'..."
Sendoh si mise a ridere e gli cinse le spalle con un braccio.
"No, io preferisco il tipo 'alla Hisashi'".
Mitsui sorrise cercando di portarsi il suo koibito più vicino per dargli un bacio di ringraziamento.
"COUGH... COUGH..."
I due ragazzi si girarono simultaneamente verso la persona che camminava vicino a loro.
"Se disturbo basta che me lo diciate e me ne vado".
Akira rise e si allontanò da Hisashi che non sembrò troppo soddisfatto della cosa, ma che fece buon viso a cattivo gioco. 
"Ma no, che dici Nanny! Non sei mai un disturbo per noi".
"Sicuri? Non vorrei sembrare il terzo incomodo".
"Nanny non ti preoccupare, lo sai che sei il nostro sempai preferito".
Akira mise un braccio attorno alla vita di Notoori guardandolo con occhi dolci.
"Piantala Sendoh!"
Il ragazzo dai capelli a punta si mise a ridere tornando al fianco del suo fidanzato.
"Avete sentito la novità? Probabilmente sostituiranno..."
"Sempai Notoori! Finalmente ti ho trovato!"
Nanase li raggiunse correndo. Gli occhi grigi, di solito totalmente inespressivi, gli brillavano ora di pura gioia mentre guardava Hideki.
"Mi stavi cercando?"
"Oh, sì! Sto preparando l'esame di Analisi e, visto che tu sei così bravo, mi chiedevo se potessi darmi una mano a studiare".
Hideki si massaggiò una tempia con l'aria perplessa.
"Immagino di sì... quando avresti intenzione di cominciare?"
"Subito!" rispose prontamente Nanase per poi aggiungere "Naturalmente se puoi..."
"Ecco, io adesso stavo tornando agli alloggi anche se c'è ancora un po' di tempo prima degli allenamenti..."
"Perfetto! Allora, forza! Andiamo".
Makoto afferrò il braccio di Hideki tenendolo stretto e trascinandolo di nuovo verso l'edificio che ospitava la biblioteca.
"Sì, però... aspetta..."
I tentativi di Notoori di liberarsi furono vani e in breve i due sparirono alla vista di Sendoh e Mitsui.
"Akira, hai notato? Nanase non solo non ci ha salutati, ma non ci ha neppure degnati di uno sguardo".
"In effetti si è fiondato subito su Nanny come se noi neanche esistessimo. Quel ragazzo è proprio strano".
"Io te l'avevo detto che, secondo me, quello nasconde qualcosa!"
"Ma certo, Sherlock! In effetti Nanase nasconde una tragica incapacità nella preparazione degli esami ed è talmente preoccupato che il suo scarso rendimento influisca con la sua attività agonistica che si è rivolto all'unica persona che potesse aiutarlo!"
"Spiritoso! Continui a farla troppo facile, tu. Secondo me c'è sotto molto più di quello che sembra".
Sendoh si fece improvvisamente meditabondo e portò un pugno al mento con fare pensieroso.
"Dici che potrebbe essere una spia di qualche università nostra rivale che sta cercando di ottenere da Nanny più informazioni possibili sulla nostra squadra?"
"La smetti di fare il cretino e di prendermi in giro? Non dico proprio nulla di questo! Penso solo che l'improvviso attaccamento di Nanase nei confronti del sempai è sospetto".
Akira sospirò e prese Hisashi per mano.
"Amore mio, credo che dovresti piantarla di leggere tutti quei libri di spionaggio che ti piacciono tanto. Stai diventando paranoico, vedi complotti ovunque".
Mitsui si imbronciò guardando per terra.
"Non sono libri di spionaggio, sono noir... è diverso!"
"Ah sì, scusa! In ogni modo il mio parere rimane immutato. Cerchi di vedere cose che non esistono".
"Mmh... sarà..."
Mentre la discussione proseguiva, i due raggiunsero il loro alloggio. Appena entrati sentirono la voce di Kaneda provenire dalla sala comune, così decisero di unirsi a lui e al suo immancabile ragazzo.
"...quindi ci ha detto di scegliere noi un soggetto per il nostro ritratto, capito?"
Satori sembrava particolarmente impegnato in una spiegazione. Taz gli sedeva di fronte su una poltrona, mentre al suo fianco sul divano c'era il suo compagno di corso, Iida.
"Kaneda scordati che io mi presti a farti da modello. Non se ne parla proprio".
Tadashi guardava torvamente il giovane artista dai capelli viola, il quale lo ricambiava con uno sguardo allibito e l'aria innocente di chi vorrebbe dire: 'Ma questa cosa non mi era mai passata neanche per l'anticamera del cervello!'.
"Ehilà, che succede?"
Sendoh e Mitsui sopraggiunsero proprio in quel momento. Kaneda si alzò andando loro incontro con espressione esaltata.
"Ragazzi, che bello! Siete tornati! Aspettavo proprio voi!"
I due si lanciarono un rapido sguardo intuendo il prossimo scoppio di qualche casino.
"Che cosa vorresti da noi Satori?" provò a chiedere Sendoh.
"In realtà è una richiesta solo per uno di voi due".
Kaneda si avvicinò a Mitsui, giunse le mani davanti a sé e lo guardò con occhi brillanti in aria di adorazione.
"Tesorino, vero che mi farai da modello per il mio nuovo ritratto?"
"COS'HAI DETTO???"
Hisashi non aveva fatto in tempo neppure ad aprire la bocca che vennero tutti investiti dall'uragano Taz che si frappose tra lui e Kaneda cominciando a sbraitare a destra e a manca.
"Non se ne parla proprio! Tu non lo fai il ritratto a questo coso qui!"
"A chi hai detto 'questo coso qui'?"
La protesta di Hisashi venne debitamente ignorata.
"Ma come amoruccio? Tesorino è un soggetto perfetto! Ha un viso così interessante..."
"Non ha fatto un viso interessante. Cos'ha di speciale? È un viso banalissimo! Ha due occhi..." e dicendo questo accecò il povero malcapitato infilandogli due dita negli occhi "...un naso..." gli prese il naso e glielo storse "...e due orecchie!" gli afferrò le orecchie e gliele tirò fin quasi a staccargliele dalla testa.
"E che cazzo! Adesso basta! Stai cercando di ammazzarmi?"
Di nuovo nessuno prestò attenzione a Hisashi.
"Tu non gli fai il ritratto e basta!"
"Ma se non posso usare lui come modello, mi spieghi chi posso scegliere?"
"Sarò io il soggetto del tuo disegno e niente discussioni".
"Amoruccio! Davvero lo faresti? Ma no, lo so che a te queste cose danno fastidio, non posso obbligarti a posare per me".
"Non mi stai obbligando, sono io che ho scelto di farlo. E comunque ho capito benissimo che hai fatto tutto questo solo per convincermi ad accettare, quindi almeno vedi di smetterla con questa sceneggiata".
Taz tornò alla sua poltrona borbottando improperi verso chiunque mentre un raggiante Kaneda si voltava verso Shiro facendo il segno della vittoria.
"Te lo avevo detto che il mio è un sistema infallibile!"
Mitsui e Sendoh si guardarono sospirando e scuotendo la testa.
"Kaneda, non cambierai mai!"

FINE CAPITOLO II






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