Disclaimers: a parte Mitsui e Sendoh che appartengono al grandissimo Inoue-sensei, gli altri personaggi sono tutti miei (e chi altri li vorrebbe?)
Note: questa fic è nata come seconda serie della mia Obsession. I protagonisti non saranno Mitsui e Sendoh né Satori e Wakashimaru, loro faranno da 'collante' alla storia... insomma, capirete quando leggerete ^^;;;
Dedico la fic a tutta la mia famiglia (vi adoro!!!)
Buona lettura!


Campus

parte I

di Yurika


Una splendida mattina veniva salutata dal canto degli uccellini che ancora non erano migrati verso posti più caldi. Il sole autunnale, ancora abbastanza caldo, faceva capolino attraverso le foglie gialle e rosse degli alberi all'interno del Campus dell'Università S. Una fresca brezza portava dalle montagne l'odore della prima neve caduta durante la notte. Il mondo era soffuso dal torpore ovattato di un dolce risveglio...
"KANEDAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA".
Nel raggio di cinque chilometri la gente si guardò sconsolata e ovunque affiorò nella mente il pensiero: 'sono quelli della Basket House!'
In effetti, nella stanza numero cinque si stava svolgendo un'accesa discussione (come sempre -____- Ndegli_abitanti_del_Campus).
"Che diavolo sarebbe questa roba???"
Tadashi Wakashimaru stava guardando in maniera alquanto truce il suo compagno di stanza, nonché fidanzato, Kaneda Satori. Con un dito stava indicando il contenuto di un cassetto che aveva rovesciato sparpagliandolo sul letto. Per tutta risposta, l'altro ragazzo lo guardò inclinando il capo da una parte permettendo alle ciocche violette dei suoi capelli di accarezzargli il viso finendo davanti agli occhi verdi screziati da una nota chiara d'incomprensione.
"E' la tua biancheria, Taz... non la riconosci?"
Colui che era appena stato apostrofato come diavolo della Tazmania mostrava evidenti segni di volersi trasformare seduta stante in un tornado per aggredire il finto gnorri. Tuttavia si trattenne, benché il tremito che gli pervadeva le membra fosse più che evidente. Strinse le mani a pugno e sibilò tra i denti.
"Questa NON è la mia biancheria. Io NON uso biancheria di questo... questo... colore!"
Kaneda sbatté un paio di volte le palpebre spostando lo sguardo dal mucchietto scomposto di stoffa sul letto del suo ragazzo a Tadashi.
"Come sarebbe a dire che non la usi? Ma se te l'ho tinta appositamente!"
"Tu... tu... hai tinto i miei boxer e i miei slip di questo orrendo rosa shocking e pretendi che li indossi?"
Tadashi sentiva che era sull'orlo di una crisi di nervi, si augurò solamente che i danni recati dalla sua furia omicida, che si sarebbe scatenata di lì a poco, non ammontassero ad una cifra esorbitante.
"Ma certo amoruccio! Trovo che questo colore ti renda molto sexy".
Kaneda sorrise socchiudendo gli occhi con un fare molto malizioso. Taz passò da una tonalità verde-sedano ad una rosso-peperone.
"Sexy? SEXY??? Ma ti ha dato di volta il cervello? Io questo obbrobrio non lo metterò mai, chiaro? Non mi faccio sottomettere alle tue manie da pervertito! Se do retta a te finirò col dovermi vestire con giacchette di peluche rosa e orecchie da coniglio in testa!!!"
Gli occhi di Kaneda si illuminarono di verde smeraldo. Giunse le mani davanti a sé e guardò il suo ragazzo con espressione estatica, scimmiottando la posa di un angelo ascetico dipinto sulle pareti delle chiese cattoliche.
"Tu lo faresti davvero per me?"
"No, razza di idiota!!!"
Taz stava già per avventarsi contro giovane mistico dai capelli viola ancora perso dietro le sue fantasticherie quando la porta si spalancò e due braccia lo trattennero dal suo slancio omicida.
"Ragazzi, non è possibile che ogni mattina dobbiamo venirvi a salvare perché rischiate di farvi la pelle l'un l'altro!"
Tadashi si dimenava cercando di liberarsi da quella morsa d'acciaio.
"Lasciami Mitsui! Non sono affari tuoi, lasciami andare che questa volta lo strangolo sul serio!"
Una bella risata argentina fece capolino dalla soglia della stanza.
"Sentiamo, quale sarebbe il motivo del litigio di oggi?"
Al suono di quella voce tranquilla Taz sembrò calmarsi anche se continuava a guardarsi intorno con l'aria di un leone in gabbia, pronto ad azzannare alla gola il primo povero malcapitato che osasse avvicinarglisi troppo. Kaneda andò accanto al nuovo arrivato con gli occhi pieni di lacrime e l'aria del povero fanciullo fragile e incompreso.
"Oh, carciofino, aiutami tu! Io volevo solo fare un piacere ad amoruccio per dare un apporto un po' più piccante al nostro rapporto".
"Oh!" esclamò il suddetto ragazzo dagli strani capelli a punta che guardò Kaneda con sguardo comprensivo.
"Rendere il vostro rapporto ancora più piccante? Ma se già così non ci fate chiudere occhio la notte da quanto casino fate! Ogni volta sembra che nella vostra stanza abbiate invitato il Circo Orfei al gran completo!" (non conoscendo il nome di un circo giapponese ne ho dovuto mettere uno italiano :p NdYu)
"Sì, è vero, in effetti già così non mi posso di certo lamentare" disse Kaneda con occhi sognanti.
Tadashi, liberatosi dalla presa del compagno, divenne di un bel color carminio e borbottò qualcosa di incomprensibile.
"E dai, Hisa-chan! In fondo neanche noi possiamo lamentarci, no?" esclamò il ragazzo ancora appoggiato allo stipite della porta facendo un occhiolino.
"Akira, sei sempre il solito!"
"Sendoh ha ragione, Mitsui. Se noi abbiamo il Circo Orfei in camera, voi avete un concerto lirico. Gli acuti che tira quello lì farebbero invidia a Maria Callas!"
"Ma come ti permetti??? E allora tu che grugnisci come un ippopotamo?"
"Io faccio coooooooooosa?"
Wakashimaru e Mitsui si stavano fronteggiando lanciandosi occhiate che avrebbero potuto incendiare l'intera struttura universitaria. Sendoh e Satori sospirarono rassegnati.
"Dai amoruccio, non prendertela! Se adesso la smetti di litigare con Hisa-kun ti prometto che ti ricompro tutta la biancheria che ti ho rovinato, va bene?"
"E mi sembra il minimo!!!"
"Va bene, va bene. Adesso smettetela di litigare e andiamo giù dagli altri che è ora di colazione".
"Akira ha ragione, io ho fame".
Così dicendo Mitsui si avviò verso le scale seguito dal suo ragazzo e dagli altri due loro compagni. Mentre scendevano Taz si accostò all'orecchio di Kaneda.
"Ma davvero in quei momenti... ecco... faccio il verso dell'ippopotamo?"
Il giovane playmaker si voltò verso di lui e dovette trattenere una risata vedendolo col viso arrossato e un'espressione molto preoccupata.
"Non dargli retta! È solo invidioso perché noi ci divertiamo molto più di loro".
Gli occhi dorati del ragazzo tornarono a brillare mentre un sorriso soddisfatto si faceva largo sulle labbra sottili.
"Lo pensi davvero?"
"Ma certo!" rispose Kaneda mentre entrava in sala mensa "E comunque a me quel verso piace".
"Cosa???"
Purtroppo la discussione fu bruscamente interrotta dalla presenza dei loro compagni di squadra che li stavano guardando con occhi assassini.
Si sedettero a tavola in silenzio cominciando a mangiare. Pochi minuti dopo entrò un ragazzo del terzo anno.
"Capitano Asada, c'è qua qualcuno che ti vuole parlare".
"Ah, sì! Deve essere il nuovo acquisto della nostra facoltà, in effetti gli avevo detto di passare".
Toshio Asada salutò i suoi amici e andò nell'ingresso dove un ragazzo lo stava aspettando. Era piuttosto alto, anche se di certo non raggiungeva i suoi 195 cm di altezza. Doveva essere un po' più di 1.80 m, aveva i capelli biondi e lunghi sotto le spalle, portati con la riga a sinistra. La pelle era chiara e levigata, sembrava quasi risplendere alla luce del mattino. Ma la cosa sorprendente erano gli occhi molto allungati, con sopracciglia folte e scurissime, di uno straordinaria sfumatura violetta come il cielo al tramonto.
"Tu devi essere Koji Ashton, giusto? Piacere, il mio nome è Toshio Asada e ti sono stato assegnato come tutor. Se non sbaglio frequenti il terzo anno di Giurisprudenza, vero?"
Il ragazzo interpellato sorrise mostrando una lunga fila di denti bianchissimi.
"Le tue informazioni sono corrette sempai".
"Molto bene, allora cominceremo col farti vedere un po' il nostro Campus. Per esempio questa è la 'Basket House' ed è riservata ai membri del Club di Pallacanestro. A proposito, sei molto alto ed hai un fisico atletico. Hai già deciso a quale circolo iscriverti?"
Ashton scosse la testa facendo danzare i morbidi fili color del grano.
"Temo che non mi avanzerà molto tempo dallo studio. Quest'università mi ha gentilmente concesso di rimanere al pari con gli studi che avevo già intrapreso, però dovrò studiare sodo per riuscire a superare gli esami di fine trimestre".
Asada sospirò rassegnato.
"Capisco. Bè, è un vero peccato. Saresti stato perfetto per il nostro club".
"Grazie per aver pensato a me".
In quel momento un ragazzo dagli splendidi capelli neri che gli ricadevano scomposti sul viso e da due penetranti occhi blu comparve dalle scale che scendevano dal piano superiore.
"Figurati! Ah, Sasa! Già che ci siamo, permettimi di presentarti un altro membro della nostra squadra. Il suo nome è Yukito Sasa, anche lui frequenta il terzo anno, però alla facoltà di Scienze dell'Educazione (e ora non chiedetemi che razza di educazione potrebbe impartire uno come Sasa :p NdYu). Sasa, questo è Koji Ashton. Si è appena trasferito qui dall'Inghilterra".
Yukito guardò i due ragazzi con l'aria un po' annoiata. Koji gli si fece più vicino e gli tese una mano sorridendogli. Per un attimo, il moro rimase titubante di fronte a quel gesto per lui un po' inconsueto, poi sorrise con cortesia e strinse la mano che aveva davanti.
"Piacere. Vieni dall'Inghilterra? In effetti non hai per nulla l'aria del Giapponese, neppure il cognome, a dir la verità. Come mai ti trovi qui?"
Il biondo stava squadrando con aria evidentemente interessata la sua nuova conoscenza soffermandosi sugli occhi screziati di varie sfumature d'azzurro e sulla bocca i cui angoli tendevano a incurvarsi in una linea che voleva essere dura, ma che per lui era solamente deliziosa. Trattenne la mano che stringeva nella sua e il suo sorriso si piegò leggermente verso destra divenendo leggermente inquietante, cosa che, però, solo Sasa poteva notare dato che. Nella posizione in cui si trovava, Asada poteva solo vedere la bocca dell'altro coperta dai capelli.
"Mio padre è inglese, ma mia madre è giapponese, anche se non ho preso molto da lei. Comunque ho sempre vissuto all'estero, venivo in Giappone solo per brevi visite ai miei nonni. Questa volta, invece, ho deciso di rimanere. Sentivo il bisogno di cambiare un po' aria e quale posto migliore da scegliere se non la mia seconda patria?"
Yukito era irritato. C'era qualcosa in quel gaijin che lo infastidiva enormemente. In più non capiva perché ancora non lo avesse lasciato andare. Tuttavia mantenne il suo solito atteggiamento amabile senza far trasparire nulla dei suoi reali pensieri, se non un certo incupirsi delle iridi turchesi.
"Scelta saggia, oserei dire. Ti auguro di trovarti bene qui. Ora perdonatemi, ma devo ancora fare colazione e fra poco cominceranno le lezioni. Vi auguro una buona giornata".
"Spero di poter contare anche sul tuo aiuto per riuscire ad ambientarmi. Purtroppo non posso pretendere che il vostro capitano mi stia dietro ventiquattro ore su ventiquattro".
Koji accompagnò quella richiesta con una leggera pressione sul palmo di Yukito facendogli una specie di massaggio circolare col dito medio. 
Sasa socchiuse gli occhi maledicendo la presenza di Asada in quel momento che non gli permetteva di agire come meglio avrebbe preferito.
"Sicuro, potrai contare su di me in qualunque momento".
A dispetto delle parole che aveva appena pronunciato, Yukito lanciò un'occhiata al ragazzo in modo che questi capisse che se si fosse azzardato a mettersi sulla sua strada sarebbe solo stato peggio per lui. Con gesto brusco riuscì finalmente a liberare il suo arto dalle grinfie di Koji e, con un cenno del capo, si diresse verso la sala mensa.
"Una persona davvero particolare" commentò Ashton seguendo Yukito con gli occhi.
"Parli di Sasa?"
Anche Asada si girò in direzione del ragazzo guardandolo con espressione meditabonda.
"Sì, che sia particolare è indubbio. Però girano strane voci su di lui".
"Oh, davvero?"
Koji si portò la mano sinistra alla bocca nascondendo il sorriso che già prima aveva riservato a Sasa.
"Interessante" aggiunse a voce talmente bassa che Asada, tutto impegnato a cercare i libri che gli servivano per le lezioni di quel giorno, non riuscì a sentirla.
"Sarà meglio andare ora, Ashton. Si sta facendo tardi".
"Hai ragione sempai, andiamo pure".
Koji aprì la porta principale aspettando che il compagno la oltrepassasse, poi, dopo aver lanciato un'ultima fuggevole occhiata al punto in cui aveva visto Yukito sparire, uscì anche lui.
Nel frattempo, in sala mensa l'atmosfera era decisamente tesa. Da quando Sasa era entrato Taz non gli aveva tolto gli occhi di dosso per un istante. L'odio che traspariva dal suo sguardo era solo comparabile con quello che si poteva leggere in quello del suo nemico. Nessuno osava fiatare per paura di far scoccare la scintilla che, in breve, avrebbe potuto incenerirli tutti quanti.
Come sempre fu il responsabile alloggio Hideki 'Nanny' Notoori a risolvere la faccenda intavolando una conversazione con il suo vicino di posto, Sendoh, sull'andamento del prossimo campionato invernale.
"Sicuramente le favorite saremo noi, l'Università D e la Shinetai".
"Tu dici, sempai? Secondo me anche la Tsunumi non è da sottovalutare. Quest'anno hanno molte nuove matricole che sembrano essere in gamba".
"Hai ragione Sendoh, però quest'anno non parteciperanno moltissimi giocatori che ormai si sono laureati e che erano la vera spina dorsale del team della Tsunumi".
"Ma..."
"Io sono assolutamente d'accordo con il sempai".
A parlare era stata un ragazzo del primo anno di ingegneria oltre che ala piccola di riserva del loro team, Makoto Nanase. Sedeva vicino a Notoori, sul lato opposto rispetto a Sendoh. Giocherellava distrattamente con una ciocca dei capelli castani con mèche bionde che gli ricadevano scalati fino alle spalle. I suoi occhi grigi, resi liquidi da una certa componente di vaghezza dello sguardo, erano puntati sul compagno più grande fissi e immoti come quelli di una bambola.
Per qualche secondo i due rimasero in silenzio aspettando che l'altro ragazzo aggiungesse qualcosa alla sua affermazione, ma ben presto si resero conto che Makoto non aveva alcuna intenzione di proseguire il discorso.
"Comunque sia saremo noi a vincere. La nostra squadra è molto forte".
Akira era stato il primo a riaccendere la conversazione che si era brutalmente interrotta.
"E' vero, siamo molto forti. Tuttavia abbiamo ancora molto da lavorare, il nostro team non è ancora sufficientemente affiatato".
"Però ogni elemento, preso per sé, ha la potenzialità per essere un ottimo giocatore".
"Questo è vero per coloro che compongono il quintetto base. Dobbiamo rinforzare la panchina, specialmente per quanto riguarda le matricole".
"Anche le matricole..."
"Notoori ha ragione".
Di nuovo un'interruzione da parte di Makoto. I due si girarono dalla sua parte e, questa volta, Sendoh non rimase in silenzio.
"In che senso Nanase?"
Il giovane a cui era stata rivolta la domanda non si voltò neppure verso il suo interlocutore, ma rimase con gli occhi fissi su Nanny.
"Nel senso che noi del primo anno siamo ancora troppo immaturi, dobbiamo ancora farci le ossa. Se pensi che l'unica matricola che ha diritto di entrare a far parte del quintetto base sei tu, Sendoh, allora capirai ciò che intendiamo dire. Giusto sempai?" 
Makoto rivolse un sorriso spento al compagno più grande, il quale abbozzò un cenno di risposta con fare educato. Akira rimase qualche istante perplesso non sapendo bene come interpretare quella frase. All'apparenza poteva sembrare un complimento, ma non capiva perché non potesse evitarsi di sentire nel tono di voce di Nanase un retrogusto pungente. Alla fine si convinse che era solo frutto della sua immaginazione, sorrise e si concentrò sui resti che aveva lasciato nel piatto preferendo astenersi dal continuare ulteriormente quella conversazione.
Hisashi gli si accostò all'orecchio guardando con circospezione Nanase e Notoori che parlavano tranquillamente degli allenamenti che avrebbero dovuto affrontare nei prossimi giorni.
"Non ti pare strano il suo comportamento?"
Sendoh lo guardò di traverso con aria interrogativa.
"Di chi parli?"
"Di Nanase. Ultimamente gironzola sempre attorno a Nanny, sembra quasi essere diventato la sua ombra. Ovunque il povero sempai si giri se lo ritrova davanti. A volte mi domando se lo segua perfino in bagno".
Akira ridacchiò cercando di non farsi sentire dall'oggetto del loro interesse.
"Esagerato! Si sarà affezionato al sempai perché non si è ancora ambientato qui al Campus e Nanny è sempre talmente gentile e disponibile con tutti che gli sarà sembrato la sua ancora di salvezza".
"Mmh... tu la fai troppo semplice!"
Sendoh guardò Mitsui con una lieve sfumatura di scherno negli occhi.
"Non sarai invece tu che devi trovare qualcosa di torbido dietro cui indagare altrimenti ti annoi?"
Hisashi lanciò un'occhiata assassina al suo ragazzo imbronciando la bocca.
"Ma che dici! Il mio era solo un commento. E poi non è vero che mi annoio, la tranquillità mi va più che bene... almeno per il momento".
Akira rise di gusto. Ormai avevano finito di mangiare e si stavano alzando tutti dirigendosi verso la porta principale perché l'orario di inizio delle lezioni incombeva su di loro.
"Oh oh! Siamo allegri fin dal primo mattino, eh?"
Hisashi sentì il peso di un braccio posarsi sulle sue spalle per poi scivolargli fino al collo stringendolo in una morsa scherzosa. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti una cascata di rasta neri, due occhi castano-chiari che gli ammiccavano allegri e un pizzetto scuro che incorniciava un magnifico sorriso.
"Noda, se fai così mi strangoli!"
Sendoh continuava a ridere divertito.
"Ma che vuoi che sia! E poi se ti faccio la bua puoi avere una scusa per farti coccolare dalla tua dolce metà, no? Ma che sbadato! Dimenticavo che non avete bisogno di sciocchi pretesti per imboscarvi a qualsiasi ora del giorno e della notte, voi due!"
Mitsui si liberò dalla stretta dell'amico guardandolo con aria minacciosa.
"Come ti permetti? Queste sono cose che non ti riguardano! E poi, se devi dare del pervertito a qualcuno qui, rivolgiti a quei due" disse indicando Kaneda e Taz che si stavano gaiamente sbaciucchiandosi in un angolo infischiandosene dei ragazzi attorno che li guardavano sghignazzando.
"Quelli la notte fanno talmente casino che sembra che stiano facendo le esercitazioni per le 'grandi manovre'!"
"Che hai detto???"
Quelle parole avevano distratto Tadashi dalla sua idilliaca occupazione, facendolo infuriare non poco. In breve l'atrio venne messe sottosopra dalla corsa di Noda che scappava da Mitsui, il quale, a sua volta, oltre a cercare di fare la pelle a Tsukuku, tentava anche di non farsi prendere da un furente Wakashimaru. Il pubblico gradiva molto lo spettacolo, tanto che si iniziò a scommettere su chi avrebbe vinto quello strampalato inseguimento. Satori sbuffò spazientito tirando calci a Sendoh che era sdraiato in terra contorcendosi dalle risate.
Ad un certo punto, dopo aver schivato una pericolosa manovra di Hisashi che aveva tentato di saltargli addosso finendo, invece, spappolato sul pavimento con Taz che, inciampato su di lui, gli era cascato addosso, Tsukuku spalancò la porta d'ingresso per fuggire dai suoi persecutori non accorgendosi del ragazzo che stava entrando nella casa proprio in quel momento e travolgendolo.
Il povero malcapitato finì per terra rimanendo boccheggiante e con lo sguardo confuso di chi non si è ben reso conto di cosa gli sia realmente capitato.
"Oh, scusa scusa scusa scusa scusa!!! Ti sei fatto male? Mi dispiace, proprio non ti ho visto! Va tutto bene? Vuoi che ti porti in infermeria? Chiamo un medico?"
Noda era entrato in panico non sapendo esattamente come comportarsi con quel fanciullo gracile e dall'aria da adolescente spaurito che lo stava guardando come se fosse stato una specie di strana apparizione.
"N-no... sto... sto bene" riuscì a mormorare alla fine il giovane.
"Iida, è tutto ok?"
Kaneda, sopraggiunto in quel momento, si precipitò affianco al ragazzo ancora seduto nel punto in cui era caduto.
"Satori tu lo conosci?" domandò Noda curioso.
"Ma certo! Si chiama Shiro Iida e frequenta con me l'Accademia di Belle Arti. È venuto a prendermi per andare a lezione insieme".
Tsukuku spalancò gli occhi in un'espressione sconvolta.
"Vuoi dire che frequenta il secondo anno?"
Iida arrossì violentemente abbassando la testa e mordicchiandosi il labbro inferiore.
"Sì, certo! Che hai da fare quella faccia?"
Kaneda sembrava un po' scocciato da tutta quella vicenda.
"Bè... io non gli avrei dato più di 16-17 anni!"
Satori gli lanciò un'occhiataccia.
"Cafone!"
"Oh, ma tu sei ancora per terra!"
Noda ignorò l'insulto del suo compagno e aiutò l'altro ragazzo a rimettersi in piedi, spazzolandogli con le mani la polvere dai pantaloni provocando un aumento del rossore sulle guance di Iida.
"G-grazie..."
"E di che? È colpa mia se ti sei sporcato. A proposito, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Tsukuku Noda e sono il vice-capitano di questa testa matta del tuo amico Satori" disse il ragazzo più grande indicando con il dito indice verso Kaneda, che, vedendosi apostrofare in quel modo, si vendicò mordendo il suddetto dito e provocando un ululato di dolore da parte del suo compagno di squadra. Shiro ridacchiò timidamente a quella scena, timoroso di non irritare nessuno con il suo 'scoppio' d'ilarità.
"Oh, ma guarda! Hai anche un bel sorriso oltre ad avere degli occhi dolcissimi!" esclamò Noda guardandolo e tenendosi l'indice dolorante con l'altra mano. Ovviamente Iida avvampò un'altra volta cercando di nascondersi facendo ricadere sul viso i capelli castano-scuri.
"Noda non devi andare? Lingue straniere è dall'altra parte del Campus, se non ti sbrighi farai tardi a lezione" disse Kaneda con voce acida.
"Aaaaahhh!!! E' vero!!! Bye bye gente!!!"
Tsukuku si volatilizzò in meno di un nanosecondo lasciando al suo posto solo una nuvoletta di polvere.
"Dov'è finito il fedifrago?!?"
Hisashi e Taz sopraggiunsero in quel momento dopo essere riusciti a stabilire (a suon di cazzottoni) di chi fosse la colpa della rovinosa caduta che aveva loro impedito di mettere le mani sulla preda che stavano inseguendo.
"Se cercate il vice-capitano se n'è appena andato" annunciò loro Akira con il sorriso sulle labbra.
"E' tutta colpa tua!!!" esclamarono all'unisono i due imbecil... ehm... amici ricominciando a darsele di santa ragione.
"Andiamo Iida, è inutile rimanere qui con questi decerebrati!"
Shiro sembrava un po' preoccupato da tutta quella confusione.
"Ma... Satori... non hai paura che il tuo ragazzo..."
"Quel cretino può anche andarsene in malora! Quando sarà stanco finirà di comportarsi da ragazzino isterico!"
Così dicendo Kaneda trascinò via un titubante Shiro alla volta delle loro aule di lezione.
Taz, dal canto suo, si accorse della scomparsa del suo koibito e, dentro di sé, sorrise.
Era contento che Kaneda avesse ritrovato l'amicizia di quel ragazzo che stava per perdere a causa dell'egoismo di Sasa (vedere Obsession ss1 ndYu). E poi, per farsi perdonare la scazzottata infantile, ci sarebbe sempre stata la notte, giusto?
Mentre continuava a prendersi a pugni con Mitsui ridacchiò pensando che neanche quella volta i suoi vicini di stanza avrebbero dormito in santa pace.

FINE CAPITOLO I





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