I giardini di pietra

capitolo III

di Unmei



I giorni passavano, diventavano settimane e il mio rapporto con Florent si approfondiva.
Potendo 'parlare' con lui avevo scoperto i suoi gusti e conosciuto meglio il suo carattere, uno animo acuto, un temperamento romantico e pieno di slanci. Conoscevo i suoi poeti preferiti, i musicisti che venerava, le sue idee sul mondo e i suoi sogni per il futuro. Mi aveva detto di invidiare la mia abilità, di guardare con incredula ammirazione il modo in cui traevo figure dalla roccia, ed il complimento mi aveva lasciato imbarazzato, a schernirmi dicendogli che ero io ad invidiarlo per la sua maestria di musicista.

Ma di chi fosse, sapevo ben poco..... sapevo niente.
Ignoravo il suo cognome, dove fosse la sua famiglia, ove avesse vissuto, se fosse francese d'origine come il suo nome suggeriva, chi gli avesse insegnato a suonare in maniera così divina; volevo saperlo, desideravo conoscere ogni cosa lo riguardasse, e glielo chiesi.
.... Ma lui non me lo disse.

"No, non ha importanza.....non chiedermelo. È un tempo finito....."
E un'ombra di rimpianto, di dispiacere, gli offuscò il viso, facendomi pentire della mia stupida invadenza. C'era qualcosa di spiacevole, doloroso, nel suo passato, qualcosa che non voleva condividere con me; potevo capirlo, dopotutto chi ero io per lui, per voler a tutti i costi sapere? In fondo non aveva importanza, bastava che mi rimanesse accanto, chiunque egli fosse.
Poi cambiò discorso, le ombre rapidamente cancellate dal volto.
"Facciamo un giro in carrozza, è una bella giornata! Non lavorare oggi, passeggiamo!"

Ed io come potevo non cedere? Lo facevo ogni volta.....e nemmeno mi dispiaceva di perdere un giorno di lavoro! Già mi ero accorto di stare procedendo volutamente a rilento nello scolpire il bell'Angelo del Sonno Eterno.
Perché, pensavo, quando avrò finito lui andrà via, lo perderò.
Quando avrò finito non lo vedrò più, non ascolterò più il suono emozionante del suo violino, né mi abbaglierà il suo sorriso. Pensavo 'ci metterò anche dieci anni, purché rimanga'.
..... a volte scolpendo mi fermavo per qualche minuto con il martello a mezz'aria e indugiavo rapito a guardarlo, con il cuore dibattuto in una tempesta di colpevolezza.
Lui aveva capito? Oh sì, certo..... certo.
Solo io ero così sciocco da credere di non essere trasparente, da illudermi che i miei sguardi apparissero neutrali, che il mio interesse per lui non fosse ad un passo dall'adorazione.
Non credo che avrei avuto il coraggio di avvicinarmi a lui e confidargli il mio turbamento, se non fosse stato proprio Florent a catturarmi, spingendomi in un angolo della mia coscienza senza lasciarmi possibilità di fuga, in una seduzione lieve ma senza scampo, che iniziò, esplicitamente, un mese dopo il suo arrivo a casa mia, in un freddo pomeriggio di cielo bianchissimo.....

Florent mi trascinò a forza verso il pianoforte, costringendomi a sedere sullo sgabello imbottito davanti allo strumento; mi mise le mani sulla tastiera e poi fece il gesto del danzare delle dita sui tasti..
Sembrava allegro, entusiasta, ed io mi sentivo stranamente incapace di reagire, senza capire bene cosa lui avesse in mente, anche se era evidente.
Poi guardai lo spartito sul leggio: era Beethoven.

"Sonata n. 9 il La maggiore. Opera 47, Kreutzer."

Un pezzo per piano e violino..... e lì infine fui illuminato.
"No, no!!! - gli dissi - Non ne sono assolutamente in grado, sono secoli che non suono..... E questo è un pezzo tutt'altro che facile!"

In risposta mi fece un breve e secco accordo di violino.
"Non insistere, Florent!"
Altro accordo, ancor più acuto veloce.
"Ho detto che non - "
Mi interruppe di nuovo, dispettoso, netto e preciso come una bacchettata, e avrebbe continuato così, lo sapevo, a troncarmi le parole fino a che non avessi acconsentito a ciò che desiderava.
Ormai ero sottomesso ad un angelico tiranno.
"D'accordo, hai vinto. Ma una volta sola! E non ti lamentare se sarò inascoltabile, capito?"

Mi gratificò con uno dei suoi sorrisi, disegnò nell'aria un cerchio con il suo archetto e fu pronto a suonare, con la naturalezza di chi aveva la musica nel sangue e conosceva la melodia a memoria, mentre io sedevo impacciato, rigido come uno stecco e con le mani che mi si stavano facendo sudate, nervoso e già pronto ad una pessima figura.

Fu lui ad iniziare, brusco ed acuto, per poi subito sfumare, crescere e spegnersi nuovamente, lasciando che mi inserissi io, in quelle battute ancora lente, che mi concedevano almeno di riflettere, di guidare consapevolmente le mani che sulla tastiera d'avorio si trovavano a disagio. Da quanto tempo quel pianoforte era solo un silenzioso pezzo d'arredamento del mio salotto?
Il violino si inserì ancora, acuto, quasi discordante, perfetto, in quella melodia strana eppure armoniosa; saliva e sfumava, chiamava ed il piano rispondeva, le due voci parlavano sempre più sommessamente sin a finire nel silenzio.....per poi esplodere improvvisamente, il violino a condurre e il piano a seguire, sempre più veloci, per poi scambiarsi i ruoli, e le note a mescolarsi, fondersi, inseguirsi, sovrapponendosi senza però soffocarsi.

Come potevano le mie mani muoversi così rapide? Le guardavo come se non mi appartenessero, come fossero stregate, al di fuori della mia capacità di controllo. Florent faceva vibrare acutissimo il suo strumento, una musica piena d'energia, una burrasca che scuoteva tutto intorno a noi, aria e cuori, che si placava solo per esplodere di nuovo. Suonava con una tale foga che temetti che il violino avrebbe preso fuoco tra le sue mani.....ed io sempre lo accompagnavo, e lui accompagnava me, con note che erano come singhiozzi, e la musica continuava a salire e sfumare, a sussurrare e gridare, imprevedibile, ed io non capivo più nulla in quella organizzata confusione, lenta, frenetica, vortice di musica che mutava di continuo.

Un'opera folle e magnifica, grondante passione, che mi stava togliendo il fiato e mi faceva venir caldo; lanciai uno sguardo a Florent che, come sempre, suonava a occhi chiusi, ed era stupendo mentre eseguiva uno dei passaggi più intensi del pezzo, con il capo reclinato e le guance arrossate.
Nella sua espressione coglievo così tanto piacere, tanto coinvolgimento che.....che quasi mi parve immorale continuare a guardarlo, mi sembrava di spiarlo, o di.....di stare facendo l'amore con lui attraverso la musica.
Soffocai un gemito a quel pensiero, e un brivido mi fece tremare una nota; tornai a guardare la tastiera, imponendomi di levarmi certe idee dalla testa, e continuai a suonare senza più alzare gli occhi, ma ormai il danno era fatto e l'immagine non mi abbandonava.

La musica sfumò un'ultima volta, ingannevole, e poi risorse con i potenti accordi finali, cessando inaspettatamente; rimasi immobile per qualche istante, ancora turbato dal pensiero che ero stato capace di formulare.
No, no, mi ripetei, è la bellezza che mi attira, solo come artista.....la sua grazia, la sua indole, la sua armonia, il suo talento, ma non lui.....
.....non lui.

Sobbalzai nel sentire una sua mano sulla spalla, a tal punto che quasi mi scostai, e alzai subito il viso verso Florent; lessi i suoi rapidi gesti, che ormai riuscivo a comprendere senza difficoltà, fluidamente come una lingua madre.

"Vedi, bastava provare! Sei stato bravissimo!"

Dicevano le sue mani, e mi schernii rispondendo di aver sbagliato almeno in dieci passaggi.

"Non è vero..... e anche se fosse vorrà dire che basterà esercitarti un po'. Suoneremo ancora assieme?"

Io non risposi, ma solo perché la voce mi aveva abbandonato.

"Per favore."

Aggiunse, ed io rimasi a fissarlo, perdendomi nel verde bosco dei suoi occhi, provando il fortissimo desiderio di..... di cedere, di toccarlo, prendere le sue mani e stringerle anche solo per un momento.

"Io sono certo - dissi piano, soffocato dai sentimenti prigionieri - che se potessi parlare la tua voce sarebbe meravigliosa come il suono del violino, e altrettanto ammaliante. Non potrebbe essere nient'altro che bella, e morbida, incanterebbe tutti, proprio come la musica che suoni....."

Tali parole lo sorpresero. Lo capii dall'ingrandirsi dei suoi occhi, dall'espressione che passò sul suo volto, che per un attimo sembrò sperduto e ancor più giovane; forse avevo detto qualcosa di sbagliato..... forse ero stato insensibile nel sottolineare così esplicitamente il suo mutismo, e gli avevo causato dolore.
Feci per chiedergli scusa, glielo dovevo, ma le sue mani furono sulle mie guance, stringendomi il viso con delicatezza. Vedevo il suo volto vicino al mio come non lo era mai stato..... il suo respiro mi sfiorava, ed era fresco e leggero.

Le sue labbra si mossero, lentamente, scandendo le sillabe, e riconobbi su di esse il mio nome.
Ovviamente egli non emise suono, eppure io lo sentii. Chiaramente, dentro di me, sentii la sua voce chiamarmi.....ed era soave, sì, piena d'armonia malinconica.
L'emozione non era ancora finita, perché egli sorrise, e si chinò verso di me, in un modo tale che credetti volesse baciarmi.
Cosa non provai in quel momento! Il cuore diede un battito tale che pensai fosse scoppiato e le mie mani d'istinto si mossero posandosi sui suoi fianchi snelli.

Il mio povero animo era scosso come un esile albero in mezzo alla tempesta, ed io, un uomo adulto, come potevo essere così emozionato per un semplice bacio?
..... ma Florent non mi baciò, come credevo e come sognavo: mi circondò il collo con le braccia, poggiò la fronte contro la mia e così rimase per qualche lungo istante, tanto vicino che se avessi provato a prendermi le sue labbra ci sarei riuscito senza difficoltà.
E qualcosa, in quella bocca incurvata da un tenero sorriso, mi fece capire che la mia intrusione sarebbe stata lietamente accettata, benvoluta, ricambiata.
Non ne ebbi il coraggio, come uno stupido rimasi immobile.....fino a quando lui si raddrizzò e carezzandomi si separò da me, uscendo poi dalla sala e lasciandomi solo, ed in subbuglio.

Se prima mi ero accontentato di ammirarlo da lontano ora desideravo lui in carne ed ossa, e tanto da stare male. Volevo sentire le sue mani, la pelle, il corpo, il suo calore, la morbidezza dei capelli; quella bocca rosa, dolce e umida divenne la mia ossessione..... l'avevo immaginata così chiaramente in quegli istanti che l'esserne stato privato mi era insostenibile, inconcepibile.

Il desiderio che provavo, la carnalità che lui mi aveva fatto sfiorare con tanta naturalezza, mi impedivano di continuare a negare il sentimento che ormai aveva messo radici in me.
Già..... non lo negavo più..... ma ero comunque deciso ad ignorarlo e non cedere alla tentazione di cui Florent mi aveva appena dato l'assaggio.




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