Seishiro-san: “I personaggi di
questa fic appartengono ad uno dei concorrenti delle mie mamme, tale Inoue…”
Subaru-kun: “Eddaii… impegnati,
Sei!”
Sei: “Tzè… tutta colpa di
quest’autrice, che non ha mai voglia di fare nulla e lascia a noi il compito di
fare disclaimers, ringraziamenti…”
Suba: “To’, ci ha lasciato un
post-it… dice così: “Ciao ragazzi belli! Ho finito la fic, ma ora me ne
torno a studiare per gli esami… Siete dei pulzelli intelligenti, so che
capirete! Vi voglio bene, vostra Hotaru””.
Sei (con vena pulsante sulla
tempia): “Gliela faccio pagare.. eccome se gliela faccio pagare… Comunque… la
piccola, tenera Hotaru-che-presto-verrà-risucchiata-dai-petali-di-ciliegio,
dedica questo racconto al suo prof. di fisica tecnica, Ferruccio M., dato che
l’idea è nata e si è sviluppata proprio nelle sue ore, sperando che, nel caso
mistico gli capitasse di leggerlo, sia colpito favorevolmente e la promuova
all’esame… Ma che cavolo di dediche fa questa donna??”.
Suba (ridendo sommessamente):
“Inoltre ringrazia le sue amiche svergolate Annola, Rinie, Spil, Susy, tutti i
lettori (in particolare Cily!!) e le ragazze dell’ysal… ysal??? L’ho già
sentito…”
Sei: “Massì che te ne ho
parlato… hai presente tutti quei racconti che ti ho fatto leggere in cui noi …
(Subaru arrossisce)… e poi … (Subaru è color melanzana)… senza contare… (Subaru
sta per scoppiare)…”
Suba (tappando la bocca a Sei):
“Sì, sì.. ho capito.. mi ricordo..”
Sei: “Ecco… vengono pubblicati
sul sito dell’ysal!! Eh, c’è tanta brava gente al mondo… mi sentivo un po’
solo…. (Subaru lo guarda di sottecchi). Bene… dato che la nostra carissima
Hotaru è chiusa in camera sua a studiare, che ne dici di occuparle il salotto
per…”
(Subaru sviene)
Sei: “Subaru-kun… Subaru… daiii,
ti pregoooo.. non oraaaa…” ç___ç
:_:_:_:_:_:
Cap.3
Di Hotaru
La prima parte della giornata
sembrò scorrere tranquilla.
Hanamichi non aveva più rivolto
parola a Mito che, corso in classe dopo il suo amico, aveva tentato in diversi
modi di scusarsi.
“Eddai, Hana!! Non prendertela
così! Stavo scherzando!” riuscì a sussurrargli poco prima che il professore
iniziasse la lezione.
“Hanamichi si sta comportando in
maniera piuttosto strana da un paio di giorni- rifletteva Yohei, senza badare
all’argomento di studio- Ieri, così teso e stralunato. Oggi permaloso. Cosa
diavolo??!”.
“Ragazzi, prendete a pagina 68
del libro di letteratura. Hakamura, inizia a leggere…” sentenziò l’uomo da
dietro la cattedra.
“Hanamichi, mantieni la calma!
Si può sapere che reazione hai avuto?! Di fronte a lui, per giunta!! Arrossire
a quel modo! Potevi rispondere a quelle parole…! Merda, anche tu, Yohei, perché
te ne sei uscito con quelle frasi?!” pensò il rossino, alzando gli occhi al
cielo.
“Il poeta Bashoo visse fra il 1644
e il 1694. Considerato l’iniziatore dell’haiku, …”
“Certo!! Ho capito!!! Hanamichi
non voleva che me ne uscissi con una battuta del genere perché… non può essere
altrimenti!! Così si spiegherebbe ogni cosa: il suo imbarazzo, la perplessità
di Haruko e il totale assenteismo da parte di Rukawa!! Come ho potuto fare una
gaffe del genere?! Che stupido!!” un sorriso sornione comparì sulle labbra di
Mito.
“Certo che anche io… una
reazione così violenta e lampante!!! Avrà certamente pensato che io… io possa
ricambiare i suoi sentimenti!! No, no… bisogna mettere subito le cose in
chiaro! Potevo, però, dirglielo in faccia già stamattina… avrei evitato questo
malinteso! Così ora mi tocca pure sentire le sue obiezioni…. Beh, te la sei
cercata, caro mio! Ma.. perché non ho reagito d’istinto??…” continuava a
riflettere Hanamichi, giocherellando con una matita.
“Lo specchio è chiaro
e terso-
tra i fiori di neve”
“Dopo mi scuserò sinceramente
con Hana! E parlerò con Haruko… non è giusto che ci vada di mezzo lei, per una
mia sciocchezza!” il cipiglio di Yohei nel risolvere la situazione era più che
evidente.
“Cosa vado a pensare?! Evitiamo
di porci ulteriori problemi… mi sembra questi siano sufficienti. Nella pausa
pranzo proverò a parlargli. Gli dirò che lì per lì non ho risposto perché non
volevo metterlo in imbarazzo e che con me non potrà combinare nulla, ma che ad
ogni modo avrà il mio rispetto, per cui non ne farò parola con alcuno….”
concluse serafico il tensai.
“Sakuragi!! Vai avanti tu!!!”
“…perfetto!!!…” completamente
immerso nella marea di immagini che il suo cervello gli mandava, il re dei
rimbalzi non prestò la minima attenzione alla voce del professore.
“Sakuragi!!!! Stai seguendo??”
“Eh???!!! Ah, sì…sì.. dunque…
Bashoo…:
Luna piena autunnale-
la marea spumeggiante
scivola dalla porta”.
Tutta la classe scoppiò in una
fragorosa risata.
“Certo, Bashoo!!! Peccato che
non fosse questo l’haiku che stessimo analizzando!! –si infuriò il prof-
Sakuragi, fuori dalla classe!! Subitoo!!!”.
…
“Basho dei miei stivali!! Uffa!!
Per colpa tua, ora sono qui fuori in corridoio!! Sai che ti dico???! Busan è
molto più bravo di te!! Oddio, devo aver proprio perso il senno! –pensò,
sgranando gli occhi- Mi metto pure a fare il raffronto fra due poeti che nemmeno
mi interessano!” Hanamichi scosse la testa sconsolato, mentre un sorriso
barbino gli si aprì sulle labbra.
Nel contempo, in un’altra aula…
“Prof. non si arrabbi!! Ormai
sappiamo tutti com’è fatto Rukawa…”.
“Non mi interessa nulla se è
narcolettico… o semplicemente se mi sta pigliando in giro!!! E’ ora che la
smetta con i suoi scherzetti e stia attento durante le lezioni!!!”.
“Ma, si ricorda com’è finito il
prof. di letteratura??! Ha osato svegliarlo e…” tutta la classe fu scossa da un
brivido: quel giorno, prima che Kaede Rukawa si rendesse conto che quello che
aveva di fronte era il suo professore di giapponese passarono 5 minuti… 300
secondi che però furono fatali alla mascella e all’occhio destro di quel
pover’uomo!
Nessuno osava fare una mossa:
chi intimorito e chi divertito, ogni alunno
osservava quel siparietto.
D’un tratto Rukawa aprì gli
occhi e si stiracchiò. Il prof. fece un enorme balzo all’indietro, temendo che
il tono delle sue parole avesse potuto in qualche modo disturbare il ragazzo…
Alla classe non mancò di notare
questo particolare e a qualcuno sfuggì una risatina sommessa.
“Ru..ru.ru..kawa…” balbettò
nervoso l’uomo più anziano.
In cambiò il ragazzo gli rivolse
uno sguardo incenerente.
“Oddio!!! Ci siamo –pensò
l’uomo- Ora mi fa fuori….” tremò, allontanandosi ancora di qualche passo.
“Posso andare in bagno?”.
Silenzio.
“Tutto qui?? –ponderò, con
un’espressione da baccalà sul volto- Questo qui si sveglia, mi fissa con uno
sguardo da Terminator e mi chiede di andare in bagno???”.
In aula era calato un totale e
assoluto mutismo. Nessuno osava dire alcunché.
“Posso andare in bagno?” ripeté
la matricola, con una lieve sfumatura di scocciatura, sentendo la quale il
prof. biascicò: “Sì,sì.. certo, Rukawa! Vai, vai pure…” e si scostò per farlo
passare.
Tutti seguirono con gli occhi
l’alta figura scivolare fuori dalla porta per poi ritornare a fissare l’uomo
più adulto.
Sentendosi scrutato, finse non
curanza e richiamò l’attenzione degli studenti sull’esercizio che stavano
svolgendo.
:_:_:_:_:_:
Hanamichi aveva abbandonato già
da qualche minuto la postazione che gli era stata affibbiata. Era stanco di
strasene lì, impalato, soprattutto quando non era colpa sua!!
In un certo senso, per lo meno.
Era colpa di Yohei, che aveva
detto ciò che aveva detto quella mattina. Era colpa di … Rukawa che aveva fatto
ciò che aveva fatto…
Il rossino sembrava voler
giocare a scaricabarile nella sua testa: si limitava a dividere parte della
colpa fra il suo amico e l’altro.
Sbuffò: aveva paura… ma non
voleva ammetterlo.
Prese a camminare per il
corridoio: “Ma cosa vado a pensare… perché devo crogiolarmi in questa eterna
sofferenza mentale??” rimuginava dentro di sé.
Aprì la porta del bagno con un
calcio.
Si fermò impietrito sulla soglia,
chiedendosi se aveva visto bene o…
Rukawa alzò lo sguardo dal
lavandino in cui si stava lavando le mani e vide Sakuragi fissarlo con gli
occhi sgranati e un’espressione che rasentava l’idiozia.
“No… non è possibile…” tentò di
ragionare Hanamichi, mentre il suo corpo si era immobilizzato sulla soglia dei
servizi.
Kaede lo guardava, mentre
l’acqua continuava a scorrere tiepida sulle sue dita. Un’espressione calma e
pacata gli segnava il volto, mentre il suo cuore aveva avuto una piccola
reazione nel vederselo parare di fronte.
Resosi conto della figura
stupida che stava facendo, il numero 10 dello Shohoku si riprese, scuotendo il
capo, e fece un passo dentro il locale: “Se me ne sto qui come un citrullo,
penserà che io abbia timore di lui…” si rincuorava, mentre nella testa gli
rimbombavano le parole che il moro gli aveva rivolto solo il giorno prima.
Chiuse, l’acqua e rivolse le
spalle ad Hanamichi per andare a prendere dei fazzoletti di carta con cui
asciugarsi: “Entra pure. Il bagno è un luogo pubblico” disse.
“Mi deride anche??!! –arrossì
violentemente il già rosso Sakuragi- Con chi pensa di avere a che fare???”.
Con le mani leggermente umide,
fece per andarsene dal locale, scivolando accanto al suo compagno di squadra,
quando sentì: “Ehi, tu!! Da quando in qua trovi il tempo di fare il
simpaticone??” .
Rukawa si bloccò sul posto: “Mi
era solo parso che tu fossi leggermente scosso dalla mia presenza…”.
“Che??!! Io sarei stato
scosso??? Ma non farmi ridere!!” pronunciò, ma nel suo tono vibrava violenta
una certa tensione.
“Come non detto- Rukawa chiuse
la porta, ma non alle sue spalle- Allora non ti spiace se me ne sto qui, vero?”
Incastrato. Come un topolino fra
le unghie del micio.
“N-no! Certo che no. Sei libero
di fare ciò che vuoi…” le sue parole tremavano.
Rukawa alzò un sopracciglio e
ripeté sottovoce: “…Ciò che vuoi…”.
Avanzò con passo sicuro e deciso
verso il rossino, fissandolo provocatoriamente negli occhi, allungò la sua mano
destra verso il mento e lo attirò a sé, a pochi centimetri dalle sue labbra.
Hanamichi era come paralizzato.
Il suo corpo non reagiva più: gli sembrava di assistere ad un film, in cui lui
stesso era il protagonista assoluto.
“Cosa… che cazzo stai facendo??”
sbottò isterico.
“Ciò che voglio.- sentenziò
lapidario- Me l’hai detto tu che potevo” e trascinò le labbra dell’altro verso
le sue, annullando la distanza che le separava.
Hanamichi tentava di
svincolarsi, ma la presa di Rukawa era troppo forte: con una mano gli bloccava
il mento, con l’altra gli aveva circondato la schiena, stringendolo ancora di
più a sé.
Il rossino aveva appoggiato le
mani sul petto dell’altro nel tentativo di allontanarlo e con entrambe faceva
forza, ma non sembrava cedere, anzi.
Sentì la lingua di Kaede
sfiorargli le labbra, accarezzando tutto il loro contorno con la punta;
scivolava lenta ed inesorabile, cercando un varco in cui infilarsi
morbidamente.
Il mondo sembrava girare
vorticosamente ed Hanamichi non ne capiva il perché. Il calore del corpo di
Rukawa lo opprimeva… aveva voglia di spogliarsi…
“No, no… che cosa mi passa per
la testa!!! Se mi spogliassi…” pensieri incoerenti navigavano nella sua mente,
come la mano libera di Rukawa aveva iniziato a navigare sul suo corpo.
La sentiva ovunque: lungo la
schiena, sulle spalle, fra i capelli… sembrava che 1000 persone lo stessero
accarezzando.
Con un dito, Rukawa gli percorse
il petto, correndo libero per gli addominali fino a giungere sul ventre. Gli
venne meno un battito. Il dito proseguì ancora per qualche centimetro,
tentandolo.
Infine, allungò di colpo la
mano, andando a toccare il suo sesso.
Ad Hanamichi non sfuggì un
grido, ma egli stesso rimase stordito, perché non sapeva se era più per il
disappunto o per il piacere.
In ogni caso Rukawa aveva raggiunto
il suo scopo: furtiva e veloce, la lingua sibilò nella bocca del rosso, andando
vogliosa alla ricerca di quella dell’altro.
A quel contatto il corpo del
numero 10 smise di lottare: tremava e sembrava privo di forze, così fu
costretto ad appoggiarsi al lavandino.
Cosa stava facendo Rukawa?! Si
chiese in un barlume di coscienza. Perché non era stato in grado di dirgli di
no?
Eppure quello che stava provando
era dannatamente conturbante…
Lo lasciò fare: seguiva i
movimenti sensuali delle sue labbra e fremeva ogni volta che le loro due lingue
si incontravano. Insidiato da quel ritmo molle e carezzevole, allungò un po’ di
più la sua nel caldo anfratto dell’altro e dovette trattenere un gemito quando
il moro , di tutta risposta, succhiò il suo muscolo, per poi staccarsi.
Un piccolo rivolo di saliva gli
stava scivolando dal labbro e Rukawa si affrettò a leccarlo via
possessivamente.
I loro sguardi per un secondo si
incrociarono ed entrambi poterono leggere la medesima espressione: “Ancora”.
Hanamichi sentì armeggiare la
mano che fino a quel momento non aveva smesso di accarezzarlo da fuori il
tessuto, con la zip dei pantaloni.
“No! Ru.. se dovessero entrare…
siamo a scuola…” accennò una timida protesta il rossino.
“Non è più eccitante, così?” si
limitò a rispondere il numero 11.
E abbassò i pantaloni e i boxer
fino alle caviglie, ritrovandosi col suo viso all’altezza del membro eccitato
del ragazzo.
“Vedi di non gridare troppo,
però…” sorrise malizioso il moro, pochi attimi prima di leccarne la punta.
Hanamichi dovette mordersi un
labbro per trattenere un gemito.
“La fai.. la fai facile tu…”
ansimò.
Allungò la mano verso la base,
mentre con la bocca abbracciò il glande, per poi subito ritrarsi. Questa volta
Hanamichi non riuscì a controllarsi e gemette, arrossendo nella paura che
qualcun altro potesse avere sentito.
“Io.. io…” mormorava
imbarazzato.
“Cosa c’è Hana? Non ho capito,
potresti ripetere?” lo punzecchiò Rukawa.
“Lurido mentecatto…” ma le sue
parole si trasformarono in un
susseguirsi di ansiti e sospiri sempre più intensi.
Rukawa non gli aveva dato il
tempo di rispondere, ricominciando a leccargli il membro per tutta la sua
lunghezza, baciandolo e provocandolo con lievissime carezze.
Con un po’ di dispiacere però
dovette stringere i tempi, perché l’ora di lezione non era infinita… e qualcuno
poteva sì vederli; per cui prese in bocca il sesso e iniziò a pomparlo con
decisione, succhiandolo e sfiorandolo con la lingua, mentre le sue mani
seguivano il ritmo imposto dalle sue labbra.
Il corpo di Hanamichi si
contorceva sotto le continue provocazioni dell’altro… c’era un parte di lui,
che gridava di desiderio… il desiderio per quell’uomo che aveva davanti. Non
avrebbe mai pensato che potesse provare una così forte attrazione…
Lo stava torturando, ecco cosa
stava facendo! Gli si avvicinava, lo gustava per pochi secondi e poi subito si
allontanava…
In più non poteva gridare… beh,
non voleva! Provò una soddisfazione così forte quando si sentì circondato dalle
calde labbra di Rukawa che abbandonò la testa all’indietro, facendosi
trasportare dalle stupende sensazioni che gli stava regalando.
Poteva sentire solo i suoi
gemiti sommessi e trattenuti. Tutto il resto era nel silenzio più totale. Ma a
quel punto non gliene importava più di nulla: voleva solo essere soddisfatto
e Kaede gliene stava dando la
possibilità. Se anche qualcuno fosse entrato, sarebbero andati avanti… era
troppa la voglia che lo assediava!
Prese a muovere il suo bacino,
assecondando il movimento del suo compagno, sempre più forte, sempre più veloce,
fino a quando non venne, riversando il suo seme nella bocca dell’altro.
Quello che non era stato in
grado di sfogare con grida e gemiti lo fece col corpo… era stato un orgasmo di
puro piacere, pura liberazione.
Rukawa sorrideva soddisfatto,
mentre si passava la lingua sulle labbra e si rialzava per mettersi all’altezza
del ragazzo che amava. Lo vide arrossato in volto, col respiro ancora affannoso
e uno sguardo di intera soddisfazione.
Gli si avvicinò e gli leccò il
collo; Hanamichi rinvenne di scatto, trovandosi schiacciato dal peso
dell’altro.
Rukawa desiderava fare l’amore
con lui. Sentiva il bisogno di diventare una sola cosa con lui. Si strusciava
sensuale sul suo corpo e lo stesso numero 10 non faticò a percepire l’erezione
dell’altra matricola. Ma proprio non sapeva cosa fare…
La mente di Kaede era
attanagliata da un solo pensiero, però… non poteva amarlo così. In un bagno! A
scuola! Sarebbe stato squallido! Senza contare che il dolore che avrebbe provato
lo avrebbe fatto gridare abbastanza da richiamare l’attenzione di tutta la
scuola, di tutti i compagni…
Però se non risolveva la
situazione il più in fretta possibile, avrebbe perso il controllo… quel corpo
per metà nudo era bollente, sudato, era il corpo del ragazzo che aveva tanto
voluto… ed era lì, sotto di lui, languido…
“Toccami” sussurrò il moro
all’orecchio di Hanamichi, il quale fu scosso da un brivido di piacere per la
voce roca e sensuale con cui pronunciò quella frase.
Il rossino agì come uno schiavo:
non sapeva perché, però quella voce aveva il potere di ammagliarlo e cancellare
tutta la sua dignità.
“Dammi piacere. Fammi godere”
continuava a mormorare Kaede, mentre Hanamichi eseguiva ciò che gli era stato
ordinato.
“Toglimi i pantaloni e prendi il
mio sesso in mano” Hanamichi abbassò la zip, fece scivolare i pantaloni a terra
e strinse fra le sue dita il membro eccitato del ragazzo. Sentire Kaede gemere
nel suo orecchio, oltre che essere una nuova esperienza per lui, era un devasto
di bollori che partivano dallo stomaco e si dipanavano per tutto il suo corpo.
Mosse la sua mano lungo il turgore, mentre il corpo di Kaede continuava a
danzare sul suo.
“Non male, Hana. Noto che te la
sai cavare”. Si sentì leggermente in imbarazzo per il complimento, ma svanì
subito: era una piacevole sensazione pensare che quegli ansiti erano provocati
dalle sue mani! Aumentò il ritmo, senza aspettare ulteriori ordini, seguendo
solo la musica della voce del moro e il ritmo del suo corpo.
Chiuse gli occhi e iniziò a
mordere il collo affusolato e eburneo del compagno di squadra. Non si chiese il
perché, voleva solo sentire la sua pelle, perdersi nei suoi capelli, mentre
l’altro ragazzo aveva abbandonato la testa sulla sua spalla destra,
risvegliando i suoi sensi con i suoi sospiri che riecheggiavano furiosi nel suo
timpano. Si sentiva nuovamente eccitato e per rispondere a quel bisogno così
impellente fece per allungare l’altra mano, quella con cui abbracciava Rukawa,
verso la sua virilità.
“Non provarci nemmeno…” fremé
l’altro e sciogliendo l’abbraccio che cingeva il rosso, scansò la mano di
Hanamichi per impossessarsi del suo sesso.
I loro corpi danzavano il ritmo
scandito dalle loro dita.
Tutto quello aveva un che di
proibito che lo rendeva ancor più elettrizzante, fino a quando entrambi i loro
corpi riversarono la passione che li tormentava, raggiungendo l’orgasmo.
Per un attimo non si sentì più
nulla: tutto il locale sembrava essere insonorizzato, entrambi erano ancora
stretti l’uno fra le braccia dell’altro.
Poi un trillo.
“La campanella!” gridarono
contemporaneamente, fissandosi terrorizzati negli occhi.
Si rivestirono alla bell’è
meglio, si lavarono le mani e si rinfrescarono il viso, mentre dai corridoi
giungevano le voci degli studenti che uscivano in corridoio per sgranchirsi le
gambe.
D’improvviso si aprì la porta:
Rukawa e Hanamichi saltarono come due cavallette dallo spavento, mentre il viso
di un senpai li guardava stranito, prima di dirigersi verso le toilette.
“Oddio! Oddio! Megami-sama…
cos’ho fatto… cos’abbiamo fatto!!” borbottava incredulo Hanamichi, fissando
prima il pavimento per vedere se c’erano delle tracce indubbie su ciò che era
stato commesso, per poi spostarsi alla finestra e ricadere sul ragazzo che
aveva di fronte, che finiva di sistemarsi gli abiti.
In preda al panico, Hanamichi si
muoveva avanti e indietro per la stanza, sottoposto allo sguardo impenetrabile
del moretto: “E adesso???”. Scick! Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi: aveva
appena calpestato una “traccia” di color perlaceo: “Ommmerda!”.
Corse verso il distributore di
carta, ne prese un po’ e si mise freneticamente a pulire per terra, come se
stesse fregando i panni.
Il ragazzo che poco prima era
entrato, risbucò dalla porta che conduceva ai bagni, ma si bloccò sul colpo quando
vide Hanamichi inginocchiato a pulire come un forsennato.
Sentendosi osservato, alzò di
scatto la testa ed incontrò gli occhi del compagno più grande fissi immobili su
di lui: “Eh… ah… stavo asciugando- rise nervosamente- Avevo bagnato…”
“Ma cosa diavolo gli ho detto!!-
pensò, maledicendosi- Questo era troppo ambiguo…”.
“Con l’acqua!! Certo, cosa avevi
pensato??!! Ahahah!!” riprese, mentre il ragazzo se ne uscì, scuotendo la
testa.
“Mancava solo che gli dicevi che
la POMPA che regola la valvola del lavandino non funzionava bene…”
Hanamichi arrossì, riportando il
suo sguardo dal basso verso l’alto su Rukawa. Indugiò troppo su quegli occhi
blu, intensi come il fuoco, perché di nuovo avvertì una spia accendersi nel suo
corpo.
“Forza. Butta via quel coso ed
usciamo. Ma soprattutto: mantieni la calma”.
Si alzò imbambolato e fece come
Rukawa aveva detto, dopo di che varcarono la soglia del bagno.
“Sakuragiii!!!”.
“Rukawaaa!!”.
Due urla riempirono il corridoio:
due uomini avanzavano nella loro direzione; i ragazzi li riconobbero: erano il
prof. di letteratura di Hanamichi e quello di scienze di Rukawa.
“Sakuragiii, se non sbaglio tu
eri in punizione, nooo??? E quando uno è in punizione deve stare fermo fuori
dalla propria aula, giusto??” ringhiò il primo.
“E tu, Rukawa??? Cosa mi dici???
‘Vado in bagno’ avevi detto… sì, ma ci sei restato per quasi un’ora…”
tuonò il secondo.
Tutti gli altri alunni della
scuola erano affacciati dalle proprie aule o in corridoio, per assistere alla
scena.
“Ed ora? Cosa raccontiamo?!”
sussurrò Hanamichi, la cui carnagione aveva raggiunto le tonalità di quella di
Kaede, ma per ben altri motivi.
(To be continued…)
:_:_:_:_:_:
Suba: “Sei… no, non mordere… fai
piano…”
Sei: “Lasciami fare… ti sei mai
trovato male?”
Suba: “Ahh… mmm… No, non lì…
Sei…”
Rukawa: “Cough-Cough!”
-tentando di richiamare
l’attenzione, con scarsissimi risultati-
Rukawa: “Alloraaaa!!!! La
piantiamo??? Questa è la nostra fic!!!”
Sei: “E tu?? Da dove salti
fuori??”
Ru: “Sono il protagonista di
questo racconto… e voi state usando il nostro spazio!”
Hana: “Vi conviene andarvene, se
non volete passare dei brutti 5 minuti…”
Sei: “Voi non sapete con chi
state parlando…”
Ru&Hana: “Nemmeno tu!!!”
(-to be continued… ^^ -)