Copyrights: tutti i personaggi non sono di mia proprietà (vi preeeegooo prestatemi Rukawa e Mitsui per un paio di giorni!!! Li tratterò bene!!), ma del sensei Takehiko Inoue e di tutti gli aventi diritto.
Dedico questa fic alle
sclero-girls per eccellenza: Spil, Annola, Syue and Stefy.
Un grazie al sapore di
cioccolato a Ria perché pubblica anche i miei scritti e a voi lettori – inchin!
Nota: questo e il prossimo
capitolo mi servono da raccordo e per creare la giusta “location” per il
proseguo della storia. Perdonatemi se vi sembreranno dispersivi, nei prossimi
capitoli saprò rimediare!
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capitolo II
di Hotaru
“Ehi! Ciao Hanamichi!”.
La voce argentina di Haruko era
giunta alle sue orecchie, risvegliandolo da uno stato paurosamente catatonico.
“Ciao Harukina! –sorrise- E’
bellissimo vederti di prima mattina! Mi dà così tanta energia…!!” disse,
atteggiandosi a gran divo.
Insieme si incamminarono verso
il cortile della scuola.
“Allora, raccontami: vedo che ti
sei appassionato al basket! Mio fratello dice che hai fatto dei grandi
miglioramenti… e anche io l’ho notato!”
“Dici sul serio?! Ma certo!! Da
un genio come me… non ci si poteva aspettare altro!! Solo ottimi risultati!!
Ahahahah!!!”.
Haruko fissò il rossino per un
istante e sorrise fra sé: non sapeva se fosse geniale davvero, ma sicuramente
il delirio fatto a persona!
Voltatasi a destra, rimuginando
sul carattere di Hanamichi, si interruppe quando notò una bicicletta rosa
ciondolare da un lato all’altro del sentiero, inseguita da alcune voci:
“E stai più attento!!”
“Guarda dove vai!!!”
Non si poteva sbagliare!! Questa
entrata era il biglietto da visita del suo…
“Ru-ka-wa” emise fievolmente.
“C-cosa?!” Hanamichi sgranò gli
occhi, portandoli sul viso della ragazza.
Quando notò l’espressione
estatica del suo sguardo non ebbe più alcun dubbio e evitò di chiedere
ulteriori spiegazioni. Con la lentezza
di una piuma che cade a terra, girò la testa in direzione del suo compagno di
squadra.
“Hana, ma che fai?! –pensò nella
sua mente – Che ti importa di cosa sta facendo?! Dai, gira questa cazzo di
testa!”.
Troppo tardi. Rukawa aveva
appena finito di mettere il lucchetto alla sua bici e si era incamminato
proprio verso la loro direzione.
“Se ti volti ora, sarà solo un
segno di debolezza! Affronta il suo sguardo. Mostra totale indifferenza.”
continuava a ripetersi.
Ma era mai stato bravo a
recitare?
A mentire?
Questa era la prova del nove.
Rukawa avanzava un po’
addormentato, ma decisamente sicuro che chi avesse di fronte fosse proprio il
suo Hanamichi. Aveva notato anche la presenza di Haruko, la quale,
completamente assorta negli occhi del moretto, aveva perso la capacità di
parola, di udito, tatto,… la sua vita era dovuta solo al movimento del cuore,
muscolo involontario.
Hanamichi deglutì, ripensando
alla dichiarazione ricevuta il giorno precedente:
“E… ora?!”
Rukawa si fermò ad un paio di
passi da loro.
“Perché si è fermato?! Così
distante?! No, no!! E’ meglio che stia lì… sai mai che voglia allungare le mani
in pubblico!!”
“Ehi, Hanamichi!! E’ mezz’ora
che ti sto chiamando!! Ma sei nel mondo delle nuvole??!! Oddio, non dirmi che
non ti è ancora passata la crisi di ieri??!! …. Ciao Haruko, ciao Rukawa!”.
Mito si era frapposto proprio
fra le due ali dello Shohoku: ecco spiegata la “distanza” dell’altra matricola.
“Ma.. ma da quanto sei qui?”
balbettò, sorpreso.
“Mah.. un paio di minuti! Ma è
da quando ho messo piede nel cortile che sto gridando il tuo nome come uno
straccivendolo!! Tu, però… sarebbe meglio ti lavassi le orecchie al mattino!! A
che cavolo stavi pensando?!”
“Merda, che figura!! – pensò –
Vediamo di rimediare!”.
“Nulla di che…”
Mito lo interruppe: “Eheh… a me sembravi in adorazione estatica di…
Rukawa! Non gli hai tolto gli occhi di dosso per tutto il tragitto dalla bici
fin qui!” ridacchiò Yohei, colpendolo col gomito sul fianco e strizzandogli
l’occhio.
Hanamichi arrossì violentemente.
Sentì il suo cuore battergli in gola, le mani divenire bagnate e lo sguardo di
Rukawa penetrare in lui.
A dir il vero, Kaede non fece
alcuna smorfia. Continuava a guardarlo come aveva sempre fatto. Le sue labbra
rimasero sigillate, non mosse nemmeno un muscolo del suo corpo. Non fu in grado
di controllare solo un scossa impercettibile del sopracciglio sinistro. Un
leggero sussulto, come il battito che il suo cuore mancò per un secondo.
Mito continuava a ridere e a
colpire il suo amico, senza nemmeno badare alle reazioni, una così compassata,
l’altra così lampante, dei due ragazzi.
Haruko venne contagiata dalle
risa di Mito, ma timidamente si coprì le labbra con la mano.
“A-allora Hana… che mi dici?!
–tentò di ricomporsi l’amico- chi era l’oggetto di quelle attenzioni?”
Per un attimo che parve
infinito, Hanamichi e Kaede si fissarono.
Occhi negli occhi.
Iridi negli iridi.
Cuore di fronte a cuore.
In quell’istante la testa del
rossino divenne leggera e l’animo della volpe felice.
Ad Hanamichi sembrò che il suo
rivale muovesse le labbra, ma non si curò e si voltò verso Mito e gli sussurrò:
“Baka”, lasciandolo interdetto, con le lacrime agli occhi per il troppo riso. E
si allontanò dal gruppo.
La povera ragazza, invece, che
capì ben poco di tutta la situazione, si voltò di scatto nella direzione verso
cui Hanamichi si era incamminato. Poi tornò a guardare Mito: entrambi scossero
la testa, facendo spallucce, incapaci di comprendere cosa passasse nella mente
del loro amico.
La campanella, in quell’istante,
suonò l’inizio delle lezioni e tutti i ragazzi iniziarono a correre verso le
rispettive aule.
Rukawa alzò la testa al cielo:
“Credimi”.
Owari capitolo II