I'd like to change our past

Parte III

di Hymeko




Rukawa si chiuse silenziosamente la porta alle spalle, sperando che il suo ospite non si fosse ancora svegliato.
Era uscito appositamente molto presto, per tentare di rientrare prima che si destasse…nelle sue previsioni, Hanamichi sarebbe rimasto addormentato ancora per molto…non aveva dormito un granché, quella notte…passata a sfogarsi fra le sue braccia.
Scosse la testa, salendo piano le scale.
Sapeva che era stato un azzardo non rimanergli accanto, col rischio che si svegliasse e non lo trovasse lì…ma quel telegramma andava assolutamente spedito, anche se il testo era cambiato.
Una parte di lui, per questo si odiava…gli sembrava quasi di approfittare della morte di Kaede, di non rimpiangere la sua scomparsa, né di rispettare il dolore di lui…ma dall'altra non poteva evitare di essere felice.
Finalmente intravedeva uno spiraglio…aveva creduto di essere giunto al bordo di un baratro, al limitare del vuoto…invece si era trovato in un immenso luogo assolato, dove…lo aveva trovato accanto a sé, d'improvviso…
La porta della sua camera si aprì, ruotando silenziosa sui cardini…Rukawa entrò, scrutando nella stanza illuminata dal sole, che spuntava appoggiato alla sommità dei palazzi.
'Strano…io avevo lasciato chiuse le persiane…'
Il suo sguardo corse verso la finestra, e si gelò…era lì, rannicchiato sul davanzale, le ginocchia strette al petto e il capo mestamente posato su esse, quasi a proteggersi dal presente, e dal ricordo della solitudine di quel giorno, che doveva aver rievocato risvegliandosi solo…il suo istinto di autodifesa lo aveva costretto a sigillarsi in sé, sotto il sole della mattina che cadeva sui suoi capelli, rossi come il sangue da poco versato…
"…dovresti dormire ancora un po'…"
Hanamichi non rispose, ma l'altro notò distintamente i suoi muscoli contrarsi, e poi lasciarsi andare…anche se non ne parlava, bastava il suo corpo, a esprimere rancore.
Col sangue che gli martellava nelle orecchie, Rukawa si accostò a lui, appoggiandosi su un angolino libero…il rossino non si ritrasse, né si ribellò al tocco della sua mano sulla sua schiena…una lenta carezza ebbe origine dalla base del collo, e proseguì lungo la sua spalla, fino al suo bicipite…Hanamichi si sentì stringere a quel petto largo, contro cui aveva poggiato la fronte, quella notte…e non ebbe la forza, né provò il desiderio, di allontanarsi…
………
Il volpino scese in cucina, tentando di inventarsi qualcosa da mangiare.
Né lui, né Sakuragi, avevano mangiato a pranzo, e se all'altro la cosa pareva indifferente, il suo stomaco non era dello stesso parere.
Si sentiva in colpa, a lasciarlo solo, a nutrirsi mentre lui digiunava…si ripromise di tentare di farlo mangiare…non sarebbe cambiato nulla, col digiuno…
Radunò bibite e sandwich su un vassoio, e risalì in camera, tornando dal ragazzo che ancora non si era mosso…non aveva fatto altro che osservare il movimento parabolico del sole, dalla sua nascita, alla sua prossima…morte.
Rukawa osservò la scena in silenzio, messo in soggezione dal silenzio tinto di tristezza…l'aria si bloccò nella sua gola, pesante…e solo la preoccupazione per lui, lo costrinse a parlare:
"Ho portato dei panini…"
Stranamente, Hanamichi annuì.
"Possiamo mangiarli subito…"
Di nuovo, l'altro assentì…e con sommo stupore della volpe, sciolse la braccia dalle ginocchia, per mettersi seduto con la schiena a sfiorare la finestra, lo sguardo sempre basso e sfuggente.
"Se non vuoi mangiare in camera tua si può scendere"
considerò, con voce atona.
"N-No…non c'è problema"
Rukawa si sedette accanto a lui, tentando di soffocare il palpitare forsennato del suo cuore.
Gli aveva parlato…aveva deciso di parlargli, spontaneamente…in cuor suo, la volpe pregava, perché fosse un segno dell'inizio della sua reazione…una qualsiasi scintilla di vita, sarebbe bastata…
Rimasero fermi, uno accanto all'altro, per molti secondi, ad ascoltare il frinire dei grilli, i panini dimenticati sul vassoio di legno…Rukawa prese l'iniziativa, raccogliendone uno e sperando che l'altro lo imitasse…ne addentò un angolo, osservando con la coda dell'occhio gli occhi castani, che fissavano imbambolati le fette di pane ripiene di tonno e verdura.
"Non ti piacciono? Ne posso fare altri"
Hanamichi scosse la testa, scegliendone uno a caso, e mangiandolo in silenzio…il suo corpo iniziava a svegliarsi, a riprendere contatto con la realtà, a reagire al torpore….presto i tramezzini furono finiti, lasciando ad entrambi un senso d'insoddisfazione, di vuoto.
"Vado a farne ancora"
Hanamichi annuì, e osservò la figura slanciata sparire oltre la porta…di nuovo solo, fra quelle pareti silenziose, senza un conforto che quello del sole…lentamente, scivolò giù dal davanzale, seguendolo, attirato verso di lui, dal suo calore…Rukawa preparò altro cibo, fingendo di non essersi accorto di nulla…forse era il modo migliore, per un timido approccio al suo animo ferito.
"Sei stanco?"
mormorò, per interrompere quel silenzio, in cui lui stesso provava imbarazzo.
"Un po'…"
ammise la voce bassa del rossino, un fruscio sottile subito sciolto dalla luce del pieno pomeriggio.
"…non ho dormito molto"
soggiunse, quasi a scusarsi.
"Va bene lo stesso…dormirai stanotte. E se vuoi ho dei sonniferi, me li hanno dati per l'aereo"
"…non so"
Hanamichi si lasciò accompagnare in salotto, docilmente passivo…si sedette ai piedi di un divano, su uno spesso tappeto…mangiarono tutto ciò che il moro aveva preparato, quasi presagendo altro tempo difficile.
Fuori dalla finestra, l'estate inoltrata viveva il suo massimo splendore…le farfalle intrecciavano il loro volo, rincorrendosi da un fiore all'altro, sfiorando con le loro ali i petali vivaci su cui si posavano…gli insetti ronzavano, saettando veloci per evitare i passeri in caccia, anche loro frementi di vita…tutto il calore di quel perfetto quadretto non riusciva a scivolare nel salotto di Rukawa, dove il rossino rimaneva a contemplarlo attraverso i vetri chiusi, senza poterne assorbire l'energia…
Due mani si posarono sui suoi fianchi, rimanendo immobili ad attendere un permesso…nel suo silenzio si mossero timide, scivolando a cingergli la vita, e il petto…tirandolo mollemente un po' indietro, perché posasse la schiena contro il torace del loro proprietario.
Hanamichi sentì il corpo caldo di Rukawa contro il suo, le dita che lo stringevano a sé, la guancia che gli si appoggiava alla nuca…un abbraccio, un invito ad abbandonarsi, a dimenticare, per un po'…chiuse gli occhi, permettendo a quel calore irresistibile di cancellargli i pensieri.
………
"Non ti sembra di esagerare, adesso?"
Rukawa si gelò, le labbra che ancora accarezzavano la pelle del suo collo. Che errore…lo aveva creduto addormentato, aveva pensato non se ne sarebbe accorto…
"Mollami"
chiese l'altro, comandandolo.
Le dita del volpino si contrassero un attimo, prima di lasciare la presa su di lui.
Hanamichi si girò, fissandolo senza imbarazzo:
"Perché?"
Sembrava essersi svegliato, dal torpore protettivo in cui si era chiuso…i suoi occhi rilucevano di nuovo, di quella luce animalesca che aveva prima di ogni sfida…vividi, intensi, forti.
Avevano sepolto nel profondo delle loro iridi di cioccolato il dolore, ora…vi era rabbia.
Una furia a stento dominata, rivolta verso di lui, lui che s'era preso l'incarico di aiutarlo.
"Mia figlia è appena morta, e tu…"
Si portò la mano alla bocca, disgustato.
"…non hai rispetto per morti come non ne hai avuto per i vivi"
Rukawa trattenne il respiro…non parlava solo di sua figlia…ma anche di ciò che gli aveva fatto…con la rabbia di un ragazzo abbandonato.
Ma l'importate era che…avesse accettato, di parlarne.
"Volevo solo…compiere un gesto d'affetto"
"Non ti bastava abbracciarmi?"
Gli occhi castani si spalancarono, come realizzassero solo in quell'istante il momento di cedimento di cui era stato vittima…le sue mani si mossero veloci, a sfregarsi i punti dove era stato toccato da Rukawa, tentando di cancellare le impalpabili tracce che vi aveva lasciato…il calore sui suoi vestiti, che ormai gli era scivolato sotto la pelle, innegabilmente…
Il volpino scosse le spalle, evitando di commentare. Sarebbe stata una battaglia persa, il rossino era nello stato in cui avrebbe reagito male qualsiasi cosa gli avesse detto…non poteva rischiare una rissa.
Si alzò, volgendogli le spalle:
"Hai fame?"
"No"
rispose l'altro, con indifferenza.
Rukawa lo guardò di sottecchi raggiungere la finestra, a contemplare le foglie che riflettevano la luce del tramonto.
Il suo desiderio, da lui stesso costretto a sopirsi, si riscosse, sfregandosi fuseggiando contro il cuore, ricordandogli l'antica passione che li aveva uniti…e divisi…socchiuse le labbra, lasciando che un gemito muto ne evadesse, andando a liquefarsi nell'aria…
Hanamichi non se ne accorse, e chiudendo gli occhi, appoggiò la fronte al vetro reso caldo dal sole che vi s'infrangeva.
"Non volevo farti arrabbiare…"
mormorò il volpino, porgendogli il suo cuore, indifeso.
L'altro scosse le spalle, limitandosi a volgergli le spalle.
………
"Andiamo a dormire?"
La sera era scesa sulla città, donando un velo di pacatezza alle frementi attività dell'uomo. I lampioni si erano già accesi, creando zone di contrasto sulle strade, dove manti d'ombra s'allungavano per baciare polle di luce.
Rukawa si avvicinò al rossino, giungendo a sfiorarlo…le magliette leggere che indossavano si lambivano, frusciando appena quando venivano mosse dal respiro dei ragazzi.
Il cuore del moro dovette palpitare molte volte, prima che l'altro terminasse di soppesare la sua risposta…non vi furono tremiti, nella voce e negli occhi attraverso cui gli si rivolgeva:
"Vorrei una coperta, il divano mi sembra comodo. Se non ti spiace"
Il volpino abbassò un po' la palpebre…nella voce di Hanamichi veleggiava una fortissima nota di risentimento…il suo desiderio di rimanere solo, quella notte, era un netto rifiuto verso quella precedente, passata fra le sue braccia. "Va bene"
Gli portò un plaid, osservandolo silenziosamente da vicino all'uscio, mentre si avvolgeva strettamente in esso, gli occhi senza traccia di sonno, che consentivano alla luce dell'esterno di specchiarsi…a lei concedeva ciò che a lui proibiva…
Frustato da quel pensiero, Rukawa scappò, sedendosi sul gradino più alto della scala, la testa fra le mani e la mente persa nel buio.
Aveva paura di tornare da lui, era terrorizzato dall'idea che lo cacciasse, ma…sapeva di non poterlo lasciare solo, ad affrontare la notte senza nessuno accanto…a lasciarsi assalire dai fantasmi del passato per colpa sua, che non trovava la determinazione di restargli accanto…
Drizzò la testa, avendo ben chiaro cosa fare. Non l'avrebbe lasciato solo, non si sarebbe arreso alla sua freddezza.
Avrebbe saputo che era lì, con lui, e anche se avesse rifiutato il suo aiuto, gli avrebbe dimostrato che sarebbe sempre stato pronto…
Prese una coperta, e tornò in salotto.
Hanamichi non dormiva ancora, come aveva previsto. I suoi occhi, ora velati dal sonno che tentava di imporsi, si mantenevano forza aperti, come una ripicca verso quella forza che voleva costringerlo a non pensare. Non avrebbe mai permesso a niente e nessuno, di oscurare il ricordo di Kaede, o di obbligarlo a dimenticarla, anche solo per un momento o una notte di riposo.
Rukawa si sedette accanto al divano, sul tappeto su cui avevano mangiato i panini, in quel pomeriggio che pareva appartenere a un'altra epoca del mondo.
Era tempo di farsi coraggio, di cambiare tutto del suo passato, di rimediare agli errori…appoggiò la testa sul suo stesso cuscino, permettendo solo ai loro capelli di toccarsi, assecondando la sua voglia di silenzio ma non quella di solitudine…
Gli occhi di Hanamichi si mossero lentamente, inevitabilmente attratti da quelli dell'altro, cercando qualcosa che sapeva Rukawa non poteva dargli…una risposta, un perché alla sua vita, alla morte di Kaede…
………
La volpe allungò una mano, verso la guancia del ragazzo ancora abbandonato sul divano. La luce dell'alba pioveva nella stanza, depurandola dagli spettri che erano stati evocati, in quella notte dal sapore infausto.
La sua pelle era calda, al suo tocco. Morbida, come la ricordava nei suoi sogni.
Ma Hanamichi non accettò quel contatto…si liberò dalle sue dita, allontanandogli di scatto la mano, scostando con ugual veemenza la coperta e camminando di nuovo fino alla finestra, quel vetro che li divideva dal mondo reale, imprigionandoli in una realtà a sé stante.
Un luogo dove c'erano solo loro, una piccola casa dove vivevano le loro contrastanti emozioni.
Rukawa scosse la testa, senza abbattersi. Non lo avrebbe riottenuto senza lottare, lo sapeva…non poteva arrendersi al primo rifiuto.
Silenziosamente gli andò dietro, fermandosi a pochi millimetri da lui…allungò le mani, e gli cinse la vita, affondandolo contro di sé.
Hanamichi si scostò, violentemente…lo spinse via, mandandolo barcollante contro il divano…senza badare se si fosse fatto male si riappoggiò al vetro, i suoi occhi che fiammeggiavano, riversando sull'ex compagno di squadra tutte ciò che si era dovuto tenere dentro.
In primo luogo, l'odio per lui.
"Non voglio che mi tocchi. Non farlo mai più. Sei disgustoso! Tu…tu sei come Haruko!"
Rukawa sussultò, impreparato a una tale esplosione di gelida ira…incredulo, vide Hanamichi portarsi le mani alla bocca, alzando contemporaneamente gli occhi verso di lui, quasi a sincerarsi di aver davvero pronunciato quelle parole…
E poi, il rossino annuì.
"Sì…sei uguale a lei…non fate altro che usarmi come più vi piace, per una notte o degli anni è sempre uguale…e quando non vi servo più, mi rinnegate…appena succede qualcosa, sono sempre io quello che viene scaricato, che si deve leccare le ferite…io non sono qui per i vostri comodi!"
Rukawa si morse l'interno della guancia, per non esplodere. Non meritava di essere paragonato a lei.
L'aveva trattato malissimo, era vero. Se n'era andato, spezzandogli il cuore…vero anche questo. Non si era fatto sentire per anni, per poi ricomparirgli davanti e, nel fondo del suo cuore, pretendere anche che l'altro non se la fosse presa…lo ammetteva senza problemi.
Ma paragonarlo alla Akagi, che aveva chiesto la sua vita…questo no.
"Io non sono come lei!"
Hanamichi spalancò gli occhi, tremando:
"Tu sei uguale a Haruko! Finché vi vado bene mi usate, ma appena non vi servo più mi gettate via, peggio di un giocattolo inutile!"
Rukawa coprì in pochi passi la distanza che li separava, e lo inchiodò contro la finestra, bloccandogli i polsi contro la cascata di luce che scendeva dal cielo.
In silenzio, rimasero a fissarsi…Rukawa che si perdeva in quel volto stupito, in cui ombre e luce si amalgamavano sui suoi tratti…Hanamichi che non riusciva più a rimanere indifferente, a quel volto bellissimo illuminato dal sole del mattino.
Immobile, in attesa, quella nicchia di tempo che si era formata solo per loro si cristallizzò, attendendo che i due corpi le permettessero di tornare a scorrere…Rukawa allungò il viso, desideroso di assaggiare di nuovo le labbra di quel ragazzo…Hanamichi chiuse gli occhi, rilassandosi contro il vetro, permettendo all'altro di dominarlo…il breve tocco delle loro labbra assomigliò al palpitare delle stelle, alla fioritura di un anemone di mare…poi il volpino si staccò, a malincuore…gli lasciò liberi i polsi, spostando le mani sulla sua vita e stringendolo a sé, sostituendo al calore del sole quello del suo corpo…
Hanamichi non rispose all'abbraccio, troppo confuso per alzare le braccia…le abbandonò lungo il corpo, a penzoloni, senza impedire al moro di stringerlo, di affondare il viso contro la sua spalla.
"Perché mi aiuti? Non c'è nulla fra noi…non sono nulla, per te…"
"Do'hao…"
Rukawa strinse gli occhi, premendo contro di sé il corpo dell'altro, impedendogli di muoversi…non voleva che nulla interrompesse quel momentaneo prodigio…l'accettazione, da parte di lui, del suo abbraccio, della sua confessione.
"…tra noi ci sarà sempre qualcosa…e non c'è mai stato niente di più importante, di te…"
Il volpino percepì un fremito attraversare il corpo del ragazzo, una scossa che lo rese rigido…
"Allora…perché mi hai lasciato?"
"Perdonami…"
"Hai idea di come mi sia sentito, quella mattina, svegliandomi da solo…scoprendo poi che te n'eri andato?"
Un lacrima scivolò sulla pelle abbronzata, cadendo sulla spalla del volpino…Hanamichi gettò indietro la testa, perché non se ne accorgesse. Non riusciva a caricare di rabbia la voce, non di nuovo…era troppo stanco, troppo grato per il suo aiuto…non ce la faceva a essere sprezzante…non poteva…desiderava solo…che tutto finisse…
"…io…avevo paura…di ciò che mi facevi provare. I sentimenti che tu mi scatenavi dentro, e che adesso stanno urlando dentro di me…mi spaventavano.
Erano, e sono ancora, troppo intensi, al di là di qualsiasi cosa io abbia mai nutrito. E ne avevo paura…pensavo che…non sarei mai riuscito a resistere, ero terrorizzato…di cadere in dipendenza, da te. E se tu non mi avessi voluto…"
"Così mi hai lasciato prima, per sicurezza"
Il rossino lo gettò indietro, respingendo quelle parole che bussavano insistenti alla porta del suo cuore. Anche lui, aveva paura…non era più così forte…aveva tutto il diritto di essere spaventato…
Rukawa abbassò lo sguardo, respirando piano. Non doveva cedere, il solo fatto che si fosse lascito baciare gli doveva dare speranza…
"Perdonami…se ti ho lasciato solo"
Hanamichi sbuffò, infilandosi le mani nei capelli.
"Ma chi ti credi di essere? Come puoi pensare di tornare qui e pretendere che tutto vada a posto, con una semplice parolina? Cosa speravi, che ti gettassi le braccia al collo e ti gridassi che ti amo?"
L'orgoglio fece drizzare Rukawa, preparandolo inconsciamente a una rissa…non poteva continuare solo a subire:
"No, però mi aspettavo un minimo di coerenza da te!"
Il rossino batté le palpebre, senza capire:
"Ma che dici?"
"Perché diavolo ti sei sposato con lei? Tu sei gay cazzo, sei venuto a letto con me! Perché non ti sei messo con Sendo? Hai idea di come mi sia sentito io quando ti ho visto fra le braccia di lei? Il mio mondo è crollato, le mie certezze sono diventate fango…e io ho compreso che…sono stato usato, per una notte di sesso"
Hanamichi esplose in una risata di scherno:
"Tu usato? Ripetimelo, che mi ci faccio un'altra risata! Sono io quello che è stato mollato dopo una notte di sesso, sono io quello che s'è svegliato da solo, io quello che ha dovuto costringersi a dimenticarti e ricominciare tutto da capo! Sono io quello che ha continuato a chiedersi cosa avesse di male per essere stato mollato così!"
Rukawa gli tirò un pugno, con tutta la rabbia della delusione…Hanamichi si piegò di lato, non più abituato alle risse, mentre l'altro si piantava accanto a lui, rimanendo fermo, respirando affannosamente, quasi per trattenere le lacrime…
"Tu fai tanto la vittima perché ti ho lasciato, ma come credi mi sia sentito io sapendo che era tutta colpa mia? Hai mai provato a pensare a cosa provassi? No, quindi smettila di fare il saputello e di giudicarmi! Tu hai avuto la possibilità di dimenticarmi, di girarmi le spalle chiamandomi stronzo e scordarti di me, ma io sono dovuto andare avanti sapendo che era colpa mia se era finita male, senza poter dimenticare te e quello che ho provato, con la consapevolezza che ero stato io a rovinare tutto! IO ero solo, non tu! Tu hai avuto i tuoi amici, la Akagi e tua figlia! Io ero colpevole!
E quando sono tornato qui ho scoperto che le speranze che avevo cullato in America erano tutte stronzate, che tu non sei gay e che non hai mai creduto in quella notte…ti sei solo divertito e che io ho buttato via questi anni continuando…a…a…"
Hanamichi si era rialzato, tenendosi la mano sulla guancia:
"Continuando a che cosa, volpino? Perché sei tornato qui? Perché non hai lasciato tutto come stava?"
Rukawa abbassò gli occhi, e si diresse verso un mobile, estraendo da un cassetto dei fogli.
"Il manager della mia squadra ha chiesto a tutti se conoscessimo talenti da inserire nell'organico…certe volte gli ex compagni sono più convincenti dei talent scout, quindi…io ho pensato di…"
e gli tese i fogli.
Man mano che leggeva, il viso del rossino si trasformava in una maschera d'incredulità:
"Questo è…una proposta di contratto"
Rukawa annuì, sedendosi sul bracciolo del divano.
"Tu…sei tornato per questo…mi avresti proposto…di giocare nella tua squadra…in America?"
"Non solo…io volevo vedere se…per caso…le cose fra noi…potevano…"
"Rukawa…"
"Leggi quel foglio…è il telegramma che ero andato a spedire…ieri mattina"
Hanamichi sussultò…quella era la causa indiretta della morte di Kaede…chiuse gli occhi, indeciso se leggere o meno…se farsi ancora o no del male.
Però quel foglio portava il messaggio di Rukawa, un testo che riguardava lui e il suo futuro…le dita che tremavano, lo aprì.
|Comunicazioni tra noi irrealizzabili, problemi inattesi e insormontabili. Non potrò più giocare nella stessa squadra con lui |
"I problemi erano Kaede e Haruko, vero?"
Il moro emise un flebile respiro, spostando lo sguardo su di lui.
"Ma c-che significa che non potrai più giocare nella stessa squadra con me?"
Rukawa si alzò, accostandosi al vetro dove poco prima era appoggiato l'altro:
"…che se ti avessero ugualmente contatto, io…avrei cambiato squadra…e anche continente, probabilmente"
Hanamichi gemette, comprendendo fin che punto l'altro era rimasto scottato, dal vederlo sposato…
"Avresti lasciato l'NBA per me…"
Il moro annuì, senza il coraggio di guardarlo:
"Stamattina ne ho spedito uno, per questo non ero con te, quando ti sei svegliato…in cui chiedevo un altro po' di tempo…"
"…mi ha fatto male, quando non ti ho trovato vicino a me, lo sai? Ieri notte, mentre mi consolavi…ero certo che non mi avresti lasciato più…che l'altra volta ti fossi solo sbagliato…ho sognato che questa mia vita fosse solo un incubo, che in realtà fossimo ancora abbracciati su quel materassone dopo aver fatto l'amore…poi mi sono svegliato ed è stato come se fossi ancora in quell'incubo…ero solo e tu mi avevi lasciato di nuovo…mi sembrava di impazzire…prima Kaede e poi tu…volevo scappare ma non ne avevo la forza…e mi sono appoggiato alla finestra, perché non sapevo più che fare e avevo tanta voglia di morire anch'io…"
Rukawa si voltò, raggiungendolo…prese le sue mani fra le proprie, appoggiando la fronte contro la sua, baciando gli occhi che non avevano pianto:
"Speravo di tornare prima che ti svegliassi…Hana…io non voglio più lasciarti…mi fa male il cuore al pensiero di come devi esserti sentito…dimmi cosa posso fare…per rimediare…a tutto…"
Hanamichi chiuse la palpebre, lasciandosi andare:
"Stai con me…ho solo bisogno…di essere amato"

Hanamichi si appoggiò contro il finestrino dell'aereo, guardando la distesa d'acqua scura che si estendeva monotona, sotto di loro, lontana come un altro cielo.
Era incredibile, eppure…si stava davvero recando negli Usa, insieme a Rukawa…a giocare a basket, e a tentare di dimenticare.
'No, non dimenticare…voltare pagina'
Kaede era morta…era il momento di accettarlo.
Haruko…era stata più che felice, del divorzio da lui chiesto.
Rukawa…lui era lì al suo fianco, studiando la musica migliore da mettere nelle cuffie, per conciliarsi il sonno.
Il volpino, nonostante tutto, aveva avuto il coraggio di tornare da lui, mettendolo prima del proprio orgoglio, del proprio dolore…toccava a lui, ora, fare un passo per diminuire la distanza…
"Ru…"
"Hn?"
Il rossino studiò il riflesso sul vetro…era incredibile, eppure sembrava ulteriormente maturato, in quei pochi giorni…il dolore gli aveva donato la conoscenza, la comprensione…sapeva di avere ancora una confessione da fargli, prima di riprendere tutto da capo…insieme o forse no:
"…io non credo riuscirò mai a chiamarti…per nome"
Non riuscì a pronunciare altro, mentre la sua gola si bloccava, soffocando quel semplice insieme di suoni, le cinque lettere che denominavano la sua bambina.
Rukawa sospirò, cingendogli le spalle e attirandolo a sé. Gli posò un bacio sulla tempia, e uno sulle lebbra, quando questi girò il viso.
"Non fa nulla…non è necessario, l'importante è che tu stia bene"
Hanamichi appoggiò la fronte contro la sua, cercandogli le labbra:
"Ru..."
Il volpino lo zittì con un bacio, accarezzandogli dolcemente i capelli:
"Io non so come andranno le cose fra noi, però io ti giuro che…per qualsiasi cosa, io ci sarò sempre, per te…mi avrai al tuo fianco, come amante o solo come amico…accetterò tutto, pur di stare con te…"
Un delicato rossore si diffuse sulle guance dell'altro:
"Io non voglio che tu sia solo il mio amico…ciò che desidero, è il tuo amore…sii il mio cuore…"
"…sì"

Fine

Tutti i diritti appartengono ai relativi proprietari etc. Tanto si sanno ormai, no?
Bè, cavoli meno male che questa fic è durata pochi capitoli…che bello! Non immaginate quanto la cosa mi faccia felice^^
Ciaaaaaooooooooo!!!!!!!


 

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