I personaggi non sono miei ma appartengono agli aventi diritto, primo fra tutti il loro creatore, T. Inoue. Note: allora questa fic è nata mentre sfogliavo un catalogo dell’Avon, non appena ho letto il nome e la descrizione dell’articolo in questione la mia mente è partita per la tangente et voilà il risultato. Una dedica speciale a Ria alla quale mando il mio grazie per il magnifico lavoro che svolge, per dedicarmi ogni mese un po’ del suo tempo e per festeggiare insieme il mio primo anno all’Ysal. Grazie ^^ A SakuraYaoi, bimba una sorpresa tutta per te, per festeggiare la tua coppia preferita, spero che ti piaccia. Infine buon Ruhana day a tutti coloro che amano di questa coppia. Buona lettura Ichigo
I dadi maliziosi
di Ichigo
Hanamichi continuava a rigirare fra le mani la piccola scatola che il postino gli aveva consegnato quella mattina. Aveva deciso di saltare le lezioni quel giorno così avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi psicologicamente per la serata che lo attendeva, per lo meno fino a che non fosse giunta l’ora di andare agli allenamenti, quelli non poteva proprio saltarli. Come mai Hana è così agitato? Cosa c’è dentro quel misterioso pacchetto vi starete chiedendo? Oh bè, presto detto: quel giorno il rossino avrebbe festeggiato i suoi primi sei mesi con la bella volpe e aveva deciso di fargli un bel regalo. Stavano bene insieme ed erano felici, nonostante la diversità dei loro caratteri si erano proprio trovati. I baci di Kaede erano la cosa più dolce che Hanamichi avesse mai assaporato, le occhiate che si scambiavano infuocate, le carezze leggere e ‘clandestine’, quando nessuno faceva caso loro, erano delle incredibili scariche emotive…però ancora non avevano fatto IL passo. Certo si erano spinti un po’ oltre con le carezze, anche intime e per Hanamichi, erano state più che piacevoli ma Rukawa avvertiva che il suo ragazzo non era ancora pronto e non insisteva. Invece, in questo giorno, Hanamichi si sarebbe donato al moro perché lo amava, perché voleva ringraziarlo per le sue premure e per dimostrargli che lui era tutto nella sua vita e che per il rosso era la persona più importante di tutto l’universo. Ed è qui che entra in gioco ‘la scatola misteriosa’. Hanamichi sapeva perfettamente che, senza un piccolo aiuto, non sarebbe mai riuscito con nonchalance a dirgli: “fammi tuo Kaede!” Al solo visualizzare la scena divenne tutto rosso. Sì certo lui era il Tensai dei Tensai, ma per certe cose proprio non riusciva a sciogliersi. Decise così di aprire la scatola e vi trovò dentro i DADI MALIZIOSI che aveva ordinato. Il kit comprendeva: -2 dadi -12 adesivi con sopra stampati i nomi di 6 parti del corpo (dita dei piedi, schiena, collo, labbra, orecchie e pancia) e 6 azioni (carezza, massaggio, bacino, pizzicotto, solletico e morsichino). Il gioco era semplice attaccare gli adesivi uno per ciascuna faccia e… “buon divertimento!” così recitava il minuscolo foglietto con le istruzioni. Dopo aver eseguito alla lettera quelle semplici operazioni, il ragazzo li portò nella sua camera. Eh già, perché, fortuna volle che, proprio quel giorno la madre avesse deciso di passare la notte fuori con delle amiche e poi sarebbe rimasta a dormire da una di loro. Sistemato tutto nel suo nascondiglio, Hanamichi diede una veloce occhiata all’ora e si preparò per andare in palestra. *** - Nh, doaho - fu il commento di Rukawa quando vide il rossino entrare trafelato e in ritardo in palestra. Aveva saltato le lezioni, lo sapeva perché, quando era andato a cercarlo per pranzare insieme, Mito (unico ad essere a conoscenza della loro relazione) lo aveva informato, ma non era stato in grado di dargli spiegazioni. - Baka kitsu…- fu interrotto dal pugno che gli arrivò sulla testa da parte del gorilla che lo riprese: – ehi arrivi in ritardo e ti metti anche a fare casino? E poi, si può sapere perché hai saltato le lezioni oggi?- aveva usato un tono in crescendo ma Hanamichi non per quello rimase in silenzio, no, era senza parole perché non poteva assolutamente dire la verità, pertanto cominciò a balbettare qualcosa d’incomprensibile gettando qualche rapida occhiata alla volpe e assumendo un meraviglioso colore carminio sul bel volto abbronzato. Esasperato il capitano, lasciò correre costringendolo ai fondamentali e a qualche tiro supplementare dopo l’orario regolare. Quando al termine dell’allenamento Akagi stava per lasciare la palestra, si raccomandò ai due occupanti: - vedete di non distruggere la palestra e domani vi vorrò interi- intimò, lanciando ad entrambi una significativa occhiata prima di andarsene. Rimasti soli Kaede si avvicinò al rossino circondandogli la vita con le braccia e dandogli un bacio sulla guancia; sapeva che il suo doaho non avrebbe resistito alle coccole: - allora Hana, dov’eri questa mattina?- domandò scendendo poi con quella bocca dispettosa a baciargli il collo, dopo avergli sussurrato quelle parole direttamente nel suo orecchio. Hanamichi si abbandonò a quelle attenzioni stringendosi di più contro quel corpo forte dietro di sé e tentò di articolare: -a casa…ecco, io, ah…mh- cavolo quando faceva così non capiva più niente. Facendo un grande sforzo Sakuragi si allontanò dal volpino, le cui mani erano già passate al loro passatempo preferito: l’esplorazione del corpo del rosso. -Prima mi devo allenare- disse serio guardandolo con quei suoi grandi occhi scuri. Kaede emise uno sbuffo per essere stato interrotto, era contrariato, ma non arrabbiato. Hanamichi lo notò e mentre raggiungeva il cesto per prendere il pallone chiese: - kitsune, ti va di venire a cena a casa mia?- e senza attendere conferma, cominciò i suoi esercizi ben sapendo però quale sarebbe stata la risposta dell’altro. Si allenarono in assoluto silenzio per una mezz’ora buona poi, veloci si diedero una rinfrescata e si diressero a casa del rosso che non era molto distante dalla scuola. Notando come tutte le luci fossero spente Kaede chiese: -tua madre?- -È fuori con le amiche…ehm rientrerà domani- disse a bassa voce Hanamichi evitando di guardare il volpino. Sakuragi lasciò le scarpe all’ingresso e stava per dirigersi in cucina quando fu nuovamente immobilizzato da quelle braccia forti che dolcemente lo stringevano ed un sussurro gli arrivò poi a pochi centimetri dal viso: -buon mesiversario doaho –. Hanamichi si girò in quell’abbraccio: -buon mesiversario baka kitsune – rispose, prima di fiondarsi su quelle labbra sottili ingaggiando con la lingua volpina una lotta all’ultimo respiro. Quando si dovettero separare per riprendere fiato, Hanamichi prese per mano il ragazzo e lo condusse al piano di sopra; Kaede si tenne ben lontano dal domandare che fine avesse fatto la loro cena e si lasciò guidare al piano superiore: quel bel ragazzo aveva sicuramente in mente qualcosa e lui l’avrebbe lasciato fare. Una volta in camera Kaede andò a sedersi sul letto, mentre il rosso prendeva il suo regalo dal cassetto dalla scrivania. Dopo aver detto al moro di mettersi a proprio agio e di aspettarlo, Hanamichi uscì dalla stanza. Tornò poco dopo con indosso solo i boxer e vide il volpino seduto sul letto, ma stava sotto le coperte ed era a petto nudo, immaginava cha anche sotto fosse poco vestito. Rukawa lo osservò curioso muoversi verso di lui e poi sederglisi accanto: -…regalo- disse Sakuragi mentre allungava verso di lui una mano chiusa a pugno. Rukawa tese la sua ed Hanamichi aprì la propria lasciando cadere i due dadi sul palmo bianco della volpe il quale li osservò curioso, no, proprio non capiva. Sakuragi allora spiegò: -ecco io pensavo che…ecco…- prese respiro – desidero fare l’amore con te, ma tu sai che io insomma…non sono bravo, ho…- Kaede sentì il proprio cuore accelerare i battiti e capendo quello che il proprio compagno voleva dirgli, lo zittì con un bacio leggero. Studiò per qualche secondo i due dadi rigirandoli tra le dita e li lanciò sulle coperte: ‘bacino-labbra’. ‘Bene’ pensò Hanamichi, la fortuna era dalla sua, stavano andando per gradi. Kaede sorrise e facendo stendere il ragazzo sotto di sé gli si accoccolò sopra e gli diede un piccolo bacio sulle labbra: dolce e casto assaporando con un tocco lieve come ali di fata (intendiamoci è un immagine diversa dal solito, ma io ho proprio la fobia delle farfalle ^^” ndIchi) quelle labbra piene e succose, dal sapore di pesca. Dopo averle vezzeggiate così dolcemente per un poco, tese i dadi ad Hanamichi: -a te l’onore- questi sorrise e lanciò. Attesero immobili che i cubetti ricadessero sulle lenzuola e altra coppia: ‘pizzicotto-collo’. Il rosso si voltò per osservare quale fosse la nuova combinazione scoprendo così, senza saperlo, la parte del corpo indicata dal dado. Kaede si avventò subito su quella pelle delicata e morbida, avvicinandosi a lui, affondando il viso nel suo collo ed inspirando l’odore del suo ragazzo, adorava quel dolce profumo che gli inebriava e riempiva i sensi quasi stordendolo. Vi posò sopra le labbra baciando e prendendo a succhiare avido (in fondo non era specificato con cosa dovesse pizzicarlo, no?) lasciandosi trasportare dai leggeri gemiti di piacere che emetteva il suo compagno, lasciandogli infine un piccolo segno rosso, prova inconfutabile del suo amore e perché no, pensò Kaede osservando quel ragazzo abbandonato tra le coperte sotto di lui, era un segno di possesso: quel ragazzo meraviglioso apparteneva soltanto a lui. Hanamichi lo guardava a sua volta, osservandolo così perso nei propri pensieri in attesa. Quando Rukawa si accorse di quei grandi occhi nocciola puntati su di sé, si riscosse e riprese a baciarlo sulle labbra; stavolta fu un bacio che chiedeva di più ed Hanamichi non poteva desiderare di meglio, adorava baciare la sua volpe, gli strinse le braccia intorno al collo e gli carezzava la schiena con le mani, mentre Kaede con movimenti circolari ed ipnotici di una mano scendeva e risaliva sul fianco. Con l’altra, tentoni, cercava i dadi per lanciarli nuovamente. Quando dovette staccarsi dal suo rossino per mancanza d’aria, ne approfittò per osservare la nuova combinazione: ‘orecchio-morsichino’ sorrise tra sé la situazione si faceva interessante. Con uno sguardo malizioso Kaede salì sopra il corpo muscoloso del rosso e si avvicinò, con movimenti volutamente lenti, al viso di Hanamichi il quale, tentò di voltarsi per guardare cosa dovesse fare il suo volpino. L’altro però, fu più veloce e con una mano nascose i dadi, Rukawa non fece in tempo a godere dell’espressione imbronciata dell’altro che, da subito, avvicinò le labbra al suo orecchio soffiando piano sul padiglione auricolare facendo gemere Hanamichi, portandolo ad inarcarsi verso di lui e così facendo, sfiorare con la propria, l’erezione del compagno. Anche Rukawa a quel contatto non poté trattenersi e sospirò di piacere prendendo tra i denti il lobo delicato e morbido di Hanamichi, senza dimenticarsi del comando impostogli dai dadi, appunto. Cominciò a succhiare avido e giocherellare, con la lingua e con i denti, con quella pelle delicata. Poi sentendo come quel gioco stuzzicava il suo ragazzo e lo spingeva a strusciarsi contro di lui continuò osando di più: infilò la lingua calda nell’orecchio di Hanamichi ritraendola subito per baciare lieve tutta l’area che aveva da poco torturato. Prima di allontanarsi da lui e lasciarlo finalmente ‘libero’, sussurrò con voce roca: -ed ora vediamo, quanto siamo fortunati-. Stava per lanciare quando Hanamichi chiuse la sua mano su quella del moro. Kaede aprì un poco la sua ed incrociò le dita con quelle del rosso tenendo i dadi fra esse, poi insieme li lasciarono andare: ‘carezza-pancia’. Hanamichi sgranò gli occhi, Kaede sorrise leggermente. Il moro si sollevò e si sedette sul bacino del rosso, badando bene a tenere un leggero contatto delle loro ormai tese virilità e facendole combaciare nel mettersi su di lui. Allora, partendo dal viso ne segnò con le dita i tratti: il naso, gli zigomi, le labbra rosse e piene, che a quel passaggio si schiusero sospirando e Rukawa lasciò che il rosso ne baciasse i polpastrelli che però, troppo velocemente, si spostarono andando ad accarezzare la mascella, il mento. Poi giù in una corsa sfrenata ed impaziente il collo, il petto ampio dove si soffermò su quei boccioli bronzei e ormai turgidi per quel breve contatto, torturando un po’ anch’essi con le dita per poi continuare il percorso fino alla meta: gli addominali piatti. Con entrambe le mani si beò della consistenza dura di quei muscoli, giocando con l’ombelico. Poi ormai incontrollabile con un gesto rapido si sollevò puntandosi sulle ginocchia, tolse i boxer al compagno liberando la sua intimità che si ergeva rigida e svettante verso di lui. Era una tentazione troppo ghiotta per una volpe quale Rukawa era così, si chinò su di lui e senza preavviso lo prese tutto in bocca provocando la reazione immediata di Sakuragi che istintivamente mosse il bacino verso quel calore artigliando le lenzuola. Calore che ormai, Hanamichi, non sapeva più se provenisse dal piacere che la bocca del volpino sapeva provocargli, o fosse lui stesso tutto un fuoco. Ed il rosso gridò ed urlò ancora più forte, portando le mani tra i capelli neri di Kaede, mentre ancora succhiava e pompava sempre più veloce al ritmo imposto anche dal bacino del suo amante. Hanamichi sentiva il respiro mancargli, era come se stesse rincorrendo l’aria per farne entrare nei polmoni la maggior quantità nel minor tempo possibile. Quando ormai giunse il limite, si svuotò appagato nella bocca del suo amore che, di quel succo speciale, non se ne lasciò sfuggire neanche una goccia. Mentre riprendeva fiato, abbandonato tra le coperte Hanamichi, sentì Rukawa risalire, stendersi accanto a lui e baciargli le palpebre socchiuse, la bocca; non c’era lotta o predominio, semplicemente un bacio pieno d’amore. Come il rosso riprese un po’ di lucidità, pigramente cominciò ad accarezzare la schiena volpina e poi, fermandosi sull’elastico dei suoi boxer, richiamò la sua attenzione anche con le parole: -Kaede fammi tuo!- e con le mani scese, portandosi via anche quell’inutile indumento intimo, facilitato da Kaede che, muovendosi, gli aveva permesso di sfilarglieli. E quando ora, nude, le loro erezioni (eh già perché Hanamichi si era ripreso in fretta) si incontrarono, la scossa di piacere fu tale che entrambi gemettero incontrollati. Rukawa passò allora un braccio sotto la schiena del rosso e con un dito curioso, scese ad accarezzare la linea tra le sue natiche per scendere ad incontrare quel prezioso accesso, prezioso per entrambi, infilando un primo dito. Tanto era il piacere dell’altro che, anche l’inserimento di un secondo dito, gli provocò solo un leggero fastidio. Kaede si mosse in lui senza incontrare resistenza e lo preparò ancora un po’, fino a quando lo sentì spingersi lui stesso contro le sue dita. Le sfilò allora dal suo corpo e poco a poco, facendo molta attenzione, le sostituì con il proprio membro. Nonostante l’eccitazione, il suo ragazzo era stretto e caldo e dovette controllarsi per non prenderlo velocemente, per essere avvolto completamente da quel calore ustionante. Fu lo stesso Hanamichi con i suoi gemiti a fargli capire quando poteva cominciare a muoversi in lui, con lui. E così Rukawa fece aumentando di volta in volta le spinte e così anche il movimento della sua mano mentre massaggiava il sesso di Sakuragi per dargli più piacere possibile. Poi tutto accadde velocemente. Senza dare il tempo ad entrambi di razionalizzare quelle sensazioni, quando Kaede sfiorò il punto delicato dentro Hanamichi, entrambi furono investiti da una scarica elettrica di piacere unico ed incontrollato, insieme entrarono in un bagliore assoluto, stupendosi di come il paradiso fosse ad un passo da loro. Così, si riversarono con il cuore, l’anima e tutto il loro amore, l’uno nell’altro: Hanamichi su di sé e sul bellissimo corpo del suo ragazzo che inarcandosi con un ultimo profondo affondo, venne nel corpo del rosso. Sfinito Rukawa, si stese su di lui stringendolo a sé, non voleva lasciarlo andare per nessuna ragione al mondo. Sentiva forte e veloce il battito del cuore di Hanamichi che a sua volta aveva stretto a sé il corpo sudato del suo amante e Rukawa, quando giunse il momento di separarsi da lui, dolcemente gli ricoprì il viso di baci. Stendendosi al suo fianco, il moro lentamente tirò sui loro corpi una coperta facendo passare poi un braccio a circondare la vita del suo rossino. Con le mani intrecciate, simbolo della loro assoluta appartenenza ed un’espressione distesa e felice sul volto, si avvicinarono l’uno all’altro, i visi ad un soffio, e si addormentarono così: stretti l’uno all’altro e cullati dai reciproci respiri. Fine
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