Rating: NC-17 (sarebbe PWP, ma fingiamo di no^^)
Note: Sono impazzita^_______________^
Dediche: Alla mia sory Urd, a cui voglio tanto tanto bene, e a cui auguro un compleanno davvero felice!
I
boxer trafugati
di Seimei
Camminare per le strade di Kanagawa quando sei alto un metro e 87 e hai due occhi blu da fari invidia e un fisico da atleta non è una cosa semplice.
Soprattutto se è lunedì mattina, e la tua bici ha deciso di lasciarti a piedi, costringendoti a deambulare per arrivare a scuola.
Di per sè la cosa non sarebbe cattiva, se non fosse per il fatto che le vie pullulavano di membri del Rukawa Shitenai, che urlavano e svenivano al suo passaggio.
Dormire sembrava un'impresa inutile.
Tutti quegli urletti e quelle mezze parole, sussurrate ma perfettamente udibili, erano per lui come un trapano perforatore.
Rukawa di qui, Rukawa di lì, Rukawa di su, di giù...
"Basta che palle mi avete rotto"
Nella strada calò il gelo.
Ma solo per un secondo.
"Ha parlatoooooooooooo"
"O mio Dio ha parlato proprio con noi"
"Si ma ci ha mandate a fan culo"
"Non fa niente, quella era la sua voce, ed era rivolta a noi!!!!"
Insomma, doveva rassegnarsi.
Ignorarle, e basta.
Ma non era una cosa facile, proprio per nulla.
Le loro voci erano troppo stridule, la loro presenza troppo ingombrante.
C'erano giorni in cui aveva il terrore di trovarsele nella propria stanza, magari appostate nell'armadio con tanto di macchina fotografica e teleobiettivo.
Un brivido di terrore percorse la sua schiena.
E se ci fossero già state?
E se quelle pazze avessero avuto davvero il coraggio di infilarsi fra i suoi vestiti per fotografare la sua biancheria?
E se avessero visto "quelli"?
Doveva nasconderli.
Non poteva permettere al mondo di conoscere l'unica debolezza del gelido campione.
Girò sui tacchi e si diresse verso casa.
Doveva nascondere quei boxer, e fare in modo che nessuno li trovasse.
Ne andava della sua reputazione.
"Ehi, Kaede"
La sua voce lo fece subito rilassare.
"Hana!!!" gridò girandosi, e correndo verso il rossino.
Hanamichi lo squadrò per mezzo secondo netto, capendo subito che c'era qualcosa che non andava.
"Cos'è successo?"
Rukawa sospirò.
"Sono le mie fan" disse con aria abbattuta "Le trovo ovunque, ho paura che prima o poi finiscano per intrufolarsi nel mio armadio, e che trovino 'Quelli'..."
Hanamichi ridacchiò, ma solo per un secondo.
Rukawa era davvero paranoico.
Se non fosse stato per il fatto che lo amava così tanto, molto probabilmente lo avrebbe mollato lì impalato, sputandogli un "ma va a cagare" dritto in faccia.
Ma siccome lui era il suo Koibito, e dato anche che nemmeno lui voleva che qualcuno vedesse quei boxer, decise che era meglio dargli retta.
E poi quelle dello Shitenai erano davvero pericolose.
Da quando a scuola la loro relazione era di dominio pubblico si trovava di tutto nell'aramdietto, tanto che se ne era fatto dare uno di scorta, dove poteva mettere i propri oggetti personali, dato che il suo era perennemente pieno di cose non molto diverse da escrementi di animali vari.
"Andiamo a casa tua a nasconderli?" chiese Hana, contento di poter marinare la scuola il giorno del compito di chimica.
"Ovvio" disse Rukawa, per lo stesso motivo.
In fondo i boxer erano solo una piccola scusa.
Nessuno dei due aveva studiato il giorno prima, dato che dalla fine degli allenamenti fino alle undici della sera prima, avevano fatto di tutto, tranne aprire i libri di testo.
Kaede prese per mano il suo ragazzo, ed entrambi si diressero verso casa Rukawa, dove li attendevano il letto e i famosi boxer incriminati.
La domanda che tutti vi starete facendo ora è... ma che cazzo c'avranno di particolare 'sti boxer?
Ancora un po' di pazienza e lo saprete.
Rukawa prese le chiavi dalla cartella, ed aprì la porta di casa propria, trascinando dentro Hanamichi, che si era già incollato alla sua bocca a metà del vialetto, impedendogli i movimenti più facili.
Entrare era stata un'impresa titanica.
"Hanmpfa" mugugnò Rukawa nella bocca di Sakuragi.
"Che c'è?" rispose il rossino staccandosi scocciato.
"C'è mia madre là" rispose Rukawa indicando la porta della cucina, al cui stipite era appoggiata una donna molto bella, con lunghi capelli neri e occhi azzurri come il cielo.
"'ao ma" disse Kaede guardandola di sottecchi.
"Ehm... salve signora" rispose Hanamichi in evidente imbarazzo.
Mamma Rukawa li guardò di sbieco, mentre una vena iniziava a pulsare su una sua tempia.
"Ma che bravi... è così che fate ad andare a scuola?"
Hanamichi diventò ancor più rosso, e Rukawa sbuffò impercettibilmente, per poi balbettare un "Ecco, veramente noi..." tipico di chi non ha scuse pronte.
Ma le mamme capiscono sempre tutto, e infatti anche la sua capì.
"Compito di chimica?"
"Esatto"
"Ok, allora siete scusati. Comunque io stavo uscendo per andare a fare la spesa. Tornerò fra tre ore, non un minuto di più ci siamo capiti? Tre ore! Non voglio trovarvi in posizioni strane quando torno ok?"
/Che brava mamma/ pensò Kaede, che non avrebbe mai e poi mai detto questa frase ad alta voce.
"Allora ciao"
"Ciao ma"
"Arrivederci Signora"
La porta si chiuse, la chiave girò nella toppa.
Finalmente erano soli.
"Senti una cosa... com'è che lei parla tanto e tu te ne stai sempre zitto?"
"Perchè io la lingua la uso in modi migliori"
Le labbra di Rukawa si incollarono a quelle di Hanamichi, che subito ricambiò il bacio, per poi iniziare a toccare la pelle bollente del suo ragazzo, che non aspettava altro che essere spogliato.
Hanamichi prese un braccio di Kaede, portandosi il polso alla bocca, succhiando e mordendo piano la parte inferiore di esso, umettandolo con la lingua, percorrendo la pelle nivea fino quasi a giungere al gomito.
Rukawa dapprima rimase stupito, ma poi la sua gola emise un basso ansito, e i suoi pantaloni iniziarono a stringere troppo.
"Hana... andiamo di sopra?" chiese in tono fin troppo sensuale, cosa che fece molto piacere ad Hanamichi.
Kaede lo prese per mano, e lo trascinò su per le scale.
"Dove hai imparato quel giochino di lingua?"
"Sono andato ad istinto idiota! Non bisogna mica sempre seguire gli schemi!"
"Giusto"
Rukawa si fermò in mezzo al corridoio, e si gettò sul compagno, premendolo contro il muro, e facendo aderire le loro eccitazioni separate solo dalla stoffa della divisa.
"Allora facciamolo d'istinto" disse, per poi leccare l'orecchio del rosso, che gemette piano, in preda ad un'eccitazione sempre crescente.
La lingua di Rukawa vagava lenta sulla pelle morbida e sensibile dietro l'orecchio del compagno, mordendo piano il padiglione, succhiando il lobo, insinuando la lingua all'interno.
Hanamichi credeva di impazzire.
Anzi no, stava impazzendo.
Quella zona, così erotica, così erogena, era un fascio unico di nervi che lo faceva andare in visibilio.
Scariche di brividi lo invadevano, mentre la sua eccitazione cresceva fra le sue cosce, invitandolo a spogliarsi il prima possibile.
"Voglio la tua pelle nuda contro la mia" disse ansimante, mentre con le mani cercava di spogliare Kaede, la cui bocca si era posata sul suo collo.
Rukawa si spostò, iniziando a spogliarsi, e così fece Hanamichi.
L'avrebbero fatto lì, nel corridoio, non importava se dopo avrebbero dovuto pulire.
Non c'era tempo di andare in camera e stendere il futon, non c'era proprio tempo.
Non appena furono nudi, la schiena di Hanamichi entrò in diretto contatto con il pavimento gelido, aggiungendo brividi di freddo a quelli d'eccitazione.
Rukawa era sopra di lui, la sua pelle bollente, il suo sguardo lucido d'impazienza.
Non c'era più tempo.
La bocca della volpe ritornò sul collo del rossino, e iniziò a succhiare piano, trascinandosi lungo la carotide, con piccoli morsi, fugaci lappate, sensuali tocchi di labbra.
Labbra di fuoco, che succhiarono la sua clavicola, scendendo lungo il pettorale, fino al capezzolo che vi regnava.
Rukawa lo prese fra i denti, ed iniziò a stimolarlo, mentre con una mano eseguiva un lavoro simile sul gemello dall'altro lato.
Hanamichi si contorceva ed urlava.
Le sensazioni che provava erano un tutt'uno di forza e voglia.
Il gelo delle piastrelle, il caldo bruciante del suo amante, e quella virilità tesissima, che casualmente sfiorava la sua, per poi tornare a premere sulla sua coscia.
All'improvviso un aria fredda invase il suo petto, che era stato abbandonato da quella lingua calda, che ora scendeva armoniosa lungo gli addominali, per andare ad infilarsi nell'ombelico, per poi soffermarsi a giocare con il ventre piatto e teso, aggiungendo nuovi brividi a quelli già sperimentati.
Il lavoro di Rukawa era un sublime connubio d'esperienza e di fantasia, mosse studiate e casuali, che lo stavano facendo gemere di piacere e frustrazione.
Quando la bocca raggiunse la sua virilità, l'urlo fu alto e devastante, molto più di quanto fosse mai stato, più di quanto avesse mai sperimentato.
Le mani di Rukawa giocavano con la sua fessura, e la sua lingua scendeva lungo l'asta, arrivando a succhiare i testicoli, per poi risalire a titillare la cappella turgida e scoperta, facendolo gemere di un piacere nuovo e antico, come se fosse la prima volta che facevano l'amore ma anche come se fosse l'ultima di una lunga serie.
Conosceva quelle sensazioni, erano parte di lui, ma allo stesso tempo parevano creature novizie, di cui non aveva mai avuto esperienza.
Urlarono insieme quando Kaede, sollevandogli le gambe, entrò dentro di lui, così caldo, e stretto, e la volpe lo sentiva.
Lui lo circondava, e lo rendeva completo.
Spinse piano, andando alla ricerca del punto giusto, fino a quando gli occhi e i suoni del suo amante non gli dissero che aveva toccato il tasto perfetto.
Ed eccoli pronti a spingere, a cercarsi a vicenda, le mani intrecciate, uniti in un unico essere, che prendeva forma nei loro corpi e spirito nel loro amore.
I fianchi dondolavano, le schiene si arcuavano, e i gemiti salivano e si disperdevano sui muri, sul pavimento, e fra di loro, sulle loro mani unite che pompavano e massaggiavano la virilità di Hanamichi.
Ed eccoli raggiungere il climax, spinta dopo spinta, ansito dopo ansito, l'orgasmo che pulsava nei loro ventri, lo sentivano che era vicino, ed aumentarono il ritmo, più veloci, più che potevano, in un coro di urla e desiderio, che si infranse con il loro sperma sul pavimento sotto di loro, sporcando se stessi e la casa del succo del loro amore.
Rukawa cadde spossato su Hanamichi, per poi affrettarsi a liberarlo da sè, accasciandosi accanto a lui, il petto ansante e la stanchezza negli occhi.
Ma quello non era il tempo di dormire.
Dovevano alzarsi e pulire, se no chi la sentiva la mamma.
"Hana tutto ok?" chiese Kaede alzandosi e tendendogli una mano.
Hanamichi si mise seduto, una smorfia di dolore mista a fastidio si dipinse sul suo volto.
"Sì, non è peggio del solito... nonostante sia stato molto... molto più... wow!!!"
Rukawa ridacchiò senza farsi notare, e lo aiutò a rimettersi in piedi.
"Rivestiti mentre do una pulita" disse al compagno, che recuperò i propri vestiti, dirigendosi verso il bagno per lavarsi.
Un quarto d'ora dopo erano in cucina davanti ad una tazza di the fumante.
Bevvero in silenzio per qualche istante, quando ad Hanamichi balenò un pensiero che sembrava andato perduto.
"Ma non dovevamo cercare i boxer?"
Rukawa lo guardò, e per un millesimo di secondo la sua espressione si fece allarmata.
"Cazzo è vero!" disse, ed entrambi corsero verso la sua stanza.
"Non ci sono!"
"Come non ci sono?"
"No, te lo giuro, erano qui, ne sono certo! Li metto sempre in fondo al secondo cassetto, dopo averli lavati io stesso a mano!!! Non voglio che mia madre li veda!!!"
"Sì, ma ora non sono lì! Hai ribaltato l'intera cassettiera!!"
I due ragazzi guardavano sconsolati il monte di biancheria e magliette che si era materializzato sul letto, dopo che Rukawa aveva letteralmente svuotato i cassetti alla ricerca dei boxer, che risultavano inesorabilmente dispersi.
"Kaede... io ti amo tantissimo, lo sai... ma se non ritrovi quelle mutande giuro che ti faccio fare il giro di Kanagawa a calci nel sedere, e non sto scherzando!!!"
"Guarda che anche io voglio trovarli!!! E non fare quella faccia!!! Non può essere successo! No!!"
Ma l'espressione di Hanamichi non aveva nessuna intenzione di mutare.
"Senti, ti ho detto che non è possibile! Le mie fans non possono averli trafugati!"
"Ma se eri te quello preoccupato che lo facessero?"
"Non è questo il pun..."
Un lampo di terrore attraversò il volto del volpino.
"Cosa?" chiese Hanamichi in preda al panico.
Nessuna risposta.
"Cosa???????????????" chiese ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
Ma Kaede non rispose.
Cadde in ginocchio sul pavimento con la prima espressione attonita che Hanamichi gli avesse mai visto.
Il rosso si sedette accanto a lui, e gli prese le mani, guardandolo negli occhi.
"Hana..." mormorò il moro con aria afflitta "Ieri sera... li ho lavati e... e poi li ho stesi sul filo appeso in giardino, sul retro. Era buio e non li avrebbe visti nessuno. Poi mi sono addormentato accarezzando i gatti e mia madre mi ha riportato dentro. Quindi..."
I due si guardarono per un attimo.
E lo scatto fu fulmineo.
Si alzarono e raggiunsero la porta.
Le sale parevano irraggiungibili.
Come in un film, la scena sembrò rallentare, mentre la musica di "Momenti di Gloria" partiva lenta in sottofondo.
Hanamichi saltò a piè pari una palla da basket abbandonata su un gradino, mentre Kaede scendeva di corsa, aggrappandosi alla ringhiera, e guardandosi attorno, cercando la via più breve per raggiungere il giardino.
Saltarono gli ultimi gradini, atterrando con un tonfo, per poi riprendere la corsa verso la porta.
Kaede saltò una sedia che era in mezzo alla strada, mentre Hana per fare prima passò sopra il tavolo, scaraventandosi sulla porta che dava sul retro.
Spalancata la porta, si fiondarono nel giardino, evitando l'idrante che si accese al loro passaggio.
Evitarono a slalom i gatti, e l'annaffiatoio, calpestarono una violetta, e alla fine giunsero sul luogo del misfatto.
Appesi al filo, asciutti e morbidi, c'erano i boxer di Kaede.
Neri, di cotone elasticizzato.
Semplici, se non fosse stato per un particolare.
Davanti, proprio dove si uniscono i due lati dell'apertura agevola pipino, c'era una stampa a colori, di quelle che si imprimono a caldo, con il ferro da stiro.
Partendo da destra si vedevano una testa di capelli rossi, un naso deciso, un mento morbido, un occhio color della cioccolata, nonchè una lingua pronta nell'atto di leccare, mentre dalle labbra spuntava un fumetto con scritto "il gelato più buono del mondo".
Kaede prese i boxer, e lui e Hana caddero stremati.
Fortunatamente nessuno li aveva rubati.
Non erano state le sue fan.
Li aveva solo dimenticati... ma in giardino.
Quanti dei vicini li avevano visti?
Non lo avrebbero mai saputo.
Una voce li distolse dal loro pensare.
"Ehi ragazzi..."
La signora Rukawa era tornata.
Li raggiunse in giardino, sorridendo gentile, e si fermò davanti a loro, una mano di fronte agli occhi per coprirsi dal sole che le puntava dritto sul viso.
"Che ci fate qui?"
"Prendiamo il sole"
"Carino"
"Già"
Hanamichi non sapeva cosa dire.
Sperava solo che la signora Rukawa non chiedesse al figlio cos'era quella cosa nera che teneva in mano.
"Hanamichi, ti fermi a pranzo?"
"Ehm sì, grazie"
"OK, vado a cucinare"
La signora si diresse verso la porta, e i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
Troppo presto.
Mamma Rukawa si fermò un istante sulla porta e poi si voltò, sogghignando.
"A proposito Kaede... gran bei boxer!"
Fine^^
Seimei: Sono troppo stupida^^
Ru: Sì -.-
Hana: Potevi solo scrivere la lemon... tanto rimaneva PWP lo stesso!
Seimei: In effetti -.- Cmq, rating a parte... mi pare il caso di urlare ora!!!
SeiHanaRu: AUGURI UUUUUUUUUUUUUUUUUUUURD!!! E un'infinità di baci e di felicità!
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions | |