DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: questa ficci è per il compleanno di Anny (il 22 Dicembre). Visto che non so se e quando avrò tempo di fargliela avere, io intanto la scrivo…auguri!

E poi alla sys Silene per le parole dolci e la quadrilogia della babbuina e alla sys Lucy per il sostegno e l’affetto.

Una dedica speciale a Feddy, Dany, Ely, Sanzina, la mia Kitsunina_Sara, Lalla e GiAdA per aver ricambiato il mio messaggio d’amore

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, la poesia che sicuramente tutti conoscete è “Messaggio di tenerezza” di San Tommaso Moro…ti prego, Carol, non mi scomunicare…ç__ç

NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

NOTA 02: avevo promesso una side story per “Remember This”, la mia prima ed unica deathfic, ma ora non ho tempo…ho ben quattro cofic, le Syriane e Wish da portare avanti, senza contare F&F -.-…quindi per ora questa cosa dolciosa!

NOTA 03: tutto quanto riguarda Dio, il paradiso, la religione, ecc. è un gran guazzabuglio di cristianesimo, richiami orientali, manga e fantasie malate della sottoscritta…





Huellas (impronte)

di Marty


Kaede aveva aspettato con ansia quel momento.

Il momento in cui l’avrebbe rivisto.

Ryota ed Ayako, abbracciati, avevano gli occhi lucidi e il suo vecchio amico tirava su rumorosamente col naso.

Il moro con uno sforzo gli rivolse un sorriso.

Il primo davvero intriso di felicità che avessero mai visto sul suo volto.

E nonostante i tubicini, i capelli bianchi scomposti sul cuscino, le numerose rughe e la pellicola sottile che gli velava lo sguardo non era mai stato così bello.

“Vado da lui” sussurrò, prima di chiudere gli occhi.

Passarono solo pochi secondi, o così almeno a lui sembrò, prima che li riaprisse.

Di fronte a lui c’era il mare.

Una distesa di sabbia bianchissima, e il sole accendeva il cielo di mille fiamme aranciate mentre tramontava.

Riconobbe il posto.

Si trovava sulla collina che aveva scelto come ultima dimora del suo amore.

Una stretta al cuore.

Dov’era?

Perché non lo aveva accolto?

Forse non lo voleva più ora che era diventato vecchio e stanco?

“Non dire assurdità, volpaccia!” gli rispose una voce a lui ben nota alle sue spalle.

Kaede si voltò di scatto e lo vide, meraviglioso nella sua tunica bianca bordata d’oro, i capelli rossi lunghi e raccolti in una coda che ondeggiavano lentamente nella brezza della sera e le ali candide che contrastavano con la sua pelle abbronzata.

Il suo sorriso era proprio come lo ricordava, ma in più emanava una luce calda e rassicurante.

Sentendo un pizzicore agli angoli degli occhi gli corse incontro, stringendosi al suo petto.

“Hana” sussurrò tra i singhiozzi “Hana…”

Il rossino gli accarezzo la guancia.

“Sono proprio io Kaede, sono qui, dai non piangere…”

Dopo qualche istante il moro si calmò e si asciugò le lacrime, rendendosi conto che la sua pelle era di nuovo nivea  perfetta, liscia come quando aveva sedici anni.

Si diede mentalmente dello stupido: era chiaro che per la sua eternità gli sarebbe stato fornito un aspetto più piacevole!

Prendendo la mano del suo compagno tornò a guardare la spiaggia.

“Perché non andiamo a fare due passi?” gli chiese.

“Non si può” rispose Hanamichi “quella non è una spiaggia normale, è la distesa della tua vita. Però se vuoi possiamo andare a dare un’occhiata!” il moro annuì, ed Hana lo abbracciò, spiegando poi le ali e planando dolcemente fino a che i suoi piedi nudi toccarono la spuma marina delle onde che s’infrangevano sulla battigia.

Rukawa gli si aggrappò al braccio, ma il rosso ridacchiò: “Siamo privi di peso, puoi camminare sull’acqua anche tu!” non ancora completamente convinto, il moro mosse un passo incerto sulla superficie verde, poi, vedendo che non affondava, prese coraggio ed accennò addirittura una corsetta.

Quando si fu abituato tornò a voltarsi verso Hanamichi, i cui occhi sembravano due stelle.

“Andiamo” lo invitò questo tendendogli la mano.

Kaede intrecciò le sue dita con quelle abbronzate dell’angelo e si incamminò al suo fianco.

Non appena iniziarono a camminare, nel cielo ormai scuro apparve la sua immagine di bambino.

“Ehi!” disse allarmato.

“Tranquillo, ora verranno proiettati tutti i tuoi giorni.” Spiegò Hanamichi.

E così seguendo le impronte sulla sabbia videro scorrere la vita di Kaede.

I momenti più felici, come la scoperta del basket, e quelli più tristi, come la morte di sua madre.

Videro i suoi rapporti con il mondo esterno inasprirsi fino a cessare del tutto, fino ad arrivare al loro primo incontro.

Entrambi arrossirono vedendo i loro turbolenti primi tempi come acerrimi nemici, poi semplici rivali, amici ed infine innamorati.

Però Kaede si accorse che fin dal loro scontro sulla terrazza le impronte sulla sabbia erano diventate due.

E così continuava ad essere mentre proseguivano.

“Hana, di chi sono le altre impronte accanto alle mie?” domandò curioso.

Il rossino avvampò.

“Sono le mie” rispose.

“Vuoi dire che in realtà abbiamo iniziato a vivere insieme ancora prima di scoprire di amarci?”

Hanamichi annuì, imbarazzato.

“Da quando hai preso possesso del mio cuore e ti sei ostinatamente rifiutato di mollarlo” aggiunse “sono stato sempre con te”.

Rukawa sbuffò.

“Mi stanno chiamando, Kae, devo andare.

Tu continua pure da solo, ci vediamo alla fine della spiaggia ok?” e salutandolo volò via.

Il moro riprese il cammino, guardando di tanto in tanto nella direzione presa dal suo koi.

Nel frattempo era arrivato al momento peggiore che ricordasse: la morte di Hanamichi.

E l’impronta era di nuovo una sola.

Kaede si fermò sorpreso.

Più avanti si sdoppiavano di nuovo, ma proprio nei momenti di dolore, crisi, disperazione l’impronta di Hana mancava.

Sconvolto, corse avanti, ma le cose non cambiavano.

Quando lui era stato più infelice, il rosso non c’era.

Incredulo si trovò nel punto in cui finiva la sabbia e ricominciava l’erba tenera.

Sedette con le ginocchia al petto fissando l’acqua.

Non capiva.

Con un fruscio appena udibile, il rossino atterrò accanto a lui e si sedette.

Kaede spostò su di lui gli occhi scuri.

“Mi avevi detto” disse con la voce che tremava “che sei stato sempre con me.

Quando ci siamo scambiati le promesse matrimoniali mi hai promesso che non mi avresti mai lasciato solo…e allora perché lo hai fatto proprio nei momenti in cui avrei avuto bisogno di te?”

Hana sorrise e poi gli scompigliò i capelli.

“Sciocca volpe” mormorò.

Si alzò, subito imitato dal moro, e senza preavviso lo sollevò.

“Mettimi giù, stupido scimmione! E rispondimi!” gridò quello dimenandosi.

Ma Hanamichi non se ne diede per inteso e tornò con quel carico fino alla spiaggia. Camminò per qualche metro, poi lo mise giù.

“Si può sapere cosa ti è venuto in mente?!” chiese Kaede furibondo.

“Guarda” disse soltanto il rosso.

Il moro si voltò e vide la fila di impronte dell’angelo dal prato al punto in cui si trovavano.

“E allora?” chiese senza capire.

“Kaede” rispose Hanamichi abbracciandolo da dietro e tirandoselo contro il petto, mentre affondava il viso nella massa scura dei suoi capelli che profumavano d’incenso “Io ti amo.

Ti dissi che sarei stato con te tutta la vita, e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo, e non ti ho lasciato ... I giorni in cui hai visto solo un'orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

 

* OWARI *

 

ç___ç

 

chiunque di voi conoscesse la poesia, sapeva già come finiva…

ma non è dolshe? ^^

un bacio a tutti, corro a continuare le altre fic in sospeso!

 

Marty