DISCLAIMER: La Rowling li ha creati e se li tiene ben stretti!ç_ç



Harry Potter e il patto col diavolo II: Colombe e Corvi

parte VIII

di Nuel


Stonehenge. La Torre delle Stelle.
Harry si guardava intorno, incredulo e meravigliato. L’ intera Stonehenge era stata “portata” su un’altro Piano, in un’altra dimensione. 
Anche i suoi amici, che, come lui, camminavano su quel pavimento di stelle, si guardavo attorno a bocca aperta.
-Ma non è la Terra, quella?- Chiese Hermione, indicando nel blu punteggiato di stelle.
-Oh, cavoli! E qui come gi siamo finiti?- Chiese spaventato Ron.
-E’ l’incantesimo di Silente- Spiegò con calma Lupin.
-Ma non esiste un incantesimo del genere!- Protestò Hermione.
-Silente ed i suoi amici...- Iniziò il licantropo, ma Harry smise di ascoltarlo per cercare il preside.
Volse intorno lo sguardo per un po’ e, nel cerchio più esterno lo scorse assieme a due figure ammantate. Una di esse lo stava indubbiamente osservando e, per un attimo, Harry ebbe l’impressione di un guizzo di occhi azzurri.
Ma c’era anche un’altra cosa: da quando era arrivato alla Torre delle Stelle gli pareva di udire delle voce. Antichi incantesimi che non conosceva, di cui capiva appena poche parole e che parevano provenire dalle pietre. Era come ritrovarsi davanti al velo custodito nel dipartimento dei misteri, al Ministero.
Silente venne verso di lui ed Harry lo chiamò. I due figuri scomparvero nel nulla.
-Signore....-
-Dimmi Harry-
-Non sarebbe meglio rimandare tutti a casa? Basto io qui. Non voglio che siano in pericolo-
Silente sorrise prima con gli occhi che con le labbra.
-E’ molto nobile da parte tua, Harry, ma.... Venite tutti qui, amici!-
Streghe e maghi si radunarono intorno a loro.
-Presto Voldemort sarà qui. Ecco cosa dovrete fare: attaccatelo, cercate di stancarlo, ma state attenti a non farvi colpire: restate dietro le pietre: vi proteggeranno: sono colme di magia antica e potente. Harry, quando sarà disorientato e stanco, lo colpirai. Indipendentemente da come andranno le cose, appena comincerà ad albeggiare questo luogo sacro tornerà alla sua esatta collocazione-
Quando tutti presero posto dietro alle colonne megalitiche, Silente si affiancò ad Harry.
-Sai che i tuoi genitori vennero qui a festeggiare, quando seppero che saresti nato?-
Harry boccheggiò, ma non ebbe il tempo di rispondere perché apparve Voldemort.
Accadde tutto molto in fretta.
Il Signore Oscuro scagliò a terra la passaporta, urlando. 
Hermione la trasfigurò in lucertola, in modo che avesse più possibilità di salvarsi, nascondendosi tra le pietre.
Remus scagliò un incantesimo contro il nemico, ma quello lo evitò.
Tutto cominciarono ad attaccarlo, mentre Harry lo fissava sconvolto per il suo aspetto.
Voldemort continuava a girarsi e lanciare incantesimi, come impazzito, ma i raggi della sua bacchetta venivano assorbiti dalle pietre.
Nella testa di Harry tutto era attutito, tutto girava.
Poi sentì una voce distorta, come soffocata dalle membrane di un sogno, che chiamava.
Chiamava “Tom” ed Harry si accorse con orrore che Silente era uscito allo scoperto.
Quando il preside venne colpito, accasciandosi a terra nella nuvola delle sue vesti, Harry uscì allo scoperto. Vista e udito erano tornati normali. I suoi amici urlavano chiamando Silente e Voldemort rideva.
Harry si concentrò: sapeva cosa doveva fare. Lo sapeva da sempre.
Si concentrò. Pensò con tutte le sue forze a Draco ed a Lily.
Draco e Lily.
Il suo presente ed il suo futuro.
-VOLDEMORT!- Chiamò con voce chiara.
A Silente avrebbe pensato dopo.
Il Signore Oscuro lo fissò con infinito odio nelle iridi castane.
“Ecco il suo punto debole” Pensò Harry ed iniziò a provocarlo.
-Ora che hai ucciso la persona più simile ad un padre che tu avessi, ti senti meglio?-
Voldemort digrignò i denti.
-Ora sei davvero solo, sai?! Non hai più nessuno!-
-Taci!-
-Vuoi uccidermi? Pensi di riuscirci, stupido?!- Harry rise.
I suoi amici, paralizzati, non capivano quello che faceva e parevano disperati.
“Non distrarti, Harry!” Si disse Harry.
-Hai solo i tuoi inutili mangiamorte! Hanno paura di te, nient’altro! Non hai nessuno che ti ama, che ti protegga! Non c’è nessuno che morirebbe per te, Voldemort! C’era solo Silente che provava ancora dell’affetto per Tom Riddle e tu lo hai ucciso!-
-Ti ammazzerò come ho ammazzato i tuoi, Potter!- Sputò Voldemort, puntando la bacchetta gemella di quella di Harry contro di lui.
Harry non sollevò la sua ancora per qualche istante. Sentì le voci dei suoi amici chiamarlo e finalmente puntò la bacchetta contro Voldemort, pronunciano parole che non conosceva, ma che le pietre continuavano a sussurrargli.
L’Avada Kedavra del Signore Oscuro partì, colpì Harry e rimbalzò su di lui.
Ancora una volta.
La maledizione colpì Voldemort e lo consumò. Lo bruciò dall’interno, distruggendo il suo corpo, come aveva già fatto oltre vent’anni prima e, stavolta, si portò via anche la sua anima solitaria.
Harry vide il sole sorgere, sulla Terra e, mentre tutti accorrevano, la Torre delle Stelle si ricollocò al suo posto.
L’aria fresca del mattino gli riempì i polmoni ed Harry si precipitò verso Silente.
Tutto era finito.

Harry sedeva ormai da ore nella camera ardente dell’obitorio. Quella mattina aveva visto sfilare professori e studenti, con le facce scavate e gli occhi rossi. La professoressa McGranit lo aveva abbracciato, cercando di consolarlo. Ora era lei la preside di Hogwarts.
Silente aveva previsto tutto dall’inizio?
La notizia rimbalzava di ora in ora per tutto il pianeta: “Harry Potter ha sconfitto Voldemort”. La Gazzetta del Profeta, l’indomani, sarebbe uscita con uno speciale di diciannove pagine con il resoconto di tutta la vicenda e l’intervista che gli aveva strappato la solita Rita Skeeter mentre arrivavano al San Mungo.
-Eri pronto?-
-Si-
-Hai avuto paura?-
-Si-
-Come avete scelto il campo di battaglia?-
-Silente-
-Come avete fatto a spostare un luogo tanto grande in un altro Piano?-
-Silente-
-Come si è svolta la battaglia?-
-...-
-Come pensi che il modo accoglierà questa notizia?-
-...-
-Bla bla bla bla....- 
Harry non la ascoltava più. Per molte ore non aveva ascoltato più nulla.
Aveva dormito. Aveva mangiato qualcosa. Si era seduto accanto a Silente e lì era rimasto fino all’alba, tutta la mattina, parte del pomeriggio.
-Quell’incantesimo che hai usato, Harry, cos’era?- Gli aveva chiesto Hermione verso mezzogiorno, quando gli aveva portato un termos di succo di zucca e si era seduta accanto a lui.
-Il primo incantesimo che ho imparato-
La ragazza lo guardò stupita.
-Era chiuso nella mia mente, lo avevo sentito da mia madre- Tacque per un po’.
-Silente, prima che Voldemort comparisse, mi disse che i miei genitori erano stati a Stonhenge, quando scoprirono di aspettare un figlio. Credo volesse spiegarmi che mia madre aveva imparato lì quell’incantesimo-
-Perché le pietre erano sature di magia....- Concluse la ragazza.
-Credo di si- Rimase in silenzio un altro po’, bevendo un po’ di succo.
-Credo che fosse necessaria la morte di Silente: lui voleva ancora salvare Tom e Tom sapeva che Silente gli voleva bene, ma era necessario che fosse solo. Quando ha capito di non avere più nessuno al mondo, Tom ha desiderato morire, dentro Voldemort, perché ha capito che non c’era nessuno, sulla Terra, per lui-
-E questo spiega perché stavolta sia morto, anziché perdere il corpo come quando uccise i tuoi genitori...-
-Ho pensato intensamente a Draco ed a sua figlia. Ho desiderato proteggere questo mondo perché ci vivono loro. Ho usato il mio amore per loro per respingere il male, la sofferenza che sarebbe venuta loro dalla mia morte ed ho usato un incantesimo di protezione!-
-Per questo hai provocato Voldemort finché non ti ha attaccato!-
Harry annuì.
-Non dovevo attaccarlo io: l’amore non distrugge: crea-
-E’ qualcosa di antico. Forse i Druidi del passato possedevano una magia molto più potente della nostra-
-Non so se fosse più potente.... quello che ho sentito era... legato alla terra. Era come l’amore di una madre-
Stavolta fu Hermione ad annuire.
-Tu e Ron?- Le chiese, ricordando che aveva tagliato fuori dalla sua vita i suoi amici da moltissimo tempo.
-Quando una storia non va, non va, Harry. Credo che ormai lo abbia accettato anche lui. Abbiamo i nostri lavori e la nostra amicizia... si, Ron sarà sempre un meraviglioso amico, ma nulla di più-
Harry sospirò.
-Di la ci sono Piton e Malfoy...- Iniziò la strega indicando la stanza di fronte.
-Lo so. Ci sono stato prima...- Harry si fermò, sentendo il nodo alla gola stringersi ancora.
-Hanno catturato Narcissa e l’hanno portata in prigione.... durante la notte si è suicidata.... ora lei e Bellatrix sono nell’obitorio del carcere.... questo era già troppo pieno- Concluse mestamente Hermione.
-I buoni qui e i cattivi via...- Ironizzò amaramente Harry. -Almeno hanno messo Malfoy accanto a Piton...-
Hermione tese per un istante le labbra in un sorriso. -Devo andare, adesso, Harry.... tu cosa fai?-
-Voglio restare qui ancora un po’... poi tornerò a casa e cercherò di non pensare a quante persone sono morte...-
-Pensa a quante ne hai salvate, Harry! Pensa ai vivi.... i morti sono morti, il dolore spetta ai vivi e la vita continua, nonostante tutto-
Harry annuì e rimase solo per qualche altra ora.
Un enorme registro era posto all’ingresso della stanza, perché i visitatori lo firmassero.
Harry sentì dei passi fermarsi sulla porta, pensò a qualcun altro che apponeva la sua firma e non si girò a guardare chi fosse.
Poi i passi ripresero ed entrarono nella stanza.
A testa bassa, Harry vide solo due paia di mantelli scuri ed un bastone che sosteneva un vecchio.
Alzò gli occhi e distinse il vecchio appoggiato al più giovane.
Il vecchio si piegò a baciare la guancia di Silente e gli strinse le mani incrociate sul petto. Quando si girò rivolse un breve saluto ad Harry, piegando la testa. Aveva gli occhi azzurri, erano gli occhi che lo avevano scrutato da sotto il mantello prima della battaglia. Erano gli occhi del nonno di Draco.
Draco rivolse lo stesso cenno ad Harry, sempre sostenendo suo nonno, camminando lentamente e dirigendosi alla stanza di fronte.
Harry si alzò.
Draco aveva gli occhi rossi e gonfi, era mortalmente pallido e non gli aveva parlato.
Harry li seguì lentamente.
Il vecchio Malfoy accarezzò la testa di suo figlio Lucius, gli occhi velati di lacrime. Rivolse uno sguardo a Piton e si sedette, proprio come aveva fatto Harry per tante ore.
Draco baciò suo padre ed il suo padrino. Si imponeva di non piangere ancora ed Harry avrebbe voluto abbracciarlo.
-Mi dispiace- Sussurrò con la voce gracchiante e Draco gli rispose con un pallido sorriso.
Il vecchio richiamò con un gesto l’attenzione del nipote, che si piegò su di lui per sentire la sua voce.
Annuì e condusse Harry fuori dalla stanza, lungo il corridoio che conduceva fuori dall’obitorio.
-Draco?-
-Mio nonno vuole restare solo...-
Quando furono alla luce del giorno, Draco si fermò e si volse verso Harry.
-Io devo andare a prendere Lily. E’ con Pansy.... poi verrà lei a prendere il nonno- Spiegò con voce che si sforzava di essere sicura.
-Andiamo a casa, Harry?-
-La vita continua, giusto?- Lo abbracciò Harry, stringendoselo al petto.
-Giusto!-
-Ed è la nostra vita, vero?-
Draco gli sorrise, sciogliendo finalmente le lacrime.
-Vero, Harry! E’ la nostra vita, vivremo nella nostra casa, a modo nostro, con nostra figlia.... Ti amo!-
Harry lo strinse di nuovo, conficcando la testa contro la sua spalla e, anche lui, tra le lacrime che riprendevano a scorrere, ritrovò il sorriso.

Fine