DISCLAMER: Se la Rowling sapesse le verrebbe un colpo!
NOTE: Ultimo cap della trilogia di Voldemort!! (Meno male!)

 


Trilogia di Voldemort - Sere nere

di Nuel


Aspettava. Come tutti gli altri Mangiamorte, Draco aspettava che il suo padrone tornasse. Nessuna luce negli occhi spenti, i capelli, ormai più lunghi di quanto fossero mai stati, legati dietro il collo da un nastro di velluto nero. Piegato. Sconfitto. Come il Signore Oscuro aveva voluto. Il suo giocattolo, la sua bambola nelle notti in cui aveva voglia di fare sesso, di umiliare qualcuno.
Appoggiato allo stipite dell’ampia porta a vetri che dava sul cortile buio della dimora dei Riddle, non aveva altro da fare. Erano due mesi, ormai, che attendevano il suo ritorno, ogni notte.
Suo padre, con un misto di disgusto per quello che era diventato e di orgoglio per quello che l’aveva fatto diventare, il braccio destro del Lord, gli aveva messo in mano un calice e si era allontanato.
Gli occhi di quell’azzurro sottile, glaciale, fissavano con distacco lo sciame di cappe nere che si spostavano a crocchi per la sala: lì c’era suo padre, con gli inseparabili Tiger e Goyle, senior e junior, poco più in là sua madre, con le arpie che smaniavano per prendere il suo posto, senza sapere che non c’era nulla di esaltante nell’essere l’amante di un mostro. Ecco lì la piccola Pansy. Non lo guardava più, ormai... forse si costringeva a farlo, le faceva orrore come si era ridotto.... Non pareva spiacerlo molto, comunque, il braccio del Mangiamorte che la stringeva a sè. Nessuno parlava con lui. Intoccabile, secondo loro... paria, si sentiva lui.
Draco sentì un brivido lungo la schiena.
Voldemort aveva annunciato che partiva per riprendersi il suo corpo umano, che il processo iniziato mesi prima era giunto a termine ed il bozzolo di carne che avrebbe contenuto il suo spirito era ormai pronto.
Draco cercò di immaginarlo. Aveva visto una foto di Tom Riddle, una volta, in un annuario di Hogwarts. All’epoca non sapeva che quel ragazzo si era poi fatto chiamare Lord Voldemort, che quello era il signore che avrebbe dovuto servire... l’erede di Serpeverde.... era solo un Serpeverde come altri.... Era sfuggito alla morte, aveva condotto una semivita per anni... era diventato un viscido rettile antropomorfo.... che aspetto avrebbe avuto col suo nuovo corpo? Era suo diritto chiederselo. In fin dei conti, qualunque aspetto, per quanto orribile, sgradevole, disumano, avrebbe assunto, lui avrebbe dovuto giacerci assieme.
Appoggiò le labbra al calice, le sentì pungolate da mille bollicine bionde e fresche, gli tremò la mano, gli morì il fiato in gola e non poté bere.
Trattenne le lacrime, era troppo tardi per fuggire, per respirare un’aria diversa, per sognare di vivere. Lo percepiva. Lo conosceva abbastanza da riuscirci. Il suo padrone stava, al fine, giungendo.

Dietro la cappa calata sugli occhi, la vista ancora annebbiata, non ancora completamente padrone di quel corpo giovane e forte, il Lord scrutava l’oscillare dei mantelli neri dei suoi servi.
Aveva spalancato la porta e subito si era fatto silenzio. Decine di uomini e donne avevano deambulato come sospesi nell’aria dai loro mantelli verso di lui, fermandosi ad una distanza rispettosa, oscillanti e bisbiglianti.
I suoi occhi vedevano ancora come se una membrana sottile e giallognola li ricoprisse, il suo nuovo spirito non aderiva ancora perfettamente a quel corpo caldo, il suo udito era ancora infastidito dal vorticoso rumore del sangue bollente nelle vene.
Come doveva presentarsi a quegli insetti adoranti che circondavano la loro ape regina? Sorrise con la sua nuova bocca, stirando le labbra e scoprendo una fila di denti bianchi.
Si, si sarebbe creato un altro nome, un’altra leggenda di terrore per maghi e babbani, un nuovo incubo! Avanzò con passo lento tra loro, la sua voce era ancora gracchiante, irriconoscibile, ma vedeva le espressioni sui volti di chi l’aveva riconosciuto... era divertente.

Draco rimase fermo, paralizzato. “No” si ripeteva la sua mente sconvolta. Aveva desiderato cento volte che quel momento non arrivasse, che il Lord non tornasse più a straziargli l’anima, a dilaniargli quel cuore che aveva scoperto di possedere solo quando gli era stato trafitto.
Scrutò la figura che avanzava lentamente, scortata da vicino da suo padre e da quel vigliacco di Minus di cui l’unica cosa di valore era una mano d’argento.
Intravide le mani.... rosate, di carne umana... giovani.... almeno non avrebbe più dovuto sentire le scaglie rigide e fredde premersi contro il suo corpo, né le unghie affilate...
Intravide il sorriso malevolo ed i denti... altri morsi sarebbero arrivati, ma non quella lingua biforcuta... e una ciocca di capelli neri.
Intravide l’espressione di suo padre. Sorpresa, confusione. Un vago pallore che si notava in altri volti accanto al Lord. Suo padre conosceva quel corpo. Draco ne era certo. Il respiro accelerò. Chi era? Chi era morto per dare il suo involucro a Voldemort? Perché si sentiva così angosciato? Perché il suo cuore martoriato gli si stringeva nel petto?

Voldemort parlò. Delirante come sempre, come lo aveva sentito la prima volta, quella notte in cui aveva cessato di essere libero, ma il suo programma era diverso... particolari. Particolari che non tornavano e che facevano bisbigliare i meno stupidi tra i Mangiamorte. Sembrava, a tratti, meno crudele, poi cambiava argomento.... Draco lo ascoltava con nuovo intaresse. Sembravano esserci due volontà non ancora ben fuse li dentro... e quella voce... per quanto danneggiata... quanto aveva gridato quel poveretto, prima di cedere? Quanto aveva sofferto?... Quella voce, gli pareva di conoscerla...
Senso di attesa. Voldemort si ritirò nelle sue stanze, lasciando i suoi confusi adepti a festeggiare il suo ritorno, ma era davvero tornato? Era lui? O qualcun altro?
Il Signore Oscuro si dileguò dietro un’altra porta, diretto alla sua camera. Era stanco, aveva detto. Doveva riposare.

Draco aveva atteso un gesto, uno sguardo, un segno che non era giunto, era rimasto aggrappato al legno duro dello stipite. Un leggero refolo a ricordargli che fuori da quella casa c’era un mondo vivo, in movimento.... un mondo che ignorava lui e il suo dolore.
-Muoviti!- E uno strattone.
Draco guardò suo padre e quel sorriso crudele e divertito.
-Padre...- Lo sapava suo padre a cosa lo costringeva il padrone?
-Non vorrai lasciare solo il nostro Signore proprio questa notte?! Vedrai che rimarrai molto sorpreso, Draco-
Draco lasciò scivolare tra le dita il calice che si infranse ai suoi piedi. Quella notte il suo incubo sarebbe ricominciato. Ubbidiente seguì i passi del suo padrone, mantenendo alta la testa, lo sguardo vuoto rivolto ostinatamente in avanti. Un minimo di dignità, per favore! Lo sapeva che tutti gli sguardi, palesi o nascosti che fossero, erano puntati su di lui, sulla sua figura elegante, sulla nobiltà naturale che Voldemort non gli poteva togliere.

La stanza era buia. Draco aprì la porta di pochi centimetri. -Mio Signore?-
Una figura si mosse tra le coltri. Un raggio di luna filtrava dalla finestra aperta, ma il volto era in ombra.
Draco scrutò il giovane corpo ben modellato che si alzava a sedere sul letto. Almeno non sembrava brutto. Sarebbe stato... caldo, almeno.
Entrò e richiuse la porta. Con passi lenti e misurati, silenziosi sul pavimento di legno, si avvicinò, cominciando a sbottonare la camicia bianca, di stoffa leggera. Lui non portava il mantello dei Mangiamorte, non lo portava mai.
Si protese sul letto, salendovi sopra a carponi, come piaceva al suo Lord.

Il Signore che era stato Voldemort guardò la figura sottile ed appetitosa del suo amante, il suo bel giocattolo. La luna illuminò uno spicchio di petto liscio e candido. Si umettò le labbra e sbatté le palpebre: era fastidiosa quella specie di membrana, specie in quel momento.
Il suo amante.... era qualcosa di più, ma non ricordava molto bene. Conosceva quel corpo, eppure non lo aveva mai toccato.... Il Lord si sentiva andare a fuoco: lo desiderava. Era suo.
Con un gesto rapido lo afferrò e lo trascinò in avanti, sopraffacendolo con suo corpo in un solo gesto.
Il ragazzo gemette e rabbrividì. E lo fissò. Le sue labbra formarono una parola priva di suono e gli occhi chiari gli si riempirono di lacrime.
Draco ora poteva vederlo. E lo conosceva.... certo che lo conosceva. E la disperazione strappò via gli ultimi brandelli di speranza che sopravvivevano nascosti nel suo cuore.
Il Lord gli accarezzò il petto, scostando la camicia. Sensazioni nuove, eppure le conosceva da sempre. Il ragazzo sotto di lui singhiozzava...
-Chi ti ha fatto questo?- Gli chiese scoprendo una cicatrice a deturpare il biancore di quel petto serico.
-Voi... padrone- Singhiozzò il suo amante.
Il Lord si abbassò a leccare la cicatrice che solcava uno dei due pettorali e la riconobbe.
-Già- Mormorò addentando un capezzolo, facendolo sussultare e gemere e piangere.
-...ry.... Harry-
Il Lord si fermò. Era stato chiamato. Era il suo nome che il ragazzo aveva mormorato.
-Come mi hai chiamato? Chi sei?-
-Sono Draco... Draco Malfoy, mio signore... avete preso.... il corpo di Harry Potter...-
Gli occhi verdi si persero per un momento, il Lord aggrottò le sopracciglia. Si: lui era Harry Potter... o almeno... lo era stato.
Si ritrasse, doveva ricordare qualcosa di importante... lo sapeva.... c’era stato un tempo... un tempo lontano in cui lui aveva compiuto stragi... e poi un altro in cui aveva conosciuto quel ragazzo... Malfoy... erano amici? Non lo ricordava... Poi lo aveva preso, l’aveva fatto suo... e poi l’aveva cercato perché l’altro sè non sapeva di averlo preso e rinchiuso... sì: l’aveva rinchiuso in una stanza sotterranea, buia... l’aveva marchiato...
Gli afferrò il braccio e scoprì il marchio nero. Lo osservò come ipnotizzato.
-Mio Signore?... Non vi sentite bene?- Il ragazzo aveva sollevato l’altro braccio e gli accarezzava il viso. Aveva il volto rigato di lacrime, lo sguardo ferito. Era troppo magro. Aveva sofferto... per colpa sua. Perché lui non lo aveva trovato, non lo aveva salvato dall’altro se stesso.
-Chi vuoi che io sia?- Gli chiese con la voce bassa e gracchiante delle corde vocali che ancora non sapeva usare.
-Non capisco...- Draco lo fissava: non lo conosceva... non era Harry, ma non era neppure Voldemort.
Quel nuovo essere attendeva una risposta da lui.
-Ti ho fatto soffrire, vero? E ti ho dato speranze.... Chi vuoi che io sia?-
Draco abbassò lo sguardo. Come doveva rispondere? Lui voleva Harry... ma suo padre lo avrebbe ucciso se lo avesse scoperto.... e se il Lord poi fosse tornato in sè... l’avrebbe ucciso con le sue mani.
-Chiunque.... mi ami...-Singhiozzò sentendosi in trappola.
Il Lord lo premette nuovamente sul letto, baciandolo con desiderio, bloccandogli i polsi sottili ai lati della nuca. Conosceva quel buon sapore, pur non avendolo mai assaporato prima. Sarebbe definitivamente diventato un nuovo individuo, ma l’avrebbe fatto tra le braccia di quel tormentato giocattolo biondo.
Draco sentì i morsi sul collo e la presa sciogliersi mentre le mani del suo Signore si infilavano sotto la sua schiena. Erano calde, appassionate.... lentamente Draco prese coraggio ed immerse le dita affusolate nel groviglio di capelli neri.
-Harry...- Allargò le ginocchia e lasciò che il suo Signore prendesse possesso del suo corpo, stringendosi a lui.
La schiena di Harry era ampia, forte... la sua pelle profumata... poteva annegare nell’illusione, lasciarsi scivolare nei sogni che non sarebbero mai più stati.
-Non scapparmi, Draco- Sussurrò il padrone, al suo orecchio.
Draco spalancò gli occhi risvegliandosi bruscamente dal sogno vigile che la sua mente stava creando. Conosceva i suoi pensieri? Non poteva fuggire a quel nuovo essere neppure con la fantasia?
Cercò il volto del Lord e trovò i suoi limpidi occhi verdi ad una manciata di centimetri dai suoi. Non c’era traccia di male, in quello sguardo. Non verso di lui.
Non capiva.
-Mi hai chiesto di amarti nel momento in cui venivo al mondo. Io ti sto amando e tu mi sfuggi?-
-Mi... mi perdoni... io.... non....-
Un bacio lieve interruppe le sue parole e poi divenne appassionato, profondo.
Draco sentì il sesso del suo padrone gonfiarsi di più dentro di lui e spinte dolci che non lo ferivano. Era più che sufficiente per un ragazzo sconvolto di appena diciotto anni, no? Da quanto non faceva l’amore dolcemente? Da quanto era solo violenza?
Ma mancava ancora qualcosa: chi era quell’individuo che si appropriava di lui? Che intenzioni aveva verso tutti loro?
-E... e il resto?-Gli occhi verdi si velarono per un istante ed un sorriso crudele si dipinse sul viso. -Sarà ciò che deve essere-
-Cioè?-
-Non riguarda te. Tu devi solo essere mio.... bellissimo, perfetto....- Il Lord si alzò sui gomiti e lo osservò.
Draco si sentì arrossire.
Il Lord passò una mano sul suo petto, dove c’era la cicatrice e Draco si sentì bruciare per un istante, poi la sensazione svanì e, con essa, la cicatrice.
-Il tuo solo compito è essere felice e rendere felice me, Draco-
Draco avvertì le lacrime salirgli di nuovo agli occhi, ma anche il sorriso allargarsi. Erano mesi che non vedeva un briciolo di luce, si sentiva sciocco, ma anche felice. Non gli importava cosa sarebbe accaduto al mondo.... non lo riguardava. Lui era una proprietà molto esclusiva del Lord ed il suo padrone non lo avrebbe più picchiato, giusto? Lo voleva felice... sarebbe stato il suo Harry. Almeno con lui, sarebbe stato il suo Harry.
Sospirò e si lasciò andare, il Lord ora voleva il suo corpo e lui si sarebbe concesso all’amore.

Fine