DISCLAMER: La Rowling li ha creati e se li tiene ben stretti!ç_ç DATEMI DRACUCCIO-TESORO!
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Harry Potter e il patto col diavolo

parte XV

di Nuel


-Ci basterà tenere conto di quali ragazze dell’ultimo anno non verranno ad Hogsmead! E’ un piano perfetto!-
-No Ron, è un piano che ci farà correre per tutta Hogsmead spuntando una lista di ragazze come degli imbecilli!-
-Uffa Hermione, credevo che anche tu volessi sapere chi è la ragazza di Harry!-
-Certo che lo voglio sapere, ma quando Harry sarà disposto a dircelo!-
-Buon giorno- Li interruppe Harry, arrivando in quel momento. Si era sorpreso di non trovare Ron a letto, al suo risveglio, ma vedendolo battibeccare con Hermione immaginò che, per una volta, si fosse adeguato agli orari di lei.
-Ciao Harry- Lo salutarono gli altri due.
-Di cosa stavate discutendo?-
-Lascia perdere: una delle solite idee strampalate di Ron!-
-Non è strampalata! Allora, Harry, sei ancora deciso a passare tutto il giorno qui?-
-Si-
-Sicuro-sicuro?-
-Si, Ron! E’ inutile che insisti! Vogliamo stare per i fatti nostri, per il momento-
Ron sospirò. -E va bene!-
Harry fece una abbondante colazione ed accompagnò gli amici all’uscita. Li salutò con la mano, per una volta veramente felice di essersi liberato di loro. Aveva voglia di vedere Draco. Risvegliarsi da solo, quella mattina, era stato orribile. La bruttissima sensazione che si fosse trattato di un sogno e nulla fosse vero gli aveva quasi tolto il respiro. Poi aveva scoperto i lividi che il suo troppo appassionato amore gli aveva causato qua e la e si era sentito meglio.
Quando la maggior parte degli studenti fu uscita, tranquillamente si diresse alle cucine. Avrebbe fatto una bella scorta di cibo, in modo da saltare il pranzo in Sala Grande... e di non dover più approfittare delle “mille attenzioni” di Pansy Parkinson!
Sorrise all’idea di essere geloso della ragazza. Lei era bella, veniva da una famiglia altolocata, eppure Draco aveva scelto lui... avrebbe voluto gridarlo al mondo intero, ma se, veramente, si fossero trovati nella situazione di dover fuggire all’Estero, era meglio che la loro relazione restasse segreta, anche se gli costava non dirlo ai suoi migliori amici... Del resto pensava che né Hermione, né, tanto meno, Ron l’avrebbero presa bene.
Quando gli elfi domestici gli ebbero riempito un enorme vassoio di cibi prelibati, Harry li ringrazio di cuore e lasciò la cucina, dirigendosi ai sotterranei.
Era un po’ in ritardo e Draco lo aspettava col fiato in gola.
-Finalmente!- Se ne uscì, quando lo vide.
-Ci ho messo un po’ perché gli elfi non la smettevano di fare salamelecchi!- Si giustificò il Grifondoro.
Sul viso di Draco apparve un sorriso e la tensione scomparve tutta assieme.
-Avevo paura che non venissi più...- Mormorò per scusarsi.
Harry lo guardò sorpreso. -Stai scherzando?! Io ti amo!-
-Lo so... ma temevo che... avessi cambiato idea...-
-Stupido!- Lo rimproverò Harry, cercando di baciarlo senza rovesciare il contenuto del vassoio.
-Sarà meglio che ti dia una mano!- Comprese Draco.

Nel frattempo, Ron non aveva abbandonato la sua idea e, aiutato da una riluttante Hermione aveva completato la lista delle ragazze dell’ultimo anno delle quattro case.
Spuntò immediatamente Hermione, facendole un sorriso stupido, lei sbuffò e, scuotendo la testa, prese a passeggiare per la strada principale. Ron, sempre al suo fianco, si guardava intorno scribacchiando ogni tanto sul foglio che teneva in mano.

Arrivati nel loro abituale rifugio, Harry e Draco avevano cominciato a scherzare ad alta voce, felici di essere rimasti pressoché soli. Quando Draco passò dagli scherzi al solletico, la situazione degenerò rapidamente in n groviglio di arti e gemiti sul letto del Serpeverde. La giornata pareva iniziata decisamente nel migliore dei modi.
Draco, prima di colazione aveva spedito la lettera al padre e si sentiva totalmente felice al pensiero che, presto, anche i problemi di Ginny sarebbero stati risolti.

Quel giorno, la ragazza si era recata al negozio dei fratelli. Fred e Georg erano già informati di tutto e decisero che, di li a tre giorni, uno di loro avrebbe accompagnato Ginny a casa, in modo che, qualora loro madre non avesse aperto la porta di casa alla loro sorellina, Ginny avrebbe potuto andare a stare da loro per un po’.
Convinta che, ormai, le cose tra Draco ed Harry funzionassero alla grande, la rossa si confidò con i fratelli, spiegando che, a parte una insolita amicizia, tra lei ed il Serpeverde non c’era stato nulla, che anzi, lui era profondamente innamorato di qualcun altro e lei aveva fatto del suo meglio per aiutarlo.
I gemelli l’ascoltarono con attenzione, nonostante la folla di clienti e decisero di perorare la causa della sorella presso la madre nei pochi giorni che precedevano la fine della scuola.
Fu, quindi, con animo più sereno che, quella sera, Ginny tornò al castello. Raggiunse la Sala Grande assieme al fratello ad Hermione. Harry li stava aspettando già al suo posto, con un sorriso felice ad illuminargli il volto.
-Ciao! Vi siete divertiti?- Li salutò allegro.
-Puoi giurarci!- Rispose trionfante Ron, Hermione, invece, sbuffò. Ginny sorrise.
-E tu? Hai passato la giornata come speravi?- Indagò Ron con un sorriso furbo che non riusciva a reprimere.
-Anche meglio- Arrossì Harry.
Ron sghignazzava ininterrottamente, mentre si serviva la cena e Ginny raccontava della sua visita ai gemelli.
-Ma non sei uscita con Draco?- Chiese Hermione. -E’ l’ultimo week end!-
-Oh, si, ma... lui aveva un impegno, quindi...- Fece spallucce sorridendo condiscendente.
-Si può sapere co’hai Ron?- Chiese Harry, che non ne poteva più di vederlo in quello stato senza saperne il motivo.
-Niente! Niente!- Sputacchiò il rosso, parlando con la bocca piena. In realtà Ron era molto felice: dalla sua lista non aveva potuto spuntare solo tre nomi ed una delle tre candidate ad essere la famosa tigre era in infermeria da quasi una settimana per una colica. Delle restanti due candidate, una era Cho Chang. Dopo averci riflettuto a lungo, Ron aveva decretato che doveva essersi trattato di un ritorno di fiamma dopo due anni di ripensamenti ed aveva archiviato il caso. Trattandosi della Chang la notizia non era poi tanto sensazionale, quindi avrebbe atteso che l’amico si decidesse a parlare. A quel punto avrebbe finto di non saperne nulla e, benché a lui non stesse particolarmente simpatica, avrebbe fatto le sue congratulazioni ad Harry, che pareva tanto felice.

Anche al tavolo di Serpeverde gli studenti ritornarono dopo una piacevole giornata. Draco pareva rilassato, tanto che non tamburellava le dita sul tavolo come suo solito, per rendere noto il fastidio che tutto quel baccano gli dava.
Pansy Parkinson e Blais Zabini arrivarono di corsa, furono gli ultimi ad entrare nella Sala Grande.
Pansy aveva le guance arrossate e continuava a sorridere, i lunghi capelli biondi trattenuti dal cerchiello erano scarmigliati per la corsa e gli occhi le brillavano.
Draco la guardò e le sorrise. Lei gli rispose con un sorriso ancora più felice.
-E’ una mia impressione oppure oggi sei particolarmente bella?-
Pansy arrossì. -E’ colpa di Blais: mi ha fatto ridere tutto il giorno-
-Ci sta provando?- Si piegò verso di lei, chiedendole a voce bassa.
La ragazza accennò un si imbarazzato e poi lo fissò negli occhi. -Ma io gli ho detto che amo solo te, Draco!-
Draco alzò un sopracciglio e si ritrasse, erano sempre alle solite con Pansy.
-Domani verrai ad Hogsmead con noi, Draco?-
-No: credo che resterò a studiare anche domani- Le rispose distrattamente.
-Ma tu non ne hai bisogno! E poi è il nostro ultimo week end... due giorni di fila ad Hogsmead... e tu li passi chiuso dentro a studiare!-
-I miei voti non sono più tanto buoni, lo sai. Devo diplomarmi col massimo, altrimenti i miei genitori si infurieranno, lo sai come sono-
-Si... hai ragione... però è un peccato! Vuoi che ti porti qualcosa, domani?-
-Non importa, grazie, Pansy- Le sorrise, lasciandola interdetta.
Pansy non era abituata a vedere Draco così gentile, ma ne fu felice.

Quando gli studenti rientrarono nei rispettivi dormitori, in molti erano ancora impegnati a parlare della favolosa possibilità di bissare il giorno appena finito, tornando anche l’indomani al villaggio. Anche Harry era entusiasta dell’idea di fare il bis del giorno che aveva trascorso col suo innamorato, ma pensava di farlo cominciare con un po’ di anticipo: salutato un incredulo Ron, prese il suo mantello dell’invisibilità e si diresse ai sotterranei, riuscendo ad introdursi nella camera di Draco.
Draco era già steso nel suo letto, intento a leggere la Gazzetta del profeta.
Harry, senza farsi riconoscere, prese ad accarezzargli le gambe lunghe, Draco fece un salto, rizzandosi in piedi sul letto e finendo subito il ginocchio a causa del rimbalzo del materasso. In torno a lui non c’era nessuno, la camera era vuota, ma Harry si mise a ridere e Draco riconobbe la sua voce.
-Dove sei? Come hai fatto ad entrare?- Sorrise all’aria.
Harry si tolse il mantello e gli fu subito addosso, premendolo sul letto con un lungo bacio.
-Hai un mantello dell’invisibilità!- Si sorprese il biondo, abbracciano il suo ragazzo, impedendogli di rimettersi in piedi.
-Già! Ora mi lasci respirare?-
-Neppure per sogno: sei mio prigioniero!- Scherzò Draco, facendolo rotolare sotto di sè ed allungando un braccio per sciogliere le tende del baldacchino.
-Cosa sei venuto a fare qui?-
-Non mi andava di passare un’altra notte senza di te!-
-Prima o poi ci scopriranno, se non stiamo attenti!-
-Allora stiamo attenti!- Rispose lapalissiano Harry, infilandosi sotto le lenzuola.
La domenica mattina, Draco ed Harry si svegliarono tardi. Avevano passato buona parte della notte a coccolarsi ed a bisbigliare per non svegliare nessuno e quando si erano addormentati era veramente molto tardi.
Draco si stiracchiò e controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi, solo allora disse ad Harry di uscire. Mentre Harry usava il bagno, Draco suonò un piccolo campanello in argento per richiedere la colazione. Harry lo guardava dalla porta apera del bagno mentre finiva di asciugarsi dopo la doccia.
-Non sapevo che ci si potesse far portare la colazione in camera!-
-Non si può infatti- Ghignò Draco. -E’ un mio privilegio-
-Ah!-
Dopo una decina di minuti, comparve tremante di paura, un elfo domestico.
-Il signorino mi ha chiamato?- Chiese ossequioso il piccolo elfo che aveva una lunga esperienza dei Malfoy.
-Si, Dobby. Portaci la colazione. Per me il solito e... Amore, cosa vuoi per colazione?-
Dobby sbarrò gli occhi già grandi.
Dal bagno emerse Harry, che ancora si strofinava i capelli con un asciugamano.
-Harry Potter Signore!- Esclamò schoccato l’elfo.
-Ciao Dobby! Mi potresti portare una fetta di torta di mele, del succo di zucca e... cosa c’è, Dobby?-
L’elfo domestico continuava ad agitare la testa, due lacrimoni gli si erano formati negli occhi tondi e si torturava le lunghe dita strette al petto.
-Il signorino Malfoy.. non può stare con Harry Potter! Il signorino Malfoy sta per diventare padre! Dobby sa che il bambino della signorina Parkinson è del signorino Malfoy...-
Un velo di ghiaccio era sceso sui due maghi.
-Cosa.... cosa stai dicendo, Dobby?- Chiese Harry con un filo di voce.
Draco prese l’elfo domestico per il collo e lo scrollo con violenza.
-Cosa diavolo stai blaterando stupido elfo?!- Gli ringhiò in faccia dopo averlo sollevato sulle punte dei piedi ed essersi abbassato a sua volta.
-Dobby... Dobby dice la verità, padroncino! Dobby è un elfo, signore. Elfi vedono la vita, signore! La signorina Parkinson è incinta di pochi giorni, ma tutti elfi domestici sa! Tutti ad Hogwarts sanno che la signorina Parkinson ama solo il signorino Malfoy e che lui spesso... trascorre con lei momenti piacevoli....-
Draco mollò il collo di Dobby, che si portò le mani al collo e tossì un paio di volte.
-E’ vero, Draco?-
Draco non rispose, immobile come una statua.
-Rispondimi!- Urlò Harry. -E’ vero quello che ha detto Dobby? Pansy aspetta un bambino tuo?-
Dobby guardò in alto, prima il suo ex padroncino e poi il suo salvatore e cominciò a strisciare via. Non era convinto di aver detto qualcosa di male, anzi... e non era contravvenuto a nessun ordine, eppure... corse via per potersi punire lontano dagli sguardi dei due ragazzi, che parevano completamente dimentichi di lui.
Harry lasciò cadere a terra l’asciugamano che aveva sul collo, pese il suo mantello e, con le lacrime agli occhi, uscì dalla stanza.
-Harry!- Lo chiamò Draco, lo inseguì fino alla porta, ma Harry non si fermò e lo sentiva piangere mentre lasciava la Sala comune di Serpeverde.
Draco aveva un macigno sul cuore. Decise di seguire Harry, ma, sulle scale, quello gli gridò che non voleva più vederlo. Draco insistette, ma, alla fine, rimase di fronte al quadro della Signora Grassa, impossibilitato ad entrare.
Chiamò il Grifondoro a gran voce per diverse volte, suscitando la disapprovazione ed i rimproveri dei personaggi dei quadri, finché la voce gli morì nei singhiozzi e, sconsolato, tornò al suo sotterraneo.
Harry si buttò sul suo letto, incapace di soffocare il pianto. Aveva appena scoperto di amare il suo rivale di sempre, aveva appena scoperto che anche lui lo amava ed il loro momento di felicità era già perduto. Non era giusto. Non era giusto.

Continua