DISCLAMER: La Rowling li ha creati e se li tiene ben stretti!ç_ç DATEMI DRACUCCIO-TESORO!
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Harry Potter e il patto col diavolo

parte IX

di Nuel


Lo specchietto di Sirius era un semplice specchio se non c’era nessuno ad usare il suo gemello. Harry lo fissava e ci vedeva il viso di un ragazzo comune, se non fosse stato per la cicatrice. Un ragazzo di diciassette anni, in tutto simile ad un milione di altri, con dei capelli impossibili, dei begli occhi verdi nascosti dalle lenti, che quindi non spiccavano particolarmente e l’aria di uno a cui è appena morta la civetta.
Era arrabbiato. E triste. Perché fosse così triste, quasi disperato, non lo sapeva neppure lui. Perché era arrabbiato lo sapeva benissimo: Malfoy. Ogni suo male veniva da un unico, spregevole individuo.
Harry si appoggiò le dita sulle labbra e chiuse gli occhi cercando di capire se quel tocco gli provocava delle sensazioni. Aveva voglia di essere baciato. Aveva voglia di essere stretto e baciato da qualcuno. In fin dei conti aveva diciassette anni, anzi, quasi diciotto. Era un desiderio comprensibile, no? E lui, per il momento, non aveva avuto grandi esperienze di baci.
Riaprì gli occhi e tornò a fissarsi nello specchietto. Era comune, non brutto: possibile che non ci fosse una ragazza che lo filava?!
-Harry!-
Harry sobbalzò. -Ciao Ron-
-Che c’è, amico?-
Harry ripose lo specchietto e fissò con sguardò avvilito il suo migliore amico. -Ho voglia di avere una ragazza!-
Ron lo fissò sbalordito per qualche secondo, poi gli sedette accanto.
-Sarebbe anche ora!-
Harry sbuffò demoralizzato.
-Ci sarebbe quella che ti ha scritto la lettera... hai scoperto che era?-
-Lascia perdere!-
-Ok! Ma ora andiamo giù ché ho una fame da lupi!-

Meno di due ore dopo, Harry, Ron, Hermione e Ginny erano nuovamente nella sala comune di Grifondoro.
Draco Malfoy era arrivato a cena scortato da Tyger, Goyle e Pansy. Si era rapidamente scusato con Ginny per non poterle tenere compagnia, dopo cena, ma disse di non sentirsi molto bene.
-Si può sapere cos’hai Harry? E’ tutta la sera che sei allegro quanto un bradipo in letargo!- Chiese Hermione, intenta a sferruzzare per rilassarsi.
-Hm!- Boffonchiò Ron, mentre Harry sospirava per l’ennesima volta.
-Harry ha voglia di una ragazza!- Strizzò l’occhio il rosso, lasciando basite le due ragazze.
-Io gli ho detto che potrebbe trovare il terreno già pronto con la ragazza della lettera, ma lui ha detto di no!-
-E perché no?- Chiese subito Hermione.
-Diciamo che non è il mio tipo!- Tagliò corto Harry.
-Perché?- Chiese Ginny. -Come lo sai? Voglio dire: la conosci così bene?-
-Fidati Ginny: no!-
La rossa sorrise benevola. -Credo Harry, che in questo momento tu sia molto vulnerabile! Quando qualcuno ci fa oggetto di tante attenzioni è normale finire col sentirsi attratti da quella persona... e ora tu sei particolarmente sensibile alle attenzioni, giusto?-
-Magari è proprio a causa della sua dichiarazione che ti sei ridotto così!- Aggiunse Hermione.
-No, credetemi: vi sbagliate di grosso. Vado a dormire, ciao-
Harry li lasciò impegnati a confabulare su chi potesse essere la ragazza che aveva ridotto il loro amico ad uno straccio.

Il mattino dopo, i Grifondoro avevano due ore di Difesa contro le Arti Oscure assieme a Serpeverde.
Ad Harry, la materia piaceva particolarmente. Non solo perché voleva diventare Auror o perché lui, Ron, Hermione e Nevil avevano i voti più alti delle due classi, ma perché, quell’anno, c’era stato un piacevole ritorno nel corpo docenti di Hogwarts: Remus Lupin. L’uomo era stato uno dei migliori amici del padre di Harry, uno dei Malandrini. Il suo soprannome, all’epoca, era Lunastorta. Mai nome era stato più evocativo, dal momento che il professore era un licantropo. Hermione, naturalmente “sapeva tutto sull’argomento” e l’aveva inquadrato subito.
Lupin era un ottimo insegnate, un po’ troppo “chioccia”, forse, ma si vedeva che amava i suoi studenti, non solo Harry, di cui si era autoproclamato “padrino sostitutivo” , dopo la morte di Sirius.
Harry si diresse in aula meno felice del solito. Non voleva vedere Malfoy, non voleva vederlo per nulla al mondo, ma Malfoy era lì.
Draco lo chiamò, ma Harry preferì girarsi da un’altra parte ed accelerare il passo.
Ogni altro tentativo, da parte del Serpeverde venne impedito dall’arrivo dell’insegnate.
Lupin aveva la solita aria un po’ dimessa, col viso scavato, ma gli occhi luminosi. Fissò col sorriso sulle labbra i suoi studenti ed annunciò l’argomento del ripasso di quel giorno.
Alle sue domande, le mani si levavano numerose, facendo a gara a chi avrebbe guadagnato più punti per la propria casa. Dopo una decina di domande, Lupin si rese conto che c’era una sola mano che non si era mai alzata, anzi, reggeva un mento pallido ed appuntito, che si rivolgeva verso il muro laterale.
-Malfoy, sentiamo: tu come affronteresti un Hidebehind mangiauomini?-
Draco lo fissò per un attimo con atteggiamento sfrontato.
-Dal momento che non credo mi recherò mai nei boschi del Minnesota o del Winsconsin, a meno che qualche stupido mezzogigante non ne importi illegalmente uno, non mi capiterà mai di doverlo affrontare. E se anche fosse ci sono incantesimi che in questo corso non sono mai stati insegnati e che sarebbero molto più utili delle idiozie che impariamo qui! Non mi risulta che qualcuno si sia mai salvato da un Avada Kedavra... o meglio: una persona sola!- Si girò verso Harry fissandolo con rabbia e dolore che Harry, però, non riuscì ad interpretare, poi si alzò e lasciò l’aula sbattendo la porta.
Un brusio incredulo si levò, mentre il professor Lupin ancora non credeva al comportamento di Malfoy.
-Hai sentito che roba?- Sussurrò Ron ad Harry che fissava ancora la porta. -E mia sorella lo difende! Se non è un discorso da Mangiamorte questo!-
-Ragazzi, calma! Riprendiamo la lezione!- Li esortò Lupin, con un’ombra in più sul viso.
Ginny non riusciva a credere al racconto del fratello e degli amici, a pranzò. Draco on era andato a prenderla all’uscita dell’aula, ma le aveva mandato un gufo che l’aveva raggiunta a tavola. Il biglietto legato alla zampa dell’uccello era molto stringato: solo: “Scusa, non mi sento ancora molto bene. Di ad Harry che oggi la lezione salta”.
Harry sembrò sollevato dall’idea di non vedere Malfoy, invece scoprì di esserne deluso.
Così la giornata trascorse nella normalità per i Grifondoro, ignari del tragedia interiore che stava vivendo Draco.
Saputo dal collega del comportamento del suo pupillo, Piton si era recato nel dormitorio di Serpeverde per capire cosa stesse succedendo a Draco.
Aveva trovato il suo protetto in una sconfortante apatia da cui era riuscito a scuoterlo solo minacciando di togliere a Potter il permesso di accedere al dormitorio.
Draco non volle raccontargli cosa fosse accaduto, le parole di Harry erano state troppo crudeli per ripeterle al suo padrino: Piton avrebbe maledetto Harry in qualche modo terribile se avesse saputo come lo aveva trattato.

La mattina successiva, Ginny si sentì rincuorata vedendolo al tavolo della sua casa, per la colazione. Corse ad abbracciarlo, strappando un sorriso a lui e a molti altri, in sala, che si chiedevano come procedesse la relazione tra i due.
-Come stai?-
-Ho avuto giorni migliori... Possiamo vederci dopo?-
-Ma certo!-